Paestum. 10° International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad” 2024 promosso da Bmta e Archeo: ecco le 5 scoperte archeologiche del 2023 candidate. Cina: a Shaanxi una città perduta dell’età del Bronzo; Iraq: a Lagash una “taberna” di 5mila anni fa; Italia: a Roma il Teatro di Nerone; Regno Unito: a Londra un mausoleo romano; Sudan: a Dongola, dipinti murali cristiani. Sono già passati 9 anni dal sacrificio di Khaled al-Assad
2015-2024: già nove anni, tanti ne sono passati da quel 18 agosto 2015 quando Khaled al-Asaad, direttore degli scavi archeologici di Palmira, “la sposa del deserto” in Siria, pagò con la vita la difesa del patrimonio culturale. “Khaled al-Asaad è stato per quarant’anni il direttore degli scavi archeologici di Palmira”, lo ricorda l’archeologo Paolo Matthiae, lo scopritore di Ebla. “Era l’archeologo della città, ha collaborato con missioni di ogni Paese: dalla Francia alla Germania, dalla Svizzera all’Olanda, dagli Stati Uniti alla Polonia e da ultimo anche con l’Italia, con la missione statale di Milano. Era uno studioso completo, ma soprattutto era una persona tipica delle famiglie delle città del deserto. Questo tipo di uomini, come i beduini di un tempo, sono caratterizzati da una amabilità, da una cortesia e da un’ospitalità straordinaria che per loro è del tutto naturale. Non eccessiva, ma misurata e discreta, Khaled al-Asaad era una persona di grandissima amabilità, misura e gentilezza d’animo. Anche archeologi che non si occupano di quel periodo, cioè di antichità romane, andavano di frequente a Palmira in visita e la disponibilità di Khaled era totale. Era una personalità fortemente radicata nella città, ma per il carattere internazionale del sito che gestiva era una sorta di cittadino del mondo. In varie occasioni il suo nome era stato proposto per il ruolo di direttore generale delle antichità a Damasco, ma credo che lui preferisse rimanere a Palmira, una città con la quale si identificava. Khaled – conclude Mathhiae – era talmente sicuro di fare soltanto il suo mestiere che non riteneva di avere motivo di fuggire. E per come lo ricordo non era persona che temesse per la propria vita. Pur essendo in pensione, aveva quasi 82 anni, ha preferito rimanere nella sua città proprio perché ha capito che le antichità correvano dei rischi. E probabilmente ha immaginato che la sua indiscussa autorevolezza morale potesse proteggere maggiormente quello che c’era e c’è tuttora a Palmira: le rovine di un sito archeologico assolutamente straordinari per tutto il Mediterraneo e per tutto il mondo”.
Per ricordare il sacrificio di Khaled al-Asaad, la Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico di Paestum e la rivista Archeo hanno istituito un Premio annuale a lui intitolato, l’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad”, l’unico riconoscimento a livello mondiale dedicato al mondo dell’archeologia e in particolare ai suoi protagonisti, gli archeologi, che con sacrificio, dedizione, competenza e ricerca scientifica affrontano quotidianamente il loro compito nella doppia veste di studiosi del passato e di professionisti a servizio del territorio, assegnato in collaborazione con le testate internazionali media partner della Borsa: Antike Welt (Germania), arCHaeo (Svizzera), Archäologie in Deutschland (Germania), Archéologia (Francia), Current Archaeology (Regno Unito), Dossiers d’Archéologie (Francia).
Venerdì 1° novembre 2024, in occasione della XXVI Bmta, in programma dal 31 ottobre al 3 novembre 2024 a Paestum, sarà consegnato il premio, giunto alla decima edizione, alla scoperta archeologica tra le 5 scoperte archeologiche del 2023 finaliste. Sono: Cina: nella provincia dello Shaanxi una città perduta dell’età del Bronzo; Iraq: a Lagash una “taberna” di 5mila anni fa dell’antica Mesopotamia; Italia: a Roma il Teatro di Nerone; Regno Unito: a Londra nel quartiere di Southwark i resti di un mausoleo romano; Sudan: nel sito di Dongola, dipinti murali cristiani senza precedenti per la pittura nubiana. Inoltre, sarà attribuito uno “Special Award” alla scoperta, tra le cinque candidate, che avrà ricevuto il maggior consenso dal grande pubblico nel periodo 1° luglio – 1° ottobre 2024 sulla pagina Facebook della Borsa (www.facebook.com/borsamediterraneaturismoarcheologico).

