Napoli. Al museo Archeologico nazionale partita la seconda e ultima fase di restauro del grande mosaico di Alessandro (termine lavori marzo 2024) in concomitanza dell’inaugurazione della mostra “Alessandro e l’Oriente” alla presenza del ministro Sangiuliano. Intervista esclusiva della responsabile dei restauri Maria Teresa Operetto

Il famoso bronzo di Alessandro Magno a cavallo proveniente da Ercolano e conservato al Mann (foto Giorgio Albano)
I tecnici lasciano scorrere lentamente le funi, e il grande telone che riproduce il mosaico di Alessandro scende davanti agli occhi del ministro alla Cultura Gennaro Sangiuliano e della responsabile del restauro Maria Teresa Operetto. Attesa e aspettative traspaiono dagli occhi dei presenti, ed è evidente la “delusione” nel vedere che il telone ha scoperto solo… un muro. Ma quell’operazione, in vero un po’ teatralizzata, di lunedì 29 maggio 2023, voleva solo scandire un momento molto importante: l’avvio della seconda e definitiva fase del progetto di restauro del Grande mosaico proveniente dalla Casa del Fauno di Pompei e che rappresenta la battaglia di Gaugamela che ha visto Alessandro Magno prevalere sul Re dei Re Dario III: progetto di 700mila euro, gran parte finanziato con Fondo Sviluppo e Coesione, compresa la sponsorizzazione dell’emittente giapponese The Asahi Shimbun, di 200mila euro, prevista nell’ambito della collaborazione tra il Mann e il museo nazionale di Tokyo. Tra un anno (chiusura lavori prevista, marzo 2024) potremo ammirare di nuovo in tutta la sua grandiosità il mosaico, restaurato e messo in sicurezza: intanto nei prossimi mesi sarà possibile seguire il restauro grazie a un cantiere trasparente.

Testa di Alessandro dal museo di Salonicco all’ingresso della mostra “Alessandro e l’Oriente” al museo Archeologico nazionale di Napoli (foto graziano tavan)

Locandina della mostra “Alessandro Magno e l’Oriente” al museo Archeologico di Napoli dal 29 maggio al 28 agosto 2023
L’inizio della seconda fase esecutiva dell’epocale restauro del celebre mosaico di Alessandro ha coinciso con l’apertura della grande mostra “Alessandro Magno e l’Oriente”, dal 29 maggio al 28 agosto 2023, inaugurata dal ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, dedicata alla straordinaria figura di Alessandro (356 – 323 a.C.), a cura di Filippo Coarelli ed Eugenio Lo Sardo, realizzata proprio nel luogo, il museo Archeologico nazionale di Napoli, che più di ogni altro custodisce eccezionali e uniche testimonianze della vita e delle gesta dell’eroe macedone. In poco più di dieci anni, accompagnato dai suoi fedeli compagni, egli divenne re dell’Asia e dell’Europa. E da uomo e da filosofo, allievo del sommo Aristotele, amò l’uno e l’altro continente, promuovendo, dopo la conquista, la pace e l’unione dei popoli a lui soggetti. L’esposizione si articola in due spazi: l’Atrio monumentale e il Salone della Meridiana, con rimandi tematici nei tre giardini storici. Sono esposte circa 170 opere provenienti da ogni angolo del mondo: dalla antica Persia al Gandhara. A queste mirabilia del passato si aggiungono i numerosi reperti della collezione permanente del Mann, il solo Museo in cui si conservino tre ritratti del Macedone e tra questi il più prezioso, il Mosaico della battaglia di Gaugamela, dove si ammira l’eroe in sella a Bucefalo, mentre si scaglia contro Dario sull’alto carro.

Alessandro Magno: dettaglio del grande mosaico della battaglia di Gaugamela, proveniente da Pompei e conservato al museo Archeologico nazionale di Napoli (foto mann)
L’opera musiva scoperta nel 1831, datata tra la fine del II e l’inizio del I sec. a.C., è straordinaria non solo per il soggetto rappresentato, ma anche per le sue dimensioni: quasi due milioni di tessere ed una superficie di eccezionale estensione (5,82 x 3,13 m). Il Gran musaico (peso stimato circa 7 tonnellate) giunse a Napoli nel novembre del 1843, quando fu messo in cassa e condotto da Pompei al Real Museo Borbonico su un carro trainato da sedici buoi. Nel gennaio del 1845 le casse furono aperte e l’opera ebbe la sua prima collocazione sul pavimento di una sala al piano terra dell’ala occidentale; mentre nel 1916 fu spostato dove si trova attualmente, a parete, nella sezione mosaici, al piano ammezzato. La mostra su Alessandro accompagnerà quindi l’avvio della fase “esecutiva” dei lavori. Grazie a un cantiere “trasparente” il pubblico e, naturalmente, la comunità scientifica potranno seguire una nuova “grande impresa” nel nome di Alessandro Magno, che richiederà il ribaltamento della colossale opera. Tutta l’operazione restauro ce la spiega bene Maria Teresa Operetto, responsabile del Laboratorio di restauro del Mann, e coordinatrice del team del progetto restauro, in questo intervento esclusivo per archeologiavocidalpassato.com.
“Il restauro del mosaico di Alessandro”, spiega Operetto, “è un intervento che non nasce oggi (29 maggio 2023, ndr) ma viene da studi compiuti negli ultimi venti anni su un’opera unica nel suo genere che ha destato chiaramente l’attenzione anche di chi ci ha preceduto. Io faccio parte di un gruppo di lavoro estremamente nutrito e articolato, composto prevalentemente da personale interno al Ministero: siamo tutti funzionari del Museo, del parco archeologico del Colosseo, e dell’Icr. Sono collaboratori esterni solo quelle figure professionali, come l’ingegnere, che non sono reperibili all’interno dell’amministrazione. Abbiamo iniziato nel 2020 con un documento di presentazione basandosi anche appunto sugli studi che ci avevano preceduto, e abbiamo ritenuto opportuno fare un’ulteriore campagna di indagini diagnostiche, nonostante il mosaico sia stato oggetto negli ultimi vent’anni di una serie di indagini, ricerche e approfondimenti. Le indagini che abbiamo effettuato nel 2020, a cavallo tra l’autunno e la primavera del 2021, hanno consentito un confronto dello stato di fatto attuale dell’epoca, cioè di tre anni fa, con quello che era documentato dalle indagini precedenti, e abbiamo così appurato che in effetti c’era stato un graduale peggioramento delle condizioni generali del mosaico. Successivamente è stato effettuato un rilievo in scala 1:1 dell’opera attraverso una mappatura (vedi Napoli. Aperto il cantiere di restauro del Mosaico della Battaglia di Isso o Mosaico di Alessandro, simbolo del Mann, in partnership con università e Tim con soluzioni digitali in via sperimentale per nuove tecniche di restauro. Sarà visibile ai visitatori | archeologiavocidalpassato). È stata posta in pratica una griglia sul mosaico, suddividendolo virtualmente in settori. E questo rilievo ci ha consentito anche di capire, vedendolo da vicino, che la superficie musiva è distaccata dal supporto per una percentuale parecchio alta, circa l’80%.

