Archeologia in lutto. Si è spento a 79 anni Giuseppe Orefici, uno dei massimi esperti della cultura Nazca, e più in generale delle civiltà precolombiane dell’America Latina. Le sue ricerche da Nazca a Cahuachi, da Tiwanaku a Rapa Nui. Una vita dedicata anche alla divulgazione scientifica
Dici Nazca, in Perù, e pensi a Giuseppe Orefici. Dici Cahuachi, ancora in Perù, e pensi a Giuseppe Orefici. Ma la formula potrebbe valere anche per Tiwanaku in Bolivia, o Rapa Nui (l’isola di Pasqua). Perché Giuseppe Orefici ha dedicato la vita a riportare alla luce le tracce di antiche civiltà sepolte sotto la sabbia del Sudamerica. Il grande archeologo bresciano si è spento venerdì 27 giugno 2025 all’età di 79 anni, dopo una lunga malattia. Era nato infatti a Brescia nel 1946, e qui aveva ancora la sua casa in centro storico, anche se la sua casa è stata per gran parte della sua vita il Sudamerica, dove è stato direttore del Centro de Estudio Arquelogicos Precolombinos, a Nazca (Perù), e del Proyecto Nasca. I suoi interessi scientifici furono sempre focalizzati sullo studio delle civiltà Nasca e Tiahuanaco con particolare riferimento all’architettura e ai petroglifi. Lui infatti era architetto, e dal 1982 ha messo a disposizione le sue grandi conoscenze tecniche tecnico-storico-artistiche al servizio dell’archeologia conducendo numerose indagini archeologiche in Perù, Bolivia, Cile, Messico, Cuba e Nicaragua. Dal 1984 ha diretto lo scavo archeologico, lo studio e la valorizzazione del centro cerimoniale di Cahuachi, il progetto più importante, uno degli ultimi a cui attendeva, “in quel deserto – come amava spesso ripetere – in cui l’uomo si annulla e viene assorbito dall’infinito”. Giuseppe Orefici lascia la moglie Elvina, la figlia Sarah e il nipote Giulio. Fino alle 12 di lunedì 30 giugno 2025 è aperta la camera ardente allestita alla Casa del Commiato di via Bargnani 25, a Brescia. Quindi sarà celebrato l’ultimo saluto prima della traslazione al Tempio Crematorio.
“Esprimiamo le nostre più sentite condoglianze per la scomparsa del Dott. Giuseppe Orefici (1946–2025), eminente archeologo italiano che ha dedicato oltre quattro decenni allo studio e alla conservazione del patrimonio culturale peruviano”, scrive il museo Raimondi di Lima (Perù), che conserva e valorizza l’eredità del naturalista più noto del Perú, il milanese Antono Raimondi. “La sua instancabile attività nel centro cerimoniale di Cahuachi e il suo inestimabile contributo alla conoscenza della civiltà Nasca lasciano un’impronta indelebile nella storia dell’archeologia e nel legame tra l’Italia e il Perù. In questo momento di dolore, siamo vicini ai suoi familiari, colleghi e amici, riconoscendo con profondo rispetto il suo lascito e il suo impegno per la cultura”.
Ho avuto la fortuna di conoscere e incontrare Giuseppe Orefici più volte a Rovereto, alla Rassegna internazionale del Cinema archeologico, invitato dall’amico Dario Di Blasi, legati da una profonda stima reciproca (vedi A Rovereto la XXVII rassegna internazionale del cinema archeologico: in cinque giorni più di 50 film da 14 Paesi, conversazioni e incontri con i protagonisti della ricerca archeologica. Le anticipazioni del direttore Dario Di Blasi | archeologiavocidalpassato). Amabile, ironico, con quel sorriso che ti conquistava al primo sguardo, amava la conversazione, anche più leggera, ma appena toccavi i “suoi” temi preferiti, eccolo subito accalorarsi dimostrando il rigore scientifico e la passione che metteva nelle sue ricerche. Perché Orefici non si è mai limitato a scavare: ha documentato, interpretato, raccontato. Partecipando a incontri, tavole rotonde, conferenze, o facendo da consulente scientifico per film e documentari. È proprio Giuseppe Orefici a inaugurare, nel 2021, la nuova rubrica “Storie di vita”, condotta da Dario Di Blasi e prodotta da Streamcult in streaming e on demand (vedi “Storie di vita”: inizia con Giuseppe Orefici, 40 anni di impegno a Nazca (Perù), Tiahuanaco (Bolivia), Isola di Pasqua (Cile), la rubrica prodotta da Streamcult in streaming e on demand condotta da Dario Di Blasi che incontra personalità del campo dell’archeologia, della cinematografia e della cultura per raccontare le loro esperienze, le loro passioni e il loro lavoro | archeologiavocidalpassato).
Tra le sue pubblicazioni, piace ricordare quella su “Nasca: arte e società del popolo dei geoglifi”, Jaca Book, Milano, 1993; “Cahuachi. Capital Teocratica Nasca”. Lima: University of San Martin de Porres, 2012; “Mensajes de nuestros antepasados: petroglifos de Nasca y Palpa”, Apus Graph Ediciones, Lima, 2013; e ancora quella scritta con Giancarlo Ligabue Ligabue “Rapa Nui”, Erizzo, 1994; o quella con Rosa Lasaponara e Nicola Masini “The Ancient Nasca World New Insights from Science and Archaeology”, Springer International Publishing, 2016. Come si nota due sono i temi forti sui quali Giuseppe Orefici si è soffermato con maggiore attenzione: le linee di Nazca e la piramide di Cahuachi. Le linee di Nazca – ricordiamolo – sono geoglifi, linee tracciate sul terreno, del deserto di Nazca, e visibili solo dall’alto che vanno a formare più di 800 disegni, che includono i profili stilizzati di animali comuni nell’area come la balena, il pappagallo, la lucertola lunga più di 180 metri, il colibrì, il condor e l’enorme ragno lungo circa 45 metri. Cahuachi fu un centro cerimoniale della civiltà Nazca dal I fino al VI secolo, situato a circa 30 km. dall’attuale città di Nazca. Nel sito sono presenti oltre 40 monticelli sulla cui cima vi sono strutture fatte in adobe (impasto di argilla, sabbia, e paglia essiccata per farne mattoni). Proprio Orefici, con Nicola Masini, ha evidenziato una relazione spaziale, funzionale e religiosa tra i geoglifi e i templi di Cahuachi. Con l’ausilio di tecniche di telerilevamento aereo e satellitare, i ricercatori italiani hanno rilevato e analizzato cinque gruppi di geoglifi, ciascuno caratterizzato da motivi, pattern e funzioni distinte. Il più significativo è caratterizzato da motivi meandriformi o a zig-zag dalla chiara funzione cerimoniale, attraversati da trapezoidi e linee che convergono verso le piramidi di Cahuachi. A una probabile funzione di calendario solare sono da attribuirsi alcuni geoglifi costituiti da figure geometriche, linee e centri radiali allineati verso i solstizi e gli equinozi. Secondo i due studiosi i geoglifi di Atarco erano la sede di eventi legati al calendario agricolo e servivano anche a rafforzare la coesione sociale dei vari gruppi di pellegr0ini, provenienti da diversi villaggi del territorio Nasca, che condividevano antenati e credenze religiose comuni.
Su Nazca nel 2018 viene prodotto il film “Gli ultimi segreti di Nazca / The last secrets of Nasca” di Jean Baptiste Erreca (Francia, 2018; 52’). Nel sud del Perù, ai piedi delle Ande, i Nazca costruirono città e disegnarono un’immensa rete di linee geometriche e geoglifi. Chi rappresentavano queste figure enigmatiche visibili solo dal cielo e qual era il loro significato? Un team di archeologi di tutto il mondo sta sfruttando le ultime tecnologie per scoprire uno dei più grandi segreti dell’umanità. Le loro ultime campagne di scavo hanno portato alla luce nuove mummie, tessuti favolosi, ceramiche e misteriosi teschi allungati… Il film vince il premio Mann nel 2020 (vedi La seconda edizione di archeocineMANN vinta dal film “Gli ultimi segreti di Nazca” sugli enigmatici geoglifi di Nasca e la piramide di Cahuachi. Ora per cinque giorni i film della rassegna sono on demand | archeologiavocidalpassato) e il premio Firenze Archeofilm nel 2021 (vedi film “Gli ultimi segreti di Nazca / The last secrets of Nasca” di Jean Baptiste Erreca | archeologiavocidalpassato).
Ma c’è un film di una “non addetta ai lavori” che riassume la figura di Giuseppe Orefici archeologo, ricercatore, uomo: è stato prodotto nel 2020 da Petra Paola Lucini con la consulenza scientifica dello stesso Orefici, “Cahuachi. Labirinti nella sabbia”: un viaggio nel tempo, una torre e un orologio astronomico diventano un ponte che unisce le vite e i sogni di due persone. Cremona, una città in pianura, una ragazza che cura la torre e il sogno del Prof. Orefici di riportare alla luce antiche civiltà nel deserto di Cahuachi, sigillano un incontro. La promessa all’archeologo di ritrovarsi prima o poi si materializza nelle immagini di questa storia. Il film è stato presentato, tra gli altri, nel 2021 alla Rassegna del Documentario e della Comunicazione archeologica di Licodia Eubea (Ct), nel 2022 al Firenze Archeofilm e nel 2023 a Torre de’ Picenardi (Cr) (vedi Torre de’ Picenardi (Cr). Presentazione del film “Cahuachi. Labirinti nella sabbia” di Petra Paola Lucini. Introduce lo storico Bruno Festa | archeologiavocidalpassato).
Bacoli (Na). Alla prima edizione di FAB festival dell’Archeologia vincono il premio Kore (per il pubblico) il film “L’incantevole Lucrezia Borgia” di Marco Melluso e Diego Schiavo, per la giuria tecnica il film “Ocean One K: L’archéologue des abysses / Ocean One K: l’archeologo degli abissi” di Mathieu Pradinaud