9° International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad 2023: la consegna del premio ad Agnese Carletti, sindaco di San Casciano dei Bagni (foto bmta)
EDIZIONI PRECEDENTI. Nel 2015 il Premio è stato assegnato a Katerina Peristeri, responsabile degli scavi, per la scoperta della Tomba di Amphipolis (Grecia); nel 2016 all’INRAP Institut National de Recherches Archéologiques Préventives (Francia), nella persona del presidente Dominique Garcia, per la Tomba celtica di Lavau; nel 2017 a Peter Pfälzner, direttore della missione archeologica, per la città dell’Età del Bronzo presso il villaggio di Bassetki nel nord dell’Iraq; nel 2018 a Benjamin Clément, responsabile degli scavi, per la “piccola Pompei francese” di Vienne; nel 2019 a Jonathan Adams, responsabile del Black Sea Maritime Archaeology Project (MAP), per la scoperta nel Mar Nero del più antico relitto intatto del mondo; nel 2020 a Daniele Morandi Bonacossi, direttore della Missione Archeologica Italiana nel Kurdistan Iracheno e ordinario di Archeologia e Storia dell’Arte del Vicino Oriente Antico dell’università di Udine, per la scoperta di dieci rilievi rupestri assiri raffiguranti gli dèi dell’Antica Mesopotamia; nel 2021 alla scoperta di “centinaia di sarcofagi nella necropoli di Saqqara in Egitto”; nel 2022 a Zahi Hawass, direttore della missione archeologica che ha scoperto “la città d’oro perduta”, fondata da Amenhotep III, riaffiorata dal deserto nei pressi di Luxor; nel 2023 ad Agnese Carletti sindaco di San Casciano dei Bagni in rappresentanza dell’Amministrazione comunale titolare dell’area e a Jacopo Tabolli responsabile scientifico dello scavo per la scoperta delle 24 statue di bronzo di epoca etrusca e romana riaffiorate dal fango a San Casciano dei Bagni (provincia di Siena).
Cina: nella provincia dello Shaanxi una città perduta dell’età del Bronzo. Un’équipe di archeologi cinesi ha scoperto un’intera città dell’Età del Bronzo, uno dei più grandi siti della prima dinastia Shang mai scoperti e risalenti al 1600 a.C. fino al 1046 a.C. a Zhaigou, il più antico insediamento neolitico della regione, a circa 110 km a sud della città di Yulin nella provincia dello Shaanxi. Secondo gli archeologi la città è diffusa su 11 colline e copre più di 3 kmq, la più grande della regione, nonostante negli ultimi 1000 anni ben 13 antiche dinastie cinesi hanno avuto le loro capitali nello Shaanxi. Infatti, il sito contiene alcune delle tombe più ricche mai scoperte nella regione: ad oggi sono state identificate nove tombe aristocratiche con oltre 200 manufatti tra cui un pezzo di bronzo di un carro (il resto del quale ancora sepolto con i resti dei cavalli che un tempo lo trainavano), minuscoli orecchini in oro e giada, un uccello di giada finemente lavorato e una stella di bronzo fuso intarsiata con pezzi di turchese, un guscio di tartaruga lucidato, forse uno strumento di divinazione utilizzato per creare connessioni tra questo mondo e altri meno conosciuti. Gli archeologi pensano che la città dell’Età del Bronzo sia stata la capitale di uno stato separato assimilato dalla dinastia Shang, che aveva sede nella città di Yinxu. Si ipotizza che dopo la conquista regionale la nuova città abbia reso omaggio agli Shang e, sulla base delle scoperte finora, gli archeologi pensano che un intero insediamento con tombe, edifici centrali e botteghe artigiane attende di essere portato alla luce. Ceramiche finemente decorate e strumenti della prima agricoltura (vasi per bere in bronzo, ornamenti intarsiati con turchesi e pezzi di giada scolpita) sono stati precedentemente recuperati da questo sito, che offrono agli archeologi preziose informazioni sullo sviluppo sociale, culturale e tecnologico delle comunità preistoriche nella regione.
Iraq: a Lagash una “taberna” di 5mila anni fa dell’antica Mesopotamia. Una zona pranzo all’aperto con panchine, un forno, contenitori per la conservazione, antichi resti di cibo e persino un frigorifero di 5mila anni fa (denominato “zeer”, termine arabo che identifica la tecnica del vaso nel vaso per conservare bevande e alimenti) scoperti dagli archeologi dell’università di Pisa, coordinati da Sara Pizzimenti, associato di Archeologia e Storia dell’Arte del Vicino Oriente in collaborazione con l’equipe dell’università della Pennsylvania guidata dalla professoressa Holly Pittman negli scavi del “Lagash Archaeological Project”, che iniziati nel 2019 hanno riportato alla luce quella che potrebbe essere una taberna del 2.700 a.C. presso Tell al-Hiba (l’antica Lagash), a 24 km a est della città di Shatra, nel governatorato del Dhi Qar, nel sud dell’Iraq. Lagash con i suoi più di 400 ettari di estensione è una delle città-stato più antiche e più grandi della Mesopotamia meridionale e capitale dell’omonimo stato, occupata a partire dal quinto millennio a.C. e in gran parte abbandonata attorno al 2.300 a.C.; è stata uno dei più importanti snodi commerciali della regione, sede di un’intensa e variegata produzione artigianale e con immediato accesso a terreni agricoli. La scoperta dà nuova luce sullo studio dell’alimentazione e della cucina dell’antica Mesopotamia e sulla vita quotidiana di un quartiere popolare sumerico, probabilmente legato ad attività artigianali di produzione ceramica all’interno di quello che era un luogo pubblico per la produzione, distribuzione e consumo dei pasti, di conseguenza un tassello importante per ricostruire le conoscenze nel campo della produzione e distribuzione alimentare, economia alla base delle prime società complesse della storia dell’uomo.
Italia: a Roma il Teatro di Nerone. Nella corte di Palazzo Della Rovere, proprietà dell’Ordine del Santo Sepolcro di Gerusalemme (governatore l’Ambasciatore Ludovico Visconti di Modrone) e in affitto alla catena di alberghi Four Seasons, che qui sta realizzando il suo primo hotel a Roma, i lavori per la sua costruzione hanno riportato alla luce, dopo duemila anni sottoterra, una parte del teatro di Nerone, un lussuoso edificio di epoca imperiale situato a pochi metri dal Vaticano (vedi Roma. Sotto Palazzo della Rovere o dei Penitenzieri, a un passo da San Pietro, scoperto il Teatro di Nerone, noto dalle fonti antiche ma mai ritrovato, dove l’imperatore provava le sue esibizioni artistiche. Dopo gli studi sarà reinterrato | archeologiavocidalpassato). Dal 2020 sono in corso lavori di ristrutturazione sotto la direzione scientifica di Renato Sebastiani e proseguiti da Alessio De Cristofaro, archeologi della Soprintendenza Speciale di Roma, condotti sul campo dall’archeologa Marzia Di Mento. A cinque mt dall’attuale livello stradale sono stati rinvenuti la parte sinistra della cavea a emiciclo, la scenæ frons, con sontuose colonne lavorate di marmi pregiati, decorazioni a stucco con foglia d’oro e ambienti di servizio, forse depositi per costumi e scenografie, risalente al I secolo d.C., che anticamente sorgeva all’interno degli Horti di Agrippina maggiore, la grande tenuta della famiglia Giulio Claudia, dove Caligola aveva fatto costruire un grande circo per le corse dei cavalli e successivamente Nerone il teatro, la cui esistenza finora era stata citata solo da fonti letterarie antiche (Plinio, Svetonio, Tacito). Strutture architettoniche, elementi decorativi, sculture in marmo e un rarissimo capitello in alabastro, centinaia di oggetti del tempo, tra cui monete, utensili in osso lavorato, vetro e ceramica. Secoli di storia stratificati e tutti da analizzare da parte della Soprintendente Speciale di Roma, diretta da Daniela Porro, mentre i ritrovamenti architettonici saranno studiati e catalogati e, poi, ricoperti e interrati, considerando anche la presenza di una falda acquifera poco al di sotto, il solo modo per garantirne una corretta conservazione in futuro. Invece, gli elementi decorativi portati alla luce, comprese le colonne, saranno collocati all’interno dello storico palazzo a dare ancor maggiore valore al soggiorno di chi alloggerà nel lussuoso albergo, la cui apertura è prevista entro il Giubileo del 2025.
Regno Unito: a Londra nel quartiere di Southwark i resti di un mausoleo romano. L’équipe del Museum of London Archaeology (MOLA), che ha condotto lo scavo per conto di Landsec e Transport for London (TfL) nello stesso sito di “The Liberty of Southwark” dove nel febbraio 2022 sono stati rinvenuti alcuni dei mosaici romani più grandi mai trovati a Londra, ha portato alla luce il mausoleo romano più intatto mai scoperto nel Regno Unito, dove sono visibili le pareti e alcuni pavimenti interni, tra cui un suggestivo mosaico circondato da una piattaforma rialzata su cui erano poste le sepolture. Il mausoleo sembra aver subito modifiche significative durante la sua vita: gli archeologi, infatti, hanno scoperto un secondo mosaico direttamente sotto il primo, indicando che il pavimento della struttura è stato rialzato nel corso degli anni. I due mosaici sono simili nel disegno, con un fiore centrale circondato da un motivo di cerchi concentrici incastonati all’interno di un pavimento formato da piccole tessere rosse. A sorprendere anche i reperti che stanno riaffiorando dagli interni: oltre cento monete, preziose tegole decorative, strumenti in metallo e frammenti di ceramica. Nell’area circostante sono state rinvenute più di 80 sepolture romane, tutte prive di resti umani. Nei sepolcri sono stati trovati oggetti come perline di vetro e braccialetti di rame, ceramiche e persino un pettine d’osso. Sebbene il mausoleo sia stato quasi completamente smantellato, probabilmente in epoca medievale, i segni indicano che si trattava di un edificio alto forse due piani, che sarebbe stato fatto costruire per accogliere esponenti di famiglie ricche sulla scena della Londra romana.
Sudan: nel sito di Dongola, dipinti murali cristiani senza precedenti per la pittura nubiana. Gli archeologi Lorenzo de Lellis e Maciej Wyżgoł del Polish Centre of Mediterranean Archaeology dell’università di Varsavia, diretto dal prof. Artur Obłuski, hanno scoperto nel sito di Dongola (Tungul in antico nubiano, capitale della Makuria, uno dei più importanti stati africani medievali) un enigmatico complesso di stanze fatte di mattoni essiccati al sole, i cui interni erano ricoperti da scene figurative ritenute uniche per l’arte cristiana. Durante l’esplorazione di case risalenti al periodo Funj (XVI-XIX sec.) sotto il pavimento un’apertura conduceva a una piccola camera, le cui pareti erano decorate con rappresentazioni uniche (la Madonna, Cristo, una scena raffigurante un re nubiano, ancora Cristo e l’arcangelo Michele), una scena che non ha paralleli noti nella pittura nubiana. I dipinti sono accompagnati da iscrizioni, una delle quali in antico nubiano che contiene diverse menzioni di un re di nome David e una supplica a Dio per la protezione della città (David fu uno degli ultimi sovrani della Makuria cristiana e il periodo del suo governo segnò l’inizio della fine del regno, in quanto attaccò l’Egitto, che si vendicò invadendo la Nubia e Dongola venne saccheggiata per la prima volta nella sua storia). L’enigma più grande è il complesso di stanze in cui sono stati trovati i dipinti. La stanza con la scena dipinta, che mostra il re David, assomiglia a una cripta, ma è a 7 metri sopra il livello del suolo medievale, adiacente a un edificio sacro identificato come la Grande Chiesa di Gesù, che era probabilmente la cattedrale di Dongola e la chiesa più importante del regno di Makuria. Fonti arabe raccontano che l’attacco del re David all’Egitto sia stato istigato dalla Grande Chiesa di Gesù: l’arcivescovo di Dongola, proprio come Papa Urbano II, esortò dunque il re David a lanciare una crociata? Ulteriori scavi potrebbero fornire risposte a queste e ad altre domande sull’enigmatica struttura.
Al via l’evento zero della Rassegna internazionale del Cinema Archeologico organizzato da Petrafilm. Prima tappa al teatro Filo di Cremona, seconda al museo Archeologico Alto Mantovano di Cavriana (Mn): otto film in cartellone con una prima mondiale
L’hanno chiamato “evento zero”, perché Petrafilm di Petra Paola Lucini, che ne cura l’organizzazione, e Dario Di Biasi, che ne è il direttore artistico, hanno voluto partire in punta di piedi, ma la Rassegna internazionale del Cinema Archeologico di Cremona anche in questa anteprima di presentazione e lancio ha le carte in regola per una manifestazione di qualità, in vista della prima edizione in programma nel 2025. Due le tappe dell’evento zero: mercoledì 3 luglio 2024, al teatro Filo di Cremona; venerdì 5 luglio 2024 al museo Archeologico Alto Mantovano di Cavriana (Mn). In programma 5 proiezioni nel pomeriggio dalle 16 alle 19, e 3 in serata dalle 20.30 alle 22.30 per ogni location. Al termine del ciclo delle proiezioni: dibattito con i protagonisti (registi, autori, filmmaker). Un importante momento di condivisione tra gli ospiti / spettatori intervenuti. Ogni spettatore riceve una scheda di valutazione per la premiazione del filmato preferito che avviene a fine serata.

