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Sicilia. Al via la XX edizione del Festival (diffuso) del Cinema archeologico realizzato dal parco della Valle dei Templi con il RAM film festival: 4 località, 9 serate di cinema. Si inizia da Licata al museo della Badia e al Castel Sant’Angelo: ecco il programma dei film e dell’archeotalk

licata_realmonte_agrigento_palermo_festival-cinema-archeologico-2024_locandinaDall’11 al 24 luglio 2024 torna il festival diffuso che porta l’archeologia sul grande schermo in quattro diverse località della Sicilia con 9 serate di cinema. A vent’anni dalla sua nascita il Festival del Cinema Archeologico, realizzato dal parco archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi di Agrigento, in collaborazione con il RAM film festival e la Fondazione museo civico di Rovereto, si conferma una delle attività di divulgazione più radicate e identitarie dell’ente. L’obiettivo di questa XX edizione del Festival rimane la conoscenza e la condivisione del patrimonio culturale che guardi oltre l’orizzonte locale e si nutra anche dei racconti dei film in programma.

Dopo il successo della scorsa edizione, anche quest’anno è prevista la formula del Festival diffuso, con l’idea di continuare l’esperienza di confronto e dialogo con le comunità locali. In particolare, il Festival parte da Licata (11-12 luglio 2024) , dove sarà ospitato al museo della Badia e nello straordinario sito di Castel Sant’Angelo, alla sommità del Monte su cui si dispongono i resti dell’antica città di Finziade. Poi farà tappa presso la villa romana di contrada Durrueli a Realmonte (13 e 15 luglio 2024), un magnifico esempio di villa marittima perfettamente integrata nel paesaggio che la circonda, e si concluderà nel suggestivo chiostro medievale del museo Archeologico regionale “Pietro Griffo” di Agrigento (17-18-19 luglio 2024), situato nel cuore della Valle dei Templi. Infine, per festeggiare questo importante anniversario, il Festival si sposterà in un luogo di straordinaria importanza per la storia dell’archeologia siciliana, il museo Archeologico regionale “Antonino Salinas” di Palermo (23-24 luglio 2024), la più antica istituzione museale della Sicilia.

licata_archeologico_festival-cinema-archeologico-2024_locandinaLa XX edizione del Festival del Cinema archeologico inizia a Licata giovedì 11 luglio 2024, alle 21, al museo Archeologico della Badia. Alle 21, apre il film “La terra di Yrnm” di Nicola Ferrari (Italia, 2022, 52’). Da anni, più di 50 archeologi e studenti provenienti da tutto il mondo si recano sull’isola di Pantelleria e riaprono gli scavi all’interno di una delle aree archeologiche più importanti del Mediterraneo. Chiude la serata il film “Durango 550 – Path of the Ancestral Puebloans / Durango 550 – Il sentiero dei Pueblo ancestrali” di Nathan Ward (Stati Uniti, 2022, 27’). Il Dipartimento dei Trasporti del Colorado, gli archeologi e le tribù nativo americane locali, gli Ute meridionali, gli Hopi e i Pueblo della tribù Laguna, lavorano ufficialmente insieme per scoprire gli antichi insediamenti intorno a Durango. 

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Stefano Medas, archeologo subacqueo e navale

Il festival continua venerdì 12 luglio 2024, a Castel Sant’Angelo di Licata. Alle 19, l’Archeotalk “La navigazione antica. Elementi storici, archeologici ed eredità nella tradizione nautica”. Modera: Maria Concetta Parello (Parco Valle dei Templi). Incontro e aperitivo con Stefano Medas, archeologo subacqueo e navale dell’università di Bologna, che ci accompagnerà in un percorso a ritroso nel tempo, tra storia, archeologia ed etnografia, per raccontarci come la nautica tradizionale sia fondamentale nello studio della navigazione antica. Infatti, fino alla metà del Novecento, le tradizioni marinaresche hanno conservato una straordinaria eredità di origine antica, tanto in relazione alle tecniche e alle pratiche della navigazione quanto in rapporto alle usanze e alle credenze delle genti di mare. Partecipazione gratuita, con prenotazione online sul sito www.ramfilmfestival.it PRENOTA QUI >.

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Film “Dames et princes de la préhistoire / Dame e principi della preistoria” di Pauline Coste

Quindi, alle 21, iniziano le proiezioni. Apre il film “Dames et princes de la préhistoire / Dame e principi della preistoria” di Pauline Coste (Francia, 2021, 52’). Attraverso diverse sepolture in Francia, nella Repubblica Ceca, in Italia e in Russia, si cercherà di comprendere meglio la Donna del Caviglione, ritrovata nel Nord Italia, e risalente a 25.000 anni fa. Segue il film “Medina Azahara: the Lost Pearl of Al-Andalus / Medina Azahara: la perla perduta di Al-Andalus” di Stéphane Bégoin e Thomas Marlier (Francia, 2021, 52’). Medina Azahara è considerata uno dei più importanti siti archeologici islamici del mondo. Negli ultimi cinque anni, su questo sito, patrimonio dell’umanità, è stata condotta una campagna di scavi guidata da un team di archeologi europei. Chiude la giornata e la tappa di Licata l’annuncio del vincitore della MENZIONE CITTÀ DI LICATA.

Al via l’evento zero della Rassegna internazionale del Cinema Archeologico organizzato da Petrafilm. Prima tappa al teatro Filo di Cremona, seconda al museo Archeologico Alto Mantovano di Cavriana (Mn): otto film in cartellone con una prima mondiale

cremona_rassegna-internazionale-film-archeologico_2024_locandinaL’hanno chiamato “evento zero”, perché Petrafilm di Petra Paola Lucini, che ne cura l’organizzazione, e Dario Di Biasi, che ne è il direttore artistico, hanno voluto partire in punta di piedi, ma la Rassegna internazionale del Cinema Archeologico di Cremona anche in questa anteprima di presentazione e lancio ha le carte in regola per una manifestazione di qualità, in vista della prima edizione in programma nel 2025. Due le tappe dell’evento zero: mercoledì 3 luglio 2024, al teatro Filo di Cremona; venerdì 5 luglio 2024 al museo Archeologico Alto Mantovano di Cavriana (Mn). In programma 5 proiezioni nel pomeriggio dalle 16 alle 19, e 3 in serata dalle 20.30 alle 22.30 per ogni location. Al termine del ciclo delle proiezioni: dibattito con i protagonisti (registi, autori, filmmaker). Un importante momento di condivisione tra gli ospiti / spettatori intervenuti. Ogni spettatore riceve una scheda di valutazione per la premiazione del filmato preferito che avviene a fine serata.

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Il regista veneziano Alberto Castellani con la sua inseparabile telecamera in azione nel Vicino Oriente (foto mediavenice)

PROGRAMMA DI CREMONA – TEATRO FILO. Il pomeriggio, dalle 16 alle 19. Apre il film “Water is life” di Anil Gok (Turchia, 2023; 5’). L’acqua, un bene indispensabile da condividere sempre. Segue il film in anteprima mondiale “Giordania Biblica” di Alberto Castellani (Italia, 2024; 60‘). I luoghi dell’Antico e del nuovo Testamento, il fascino senza tempo di una terra antica, per storia archeologica e religiosa (vedi “Giordania, la terra dell’Alleanza. Alla scoperta dei luoghi dell’Antico e del Nuovo Testamento”: il regista veneziano Alberto Castellani svela in anteprima il suo nuovo film, un viaggio per scoprire oggi il fascino senza tempo di una terra antica tra religione e fede, storia e archeologia | archeologiavocidalpassato). Quindi il film “Uomini e dei: il Mare e il Sacro” di Massimo D’Alessandro (Italia, 2023; 43′). Nelle grotte di Sant’Eufemia, di fronte a Vieste, sono conservate più di 200 iscrizioni rupestri che narrano storie antiche. Testimonianza di secoli di vita, con reperti archeologici che coprono quasi mille anni di storia. Segue il film “I pozzi cantanti” di Alfredo e Angelo Castiglioni (Italia, 2009; 30′). Nell’Etiopia meridionale ci sono pozzi che sprofondano trenta metri nel sottosuolo. Uomini e donne portano in superficie l’acqua necessaria, mentre il loro canto scandisce il lavoro. Chiude il pomeriggio il film di animazione “Achille nell’isola di Sciro” (Spagna, 5′) e il film “La fuga di Achille. La battaglia finale”.