Il parco borbonico del Fusaro ha ospitato la prima edizione di FAB festival dell’Archeologia di Bacoli (foto fab)
Con l’assegnazione del Premio Kore si è chiusa la prima edizione di FAB festival dell’archeologia di Bacoli al Parco borbonico del Fusaro, rassegna favolosa del cinema archeologico ideata da Dario Di Blasi: tre giornate dal 6 all’8 ottobre 2023 con proiezioni, dibattiti ed eventi (vedi Bacoli (Na). Al via al Parco borbonico vanvitelliano del Fusaro la prima edizione di FAB, festival dell’archeologia di Bacoli: rassegna favolosa del cinema archeologico ideata da Dario Di Blasi | archeologiavocidalpassato). Tra le iniziative una mostra a fumetti dedicata a Plinio il Vecchio in occasione dei 2mila anni della sua nascita, le tavole rotonde con gli esperti del settore e le proiezioni speciali di “Palmira, la meraviglia del deserto – Viaggio nei siti dell’Unesco”. “Sono tante le emozioni che abbiamo provato in queste tre giornate dedicate al cinema e alla cultura archeologica”, commentano gli organizzatori. “Sono state tante le persone che sono venute e questo ci riempie il cuore di gioia. Ci auguriamo che, oltre ad avervi fatto trascorrere qualche momento di spensieratezza in un momento storico particolarmente turbolento, vi sia giunto il messaggio alla base di questa manifestazione: l’immenso valore intrinseco del documentario. Questo genere cinematografico è fondamentale per la ricerca, per la divulgazione e la valorizzazione del patrimonio archeologico, storico, artistico e naturalistico del nostro meraviglioso pianeta terra. Ringraziamo tutti gli enti, pubblici e privati, che ci hanno supportato nella buona riuscita del festival”.

Dario Di Blasi con i registi Marco Melluso e Diego Schiavo vincitori del premio Kore del pubblico con il film “L’incantevole Lucrezia Borgia (foto fab)
Il premio Kore del pubblico è andato al film “L’incantevole Lucrezia Borgia” di Marco Melluso e Diego Schiavo (Italia 2023, 63’) con Lucrezia Lante Della Rovere. Durante lo speakeraggio di un documentario dai toni scandalistici, Lucrezia Lante della Rovere esce magicamente dallo schermo, si ribella e coinvolge Voce, lo speaker interpretato dal brillante Tullio Solenghi, e il giovane tecnico del suono, il talentuoso Tobia de Angelis, in un viaggio alla riscoperta della vera vita di un’eroina del suo tempo: Lucrezia Borgia. Accompagnata da un buffo e dorato assistente interpretato dal poliedrico Francesco Zecca, Lucrezia Lante si muove tra Ferrara e i territori del ducato estense, raccontando la storia di Lucrezia Borgia d’Este come se fosse – e forse lo è stata davvero! – la più grande e appassionante telenovela del Rinascimento.