Lo spostamento del Mosaico di Alessandro nel museo di Napoli nel 1917 (foto archivio mann)
“Quindi una situazione estremamente critica e delicata – sottolinea la restauratrice -, ragione per la quale siamo immediatamente intervenuti con un intervento di messa in sicurezza con una tripla velinatura del mosaico, perché ci siamo resi conto anche in questa fase che in effetti i problemi che affliggono il mosaico sono problemi che vengono dal supporto dell’opera. Il mosaico ha alle spalle un supporto di circa 10 centimetri di malte originali, cioè gli stati preparatori sui quali il mosaico è stato posato a Pompei, nella Casa del Fauno, tra la fine del II e l’inizio del I sec. a.C. E quindi chiaramente sono malte nate per stare in orizzontale, mentre sono in questa posizione verticale da più di cento anni e sono malte vecchie. Quindi è molto probabile, o quasi certo, che i problemi che noi vediamo sulla superficie musiva in realtà vengono dal supporto. Il supporto è al momento inaccessibile, tutto chiuso all’interno di una scatola di legno e quindi non si può ispezionare se non in maniera distruttiva, cosa che chiaramente non possiamo fare. Da qui l’idea di movimentarlo: un’altra volta! Perché il mosaico era stato movimentato nel 1843, quando è stato trasferito da Pompei a Napoli, su un carro trainato dai buoi, ed è anche caduto: c’è tutta una letteratura sull’argomento. Poi è stato nuovamente movimentato nel 1916 quando dal piano terra è stato trasferito nell’attuale collocazione con un sistema incredibile di funi e paranchi: quindi anche in quel caso un’operazione abbastanza audace.

Restauratori al lavoro nel 2020 sul grande mosaico di Alessandro al museo Archeologico nazionale di Napoli (foto Marco Pedicini)
“E adesso – annuncia Operetto – dobbiamo purtroppo spostarlo di nuovo. È un’operazione delicata ma indispensabile per poter indagare il supporto e capire se è in condizioni per poter essere conservato – quindi poter intervenire con degli interventi appunto di restauro anche delle malte -, oppure se le malte sono irrecuperabili o sono esse stesse causa dei fenomeni di degrado che vediamo sulla superficie musiva. Nel mese di dicembre 2022 è stata aggiudicata la gara di affidamento per l’intervento complessivo che prevede sia progettazione che esecuzione dei lavori: abbiamo utilizzato uno strumento amministrativo chiamato patto integrato erogante per cui è stato messo a base di gara il progetto di fattibilità tecnica ed economica che ha dato vita a gruppi di lavoro di cui faccio parte e che coordino, e su questo progetto di fattibilità tecnica ed economica il raggruppamento temporaneo di imprese, perché si tratta di più soggetti, ha elaborato la sua proposta, ha vinto la gara. Il 13 marzo 2023 è iniziata la prima fase che ha previsto la progettazione esecutiva del sistema meccanico di movimentazione del mosaico. Terminata questa fase, oggi (29 maggio 2023, ndr) partiamo con la seconda fase dell’intervento che prevede appunto la realizzazione di questo sistema meccanico e poi la movimentazione del mosaico. Una volta girato praticamente sotto sopra il mosaico, verrà indagato il supporto e si capirà se può essere conservato o meno. Successivamente il mosaico verrà girato nuovamente di 180 gradi per essere innanzitutto fatto un progetto di restauro sia del retro che della superficie musiva, quindi ci sarà una seconda parte di progettazione alla quale seguirà l’ultima fase esecutiva che è quella che prevede proprio gli interventi di restauro in senso stretto, sia sul retro che sul fronte, e poi verrà riallestito. Tutto questo – conclude – dovrebbe durare circa un anno”.

