Pantelleria. Inaugurate due mostre di tesori archeologici rispettivamente all’aeroporto e al museo Vulcanologico, in attesa di vederli esposti definitivamente nel Castello Medievale, interessato da lavori di messa in sicurezza

La sala dell’aeroporto di Pantelleria allestita con reperti archeologici dell’isola (foto regione siciliana)

Un momento dell’inaugurazione della sala-museo all’aeroporto di Pantelleria (foto regione siciliana)
I tesori archeologici dell’Isola di Pantelleria, recuperati durante gli scavi nell’Acropoli di San Marco, da sabato 6 agosto 2022 sono esposti nell’Aeroporto di Pantelleria, all’interno di un’ampia Sala già dedicata ai tesori sommersi recuperati dalla soprintendenza del Mare della Regione Siciliana. Una seconda esposizione è allestita nei locali del museo Vulcanologico di Punta Spadillo con i reperti provenienti dal sito preistorico di Mursia. Le due esposizioni sono state inaugurate sabato 6 agosto 2022, alla presenza dell’assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana Alberto Samonà, con una cerimonia che si è svolta prima all’aeroporto e poi al museo vulcanologico. Erano presenti, tra gli altri, il direttore del parco archeologico di Selinunte Cave di Cusa e Pantelleria, Felice Crescente; la direttrice del parco nazionale di Pantelleria, Sonia Anelli; il sindaco Vincenzo Campo.

Le cosiddette Tre teste di Pantelleria, che raffigurano Giulio Cesare, l’imperatore Tito e Antonia Minore (foto regione siciliana)
L’allestimento nelle due strutture consente di esporre importanti reperti, liberando i locali del Castello Medievale di Pantelleria che saranno interessati da lavori di messa in sicurezza e di manutenzione straordinaria, offrendo ai turisti in visita nell’Isola e a tutti quanti l’opportunità di entrare immediatamente in contatto con il patrimonio culturale proveniente dal territorio. Un modo per stimolare la conoscenza dei luoghi da cui i reperti provengono. Tra quelli di maggiore interesse, nella sala dell’aeroporto, spiccano le Teste di Pantelleria, tre teste in marmo del I secolo d.C. rinvenute durante gli scavi nel sito di San Marco, i “ritratti imperiali” che raffigurano Giulio Cesare, l’imperatore Tito e Antonia Minore. Teste che da anni non venivano esposte. Il museo Vulcanologico ospita, invece, un’importante selezione di reperti ritrovati negli anni nel sito archeologico di Mursia. Per quest’ultimo allestimento, importante la collaborazione dell’archeologa Valeria Silvia che ha allestito uno spazio interamente dedicato al villaggio dell’Età de Bronzo di Mursia dove le vetrine presenti costituiscono una prosecuzione concettuale con le sale dedicate alla geologia.

Veduta dall’alto del sito preistorico di Mursia a Pantelleria (foto regione siciliana)
“I reperti che esponiamo in questi due nuovi allestimenti”, sottolinea l’assessore dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, Alberto Samonà, “ci danno la possibilità di far conoscere importanti testimonianze del patrimonio archeologico che offre Pantelleria, isola ricca di storia e custode di luoghi unici al mondo. Il parco archeologico di Selinunte, Cave di Cusa e Pantelleria e la soprintendenza del Mare intendono valorizzare al massimo l’Isola e l’iniziativa che presentiamo è un tassello di questo lavoro che stiamo portando avanti”. E continua: “Naturalmente vocata al turismo e alla cultura per la sua storia, i suoi itinerari naturalistici e per il ricco patrimonio culturale, archeologico, etnoantropologico, paesaggistico e ambientale, l’Isola di Pantelleria è un unicum a livello mondiale da preservare e custodire. Questi reperti raccontano una storia antica e affascinante. Pantelleria è un’isola meravigliosa e vogliamo puntare sempre di più su cultura e turismo, nonostante gli sbarchi di migranti, che negli ultimi tempi si sono moltiplicati, destino non poca preoccupazione”. L’iniziativa è stata possibile anche grazie anche alla preziosa collaborazione dei responsabili delle missioni archeologiche presenti sull’isola, Maurizio Cattani e Thomas Schaeffer, che con la loro attività e competenza hanno contribuito ad offrire, attraverso l’esposizione, la possibilità di mostrare al pubblico, in una sede temporanea, testimonianza dei reperti più rappresentativi provenienti dagli scavi, nell’attesa di vederli nuovamente collocati nei locali del Castello Medievale, sede elettiva della loro esposizione.