Frame del film film “Ocean One K: L’archéologue des abysses / Ocean One K: l’archeologo degli abissi” di Mathieu Pradinaud
Il premio Kore della giuria tecnica è andato al film “Ocean One K: L’archéologue des abysses / Ocean One K: l’archeologo degli abissi” di Mathieu Pradinaud (Francia 2023, 52’). Per storici e archeologi, il più grande museo del mondo è sott’acqua a profondità irraggiungibili per gli esploratori umani. A queste profondità non c’è modo di scavare e registrare i resti delle diverse centinaia di migliaia di relitti che si stima si trovino sott’acqua. Ma oggi, una nuova era di ricerca in acque profonde si sta aprendo grazie a un robot archeologo umanoide all’avanguardia, chiamato Ocean one K, sviluppato dal laboratorio robotico della Standford University. Il nostro film segue la prima vera missione di immersione di prova effettuata nel Mediterraneo su cinque relitti che vanno da 100 m fino a 850 m di profondità, e cattura il momento di record e l’avventura scientifica e umana lungo il percorso. La conquista archeologica dell’abisso è iniziata.
Firenze. Al via la quinta edizione di Firenze Archeofilm: per cinque giornate, dal 1° al 5 marzo 2023, mattino, pomeriggio e sera, il meglio della produzione mondiale sui temi di archeologia, arte e ambiente. Ecco il programma
Nelle sale dello storico Cinema La Compagnia, a Firenze in via Cavour 50 rosso, è tutto pronto per la quinta edizione di Firenze Archeofilm, il grande cinema che racconta la vicenda dell’Uomo, promosso da Archeologia Viva (Giunti editore) con il patrocinio e la collaborazione dell’università di Firenze e la partecipazione del museo e istituto fiorentino di Preistoria “Paolo Graziosi”: direttore Giuditta Pruneti, responsabile della comunicazione Giulia Pruneti, collaborazione tecnica Luigi Forciniti, consulente cinematografico V edizione Dario Di Blasi. Per cinque giornate, dal 1° al 5 marzo 2023, mattino, pomeriggio e sera, il meglio della produzione mondiale sui temi di archeologia, arte e ambiente. In programma un’ottantina di film: 63 in concorso, tra cui moltissime anteprime, provenienti da 16 nazioni diverse, e 15 nella sezione “Original Sound” con film in lingua originale (greco, spagnolo, francese, portoghese, turco). Domenica 5 marzo, a conclusione della rassegna, saranno assegnati i seguenti premi: premio “Firenze Archeofilm” 2023 al film più votato dal pubblico; premio “Università di Firenze”: giuria composta da docenti dell’università di Firenze: Silvia Pezzoli (docente di Scienze della comunicazione), Domenico Lo Vetro (docente di Archeologia preistorica); premio “Studenti UniFi” per il miglior cortometraggio: giuria coordinata da Diego Brugnoni; premio “Museo e Istituto Fiorentino di Preistoria Paolo Graziosi” al miglior film di archeologia preistorica: giuria composta da Massimo Tarassi (storico, dirigente Cultura della Provincia di Firenze, membro del CdA del museo e istituto fiorentino di Preistoria), Domenico Lo Vetro (docente di Archeologia preistorica), Fabio Martini (archeologo, docente all’università di Firenze e presidente del museo e istituto fiorentino di Preistoria); premio Archeologia Viva per la comunicazione del patrimonio.
MERCOLEDÌ 1° MARZO 2023. Proiezioni dalle 9.45 alle 13: “Il giuramento di Ciriaco” (Andorra, Olivier Bourgeois, 73’), “Un sogno di Himera” (Italia, Gianfrancesco Iacono, 5′), “Arte rupestre in Valle d’Aosta” (Italia, Joseph Péaquin, 22′), “Il dono dei ghiacciai. Come le ere glaciali hanno plasmato l’Europa” (Germania, Heiko De Groot, 52’), “Painting by numbers” (Australia, Radheya Jegatheva, 5’). Dalle 14.30 alle 19.30: “L’oro di Venezia” (Italia, Nicola Pittarello, 55’), “Medina Azahara, la perla perduta di Al-Andalus” (Francia, Stéphane Bégoin, Thomas Marlier, 52’), “Persepolis – Chicago” (Iran, Orod Attarpour, 40’), “La Via Romana” (Portogallo, Rui Pedro Lamy, 18’), “Baia, la città sommersa” (Italia, Marcello Adamo, 52’), “L’anello di Grace” (Italia, Dario Prosperini, 66′).
GIOVEDÌ 2 MARZO 2023. Proiezioni dalle 10 alle 13: “Al tempo dei dinosauri” (Francia/Giappone, Pascal Cuissot in collaborazione con Yusuke Matsufune e Kazuki Ueda, 52’), “Le pitture dell’anfiteatro di Pompei” (Italia, Pietro Galifi della Bagliva, 5’), “Pupus” (Italia, Miriam Cossu Sparagano Ferraye, 33’), “Morte sul Nilo II” (Spagna, Manuel Pimentel Siles e Manuel Navarro Espinosa, 29’), “Nobody” (Stati Uniti, Mia Incantalupo, 5’), “The pillar of strenght” (Malesia, Ayie Ibrahim, 8’), “Il Moro” (Italia, Daphne Di Cinto, 22’), “Terra dei Padri” (Italia, Francesco di Gioia, 12’). Dalle 14.30 alle 19.30: “Non chiudere gli occhi. Ascolta l’anima di un territorio: Valle Camonica, la Valle dei segni” (Italia, Davide Bassanesi, 3’), “Neanderthal, sulle orme di un’altra Umanità” (Francia, David Geoffroy, 52’), “I giganti del mare” (Italia, Daniele Di Domenico, 38’), “Uzbekistan, un viaggio senza tempo in Asia Centrale” (Francia, Jivko Darakchiev, 54’), “Looking into Helenistic Pergamon” (Turchia, Serdar Yılmaz, 5’), “Le Pietre e le Parole. Ritratto di Raniero Gnoli” (Italia, Adriano Aymonino, Silvia Davoli, 20’), “L’ultima bottega” (Italia, Alessio Consorte, 8’), “One fine day in Troy” (Turchia, Ülkü Sönmez, 28’), “Arte paleolitica… La nostra storia” (Italia, Regia: Elisabetta Flor, 20’), “I templi sulle colline” (Indonesia, Himawan Pratista, 5’), “Un luogo infinito. La Certosa di Firenze” (Italia, Luigi M. dell’Elba, 53’).
VENERDÌ 3 MARZO 2023. Proiezioni dalle 10 alle 13: “Cacciatori di tombe. Il mistero della mummia dipinta” (Regno Unito, Stephen Mizelas, James Franklin, 44’), “Gilgamesh” (Iran, Hossein Moradizadeh, 10’), “Il Cavallo di Maiuri” (Italia, Marco Flaminio, 20’), “Il tesoro” (Regno Unito, Samantha Moore, 8’), “Paglicci. La grotta delle meraviglie” (Italia, Vito Cea, 4’), “Ateius e la Terra Sigillata Italica” (Italia, Pietro Galifi, 5’), “Dino Marinelli. Il Custode della Memoria” (Italia, Elena Giogli, 67’). Dalle 14 alle 19.30: “Memorie di un mondo sommerso” (Svizzera, Philippe Nicolet, 58’), “Il Signore delle Nevi” (Italia, Nello Correale, 52’), “La terracotta preistorica” (Italia, Saverio Caracciolo, 28’), “Bloody Skin” (Iran, Regia: Ebad Adibpour, 16’), “Spina e i destini di una laguna” (Italia, Eugenio Farioli Vecchioli, Amalda Ciani Cuka, Graziano Conversano, 52’), “Blue Truck, Yellow Earth” (Cina, Im Sungha, William Y Liu, Ziwei Xu, 27’), “Storie Sepolte” (Italia, Nicolangelo De Bellis / HGV Italia srl, 10’), “Investigatori del passato. Momenti di archeologia in Ticino” (Svizzera, Regia: Erik Bernasconi, Giorgio De Falco, 26’).
SABATO 4 MARZO 2023. Proiezioni dalle 10 alle 13: “Stromboli: a provocative island” (Francia, Pascal Guérin, 11’), “Perù, sacrifici nel Regno di Chimor” (Francia, Jérôme Scemla, 52’), “L’antica nave del vino” (Italia, Riccardo Cingillo, 28’), “La stele mancante” (Francia, Marie-Anne Sorba, Jean-Marc Cazenave, 8’), “La vera storia dei pirati” (Francia, Stéphane Bégoin, 52′), “The Kiss” (Francia, Ali Zare Ghanatnowi, 8’). Dalle 15 alle 19.30: “Le ossa raccontano” (Stati Uniti, Matthew Wilbur, 10’), “Mamody, l’ultimo scavatore di baobab” (Francia, Cyrille Cornu, 48’), “Syrinx” (Francia, Mallory Grolleau, 9’), “Jurassic Cash” (Francia, Xavier Lefebvre, 52’), “Faragola. Un mondo ritrovato” (Italia, Claudio D’Elia, 15′), “La città perduta di Tutankhamon rivelata” (Regno Unito, Charles Poe, 44’), “Water is Life” (Turchia, Anıl Gök, 5’), “La Dama di Elche: la storia in breve” (Spagna, Arly Jones, Sami Natsheh, 6’), “I misteri della grotta Cosquer” (Francia, Marie Thiry, 56’).
DOMENICA 5 MARZO 2023. Proiezioni dalle 10 alle 13: “Firenze città d’acque” (Italia, Massimo Becattini, Sandro Nardoni, Luciano Nocentini, 66’), “Pablo di Neanderthal” (Italia, Antonello Matarazzo, 60’), “Panorami sommersi: le origini di Venezia” (Italia, Samuele Gottardello, 52’). Alle 16, “Olimpus” (Italia, Pasquale D’Amico, 3’), “Sagrada Familia, la rivoluzione di Gaudì” (Francia, Marc Jampolsky, 52’). Interviene: Stéphane Millière presidente @Gedeon Programmes. Cerimonia di Premiazione: Premio “Firenze Archeofilm”, Premio “Università di Firenze”, Premio “Studenti UniFi”, Premio “Museo e Istituto Fiorentino di Preistoria”, Premio “Archeologia Viva” per la comunicazione del patrimonio. A seguire proiezione del film vincitore di “Firenze Archeofilm 2023”.
Firenze. Tra un mese al via la quinta edizione di Firenze Archeofilm: un’ottantina di film, moltissime anteprime. Ecco alcune anticipazioni
Esattamente tra un mese, il 1° marzo 2023, nelle sale dello storico Cinema La Compagnia, a Firenze in via Cavour 50 rosso, con la proiezione del film vincitore nel 2022 “Il giuramento di Ciriaco / The oath of Cyriac” di Olivier Bourgeois aprirà la quinta edizione di Firenze Archeofilm, il grande cinema che racconta la vicenda dell’Uomo, promosso da Archeologia Viva (Giunti editore) con il patrocinio e la collaborazione dell’università di Firenze e la partecipazione del museo e istituto fiorentino di Preistoria “Paolo Graziosi”: direttore Giuditta Pruneti, responsabile della comunicazione Giulia Pruneti, collaborazione tecnica Luigi Forciniti, consulente cinematografico V edizione Dario Di Blasi. Per cinque giornate, dal 1° al 5 marzo 2023, mattino, pomeriggio e sera, il meglio della produzione mondiale sui temi di archeologia, arte e ambiente. In programma un’ottantina di film: 63 in concorso, tra cui moltissime anteprime, provenienti da 16 nazioni diverse, e 15 nella sezione “Original Sound” con film in lingua originale (greco, spagnolo, francese, portoghese, turco). Domenica 5 marzo, a conclusione della rassegna, saranno assegnati i seguenti premi: premio “Firenze Archeofilm” 2023 al film più votato dal pubblico; premio “Università di Firenze”: giuria composta da docenti dell’università di Firenze: Silvia Pezzoli (docente di Scienze della comunicazione), Domenico Lo Vetro (docente di Archeologia preistorica); premio “Studenti UniFi” per il miglior cortometraggio: giuria coordinata da Diego Brugnoni; premio “Museo e Istituto Fiorentino di Preistoria Paolo Graziosi” al miglior film di archeologia preistorica: giuria composta da Massimo Tarassi (storico, dirigente Cultura della Provincia di Firenze, membro del CdA del museo e istituto fiorentino di Preistoria), Domenico Lo Vetro (docente di Archeologia preistorica), Fabio Martini (archeologo, docente all’università di Firenze e presidente del museo e istituto fiorentino di Preistoria); premio Archeologia Viva per la comunicazione del patrimonio.