Il grande mosaico pavimentale con Alessandro Magno dalla casa del Fauno di Pompei oggi al museo Archeologico nazionale di Napoli, prima dei restauri (foto mann)
Questo restauro epocale, pertanto, parte della mostra “Alessandro e l’Oriente”, verrà eseguito in diretta, sotto gli occhi dei visitatori del Museo e di coloro che, da remoto, si connetteranno al sito web del Mann. La comprensione degli interventi, inoltre, sarà integrata da appositi momenti di approfondimento con gli esperti.
Napoli. Al museo Archeologico nazionale apre la mostra “Alessandro Magno e l’Oriente” che racconta con 170 opere il percorso di conquista giunto fino alla lontana India, dopo aver annesso l’Egitto dei faraoni, il medio Oriente e la Persia

Locandina della mostra “Alessandro Magno e l’Oriente” al museo Archeologico di Napoli dal 29 maggio al 28
Ci siamo. Il 29 maggio 2023, al museo Archeologico nazionale di Napoli, apre la mostra “Alessandro Magno e l’Oriente” dedicata alla figura del grande condottiero macedone: inaugurazione alle 17.30. Dal 29 maggio al 28 agosto 2023 viene raccontato attraverso circa 170 opere il percorso di conquista giunto fino alla lontana India, dopo aver annesso l’Egitto dei faraoni, il medio Oriente e la Persia dove Alessandro è incoronato Re dei re. Promossa dal ministero della Cultura italiano e dal ministero della Cultura e dello Sport della Grecia, l’esposizione è organizzata dal Mann, diretto da Paolo Giulierini, con il sostegno della Regione Campania e il parco archeologico del Colosseo in collaborazione con Electa, in partnership con Intesa Sanpaolo. La curatela scientifica è di Filippo Coarelli e Eugenio Lo Sardo. “Il Mann”, spiega Paolo Giulierini, “ha pensato a questa mostra in primo luogo per celebrare l’avvio della fase esecutiva del restauro del grande mosaico della battaglia tra Alessandro e Dario, proveniente dalla Casa del Fauno di Pompei. L’incontro con l’Oriente rappresenta inoltre la cifra della nostra politica culturale e cioè l’idea che un museo sia un vero ombelico del mondo, dove si confrontano culture, identità e storie”. Alessandro, infatti, subì il fascino dell’Oriente. Ebbe modo di ammirare la porta dei leoni di Babilonia, i Grifoni di Susa, l’Apadana di Persepolis e gli elefanti turriti dell’India. Attraverso i numerosi materiali custoditi dal Mann e i preziosi prestiti di musei stranieri e italiani, in particolare del Museo delle Civiltà di Roma, la mostra evidenzierà i molti aspetti delle grandi civiltà antiche d’Oriente che in seguito furono recepiti e assimilati da quella greco-latina. La vita, le imprese e la fama che trasformò in leggenda Alessandro Magno sono raccontate nel catalogo, edito da Electa.
Palermo. “Quando danzano gli dei”: al museo Archeologico regionale “A. Salinas” presentazione del libro “Anjali” e spettacolo di teatro-danza indiano
Che senso può avere per un’artista occidentale esplorare ambiti lontani come quelli della danza classica indiana? La risposta immediata è che si tratta di apprendere un altro linguaggio espressivo per potenziare e risignificare il proprio, attingendo a un mondo simbolico e mitico ricchissimo, come indubbiamente è quello indiano. “Quando danzano gli dei”: se ne parla sabato 27 maggio, alle 18, al museo Archeologico regionale “A. Salinas” in occasione della presentazione del libro “Anjali”; foto di Melina Mulas, testi di Marilia Albanese, danza Nuria Sala Grau. Con la partecipazione di Nuria Sala Grau (autrice) e Sergio Bonanzinga (università di Palermo). Ingresso gratuito, fino a esaurimento dei posti disponibili. In questo caso, ove l’esperienza è condivisa da due artiste di diversa provenienza – una danzatrice e una fotografa – che si concentrano sui diversi aspetti della Dea e sui suoi miti, il senso della ricerca va oltre le ovvie motivazioni esposte. Per entrambe, l’esecutrice che rappresenta e vive gesto e postura e la spettatrice che ne fissa l’intensità emotiva attraverso la macchina fotografica, il processo è ben più profondo e sottile: prendendo le mosse da un’arte antica, geograficamente e culturalmente ben delimitata come è il Bhāratanāṭyam, rivivendo le vicende della Dea e le sue emozioni, dietro le rappresentazioni mitiche emergono i molteplici risvolti dell’affascinante e inquietante archetipo femminile. A seguire lo spettacolo di teatro-danza indiano Bharatanatyam, con le danzatrici Nuria Sala Grau e Barbara Lamia. Danzatrice, coreografa e docente di danza, Núria Sala Grau nasce a Barcellona, Spagna. Diplomata in Psicoterapia umanista, diplomata nel Metodo Feldenkrais e formata come “Danzaeducatore”. Dopo una intensa formazione internazionale in danza classica e danza contemporanea, si specializzerà in teatro-danza Bharatanatyam con Krishnaveni Lakshmanan direttrice artistica dell’Accademia Kalakshetra di Chennai, oggi la sua Maestra di riferimento è Leela Samson. Barbara Lamia è danzatrice, insegnante ed appassionata ricercatrice nel campo delle danze tradizionali e dello yoga con oltre 15 anni di insegnamento e performance in tutto il mondo. La sua formazione comprende danza classica, danza contemporanea, teatro-danza e danza orientale MENAHT (Middle-East, North-Africa, Hellenic, Turkish), studiando con numerosi insegnanti e specializzandosi, nel corso di quasi vent’anni, nello stile Fusion.
Belgrado. Alla XXIII Rassegna Internazionale del Cinema Archeologico, Paese ospite la Grecia, l’Italia è presente con quattro film portati dall’IIC di Belgrado grazie alla collaborazione del RAM film festival
