Ariano nel Polesine (Ro). Giovanna Gambacurta (Ca’ Foscari) apre le conferenze de “Il Giovedì Archeologico” nel progetto “San Basilio. Alla riscoperta del passato”: un insediamento etrusco e un insediamento romano. E poi “Scavi aperti” al pubblico. Ecco il programma

L’area di scavo e di ricerca a San Basilio di Ariano nel Polesine (Ro) (foto unive)

Progetto “San Basilio. Alla riscoperta del passato”: campionature (foto unive)
San Basilio ha avuto una storia lunga, ricca e affascinante, caratterizzata dall’incontro di popoli che sono stati protagonisti delle rotte commerciali del Mediterraneo. Per raccontare l’importanza strategica del sito, oggetto di nuove indagini, è stato organizzato un ciclo di conferenze, “Il Giovedì Archeologico”, che si apre il 25 maggio 2023 con l’intervento della prof.ssa Giovanna Gambacurta, responsabile del Progetto San Basilio – Archeologia e Natura sul Delta del Po del dipartimento di Studi umanistici dell’università Ca’ Foscari di Venezia. È questa una delle molteplici iniziative del progetto “San Basilio. Alla riscoperta del passato”. Grazie infatti al contributo della fondazione Cariparo, la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Verona Rovigo e Vicenza, il museo Archeologico nazionale di Adria e il Comune di Ariano nel Polesine hanno dato vita a un progetto congiunto con le università di Padova e Venezia per la ripresa delle indagini archeologiche volte alla riscoperta del sito dell’antica San Basilio: due scavi aperti nell’insediamento etrusco (uno di Padova e uno di Venezia) e uno nell’insediamento di epoca romana (Padova). Un luogo che fu in epoca antica importantissimo crocevia di genti e commerci trovandosi a breve distanza dal fiume Po e dal mare Adriatico.
“Il Giovedì Archeologico”. Appuntamento giovedì 25 maggio 2023, dalle 18.30 alle 19.30, al giardino delle scuole elementari di Ariano nel Polesine, via G. Matteotti 44, e in caso di maltempo nella vicina sala Cultura. Al termine della conferenza sarà offerto un “apericena” a tutti i partecipanti. Si consiglia la prenotazione al numero 392.9259875. La prof.ssa Giovanna Gambacurta, responsabile dal 2018 del Progetto San Basilio – Archeologia e Natura sul Delta del Po dell’università Ca’ Foscari di Venezia, parlerà di San Basilio tra Etruschi Greci e Veneti: novità dallo scavo dell’università Ca’ Foscari di Venezia”. Prossimi incontri: 8 giugno 2023, con la prof.ssa Caterina Previato (università di Padova); e 21 settembre 2023, con la prof.ssa Silvia Paltineri (università di Padova).

“Scavi aperti”: visite guidate allo scavo di San Basilio ad Ariano nel Polesine (foto unive)
“Scavi aperti”: con il nuovo progetto di scavo dell’antica San Basilio si aprono le porte degli scavi. Un programma di sei incontri aperti al pubblico pensati per mostrare e raccontare le diverse attività di scavo che interessano il sito archeologico. Dopo quello del 19 maggio, il secondo appuntamento è previsto per venerdì 26 maggio 2023: sarà possibile accedere allo scavo etrusco condotto dall’università Ca’ Foscari di Venezia e allo scavo romano condotto dall’Università di Padova. Oltre alla visita sarà offerta una degustazione di prodotti tipici del territorio. L’appuntamento è alle 17, in via San Basilio 12, località San Basilio, Ariano nel Polesine (Ro). Per info e prenotazioni, proloco di Ariano nel Polesine: cel. 392/9259875, mail presidente.prolocoariano@gmail.com. Prossimi incontri: 2 giugno 2023, scavo romano (università di Padova); 9 giugno 2023, scavo romano (università di Padova); 8 settembre 2023, scavo etrusco (università di Padova); 22 settembre 2023, scavo etrusco (università di Padova).
Il video su San Basilio di Ariano nel Polesine realizzato nel settembre 2022 per HISTORIC, il progetto Interreg Italia Croazia che mette in rete i musei delle due sponde dell’Adriatico.
Catania. Il Centro di Archeologia Cretese (CEARC) dell’università celebra il quarto di secolo con la mostra “Nell’Isola di Dedalo: i 25 anni di attività del CEARC” con gli scavi di Haghia Triada, Festòs e Priniàs, ma anche di Gortina e Cnosso. C’è anche la visita virtuale del Quartiere Sud-Ovest del Palazzo di Festòs