Il Cinema La Compagnia ospita il Firenze Archeofilm (foto AV / giunti)
“Potremmo presentare Firenze Archeofilm 2023 come il Giro del mondo in 80 film”, scrive Giuditta Pruneti, direttore della Rassegna. “Il mondo dell’archeologia, della storia, dell’arte, dell’ambiente, tra nuove scoperte e “vecchie” ma sempre affascinanti storie. È l’uomo che attraverso il cinema racconta se stesso, omaggia il proprio passato, un mare non sempre limpido in cui però è fondamentale imparare a specchiarsi. Un festival che ogni anno rinnova la ferma volontà di farsi promotore di film e documentari che in molti casi troverebbero, ingiustamente, scarsa visibilità. Sempre lontano da scontati sensazionalismi, nel pieno rispetto della linea dettata da Archeologia Viva, rivista organizzatrice dell’evento. Questa quinta edizione dà voce a una selezione di ben ottanta documentari arrivati da ogni angolo del pianeta: Francia, Stati Uniti, Spagna, Malesia, Regno Unito, Italia, Iran, Germania, Australia, Portogallo, Turchia, Cina, Indonesia, Grecia, Svizzera, Brasile… Una voce che parla molte lingue ma che ci comunica lo stesso amore e lo stesso rispetto per l’Uomo che è stato, e forse speranza per l’Uomo che sarà”.

Frame del film iraniano “Radkan Tower / La Torre di Radkan”
È proprio Dario Di Blasi, consulente cinematografico di Firenze Archeofilm, a farci qualche anticipazione sul ricco programma. Cominciamo con un interessante film iraniano “Radkan Tower / La Torre Radkan “. “La cinematografia iraniana – scrive Di Biasi – si dimostra sempre vitale e professionalmente ottima a dimostrazione dell’amore di quel popolo per la cultura. Bisogna incentivarla e promuoverla anche a sostegno delle donne che lottano per la loro libertà ed emancipazione e che da sempre sono una grande forza culturale per l’Iran”. La Radkan Tower, questa torre conica in mattoni di 25 metri, attira da secoli l’attenzione dei visitatori. Era una tomba personale sopraelevata? O un capolavoro astronomico? Secondo recenti scoperte, la Torre Radkan è ora ritenuta uno strumento astronomico altamente avanzato, costruito quasi 800 anni fa sotto la supervisione di Khawaja Nasir al-Din al-Tusi. “La Torre Radkan” ha la capacità di determinare l’ora del cambio di ogni stagione e portare buone notizie dell’arrivo della primavera.