Dal 22 al 27 maggio 2022, il museo nazionale di Belgrado ospita nell’atrio la XXII Rassegna Internazionale del Cinema Archeologico di Belgrado, organizzata dal museo nazionale di Belgrado in collaborazione con principali istituzioni culturali serbe e internazionali attive nella capitale serba. La Rassegna offre agli esperti del settore e al vasto pubblico di appassionati la possibilità di conoscere le produzioni più recenti nel settore dell’archeologia e delle discipline affini. L’ospite d’onore della rassegna di quest’anno è la Repubblica di Grecia – la Fondazione ellenica per la cultura, i cui film “Il ritorno dei perduti” e “Dodici decenni di scoperte” aprono la rassegna di quest’anno. Il coro della Fondazione ellenica per la cultura “Helenofonia”, diretto da Nefeli Papoutsaki, si esibirà alla cerimonia di apertura della fiera. Il programma di quest’anno comprende 22 film provenienti da 6 Paesi: Grecia (2), Italia (4), Spagna (3), Russia (2), Iran (2) e Serbia (9). L’Istituto Italiano di Cultura di Belgrado, uno dei principali promotori della Rassegna fin dalla prima edizione, presenta quattro documentari italiani, messi a disposizione dell’IIC Belgrado dai loro autori grazie alla preziosa collaborazione del RAM film festival della Fondazione Museo Civico di Rovereto: “L’oro di Venezia” (Italia, 2022), regia di Nicola Pittarello; “La frequentazione dell’orso” (Italia, 2022), regia di Federico Betta; “Il sapore della terra” (Italia, 2022), regia di Giulio Filippo Giunti; “Antica trasversale sicula. Il cammino della dea madre” (Italia, 2021), regia di Francesco Bocchieri.
Il primo film italiano in concorso a Belgrado è “L’oro di Venezia” (Italia 2022, 52’) di Nicola Pittarello, lunedì 22 maggio 2023. Il film-documentario, prodotto da SD Cinematografica, racconta il rapporto tra la Repubblica di Venezia e i suoi possedimenti. È soprattutto la necessità di rifornirsi di legname a spingere la Serenissima, nel Cinquecento e nel Seicento, ad espandersi nell’entroterra. Ed è la grande sfida con l’Impero Ottomano per la supremazia sul Mediterraneo ad alimentare questa necessità. Nei boschi veneti, friulani e istriani, Venezia poteva infatti trovare il legno migliore, la materia prima essenziale per costruire le navi da guerra di cui aveva bisogno in vista di uno scontro decisivo con i Turchi, che avverrà nel 1571 nella famosissima Battaglia di Lepanto. Per preservare i suoi preziosi boschi, Venezia mette in atto una serie di pratiche di buona gestione del territorio, dando anche il via ad un profondo cambiamento di mentalità. La salvaguardia del territorio diventa una vera parola d’ordine, con un approccio che sembra avvicinarsi alla nostra attuale sensibilità ambientalista. “L’oro di Venezia” è la storia di quest’avventura e di come quelle pratiche e quella mentalità siano arrivate fino ad oggi.
Il secondo film italiano in concorso, mercoledì 24 maggio 2023, è “La frequentazione dell’orso” (Italia 2022, 60’) di Federico Betta, un viaggio nella storia del rapporto tra esseri umani e orsi in Trentino, la regione più settentrionale d’Italia. Personaggi diversi creano un puzzle di visioni che attraversa la preistoria, la storia, la lotta per la salvezza, il grande progetto di ripopolamento e il presente. Il documentario ci lascia con molte domande, senza ignorare la realtà: la convivenza di orsi e umani crea conflitti che non possono essere eliminati e richiede un forte impegno da parte di tutti. Uno sforzo condiviso per garantire la permanenza dei grandi carnivori sul nostro territorio a lungo termine.
Il terzo film italiano in concorso, venerdì 26 maggio 2023, è “Il sapore della terra” (Italia 2021, 60’) di Giulio Filippo Giunti. Nel 1577 Giacomo Boncompagni, nuovo Signore del Marchesato di Vignola, invia un proprio emissario alla scoperta del feudo che ha ricevuto in dono dal papa Gregorio XIII. Il Visitatore attraversa il territorio in lungo e in largo e nella relazione che scrive al termine del suo lungo viaggio parla di queste terre come di un luogo abitato da gente ingegnosa vasto e variegato, che si estende dalla pianura ai crinali degli Appennini, un luogo punteggiato di castelli che ha il suo fulcro nel fiorente mercato della Città di Vignola, la capitale. Oggi queste terre sono ancora abitate da uomini ingegnosi, che fanno tesoro di tradizioni secolari per realizzare prodotti gastronomici unici e speciali e guardano fiduciosi al futuro del proprio territorio. Un mosaico di voci, luoghi e foto d’epoca per comporre un racconto che restituisce il ritmo lento del lavoro della terra nel corso delle stagioni e il fascino discreto e profondo dell’unione tra un paesaggio e una cultura secolare custodita all’ombra dei castelli.
Quarto e ultimo film italiano in concorso, sabato 27 maggio 2023, è “Antica trasversale sicula. Il cammino della dea madre” (Italia 2021, 80’) di Francesco Bocchieri. Un viaggio attraverso la Sicilia, seguendo il percorso dell’Antica Trasversale Sicula, uno dei cammini più antichi d’Italia. Da Mozia a Camarina, 650 km di strade riscoperte da un gruppo di appassionati ispirati dalle ricerche dell’archeologo Biagio Pace, immerse nella natura, nel paesaggio e nella Storia. Un viaggio di luoghi, persone, incontri e di forti emozioni, un atto di amore per la propria terra.
Roma. In Campidoglio la prima Giornata dell’Archeologia italiana all’Estero promossa dal Maeci: 246 missioni archeologiche, antropologiche e etnologiche italiane con 180 direttori. Il vice presidente del Consiglio Tajani: “Gli archeologi italiani sono gli ambasciatori ad honorem senza feluche e con gli scarponi da deserto”
“Siete i nostri ambasciatori perché portate il nostro saper fare e aprite porte di dialogo e di confronto in Paesi importanti per noi”. Così Antonio Tajani, vice presidente del Consiglio e ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, nel salutare i direttori delle 246 missioni archeologiche, antropologiche & etnologiche italiane all’estero riuniti nell’aula Giulio Cesare del Campidoglio a Roma per la prima Giornata dell’Archeologia Italiana all’Estero, per condividere esperienze e risultati delle attività di ricerca, scavo e restauro condotte nei 5 continenti.