Il regista veneziano Alberto Castellani con la sua inseparabile telecamera in azione nel Vicino Oriente (foto mediavenice)
PROGRAMMA DI CREMONA – TEATRO FILO. Il pomeriggio, dalle 16 alle 19. Apre il film “Water is life” di Anil Gok (Turchia, 2023; 5’). L’acqua, un bene indispensabile da condividere sempre. Segue il film in anteprima mondiale “Giordania Biblica” di Alberto Castellani (Italia, 2024; 60‘). I luoghi dell’Antico e del nuovo Testamento, il fascino senza tempo di una terra antica, per storia archeologica e religiosa (vedi “Giordania, la terra dell’Alleanza. Alla scoperta dei luoghi dell’Antico e del Nuovo Testamento”: il regista veneziano Alberto Castellani svela in anteprima il suo nuovo film, un viaggio per scoprire oggi il fascino senza tempo di una terra antica tra religione e fede, storia e archeologia | archeologiavocidalpassato). Quindi il film “Uomini e dei: il Mare e il Sacro” di Massimo D’Alessandro (Italia, 2023; 43′). Nelle grotte di Sant’Eufemia, di fronte a Vieste, sono conservate più di 200 iscrizioni rupestri che narrano storie antiche. Testimonianza di secoli di vita, con reperti archeologici che coprono quasi mille anni di storia. Segue il film “I pozzi cantanti” di Alfredo e Angelo Castiglioni (Italia, 2009; 30′). Nell’Etiopia meridionale ci sono pozzi che sprofondano trenta metri nel sottosuolo. Uomini e donne portano in superficie l’acqua necessaria, mentre il loro canto scandisce il lavoro. Chiude il pomeriggio il film di animazione “Achille nell’isola di Sciro” (Spagna, 5′) e il film “La fuga di Achille. La battaglia finale”.

