Archivio tag | menzione speciale CinemAMoRe

Rovereto. Presentato il programma della prima edizione di RAM Film Festival Rovereto-Archeologia-Memorie, un festival diffuso che si espande a coinvolgere la città e il territorio con un programma ricco e articolato: al teatro Zandonai e on-line, una sessantina di film con 16 prime italiane, 10 prime assolute e 2 prime internazionali; all’Alfio Ghezzi Bistrot gli incontri culturali; al museo della Città la mostra “C’era una volta la peste: Venezia e Rovereto”. Molti gli eventi speciali

La locandina della prima edizione di RAM Film Festival Rovereto-Archeologia-Memorie dal 13 al 17 ottobre 2021

Il festival di Rovereto cambia pelle nel segno della tradizione. Così la 32.ma edizione della Rassegna internazionale del cinema archeologico di Rovereto diventa sezione della prima edizione di RAM Film Festival Rovereto-Archeologia-Memorie, in calendario a Rovereto dal 13 al 17 ottobre 2021, un festival diffuso che si espande a coinvolgere la città e il territorio con un programma ricco e articolato che si potrà seguire in presenza, ad acceso gratuito, alcune volte con prenotazione obbligatoria, e sempre con il Green Pass, al teatro Zandonai – sede principale delle proiezioni –, all’Alfio Ghezzi Bistrot – scelto per gli incontri -, al museo della Città e nelle altre location coinvolte. Ma i film in concorso saranno disponibili anche online, attraverso una piattaforma fruibile gratuitamente previa registrazione e comodamente raggiungibile sul sito del RAM film festival.

rovereto_rassegna_cattoi_laezza_foto-graziano-tavan

Alessandra Cattoi e Giovanni Laezza: direttrice e presidente della fondazione museo civico di Rovereto (foto Graziano Tavan)

“Da ben 32 anni, il mese di ottobre di ogni autunno roveretano è legato a uno degli eventi più importanti e impegnativi per la Fondazione Museo Civico che presiedo, cioè l’annuale rassegna di documentari dedicati alla valorizzazione e alla conservazione del patrimonio culturale mondiale, nata nel 1990 in memoria di uno degli studiosi più grandi della città di Rovereto, l’archeologo Paolo Orsi, uno dei padri della nostra istituzione che quest’anno compie 170 anni”, scrive Giovanni Laezza, presidente della Fondazione Museo Civico di Rovereto. “L’ho sempre considerata una straordinaria opportunità di arricchimento culturale, di scambio e di confronto.  Oggi, dall’interno dell’organizzazione, mi è ancora più chiara l’importante mission di questo evento. La memoria. Fare memoria del patrimonio, materiale e immateriale, che ci definisce, come donne e come uomini. Proprio da qui nasce l’idea del nuovo nome del Festival. RAM – Rovereto, Archeologia, Memorie. La RAM è la memoria operativa del computer, una memoria che lavora, che fa circolare informazioni e idee, e così vuole essere il nostro Festival. Non si può progettare il futuro con tutti gli strumenti necessari – continua – senza conoscere il nostro passato, la nostra storia, senza guardare con interesse e rispetto i popoli che ci hanno preceduto o che vivono anche oggi lontano da noi, con culture diverse. Al contempo, sono particolarmente soddisfatto del cambio di passo operato quest’anno, dei grandi nomi che hanno accettato di far parte, per la prima volta nella storia del Festival del neonato comitato scientifico, la scrittrice Isabella Bossi Fedrigotti, l’archeologa Barbara Maurina, l’antropologo Duccio Canestrini, lo sceneggiatore e fumettista Andrea Artusi. Sono fiero dello sforzo per aprirsi nei confronti della città e di un pubblico vasto, con un’offerta, oltre che del palinsesto cinematografico, anche di svariate occasioni per riflettere, per incontrare i numerosi ospiti, protagoniste e protagonisti del nostro tempo, per usufruire di corsi di formazione e di masterclass. Il Festival – conclude – rimane sì un appuntamento di alto livello, ma non è di nicchia. Oltre al teatro, esce per le strade cittadine, propone appuntamenti per i giovani, intreccia cultura, tradizioni e vita”.

Il teatro Zandonai di Rovereto dove si tengono le proiezioni dei film del Rovereto-Archeologia-Memorie (foto fmcr)

In programma, al teatro Zandonai, una sessantina di film con 16 prime italiane, 10 prime assolute e 2 prime internazionali. E qui balza subito all’occhio, scorrendo il programma, la differenza rispetto al passato. C’è un’icona che precede il titolo del film e ne identifica la sezione, cioè il premio cui concorre. Un capitello identifica i 23 film che concorrono per il premio “Paolo Orsi”; una matita gli 11 film per il premio “Cultura animata”; un mappamondo i 13 film per il premio “Sguardi dal mondo” e per la menzione CinemAMoRE; e l’Italia i 12 film per il premio “L’Italia si racconta”. E per ognuno di questi premi c’è una specifica giuria qualificata che decreterà i vincitori nella cerimonia di domenica 17 ottobre, alle 18.40, e la chiusura del Festival.