Un’anfora rinvenuta nelle acque di Pantelleria durante le ricerche di archeologia subacquea della soprintendenza del Mare (foto regione siciliana)
Importante sottolineare l’azione congiunta svolta dalle istituzioni dell’isola, in particolare l’Aeronautica Militare per il supporto tecnico-logistico, la Marina Militare per l’ospitalità offerta ai reperti da tenere in deposito, all’Enac che ha offerto la disponibilità di un locale di grande visibilità per l’esposizione dei reperti più significativi della soprintendenza del Mare di provenienza subacquea e del parco archeologico di Selinunte Cave di Cusa e Pantelleria provenienti dall’Acropoli di San Marco, nonché al parco nazionale con il quale è operativo già dallo scorso anno un protocollo di collaborazione e con il quale si è condiviso un percorso che ha portato alla musealizzazione temporanea nei locali del museo Vulcanologico di Punta Spadillo. Un prezioso contributo è stato fornito dal commissario del parco archeologico di Selinunte Cave di Cusa e Pantelleria, l’archeologo Roberto La Rocca.
Sassari. Riapre il museo nazionale Archeologico ed Etnografico “Giovanni Antonio Sanna”, chiuso dal 3 dicembre 2018 per lavori di riallestimento, ristrutturazione e restauro. Ecco tutte le novità

L’ingresso del nazionale Archeologico ed Etnografico “Giovanni Antonio Sanna” a Sassari (foto drm-sardegna)
Poco più di un anno fa, era il 19 giugno 2021, al museo nazionale Archeologico ed Etnografico “Giovanni Antonio Sanna” di Sassari, chiuso dal 3 dicembre 2018 per lavori di riallestimento, ristrutturazione e restauro, riapriva la sezione Etnografica nel Padiglione Clemente con la mostra-evento “Sulle tracce di Clemente”, ideata e realizzata da Antonio Marras. La mostra, aperta per oltre un anno fino al 30 settembre 2022, avrebbe accompagnato il pubblico alla riapertura del museo nazionale Archeologico ed Etnografico “Giovanni Antonio Sanna” di Sassari che rappresenta la più importante istituzione museale della Sardegna settentrionale. E ora siamo arrivati al momento tanto atteso.

Una fase dell’allestimento del museo nazionale Archeologico ed Etnografico “Giovanni Antonio Sanna” di Sassari (foto drm-sardegna)
Mercoledì 3 agosto 2022 il museo Sanna riapre ai visitatori. Il giardino del Museo ospiterà l’inaugurazione del nuovo allestimento, realizzato in seguito ai lavori che hanno interessato diversi ambienti della struttura museale. Dopo l’inaugurazione sarà possibile visitare il Museo dalle 20 alle 23. La direttrice della Direzione regionale Musei Sardegna, Luana Toniolo, la direttrice del museo, Elisabetta Grassi, e il segretario regionale, Patricia Olivo, illustreranno il progetto del nuovo allestimento e le future attività. Interverrà il direttore della Direzione generale Musei, prof. Massimo Osanna. Le attività di recupero e riallestimento degli ultimi anni sono state portate avanti da diversi Uffici del ministero della Cultura: il Segretariato regionale del ministero della Cultura per la Sardegna con un progetto di riqualificazione del museo e l’allestimento della sala centrale del Padiglione Castoldi, a cura dell’archeologa Gabriella Gasperetti e dell’architetta Francesca Condò; e la Direzione regionale Musei Sardegna, che negli ultimi mesi ha avviato un piano di lavoro per l’allestimento temporaneo dell’intero complesso museale, restituendo alla città i reperti più importanti del Museo Sanna. Una nuova veste, moderna e funzionale, riqualifica gli spazi e i percorsi di visita e da forma ad un museo sempre più partecipato ed inclusivo: la “casa” della città. Spazi e percorsi di visita sono stati progettati con l’obiettivo di realizzare un museo partecipato ed inclusivo.