Frame del film “Scoperta la città perduta di Tutankhamon / Tut’s Lost City Revealed”
Di Blasi segnala poi un’opera inedita inglese prodotta da Caterina Turoni per Discovery+ “Scoperta la città perduta di Tutankhamon / Tut’s Lost City Revealed”: un secolo fa, Howard Carter scoprì gli sbalorditivi tesori del re bambino, Tutankhamon. Ora, il leggendario archeologo Dr. Zahi Hawass ha scoperto una città d’oro perduta che custodisce i segreti degli ultimi giorni di Tut e dell’età dell’oro dell’Egitto.

L’archeologa Sara Levi in un frame del film “Stromboli: a provocative island / Stromboli: un’isola provocatoria”
Alla quinta edizione di Firenze Archeofilm sarà proiettato il film “Stromboli: a provocative island / Stromboli: un’isola provocatoria” di Pascal Guerin che presenta la ricerca curata dall’archeologa Sara Levi. Lo scavo ripreso da telecamere documenta la presenza di attività umane in un’isola dove vivere è sempre stato difficile per le attività di un vulcano sempre attivo.

Frame del film “La stele mancante” sul megalitismo a Carnac in Bretagna
Di megalitismo si parla nel film su Carnac, in Bretagna, “La Stele Mancante”. Immersi nella quieta campagna del Morbihan meridionale, i menhir di Carnac si distinguono per il loro incredibile allineamento. Carnac vanta più di 3000 menhir, risalenti a 7000 anni fa. All’interno del parco archeologico, si possono esplorare 3 siti distinti: Ménec, Kermario e Kerlescan. Questi allineamenti si estendono per quasi 4 chilometri: le pietre sono affilate in ordine decrescente e ogni allineamento termina con un recinto megalitico. Gli studiosi e gli archeologi hanno cercato di trovare una spiegazione per questa tipologia di costruzione. Le ipotesi sono diverse: monumenti religiosi, culto della luna o del sole, calendario per l’agricoltura o addirittura, secondo un’antica leggenda, un intero esercito romano trasformato in pietre. Sebbene certezze non ve ne siano, l’ipotesi più attendibile sarebbe quella di funzione sacra e funeraria.

Frame del film “Mamody, the last baobab diggher / Mamody, l’ultimo scavatore di baobab”
Tra le ultime segnalazioni di Di Blasi un film francese di carattere etnografico pluripremiato “Mamody, the last baobab diggher / Mamody, l’ultimo scavatore di baobab”. L’approccio sviluppato viene utilizzato per localizzare e caratterizzare gli ecosistemi di baobab del Madagascar e delle Comore, per studiare l’impatto dei cambiamenti globali su questi ecosistemi e per valutare la rilevanza della rete di aree protette attuali e future per la conservazione del genere Adansonia. Viene testato per descrivere l’organizzazione spaziale dei chiodi di garofano e le loro dinamiche sulla costa orientale del Madagascar. Sarà presto applicato alla localizzazione del rimboschimento di eucalipto nella regione di Anjozorobe, all’identificazione di piantagioni di litchi lungo la costa orientale e alla caratterizzazione delle dinamiche di deforestazione (agricoltura su disboscamento/taglio e bruciatura) nell’ovest del Madagascar. Per mettere in prospettiva questa diversità di applicazioni, si sta studiando un metodo più generico e concettuale.
Trento. Al Muse, nella giornata “di mezza estate” dedicata alla preistoria, apre la mostra “Lascaux experience. La grotta dei racconti perduti” che offre un’esplorazione della grotta attraverso reperti, video e una coinvolgente esperienza virtuale
Una giornata dedicata alla preistoria. Con un momento clou: l’inaugurazione della mostra “Lascaux experience. La grotta dei racconti perduti”. Succede sabato 23 luglio 2022 a Trento al Muse – il museo delle Scienze. Torna infatti “Il MUSE di mezza estate” l’appuntamento estivo nel giardino del museo. Attività per famiglie, visite guidate, spettacoli e musica animeranno il grande giardino e le sale espositive del MUSE. Nel pomeriggio inaugurazione e visita della nuova mostra “Lascaux Experience. La grotta dei racconti perduti”. Ingresso gratuito in museo dalle 16. E fino alle 20 attività per famiglie a tema preistoria. Alle 18, inaugurazione mostra “Lascaux Experience. La grotta dei passi perduti”. L’esperienza VR collegata alla mostra Lascaux è a numero chiuso e su prenotazione da effettuare direttamente in museo il giorno dell’evento a partire dalle 16. Dalle 18.30 alle 21 e dalle 22.40 alle 24, visita libera alla mostra. Ingresso compreso nel biglietto MUSE. Esperienza in realtà virtuale all’interno della mostra (2 euro a persona) su prenotazione in loco fino a esaurimento posti. Alle 20, conferenza “La nascita dell’arte” con Fabio Martini, professore dell’università di Firenze. Alle 21, monologo teatrale “Antenati”, di e con Marco Paolini: un viaggio indietro nel tempo per immaginare il nostro futuro. Dalle 22.30 alle 24, dj set nel giardino MUSE.
“Lascaux experience. La grotta dei racconti perduti” dal 24 luglio 2022 all’8 gennaio 2023. La Grotta di Lascaux, Patrimonio Mondiale UNESCO, conserva oltre 6mila pitture risalenti a circa 20.000 anni fa, testimonianze uniche che raccontano la vita nella preistoria. La mostra offre un’esplorazione della grotta attraverso reperti, video e una coinvolgente esperienza virtuale. “Il 31 gennaio 2020 si inaugurò al Mann di Napoli l’Esposizione Lascaux, vi rimase nei 4 mesi sfortunati che videro i primi segni tremendi dell’epidemia”, ricorda Dario Di Blasi. “Ho collaborato in quell’occasione con il Mann ma soprattutto con la Società pubblica francese Semitour che gestisce le grotte Lascaux (originale e copie). Essendo cittadino onorario del Dipartimento della Gironde, Semitour mi propose allora d’interessarmi per far rimanere in Italia la copia della grotta, ne parlai con il Muse, museo della scienza e con il Mart, museo d’arte moderna e contemporanea, visto che Lascaux ha ispirato tanti artisti ma le dimensioni della copia erano troppo grandi per gli spazi disponibili e l’epidemia non accennava a diminuire. La “nuova” copia che arriva a Trento ha dimensioni minori e nuove tecniche di visione che permetteranno di entrare virtualmente in questo autentico santuario d’arte e Spiritualità” (vedi Al museo Archeologico nazionale di Napoli apre la mostra “Lascaux 3.0”: per la prima volta in Italia la copia della grotta di Lascaux, la “Cappella Sistina” dell’arte paleolitica, scoperta nella valle della Vézère (Dordogna) nel 1940 | archeologiavocidalpassato).
Era il 12 settembre 1940 quando, per recuperare il cagnolino Rabot che sembrava essere stato inghiottito dal buio, in una fessura tra i ginepri, quattro ragazzi, Marcel Ravidat, Jacques Marsal, Georges Agniel e Simon Coencas, si addentrano nel cunicolo che porta a una profondità misteriosa. È lì che scoprono per caso numerose pitture rupestri, che si sarebbe rivelato uno dei tesori più importanti dell’arte pittorica mondiale: oltre 600 pitture rupestri di quasi 18mila anni fa, capolavoro dell’Uomo di Cromagnon. Ecco buoi, vacche rosse, orsi, bisonti, cavalli, cervi, un rinoceronte, un liocorno, armi e trappole e un uomo-sciamano mascherato con la testa da uccello. Uno spettacolo incantevole che nel 2016 il Centro internazionale d’arte parietale ha riprodotto in Lascaux IV: l’intero insieme del sito originario (eccetto una sezione minima quasi inaccessibile), ovvero i 900 metri quadri affrescati e incisi. Ma dal 24 luglio 2022 per avere un’idea immersiva della Grotta di Lascaux non sarà necessario andare in Dordogna-Perigord. Basterà andare a Trento per un viaggio dentro la grotta di Lascaux grazie alla realtà virtuale.
“Antenati”. La nostra storia è un poema epico in codice, un cammino tortuoso, una saga senza paragoni e noi non siamo né la fine, né il fine di quella storia… A “MUSE di mezza estate”, alle 21, arriva “Antenati. The grave party”, di e con Marco Paolini, musiche Fabio Barovero, che ripercorre l’evoluzione della specie umana: un viaggio indietro nel tempo per immaginare il nostro futuro.
A Grammichele (Ct) appuntamento con “ArcheoCiak. Il cinema racconta il mondo antico”, nuova iniziativa di Dario Di Blasi: “Presento il mondo antico e la storia in modo accattivante”