rovereto_alfio-ghezzi-chef_foto-AG

Lo chef Alfio Ghezzi

Gli Incontri al Bistrot. La novità della prima edizione di RAM è proprio lo sdoppiamento della sede. Non più al teatro Zandonai, ma all’Alfio Ghezzi Bistrot, sempre in corso Bettin come il teatro, e a pochi passi sull’altro lato della strada, al Mart. Sono su prenotazione, con posti limitati. Gli incontri diventano un aperitivo in compagnia degli ospiti del Festival, nella cornice del prestigioso locale dello chef stellato Alfio Ghezzi. Tre gli “Incontri” in calendario, sempre dalle 17 alle 18.30: il 14 ottobre 2021, con Andrea Augenti, docente di Archeologia medievale all’Università di Bologna, su “Il lungo viaggio dell’archeologia”, modera Andreas Steiner, direttore della rivista Archeo; il 15 ottobre 2021, con Tiziano Straffelini, geologo impegnato nel restauro della cattedrale parigina, su “Notre-Dame: tecnologie e progetti per il restauro del secolo”, modera Alessandra Cattoi, direttrice del RAM Film Festival; e il 16 ottobre 2021, con Andrea Artusi, sceneggiatore e disegnatore per la Sergio Bonelli Editore e conduttore del programma radiofonico Avamposto 31, su “Il fumetto tra storia e fiction: Martin Mystère a Venezia”, modera Marco Nicolò Perinelli, archeologo e giornalista.

“Frutto di un percorso in divenire, la Rassegna Internazionale del Cinema Archeologico si presenta oggi con la nuova veste del Festival”, spiega Alessandra Cattoi, direttrice del RAM Film Festival e della Fondazione Museo Civico di Rovereto. “Nato come momento per appassionati e addetti ai lavori, è cresciuto e si è trasformato in un appuntamento atteso dalla città e dai tanti affezionati che lo hanno frequentato con regolarità. Una manifestazione non solo roveretana, che negli anni ha proposto migliaia di film, organizzato centinaia di incontri, messo in rete registi, produttori, giovani talenti. Un evento che ad ogni edizione mette in campo il meglio di un team affiatato, creativo ed esperto, che si prende cura e fa crescere anno dopo anno quello che oggi è diventato il RAM film festival – Rovereto, Archeologia, Memorie. L’esplorazione delle migliori produzioni di documentari a tema archeologico – continua – rimane il cuore di una manifestazione che ha ampliato i propri orizzonti per raccontare antiche tradizioni, luoghi, popoli, lingue, monumenti, temi che rischiano di essere confinati in un cono d’ombra sul quale è invece importante mantenere la luce. Perché rappresentano il nostro patrimonio di culture, la memoria di tutti noi. Il Festival è certamente una rara occasione per promuovere la cultura cinematografica, per mostrare opere che non trovano riscontro nei circuiti commerciali, è anche un momento di confronto e di scambio tra professionisti, ma è soprattutto un’occasione per vivere quella straordinaria e particolarissima “atmosfera di Festival”. Spaziando dalle proiezioni dei film agli incontri, dalle passeggiate alle presentazioni di libri, dalle mostre agli aperitivi, il RAM Film Festival – conclude – vuole coinvolgere il suo pubblico e tutta la città di Rovereto, protagonista di un evento culturale che ci auguriamo sia davvero speciale”.

rovereto_museo-della-citta_palazzo-sichardt_foto-fmcr

Il museo della Città a Rovereto, ospitato a Palazzo Sichardt (foto fmcr)

rovereto_museo-della-citta_mostra-c-era-una-volta-la-peste_venezia-e-rovereto_logo_foto-fmcr

Logo della mostra “C’era una volta la peste: Venezia e Rovereto”

Ci sono poi gli eventi speciali. Il 13 ottobre 2021, alle 18, al museo della Città, inaugurazione della mostra “C’era una volta la peste: Venezia e Rovereto. Le misure di contenimento del morbo tra ‘500 e ‘600” in collaborazione con la Fondazione Querini Stampalia – Venezia. La mostra si potrà visitare fino al 9 gennaio 2022. In concomitanza con il RAM Film Festival, da giovedì 14 a sabato 16 ottobre, apertura straordinaria dalle 10 alle 20.30, domenica 17 ottobre, dalle 10 alle 18, con ingresso gratuito per i partecipanti al festival. Inoltre, venerdì 15 ottobre, alle 14.30, visita guidata alla mostra con ingresso gratuito per i partecipanti al Festival. Partecipazione gratuita, posti limitati; su prenotazione: 0464 452820 – rassegna@fondazionemcr.it

Leni Riefenstahl durante le riprese di Olympia_foto-Bundesarchiv

La regista Leni Riefenstahl durante le riprese di Olympia nel 1936 a Berlino (foto Bundesarchiv)

Giovedì 14 ottobre 2021, alle 20.45, al teatro Zandonai, “1936: l’Olimpiade che ha cambiato il cinema”: storie di uomini e di sport e Grande Storia si intrecciano attraverso gli “sguardi” della regista Leni Riefenstahl nel racconto di Federico Buffa. Leni Riefenstahl fu incaricata da Hitler di realizzare un documentario delle Olimpiadi del 1936 a Berlino, il primo in assoluto, che raccontasse la più importante avventura dello Sport mondiale. Un documentario che ha attraversato Storia e storie, che ha sperimentato tecniche nuove e che ha rivoluzionato per sempre la nostra visione dello sport e del cinema.