I direttori di missioni archeologiche italiane all’estero con le autorità e i tecnici ministeriali sulla terrazza del Campidoglio (foto maeci)

L’aula Giulio Cesare del Campidoglio dove si è aperta la prima Giornata dell’Archeologia italiana all’Estero (foto maeci)
L’iniziativa, organizzata dal Maeci in collaborazione con il Comune di Roma, ha voluto manifestare l’eccellenza italiana nella ricerca archeologica all’estero che le Missioni archeologiche finanziate dalla Farnesina (246 nel 2022) conducono da decenni nei cinque continenti, con l’obiettivo di accrescere presso il grande pubblico e le competenti istanze parlamentari una maggior consapevolezza e attenzione su tale eccellenza italiana. Dopo i saluti del “padrone di casa”, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri (“Straordinaria la capacità dell’Italia nel mettere a servizio le proprie competenze”), e l’intervento di Tajani (“Gli archeologi italiani sono gli ambasciatori ad honorem senza feluche e con gli scarponi da deserto”), ha parlato il ministro alla Cultura Gennaro Sangiuliano (“Grazie all’archeologia ritroviamo le nostre radici, la nostra identità, un tassello dell’immaginario italiano che vogliamo proiettare nel mondo. E sono tantissimi i contributi dati alla ricerca storica dal 1909, anno dell’istituzione della scuola archeologica”), con un video-messaggio del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella (“Le nostre missioni contribuiscono a valorizzare una parte del patrimonio storico e artistico, scrigno di ricchezze da conservare e trasmettere alle future generazioni”).
Le testimonianze dei capi missione hanno confermato che l’eccellenza italiana in questo campo è riconosciuta in tutto il mondo. Non solo nelle aree di presenza storica, come il bacino del Mediterraneo e il Medio Oriente, ma anche in Sudamerica, in Asia orientale, fino al Giappone. Come si diceva nel 2022 sono state 246 le missioni archeologiche italiane condotte da 184 direttori in 66 Paesi. Di queste missioni 42 sono impegnate in 37 siti Unesco presenti in 20 Paesi. Grazie al Maeci sono impegnate all’estero 55 tra università, istituzioni di ricerca ed enti privati. Sono circa 3000 gli studiosi e i ricercatori italiani e stranieri coinvolti. E per il 2023 sarebbe state proposte oltre 280 missioni archeologiche all’estero per le quali dovrebbe esserci una copertura delle spese intorno al 70%. E dietro a queste iniziative ci sono circa 400 accordi di collaborazione tra istituzioni italiane e straniere.
Udine. Al museo Archeologico al Castello prorogata la mostra “Dal centro dell’Impero. Nuove scoperte archeologiche dell’università di Udine nell’antica Assiria”
La programmazione prevedeva il finissage il 30 aprile 2023. Ma davanti al grande interesse suscitato dalla mostra archeologica “Dal centro dell’Impero. Nuove scoperte archeologiche dell’università di Udine nell’antica Assiria” al museo Archeologico del Castello di Udine, l’esposizione è stata prorogata fino al 4 giugno 2023. La mostra presenta al grande pubblico i risultati scientifici e le scoperte archeologiche più importanti effettuate dagli archeologi friulani durante questa ricerca attraverso un serrato e innovativo dialogo fra materiali documentari, reperti archeologici, immagini fotografiche e materiali multimediali che renderà concretamente comprensibili le scoperte presentate. La mostra porta infatti i visitatori nel cuore dell’antica Assiria, il primo impero globale della storia. Le ricerche condotte dall’università di Udine nella Regione del Kurdistan in Iraq, nel cuore dell’Assiria, e le straordinarie scoperte effettuate nelle pianure dell’alta Mesopotamia hanno contribuito a gettare luce su aspetti fino ad oggi poco o per nulla noti del processo formativo dell’impero assiro, consentendo di comprendere come l’élite imperiale abbia gestito l’organizzazione territoriale dell’Assiria attraverso la creazione di una vasta rete d’infrastrutture imperiali.
Questo video è realizzato per la mostra “Dal centro dell’Impero. Nuove scoperte archeologiche dell’università di Udine nell’antica Assiria” ospitata dai Civici Musei Udine al castello di Udine. “L’università di Udine”, spiega il prof. Daniele Morandi Bonacossi, “opera nello straordinario sito di Faida, nel Kurdistan iracheno, dal 2019 insieme alla Direzione generale dell’antichità di Duhok. Si tratta di un canale di 10 km scavato probabilmente tra la fine dell’VIII e gli inizi del VII secolo a.C. per portare le acque che sgorgavano dalle risorgenti carsiche alla base di una collina e portarle ai campi dove l’acqua scarseggiava. Lungo la sponda sinistra sono stati individuati 13 rilievi con delle scene che raffiguravano un sovrano assiro rappresentato due volte (a sinistra e a destra del pannello) di fronte alle sette divinità del pantheon assiro”.
Ferrara. Al via in Fiera la 28.ma edizione di “Restauro – Salone Internazionale dei Beni culturali e Ambientali, dei Musei e delle Imprese”: tre intense giornate, punto di riferimento a livello mondiale nell’ambito dei beni culturali e luogo d’incontro di aziende, istituzioni e mondo della ricerca
Torna “Restauro – Salone Internazionale dei Beni culturali e Ambientali dei Musei e delle Imprese” dal 10 al 12 maggio 2023 a Ferrara Expo: prima e unica in Italia, la manifestazione, quest’anno alla 28esima edizione, è il punto di riferimento a livello mondiale nell’ambito dei beni culturali e luogo d’incontro di aziende, istituzioni e mondo della ricerca che contribuiscono alla tutela della storia e alla valorizzazione della cultura tangibile. Il quartiere fieristico della città estense ospita tre intense giornate di manifestazione che vedono confermata la collaborazione con il ministero degli Affari esteri e la cooperazione internazionale, agenzia ICE grazie alla quale saranno presenti, durante le tre giornate di manifestazione, oltre 50 delegati provenienti da 8 Paesi: Arabia Saudita, Giordania, Iran, Iraq, Israele, Kosovo, Libano, Turchia. Stand espositivi, tecnologie all’avanguardia, imprese d’eccellenza, esempi virtuosi, business meetings, mostre, premi, incontri B2B con operatori italiani e stranieri, momenti convegnistici e molto altro: la XXVIII edizione di Restauro – Salone Internazionale dei Beni Culturali e Ambientali, dei Musei e delle Imprese si preannuncia un appuntamento da non perdere sia per gli addetti ai lavori che per un pubblico più ampio di appassionati e curiosi. Gli incontri saranno trasmessi anche in streaming su https://www.youtube.com/@FieraRestauro
Numerose sono le presenze istituzionali di prestigio come quella di Assorestauro – associazione italiana per il restauro architettonico, artistico, urbano – partner storico del Salone, che partecipa con le proprie aziende associate tra le quali produttori di materiali, attrezzature e tecnologie e i fornitori di servizi e imprese specializzate. Per la prima volta al Salone internazionale del Restauro di Ferrara partecipa il Consiglio nazionale degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori (CNAPPC) che approfondirà attraverso un convegno l’importanza della valorizzazione e conservazione del patrimonio culturale per lo sviluppo sostenibile. Presente anche l’ente di formazione Formedil che l’11 maggio si collegherà in diretta con l’area del restauro dei palchi storici del Palio di Siena. Il MiC – Ministero della Cultura è come sempre presente in manifestazione con un’importante area istituzionale che, oltre ad ospitare 40 tra istituti, direzioni generali, segretariati, musei e soprintendenze ospiterà una serie di laboratori didattici che vedranno il coinvolgimento di numerosi studenti liceali e universitari, il nostro futuro prossimo.