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Locandina del film “Cahuachi. Labirinti nella Sabbia” di Petra Paola Lucini

La sera, dalle 20.30 alle 22.30. Apre il film “Le età della fortezza: Castel Beseno” di Stefano Benedetti e Oscar Sartori (Italia, 2007; 12’). Ricostruzione in 3D delle varie fasi storiche del Castel Beseno (per gentile concessione del Castello del Buonconsiglio di Trento). Segue il film “Cahuachi. Labirinti nella Sabbia” di Petra Paola Lucini (Italia, 2020; 48′). Un viaggio nel tempo e nei sogni di due persone che si incrociano. La ragazza che cura la torre di Cremona e il professor Orefici che riporta alla luce l’antica civiltà nel deserto di Nasca in Perù. Chiude il film “Anima Insulae” di Lorenzo Daniele (Italia, 2024; 50′). Il sito di Palikè, in Sicilia, già in epoca preistorica era ritenuto un luogo sacro. A partire dall’età arcaica si correda di strutture dedicate alla celebrazione dei rituali aggreganti.

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Il film “Anima insulae. Nella terra dei Siculi” di Lorenzo Daniele

PROGRAMMA DI CAVRIANA – MUSEO ARCHEOLOGICO. Il pomeriggio dalle 16 alle 19. Apre il film “Water is life” di Anil Gok (Turchia, 2023; 5’). L’acqua, un bene indispensabile da condividere sempre. Segue il film in anteprima mondiale “Giordania Biblica” di Alberto Castellani (Italia, 2024; 60‘). I luoghi dell’Antico e del nuovo Testamento, il fascino senza tempo di una terra antica, per storia archeologica e religiosa. Quindi il film “I pozzi cantanti” di Alfredo e Angelo Castiglioni (Italia, 2009; 30′). Nell’Etiopia meridionale ci sono pozzi che sprofondano trenta metri nel sottosuolo. Uomini e donne portano in superficie l’acqua necessaria, mentre il loro canto scandisce il lavoro. Segue il film “Anima Insulae” di Lorenzo Daniele (Italia, 2024; 50′). Il sito di Palikè, in Sicilia, già in epoca preistorica era ritenuto un luogo sacro. A partire dall’età arcaica si correda di strutture dedicate alla celebrazione dei rituali aggreganti. Chiude il pomeriggio il film di animazione “Achille nell’isola di Sciro” (Spagna, 5′) e il film “La fuga di Achille. La battaglia finale”. Chiude il pomeriggio il film di animazione “Achille nell’isola di Sciro” (Spagna, 5′) e il film “La fuga di Achille. La battaglia finale”.

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Frame del film “Uomini e dèi. Il mare e il sacro / Men and gods. The sea and the sacred” di Massimo D’Alessandro

La sera, dalle 20.30 alle 22.30. Apre il film “Carpentieri e falegnami nell’età del Bronzo” di Mario Piavoli (Italia, 2015; 24′). Il film illustra le fasi di lavoro, le tecniche costruttive e la fedele ricostruzione di alcuni elementi delle strutture abitative palafitticole di una popolazione vissuta nell’entroterra sud-gardesano migliaia di anni fa. Segue il film “Cahuachi. Labirinti nella Sabbia” di Petra Paola Lucini (Italia, 2020; 48′). Un viaggio nel tempo e nei sogni di due persone che si incrociano. La ragazza che cura la torre di Cremona e il Professor Orefici che riporta alla luce l’antica civiltà nel deserto di Nasca in Perù. Chiude il film “Uomini e dei: il Mare e il Sacro” di Massimo D’Alessandro (Italia, 2023; 43′). Nelle grotte di Sant’Eufemia, di fronte a Vieste, sono conservate più di 200 iscrizioni rupestri che narrano storie antiche. Testimonianza di secoli di vita, con reperti archeologici che coprono quasi mille anni di storia.

Gambolò (Pv). Al via la seconda edizione di “Ciak: si scava! 2024”, Festival internazionale del Cinema di Archeologia: tre giorni con i migliori film del RAM film festival. E una novità: “Ciak: si scava! For kids”, una sezione dedicata ai più piccoli

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Il castello Beccaria Litta a Gambolò (Pv) che ospita “Ciak si scava!” (foto comune di gambolò)

Al via la seconda edizione del festival del cinema archeologico di Gambolò “Ciak, si scava, 2024”, Festival internazionale del Cinema di Archeologia organizzato dal museo Archeologico Lomellino e il Comune di Gambolò in collaborazione con la Fondazione Museo Civico di Rovereto e del RAM Film Festival e con la rivista Archeo. Appuntamento venerdì 12, sabato 13 e domenica 14 aprile 2024 nel Salone Litta, la prestigiosa sala del castello di Gambolò (Pv). Tre giorni con le migliori e più recenti produzioni internazionali di cinema archeologico tratte dall’edizione 2023 del RAM film festival. Il Festival prevede l’assegnazione di due premi: Città di Gambolò, al film più votato dal pubblico; e Museo Archeologico Lomellino, a quello scelto dalla giuria di esperti. Ci sarà inoltre una novità per i più piccoli: “CIAK: SI SCAVA! FOR KIDS”. Si tratta di un momento dedicato ai più piccoli, che si tiene sabato 13 aprile 2024, dalle 10.30 alle 12, sempre in Salone Litta, con la proiezione di una selezione dedicata. La manifestazione di Gambolò è un’ulteriore occasione di apprezzare film e documentari di grande valore culturale, che non si trovano nella distribuzione cinematografica ordinaria e nelle piattaforme digitali.

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Frame del film “Panorami Sommersi. Le Origini di Venezia” di Samuele Gottardello

PROGRAMMA DI VENERDÌ 12 APRILE 2024. Alle 21, apertura della manifestazione e presentazione RAM film festival. Quindi proiezione del film “Panorami Sommersi. Le Origini di Venezia” di Samuele Gottardello, (Italia, 52’, 2023). Un viaggio nella Laguna di Venezia, alla ricerca delle radici romane della città insieme a pescatori, archeologi, artisti, subacquei e a una ragazza non vedente. Nel film, racconto archeologico e antropologico si intrecciano in una narrazione non lineare come i canali della Laguna. Mentre le mani degli archeologi affondano nel fango e riscrivono la storia delle origini di Venezia, nell’acqua torbida si scorgono le vestigia di una civiltà scomparsa ma che si può ancora intravedere nei racconti dei protagonisti.

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Frame del film “Memorie di un mondo sommerso” di Philippe Nicolet

Segue il film “Memorie di un mondo sommerso” di Philippe Nicolet (Svizzera, 58’, 2021). Il documentario mostra la vita quotidiana dei contadini del Neolitico e dell’età del Bronzo nel territorio alpino, che dovettero già adattarsi stabilmente ai cambiamenti climatici del loro ambiente. In questi villaggi sommersi, ciò che è eccezionale è l’enorme conservazione delle vestigia, come oggetti domestici o i resti delle loro abitazioni, databili e ricostruibili con grande precisione. Nel 2011, 111 di questi paesi sono stati dichiarati Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO, nei sei Stati dell’arco alpino.

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Frame del film “Durango 550 – il sentiero dei Pueblo ancestrali / Durango 550 – Path of the Ancestral Puebloans” di Nathan Ward

PROGRAMMA SABATO 13 APRILE 2024, pomeriggio. Alle 16, apre il film “Durango 550 – il sentiero dei Pueblo ancestrali / Durango 550 – Path of the Ancestral Puebloans” di Nathan Ward (Stati Uniti, 27’, 2022). Il Dipartimento dei Trasporti del Colorado, gli archeologi e le tribù nativo americane locali, gli Ute meridionali, gli Hopi e i Pueblo della tribù Laguna, lavorano ufficialmente insieme per scoprire gli antichi insediamenti intorno a Durango. Una collaborazione unica, un nuovo approccio che unisce scienza e credenze culturali tradizionali. Segue il film “La vera storia dei pirati / The True Story of Pirates” di Stéphane Begoin (Francia, 52’, 2022). Come vivevano i pirati e chi si nasconde dietro la leggenda? Il film cerca di ricostruire la storia poco conosciuta della pirateria seguendo due indagini archeologiche: la prima nell’Oceano Indiano alla ricerca della famosa nave pirata Speaker che affondò nel 1702, la seconda a Sainte-Marie Island, dove i pirati si nascondevano e vivevano. Dopo l’intervallo, il festival continua con il film “Dreamland – Terra dei sogni” di Lucas Dye (Stati Uniti, 7’, 2023). Il documentario segue le vicende del collettivo Tuumben K’ooben, con sede nello stato messicano del Quintana Roo, mentre inventa nuovi modi per preservare l’ambiente naturale e l’identità maya locale. Con lo sviluppo delle tecnologie, cresce anche la loro ambizione: decidono di creare un centro agroecologico e di conservazione su un terreno chiamato “Dreamland”, terra dei sogni.

