2773° Natale di Roma. Ecco la cronaca degli eventi on-line promossi il 21 aprile dal Parco archeologico del Colosseo: dai restauri dell’arco di Tito e di quello di Settimio Severo, agli studi sul tempio di Vesta e la Colonna Traiana, con i saluti di Alfonsina Russo e l’intervento dell’archeologo Andrea Carandini
“Ogni 21 aprile, a mezzogiorno, il sole entra nell’oculus del Pantheon con un’inclinazione tale da creare un fascio di luce che centra perfettamente il portale d’ingresso. A quell’ora esatta, quando l’Imperatore varcava la soglia del tempio, tutto il suo corpo era immerso nella luce. Uno dei primi grandi effetti speciali della Storia”. Così il ministero per i Beni e le Attività e il Turismo apriva ufficialmente le celebrazioni del 2773.mo Natale di Roma, martedì 21 aprile 2020. Cui seguiva a ruota quello del ministero per gli Affari Esteri.
“Oggi Roma festeggia il suo compleanno sottovoce. Ma non ci scoraggiamo: ammirata da secoli in tutto il mondo, nulla l’ha mai piegata. Dall’occhio di un drone, ecco un assaggio di ciò che la rende la Città Eterna. Buon 2773° compleanno alla Capitale d’Italia. Ringraziamo per la gentile concessione del video Nils Astrologo, Gianmarco Gabriele e Mauro Pagliacci: https://www.youtube.com/channel/UCu6H…“. E poi è cominciata la ricca programmazione del Parco archeologico del Colosseo, che quest’anno, causa emergenza coronavirus, ha dovuto rinunciare agli eventi esterni, concentrandosi sui canali social: Roma 753 a.C..
Ha aperto la giornata il benvenuto di Alfonsina Russo, direttrice del Parco archeologico del Colosseo. “Sono passati 2773 anni dalla fondazione di Roma. Roma ha visto e conosciuto di tutto, ha superato tutto ciò che di bello e di meno bello il tempo le ha riservato, ma Roma non si è mai persa d’animo. Anche in questo momento tormentato del 2020 in cui il silenzio è calato sulla città abituata al frastuono e alle mille voci dei visitatori che quotidianamente visitano la città, i mille sorrisi che ogni giorno animano questo luogo, però Roma rinasce e ci lascia la sua testimonianza di grandezza e di splendore. Il Parco archeologico del Colosseo è proprio il custode delle sue origini e ha il compito e la missione di trasmettere la storia di Roma. In questo Natale così silenzioso abbiamo scelto di dare voce direttamente ai monumenti e raccontare come ci prendiamo cura di loro. I nostri canali social offriranno a tutti il racconto dei restauri, della manutenzione, che garantiscono la tutela e la trasmissione della storia. Video, con spettacolari riprese da drone, ci accompagneranno a scoprire la Colonna Traiana, l’arco di Settimio Severo, e vi faranno camminare sui pavimenti musivi del Palatino, vi faranno scoprire le tecniche di anastilosi degli anni Trenta al tempio di Vesta. Tutto questo tornerà nuovamente a essere realtà, non appena l’emergenza sarà finalmente superata. I cantieri riapriranno e la storia tornerà a scorrere. Siate numerosi in questa festa di Roma”. Un augurio che si è tradotto in realtà. Tanto che a fine giornata sono arrivati i ringraziamenti della direzione: “Grazie per averci seguito così numerosi nel #Natale di Roma!”.
L’arco di Tito. “Abbiamo approfittato dei lavori di restauro per dare un’occhiata all’interno dell’Arco di Tito, uno dei tre grandi archi del Parco archeologico del Colosseo: ecco cosa abbiamo scoperto”. Il video è di Mario Cristofaro.

Pannello in opus sectile dalla Domus Tiberiana, conservato nel museo del Palatino (foto parco archeologico del Colosseo)
Dopo aver sbirciato dentro l’arco di Tito, si fa un salto al museo del Palatino, allestito nell’ex convento delle Monache della Visitazione, costruito nel 1868 sui resti del palazzo di Domiziano. Qui l’archeologo Alfonso Bartoli, negli anni Trenta del Novecento, allestì il nuovo Antiquario Palatino. Negli anni Novanta del secolo scorso il museo fu riorganizzato e in occasione del Bimillenario Augusteo è stato riallestito migliorandone la fruibilità grazie anche a installazioni multimediali. Al primo piano, nella sala VI, i reperti dell’epoca di Augusto, l’imperatore che per primo modificò l’aspetto del Palatino, e, nella sala VII, i mosaici e le preziose pitture provenienti dalla neroniana Domus Transitoria. Da non perdere un pannello in opus sectile rinvenuto da Pietro Rosa negli scavi effettuati, fra il 1865 e il 1867, in alcuni ambienti della Domus Tiberiana. Ispirato a modelli tessili e realizzato con diverse tipologie di marmi e frammenti lapidei, presenta un campo centrale inquadrato da tre cornici. Al centro è visibile un fiore di loto aperto formato da quattro quadrati con i lati concavi, ornati da un motivo a croce composto da quattro dischi disposti intorno ad uno, minore, centrale. Ai lati, invece, ad una prima cornice non decorata segue un motivo a spina di pesce con stella angolare a quattro punte e, a chiudere la decorazione, un motivo ad ovuli con una foglia trilobata posta nell’angolo.