Il maestro Leandro Piccioni (dietro, al centro) con il Quartetto Pessoa (foto fmcr)

Sabato 16 ottobre 2021, alle 20.45, al teatro Zandonai, “Musica per il cinema”, un emozionante percorso musicale fra le più belle colonne sonore del cinema, con i brani più celebri del geniale compositore italiano passando per il tango argentino di Astor Piazzolla. Il RAM Film Festival vuole così rendere omaggio al genio indiscusso delle colonne sonore, scomparso nel luglio del 2020 all’età di 91 anni dedicandogli il concerto “Omaggio a Ennio Morricone”, per pianoforte e quartetto d’archi con Leandro Piccioni & Quartetto Pessoa. Evento gratuito, posti limitati.

film_songs-of-the-water-spirits_di-nicolo-bongiorno

Frame del film film “Songs of the Water Spirits” di Nicolò Bongiorno

Domenica 17 ottobre 2021, alle 16.30, al teatro Zandonai, “Raccontando l’india: il Ladakh”. Nicolò Bongiorno, regista di “Songs of the Water Spirits”, racconta il film realizzato nel Ladakh in India, dialogando con l’antropologo Duccio Canestrini. Proiezione del film fuori concorso “Songs of the Water Spirits / Le canzoni degli spiriti dell’acqua” di Nicolò Bongiorno (Italia 2020, 100’). Il film è il risultato di 3 anni di lavoro sul campo nell’Himalaya Kashmiriano nel tentativo di raccontare la sfida di una società “laboratorio” incastonata tra i deserti di alta quota e alcune delle vette più alte e spettacolari del mondo, travolta dall’impatto dei cambiamenti climatici e alla ricerca di una “nuova” via verso un “antico futuro”.

31.ma Rassegna internazionale del Cinema di Rovereto 2020: assegnati i premi e le menzioni. Il premio “Città di Rovereto” del pubblico assegnato ex aequo a “La scuola di Atene. L’archeologia italiana nell’Egeo”, di Eugenio Farioli Vecchioli, e “Fabrizio Mori. Un ricordo del regista” di Lucio Rosa

“La scuola di Atene. L’archeologia italiana nell’Egeo” di Eugenio Farioli Vecchioli, e “Fabrizio Mori. Un ricordo del regista” di Lucio Rosa hanno conquistato ex aequo i favori del pubblico della 31.ma Rassegna internazionale del Cinema archeologico 2020 di Rovereto. Alla fine il coraggio della Fondazione Museo Civico di Rovereto: la rassegna edizione speciale “L’Italia si racconta” si è fatta, e soprattutto si è fatta in presenza. Con una buona risposta del pubblico, tenuto conto anche del maltempo che ha caratterizzato i giorni della rassegna 2020, organizzata dalla Fondazione Museo Civico di Rovereto con il sostegno del Comune di Rovereto e con il patrocinio della Comunità della Vallagarina, della Provincia autonoma di Trento, della Regione Trentino Alto Adige, del Ministero ai Beni e alle Attività culturali e del Ministero degli Esteri. E il pubblico ha dato il suo responso, come annunciato domenica 4 ottobre 2020, al teatro Zandonai, e non nel giardino del teatro (inagibile per pioggia), dal presidente della fondazione, Giovanni Laezza, in apertura della cerimonia di premiazione. Il premio CITTÀ DI ROVERETO è stato attribuito dal pubblico a pari merito a due film che raccontano, sia pure con modalità diverse, i protagonisti italiani della ricerca storica e archeologica, “La scuola di Atene. L’archeologia italiana nell’Egeo”, di Eugenio Farioli Vecchioli, Agostino Pozzi e Stefano Stefanelli, RAI CULTURA, e “Fabrizio Mori. Un ricordo del regista” di Lucio Rosa, Studio FIlm Tv. La Menzione speciale “CinemAMoRe – SEZIONE FILM IN LINGUA ORIGINALE” assegnata al film “Postcards from India. A busker’s adventure” di Tommaso Dolcetta Capuzzo. La Menzione speciale ARCHEOBLOGGER al film “Italia: viaggio nella bellezza. Nella terra dei faraoni. L’avventura dell’egittologia italiana” di  Eugenio Farioli Vecchioli – RAI CULTURA. La Menzione speciale Nuvolette al film “The Fourfold (il quadruplice)” di Alisi Telengut. “È una Rassegna che abbiamo caparbiamente voluto in presenza, nonostante le grosse difficoltà organizzative e la consapevolezza della diffusa preoccupazione del pubblico a frequentare luoghi chiusi come cinema e teatri”, ha dichiarato Laezza. “Ma pur avendo offerto per la prima volta anche i film in streaming online, siamo convinti che un festival resta tale solo se permette di incontrare protagonisti, di scambiare opinioni. E grazie allo staff dell’istituzione che presiedo e al Comune di Rovereto che ha messo a disposizione il teatro Zandonai, tutto ciò è stato possibile anche quest’anno”.