Si intitola “ArcheoCiak. Il cinema racconta il mondo antico” ed è l’ultima iniziativa dell’inesauribile Dario Di Blasi, già curatore di manifestazioni nazionali e internazionali di cinema archeologico, che, annuncia, “proseguo nel mio percorso di presentazione del mondo antico e della storia in modo efficace e accattivante avvalendomi dell’esperienza e della conoscenza accumulata in quasi 35 anni di attività con il cinema archeologico”. L’appuntamento è per lunedì 2 maggio 2022, alle 18, nella sala consiliare del comune di Grammichele (Ct), che fu Occhiolà prima del tremendo terremoto del 1693. Tema dell’incontro “Comunicare l’antico nel modo più immediato ed efficace”: mito, arte, musica e colore nella scultura greca, la Domus Aurea di Nerone e il Medioevo dei Longobardi e di Matilde di Canossa. “Il mio intervento – spiega – sarà accompagnato da immagini e spezzoni cinematografici. Le immagini in locandina sono di reperti presenti al museo civico dove sono esposti in gran parte ritrovamenti nel sito di Occhiolà”.

Murale-manifesto sul parco archeologico di Occhiolà a Grammichele (foto dario di blasi)
Non molto distante dal museo civico di Grammichele, si trova lo splendido parco archeologico di Occhiolà, istituito nel 1997, rovine dell’antico borgo distrutto dal terremoto del 1693, che devastò l’intera Sicilia orientale erase completamente al suolo il borgo di Occhiolà. Il principe Carlo Maria Carafa Branciforti, signore di Occhiolà, resosi conto che non sarebbe stato possibile ricostruire una nuova città sulle ceneri di quella distrutta dal sisma, decise di rifondare il centro urbano, dandogli il nome di Grammichele, più a sud, su una zona pianeggiante. Sulle colline di Occhiolà, a partire da quel momento, il tempo e la storia sigillarono intatta una complessa stratificazione archeologica che si sviluppa dall’età preistorica sino al 1693.
Il parco archeologico di Occhiolà è strutturato al suo interno in percorsi di visita differenziati (anche per i disabili) che rendono fruibili ed integrano tutti i beni archeologici, storici, ambientali e paesaggistici. Itinerari sostenuti da attrezzate aree di accoglienza, ristoro e documentazione a supporto di una visita al parco confortevole ed emozionante. Le attività di animazione e le mostre temporanee organizzate in appositi spazi, assieme alla gastronomia tipica e alle tradizioni culturali riproposte in loco, sono fonte di continuo interesse e novità per i visitatori del parco. È altresì possibile, su prenotazione, partecipare ai campi scuola archeologici che vengono sistematicamente svolti sul sito.
Firenze Archeofilm 2022 dedicato all’Ucraina lancia il messaggio “La cultura contro la guerra”: il film di Olivier Bourgeois “Il giuramento di Ciriaco” si aggiudica il “Premio Firenze Archeofilm”, assegnato dal pubblico, e il Premio Università di Firenze. Il Premio del Museo Fiorentino di Preistoria al film “Homo sapiens, le nuove origini” di Olivier Julien. Il film “Songs of the Water Spirits” di Nicolò Bongiorno vince il “Premio Archeologia Viva per la comunicazione dell’ambiente”


La locandina della quarta edizione di Firenze Archeofilm 2022
“La cultura contro la guerra”: è il messaggio forte e chiaro che è stato lanciato dal pubblico e dalle giurie della quarta edizione di Firenze Archeofilm che si è chiuso domenica pomeriggio, 6 marzo 2022, al cinema La Compagnia di Firenze. Il film del regista Olivier Bourgeois “The oath of Cyriac / Il giuramento di Ciriaco” (Andorra, 2021; 73’) si è aggiudicato ben due premi: il “Premio Firenze Archeofilm”, assegnato dal pubblico, e il Premio Università di Firenze (vedi A Firenze Archeofilm anteprima nazionale del film “Il giuramento di Ciriaco” di Olivier Bourgeois: la storia vera di archeologi, operai e custodi che nel 2011 hanno portato in salvo 24mila reperti sotto i bombardamenti e il tiro dei cecchini, consentendo la rinascita del Museo di Aleppo. Una statua restaurata dall’università di Firenze | archeologiavocidalpassato). E il regista Olivier Bourgeois ha ritirato di persona i due prestigiosi riconoscimenti. Un messaggio non casuale quello di Firenze Archeofilm 2022, organizzato da Archeologia Viva (Giunti editore), e dedicato all’Ucraina, per ribadire che la cultura (anche attraverso il cinema) ripudia la cultura della guerra. La pellicola, presentata al “Firenze Archeofilm” in anteprima nazionale, nonostante il tragico momento in cui è stata girata (durante la guerra civile siriana nel 2012) vuol infatti lanciare un messaggio di speranza e di possibile riscatto da ogni conflitto. Perché la cultura, intesa come conoscenza dell’altro, può e deve essere un’alternativa ai conflitti che continuano a coinvolgere l’umanità.

Dario Di Blasi, direttore artistico di Firenze Archeofilm
“Le ragioni per diffondere il cinema per raccontare il mondo antico”, interviene il direttore artistico Dario Di Blasi, “sono sempre state strettamente legate a diffondere conoscenza e consapevolezza di voler costruire un presente il più possibile privo di errori commessi nel passato come violenza, sopraffazioni e guerre. La quarta edizione del Firenze Archeofilm non poteva non avere questa urgenza nel proporre i propri film. Il pubblico e le giurie di esperti hanno riconosciuto questa necessità. Il pubblico con la scelta dei film migliori e, insieme, le giurie di esperti hanno riconosciuto la necessità di salvare non solo le vite umane ma anche la cultura e il metodo scientifico. È stato sottolineato come il cinema debba ritornare nelle sale per incontrare di nuovo il pubblico. È fondamentale il confronto diretto tra autore e spettatore per suscitare emozione e coinvolgimento”.