Vasi esposti nelle vetrine del museo nazionale Archeologico ed Etnografico “Giovanni Antonio Sanna” di Sassari (foto drm-sardegna)
Ecco le principali novità. MUSEO La sala centrale del museo storico, sotto una veste completamente nuova, è dedicata all’archeologo Vincenzo Dessì, studioso, esperto di numismatica e appassionato collezionista, con l’allestimento della sua collezione di beni archeologici. SALA CONFERENZE Una nuova sala conferenze, prima interna alle sale espositive, è stata realizzata in un’ala adiacente al museo per dare più spazio alle ricche collezioni. LUCE Nuove vetrate daranno più respiro alle sale espositive, insieme ad un nuovo impianto di illuminazione. GIARDINO Anche nel giardino si potranno apprezzare i nuovi percorsi di visita tematici.
Napoli. Agosto al museo Archeologico nazionale: dai tesori dei depositi alla mostra sulla Sardegna. Il direttore Giulierini: “Un’occasione unica per abbronzarsi sotto il sole della cultura”. Il Mann sarà aperto a Ferragosto

Paolo Giulierini, direttore del museo Archeologico nazionale di Napoli, alla mostra “L’altro Mann. Depositi in mostra” (foto valentina cosentino)
Inizia agosto, il mese delle vacanze, di mare e spiagge assolate. Ma non solo. C’è anche un mare di cultura che ci aspetta, quello che offre il museo Archeologico nazionale di Napoli per agosto 2022: “Si possono fare viaggi incredibili e visitare luoghi misteriosi anche dentro un museo; ma c’è di più: solo in un museo possiamo viaggiare nel tempo”, commenta il direttore del Mann, Paolo Giulierini. “Per questo siamo aperti a tutti quegli esploratori curiosi che vogliano provare l’emozione di essere protagonisti di esperienze uniche tra l’Egitto, Pompei ed Ercolano, l’antica Grecia e Roma. L’estate è un’occasione unica per abbronzarsi sotto il sole della cultura”. Per tutto il mese, l’Archeologico sarà aperto tutti i giorni, eccetto il martedì (riposo settimanale), con i soliti orari (dalle 9 alle 19.30): il 7 agosto 2022, per l’iniziativa ministeriale della Domenica al Museo, l’ingresso sarà gratuito; a Ferragosto, ancora, cittadini e turisti potranno ammirare collezioni permanenti ed esposizioni in programma al Museo.

Bronzi e sculture “inediti” nella mostra “L’altro Mann. Depositi in mostra” (foto valentina cosentino)
Star della programmazione estiva del 2022 è l’allestimento “L’altro MANN”: nelle sale degli affreschi, cento reperti raccontano il lavoro di scavo negli immensi depositi dell’Archeologico. Manufatti spesso poco noti aprono, così, un interessante spaccato sulla vita alle falde del Vesuvio in epoca romana: suppellettili, decorazioni di giardini, arredi, affreschi e sculture delle domus raccontano una dimensione vivacissima, in cui arte e bellezza connotavano la vita quotidiana dei nostri antenati. A fine settembre, “L’altro MANN” avrà un ulteriore ampliamento con un focus sulle collezioni di tessili, ori e reperti di archeobotanica custoditi nei depositi museali.