 

Frame del film “Italia: viaggio nella bellezza. La scuola di Atene. L’archeologia italiana nell’Egeo” di Eugenio Farioli Vecchioli, Agostino Pozzi e Stefano Stefanelli

Premio CITTÀ DI ROVERETO: “Italia: viaggio nella bellezza. La scuola di Atene. L’archeologia italiana nell’Egeo” di Eugenio Farioli Vecchioli, Agostino Pozzi e Stefano Stefanelli, RAI CULTURA ((Italia, 2019, 59’). Il film è dedicato alla celebre Scuola Archeologica Italiana di Atene (SAIA), in occasione del 110° anniversario dalla sua nascita. Un viaggio nell’archeologia italiana in Grecia, con la storia degli scavi e le meravigliose scoperte sulle isole di Creta e di Lemno: i siti minoici di Festòs e Hagia Triada, la città di Gortyna a Creta, e Poliochni a Lemno, definita la città più antica d’Europa. 

Il paletnologo Fabrizio Mori nel film di Lucio Rosa “Fabrizio Mori. Un ricordo” (foto Lucio Rosa)

Premio CITTÀ DI ROVERETO: “Fabrizio Mori. Un Ricordo” di Lucio Rosa. Una produzione Studio Film Tv (Italia, 2020, 20’). Rosa riesce a tratteggiare non solo la figura del paletnologo di fama internazionale, uno dei più grandi studiosi delle antiche civiltà del Sahara, ma anche la grande umanità e sensibilità dell’uomo. E lo fa con un protagonista d’eccezione: lo stesso Fabrizio Mori, che Rosa aveva intervistato in occasione del film “Il segno sulla pietra. Il Sahara sconosciuto degli uomini senza nome” (Italia, 2006, 50’), film che lo stesso Mori aveva apprezzato moltissimo (vedi https://archeologiavocidalpassato.com/2020/10/04/gran-finale-alla-31-rassegna-internazionale-del-cinema-archeologico-di-rovereto-chiude-le-proiezioni-il-film-di-lucio-rosa-fabrizio-mori-un-ricordo-dove-il-regista-veneziano/).

Frame del film “Postcards from India. A busker’s adventure” di Tommaso Dolcetta Capuzzo

Menzione speciale CinemAMoRe. Per la Menzione speciale “CinemAMoRe – SEZIONE FILM IN LINGUA ORIGINALE”: Istituito dal coordinamento di Rassegna Internazionale del Cinema Archeologico, Trento Festival e Religion Today Film Festival, la giuria composta da Miro Forti (TFF), Kosovare Krasniqi (RTFF) e Claudia Beretta (RICA) ha deciso all’unanimità di assegnare la menzione al film: “Postcards from India. A busker’s adventure”, di Tommaso Dolcetta Capuzzo (Italia/India, 2019, 68’). Motivazione: “Postcards from India” è Il film che meglio integra lo spirito dei tre festival rappresentati dalla Giuria. Una storia originale, appassionante e ben narrata: il tema principale è la musica, calata nei contesti popolari e quotidiani, strumento di comunicazione e solidarietà. La personalità vulcanica e la vicenda particolare e avventurosa del busker Filippo Masé, grazie alla regia attuale e dinamica di Tommaso Dolcetta Capuzzo, coinvolge lo spettatore in contesti di integrazione culturale, di tradizioni e modernità, attraversando la storia, la società e le affascinanti contraddizioni dell’India di oggi. Segnalazione della giuria di “CinemAMoRe” al film: “In their hands. Reshaping pottery of the European Bronze Age” di Marcello Peres, Nicola Tagliabue, Thomas Claus, Csaba Balogh, Vladan Caricic Tzar  (Spagna/Germania/Ungheria/Serbia, 2019, 32’). Motivazione: “Un riuscito tentativo di attualizzare il passato, in questo caso la storia della ceramica dell’Età del Bronzo europea, attraverso le “mani” e le competenze degli artigiani di oggi. A più mani anche la regia, con episodi che si integrano e si intrecciano perfettamente mantenendo equilibrio, ritmo e unità narrativa. L’assenza di un testo parlato favorisce l’immediatezza del linguaggio visuale”.

Il direttore del museo Egizio di Torino Christian Greco nel film “Italia: viaggio nella bellezza Nella terra dei faraoni. L’avventura dell’egittologia italiana” di  Eugenio Farioli Vecchioli