Locandina del film “Cahuachi. Labirinti nella Sabbia” di Petra Paola Lucini
La sera, dalle 20.30 alle 22.30. Apre il film “Le età della fortezza: Castel Beseno” di Stefano Benedetti e Oscar Sartori (Italia, 2007; 12’). Ricostruzione in 3D delle varie fasi storiche del Castel Beseno (per gentile concessione del Castello del Buonconsiglio di Trento). Segue il film “Cahuachi. Labirinti nella Sabbia” di Petra Paola Lucini (Italia, 2020; 48′). Un viaggio nel tempo e nei sogni di due persone che si incrociano. La ragazza che cura la torre di Cremona e il professor Orefici che riporta alla luce l’antica civiltà nel deserto di Nasca in Perù. Chiude il film “Anima Insulae” di Lorenzo Daniele (Italia, 2024; 50′). Il sito di Palikè, in Sicilia, già in epoca preistorica era ritenuto un luogo sacro. A partire dall’età arcaica si correda di strutture dedicate alla celebrazione dei rituali aggreganti.

Il film “Anima insulae. Nella terra dei Siculi” di Lorenzo Daniele
PROGRAMMA DI CAVRIANA – MUSEO ARCHEOLOGICO. Il pomeriggio dalle 16 alle 19. Apre il film “Water is life” di Anil Gok (Turchia, 2023; 5’). L’acqua, un bene indispensabile da condividere sempre. Segue il film in anteprima mondiale “Giordania Biblica” di Alberto Castellani (Italia, 2024; 60‘). I luoghi dell’Antico e del nuovo Testamento, il fascino senza tempo di una terra antica, per storia archeologica e religiosa. Quindi il film “I pozzi cantanti” di Alfredo e Angelo Castiglioni (Italia, 2009; 30′). Nell’Etiopia meridionale ci sono pozzi che sprofondano trenta metri nel sottosuolo. Uomini e donne portano in superficie l’acqua necessaria, mentre il loro canto scandisce il lavoro. Segue il film “Anima Insulae” di Lorenzo Daniele (Italia, 2024; 50′). Il sito di Palikè, in Sicilia, già in epoca preistorica era ritenuto un luogo sacro. A partire dall’età arcaica si correda di strutture dedicate alla celebrazione dei rituali aggreganti. Chiude il pomeriggio il film di animazione “Achille nell’isola di Sciro” (Spagna, 5′) e il film “La fuga di Achille. La battaglia finale”. Chiude il pomeriggio il film di animazione “Achille nell’isola di Sciro” (Spagna, 5′) e il film “La fuga di Achille. La battaglia finale”.

Frame del film “Uomini e dèi. Il mare e il sacro / Men and gods. The sea and the sacred” di Massimo D’Alessandro
La sera, dalle 20.30 alle 22.30. Apre il film “Carpentieri e falegnami nell’età del Bronzo” di Mario Piavoli (Italia, 2015; 24′). Il film illustra le fasi di lavoro, le tecniche costruttive e la fedele ricostruzione di alcuni elementi delle strutture abitative palafitticole di una popolazione vissuta nell’entroterra sud-gardesano migliaia di anni fa. Segue il film “Cahuachi. Labirinti nella Sabbia” di Petra Paola Lucini (Italia, 2020; 48′). Un viaggio nel tempo e nei sogni di due persone che si incrociano. La ragazza che cura la torre di Cremona e il Professor Orefici che riporta alla luce l’antica civiltà nel deserto di Nasca in Perù. Chiude il film “Uomini e dei: il Mare e il Sacro” di Massimo D’Alessandro (Italia, 2023; 43′). Nelle grotte di Sant’Eufemia, di fronte a Vieste, sono conservate più di 200 iscrizioni rupestri che narrano storie antiche. Testimonianza di secoli di vita, con reperti archeologici che coprono quasi mille anni di storia.
Torino. Al museo Egizio lo scrittore Christophe Boltanski dialoga con l’antropologo Marco Aime sul suo libro “King Kasai. Una notte coloniale nel cuore dell’Europa” (ADD Editore). Incontro in presenza e on line
Venerdì 10 maggio 2024, alle 18.30, nella sala conferenza del museo Egizio di Torino l’autore Christophe Boltanski dialoga con l’antropologo Marco Aime sul suo libro “King Kasai. Una notte coloniale nel cuore dell’Europa” (ADD Editore). Introduce Maria Elena Colombo, curatore del museo Egizio. L’ingresso è libero con prenotazione obbligatoria al link https://www.eventbrite.co.uk/e/891535074407/… L’incontro sarà trasmesso anche in streaming sulla pagina Facebook e sul nostro canale YouTube del museo. L’incontro è realizzato in collaborazione con ADD Editore.

Copertina del libro “King Kasai. Una notte coloniale nel cuore dell’Europa” (ADD Editore)
King Kasai. Una notte coloniale nel cuore dell’Europa. Benvenuti all’Africa Museum, un tempo Museo reale dell’Africa centrale, costruito per celebrare la gloria dell’impero coloniale belga e del suo re, Leopoldo II. È qui, in questo edificio maestoso oggi “de-colonizzato”, che Christophe Boltanski decide di passare una notte, visitandone i sotterranei, densi di stereotipi razzisti scolpiti nel marmo e nel bronzo, per poi riemergere nelle gallerie dove teche scintillanti racchiudono uccelli, pesci, rettili, primati, fino all’uomo-leopardo di Tintin. E King Kasai: cinque metri di altezza, sette di lunghezza, quattro zampe grosse come boe, due vele grigie spiegate al vento come orecchie e un centinaio di chili di avorio alla prua. Troneggia in disparte, lontano da tutto, arca simbolica della crudeltà di un tempo dimenticato. In “King Kasai” Boltanski segue a ritroso le orme del cacciatore che partecipò alla spedizione del Museo e uccise l’elefante, nel 1956, addentrandosi nell’oscurità di uno dei tanti “cuori di tenebra” dell’Occidente, densi di colpe un tempo impensabili, e ora appena ammissibili.