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Frame del film “Dame e principi della preistoria / Dames et princes de la préhistoire” di Pauline Coste

Chiude il pomeriggio il film “Dame e principi della preistoria / Dames et princes de la préhistoire” di Pauline Coste (Francia, 52’, 2021). Le eccezionali sepolture del Paleolitico sono ancora poco conosciute dal grande pubblico. Risalenti a 25.000 anni fa, il loro studio rivela un ornamento inatteso e di grande bellezza, e pone una domanda essenziale: chi erano questi individui sepolti con tanta cura? Attraverso diverse sepolture in Francia, nella Repubblica Ceca, in Italia e in Russia, si cercherà di comprendere meglio la Donna del Caviglione, ritrovata nel Nord Italia, che ci servirà da filo conduttore lungo tutta questa ricerca.

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Frame del film “Neanderthal, sulle tracce di un’altra umanità / Neanderthal in the Footsteps of Another Humanity” di David Geoffroy

PROGRAMMA DI SABATO 13 APRILE 2024, sera. Alle 21, apre il film “Neanderthal, sulle tracce di un’altra umanità / Neanderthal in the Footsteps of Another Humanity” di David Geoffroy (Francia, 2022, 52’). Minacciato dall’erosione del mare e dal riscaldamento globale, il sito di Le Rozel ha restituito rare testimonianze della vita quotidiana di una comunità di Neanderthal sulla costa della Normandia circa ottantamila anni fa. Qui gli archeologi hanno riportato alla luce tremila impronte umane, che costituiscono finora il maggior ritrovamento al mondo di quel tipo per l’epoca preistorica. Le indagini proseguono portandoci indietro nel tempo, seguendo le tracce di un’umanità ormai estinta. film-Expédition-Pétra-sur-la-piste-des-Nabatéens_di-Nathalie-Laville-e-Agnès-MoliaSegue il film “Spedizione Petra, sulle tracce dei Nabatei / Expédition Pétra, sur la piste des Nabatéens” di Nathalie Laville e Agnès Molia (Francia, 2022, 52’). Da una ventina d’anni, gli archeologi cercano di trovare tracce dei Nabatei, un antico popolo arabo di mercanti, la cui storia è andata perduta. Di loro rimangono monumentali tombe scavate nella roccia, a Petra nell’attuale Giordania e nel cuore del deserto dell’Arabia Saudita, nella segreta città di Hegra. Laïla Nehmé si è posta una sfida audace: tracciare, grazie a una spedizione senza precedenti, la mitica via dell’incenso percorsa per tre secoli dai carovanieri nabatei.

film-I-segreti-dei-geroglifici-I-fratelli-Champollion_di-Jacques-Plaisant

Frame del film “I segreti dei geroglifici. I fratelli Champollion / Le secret des hieroglyphes. Les freres Champollion” di Jacques Plaisant

PROGRAMMA DI DOMENICA 14 APRILE 2024. Alle 15, apre il film “I segreti dei geroglifici. I fratelli Champollion / Le secret des hieroglyphes. Les freres Champollion” di Jacques Plaisant (Francia, 52’, 2022). Duecento anni fa, Jean-François Champollion decifrò per la prima volta gli i geroglifici egizi, risolvendo così uno dei più grandi enigmi nella storia dell’umanità. Quello che si sa poco è che dietro a questo genio si cela un uomo nell’ombra: Jacques-Joseph, il fratello maggiore della famiglia Champollion. Uno studio recente degli archivi familiari getta nuova luce sulla loro avventura intellettuale. Segue il film “Alla ricerca della musica dell’antichità / A la recherche de la musique de l’antiquité” di Bernard George (Francia, 53’, 2020-2021). Da trent’anni, grazie al contributo delle tecnologie digitali, una disciplina in rapida crescita, l’archeologia musicale, riporta in vita musiche perdute, sacre o profane, che scandivano la vita delle antiche civiltà. Dopo l’iIntervallo, il Festival riprende con il film “La terra di Yrnm” di Nicola Ferrari (Italia, 52’, 2022). L’isola di Pantelleria, sinonimo di vacanze, passito e capperi, ospita una delle aree archeologiche più importanti del Mediterraneo. Da anni, ogni estate, più di 50 tra archeologi e studenti provenienti da tutto il mondo si recano sull’isola e riaprono gli scavi interrotti l’anno precedente. Ad accompagnare le loro attività il racconto di Sebastiano Tusa, archeologo siciliano di fama internazionale, soprintendente del Mare e assessore dei Beni culturali della Regione Siciliana, prematuramente scomparso.

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Frame del film “Arte paleolitica: la nostra storia” di Elisabetta Flor e Luca Scoz

Chiude l’edizione 2024 del festival il film “Arte paleolitica: la nostra storia” di Elisabetta Flor e Luca Scoz (Italia, 18’, 2022). L’arte accompagna l’umanità fin dagli albori della sua esistenza. È un tentativo primordiale di interpretazione dell’ambiente naturale? Forse qualcosa di più. Dall’Uomo di Neanderthal ai cacciatori Sapiens dell’epoca glaciale, questo documentario traccia una linea che, dalle principali testimonianze di arte paleolitica dell’Italia nord-orientale, come le pietre dipinte del Riparo Dalmeri, sfocia nella più attuale e drammatica riflessione sul rapporto fra l’umanità e l’ambiente naturale.

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Frame del film “L’era dei giganti / The Time of the Giants” di Pascal Cuissot

CIAK SI SCAVA! FOR KIDS! Sabato 13 aprile 2024. Alle 10.30, apre il film “L’era dei giganti / The Time of the Giants” di Pascal Cuissot (Francia, 52’, 2020). Negli ultimi vent’anni, il numero delle nuove specie di dinosauri scoperte si è moltiplicato. Combinando le immagini 3D altamente realistiche di NHK con le evidenze paleontologiche più recenti, questo ambizioso e spettacolare documentario mostra le strategie di crescita e sopravvivenza dei dinosauri al largo delle coste del Giappone. Seguono i film “A misura di bambino. Crescere nell’antica Roma” di Gianmarco D’Agostino (Italia, 5’, 2021); “Il bambino che sarà cavaliere” di Gianmarco D’Agostino (Italia, 7’, 2020); “Il discorso di Txai Surui / The Speech of Txai Surui” di Studenti del Multimedia Project of Escola Parque (Brasile, 4’, 2022).

Lavis (Tn). Al via la sesta edizione di Cinema Archeologico: tre martedì con tre corti e tre film scelti dall’archivio del RAM film festival di Rovereto

lavis_cinema-archeologico_rassegna-2024_locandinaTutto pronto al teatro auditorium comunale di Lavis (Tn) per il primo appuntamento della sesta edizione del Cinema Archeologico, organizzato dall’associazione culturale Lavisana e dal Comune di Lavis in collaborazione con la Fondazione Museo Civico di Rovereto, il RAM film festival e l’assessorato alla Cultura del Comune di Lavis. Si tratta di tre appuntamenti dedicati al patrimonio culturale raccontato con il linguaggio coinvolgente e suggestivo del cinema: un viaggio attraverso periodi storici, territori, culture e punti di vista diversi, per accrescere la propria conoscenza del mondo. In programma, dal 5 al 19 marzo 2024, documentari e docufiction sui temi della tutela di siti, monumenti, memorie e paesaggi, intesi come beni inestimabili da preservare per le future generazioni; del progresso nella ricerca archeologica, che permette di scoprire sempre più a fondo il nostro passato; e dell’esplorazione non solo di luoghi ma anche di tempi lontani. Si affronterà il tema della morte, visiteremo Petra e viaggeremo sulle navi dei pirati. Ogni serata sarà introdotta da un corto d’animazione, un particolare mezzo di espressione che descrive storie e tradizioni in modo creativo. I film sono tradotti e doppiati a cura della Fondazione Museo Civico di Rovereto, che organizza il RAM film festival, raccogliendo documentari da tutto il mondo e conservandoli nel proprio archivio. L’ingresso è gratuito.