Menzione speciale ARCHEOBLOGGER. Per la Menzione speciale ARCHEOBLOGGER sui film a carattere archeologico in programma, la giuria composta da Antonia Falcone, Domenica Pate, Giovina Caldarola, Astrid D’Eredità, Alessandro Tagliapietra, Giovanna Baldassarre, Marina Lo Blundo, Marta Coccoluto, Mattia Mancini, Michele Stefanile ha attribuito il premio al film: “Italia: viaggio nella bellezza Nella terra dei faraoni. L’avventura dell’egittologia italiana” di  Eugenio Farioli Vecchioli – RAI CULTURA (Italia, 2019, 58’). Motivazione: “L’Egitto non smette di stupire, anche al cinema! “Le cose sono impossibili finché qualcuno non le ha fatte”, dice ad un certo punto uno dei protagonisti del film. E potrebbe essere proprio questo il sottotitolo della nostra menzione. Perché “Italia: viaggio nella bellezza. Nella terra dei faraoni” si distingue per essere non il solito documentario sull’Egitto, argomento sempre molto gettonato, ma un sorprendente e interessante viaggio a ritroso nel tempo alla scoperta delle tappe cruciali che hanno reso l’egittologia italiana quella che è oggi. Un film faraonico, ma senza sensazionalismi: nonostante tutto sia straordinario – papiri srotolati “in diretta”, obelischi romani che riprendono vita e il direttore del museo Egizio di Torino Christian Greco in gran forma tra i ricordi del suo primo viaggio e la passeggiata tra le sale di uno dei musei più visitati in Italia – è un documentario privo dell’esaltazione “egittomaniacale” raccontando invece in modo compiuto la storia della ricerca italiana nelle terre del Nilo. Un prodotto ben strutturato, a più voci, con diversi registri narrativi che sfiora un’ora di girato senza stancare: ha l’incredibile merito di raccontare vicende e personaggi magari già noti agli addetti ai lavori, senza però mai innescare noia da ripetizioni. Da sottolineare la consapevolezza delle origini “colonialiste” (in senso lato) della disciplina che pone una questione centrale: quanto in termini di cultura materiale è stato tolto all’Egitto e quanto invece è stato restituito in termini di scienza e conoscenza? E poi lasciatecelo dire: finalmente tante donne!”.

Frame del film “The Fourfold (il quadruplice)” di Alisi Telengut

Menzione NUVOLETTE. Per la menzione speciale Nuvolette, assegnata dagli organizzatori e dagli artisti del Festival Nuvolette dedicato all’illustrazione, al racconto per immagini e al fumetto (Rovereto, 1-4 ottobre 2020) a cura di Impact Hub Trentino, la giuria composta da Daniele Pampanelli, Francesco Biagini, Chiara Galletti, Dalia Macii, al film: “The Fourfold (il quadruplice)” di Alisi Telengut (Canada, 2020, 7’). Motivazione: “Per il linguaggio visivo astratto che esprime perfettamente l’argomento a tema mitologico spirituale. Per l’armonico connubio tra visivo e sonoro, la voce narrante che ricorda la “Grande Madre” che accompagna in maniera perfetta le immagini e contribuisce a creare un effetto molto suggestivo e coerente con il mito. Per l’originalità con cui sono stati interpretati gli elementi naturali, la coerenza visiva e la fluidità dei movimenti nei cambi scena”. Segnalazione speciale della  giuria al film: “Back To Nature (Ritorno alla Natura)” di João Pombeiro (Portogallo, 2017, 8’). Motivazione: “Per l’ottimo impatto visivo  della narrazione che si avvale di uno stile “psichedelico” retrò grazie all’utilizzo della tecnica del collage, animazione con effetto caleidoscopio e colorazione acida dei frame. Per la “precisione” della scelta nei frame che comunicano con forza la bellezza variegata del mondo in cui viviamo e i pericoli a cui questo è esposto. Per la perfetta sincronia tra immagini e musica, molto ricercata e originale”.

Due volte la Sicilia, poi Francia, Svizzera, Iran e ancora Italia: a queste produzioni su scoperte archeologiche di preistoria, protostoria e Vicino Oriente, o su ricerche artistico-antropologiche, sono andati i riconoscimenti della XXX Rassegna internazionale del Cinema Archeologico: XIV premio Paolo Orsi, premio del pubblico “Città di Rovereto”, menzione Cinema.Mo.Re e Archeoblogger

Teatro Zandonai con il pubblico delle grandi occasioni per la premiere del film “Paolo Orsi. La meravigliosa avventura” di Andrea Andreotti (foto Graziano Tavan)

La direttrice della Fondazione Museo Civico di Rovereto, Alessandra Cattoi (foto Graziano Tavan)

Da Paolo Orsi a Paolo Orsi. Non si erano ancora spenti gli echi della serata di gala, sabato 5 ottobre 2019, presentata da Patrizia Orsingher al teatro Zandonai per celebrare il trentennale della Rassegna Internazionale del Cinema Archeologico con la premiere del docufilm “Paolo Orsi. La meravigliosa avventura” (52’) di Andrea Andreotti, realizzato da Fondazione Museo Civico di Rovereto e prodotto da Filmwork, concentrato sugli anni giovanili di Paolo Orsi, la sua formazione, il suo rapporto con la città natale, con il Regno d’Italia e asburgico. E poi il lavoro in Calabria e Sicilia, con le straordinarie scoperte conquistate in anni di lavoro puntuale, rigoroso, instancabile, grazie a quel “metodo Orsi” che trova le sue proprio nel nostro territorio montano. Ed ecco, nella sala bar del teatro Zandonai, la proclamazione, domenica 6 ottobre 2019, all’apertura della sezione pomeridiana della rassegna, dei film premiati, a iniziare dal premio “Paolo Orsi”, biennale, assegnato da una giuria internazionale.