Il regista Olivier Bourgeois al Firenze Archeofilm 2022 riceve il Premio dell’Università di Firenze dalla rettrice Alessandra Petrucci (foto Beppe Cabras / AV)
Il Premio Università di Firenze è andato dunque a “Il giuramento di Ciriaco / The oath of Cyriac” di Olivier Bourgeois, con la seguente motivazione: “Perché la testimonianza diventi un deterrente contro ogni tentativo di distruzione delle culture, delle identità e della storia. Il giuramento di Ciriaco mette al centro il valore della testimonianza: quella che racconta il museo archeologico di Aleppo attraverso le proprie opere; quella che i dipendenti del museo hanno voluto tramandare al futuro salvando le opere dalla devastazione della guerra siriana e, in ultimo, un’ulteriore testimonianza che vede il team museale sul set di un film per ricordare ancora che salvare il patrimonio artistico e storico di un popolo significa salvarne le radici profonde dalla volontà, umana e cieca, di distruzione”.
La giuria del Premio Università di Firenze ha fatto anche una menzione di merito al film “Yuyos” di Michał Krawczyk e Giulia Lepori (Italia 2018, 70’), proiettato nella sezione “Original sound” con sottotitoli in italiano: “I Yuyos sono tutte le piante spontanee che pos[1]sono essere medicinali o semplici erbe. Ci sono yuyos tossici e altri benefici per la salute”. Il film – scrive la giuria – offre “un contributo che testimonia la cura, la conservazione, la valorizzazione di un patrimonio culturale attraverso una narrazione ecologica, un discorso (λόγος) sull’oikos, sulla casa, sullo spazio abitato, sull’ambiente. Yuyos, le piante spontanee che curano, rappresentano per la comunità contadina del Paraguay un sapere antico da difendere e da comunicare. Il documentario, dallo stile essenziale e molto ben costruito, ci guida, attraverso la sincerità delle immagini e dei racconti, ad abbracciare lo stile di vita dei due protagonisti e a condividere la difesa e la tutela di un territorio e di conoscenze che costituiscono il collante della loro stessa identità”.

Il professore Fabio Martini e il direttore artistico di “Firenze Archeofilm” Dario Di Blasi (foto Beppe Cabras / AV)
Il terzo riconoscimento, il Premio del Museo Fiorentino di Preistoria, è andato invece al film “Homo sapiens, les nouvelles origines / Homo sapiens, le nuove origini” di Olivier Julien (Francia-Marocco, 2020; 52’) che documenta l’eccezionale rinvenimento in una grotta del Marocco: l’uomo di Jebel Irhoud, un nuovo tassello nella storia dell’umanità. La sua scoperta è infatti una svolta e la sua datazione di 300mila anni è stata uno shock, il risultato di una stupefacente indagine archeologica le cui conclusioni riscrivono la storia della nostra specie. Questa la motivazione della giuria: “Il film si caratterizza per l’alta qualità tecnica, il ritmo compatto della narrazione e per il rigore scientifico con cui viene presentato in forma divulgativa un tema specialistico. Motivo di apprezzamento è anche aver mostrato al largo pubblico che la ricerca archeologica -soprattutto quella relativa alla Preistoria che non possiede fonti scritte- deve avvalersi di contributi pluridisciplinari che, ben concertati, portano ad una documentazione attendibile, garanzia del percorso storico-scientifico”. E il professor Fabio Martini, presidente della giuria di preistoria: “Molti sono i temi emersi dai film proposti in questa quarta edizione. Temi stimolanti che riguardano l’archeologia, l’ambiente, l’arte e che fondono riflessioni, domande, dubbi, paure e speranze. Lo sguardo è rivolto verso il nostro futuro, nel tentativo di immaginarlo con gli occhi rivolti al passato, cercando nelle antiche civiltà, sino dalle origini, spunti per capire da quali premesse l’Uomo può oggi partire per costruire il futuro delle prossime generazioni”.

Firenze Archeofilm 2022: Piero Pruneti, direttore di Archeologia Viva, consegna al regista Nicolò Bongiorno il “Premio Archeologia Viva per la comunicazione dell’ambiente” (foto Beppe Cabras / AV)
Infine il film “Songs of the Water Spirits” (Italia, 2020; 100’) del regista Nicolò Bongiorno ha vinto il “Premio Archeologia Viva per la comunicazione dell’ambiente”. La pellicola è interamente girata in Ladakh, una regione dell’Himalaya in profonda trasformazione, dove un cambiamento climatico accelerato e uno sviluppo rampante stanno mettendo a rischio l’ambiente e la stessa identità dei suoi abitanti. Nicolò Bongiorno, intervistato dal direttore di Archeologia Viva, Piero Pruneti, ha rivelato di avere ereditato dal padre Mike la grande passione per la montagna, che ora lo ha portato a soggiornare in Ladakh per questo film dedicato al futuro del pianeta.
Al via la IV edizione di Firenze Archeofilm: 60 film in concorso in cinque intense giornate con proiezioni mattutine, pomeridiane e serali. Ecco i film da non perdere. Ingresso gratuito con Super Green Pass e FFP2
Ci siamo. Mercoledì 2 marzo 2022 apre al Cinema La Compagnia di Firenze la IV edizione di “Firenze Archeofilm”, il festival internazionale organizzato dalla rivista Archeologia Viva (Giunti Editore) fino al 6 marzo 2022: 60 film in concorso per il Premio Firenze Archeofilm assegnato dal pubblico, anteprime nazionali, proiezioni non stop, dalla mattina alla seconda serata; ospiti internazionali e incontri con i registi; grandi scoperte, scenari mozzafiato, immagini inedite. Cinque intense giornate con proiezioni mattutine, pomeridiane e serali, tutte a ingresso gratuito (obbligatorio green pass rafforzato e mascherine FFP2), che permetteranno al pubblico di viaggiare in universi lontani, nel tempo e nello spazio, soffermandosi anche su tematiche di grande attualità, come il cambiamento climatico e le imminenti minacce per il pianeta (per l’intero programma vedi Firenze. Tre settimane al via del quarto Firenze Archeofilm, Festival Internazionale Cinema di Archeologia Arte Ambiente: cinque giorni con oltre 60 film provenienti da 14 nazioni diverse, 11 prime nazionali. Ecco il programma | archeologiavocidalpassato).

Tra i film da non perdere “L’Enigma delle ossa ovvero la rivoluzione di genere nella preistoria” (mercoledì 2 marzo, nel pomeriggio). L’opera per la prima volta affronta la questione del rapporto maschile femminile nella preistoria, ribaltando il cliché, prove archeologiche alla mano, per cui il “capofamiglia” dovesse essere sicuramente un maschio. Restando ai primordi dell’umanità, la grande produzione francese “Stonehenge, le origini svelate” (giovedì 3 marzo, ore 16) squarcia finalmente il velo sugli ultimi misteri del circolo megalitico più conosciuto al mondo. Se mai, infine, ci fossimo fatti un’idea di un abbigliamento “selvatico” per gli uomini e le donne della preistoria il film “Signore e Principi preistorici” (giovedì 3 marzo) è pronto a smentire ogni convinzione di questo tipo, come dimostrano le sepolture di grande “sfarzo” e bellezza, con abbigliamenti e ornamenti inimmaginabili.