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Frame del film “Archeology 3.0 – Making the dead speak” di Stéphane Jacques

Si inizia martedì 5 marzo 2024, alle 21, con la proiezione dei primi due film, che in modo diverso ci mostrano un possibile rapporto con i nostri antenati. La serata sarà introdotta dal poeticissimo corto d’animazione “Joss Lotuses to Grandma” di Stefie Gan (Stati Uniti, 2022; 6’): una ragazza ritorna in Malesia dopo la morte di sua nonna. Il corto animato esplora il loro legame, il biculturalismo degli immigrati e i riti culturali, come l’offerta di fiori origami, che si conservano e che possono aiutare a guarire dal dolore della separazione e della perdita. E, attraverso l’espressività del suo segno animato, ci aiuta a comprendere i sentimenti delle protagoniste e l’importanza del legame con il passato e con le tradizioni. Seguirà poi il film “Archeology 3.0 – Making the dead speak” di Stéphane Jacques (Francia, 2023; 53’) con interviste a ricercatori di tutta Europa accomunati dall’uso di nuovi e sofisticati metodi scientifici in ambito archeologico. Si possono far parlare i corpi dopo la morte? Fino a non molto tempo fa servivano campagne di scavo su vasta scala e scheletri interi. Oggi, grazie alle nuove tecnologie, anche le parti più piccole del corpo umano possono essere sufficienti a ricostruire le vite di migliaia di anni fa: dalla preistoria all’Egitto dei faraoni, da Homo sapiens ai Galli, l’archeologia sta per dar voce ai morti come mai prima d’ora.

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Frame del film “Expédition Pétra, sur la piste des Nabatéens / Spedizione Petra, sulle tracce dei Nabatei” di Nathalie Laville e Agnès Molia

Seconda serata martedì 12 marzo 2024, alle 21. Apre il corto “Bride’s Dream” di Joe Chang (Cina/Canada, 2023; 7’): la guerra civile in Cina, scatenata dal tramonto della dinastia Han, divide due sposi novelli, Zhang e Whan Hui. Lui è chiamato in battaglia e lei resta ad aspettarlo, tra la vita e la morte, tra la realtà e il sogno. I disegni animati sono accompagnati da brani cantati dell’Opera di Pechino. Segue il film “Expédition Pétra sur la piste des Nabatéens” di Nathalie Laville e Agnès Molia (Francia, 2022; 52’): da una ventina d’anni, gli archeologi cercano di trovare tracce dei Nabatei, un antico popolo arabo di mercanti, la cui storia è andata perduta. Di loro rimangono monumentali tombe scavate nella roccia, a Petra nell’attuale Giordania e nel cuore del deserto dell’Arabia Saudita, nella segreta città di Hegra. Laïla Nehmé si è posta una sfida audace: tracciare, grazie a una spedizione senza precedenti, la mitica via dell’incenso percorsa per tre secoli dai carovanieri nabatei.

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Frame del film “The True Story of Pirates / La vera storia dei pirati” di Stéphane Begoin

Terza e ultima serata martedì 19 marzo 2024, alle 21. Apre il corto “The Sprayer” di Farnoosh Abedi (Iran, 2022; 9’): nella terra occupata dall’Esercito degli Spruzzatori, nessuno ha il diritto di coltivare le piante: i soldati spargono infatti veleno su tutta la flora che incontrano. In molti non sanno nemmeno come cresce o come sia fatta una pianta, finché uno dei soldati non scopre un seme piantato nella polvere: la sua curiosità è solo l’inizio di qualcosa di straordinario e rivoluzionario. Chiude la rassegna il film “The true story of pirates” di Stéphane Begoin (Francia, 2022; 52’): come vivevano i pirati e chi si nasconde dietro la leggenda? Il film cerca di ricostruire la storia poco conosciuta della pirateria seguendo due indagini archeologiche: la prima nell’Oceano Indiano alla ricerca della famosa nave pirata Speaker che affondò nel 1702, la seconda a Sainte-Marie Island, dove i pirati si nascondevano e vivevano.

Rovereto. Serata finale del RAM film festival con teatro Zandonai esaurito in ogni ordine di posti, dopo cinque giorni con incontri sempre sold out: il pubblico premia il film “The lost Mountaineers” e il premio “Paolo Orsi” al film “The Time they spent here”. Ecco tutti gli altri premi e le molte menzioni

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RAM film festival 2023: teatro Zandonai esaurito in ogni ordine di posti per la serata finale (foto graziano tavan)

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Neri Marcorè al teatro Zandonai di Rovereto nella serata finale del RAM film festival 2023 (foto graziano tavan)

Con un teatro Zandonai gremito in ogni ordine di posti si è chiusa una grande edizione del RAM film festival Rovereto Archeologia Memorie, con focus Sguardi sul Clima: nei cinque giorni di programmazione, dal 4 all’8 ottobre 2023, un pubblico attento e competente ha apprezzato i 62 film in concorso suddivisi in quattro sezioni: Cinema archeologico (la sezione più corposa, quest’anno associata al premio biennale intitolato al grande archeologo roveretano “Paolo Orsi”), L’Italia si racconta, Sguardi dal Mondo, e Cultura animata; ma ha anche “esaurito” i posti disponibili in tutti gli incontri e negli approfondimenti con gli ospiti, fino ad assiepare anche i palchi più in alto dello Zandonai per seguire nella serata finale l’incontro speciale con Neri Marcorè. Il festival, dedicato all’archeologia e alle memorie del passato, e alle sfide per la conservazione del patrimonio culturale nel futuro che cambia, con particolare attenzione all’emergenza climatica, ha rappresentato una vetrina unica per l’esplorazione delle culture antiche e per la scoperta di nuove prospettive sulla nostra storia.

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Giovanni Laezza, presidente dalla Fondazione museo civico di Rovereto, al teatro Zandonai di Rovereto nella serata finale del RAM film festival 2023 (foto graziano tavan)

“La partecipazione del pubblico a questa edizione del festival ha confermato l’interesse crescente per il nostro festival”, ha commentato Giovanni Laezza, presidente della Fondazione Museo Civico di Rovereto che organizza il RAM, “e la nutrita rappresentanza di addetti ai lavori, fatta di decine registi, produttori, autori, membri delle giurie, esperti che hanno partecipato alle proiezioni, e anche al momento speciale a loro dedicato per potersi scambiare impressioni e contatti, contribuisce a posizionare la città di Rovereto in un circuito di eventi legati al cinema a livello nazionale e internazionale, ampliando gli orizzonti oltre i confini cittadini. Il RAM Film Festival Rovereto Archeologia Memorie continua così a svolgere un ruolo fondamentale nel promuovere la consapevolezza e l’importanza della conservazione del nostro passato e della divulgazione al grande pubblico di contenuti importanti attraverso il cinema e i momenti informali”.

PREMIO RAM film festival del pubblico. Sintesi di quanto proposto nella ricca programmazione, prima della performance di Neri Marcorè, sono state le premiazioni dei film segnalati dalle giurie tecniche e dal pubblico. I favori del pubblico sono andati al film “The lost Mountaineers” di Andrea Andreotti e Diego Busacca (Italia 2023, 50’), produzione Museo storico del Trentino, che ha vinto il premio RAM Film Festival.

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Il regista Andrea Andreotti solleva il premio RAM film festival assegnato dal pubblico al film “The lost Mountaineers” (foto graziano tavan)

Il documentario realizzato con la consulenza scientifica di Ben Appleby, Aldo Miorelli, Antonella Previdi, Giacomo Zanetti e Lorenzo Gardumi, è dedicato a un DUKW, un mezzo anfibio americano affondato nel Lago di Garda il 30 aprile 1945. I soldati a bordo del mezzo furono dichiarati dispersi ma non dimenticati e le ricerche sono arrivate ad un punto di svolta più di settant’anni dopo. Il documentario, presentato per la prima volta in assoluto al pubblico, ha ricevuto anche una menzione speciale da parte della giuria del premio “L’Italia si racconta”.

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Frame del film “Saving Venice / Salvare Venezia” di Duncan Bulling

Molto apprezzati nel voto del pubblico, giunti a pochi decimi di punto dal vincitore, anche il documentario britannico “Saving Venice / Salvare Venezia”, di Duncan Bulling (Regno Unito 2022, 52’), prodotto da LionTv, in anteprima italiana, e “Memorie di un mondo sommerso”, di Philippe Nicolet (Svizzera 2021, 58’), prodotto dalla Association Palafittalp/Studio NVP3D dedicato alle palafitte dell’arco alpino.

PREMIO PAOLO ORSI per il Cinema Archeologico. La giuria internazionale composta da Barbara Maurina (presidente), Mark Pearce e Annamaria Ravagnan, ha assegnato il premio al film “The Time they spent here / Il tempo che hanno trascorso qui” di Edward Owles (Regno Unito 2023, 23’), produzione Richard Tacon, presentato al RAM in prima mondiale. Qual è la magia dell’arte rupestre? Due veterani archeologi di Tanum, in Svezia, cercano il modo migliore per documentare e preservare le antiche incisioni locali risalenti all’età del Bronzo.