Il salone della Meridiana al museo Archeologico nazionale di Napoli ospita la mostra “Sardegna. Isola megalitica” (foto mann)
Per chi resta in città e non rinuncia a viaggiare, anche simbolicamente, da non perdere la mostra “Sardegna Isola Megalitica”, unica tappa italiana di un percorso espositivo che ha coinvolto San Pietroburgo, Berlino e Salonicco: tra i duecento reperti in allestimento, nel salone della Meridiana si staglia il Pugilatore, uno dei Giganti di Mont’e Prama, per la prima volta concesso in prestito proprio in occasione del tour internazionale della mostra. A corredo del percorso archeologico, il MANN ospita l’experience Nuragica, che consente di camminare in un antico villaggio megalitico: basta affidarsi alle suggestive riproduzioni in scala e alla realtà virtuale. Sino all’11 settembre 2022, giorno di chiusura della mostra “Sardegna Isola Megalitica”, con un biglietto di uno dei siti del circuito Extramann, si accederà al Museo a prezzo ridotto.

Le sculture a forma di pipistrello realizzate da Ryan Mendoza al museo Archeologico nazionale di Napoli (foto valentina cosentino
New entry estiva, nella sala delle nature morte nella sezione Affreschi, è l’installazione di due sculture a forma di pipistrello realizzate da Ryan Mendoza: in dialogo con due portalucerne vesuviani (metà I sec. d.C.), che riproducono la rara iconografia dedicata a questo animale notturno, le opere rientrano nel percorso itinerante “The golden calf”, partito dal Palazzo Reale di Palermo. Per gli appassionati di arte contemporanea, la mostra “Capri Caput mundi” merita una sosta nel corridoio degli Imperatori: ventidue acquerelli di Sergio Rubino raccontano l’isola azzurra tra storia, mito e fantasia, in un suggestivo percorso curato da Manuela Schiano e Bruno Flavio.

La mostra “Sing Sing. Il corpo di Pompei” allestita nella sala della Villa dei Papiri al museo Archeologico nazionale di Napoli (foto luigi spina)
C’è tempo sino a fine settembre, ancora, per visitare la l’esposizione fotografica “Sing Sing. Il corpo di Pompei” di Luigi Spina e, nella sala del Plastico di Pompei, la retrospettiva sui manga realizzata in rete con Comicon. In atmosfera vacanziera, non può mancare all’appello l’originale percorso “Archeologia da spiaggia”, grazie a cui Maurizio Finotto trasforma in installazioni d’arte contemporanea alcuni oggetti di plastica ritrovati sui litorali italiani.
Lombardia. Emergenza siccità anche per i beni culturali: messe in sicurezza due imbarcazioni antiche emerse dal fiume Oglio e manufatti lignei di altri siti tra Cremona e Mantova. Individuata una palafitta dell’Età del Bronzo

Messa in sicurezza di due piroghe medievali sul fiume Oglio a isola Dovarese (Cr) (foto sabap-cr-mn)
Messe in sicurezza due piroghe medievali emerse dal fiume Oglio in secca. Il protrarsi della siccità che nel corso di questa estate ha colpito la Lombardia, tra gli altri consistenti danni, ha causato l’affioramento dall’alveo dei fiumi di strutture, reperti archeologici e manufatti antichi. La situazione di emergenza per la tutela è collegata non solo al rischio che i materiali vengano raccolti da soggetti non autorizzati, ma anche all’esposizione al sole che ne mette a repentaglio la conservazione, in particolare per i reperti lignei. È il caso di due imbarcazioni antiche, emerse dal fiume Oglio nel territorio di Isola Dovarese (CR), poco a valle del ponte “Tre martiri”. Si tratta di due piroghe, vale a dire imbarcazioni monossili ricavate da un unico tronco d’albero scavato, risalenti all’epoca medioevale. Di particolare rilievo risulta una delle due, della lunghezza di 11.50 m, perché presenta anche alcune costolature di rinforzo interne, raramente attestate fino a oggi.

Messa in sicurezza di una piroga medievale a Isola Dovarese (Cr) (foto sabap-cr-mn)
In seguito alla segnalazione dei volontari Auser (ex gruppo dell’ecomuseo di Isola Dovarese) e del sindaco di Isola Dovarese, la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Cremona Lodi e Mantova, stanziando parte dei fondi destinati alla tutela per il 2022, ha diretto un progetto di messa in sicurezza dei due scafi, consistente nel riseppellimento in alveo, una volta eseguita la documentazione e la campionatura dei manufatti.

