L’eccezionale scoperta a Ercolano dei neuroni nel cervello vetrificato di una vittima dell’eruzione di 2000 anni fa, è raccontata dai protagonisti Sirano e Petrone nella nona clip dei “Lapilli sotto la cenere del Parco archeologico di Ercolano”. E annunciano presto nuove scoperte

Individuati i neuroni del cervello umano in una vittima dell’eruzione del Vesuvio a Ercolano: la notizia della straordinaria scoperta scientifica a Ercolano l’hanno data all’inizio di ottobre 2020 il direttore del Parco archeologico di Ercolano, Francesco Sirano, e l’antropologo forense dell’università “Federico II” di Napoli, Pier Paolo Petrone (vedi https://archeologiavocidalpassato.com/2020/10/12/nuova-straordinaria-scoperta-scientifica-ad-ercolano-del-team-di-petrone-individuati-i-neuroni-nel-cervello-vetrificato-dello-scheletro-carbonizzato-del-custode-del-collegio-degli-augustali-trovato-d/). Ora con la nona clip dei “Lapilli sotto la cenere del Parco archeologico di Ercolano”, serie di video che permette la visita digitale integrando quella reale ed ampliando ulteriormente la fruizione dei visitatori portandoli anche ad esplorare realtà che per necessità conservative, di restauro o contingenze non sono accessibili, sono gli stessi Sirano e Petrone a raccontarci questa nuova eccezionale scoperta ercolanese, a seguito del ritrovamento del cervello vetrificato del giovane custode del Sacello degli Augustali: la preservazione integrale di strutture neuronali di un sistema nervoso centrale di 2000 anni fa.

Francesco Sirano, direttore del parco archeologico di Ercolano, vicino ai fornici dell’antica spiaggia di Ercolano dove sono stati trovati i resti dei fuggiaschi (foto Paerco)

“Il parco archeologico di Ercolano vuole essere un laboratorio a cielo aperto”, spiega il direttore Sirano. “A tal fine promuove studi multidisciplinari in ogni campo della scienza. Con l’università “Federico II” di Napoli abbiamo lanciato un programma di antropologia fisica che si annuncia particolarmente promettente. Abbiamo ripreso gli studi sugli scheletri dei fuggiaschi sull’antica spiaggia e stiamo approfondendo quelli riguardanti altri importanti rinvenimenti all’interno della città antica. In particolare, una delle vittime del Vesuvio, il custode del sacello degli Augustali, ci sta rivelando delle informazioni preziosissime. All’altezza del cranio è stata riconosciuta una massa vetrosa che attraverso gli studi condotti da un’equipe multidisciplinare coordinata da Pier Paolo Petrone dell’università Federico II di Napoli hanno rivelato prima l’appartenenza al cervello, e poi la presenza di cellule neuronali”.

Il Collegio degli Augustali di Ercolano dove è conservato lo scheletro del Custode (foto Petrone)

“Questa scoperta – continua Sirano – apre una pagina nuova non solo dal punto di vista degli studi di antropologia ma anche per ricostruire le dinamiche della distruzione della città antica. Infatti si sono create delle condizioni che normalmente si creano in laboratorio al momento in cui il primo flusso piroclastico si è abbattuto sulla città antica. Questo è un dato che noi possiamo combinare con altri dati che conosciamo dal sito: per esempio, il repentino cambio di colore di alcune pareti a fondo giallo che sono diventate di colore rosso, qui come a Pompei, e che evidentemente devono essere studiate in maniera più approfondita per capire come a Ercolano si abbatté l’onda di questi flussi piroclastici sul sito antico. Ma gli studi di antropologia ci servono soprattutto per ricostruire, insieme a dati epigrafici, insieme a dati archeologici, insieme alle analisi paleo-nutrizionali, questa comunità che ci è stata preservata in maniera eccezionale da una tragedia quale quella del Vesuvio. Attraverso questi studi contiamo anche di trarre degli utili insegnamenti per vivere nella maniera sempre più equilibrata possibile all’onda di un vulcano”.

Il letto carbonizzato con il corpo del Custode scoperto da Maiuri ad Ercolano nel 1961 (foto Petrone)
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Il prof. Pier Paolo Petrone, antropologo forense dell’università Federico II di Napoli