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Barbara Maurina, presidente della giuria per il Cinema archeologico, legge la motivazione per l’assegnazione del premio Paolo Orsi al film “The time they spent here” (foto graziano tavan)

Ecco la motivazione: “Un cortometraggio piccolo per dimensioni ma grande per il contenuto e l’intensità, a tratti lirica, con cui racconta l’appassionato lavoro di due attempati studiosi che hanno dedicato la loro vita a registrare, analizzare e tutelare le incisioni rupestri di Tanum nella Svezia nord-occidentale, le quali costituiscono la più grande concentrazione di arte dell’Età del Bronzo in Europa. Una vera e propria missione, volta alla salvaguardia di un patrimonio archeologico oggi più che mai minacciato dall’azione degli agenti atmosferici. Il documentario con profonda sensibilità, umanità e delicatezza riesce a comunicare in modo originale e convincente l’essenza della vocazione dell’archeologo e a fondere in un perfetto equilibrio il messaggio scientifico con il linguaggio cinematografico”.

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Frame del film “A la recherche de la musique de l’antiquité / Alla ricerca della musica dell’antichità” di Bernard George

Menzione speciale al film “A la recherche de la musique de l’antiquité  / Alla ricerca della musica dell’antichità” di Bernard George (Francia 2021, 53’), produzione O2B films. Da trent’anni, grazie al contributo delle tecnologie digitali, una disciplina in rapida crescita, l’archeo­logia musicale, riporta in vita musiche perdute, sa­cre o profane, che scandivano la vita delle antiche civiltà. Motivazione: “Un affascinante film che racconta le metodologie della ricerca volta a restituirci la musica antica. A partire del papiro musicale del Louvre, passando per l’antica canzone rinvenuta in Turchia e la partitura iscritta sul muro del Tempio di Apollo a Delfi, il racconto si snoda svelando i molteplici risvolti del lavoro di deciframento dei documenti, in grado di restituirci non solo i suoni antichi ma anche le modalità di amplificazione impiegate nell’antichità. Un tema assai complesso, ma affrontato con un linguaggio chiaro e accessibile al grande pubblico e reso cinematograficamente accattivante da una fotografia di qualità e da un ritmo ben cadenzato”.

PREMIO L’ITALIA SI RACCONTA. La giuria composta da Isabella Bossi Fedrigotti (presidente), Michele Trentini, Sara Zanatta, non presenti alla serata finale, ha assegna il premio, consegnato da Alessandra Cattoi, al film “The black Italian Renaissance / Il rinascimento italiano nero” di Cristian di Mattia (Italia 2023, 90’), produzione Alice Cinema, Why Tales, Rufus Film. Il film racconta le vite di personaggi afro-discen­denti nell’Italia Rinascimentale, legati tra loro dalla diffusione delle esplorazioni geografiche del XV e XVI secolo, e che, in modi diversi, hanno segnato la Storia. I loro volti fanno capolino tra le tele di alcune delle più grandi opere d’arte di tutti i tempi. I loro nomi sono sparsi tra i libri mastri di archivi antichi. Raccontando le storie di nobili, schiavi, ambasciato­ri e cavalieri, il documentario svela come il concetto rinascimentale di “razza” fosse diverso da quello che conosciamo oggi.

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Alessandra Cattoi, direttrice del museo civico di Rovereto, legge la motivazione del premio L’Italia si racconta assegnato al film “The black Italian Renaissance / Il rinascimento italiano nero” di Cristian di Mattia (foto graziano tavan)

Motivazione: “Bridgerton, la serie con affascinante lord inglese dall’incarnato lievemente scuro, non ha inventato nulla. In Italia, nel corso del Rinascimento decine di quadri, di sculture, di documenti attestano la presenza nella società, specialmente in quella alta, di centinaia di persone di colore. E non necessariamente come schiavi, al pari di quanto successe in altri Paesi; e neppure sempre come servitorielli secondo quanto testimoniano le sculture dei neri puttini guardaporta. Sono consiglieri e confidenti, ambasciatori e segretari come anche balie a camerieri. Il documentario “The black italian Renaissance” ha colpito per l’originalità della ricerca, per l’accuratezza dello studio e per la testimonianza che la nostra società, almeno in un certo passato, era in effetti multiculturale”.

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La regista Elena Giogli al RAM film festival (foto fmcr)

Menzione speciale al film “Il custode della memoria” di Elena Giogli (Italia 2023, 66’), produzione Tiwi. Il racconto di vita di un uomo che incarna l’anima popolare della sua città. Dino Marinelli per più di 25 anni è stato il custode della Pinacoteca di Città di Castello, in Umbria. Ha vissuto da solo all’interno del museo, studiando totalmente da autodidatta e nel corso del tempo è diventato uno scrittore e una guida artistica riconosciuta a livello internazionale. Un vero custode della memoria. Motivazione: “Il documentario riesce a costruire con intelligenza emotiva l’incontro tra il pubblico e Dino Marinelli, personaggio originale ed eccentrico in compagnia del quale si attraversa quasi un secolo di storia di una città della provincia italiana, con le sue bellezze materiali, il suo orgoglio linguistico, i suoi aneddoti artistico-culturali, la sua vena ironica e scanzonata. Il registro biografico ben si accompagna alle cronache d’epoca; i materiali di repertorio, anche i meno “nobili”, così giustapposti alle parole di testimoni-amici invitano, senza retorica, a riflettere sul potere della memoria e sul raro dono di saperla tramandare con passione”.

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Frame del film “The lost Mountaineers” di Andrea Andreotti e Diego Busacca

Menzione speciale al film “The lost Mountaineers” di Andrea Andreotti e Diego Busacca (Italia 2023, 50’), produzione Museo storico del Trentino. Motivazione: “Gli autori ricostruiscono efficacemente le drammatiche vicende legate all’inabissamento di un mezzo anfibio americano nelle acque del Garda alla fine della seconda guerra mondiale e ne narrano anche i ripetuti tentativi di individuazione e recupero del relitto. Lo fanno attraverso un abile lavoro di ricerca e restituzione delle diverse fonti. La qualità dei materiali d’archivio, delle testimonianze dirette e il ritmo del montaggio ci appassionano a una pagina di storia meno nota, ambientata in un lembo suggestivo di paesaggio che non avevamo ancora percepito sotto questa luce”.

PREMIO SGUARDI DAL MONDO. La giuria, composta da Duccio Canestrini (presidente), Nora Demarchi, Cecilia Pennacini, ha assegnato il premio al film “Carraco / Raganella” di Carlos Cazurro (Spagna 2022, 65’), produzione Carlos Cazurro e Manu Sevillano. Il film è un racconto che rende onore alle storie di vita quotidiana poiché spesso trattano temi univer­sali. Miguel ha bisogno di telefonare ma non ha campo. Sceglie quindi di usare il tradizionale car­raco, una “raganella” per far rumore, un metodo di comunicazione che gli aveva insegnato suo non­no. Scopre poi che questo codice fu inventato dagli abitanti di Valladolid, in Spagna, molto tempo fa e decide di indagare sulla questione.

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Duccio Canestrini, presidente della giuria Sguardi dal mondo, legge la motivazione del premio assegnato al film “Carraco” (foto graziano tavan)

Motivazione: “Carraco racconta la riscoperta, attraverso la memoria personale e collettiva, di un codice di comunicazione alternativo e condiviso fra la popolazione dei Monti Torodo, nei pressi di Vallodolid. Questo codice prevede l’uso di una “carraca”, uno strumento di legno che, fatto ruotare su sé stesso, produce un suono ritmico, modulabile. Favola rurale raccontata attraverso il linguaggio stilistico del falso documentario, il film narra di una storia locale che richiama temi universali quali la riappropriazione della memoria collettiva, dell’identità locale, del senso di comunità e appartenenza. I 65 minuti di narrazione si susseguono con un ritmo energico e coinvolgente, rivolgendosi allo spettatore con un linguaggio cinematografico inedito e sorprendente”.

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Frame del film film “Namarali” di Tim Mummery

Menzione speciale al film “Namarali” di Tim Mummery (Australia 2021, 52’) produzione Yorna Woolagoodja e Tim Mummery. Motivazione: “Il film racconta con sensibilità e attenzione la storia dell’artista aborigeno Donny Woolagoodja impegnato a preservare le raffigurazioni degli spiriti Wandjina che adornano le grotte della regione del Kimberly, nell’Australia occidentale. La forza della narrazione visiva attraversa lo spazio e il tempo – attingendo anche a immagini di repertorio – fino a ricreare grazie a un intenso approccio partecipativo il complesso cosmogonico del “Tempo del sogno”.