Una fase della messa in sicurezza della piroga a Isola Dovarese (Cr) (foto sabap-cr-mn)
La delicata operazione, che ha avuto luogo il giorno 18 luglio 2022, progettata dallo Studio Associato di Ricerca Archeologica di Gattico (No) con l’intervento degli archeologi Fausto Simonotti, Andrea Montrasi e Alice Lucchini, dottoranda dell’università Ca’ Foscari di Venezia specializzata in questo tipo di evidenze, con il supporto tecnico della ditta Olli Scavi srl, è stata resa possibile dalla collaborazione di diversi soggetti, quali AIPO-ufficio di Mantova, il Parco Oglio sud, il Consorzio di Bonifica Navarolo, i gestori della centrale idroelettrica di Isola facenti capo alla FENENERGIA spa, il sindaco Gianpaolo Gansi di Isola Dovarese e i volontari Auser Rino Piseroni, Mauro Bernieri, Ferruccio Minuti, Pierluigi Migliorati e Luciano Sassi.

Dalle acque del fiume Oglio è affiorata una piroga medievale (foto sabap-cr-mn)
Parallelamente a questa, altre situazioni di affioramento sono state segnalate contemporaneamente alla Soprintendenza nella zona: a Piadena (CR) e ad Acquanegra sul Chiese (MN) altre imbarcazioni monossili e a fasciame sono parzialmente emerse dall’acqua, ma, a differenza di quelle di Isola Dovarese, il livello raggiunto dal fiume non ne pregiudicava la conservazione.

Palificazioni emerse in comune di Calvatone (Cr), presso la riva di un’ansa fluviale immediatamente a monte dell’oasi WWF “Le Bine” (foto sabap-cr-mn)
Più complesso è apparso invece il contesto individuato in comune di Calvatone (CR), presso la riva di un’ansa fluviale immediatamente a monte dell’oasi WWF “Le Bine”. La segnalazione, trasmessa dall’associazione Klousios – Centro Studi e ricerche basso Chiese, della presenza di una serie di palificazioni emerse dall’acqua e di abbondante materiale ceramico, ha permesso alla Soprintendenza di attivare la protezione del sito, con il coinvolgimento del sindaco di Calvatone, Valeria Patelli, del Comando Stazione Carabinieri di Piadena, del Comando Compagnia Carabinieri Casalmaggiore e l’aiuto nella sorveglianza di vari cittadini di Calvatone, Enrico Tavoni, Massimiliano Seniga, Francesco Cecere e dell’ispettrice onoraria e collaboratrice della Soprintendenza Daniela Benedetti.