Il Tempio di Vesta che oggi ammiriamo nel Foro Romano è il frutto di una ricostruzione “più scenografica che filologica” operata nel 1930 da Alfonso Bartoli a partire da un modello in gesso in scala reale! Tutto questo e molto altro sarà presto disponibile nella nuova pannellistica di cantiere pronta per raccontare la storia e il restauro del Tempio che il Parco archeologico del Colosseo ha in programma a partire dal mese di giugno. Il video di Mario Cristofaro è un’anteprima. Il Gruppo di lavoro per il restauro del Tempio di Vesta è coordinato e diretto da Federica Rinaldi e Maria Maddalena Scoccianti con Angelica Pujia, Maria Bartoli e Giulia Giovanetti. La grafica di cantiere è opera di Marika Cirigliano e Simonetta Massimi. Il rilievo del Tempio è della società NADIR.
Il Tempio di Vesta è uno dei più antichi luoghi di culto dell’area del Foro Romano. All’interno era custodito il “fuoco sacro dello Stato” che doveva rimanere sempre acceso. Per questa importante funzione, esattamente come le capanne che costituirono il primo abitato della città sul Palatino tra VIII e VII sec. a.C. e che custodivano il focolare domestico, aveva forma circolare e una copertura con foro centrale che permetteva la fuoriuscita del fumo. A sorvegliare il fuoco erano preposte le Vestali, l’unico sacerdozio femminile di Roma. Stiamo ovviamente parlando del Tempio di Vesta al Foro Romano che nel corso dei secoli, proprio per la presenza del fuoco, subì numerosi incendi e distruzioni. Uno degli ultimi fu quello del 191 d.C. cui seguì il restauro ad opera di Giulia Domna, moglie dell’imperatore Settimio Severo. Dopo l’abolizione dei culti pagani da parte dell’imperatore Teodosio I nel 391-392 d.C. il sacro fuoco venne spento e l’ordine delle Vestali venne sciolto. Seguì un periodo di abbandono e di spoliazioni, particolarmente pesanti nel corso del 1500.
“Il 21 aprile è proprio il Natale di Roma”. Alle 17, l’atteso intervento del professor Andrea Carandini del comitato scientifico del Parco archeologico del Colosseo. “Oggi è il 21 aprile, noto come Natale di Roma. Chiedo: è una falsità, un’invenzione tarda – per dire del III sec. d.C. riguardo ad avvenimenti dell’VIII sec. a.C.? o è una verità per cui ha un senso celebrare i Natali di Roma? Io credo che abbia una verità perché, anche se la leggenda dice che Roma è nata dal nulla, i grandi antiquari di Roma come Varrone dicevano che “dove ora è Roma c’era un tempo il Septimontium”. Quindi prima di Roma esisteva un abitato che si chiamava Septimontium, e questo dato è confermato pure dallo stesso 21 aprile che noi sappiamo essere il più antico Capodanno dei latini legato alla vita pastorale, anteriore al 1° di marzo che è il Capodanno della città fondata da Romolo. Quindi è un più antico Capodanno ed è su quel Capodanno antico che Romolo ha voluto fondare la città intorno alla metà dell’VIII secolo, quindi intorno al 750 a.C. Il 21 aprile era la festa di Pales, una divinità che non si capiva bene se era maschio o femmina, che non si capiva se era uno o due, ma era legata alla pastorizia, agli armenti, ed era la divinità soprattutto del Cermalus, che era un angoletto del Palatino dove Roma era stata effettivamente fondata. Quindi era la dea locale del luogo dove è stata fondata Roma. Tutto questo era ragionevole. Poi io ho scavato per 35 anni sul Palatino, tra il Palatino e il Foro, e ho scoperto la grande Roma dei Tarquini, alla quale molti storici non credevano, e addirittura la Roma romulea, alla quale gli storici in gran parte non credono per niente, e addirittura la Roma prima di Roma, cioè il Septimontium. Quindi con l’archeologia ho riguadagnato secoli e secoli di storia, almeno tre e mezzo, che erano stati negati dagli storici nel più grande fallimento della cultura umanistica occidentale. È molto molto probabile che un abitato, che si chiamava Settemonti e che quindi era un aggregato di monti ma non era ancora una città, sia stato trasformato da un primo capo o re, come Romolo, intorno alla metà dell’VIII sec. in una città che aveva un colle benedetto, il Palatino, quindi superiore agli altri colli, e poi aveva un centro politico-sacrale nel Foro e nel Campidoglio dove il re governava davanti ai rappresentanti dei vari rioni. Tutto questo è stato trovato negli strati, scavandoli uno a uno, e scendendo nel VII, nell’VIII e nel IX, e a volte addirittura nel X sec. a.C. Non dimentichiamo che nell’antichità le città non si fondavano, erano degli atti religiosi e sacrali che segnavano un nuovo inizio che ovviamente aveva bisogno di una grande personalità come Romolo, ritenuto addirittura figlio di Marte, quindi una specie di eroe, che potesse dare effettivamente un nuovo inizio a Roma come città, quindi come urbs”.