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Frame del film “I am Kanaka / Io sono un Kanaka” di Genevieve Sulway

Menzione speciale al film “I am Kanaka / Io sono un Kanaka” di Genevieve Sulway (Regno Unito 2022, 15’), produzione Genevieve Sulway. Con una storia oscura e solo il 5% della popolazio­ne che parla la lingua nativa, le Hawaii rischiano di perdere per sempre le proprie tradizioni. Questo film offre una speranza sul futuro grazie all’ex-inse­gnante Kaina Makua e il suo programma no-profit rivolto a giovani indigeni svantaggiati, con l’obiet­tivo di preservare il patrimonio culturale hawaiano, parlando anche di sostenibilità ambientale. Motivazione: “Nonostante l’immaginario paradisiaco che le contraddistingue, la natura spettacolare e l’enorme afflusso turistico, le isole Hawaii rischiano di perdere per sempre le proprie tradizioni. Reagendo all’espropriazione delle loro terre, al degrado e alla miseria, gli orgogliosi nativi kanaka ci insegnano la sostenibilità, a partire dal recupero della lingua madre e dalle danze Hula, proibite dai missionari e dai coloni. Un piccolo documentario, antropologicamente perfetto, che illustra una filosofia etnica comunitaria”.

PREMIO CULTURA ANIMATA. La giuria, composta da Andrea Artusi (presidente), Davide Lorenzon, Tobia Berti, ha assegnato il premio al film “The sprayer / Lo spruzzatore” di Farnoosh Abedi (Iran 2022, 9’), produzione Institute for the Intetllectual Development of Children and Young Adults, Negative Art Studio. Nella terra occupata dall’Esercito degli Spruzzatori, nessuno ha il diritto di coltivare le piante: i soldati spargono infatti veleno su tutta la flora che incon­trano. In molti non sanno nemmeno come cresce o come sia fatta una pianta, finché uno dei soldati non scopre un seme piantato nella polvere: la sua curiosità è solo l’inizio di qualcosa di straordinario e rivoluzionario.

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Andrea Artusi, presidente della giuria Cultura animata, legge la motivazione del premio assegnato al film di animazione “The sprayer” (foto graziano tavan)

Motivazione: “Grazie al grande equilibrio tra qualità tecnica, sia dal punto di vista della modellazione tridimensionale che dell’animazione in computer grafica, e impianto narrativo, l’opera si è imposta fin da subito nella valutazione della giuria. Il corto riesce a trattare in maniera coinvolgente, approfondita e toccante dal punto di vista emotivo il tema del clima con originalità e grande energia dello storytelling”.

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Frame del film “Bride’s Dream / Il sogno della sposa” di Joe Chang

Menzione speciale al film “Bride’s Dream / Il sogno della sposa” di Joe Chang (Cina/Canada 2023, 7’), produzione Joe Chang. La guerra civile in Cina, scatenata dal tramonto del­la dinastia Han, divide due sposi novelli, Zhang e Whan Hui. Lui è chiamato in battaglia e lei resta ad aspettarlo, tra la vita e la morte, tra la realtà e il sogno. I disegni animati sono accompagnati da brani dell’Opera di Pechino. Motivazione: “Il corto ha la capacità di accompagnare lo spettatore sulle ali dell’immaginario della tradizione culturale del paese di provenienza nel profondo di un tema complesso con grande sensibilità e delicatezza. L’uso sapiente e consapevole degli elementi grafici e del colore completa un’opera di grande impatto emozionale e di alta qualità tecnica dal punto di vista dell’animazione”.

MENZIONE SPECIALE ARCHEOBLOGGER. La giuria composta da Andrea Bellotti, Giovina Caldarola, Marta Coccoluto, Antonia Falcone, Marina Lo Blundo, Mattia Mancini, Domenica Pate, Michele Stefanile, Alessandro Tagliapietra, non presenti alla serata finale, ha assegnato la menzione, consegnata da Alessandra Cattoi, al film “Montaigne and the misterious tomb / Montaigne e la tomba misteriosa” di Pauline Coste (Francia 2021, 52’), produzione Day for Night / Enfant savage. Questo documentario coinvolge il pubblico in una straordinaria ricerca archeologica. Archeologi e storici lavorano fianco a fianco per svelare il mistero di una sepoltura risalente a più di 500 anni fa, rin­venuta nei sotterranei dell’attuale Museo d’Aquita­nia, nel cuore di Bordeaux, dove un tempo sorgeva una chiesa. Si tratta davvero della tomba del fa­moso filosofo, umanista e scrittore del rinascimento francese Michel de Montaigne?

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Claudia Beretta. della segreteria del RAM film festival, legge la motivazione per il premio Archeoblogger assegnato al film “Montaigne and the misterious tomb / Montaigne e la tomba misteriosa” di Pauline Coste (foto graziano tavan)

Motivazione: “Un documentario che si può definire come la quintessenza del “piacere della ricerca, della ricostruzione e della scoperta”. Per una volta la parola “mistero” non è fuori luogo. Una lunga ricerca multidisciplinare che abbraccia storia, archivistica, antropologia fisica, architettura, un romanzo giallo archeologico che con meticolosa descrizione della pluralità delle risorse umane e professionali, delle scienze e tecnologie differenti prova a “risolvere il caso”, con un ritmo serrato e una narrazione avvincente che però lascia anche spazio a riflessioni e silenzi emozionati, mentre storici, filosofi e curatori ci accompagnano alla scoperta dell’uomo e del filosofo Michel de Montaigne e dei tempi in cui visse, tempi di guerra, malattie e, ahimè, pandemie. Un documentario che riassume il senso dell’archeologia: ipotizzare, fare domande e aspettare che il tempo e il progresso della disciplina possano arrivare alle risposte. Forse. Montaigne, che sia effettivamente lui o meno, non potrebbe che esserne contento”.

MENZIONE SPECIALE CINEMAMORE. La giuria composta da Andrea Morghen (Religion Today), Augusto Marsigliante (Trento Film Festival) e Valentina Poli (RAM film festival) ha assegnato la menzione al film “Namarali” di Tim Mummery (Australia 2021, 52’), produzione Yorna Woolagoodja e Tim Mummery. Il film racconta l’impegno dell’artista di origini abo­rigene Donny (Yorna) Woolagoodja per ravvivare i legami con la propria ancestrale cultura tradizio­nale. Il credo spirituale dell’artista ruota attorno ai wandjina, spiriti creatori le cui effigi adornano i luo­ghi del Kimberley in Australia: rinnovati con nuova ocra ogni anno dagli antenati, i pittogrammi abori­geni dei wandjina stanno ora scomparendo.

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Andrea Morghen (Religion Today), Augusto Marsigliante (Trento Film Festival) leggono la motivazione del premio CinemA.Mo.Re assegnato al film “Namarali” (foto graziano tavan)

Motivazione: “Namarali è un’opera di elevato valore culturale, nella quale l’arte cinematografica dialoga con la suggestiva pittura rupestre. Attraverso la figura di Donny e della comunità cui appartiene, veniamo immersi in un mondo ancestrale fatto di lotte tra divinità primordiali e magiche apparizioni. Lo spirito dei protagonisti di “Namarali” è quello di chi non non vuole arrendersi allo sradicamento e all’omologazione, e non può dimenticare le tradizioni dei propri antenati, insegnando anche alle nuove generazioni il valore della memoria e il sacro dovere di far sì che questo patrimonio non cada nell’oblio”.

Cuneo. “Archeologia e cinema ai piedi delle Alpi”: arriva Cuneo Archeofilm, festival internazionale del cinema di archeologia arte ambiente. Tre serate con film e incontri con archeologi

cuneo_archeofilm-2023_il-programma_locandina“Archeologia e cinema ai piedi delle Alpi”. Al complesso monumentale San Francesco di Cuneo arriva Cuneo Archeofilm, festival internazionale del cinema di archeologia arte ambiente: ogni sera, alle 21, dal 5 al 7 ottobre 2023, proiezioni di documentari e incontri con archeologi a ingresso libero e gratuito. Cinque film e tre incontri e un premio assegnato dal pubblico. Evento organizzato da Comune di Cuneo, soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Alessandria Asti e Cuneo, museo civico di Cuneo, progetto P.E.P.A., Archeologia Viva, Firenze Archeofilm. Selezione filmati e archivio cinematografico: Firenze Archeofilm.

IL PROGRAMMA DI GIOVEDÌ 5 OTTOBRE 2023. Apre il festival il film “I misteri della grotta Cosquer” di Marie Thiry (Francia, 56’); segue l’incontro con Egle Micheletto, già soprintendente SABAP per le province di Alessandria Asti e Cuneo; chiude la serata il film “Il regno del sale. I 7000 anni di Hallstatt” di Domingo Rodes (Spagna, 23′).