Imbarcazione a fasciame emersa in comune di Calvatone (CR), presso la riva di un’ansa fluviale immediatamente a monte dell’oasi WWF “Le Bine” (foto sabap-cr-mn)
L’indagine archeologica condotta ha permesso di rilevare e posizionare una struttura composta da un centinaio di pali lignei, che vanno a comporre una piattaforma quadrangolare a centro fiume collegata alla riva da due pontili. Nei pressi è stata reperita un’imbarcazione a fasciame, ancora per la maggior parte interrata. La presenza di materiale ceramico di diverse cronologie, collegata allo scorrimento del fiume, non permette di datare con sicurezza la struttura, già individuata nel 2003 e allora interpretata come una palafitta ascrivibile ad un periodo compreso tra l’età del Bronzo Antico Finale e il periodo centrale del Bronzo Medio. Le campionature effettuate dai pali permetteranno tramite analisi dendrocronologiche e con l’utilizzo del C14 di comprendere meglio la datazione e il significato del contesto, che risulta in ogni modo di straordinaria rilevanza.
Trento. Al Muse, nella giornata “di mezza estate” dedicata alla preistoria, apre la mostra “Lascaux experience. La grotta dei racconti perduti” che offre un’esplorazione della grotta attraverso reperti, video e una coinvolgente esperienza virtuale
Una giornata dedicata alla preistoria. Con un momento clou: l’inaugurazione della mostra “Lascaux experience. La grotta dei racconti perduti”. Succede sabato 23 luglio 2022 a Trento al Muse – il museo delle Scienze. Torna infatti “Il MUSE di mezza estate” l’appuntamento estivo nel giardino del museo. Attività per famiglie, visite guidate, spettacoli e musica animeranno il grande giardino e le sale espositive del MUSE. Nel pomeriggio inaugurazione e visita della nuova mostra “Lascaux Experience. La grotta dei racconti perduti”. Ingresso gratuito in museo dalle 16. E fino alle 20 attività per famiglie a tema preistoria. Alle 18, inaugurazione mostra “Lascaux Experience. La grotta dei passi perduti”. L’esperienza VR collegata alla mostra Lascaux è a numero chiuso e su prenotazione da effettuare direttamente in museo il giorno dell’evento a partire dalle 16. Dalle 18.30 alle 21 e dalle 22.40 alle 24, visita libera alla mostra. Ingresso compreso nel biglietto MUSE. Esperienza in realtà virtuale all’interno della mostra (2 euro a persona) su prenotazione in loco fino a esaurimento posti. Alle 20, conferenza “La nascita dell’arte” con Fabio Martini, professore dell’università di Firenze. Alle 21, monologo teatrale “Antenati”, di e con Marco Paolini: un viaggio indietro nel tempo per immaginare il nostro futuro. Dalle 22.30 alle 24, dj set nel giardino MUSE.
“Lascaux experience. La grotta dei racconti perduti” dal 24 luglio 2022 all’8 gennaio 2023. La Grotta di Lascaux, Patrimonio Mondiale UNESCO, conserva oltre 6mila pitture risalenti a circa 20.000 anni fa, testimonianze uniche che raccontano la vita nella preistoria. La mostra offre un’esplorazione della grotta attraverso reperti, video e una coinvolgente esperienza virtuale. “Il 31 gennaio 2020 si inaugurò al Mann di Napoli l’Esposizione Lascaux, vi rimase nei 4 mesi sfortunati che videro i primi segni tremendi dell’epidemia”, ricorda Dario Di Blasi. “Ho collaborato in quell’occasione con il Mann ma soprattutto con la Società pubblica francese Semitour che gestisce le grotte Lascaux (originale e copie). Essendo cittadino onorario del Dipartimento della Gironde, Semitour mi propose allora d’interessarmi per far rimanere in Italia la copia della grotta, ne parlai con il Muse, museo della scienza e con il Mart, museo d’arte moderna e contemporanea, visto che Lascaux ha ispirato tanti artisti ma le dimensioni della copia erano troppo grandi per gli spazi disponibili e l’epidemia non accennava a diminuire. La “nuova” copia che arriva a Trento ha dimensioni minori e nuove tecniche di visione che permetteranno di entrare virtualmente in questo autentico santuario d’arte e Spiritualità” (vedi Al museo Archeologico nazionale di Napoli apre la mostra “Lascaux 3.0”: per la prima volta in Italia la copia della grotta di Lascaux, la “Cappella Sistina” dell’arte paleolitica, scoperta nella valle della Vézère (Dordogna) nel 1940 | archeologiavocidalpassato).
Era il 12 settembre 1940 quando, per recuperare il cagnolino Rabot che sembrava essere stato inghiottito dal buio, in una fessura tra i ginepri, quattro ragazzi, Marcel Ravidat, Jacques Marsal, Georges Agniel e Simon Coencas, si addentrano nel cunicolo che porta a una profondità misteriosa. È lì che scoprono per caso numerose pitture rupestri, che si sarebbe rivelato uno dei tesori più importanti dell’arte pittorica mondiale: oltre 600 pitture rupestri di quasi 18mila anni fa, capolavoro dell’Uomo di Cromagnon. Ecco buoi, vacche rosse, orsi, bisonti, cavalli, cervi, un rinoceronte, un liocorno, armi e trappole e un uomo-sciamano mascherato con la testa da uccello. Uno spettacolo incantevole che nel 2016 il Centro internazionale d’arte parietale ha riprodotto in Lascaux IV: l’intero insieme del sito originario (eccetto una sezione minima quasi inaccessibile), ovvero i 900 metri quadri affrescati e incisi. Ma dal 24 luglio 2022 per avere un’idea immersiva della Grotta di Lascaux non sarà necessario andare in Dordogna-Perigord. Basterà andare a Trento per un viaggio dentro la grotta di Lascaux grazie alla realtà virtuale.
“Antenati”. La nostra storia è un poema epico in codice, un cammino tortuoso, una saga senza paragoni e noi non siamo né la fine, né il fine di quella storia… A “MUSE di mezza estate”, alle 21, arriva “Antenati. The grave party”, di e con Marco Paolini, musiche Fabio Barovero, che ripercorre l’evoluzione della specie umana: un viaggio indietro nel tempo per immaginare il nostro futuro.
Valle dei Templi. Al via il XVIII Festival del Cinema Archeologico ad Agrigento: tre serate, sette film, una conversazione e ben tre premi. Ecco il programma
Tre serate, sette film, una conversazione e ben tre premi. Dal 18 al 20 luglio 2022, torna nella spettacolare cornice del Tempio di Giunone, il Festival del Cinema Archeologico ad Agrigento, l’importante rassegna che quest’anno vede la sua XVIII edizione, organizzata dal parco archeologico e paesaggistico Valle dei templi di Agrigento e realizzata con la collaborazione del RAM film festival di Rovereto.