La missione archeologica italiana a Festòs (Creta): il gruppo di lavoro 2022 diretto dal prof. Pietro Militello (con la lavagnetta in mano) (foto cearc)
È il 1998 quando all’università di Catania viene costituito il Centro di Archeologia Cretese (CEARC). E non fu un caso. Dietro c’era una peculiare esperienza catanese a Creta. Proprio in quell’isola greca l’ex istituto di Archeologia, poi dipartimento SAFIST, infine dipartimento di Scienze umanistiche e il dipartimento di Scienze della Formazione hanno due missioni archeologiche: la prima a Priniàs, provvista di propria sede e attiva dal 1969, la seconda a Festòs (con i due siti di Festòs e Haghia Triada), in concessione da parte della Scuola Archeologica Italiana di Atene e attiva dal 1977. Da queste due missioni sono nati filoni di ricerche e due generazioni di studiosi, oltre a una rete di rapporti internazionali che hanno giustificato la creazione di un Centro dedicato all’archeologia cretese, intesa nel senso più ampio del termine, dalla preistoria al medioevo, ma anche in una prospettiva più generalmente culturale, come studio delle ricerche a Creta, specialmente da parte italiana, e dell’influsso che esse hanno avuto nella cultura contemporanea.
Sono passati 25 anni, e il CEARC ha deciso di ricordare il quarto di secolo di attività con la mostra “Nell’Isola di Dedalo: i 25 anni di attività del CEARC” che celebra appunto i 25 anni (1998-2023) di ricerca del Centro di Archeologia Cretese istituito dall’università di Catania col coinvolgimento di centinaia tra studiosi e accademici dell’archeologia cretese: dalle missioni archeologiche, agli scavi, alle innovazioni tecnico-scientifiche. La mostra “Nell’isola di Dedalo. I 25 anni di attività del Centro di Archeologia Cretese” viene inaugurata lunedì 22 maggio 2023 a Catania, alle 12, al museo dei Saperi e delle Mirabilia, Palazzo Centrale d’Ateneo in piazza Università, dove rimarrà aperta fino al 30 giugno 2023. Saranno presenti per i saluti il rettore dell’università di Catania, prof. Francesco Priolo, e, in remoto, il prof. Emanuele Papi, direttore della Scuola Archeologica Italiana di Atene, e la prof.ssa Vasiliki Sythiakaki, direttrice dell’Eforia di Heraklion. Sarà anche presente il console onorario della Grecia per la Sicilia, Arturo Bizzarro Coutsogeorgou. La mostra è organizzata dal CEARC in collaborazione con il SIMUA. L’allestimento è a cura di SkenArte. Il progetto è stato finanziato con fondi del DISUM e del DISFOR dell’universitá di Catania e del CNR-ISPC. Hanno collaborato studiosi delle università di Bologna, Genova, UniNettuno e Ca’ Foscari. Il CEARC ringrazia la Scuola Archeologica Italiana di Atene e la Eforia alle antichità di Herakleion che rendono possibile le ricerche e gli scavi del Centro a Creta. La mostra sarà visitabile tutti i giorni dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 13.30 e il martedì e mercoledì anche il pomeriggio, dalle 15.30 alle 18.