“Ercolano è di nuovo alla ribalta internazionale”, interviene Petrone. “Il nostro gruppo di ricerca, formato da archeologi, antropologi, biologi, matematici, biochimici, vulcanologi, è nuovamente riuscito a raggiungere la notorietà internazionale attraverso una pubblicazione fatta su Plos One che riporta i risultati di ricerche che abbiamo condotto su questo cervello vetrificato, scoperto di recente e pubblicato all’inizio di quest’anno sul New England Journal of Medicine (vedi https://archeologiavocidalpassato.com/2020/04/07/ercolano-eccezionale-scoperta-per-la-prima-volta-al-mondo-trovati-i-resti-vetrificati-di-cervello-umano-erano-in-una-vittima-delleruzione-del-79-d-c-lo-studio-frutto-della-collaborazion/), all’interno del quale siamo riusciti eccezionalmente a rinvenire un intero sistema nervoso centrale. Quindi una scoperta eccezionale nella scoperta già eccezionale di per sé in quanto fino ad oggi non era mai stato prima rinvenuto un cervello vetrificato. Quindi la vittima, l’ultima delle vittime ancora presenti sullo scavo archeologico di Ercolano, un corpo carbonizzato che si trova all’interno di un letto carbonizzato nella stanzetta dentro il collegio degli Augustali, edificio dedicato al culto di Augusto, e quindi ritenuto il custode di questo edificio: questo individuo, dunque, l’ultimo lasciato per fortuna “musealizzato” da Amedeo Maiuri che lo rinvenne all’inizio degli anni ’60, e decise di lasciarlo così com’era. Per nostra fortuna, perché abbiamo avuto così la possibilità, dopo 60 anni, di poter studiare i resti di questo corpo incredibilmente preservato. Un corpo che, diversamente da quelli rinvenuti sull’antica spiaggia, mostrava effetti del calore particolarmente elevati. Quindi molto più forti rispetto alle vittime rinvenute all’interno dei cosiddetti fornici sull’antica spiaggia di Ercolano”.

I resti del corpo carbonizzato del custode degli Augustali a Ercolano con la posizione dei resti analizzati dal team di Petrone (foto Petrone / Plos One)
ercolano_brain vitrified fragment_1_Petrone copyright 2020

I resti vetrificati di cervello umano studiati dall’università Federico II di Napoli (foto Petrone)

“Durante gli studi condotti in situ su questo corpo per la prima volta”, continua Petrone, “mi accorsi di resti vetrificati che scintillavano all’interno di quanto rimaneva del cranio esploso, quindi all’interno della cenere. Perciò doveva essere il cervello, come poi abbiamo dimostrato perché all’interno del materiale vetroso abbiamo identificato tutta una serie di acidi grassi dei capelli, trigliceridi del cervello umano, e soprattutto sette proteine ampiamente rappresentate in tutti i distretti cerebrali umani. E quindi, nell’approfondimento di studio che è stato fatto in questo frangente, abbiamo visto che queste proteine sono codificate da geni particolarmente interessanti perché sono correlati a tutta una serie di patologie umane, quindi un discorso molto interessante. Questo ulteriore studio, che è soltanto il secondo capitolo di una lunga storia che già sta dando nuovi risultati, e che quindi porterà a ulteriori pubblicazioni, ci dimostra ancora una volta che Ercolano è un sito eccezionale in quanto qui a Ercolano l’eruzione per le particolari condizioni verificatesi, distanza, temperatura, rapido seppellimento dell’intera città,  si sono potute conservare non solo strutture e vittime, ma anche tessuti biologici, in questo caso il cervello con addirittura un intero sistema nervoso centrale”.

Strutture del sistema nervoso centrale individuate dal team di Petrone (foto Petrone / Journal Plos One)

“Quindi è importantissimo capire che questa è una scoperta pazzesca perché mai prima è stato visto un sistema nervoso centrale a così alta risoluzione così perfettamente conservato con neuroni, assoni e strutture che sono evidentissime e che abbiamo analizzato al microscopio elettronico e attraverso tutta una serie di elaborazioni matematiche. Quindi questo gruppo di ricerca molto forte formato dal sottoscritto, dal direttore del parco archeologico di Ercolano Francesco Sirano, dal prof. Guido Giordano dell’università Roma Tre vulcanologo, dal prof. Giuseppe Castaldo del Ceinge – Biotecnologie avanzate alla “Federico II” di Napoli, dal prof. Massimo Niola medico legale, e dalla dottoressa Maria Giuseppina Miano che conduce un laboratorio presso il Cnr a Napoli, e  molti altri ricercatori: insieme hanno permesso uno studio multidisciplinare. Tutte queste forze, tutte queste menti ha permesso di arrivare a tutte queste conclusioni eccezionali. Quindi tutto ciò è fondamentale non solo dal punto di vista archeologico e biologico, ma anche dal punto di vista del rischio vulcanico perché tutte queste evidenze ci stanno dando indicazioni in una certa direzione, che riguardano finalmente al valutazione del rischio vulcanico. Quindi rinviamo alla prossima puntata i risultati che nel frattempo stanno venendo fuori”.

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Una risposta a “L’eccezionale scoperta a Ercolano dei neuroni nel cervello vetrificato di una vittima dell’eruzione di 2000 anni fa, è raccontata dai protagonisti Sirano e Petrone nella nona clip dei “Lapilli sotto la cenere del Parco archeologico di Ercolano”. E annunciano presto nuove scoperte”

  1. Italina Bacciga dice :

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