Frame del film “The Islamic Baydha Project. Archaeology, Training and Community Engagement in the Petra Region / Il progetto Baydha islamica. Archeologia, formazione e impegno comunitario nella regione di Petra” di Micaela Sinibaldi
Programma, lunedì 18 luglio 2022, alle 21, apre il film “The Islamic Baydha Project. Archaeology, Training and Community Engagement in the Petra Region / Il progetto “Baydha islamica”. Archeologia, formazione e impegno comunitario nella regione di Petra” di Micaela Sinibaldi (Giordania, 2021; 22’). Segue il film “Le refuge oublié / Il rifugio dimenticato” di David Geoffroy (Francia, 2019; 52’). Chiude il film “A treasure – Petra, a symbol of multiculturalism in the Middle east / Un tesoro – Petra, simbolo di multiculturalismo in Medioriente” di Mathy Delphine (Francia/Belgio, 2019; 13’).

Frame del film “Narbonne, the second Rome / Narbona, la seconda Roma” di Alain Tixier
Martedì 19 luglio 2022, alle 19, premiazione IX edizione del Concorso Archeo Ciak; alle 21, apre il film “Narbonne, the second Rome / Narbona, la seconda Roma” di Alain Tixier (Francia, 2020; 89’). Chiude il film “Die Bronzen vom Quirinal in Rom / I bronzi del Quirinale a Roma” di Vinzenz Brinkmann e Elli Gabriele Kriesch (Germania, 2018; 14’).

Frame del film “Quand Homo sapiens faisait son cinema / Quando l’Homo sapiens faceva il suo cinema” di Pascal Cuissot e Marc Azema
Mercoledì 20 luglio 2022, alle 20, conversazione “Let’s dig again: dalla web radio al podcast. La ricerca archeologica si racconta” con Alessandro Mauro, archeologo e co-fondatore della web radio Let’s dig again e Claudia Beretta, giornalista e coordinatrice del RAM film festival di Rovereto. Alle 21, apre il film “Quand Homo sapiens faisait son cinema / Quando l’Homo sapiens faceva il suo cinema” di Pascal Cuissot e Marc Azema (Francia, 2015; 52’). Chiude il film “Embers of the sun / Braci del sole” di Zareh Tjeknavorian (Armenia, 2019; 12’). Seguono le premiazioni: al film più gradito al pubblico, al miglior film per la giuria di esperti, al premio RAM film festival.
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