IL PROGRAMMA DI VENERDÌ 6 OTTOBRE 2023. Apre alla serata il film “Jurassic Cash” di Xavier Lefebvre (Francia, 52’); segue l’incontro con Gian Battista Garbarino funzionario archeologo della SABAP per le province di Alessandria Asti e Cuneo; chiude la serata il film “Choquequirao, la geografia sacra degli Incas” di Agnès Molia, Nathalie Laville (Francia, 26’).

IL PROGRAMMA DI SABATO 7 OTTOBRE 2023. Apre la serata il film “Tutankhamon, i segreti del faraone: un re guerriero” di Stephen Mizelas (Regno Unito, 50’); segue l’incontro con Valentina Santini, egittologa e scrittrice; quindi la Cerimonia di Premiazione con l’assegnazione del Premio del pubblico “Cuneo Archeofilm 2023”; chiude la serata e il festival il film fuori concorso “Sagrada Familia, la rivoluzione di Gaudì” di Marc Jampolsky (Francia, 52’).

Paestum. 9° International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad” 2023 promosso da Bmta e Archeo: ecco le 5 scoperte archeologiche del 2022 candidate. Egitto: a Saqqara trovata piramide regina Neith, 300 sarcofagi e 100 mummie del Nuovo Regno; Guatemala: tracce del più antico calendario Maya; Iraq: nel bacino idrico di Mosul una città dell’Età del Bronzo; Italia: a San Casciano dei Bagni dal fango 24 statue di bronzo di epoca etrusca e romana; Turchia: a Midyat una grande città sotterranea di 2000 anni fa

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L’archeologo Khaled Asaad, per decenni “custode” di Palmira, assassinato dai miliziani dell’Isis il 18 agosto 2015

paestum_bmta_Award Khaled al-Asaad_scoperte-2022_manifestoPochi giorni fa, il 18 agosto 2023, è stato l’ottavo anniversario dell’uccisione da parte dei jihadisti di Khaled al-Asaad, direttore di Palmira, la sposa del deserto, di cui aveva nascosto i romani per salvarli da mani assassine. A ottant’anni resse un mese di torture, ma non parlò. Allora i jihadisti, quando si resero conto che non gli avrebbero tirato fuori una sola parola, lo trascinarono nel centro della sua Palmira, nell’anfiteatro romano, e lo decapitarono lì davanti a una folla e poi appesero il suo corpo ad una colonna: era il 18 agosto 2015. Per ricordare quel sacrificio in difesa del patrimonio culturale, è stato istituito l’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad”, l’unico riconoscimento a livello mondiale dedicato al mondo dell’archeologia e in particolare ai suoi protagonisti, gli archeologi, che con sacrificio, dedizione, competenza e ricerca scientifica affrontano quotidianamente il loro compito nella doppia veste di studiosi del passato e di professionisti a servizio del territorio. Attraverso questo Premio la Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico e la rivista Archeo hanno inteso dare il giusto tributo alle scoperte archeologiche assegnato in collaborazione con le testate internazionali media partner della Borsa: Antike Welt (Germania), arCHaeo (Svizzera), Archäologie in Deutschland (Germania), Archéologia (Francia), Current Archaeology (Regno Unito), Dossiers d’Archéologie (Francia).

paestum_bmta_Award Khaled al-Asaad_scoperte-2022_locandinaLe cinque scoperte archeologiche del 2022 finaliste della 9ª edizione dell’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad” sono: Egitto, nell’antica necropoli di Saqqara a Giza, a circa 30 km a sud del Cairo, la piramide della regina Neith con 300 bare e 100 mummie; Guatemala, le tracce del più antico calendario Maya; Iraq, dal fiume Tigri nel bacino idrico di Mosul riappare una città dell’età del bronzo; Italia, in Toscana nella provincia di Siena, a San Casciano dei Bagni dal fango riaffiorano 24 statue di bronzo di epoca etrusca e romana nascoste per millenni; Turchia, a Midyat, nella provincia di Mardin, una grande città sotterranea risalente a 2000 anni fa. Il Premio, assegnato alla scoperta archeologica prima classificata, sarà selezionato dalle 5 finaliste segnalate dai direttori di ciascuna testata e sarà consegnato venerdì 3 novembre 2023, in occasione della XXV Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico in programma a Paestum dal 2 al 5 novembre 2023, alla presenza di Fayrouz e Waleed Asaad, archeologi e figli di Khaled. Inoltre, sarà attribuito uno “Special Award” alla scoperta, tra le cinque candidate, che avrà ricevuto il maggior consenso dal grande pubblico nel periodo 5 giugno – 5 ottobre sulla pagina Facebook della Borsa (www.facebook.com/borsamediterraneaturismoarcheologico).

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La Tomba di Anphipolis a Vergina (Macedonia, Grecia) scoperta è premiata nella prima edizione dell’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad” nel 2015 (foto bmta)

Nel 2015 il Premio è stato assegnato a Katerina Peristeri, responsabile degli scavi, per la scoperta della Tomba di Amphipolis (Grecia); nel 2016 all’INRAP Institut National de Recherches Archéologiques Préventives (Francia), nella persona del presidente Dominique Garcia, per la Tomba celtica di Lavau; nel 2017 a Peter Pfälzner, direttore della missione archeologica, per la città dell’Età del Bronzo presso il villaggio di Bassetki nel nord dell’Iraq; nel 2018 a Benjamin Clément, responsabile degli scavi, per la “piccola Pompei francese” di Vienne; nel 2019 a Jonathan Adams, Responsabile del Black Sea Maritime Archaeology Project (MAP), per la scoperta nel Mar Nero del più antico relitto intatto del mondo; nel 2020 a Daniele Morandi Bonacossi, direttore della missione archeologica italiana nel Kurdistan Iracheno e ordinario di Archeologia e Storia dell’Arte del Vicino Oriente Antico dell’università di Udine, per la scoperta di dieci rilievi rupestri assiri raffiguranti gli dèi dell’Antica Mesopotamia; nel 2021 alla scoperta di “centinaia di sarcofagi nella necropoli di Saqqara in Egitto”; nel 2022 a Zahi Hawass, direttore della missione archeologica che ha scoperto “la città d’oro perduta”, fondata da Amenhotep III, riaffiorata dal deserto nei pressi di Luxor.

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Egitto: nell’antica necropoli di Saqqara a Giza, a circa 30 km a sud del Cairo, scoperta la piramide della regina Neith con 300 sarcofagi e 100 mummie. Da anni gli archeologi scavano a Saqqara, un altopiano sabbioso usato per costruire grandiosi monumenti funebri, oggi considerato uno dei principali siti archeologici di Giza. Il team aveva inizialmente concentrato i propri sforzi sulla vicina piramide di Teti, il primo re della sesta dinastia egizia. “Teti era adorato come un dio nel periodo del Nuovo Regno e quindi le persone volevano essere sepolte vicino a lui”, ha spiegato Zahi Hawass. “Tuttavia, la maggior parte delle sepolture conosciute a Saqqara in precedenza provenivano dall’Antico Regno o dal Periodo Tardo”. Sono stati trovati 22 pozzi interconnessi, che vanno da 9 a 18 metri, tra cui un enorme sarcofago in pietra calcarea e 300 sarcofagi del periodo del Nuovo Regno, che durò dal XVI secolo a.C. all’XI secolo a.C. I sarcofagi hanno volti individuali, ognuno unico, distinguendo tra uomini e donne, e sono decorati con scene dell’antico testo funerario egiziano “Libro dei Morti”. Ogni sarcofago riporta anche il nome del defunto e spesso mostra i Quattro Figli di Horus, che proteggevano gli organi del defunto. All’interno delle bare gli archeologi hanno trovato i corpi di mummie ben conservate, almeno cento quelle identificate. Inoltre, all’interno dei sarcofagi e dei pozzi funerari, hanno anche trovato manufatti come giochi, piccole statuette conosciute come ushabti e statue del dio Ptah-Sokar, che rappresenta il ciclo di nascita, morte e resurrezione. Questo straordinario ritrovamento dimostra che la tecnica della mummificazione ha raggiunto il suo apice nel Nuovo Regno, in quanto alcune tombe erano protette da una doppia copertura e, scoperchiando il sarcofago, è comparsa una mummia con la testa ricoperta da una sfavillante maschera in oro massiccio. Ma la scoperta più significativa dal punto di vista storico è il ritrovamento di una piramide costruita in onore di una nuova sovrana, finora sconosciuta nel pantheon dei faraoni egizi. Si tratta della regina Neith, mai menzionata in alcun documento storico, che riscrive, ancora una volta, la Storia dell’antico Egitto in maniera più precisa.