Il film “Il popolo delle dune” di David Geoffroy ha vinto il XIV premio “Paolo Orsi” alla XXX rassegna internazionale del cinema archeologico

La giuria del premio Paolo Orsi: da sinistra, Franco Nicolis, Maria Longhena, Elli Kriesch, Gabriele Carletti, con Alessandra Cattoi (foto Graziano Tavan)

Il XIV premio “Paolo Orsi” è andato al film francese “Le peuple des dunes / Il popolo delle dune” di David Geoffroy (Francia, 2018, 52’; produzione: AMC2 productions / Cour-Jus production; consulenza scientifica: Anthony Lefort). Su una spiaggia normanna, le scoperte archeologiche portano i ricercatori sulle tracce di un popolo celtico la cui cultura sembra diversa da quella dei vicini del resto della Gallia. Il documentario invita a scoprire la vita di questo antico popolo normanno e i suoi legami con l’ile de Bretagne, l’attuale Inghilterra. “Il premio Paolo Orsi”, è intervenuta la direttrice Alessandra Cattoi, “è il principale della manifestazione, che consiste in un riconoscimento economico di 3000 euro, ed è stato attribuito dalla giuria internazionale formata da Gabriele Carletti (giornalista RAI), Elli Kriesch (regista), Maria Longhena (archeologa), Franco Nicolis (direttore ufficio beni archeologici, Trento) e Andreas M. Steiner (direttore Archeo)”. È toccato al giornalista Carletti leggere la motivazione del premio: “La storia di una suggestiva scoperta archeologica raccontata con immagini affascinanti e un eccezionale montaggio, dove il rigore della ricerca scientifica è accompagnato da ricostruzioni realizzate con grande maestria”.

Il film iraniano “Mysteries of the Lake / I misteri del lago” di Armin Isarian

La giuria internazionale ha anche assegnato due menzioni speciali. La prima menzione speciale (“Un viaggio esplorativo in un Iran poco conosciuto, sulle tracce di un mistero fino alle profondità di un lago, realizzato con strumenti avanzati e tecniche innovative”) è andata al film iraniano “Mysteries of the Lake / I misteri del lago” di Armin Isarian (Iran, 2018, 72’; produzione: Armin Isarian; consulenza scientifica: Soroush Modaberi, Alireza Namayandeh, Alireza Naderi, Majid Eskandari, Mansoor Ghorbani, Ebrahim Heydari, Alireza Shah Mohammadpoor). Il sito archeologico di Takht-e-Soleyman, nel nord- ovest dell’Iran, e il suo misterioso lago sono avvolti nel mistero, nel mito e nella leggenda, in parte per gli eventi storici reali che vi sono accaduti e in parte per la mente creativa dei locali. Il film presenta questo luogo storico e tenta l’esplorazione delle oscure profondità del lago. La seconda (“Coinvolgente e allo stesso tempo rigoroso. Lo spettatore viene preso per mano dagli archeologi e condotto nella grotta a tentare di risolvere insieme, nelle pieghe dei dialoghi in presa diretta, un affascinante rebus di stalagmiti”) è stata attribuita anche un’altra menzione speciale al film “Neandertal, le mystère de la grotte de Bruniquel / Neandertal, il mistero della grotta di Bruniquel” di Luc Henri Fage (Francia, 2018, 53’; produzione: Gedeon Programmes / Stéphane Millière; consulenza scientifica: Jacques Jaubert, Sophie Verheyden, Edouard Régnier, Catherine Ferrier, François Lévèque, Jean Claude Leblanc, Priscilla Bayle, João Zilhão, Hubert Camus). Nella grotta scoperta da un giovanissimo speleologo nel 1990 vicino al borgo di Bruniquel, nel sudovest della Francia, si nasconde un mistero: centinaia di stalagmiti e stalattiti spezzate, di cui alcune presentavano tracce di fuoco, si trovavano raccolte in cerchi, per mano dell’uomo di Neanderthal. Qual era il senso di tali costruzioni? E a quando risalgono? Questo documentario racconta gli ultimi quattro anni di ricerche archeologiche.

Il film “Neandertal, le mystère de la grotte de Bruniquel / Neandertal, il mistero della grotta di Bruniquel” di Luc Henri Fage ha avuto la menzione Archeoblogger

Antonia Falcone, archeologa e blogger, di professionearcheologo.it (foto Graziano Tavan)

Menzione Archeoblogger. Il film “Neandertal, le mystère de la grotte de Bruniquel / Neandertal, il mistero della grotta di Bruniquel” di Luc Henri Fage ha conseguito anche il premio speciale attribuito dalla giuria di Archeoblogger. “Più che un documentario, un racconto per immagini e parole di una ricerca rivoluzionaria”, si legge nella menzione Archeoblogger annunciata da Antonia Falcone di professionearcheologo.it: “dalle origini della scoperta all’uso delle più moderne tecnologie per datare una struttura unica nel suo genere. Un film in cui emerge, però, soprattutto la quotidianità del lavoro dell’archeologo, perché a guardare bene i veri protagonisti sono gli archeologi. Con Bruniquel non ci si annoia mai: la narrazione e le riprese hanno la capacità di condurre lo spettatore per mano, accompagnato dall’entusiasmo dei protagonisti. Forse è questo l’elemento che fa di Bruniquel un film emozionale ed emozionante: l’empatia che i ricercatori riescono a comunicare, il trasporto che trasmettono mentre semplicemente portano a compimento il loro lavoro. Non solo, certi scambi di battute, certe risate che esplodono, certe esclamazioni, rendono tutto estremamente familiare e trasportano lo spettatore dentro quella grotta, a condividere con l’équipe la sorpresa per il rinvenimento e le emozioni per ogni tassello di conoscenza acquisito in più. Quella grotta, accessibile soltanto a specialisti, può pertanto essere restituita alla comunità globale, non solo scientifica, mediante un prodotto divulgativo di questo tipo. Il tono narrativo alterna la narrazione scientifica a quella della scoperta, fino a diventare colloquiale; e allo stesso tempo viene messo in luce l’approccio multidisciplinare della ricerca, con l’utilizzo dell’archeologia sperimentale, della geologia e dell’archeometria. In conclusione, quando c’è una buona narrazione non c’è bisogno di ricorrere a ricostruzioni virtuali spettacolari: bastano storia e protagonisti. E qui abbiamo tutto”.