Restauro virtuoso di Palazzo dei Diamanti a Ferrara (foto Marco Cappelletti / courtesy Labics)
Anche la convegnistica è di tutto rispetto, ospitata in una sala appositamente realizzata che vedrà interessanti seminari svolgersi a ciclo continuo durante le tre giornate di manifestazione. Tanti inoltre sono i temi approfonditi grazie al ricco programma convegnistico: dalla digitalizzazione dei beni culturali alla sicurezza sismica degli edifici storici fino ad arrivare alla transizione ecologica e al ruolo strategico del patrimonio culturale. Appuntamento quindi a Ferrara Expo per conoscere le ultime novità del settore con particolare riguardo all’innovazione dei materiali, ai software e alle nuove tecnologie, all’impiantistica, allo sviluppo sostenibile ed ecologico, al restauro architettonico e archeologico. Al Salone saranno inoltre presentati alcuni importanti progetti virtuosi di restauro come quello del Palazzo dei Diamanti di Ferrara o delle opere artistiche del Perugino del Nobile Collegio del Cambio.

Il Made in Italy alla 28.ma edizione di “Restauro” a Ferrara Expo (foto salone restauro)
L’Advisory Board e il Comitato Tecnico-Scientifico. Grande novità di questa edizione è la costituzione di un prestigioso Advisory Board: un Tavolo Tecnico Operativo composto da realtà e professionisti che sono massima espressione delle attività di tutela, recupero e conservazione dei Beni culturali e ambientali, allo scopo di favorire la condivisione delle opportunità e le interlocuzioni fra tutti gli stakeholders che compongono la filiera. Grazie al loro fattivo supporto la manifestazione sarà luogo di nuovi approfondimenti e potrà contare sulla massima diffusione presso tutte le realtà partecipanti al Tavolo. Una sinergia trasversale e costruttiva, generatrice di contenuti e volano della comunicazione che porterà al Salone grandi novità e interessanti collaborazioni. L’elenco completo dei componenti dell’Advisory Board è disponibile sul sito della manifestazione al link https://www.salonedelrestauro.com/advisory-board/. Si riconferma inoltre il lavoro dell’autorevole Comitato Tecnico-Scientifico del Salone internazionale del Restauro il quale riunisce un team di esperti del settore che indirizzano le attività presenti e future della manifestazione e promuovono l’innovazione nel mondo del restauro artistico e architettonico Made in Italy. “Il lavoro del Comitato parte dalla consapevolezza del primato che il Restauro Made in Italy ha nel mondo grazie alla capacità di unire consapevolezza metodologica, sensibilità interpretativa e innovazione operativa”, commenta il presidente prof. arch. Alessandro Ippoliti.
Il programma convegnistico: alcune anticipazioni. Anche per l’edizione 2023 il Salone internazionale del Restauro presenta un ricco palinsesto convegnistico, dove i contenuti sono espressione delle tematiche e delle tecnologie che costituiscono la vera avanguardia del settore. Saranno approfonditi infatti temi di estrema attualità attraverso la partecipazione di importanti istituzioni e imprese, punti di riferimento del settore: in programma mercoledì 10 maggio 2023 è il convegno organizzato dal Comitato Tecnico Scientifico congiunto di Assorestauro e del Salone sul tema “Restauro e Archeologia”. Il seminario intende presentare le diverse modalità degli interventi di prevenzione, dallo scavo alle operazioni di manutenzione e restauro dei complessi archeologici. Il tema sarà sviluppato attraverso la presentazione di alcuni casi esemplificativi, che focalizzano diversi aspetti quali ad esempio la prevenzione da rischi idro-geologici, la messa in sicurezza di aree a rischio, la mitigazione dei rischi derivanti dal cambiamento climatico, la conservazione preventiva dal cantiere di scavo a quello di restauro.
“Il patrimonio culturale come risorsa strategica per la transizione ecologica” è il titolo del convegno presentato dal Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (CNAPPC) del 12 maggio 2023. La transizione ecologica, resa urgente dal cambiamento climatico, è tra le priorità del PNRR ed il settore della cultura può rappresentare un elemento fondamentale nel raggiungimento di questo importante obiettivo. Il principio dello sviluppo sostenibile è la chiave di lettura per affrontare il rapporto tra la tutela-valorizzazione del patrimonio culturale e gli interessi pubblici.