La Colonna Traiana: i restauri a cura del Parco archeologico del Colosseo. “Più lo si contempla [il Foro di Traiano], più sembra un miracolo: chi sale all’Augusto Campidoglio scorge un’opera che è al di sopra del genio umano”. Così Cassiodoro (Varia, VII, 6) e in effetti da sempre ci si interroga sull’ingegno, la sapienza e il lavoro degli uomini che resero possibile quel mirabile monumento che è la Colonna Traiana, per la cui realizzazione fu cavato il marmo delle Alpi Apuane, furono trasportate tonnellate di blocchi sulle navi marmorarie da Luni al porto di Traiano e poi furono scaricati, movimentati, lavorati e messi in opera i blocchi fino a più di 40 metri di altezza dal suolo. Oggi ripercorriamo una parte di questa vicenda, “srotolando” i 200 metri di Storia raccontata sulla Colonna, in occasione delle campagne daciche condotte tra il 101 e il 106 d.C. I lavori di restauro in programma nei prossimi giorni sul basamento che in antico doveva ospitare le ceneri dell’imperatore e forse della moglie Plotina sono stati l’occasione per realizzare un modello digitale della Colonna e poter così fruire, finalmente da vicino, di quel testo istoriato che ha reso eterne le gesta dell’Imperatore Traiano. I lavori di restauro del basamento sono diretti da Federica Rinaldi e Barbara Nazzaro con Angelica Pujia, Antonella Rotondi e Alessandro Lugari. Il rilievo e le riprese da drone della Colonna sono della società Di Lieto & C. srl. Editing video di Mario Cristofaro.
2773° Natale di Roma, siamo all’ultima tappa della giornata: l’arco di Settimio Severo. Dopo quasi mille anni dalla Fondazione di Roma l’imperatore venuto dall’Africa, Settimio Severo, “per il ripristino dello Stato e l’ampliamento dell’impero del Popolo Romano” fece erigere ai piedi del Campidoglio sulla Sacra Via l’Arco celebrante le due campagne militari contro il popolo dei Parti. La posizione dell’Arco fu scelta abilmente a nord dei Rostra Augusti, volutamente elevata tra la tribuna e l’area del Comizio, in modo che il monumento fosse attraversato direttamente dal cammino della Sacra via. L’arco poteva così essere percorso solamente attraverso scalini, che ne limitavano la funzionalità. Successivamente, in periodo tetrarchico, fu creato un passaggio centrale con una rampa continua su strada. Mirabile l’impegno decorativo. L’esperienza narrativa della Colonna Traiana e in particolare della Colonna di Marco Aurelio si riflette nell’Arco nei quattro pannelli collocati sulle due fronti principali, tutti da leggere dal basso verso l’alto: i modelli erano probabilmente i dipinti inviati da Settimio Severo al Senato con la narrazione degli eventi bellici, per la preparazione del trionfo che però non fu celebrato. Oggi il monumento si trova in un precario stato di conservazione a causa di processi di deterioramento di tipo chimico fisico, biologico, e antropico. Dopo i restauri compiuti negli anni Ottanta e Novanta è in programma a partire da settembre un intervento di manutenzione straordinaria che dovrà ripristinare lo stato di protezione delle superfici. I lavori di restauro sono diretti da Cristina Collettini e Federica Rinaldi con Raffaella Forgione, Angelica Pujia e Alessandro Lugari.
Tag:Alessandro Lugari, Alfonsina Russo, Alfonso Bartoli, Andrea Carandini, Angelica Pujia, Antonella Rotondi, arco di Settimio Severo, arco di Tito, Barbara Nazzaro, Cassiodoro, Colonna Traiana, Cristina Collettini, Federica Rinaldi, Gianmarco Gabriele, Giulia Giovanetti, Maria Bartoli, Maria Maddalena Scoccianti, Marika Cirigliano, Mario Cristofaro, Mauro Pagliacci, ministero degli Affari Esteri, ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, museo del Palatino, Natale di Roma, Nils Astrologo, Pantheon, parco archeologico del Colosseo di Roma, Raffaella Forgione, Simonetta Massimi, Tempio di Vesta al foro romano
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Graziano Tavan, giornalista professionista, per quasi trent’anni caposervizio de Il Gazzettino di Venezia, per il quale ho curato centinaia di reportage, servizi e approfondimenti per le Pagine della Cultura su archeologia, storia e arte antica, ricerche di università e soprintendenze, mostre. Ho collaborato e/o collaboro con riviste specializzate come Archeologia Viva, Archeo, Pharaos, Veneto Archeologico. Curo l’archeoblog “archeologiavocidalpassato. News, curiosità, ricerche, luoghi, persone e personaggi” (con testi in italiano)
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