Festòs 2022: un momento dell’attività di ricerca della missione archeologica italiana (foto cearc)
La mostra vuole fare conoscere la civiltà cretese dalla prima occupazione fino all’età romana attraverso l’esperienza di 25 anni di ricerca del Centro negli scavi di Haghia Triada, Festòs e Priniàs, ma anche nei siti dove operano alcuni dei suoi membri, Gortina e Cnosso. La mostra comprende, oltre ai poster, video, riproduzioni sperimentali, modelli 3D e la visita virtuale e immersiva del Quartiere sud-ovest del Palazzo di Festós. Il CNR ISPC è presente con due sale: la prima dedicata alle attività della Missione archeologica italiana di Priniàs, diretta da Antonella Pautasso, dirigente di ricerca del CNR ISPC sede di Catania. Le attività della Missione sono illustrate da poster e riproduzioni video. Hanno collaborato all’allestimento dell’esposizione: Antonella Pautasso, Salvatore Rizza, Giacomo Biondi, Rossella Gigli, Tania Marchesini e Orazio Pulvirenti. La seconda sala è dedicata al Laboratorio archeologico congiunto internazionale W.A.L.(L.) e alle attività di rilievo digitale a Festòs, diretti da Francesca Buscemi, prima ricercatrice del CNR ISPC sede di Catania. La ricerca scientifica a Creta è illustrata mediante due video, un poster e una navigazione immersiva nel modello virtuale 3D del Quartiere sud-ovest del Palazzo di Festòs. Hanno collaborato all’allestimento: Marianna Figuera, Serena D’Amico, Giovanni Gallo, Thea Messina, Erica Platania, Flavia Toscano.
La visita virtuale del Quartiere Sud-Ovest del Palazzo di Festòs (a posti limitati) prevede la prenotazione al seguente link almeno 24h prima della visita: https://www.eventbrite.com/…/virtual-tour-del-quartiere… Si può così vivere l’esperienza unica e irripetibile di percorrere i passi degli antichi abitanti del Palazzo di Festòs. Grazie al Virtual Reality, ci si può immergere all’interno delle stanze labirintiche del Quartiere di S-W del Palazzo, oggi altrimenti inaccessibile al pubblico. Il palazzo di Festòs è uno dei più importanti siti della civiltà minoica; che si sviluppa a Creta tra la fine del III millennio e la fine del II a.C. Il Primo Palazzo (1900-1700 a.C.) fu distrutto da un terremoto. I resti del quartiere Sud-Ovest, che ha un elevato di 3 piani, dopo il terremoto furono completamente interrati per consentire la costruzione del Secondo Palazzo. Più di 3000 anni dopo, il quartiere è stato riportato alla luce perfettamente conservato. Ora c’è l’occasione di visitarlo grazie al modello 3D, realizzato dall’università di Catania, grazie a una collaborazione tra il DISUM e DICAR. L’esperienza immersiva sarà disponibile tutti i lunedì e venerdì dalle 10 alle 13 e tutti i martedì e mercoledì dalle 16 alle 18.
Jesolo. In biblioteca la conferenza “Abitare la laguna prima del Mille. La comunità di Jesolo attraverso lo scavo del cimitero di San Mauro (2021-2022)” per condividere con la cittadinanza quanto emerso dalle ricerche sulla comunità della laguna di Venezia nell’alto medioevo: malattie, alimentazione, rapporti di parentela, conflitti sociali, ritualità