San Carlo: terremoto 2012 in Emilia (foto salone restauro)
Confermata la presenza della Regione Emilia-Romagna che al Salone Internazionale del Restauro porterà due importanti convegni in programma l’11 maggio 2023: “La ricostruzione dei beni culturali” organizzato dall’Agenzia per la Ricostruzione Sisma 2012 della Regione Emilia-Romagna; “La strategia regionale per il patrimonio culturale” dedicato alla valorizzazione e conservazione dei paesaggi culturali del territorio regionale.
Sulla digitalizzazione delle lettere di Lucrezia Borgia, una delle nobildonne più famose del Rinascimento italiano, sarà dedicato il convegno in programma il 10 maggio 2023, organizzato da Haltadefinizione in collaborazione con l’Archivio di Stato di Modena e il Centro interdipartimentale di Ricerca sulle Digital Humanities dell’università di Modena e Reggio Emilia (DHMoRe). Il carteggio della duchessa è una fonte di grande importanza per comprendere la quotidianità della sua figura e la digitalizzazione ha permesso di avere una panoramica più completa e dettagliata dello stato conservativo.

Digitalizzazione dei Beni culturali (foto salone restauro)
Ad arricchire il programma convegnistico saranno inoltre le best practice relative ai progetti afferenti alle opere artistiche del Perugino del Nobile Collegio del Cambio nell’anno delle celebrazioni del cinquecentenario approfondite nel convegno “Digitalizzazione 3D e indagini diagnostiche: il Nobile Collegio del Cambio di Perugia” in programma l’11 maggio 2023, organizzato da Archimede Arte.
Tre infine sono i convegni organizzati grazie alle idee e riflessioni emerse durante le riunioni del nuovo Advisory Board del Salone: mercoledì 10 maggio 2023, il convegno dal titolo “Le Indagini di conoscenza ed il nuovo Codice Appalti – dalla definizione del piano delle indagini alla esplicitazione del quadro economico per indagini, ricerche, prove e controlli: come cambia la disciplina a seguito del dlgs 36/2023” organizzato dall’associazione Codis in collaborazione con ISI Ingegneria Sismica Italiana, IBIMI building SMART Italy e Assorestauro. Giovedì 11 maggio 2023, al mattino, “InFormazione&Restauro” organizzato da IGIIC, dove si affronterà la tematica della formazione nell’ambito del restauro. Giovedì 11 maggio 2023, nel pomeriggio, “La sicurezza sismica del patrimonio edilizio storico italiano dalla conoscenza alla digitalizzazione” organizzato da ISI Ingegneria Sismica Italiana in collaborazione con Associazione Codis e IBIMI building SMART Italy. In questa occasione saranno approfonditi alcuni dei capitoli di spesa previsti dal PNRR, dal recupero del patrimonio all’adeguamento degli edifici con funzione pubblica. Particolare attenzione sarà, infatti, posta all’edilizia storica, con le sue necessità di tutela da un lato e gli alti livelli di rischio e la elevata vulnerabilità dall’altro. La partecipazione alle sessioni convegnistiche è gratuita previa pre-registrazione sul sito www.salonedelrestauro.com.
Udine. Seconda domenica al museo Archeologico con il progetto “Anche le statue parlano” alla scoperta della mostra “Dal centro dell’Impero. Nuove scoperte archeologiche dell’università di Udine nell’antica Assiria”. Intervento dell’archeologa Francesca Simi

Anche le statue parlano: gli attori Caterina Bernardi e Alessandro Maione e il cantautore Edoardo De Angelis (foto cultur-arti)
Ultimissimi posti disponibili per le tre repliche di domenica 23 aprile 2023 delle visite guidate teatralizzate Anche le statue parlano “Dal centro dell’Impero” al museo Archeologico del Castello di Udine. L’archeologa Francesca Simi, vice-direttrice del progetto archeologico regionale Terra di Ninive, gli attori Caterina Bernardi e Alessandro Maione e il cantautore Edoardo De Angelis – autore di tutti i testi del progetto “Anche le statue parlano” – ci porteranno alla scoperta della mostra “Dal centro dell’Impero. Nuove scoperte archeologiche dell’università di Udine nell’antica Assiria” aperta fino al 30 aprile 2023 al museo Archeologico del Castello di Udine. L’evento è organizzato dai Civici Musei di Udine, dall’università di Udine e dall’associazione A.C.CulturArti ed è finanziato dal Comune di Udine, dalla Regione Friuli-Venezia Giulia e da Maico.

Anche le statue parlano: l’archeologa Francesca Simi (foto cultur-arti)
Il 23 aprile sono previsti tre turni di visita: alle 14 (1° gruppo), alle 15 (2° gruppo) e alle 16 (3° gruppo). I posti per le visite guidate teatralizzate sono limitati ed è obbligatoria la prenotazione su Eventbrite: https:// bit.ly/statueud. La visita guidata teatralizzata è compresa nel biglietto di ingresso al Museo. L’esposizione, attraverso un serrato e innovativo dialogo fra documentari, reperti archeologici, immagini fotografiche e materiali multimediali offre ai visitatori la possibilità di conoscere la civiltà assira e i suoi monumenti, mostrando per la prima volta i risultati scientifici e le scoperte archeologiche più importanti effettuate dagli archeologi friulani del Progetto Archeologico Regionale Terra di Ninive negli ultimi dieci anni di ricerche sul campo nel Kurdistan iracheno.