Christophe Boltanski, scrittore e giornalista
Christophe Boltanski è scrittore e giornalista; è stato corrispondente dalla Guerra del Golfo, da Gerusalemme, da Londra. La conversazione, dedicata al suo ultimo scritto, sarà incentrata sull’esperienza della notte che l’autore ha trascorso all’Africa Museum, a Bruxelles, affrontando una delle manifestazioni più eclatanti del colonialismo – pur in cerca di equilibrio – in Europa, accompagnato in quell’oscurità dalla lettura “Cuore di tenebra” di Conrad.
Bologna. Conferenza dell’archeologa Erika Vecchietti su “Algeria: la grandezza di Roma in Africa. Racconto di viaggio” proposta dal Gruppo Archeologico Bolognese con Insolita Itinera per il ciclo di incontri di primavera in presenza al “Giorgio Costa” e on line

Per gli incontri di primavera 2024 – in presenza e on line – del gruppo archeologico bolognese, martedì 7 maggio 2024, alle 20.30, al Centro Sociale G. Costa in via Azzo Gardino 48 a Bologna, la conferenza “Algeria: la grandezza di Roma in Africa. Racconto di viaggio” con Erika Vecchietti, archeologa classicista, che ha accompagnato personalmente il viaggio archeologico di Insolita Itinera in Algeria dal 13 al 21 aprile 2024. L’ingresso è libero, gratuito e aperto a tutti, fino a esaurimento dei posti disponibili. Sarà possibile seguire la conferenza anche online collegandosi da casa: basta iscriversi cliccando sul link della conferenza.

L’arco di Traiano nel sito archeologico di Timgad in Algeria (foto insolita itinera)

Panorama di Ghardaia, capitale della pentapoli mozabita, nel deserto del Sahara (foto insolita itinera)
L’Algeria del Nord è una regione di estremo interesse che offre al viaggiatore la possibilità di visitare alcuni dei siti archeologici tra i più belli del Nord Africa per monumentalità e stato di conservazione dei resti: Djamila, posta in uno splendido scenario tra le montagne, con edifici molto ben conservati; più a sud Tazoult, l’antica Lambaesis romana e quindi la famosa Timgad, forse la più bella città dell’Algeria romana, fondata dall’imperatore Traiano nel II secolo d.C. e dominata dall’imponente arco a lui dedicato; Cherchel, sito punico-romano, con lo splendido museo; Tipasa, sulla costa, con i resti che lambiscono le acque del Mediterraneo; Constantina, la “città dai cento ponti”. Trascorreremo anche due notti a Ghardaia, la capitale della pentapoli mozabita, nel cuore del paese dominato da sconfinati paesaggi desertici. Il viaggio si conclude con la visita di Algeri, la bella “città bianca” sul Mediterraneo, con la famosa qasba, un labirinto di vicoli e case pittoresche. Un viaggio attraverso civiltà di grande fascino, realizzato da Insolita Itinera in collaborazione con il Gruppo Archeologico Bolognese.
Bologna. Conferenza delle archeologhe Anna Serra e Silvia Romagnoli su “Bulgaria nelle antiche terre dei Traci. Racconto di viaggio” proposta da Gruppo Archeologico Bolognese per il ciclo di incontri di primavera in presenza al “Giorgio Costa”. Con una novità: è anche on line
“Bulgaria nelle antiche terre dei Traci. Racconto di viaggio” è il tema della nuova conferenza proposta dal Gruppo archeologico Bolognese. Col primo trimestre 2024 sono infatti ripresi gli incontri del Gabo con una grande novità: le conferenze non solo saranno in presenza come da tradizione al Centro Sociale Ricreativo Culturale Giorgio Costa, in via Azzo Gardino 48 a Bologna, ma alle 20.30 (l’orario solito è stato anticipato di una mezz’oretta per non finire troppo tardi), ma anche on line. Ci si potrà quindi collegare anche da casa e seguire l’incontro da remoto. Per farlo è facile: basta iscriversi cliccando sul link di ogni conferenza. Il primo incontro era stato martedì 19 marzo 2024 con l’archeologa Erika Vecchietti su “La residenza privata – “specchio” del dominus – in area vesuviana”.

Affreschi all’interno di una tomba tracia a Kazanlak in Bulgaria (foto insolita itinera)
Il secondo incontro, martedì 9 aprile 2024, alle 20.30, sarà con le archeologhe Anna Serra e Silvia Romagnoli appunto su “Bulgaria nelle antiche terre dei Traci. Racconto di viaggio”. Per seguire on line ecco il link: Partecipa online. Il tema proposto è quello del viaggio archeologico proposto da Insolita Itinera alla scoperta del vastissimo patrimonio storico e artistico del fiero popolo degli antichi Traci e dei gloriosi regni slavi sorti nel corso dei secoli in questa stupenda regione dei Balcani. La Tracia𝐚 è una regione storica che in antichità occupava una vasta area nei Balcani orientali, tra il Mar Nero e il Mar Egeo, un vero e proprio crocevia di culture e civiltà, ma anche terra d’origine del fiero popolo dei Traci, che ci ha lasciato manifestazioni artistiche di livello altissimo. La massima espressione dello sviluppo raggiunto dalla cultura tracia è rappresentata negli affreschi e nelle architetture delle tombe dei sovrani, soprattutto di quelle presenti nella valle di Kazanlak. Qui si trovano oltre 1500 tumuli, di cui solo 300 sono stati studiati finora. L’attuale Bulgaria, erede della Bulgaria degli antichi Traci, ha visto regni e imperi sorgere e cadere, lasciando profonde tracce nelle tradizioni religiose locali. La scomparsa dei Traci come popolazione autonoma iniziò quindi proprio con l’invasione da parte di Slavi e Bulgari a partire dal VI secolo. La Tracia divenne un importante distretto agricolo dell’Impero bizantino, prima, e dell’Impero ottomano, poi, fino all’indipendenza del 1877-1878 che permise alla Bulgaria degli antichi Traci di entrare nella scena dei grandi stati nazionali della storia d’Europa.