Il film “Sicilia Grand Tour 2.0” per la regia di Giorgio Italia

L’archeologa Alessandra Cilio con Claudia Beretta della Rassegna di Rovereto (foto Graziano Tavan)

Menzione Cinema.Mo.Re. Claudia Beretta, dello staff della Rassegna e membro della giuria: “La menzione speciale Cinema.Mo.Re è attribuita da una giuria mista che vede la collaborazione della Rassegna del Cinema archeologico con Trento Film Festival e Religion Today Filmfestival”. Quest’anno la menzione è andata a “Sicilia Grand Tour 2.0” di Giorgio Italia (Italia, 2019, 90’; prodotto da Fine Art Produzioni srl; consulenza scientifica: Alessandra Cilio). Giorgio è uno studente universitario, che trova una serie di vecchi volumi pieni di carte, schizzi e disegni, ma anche di storie. Il ragazzo è affascinato dal racconto che il pittore francese Jean Houel tesse della Sicilia, e decide di esplorare l’isola, facendo del “Voiage pittoresque des isles de Sicilie de Malte et de Lipari” la sua guida. Scoprirà che le parole di Houel, che definiva la Sicilia il luogo più curioso dell’universo, sono ancora oggi veritiere (vedi https://archeologiavocidalpassato.com/2019/10/05/alla-xxx-rassegna-internazionale-del-cinema-archeologico-di-rovereto-il-film-sicilia-grand-tour-2-0-viaggio-al-ritmo-dei-viaggiatori-del-settecento-alla-scoperta-della-sicilia/). Continua Beretta: “Il film che porta lo spettatore in un viaggio immersivo e coinvolgente alla scoperta della cultura siciliana nelle sue più varie e alte accezioni: architetture, paesaggi, tradizioni e storie di vita sono i protagonisti di un racconto moderno che non si dimentica del passato che l’ha reso possibile, narrato con abilità e genuina passione”. Un’ulteriore menzione (“Originale trama narrativa e montaggio arricchito da sequenze visive da video arte”) è andata al film “Ars Longa Vita Brevis” di Riccardo Campagna (Italia, 40’, 2018; prodotto da Centro Sperimentale di Cinematografia – Sede Sicilia; consulenza scientifica: Ayman Nabo e Stefano Savona). A Palmira, in Siria, un sito archeologico antico migliaia di anni è diventato uno dei poli centrali del complesso conflitto siriano. Alternativamente la Russia di Putin insieme con l’esercito regolare siriano di Assad si sono contesi il sito con i fondamentalisti dello Stato Islamico. Ciò mette in luce l’importanza dell’aspetto simbolico delle antichità, e ci consente di ragionare sul nostro rapporto col passato.

Il film “Berg der Steine Ausgrabungen auf dem Monte Iato / Monte Iato. Storia di uno scavo” di Andreas Elsener è stato premiato dal pubblico della XXX rassegna internazionale del cinema archeologico

Il regista Franco Zaffanella e il produttore Gian Maria Pontiroli con Alessandra Cattoi (foto Graziano Tavan)

Premio del pubblico “Città di Rovereto”. Il gradimento del pubblico che ha seguito il programma della Rassegna è andato a due film pari merito, uno svizzero e l’altro italiano. Si tratta del film “Berg der Steine Ausgrabungen auf dem Monte Iato / Monte Iato. Storia di uno scavo” di Andreas Elsener (Svizzera, 2019, 90’; prodotto da Andreas Elsener Filmproduktion; consulenza scientifica: Cristoph Reusser). Nel 1971 un team di archeologi dell’Università di Zurigo cominciò uno scavo sul sito del Monte Iato in Sicilia Occidentale, Da allora ogni anno tornano nel paese di San Cipirello per lavorare allo scavo, aiutati da operai locali, alcuni dei quali, pur non essendo archeologi, lavorano al sito da 40 anni. Il documentario racconta lo scavo, diventato un importante fattore economico per il paese, e il microcosmo che si crea a San Cipirello durante le sei settimane annuali di lavoro. A pari merito il film “La Memoria di un Filo” di Franco Zaffanella (Italia, 2019, 30’; prodotto da Gian Maria Pontiroli). Questo progetto ha avuto come obiettivo principale la realizzazione di un capo d’abbigliamento con una fibra vegetale ricavata dai gambi della pianta del lino, senza l’uso di apparecchiature elettroniche o meccaniche. Il progetto ha visto fra l’altro la costruzione di un telaio verticale a pesi, fusi, e altri attrezzi per lavorare le fibre, come pesi da telaio e fusaiole in argilla.