Foto zenitale da drone del complesso religioso di San Mauro sull’isola di Equilo attivo a partire dal IX secolo e per tutto il Medieovo nell’ambito di un’intensa attività di bonifica del territorio a fini agricoli (foto unive)
Cosa mangiavano i primi jesolani? Come si muovevano? Che malattie li affliggevano? Sono queste le domande a cui gli archeologi del dipartimento di Studi umanistici dell’università Ca’ Foscari Venezia stanno cercando di dare risposta dopo aver riportato alla luce i resti dei primi abitanti della città. Gli studiosi, coordinati dal professor Sauro Gelichi, nella campagna 2021 hanno concentrato la loro attività di ricerca e indagine sull’area del cosiddetto monastero di San Mauro, in prossimità del complesso monumentale delle “Antiche Mura”. Se gli archeologi erano stati in grado di individuare strutture (chiese, abitazioni, banchine) e ricostruire, a grandi linee, la traiettoria storica di questo centro durante l’Alto Medioevo, era possibile – e come – accedere direttamente alla storia degli abitanti? Come intercettare le singole biografie di una comunità? L’opportunità è arrivata nell’ultima campagna con lo scavo del cimitero che si trovava all’interno e nei pressi della chiesa di San Mauro (vedi Le origini di Jesolo, l’Equilo tardoantica-altomedievale: riportata alla luce la vita dell’antica comunità dagli scavi dell’università di Venezia in località le Mure | archeologiavocidalpassato).
Mercoledì 26 aprile 2023, alle 20.30, nella sala Gelli della Biblioteca Civica di Jesolo (Ve), la conferenza “Abitare la laguna prima del Mille. La comunità di Jesolo attraverso lo scavo del cimitero di San Mauro (2021-2022)”: presentazione – in presenza e on line – del lavoro svolto negli ultimi anni dall’università Ca’ Foscari. L’incontro in programma ha lo scopo di condividere con la cittadinanza quanto emerso dalle ricerche sulla comunità della laguna di Venezia nell’alto medioevo: malattie, alimentazione, rapporti di parentela, conflitti sociali, ritualità. Relatori: Sauro Gelichi (università Ca’ Foscari Venezia) e Serena Viva (università del Salento). Ingresso libero e gratuito. Per partecipare da remoto è possibile richiedere il link a comunicazione@comune.jesolo.ve.it o serena.viva@unisalento.it. Dal 2011, l’università sta indagando la storia altomedievale di Jesolo attraverso l’archeologia. Lo scavo del cimitero annesso alla chiesa di San Mauro costituisce il focus del progetto negli ultimi due anni (2021-2022). Lentamente ma precisamente sta emergendo la fisionomia di un abitato e della sua gente tra IV e XII secolo.
ConversAzioniAltinati – Altnoi: Uomini, Animali e Dei: incontro on line di Margherita Tirelli su “Altino, Juppiter e un plurisecolare luogo di culto”. E video della conversazione di Giovanna Gambacurta su Altino preromana
Nuovo appuntamento con le ConversAzioniAltinati – Altnoi: Uomini, Animali e Dei. Mercoledì 26 aprile 2023, alle 21, incontro on line con Margherita Tirelli, la direttrice storica del museo Archeologico nazionale di Altino, su “Altino. Juppiter e un plurisecolare luogo di culto”. Ecco il link: https://unipd.zoom.us/j/82668330311. Intanto, per chi c’era ma vuole rivedere, e per chi non ha potuto partecipare ma vuole recuperare, ecco la registrazione dell’intervento del 4 aprile 2023 di Giovanna Gambacurta (università di Venezia) su “Uno sguardo su Altino preromana”.
Giovanna Gambacurta ha parlato dell’importanza di Altino, il più dinamico porto dei Veneti antichi prima della romanizzazione. Altino era una città aperta alla comunicazione, un hub che accoglieva genti di mare, dei monti, dalle città e dalle campagne. Fossero celti, veneti, etruschi o greci, qui trovavano ospitalità in uno scenario di scambi e relazioni che anticipa di molto quello della futura Venezia. Dalle offerte lasciate al santuario alle iscrizioni in venetico, dai cavalli famosi nel mondo fino all’arte di piegare alle proprie necessità un ambiente anfibio, affascinante ma certamente non facile, questa prima delle ConversAzioniAltinati del 2023 ci aiuta a conoscere meglio le origini e gli sviluppi del più antico capoluogo lagunare.
Milano. Al museo d’Arte della Fondazione Rovati di Milano cinque incontri “Lingue e scritture dell’Italia preromana. Alfabeti, letture, significati, funzioni, storia, società”
L’Italia antica era un mosaico di popoli: Etruschi, Celti, Veneti, Reti, Umbri, Piceni, Latini, Osci, Apuli, Bruzi, Siculi. Ciascuno aveva la propria lingua e praticava la scrittura in una grande varietà di situazioni e di tipologie linguistiche. L’esposizione al museo d’Arte della Fondazione Rovati di Milano di due importanti prestiti archeologici legati ai temi della lingua e della scrittura (la Stele di Lemno e la Stele di Vicchio), è l’occasione di ciclo di incontri “Lingue e scritture dell’Italia preromana. Alfabeti letture significati funzioni storia società” organizzati da Fondazione Luigi Rovati in collaborazione con l’Istituto nazionale di Studi Etruschi ed Italici su alcune lingue dell’Italia preromana approfondendone l’uso e la funzione all’interno dei diversi contesti storici, fino alla contemporaneità e alle prospettive future di lingua e scrittura. Gli incontri sono gratuiti e a ingresso libero, fino a esaurimento posti disponibili. Si consiglia la prenotazione. Il biglietto per la conferenza non include l’accesso al museo d’Arte. Il programma. Mercoledì 1° marzo 2023, alle 17, “L’Etrusco” con Giuseppe Sassatelli (Istituto nazionale di Studi Etruschi e Italici): Prenota ora. Mercoledì 8 marzo 2023, alle 17, “Il Retico” con Simona Marchesini (università di Verona): Prenota ora. Mercoledì 15 marzo 2023, alle 17, “Il Piceno” con Valentina Belfiore (Direzione regionale Musei dell’Abruzzo): Prenota ora. Mercoledì 22 marzo 2023, alle 17, “Il Venetico” con Anna Marinetti (università Ca’ Foscari): Prenota ora. Mercoledì 29 marzo 2023, alle 17, “Nuovi linguaggi” con Mario Abis (università Iulm): Prenota ora.