Panorama del sito dell’antica città romana di Timgad, in Algeria, dominato dall’arco di Traiano (foto insolita itinera)
I prossimi incontri. Martedì 7 maggio 2024, alle 20.30, “Algeria: la grandezza di Roma in Africa. Racconto di viaggio” con Erika Vecchietti e Silvia Romagnoli. Per seguire da casa on line il link Partecipa online. E martedì 28 maggio 2024, alle 20.30, “Le forme di libertà nel mondo antico” con Erika Vecchietti. Per seguire da casa on line il link Partecipa online.
Bologna. All’università, e on line via Teams, due seminari su “Riscoprire la Tunisia romana. Cartagine e Thugga” con Silvia Bullo (université de Carthage)

Il teatro romano di Thugga in Tunisia (foto graziano tavan)
“Riscoprire la Tunisia romana. Cartagine e Thugga”: nelle giornate di mercoledì 3 e venerdì 5 aprile 2024, nella sede di S. Giovanni in Monte del dipartimento di Storia culture civiltà dell’università di Bologna, la professoressa Silvia Bullo (université de Carthage) terrà, su invito della professoressa Antonella Coralini, due seminari dedicati alle città della Tunisia romana. Casi di studio, Cartagine e Thugga: il 3 aprile 2024, ore 13-15, aula Fumagalli, “Che cosa resta di Cartagine?”; il 5 aprile 2024, ore 13-15, aula Fumagalli, “Thugga: da capitale numida a colonia romana”. Entrambi i seminari potranno essere seguiti anche via Teams, nell’aula virtuale del corso di Archeologia e storia dell’arte romana (prof.ssa Antonella Coralini).
Padova. Al Liviano la conferenza internazionale “Limes Numidicus. Researches along the Roman frontier of Algeria”, in presenza e on line. Due giornate sull’archeologia e il paesaggio delle aree limitanee dell’Algeria romana su due scale differenti: dalle ricerche che il Dipartimento Beni Culturali sta conducendo sul sito di Gemellae sul limes romano, alle tematiche della tutela e della valorizzazione del patrimonio culturale della Numidia romana

Conferenza internazionale “Limes Numidicus. Researches along the Roman frontier of Algeria”: appuntamento a Padova il 29 e il 30 novembre 2023, in sala Sartori al Palazzo Liviano dell’università di Padova in piazza Capitaniato 7. Le due giornate si focalizzano sull’archeologia e il paesaggio delle aree limitanee dell’Algeria romana a due scale differenti. La prima giornata sarà dedicata alle ricerche che il Dipartimento Beni Culturali sta conducendo sul sito di Gemellae, importante caposaldo del tratto del limes romano che si appoggia alle propaggini del pre-Sahara nell’area degli Ziban / Oued Djedi, a Sud dell’attuale Biskra (la Vescera romana); la seconda giornata prevede interventi di più ampio respiro da parte di docenti algerini delle facoltà di Architettura e di Archeologia, degli Enti algerini di ricerca e dei rappresentanti della scuola inglese e tedesca, incentrati sulle tematiche della tutela e della valorizzazione del patrimonio culturale della Numidia romana. Sono invitati a partecipare i dottorandi, gli specializzandi, gli studenti e tutti gli interessati. La conferenza può essere seguita anche on line su ZOOM https://unipd.zoom.us/j/81974942733.
PROGRAMMA 29 NOVEMBRE 2023 – DBC’s researches at the site of Gemellae: 14.30, apertura; 14.40, Paola Zanovello, Jacopo Turchetto (università di Padova) “The site of Gemellae: the historical and topographic framework”; 15, Andrea Meleri (università di Padova) “Gemellae 1857-1977: 120 years of researches”; 15.20, Jacopo Turchetto, Caterina Previato (università di Padova) “The urbanistic organisation”; 15.40, Caterina Previato (università di Padova) “Construction techniques, materials and their supply”; 16, pausa; 16.30, Emanuela Faresin, Francesca Adesso, Giuseppe Salemi (università di Padova) “Gemellae: from invisible to visible. Virtual reconstractionproposals”; 16.50, Giovanni Cagnoni (università di Padova) “From historical researches to current participatory valorization projects”; 17.10, Armando De Guio (università di Padova) “How to marry a Berber princess … or a Berber shepherd: flying into the future in the blue Baradez’s skies”; 17.30, discussion.
PROGRAMMA MATTINO 30 NOVEMBRE 2023 – Researches in Roman Numidia: 9, Alan Rushworth (The Archaeological Practice Ltd in Newcastle upon Tyne) “The Limes Gemellensis: current knowledge and questions”; 9.20, Yacine Rabah Hadji (Université d’Alger 2) “Archaeological sites in the Limes Numidiensis, some questions and thoughts”; 9.40, Steve Bödecker (LVR Bonn), Eckhard Deschler-Erb (University of Cologne) “The ‘fabrica’ of the legionary fortress of Lambaesis; the re-discovered documentation of unpublished excavations of 1972/1973: first results and outlook”; 10, Yasser Nassim Benzagouta, Meriem Seghiri (CRAT, Algerie) “New technologies as means to preserve Heritage in the face of natural and anthropogenic risks”; 10.20, discussion; 11, pausa; 11.30, Souad Slimani, Hanane Kherbouche (Université de Constantine 2) “L’eau et le Limes dans le Hodna”; 11.50, Ahecine Zineddine Saouli, Aomar Dali, Rachida Dali (Université de Biskra) “Heritage protection plans (PPMVSA) as a strategy of protecting Roman sites alongside the Limes in Algeria”; 12.10, Fatima Zohra Bahloul (Université de Batna 1) “The Roman forum of Timgad: a new survey and preliminary analysis”; 12.30, discussion.
PROGRAMMA POMERIGGIO 30 NOVEMBRE – Roman ambiences: new perspectives: 15, Azeddine Belakehal (Université de Biskra) “Reading Roman ambiences from antique visual resources”; 15.20, Hana Djouadi (Université de Biskra) “Roman baths: Ambiences and architectural devices”; 15.30, Asma Achraf Zendagui (Université de Biskra) “Roman domestic ambiences: State of the art”; 15.40, Manal Ghenai (Université de Biskra) “The Roman forum’s ambiences: The cinematographic imagination”; 15.50, Racha Mokrane (Université de Biskra) “The dome as a symbol of the Divine light: Virtual restitution of the Authentic Ottoman Ketchaoua mosque’s dome in Algiers”; 16, Ouiem Guergueb (Université de Biskra) “Locational interrelations between Berber collective granary citadels and Roman forts in the Aurès massif”; 16.10, Dorsaf Zid (ENAU Tunis) “Survivals of Antique ambiences in the place of the Roman basins in Gafsa, Tunisia”; 16.20, Nour Ben Dali (ENAU Tunis) “Roman sacred buildings in the Maghreb: ambiences related specificities”; 16.30, pausa; 17, tavola rotonda e discussione finale.
Bolzano. Si è spento a 83 anni Lucio Rosa, regista, documentarista, giornalista: “Un veneziano con l’Africa nel cuore”. Nato a Venezia, dal 1975 aveva fondato Studio Film TV: oltre 250 produzioni tra documentari, reportage fotografici, programmi televisivi. E un desiderio che non ha potuto esaudire: tornare nell’amata Africa, off-limits dopo le primavere arabe