Dai misteri di Petra alle palafitte del Basso Garda ai primi Homo sapiens in Australia: la XXVI rassegna internazionale del cinema archeologico di Rovereto ha decretato i film vincitori

La premiazione della regista iraniana Mahvash Sheikholeslami, vincitore del concorso Paolo Orsi del 2011

La premiazione della regista iraniana Mahvash Sheikholeslami, vincitore del concorso Paolo Orsi del 2011 col film “Kool Farah”

Gli organizzatori della XXVI rassegna internazionale del cinema archeologico di Rovereto hanno aspettato che si svegliasse, dall’altra parte dell’oceano, per dargli la buona notizia: il suo film “Petra. Lost city of stone” aveva vinto il premio Città di Rovereto – Archeologia Viva del pubblico. E lui, il regista Gary Glassman, visibilmente soddisfatto, da Rhode Island, nell’East coast degli Stati Uniti, ha ringraziato con un videomessaggio la platea roveretana. Anche questo è la Rassegna di Rovereto che si è chiusa sabato 10 ottobre 2015 con le premiazioni dei migliori film in concorso. Secondo e terzo classificato “Australie: l’aventure des premiers hommes. Les grands nomades/Australia: l’avventura dei primi uomini. I grandi nomadi” e “Les génies de la grotte Chauvet/I grandi maestri della grotta Chauvet”. Invece il premio biennale “Paolo Orsi”, assegnato da una qualificata giuria internazionale, è stato assegnato ex aequo ad “Australie: l’aventure des premiers hommes” e a “Carpentieri e falegnami nell’età del bronzo. Tecniche costruttive, strutture abitative di una popolazione vissuta migliaia di anni fa nei Siti Unesco di Bande di Cavriana e Castellaro Lagusello”, dunque alle case di produzione Contact Films e Zefiro Film-Museo Archeologico Alto Mantovano. La menzione speciale Archeoblogger 2015 e la menzione speciale CinemAMoRe 2015, novità di quest’anno, sono andate rispettivamente a “Tà gynaikeia. Cose di donne” di Lorenzo Daniele e a “Mustang – The hidden kingdom/Mustang, il regno nascosto” di Patrice Landes. La presenza, nella giuria internazionale, della regista iraniana Mahvash Sheikholeslami, ha permesso finalmente agli organizzatori – a distanza di quattro anni – di consegnarle il premio “Paolo Orsi” che le era stato assegnato appunto nel 2011 per il film “Kool Farah” ma non aveva mai avuto la possibilità di ricevere.

Ma vediamo meglio i film premiati. “Petra – Lost city of stone. Petra – perduta città di pietra” di Gary Glassman, prodotto da Providence Pictures nel 2015, descrive la città perduta di Petra al confine di tre grandi deserti e ricca di monumenti tra i più spettacolari e più misteriosi del mondo antico, città che rappresenta un formidabile enigma. Oggi gli studi internazionali avviati da oltre vent’anni cominciano a dare frutti sorprendenti: dalle sabbie e dalle leggende che l’avvolgono emerge un’autentica capitale del deserto. Due i vincitori del XII premio Paolo Orsi. “Australie: l’aventure des premiers hommes” di Martin Butler e Bentley Dean, prodotto nel 2013 da Contact Films. 60mila anni fa, un ostinato gruppo di Homo Sapiens, dopo aver percorso la costa sud dell’Asia, compie la prima grande traversata oceanica e giunge in Australia. Al lago Mungo sono stati scoperti il più vecchio sito di incinerazione, la più vecchia ascia lucidata e la più vecchia mappa del mondo. Mutate condizioni climatiche causano condizioni di vita estremamente dure a cui il gruppo risponde con un’esplosione di arte e di progresso tecnologico. La giuria lo ha premiato per “le qualità tecniche di quest’opera che sommate al forte valore di testimonianza ci consegnano eccellente e toccante film”. Ex aequo il film “Carpentieri e falegnami nell’età del bronzo. Tecniche costruttive, strutture abitative di una popolazione vissuta migliaia di anni fa nei Siti Unesco di Bande di Cavriana e Castellaro Lagusello” di Mario Piavoli, prodotto nel 2015 da Zefiro Film-Museo Archeologico Alto Mantovano. Sulla base di quanto rinvenuto e documentato nel corso degli scavi condotti sulla palafitta di Bande di Cavriana e nell’abitato lacustre di Castellaro Lagusello (di recente inseriti nel patrimonio Unesco), il film illustra le fasi di lavoro, le tecniche costruttive e la fedele ricostruzione di alcuni elementi delle strutture abitative di una popolazione vissuta nell’entroterra meridionale del lago di Garda migliaia di anni fa. La giuria ha apprezzato proprio le immagini di questo film italiano: “Alcuni uomini costruiscono una casa come se non avessero mai fatto altro… e noi gli siamo accanto, migliaia di anni fa”.