Con il documentario “Città del Vaticano alla ricerca dell’eternità” (giovedì 3 marzo, ore 22) per la prima volta al cinema si indaga sulla storia architettonica, lunga duemila anni, del Vaticano; e ancora, “D’Artagnan e i tre moschettieri: la storia vera” (sabato 6 marzo mattina), racconta sul grande schermo la vera storia di D’Artagnan e porta sulle tracce dell’iconico dramma storico, romantico, di Alexandre Dumas (padre); “La flotta delle Indie” (venerdì 4 marzo) documenta di fatto le prime prove di globalizzazione, con la scoperta dell’America; la minaccia di una nuova Pompei alle pendici del Vesuvio e il grande tema della possibile previsione di nuove eruzioni vulcaniche è infine al centro del film “La prossima Pompei” in programma mercoledì 2 marzo. E non manca l’Antico Egitto: in programma al festival i documentari “Il mondo di Cheope” (giovedì 3 marzo), “70 milioni di mummie animali” (venerdì 4 marzo), “Il busto di Nefertiti: nascita di un’icona” (sabato 5 marzo).

L’incredibile storia degli “Angeli dell’arte” ad Aleppo: arrivano in Italia per la prima volta le immagini del salvataggio del museo della città siriana, da parte di una squadra di archeologi e volontari impegnati in una corsa contro il tempo. S’intitola “Il testamento di Ciriaco” (venerdì 4 marzo) il film di Olivier Bourgeois, interamente girato dentro al museo Archeologico di Aleppo durante la guerra civile in Siria del 2011, che ripercorre la corsa contro il tempo di archeologi e custodi per mettere in salvo oltre ventimila opere (una di queste restaurata in loco dall’università di Firenze).

L’archeologia in 3D, come non si era mai vista: nei giorni 4 e 5 marzo ci si potrà immergere in un’esperienza multimediale con “Noto. Il giorno della paura (1693)”. Grazie ad un apposito visore si rivive lo spaventoso terremoto che l’11 gennaio del 1693 sconvolse in Sicilia la Val di Noto. Ogni personaggio in 3D ha una controparte nella vita reale che ha prestato le fattezze al proprio omologo digitale. In questo processo, gli autori hanno voluto valorizzare con tratti di persone reali (anziché generate proceduralmente al computer) i protagonisti storici dell’epoca del sisma. La premessa narrativa ha quindi posto le basi per una fase di selezione via casting dei protagonisti, conclusasi con la scelta dei 20 attori per le 20 figure da replicare digitalmente.
In programma poi il suggestivo “Al tempo dei dinosauri” (sabato 5 marzo, ore 16), che narra l’incredibile scoperta di nuove specie di dinosauri negli ultimi vent’anni, combinata con le ricostruzioni in 3D, altamente realistiche, che assicurano spettacolarità al documentario presentato in anteprima nazionale.

Altro tema centrale di Firenze Archeofilm, l’Ambiente: l’Amazzonia e la regione indiana del Ladakh chiudono il festival. Il film tutto italiano “Guerra all’Amazzonia” (domenica 6 marzo, mattina) documenta un viaggio attraverso il Brasile per raccontare come gli incendi e il disboscamento illegale stiano vincendo la partita contro l’Amazzonia. E alla fine della giornata – e in chiusura del festival – presentato dal regista Nicolò Bongiorno, ci sarà il film “Songs of the Water Spirits” (domenica 6 marzo, pomeriggio): la descrizione di una profonda trasformazione sociale nel territorio indiano del Ladakh, ai piedi dell’Himalaya, connotato da antiche tradizioni che rischiano di essere cancellate da uno sviluppo troppo rampante, che mette a rischio l’ambiente e snatura la cultura locale.


Dario Di Blasi, direttore artistico di Firenze Archeofilm
Premi e giurie. Al termine della manifestazione saranno assegnati i seguenti riconoscimenti: il premio “Firenze Archeofilm” al film più votato dal pubblico; il premio “Università di Firenze”; il premio “Museo e Istituto Fiorentino di Preistoria Paolo Graziosi” al miglior film di archeologia preistorica e il premio “Archeologia Viva” per la comunicazione del patrimonio ambientale. “Il cinema”, dichiara il direttore artistico di Firenze Archeofilm Dario Di Blasi, “è uno strumento formidabile per raccontare la storia in modo approfondito e coinvolgente. Trasmette conoscenza, cultura, sapere scientifico. Il mondo antico aspetta di essere raccontato, non solo descritto”.





Al Parco borbonico vanvitelliano del Fusaro a Bacoli (Na) è tutto pronto per la prima edizione del FAB, festival dell’archeologia di Bacoli, dal 6 all’8 ottobre 2023, diretta da Nicola Barile e organizzata da Giovanni Parisi e Giovanni Calvino per TILE Storytellers, con il contributo della Regione Campania e della Fondazione Film Commission Regione Campania. Con un sottotitolo significativo: rassegna favolosa del cinema archeologico. “I Campi Flegrei sono un luogo unico al mondo”, spiega Dario Di Blasi, chiamato dal Comune di Bacoli a creare questo evento per la sua esperienza pluridecennale nel campo del cinema archeologico. “Qui il mare custodisce antiche città sommerse e ville sontuose di potenti imperatori. Qui la terra si alza e si abbassa, come un lungo, gigantesco respiro; e qui un lago può nascondere l’ingresso al mondo dei morti. Qui i vulcani nascono nell’arco di una sola notte e il loro calore genera sbuffi di vapore e acque termali. Qui le sibille leggevano il futuro degli uomini. Vi sembra che stiamo esagerando con la fantasia? Niente affatto. La magia dei Campi Flegrei è dovuta all’opera della natura e dell’uomo, non alla fantasia, perciò… Non è fantasia, è magia!”. Anche l’acronimo della rassegna, FAB, Festival dell’Archeologia di Bacoli, gioca su questo concetto, perché in inglese “FAB” vuol dire favoloso, fantastico (e il pensiero corre ai Fab Four, i Fantastici Quattro): “Per questo FAB si presenta come Rassegna favolosa del cinema e della cultura archeologica”.
L’evento si svolge nel Complesso Borbonico del Fusaro con proiezioni nella Sala dell’Ostrichina, dibattiti ed eventi si alterneranno tra la panoramica terrazza dell’Ostrichina e il Parco gestito dal Centro Ittico Campano. Per tutta la durata della rassegna ci sarà la mostra su Plinio il Vecchio a cura di Nicola Barile e Sara Saetta all’interno della Casina Vanvitelliana. In programma dodici film, provenienti anche da Francia, Spagna, Iran e Turchia, che verranno valutati da una giuria di esperti del settore e dal pubblico.




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