Il regista Lucio Rosa tra i Mursi in Etiopia (foto lucio rosa)
L’Africa perde un amante. Venezia un veneziano che non ha mai dimenticato la sua città natale. Il cinema archeologico, ma non solo, un grande regista. Io perdo un amico. Lucio Rosa, regista, documentarista, giornalista, si è spento il 2 novembre 2023 a Bolzano, dove dal 1975 aveva fondato STUDIO FILM TV, azienda di produzione cinematografica e televisiva. Ha compiuto 83 anni il 1° maggio: era nato a Venezia nel 1940. I funerali alle 14.25 martedì 7 novembre 2023 direttamente al cimitero di Bolzano. I primi allarmi sul suo stato di salute me li aveva confidati lui stesso poco più di un anno fa. “Caro Graziano, devo rallentare un po’ la mia attività. Mi si è aggravato un vecchio problema ai polmoni. Qualche volta l’ossigeno scarseggia, e ciò mi limita. Sono pieno di voglia di fare”. Mostre fotografiche, film, nuove esperienze: idee e progetti non gli sono mai venuti meno. Ma ce n’era uno che rimaneva il suo desiderio e il suo cruccio: tornare nella sua amata Africa, naturalmente con la sua altrettanto amata Anna, la moglie che lo ha accompagnato e sostenuto in tutti i suoi viaggi, e che ora lascia nel dolore. Se da più di dieci anni non aveva più messo piede in Libia, in Etiopia, in Mauritania, non era per l’età ma per la situazione geo-politica che si è creata in seguito alle primavere arabe.

Il regista Lucio Rosa accanto alle foto della sua mostra allestita all’interno del museo Etnografico di Licodia Eubea (foto Graziano Tavan)
Il materiale edito di Lucio Rosa è notevole, oltre 250 produzioni tra documentari, reportage fotografici, programmi televisivi, che hanno ottenuto numerosi riconoscimenti a livello nazionale e internazionale. Da “Uomini di pietra. Statue stele e massi incisi dell’età del Rame nell’arco alpino meridionale” a “L’ultima cena di Oetzi”, da “Bilad Chinqit. Il paese di Cinguetti” a “Il segno sulla pietra. Il Sahara sconosciuto degli uomini senza nome”; da “Babinga. Piccoli uomini della foresta” a “Pokot. Un popolo della savana”: tanto per citare qualche titolo.

Il ritaglio dell’articolo sul Gazzettino su “Un veneziano con l’Africa nel cuore” che Lucio Risa gradì particolarmente

Il regista Lucio Rosa (a sinistra) intervistato da Beppe Mora (foto Upad)
C’è un filo conduttore che lega moltissimi dei lavori prodotti da Lucio (e Anna): l’Africa. E proprio un titolo a un mio articolo pubblicato nell’agosto 2004 sulla pagina della Cultura de Il Gazzettino “Un veneziano con l’Africa nel cuore” che annunciava il nuovo viaggio tra Libia e Algeria per girare immagini e testimonianze che avrebbero poi dato vita, due anni dopo, al film “Il segno sulla pietra. Il Sahara sconosciuto degli uomini senza nome”, sarebbe diventato per Lucio il suo refrain nel quale si identificava e che amava “citare” in ogni occasione, come nel 2021 nell’intervista di Beppe Mora per la serie “Uno dei nostri grandi”, ospite della Fondazione Upad di Bolzano (vedi Bolzano dedica un’intervista a Lucio Rosa (“Uno dei nostri grandi”): oltre 65 anni di carriera tra cinema e fotografia: “Il ragazzo con la Nikon” si racconta con l’entusiasmo e la passione di sempre. L’intervista è on line sui canali social di Upad | archeologiavocidalpassato).

Il regista Lucio Rosa, il “ragazzo con la Nikon (foto lucio rosa)
È il gennaio 2019 quando Lucio Rosa, assemblando migliaia di foto di antichi villaggi, antiche dimore, antichi magazzini berberi, realizza “Il ragazzo con la Nikon”, un film di 30 minuti, rigorosamente in bianco e nero, senza riprese ma montato con le fotografie da lui realizzate in Libia nel corso degli anni, omaggio d’amore alla Libia, per lui dal 2013 irraggiungibile. Dietro il grande obiettivo della sua Nikon fa capolino Lucio “un giovane” che lancia un messaggio di speranza all’inizio dell’anno: “Oggi sono giorni bui. Ma verrà la luce e ritornerò da te, cara Libia”. Il tempo non gliel’ha permesso (vedi Il regista Lucio Rosa regala un messaggio di speranza al 2019 con il nuovo film “Il ragazzo con la Nikon”, realizzato assemblando migliaia di foto di antichi villaggi, antiche dimore, antichi magazzini berberi: omaggio d’amore alla Libia che oggi per lui è “irraggiungibile” | archeologiavocidalpassato).

Vita in un accampamento Babinga (foto Lucio Rosa)
Non potendo tornare in Africa, le sue ultime produzioni hanno puntato a denunciare la grave situazione in cui versano alcune popolazioni dell’Africa a rischio estinzione nell’indifferenza generale. Nel 2019 a Bolzano la mostra-denuncia “Addio Babinga, piccoli uomini della foresta” su un popolo di pigmei dell’Africa centrale cancellato dalla storia (vedi “Addio Babinga, piccoli uomini della foresta”: a Bolzano mostra fotografica-denuncia di Lucio Rosa su un popolo di pigmei dell’Africa centrale cancellato dalla storia | archeologiavocidalpassato). E nel 2020, sempre a Bolzano, la mostra “ETIOPIA. Lontano, lungo il fiume”, reportage sui gruppi etnici (molti a rischio estinzione) che popolano la bassa valle del fiume Omo (vedi “ETIOPIA. “Lontano”, lungo il fiume”: a Bolzano la mostra fotografica di Lucio Rosa, reportage sui gruppi etnici (molti a rischio estinzione) che popolano la bassa valle del fiume Omo | archeologiavocidalpassato).