Anche le statue parlano: un momento della performance all’Archeologico di Udine (foto cultur-arti)
“Anche le statue parlano” nasce con l’intento di collegare passato e presente, archeologia e storia contemporanea. Si tratta di un vero e proprio viaggio all’indietro nel tempo, di tipo espressivo e artistico, un progetto innovativo di valorizzazione culturale accessibile a tutti, ideato per far conoscere e apprezzare le storie e le leggende relative alle opere conservate presso le realtà museali coinvolte nell’iniziativa. Nel caso della mostra udinese, gli artisti – grazie alle suggestioni della musica e dei testi scritti per l’occasione – creeranno un dialogo tra i dati scientifici e le memorie dei personaggi storici: ci racconteranno storie di re e di congiure di palazzo, di guerre e di deportazioni, storie di città dimenticate, di imponenti sistemi idraulici e di grandi scoperte archeologiche. Un viaggio nell’antica Assiria, ma anche un filo diretto con la Storia dei nostri giorni e un appello alla necessità di tutelare, conservare e valorizzare il patrimonio culturale.
In un video realizzato per la mostra “Dal centro dell’Impero. Nuove scoperte archeologiche dell’Università degli Studi di Udine nell’antica Assiria” con la collaborazione di Federico Millevoi e il Digital Storytelling Lab dell’università di Udine, l’archeologa Francesca Simi approfondisce alcuni temi della mostra. “L’entroterra delle capitali Khorsabad e Ninive, nella moderna provincia di Dohuk”, spiega Simi, “era il granaio dell’impero. La campagna assira, nel cuore dell’impero, era caratterizzata dalla presenza di numerosissimi villaggi e fattorie che andavano a sfruttare in maniera capillare i terreni agricoli. Infatti era fondamentale l’affidabilità della produttività agricola della regione per sostenere proprio lo sviluppo di queste antiche metropoli. Per questo motivo, sebbene in quest’area fosse possibile praticare un’agricoltura di tipo siccagno, i sovrani assiri decisero di costruire monumentali sistemi irrigui proprio per irrigare le campagne, e migliorare potenziare la resa agricola di questa regione. In particolare il sovrano assiro Sennacherib decise di costruire un monumentale sistema di irrigazione che si ramificava per oltre 340 chilometri dall’area ai piedi degli Zagros fino alla sua capitale Ninive con il doppio obiettivo di irrigare le campagne e portare acqua alla sua città. Questo monumentale sistema di irrigazione era anche celebrato da tutta una serie di monumenti tra cui rilievi rupestri e iscrizioni cuneiformi che in qualche maniera segnavano particolari punti del paesaggio fondamentali non soltanto dal punto di vista simbolico ma anche di propaganda. Tra questi possiamo ricordare il sito archeologico di Khinis che comprende tutta una serie di monumenti – iscrizioni, rilievi rupestri, statue colossali – che celebravano proprio il punto in cui il cosiddetto canale di Sennacherib deviava l’acqua di Gomel e la passava verso Ninive. Poco più a valle, a Jerwan, 400mila blocchi di calcare invece formavano il primo acquedotto della storia: l’acquedotto di Jerwan. Lungo quasi 300 metri e alto 9 – conclude – era anch’esso decorato da un’iscrizione monumentale che celebrava proprio Sennacherib e la sua opera”.
Udine. Due domeniche al museo Archeologico con il progetto “Anche le statue parlano” alla scoperta della mostra “Dal centro dell’Impero. Nuove scoperte archeologiche dell’università di Udine nell’antica Assiria”
Nei pomeriggi di domenica 16 e di domenica 23 aprile 2023 l’archeologa Francesca Simi, vice-direttrice del progetto archeologico regionale Terra di Ninive, gli attori Caterina Bernardi e Alessandro Maione e il cantautore Edoardo De Angelis – autore di tutti i testi del progetto “Anche le statue parlano” – ci porteranno alla scoperta della mostra “Dal centro dell’Impero. Nuove scoperte archeologiche dell’università di Udine nell’antica Assiria” aperta fino al 30 aprile 2023 al museo Archeologico del Castello di Udine. L’evento è organizzato dai Civici Musei di Udine, dall’università di Udine e dall’Associazione A.C.CulturArti ed è finanziato dal Comune di Udine, dalla Regione Friuli-Venezia Giulia e da Maico. Il 16 e il 23 aprile sono previsti tre turni di visita: alle 14 (1° gruppo), alle 15 (2° gruppo) e alle 16 (3° gruppo). I posti per le visite guidate teatralizzate sono limitati ed è obbligatoria la prenotazione su Eventbrite: https://bit.ly/statueud. La visita guidata teatralizzata è compresa nel biglietto di ingresso al Museo. L’esposizione, attraverso un serrato e innovativo dialogo fra documentari, reperti archeologici, immagini fotografiche e materiali multimediali offre ai visitatori la possibilità di conoscere la civiltà assira e i suoi monumenti, mostrando per la prima volta i risultati scientifici e le scoperte archeologiche più importanti effettuate dagli archeologi friulani del Progetto Archeologico Regionale Terra di Ninive negli ultimi dieci anni di ricerche sul campo nel Kurdistan iracheno. “Anche le statue parlano” nasce con l’intento di collegare passato e presente, archeologia e storia contemporanea. Si tratta di un vero e proprio viaggio all’indietro nel tempo, di tipo espressivo e artistico, un progetto innovativo di valorizzazione culturale accessibile a tutti, ideato per far conoscere e apprezzare le storie e le leggende relative alle opere conservate presso le realtà museali coinvolte nell’iniziativa. Nel caso della mostra udinese, gli artisti – grazie alle suggestioni della musica e dei testi scritti per l’occasione – creeranno un dialogo tra i dati scientifici e le memorie dei personaggi storici: ci racconteranno storie di re e di congiure di palazzo, di guerre e di deportazioni, storie di città dimenticate, di imponenti sistemi idraulici e di grandi scoperte archeologiche. Un viaggio nell’antica Assiria, ma anche un filo diretto con la Storia dei nostri giorni e un appello alla necessità di tutelare, conservare e valorizzare il patrimonio culturale.
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