Nel Nord del Sudan, è attiva la missione archeologica italiana a Jebel Barkal diretta dal 2011 dal prof. di Emanuele Marcello Ciampini, egittologo di Ca’ Foscari. La missione archeologica a Jebel Barkal opera sul sito tutti gli anni. L’area data in concessione alla Missione italiana ha una notevole estensione ed è stata finora investigata in modo sistematico solo per una percentuale non molto alta, forse poco più del 15%. È una missione che lavora da più di 50 anni, ma ci sono stati dei periodi con interventi un po’ a spot; solo negli ultimi anni si è cercato di sfruttare al massimo un tempo che si aggira intorno alle 4/5 settimane per ogni missione. In occasione della prima edizione della Giornata dell’Archeologia Italiana all’Estero, la newsletter dell’ateneo veneziano CfNews ha approfondito col professor Ciampini la situazione in Sudan e l’attività di ricerca guidata da Ca’ Foscari, incerta per il 2023. Ecco alcuni passaggi dell’intervista curata da Sara Moscatelli.




La credenza nell’esistenza di una vita dopo la morte è uno degli aspetti più caratteristici della cultura egizia, che conosciamo grazie a numerosissime fonti scritte e archeologiche. Se ne parla martedì 4 aprile 2023 nel nuovo appuntamento con le conferenze organizzate con l’Associazione ACME, Amici e Collaboratori del Museo Egizio: alle 18, in sala conferenze, interviene Silvia Zago (università di Liverpool) su “Storie dell’altro mondo: la morte e l’aldilà nell’antico Egitto”. L’ingresso è libero fino a esaurimento posti. Conferenza in italiano. La conferenza sarà trasmessa anche in streaming sulla pagina 

Sabato 1° aprile 2023, alle 17.30, al museo Archeologico “Eno Bellis” presentazione del libro “Figlio del lampo degno di un re. Un cavallo veneto e la sua bardatura”, atti della giornata di studi del 23 novembre 2018. Il volume raccoglie i contributi presentati nel corso della giornata di studi dedicata al riallestimento della bardatura del cavallo della necropoli dell’Opera Pia Moro di Oderzo. Dopo i saluti istituzionali della Fondazione Oderzo Cultura Onlus, del Comune di Oderzo, della soprintendenza ABAP-VE-MET, intervengono: Guglielmo Marcuzzo e Maria Pia Benvegnù (Studio Marcuzzo e Benvegnù), Franco Marzatico (dirigente generale – unità di missione strategica per la tutela e la promozione dei beni e delle attività culturali, Provincia Autonoma di Trento, dialoga con i curatori del volume e gli autori).




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