Uomini Karo lungo la riva orientale del fiume Omo (foto lucio rosa)
Da questo reportage nasce nel 2021 l’ultimo film di Lucio Rosa “Etiopia. Lontano lungo il fiume”, scelto per il RAM film festival, la rassegna cinematografica di Rovereto, e per la rassegna del Documentario e della Comunicazione archeologica di Licodia Eubea: foto e immagini, rese più potenti dal viraggio in B/N, raccontano un viaggio che testimonia l’agonia dei popoli indigeni della valle dell’Omo la cui esistenza è gravemente minacciata (vedi “Etiopia. Lontano lungo il fiume”: l’ultimo film di Lucio Rosa è stato scelto per la rassegna di Rovereto e per la rassegna di Licodia Eubea. Foto e immagini, rese più potenti dal viraggio in B/N, raccontano un viaggio che testimonia l’agonia dei popoli indigeni della valle dell’Omo la cui esistenza è gravemente minacciata | archeologiavocidalpassato).

Dario Di Blasi, direttore artistico di rassegne del cinema archeologico
Dario Di Blasi, curatore per anni della Rassegna del cinema archeologico di Rovereto e del Firenze Film Festival, esperto di cinema archeologico, ricorda così Lucio Rosa: “Ci ha lasciati oggi Lucio Rosa, veneziano residente a Bolzano. Un amico, fotografo, regista, produttore di coinvolgenti e interessanti filmati di archeologia arte ed etnografia ma soprattutto un uomo che nutriva un amore sconfinato per l’Africa presente in tante sue opere ambientate in Libia ed Etiopia. Ho appreso molte cose da Lucio in particolare rigore e professionalità. Ho imparato a riconoscere le opere cinematografiche fatte bene. Grazie Lucio”.
Venezia. Alla Fondazione Giancarlo Ligabue un altro riconoscimento internazionale: il catalogo in inglese della mostra “Power and Prestige” ottiene a Parigi il premio PIERRE MOOS, per il libro d’arte per Africa, Oceania, Asia e Americhe

La copertina del catalogo Skira della mostra “Power and Prestige”
Un’altra importante attestazione è giunta in questi giorni alla Fondazione Giancarlo Ligabue con l’assegnazione del premio Internazionale del Libro d’Arte “Pierre Moos” istituito fin dal 2009 dalla rivista Tribal Art Magazine con l’obiettivo di mettere in risalto la qualità, la diversità e la ricchezza dell’editoria, in lingua francese o inglese, specializzata nel campo delle arti di Africa, Oceania, Asia e Americhe. Per l’anno 2022, la più importante rivista internazionale d’arte tribale e antropologia ha infatti assegnato il premio all’edizione inglese del catalogo della mostra “Power and Prestige” (ed Skira), esposizione co-promossa dalla Fondazione guidata da Inti Ligabue con il Musée du quai Branly di Parigi e realizzata in prima sede a Venezia e poi a nella capitale francese. Il premio è stato deciso da una giuria di giornalisti ed esperti presieduta da Stephane Martin, tra le più autorevoli personalità nel panorama museale, presidente di “Parcour des Mondes” 2023.

Inti Ligabue, presidente della Fondazione Giancarlo Ligabue, e Steven Hooper curatore della mostra “Power and Prestige” e del catalogo, a Parigi con il premio Internazionale del Libro d’Arte “Pierre Moos” (foto fondazione ligabue)
Proprio a Parigi è volato il 7 settembre 2023 Inti Ligabue – nell’ambito della fiera internazionale “Parcour des Mondes” cui il premio è associato, con Christie’s come partner – per ricevere il trofeo insieme a Steven Hooper curatore della mostra e del catalogo. L’esposizione dedicata ai rari e sconosciuti bastoni del comando dell’Oceania – preziosi oggetti simbolici, strumenti rituali e vere e proprie opere d’arte, allestita a Palazzo Franchetti tra il 2021 e il 2022, aveva permesso di studiare e di portare all’attenzione del pubblico manufatti di incredibile fascino e valore storico e artistico, espressione delle diverse culture dei mari del Sud, sfatando l’idea che si trattasse semplicemente di armi.

Bastoni di comando esposti nella mostra “Power and Prestige” promossa dalla Fondazione Giancarlo Ligabue (foto fondazione ligabue)
Mostra e catalogo hanno riunito e documentato per la prima volta in Italia e in Europa ben 126 bastoni del comando: mazze di straordinaria bellezza con diverse funzioni, realizzate nel XVIII e XIX secolo, una decina delle quali appartenenti alla Collezione Ligabue. Il catalogo poi ha potuto contare su un’apposita campagna fotografica degli artefatti in mostra prestati da oltre 20 musei e collezione internazionali e, grazie ai nuovi e dettagliati studi a firma di alcuni tra principali esperti in materia, è diventato un punto di riferimento imprescindibile per l’arte oceanica.

Inti Ligabue tra alcuni bastoni di comando della Collezione Ligabue esposti nella mostra “Power and Prestige. Simboli del comando in Oceania” (foto di James Mollison)
“Questa attestazione è un onore e credo premi non solo il rigore scientifico del volume che vede, accanto a Steven Hooper, autori come Gaye Sculthorpe, capo della sezione Oceania del British Museum , Emmanuel Kasarhérou presidente del quai Branly, ma anche il coraggio di aver promosso una mostra interamente dedicata a oggetti tanto speciali rileggendone completamente il significato e la valenza”, ha commentato Inti Ligabue Presidente della Fondazione Giancarlo Ligabue, “e al tempo stesso è un monito a continuare nella strada intrapresa della ricerca, della conoscenza e della divulgazione che da 50 anni portiamo avanti come Ligabue nel rispetto della diverse culture; un monito a operare per tenere viva in noi e nella società la curiosità del sapere e la voglia di scoprire tanti meravigliosi mondi”.
Al via la VII edizione di Varese Archeofilm 2024, festival internazionale del cinema di archeologia arte ambiente etnologia, in programma alle 20.30, dal 4 al 7 settembre 2024, in sala Montanari (Ex cinema Rivoli), via dei Bersaglieri 1 a Varese. Evento a ingresso libero e gratuito organizzato dal Comune di Varese in collaborazione con museo Castiglioni, associazione Conoscere Varese, Archeologia Viva, Firenze Archeofilm, Ce.R.D.O., con il patrocinio di università Insubria. Selezione filmati: Marco Castiglioni. Archivio cinematografico: Firenze Archeofilm.



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