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Guatemala: le tracce del più antico calendario Maya. Sul frammento di un antico murale trovato nel sito archeologico di San Bartolo sono state individuate iscrizioni che risalgono a 150 anni prima dei più antichi ritrovamenti del calendario Maya finora noti. San Bartolo è un sito pre-colombiano della civiltà Maya noto per le pitture sui muri, influenzate dalla tradizione olmeca e dai simboli di un tipo primitivo di scrittura maya, situato nel dipartimento di Petén a Nord Est di Tikal, la più estesa delle antiche città in rovina della civiltà Maya, il cui parco nazionale è sito Unesco. Il frammento #6368, ritrovato presso la struttura di Ixbalamque e datato al 300-200 a.C., usando la tecnica al radiocarbonio, raffigura l’immagine del dio Maya del mais, del periodo tardo preclassico. Due archeologi hanno pubblicato uno studio su undici frammenti di antiche pitture murali Maya scoperti tra le rovine dell’antica piramide di Las Pinturas. Quasi 300 anni prima di Cristo, in questa regione si era in una piena fase di sviluppo culturale e scientifico: qui un tempo c’erano un palazzo e grandi piramidi e la parte di murale che riporta l’iscrizione “cervo 7” probabilmente è stata realizzata durante un periodo in cui il palazzo, oltre che per i riti, veniva usato anche per l’osservazione astronomica. Diversamente dal calendario solare Maya, che finiva nel 2012, questo calendario sacro aveva un anno di 260 giorni e uno scopo più profetico. Si tratta di un calendario legato al tempo ma non in senso lineare. “È più relativo al passare del tempo e alle credenze collegate a ogni giorno specifico”, spiega Heather Hurst, archeologa del team che ha fatto la scoperta. Questo calendario rituale consiste di numeri, dall’1 al 13, associati a una serie di vari simboli, tra i quali conosciamo ad esempio il buio, l’acqua, il cane e il cervo; e i numeri coincidono con le date. Ci sono 20 simboli e 13 date che, considerandone tutte le possibili combinazioni, danno luogo a un ciclo di 260 giorni. Le tribù Maya studiavano con grande dedizione la posizione di Venere, del Sole e di tutti i corpi celesti, essendo interessati allo scorrere del tempo e alla sua ciclicità. I moderni indigeni Maya oggi usano questo calendario per le sue qualità prescienti, ad esempio per prevedere la nascita dei bambini, oppure per determinare il momento giusto per la raccolta.

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Iraq: dal fiume Tigri nel bacino idrico di Mosul riappare una città dell’Età del Bronzo. Per decine di anni sommersa, dopo una prolungata siccità, un gruppo di archeologi curdi e tedeschi dell’università di Friburgo ha potuto effettuare scavi in una città di 3400 anni fa. La città potrebbe essere l’antica Zachiku, un importante centro dell’impero Mitanni, al potere tra il 1550 e il 1350 a.C., situata vicino al sito archeologico di Kemune. Lo scavo è cominciato a inizio 2022, prima che il sito archeologico scomparisse nuovamente nel lago. Gli archeologi sono riusciti a ricostruire gran parte della pianta della città e a portare alla luce alcuni grandi edifici finora sconosciuti: tra questi, una massiccia fortificazione, un magazzino a più piani e un complesso di officine. È sorprendente che gli edifici in mattoni di fango erano ancora così ben conservati, nonostante sott’acqua per più di 40 anni. Il buono stato di conservazione è stato probabilmente causato da un forte terremoto avvenuto intorno al 1350 a.C., grazie al crollo della parte superiore dei muri che aveva sepolto e conservato gli edifici. Inoltre, sono stati scoperti cinque vasi di ceramica con un archivio di oltre 100 tavolette cuneiformi, probabilmente create poco dopo l’evento sismico, alcune delle quali ancora in contenitori di argilla. Si tratta forse di lettere secondo l’archeologo Peter Pfälzner dell’università di Tubinga, uno dei responsabili del progetto. Le tavolette cuneiformi potrebbero fornire nuove informazioni sulla fine della città sommersa e sull’inizio del dominio assiro nella regione. Al termine dello scavo, gli scienziati hanno adottato alcune misure di protezione: hanno coperto gli edifici esposti con un telo di plastica e li hanno ricoperti di ghiaia, sperando di proteggere le pareti di argilla da ulteriori danni causati dall’acqua.

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Italia: in Toscana nella provincia di Siena, a San Casciano dei Bagni dal fango riaffiorano 24 statue di bronzo di epoca etrusca e romana nascoste per millenni (vedi San Casciano dei Bagni (Si). Dai fanghi della sorgente termale del Bagno Grande del santuario etrusco-romano emergono oltre 20 statue in bronzo, molti ex-voto, cinquemila monete in oro argento e bronzo di oltre duemila anni fa. L’archeologo Tabolli: si riscrive la storia della statuaria antica e della romanizzazione del territorio. È la scoperta più importante dai Bronzi di Riace del 1972 | archeologiavocidalpassato). Risalenti a un periodo compreso tra il II secolo a.C. e il I d.C., sono state protette per 2300 anni dal fango e dall’acqua bollente delle vasche sacre del santuario votivo insieme a monete, ex voto e iscrizioni latine ed etrusche. Il santuario, con le sue piscine ribollenti, le terrazze digradanti, le fontane, gli altari, esisteva almeno dal III secolo a.C. e rimase attivo fino al V d.C., quando, in epoca cristiana, venne chiuso ma non distrutto. Le vasche furono sigillate con pesanti colonne di pietra e le divinità affidate con rispetto all’acqua, per cui rimossa quella copertura è di fatto “il più grande deposito di statue dell’Italia antica”. Le statue, cinque delle quali alte quasi un metro, sono perfettamente integre e sono state realizzate con tutta probabilità da artigiani locali: effigi di Igea e di Apollo, oltre a un bronzo, mentre l’eccezionale stato di conservazione delle statue all’interno dell’acqua calda della sorgente ha preservato meravigliose iscrizioni in etrusco e latino incise prima della loro realizzazione. Disposte in parte sui rami di un enorme tronco d’albero fissato sul fondo della vasca, in molti casi ricoperte di iscrizioni, le statue come pure gli innumerevoli ex voto, arrivano dalle grandi famiglie del territorio dell’Etruria interna (dai Velimna di Perugia ai Marcni noti nell’agro senese) e non solo, esponenti delle élites del mondo etrusco e poi romano, proprietari terrieri, signorotti locali, classi agiate di Roma e perfino imperatori. Qui, a sorpresa, la lingua degli etruschi sembra sopravvivere molto più a lungo rispetto alle date canoniche della storia. La scoperta rappresenta un modello di collaborazione tra Comune (nel 2019 iniziò a finanziare lo scavo del Bagno Grande, dopo aver acquistato il terreno privato e richiesta la concessione, affidando la direzione operativa a Emanuele Mariotti), ministero della Cultura (direzione generale ABAP in collaborazione con la soprintendenza per le province di Siena Grosseto e Arezzo), direzione scientifica dello scavo (Jacobo Tabolli ricercatore all’università per Stranieri di Siena), volontariato locale (associazione archeologica “Eutyche Avidiena”), con la collaborazione di specialisti di ogni disciplina: dagli architetti ai geologi, dagli archeobotanici agli esperti di epigrafia e numismatica di più atenei del mondo.

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Turchia: a Midyat, nella provincia di Mardin, una grande città sotterranea risalente a 2000 anni fa. Nel Sud-Est del Paese, nell’Anatolia sudorientale, è stato scoperto un complesso risalente tra il II e il III secolo d.C.: “Midyat è stato utilizzato ininterrottamente per 1900 anni, originariamente progettato come un nascondiglio o una zona di fuga: infatti, il cristianesimo non era una religione ufficiale nel II secolo”, ha detto Gani Tarkan, direttore del museo Mardin e capo degli scavi. Lungo il tunnel di ben cento metri in luoghi diversi sono state trovate 49 stanze, alcune adibite a chiese e sinagoghe. Ci sono magazzini, inoltre, vari pozzi d’acqua e alcune decorazioni abbellivano le mura in diverse aree. Gli scavi hanno raggiunto soltanto il 3% della città, dunque, potrebbe esserci ancora molto alto da scoprire, in quanto non esiste un’altra città sotterranea che occupi un’area così vasta. Le città sotterranee sono dei luoghi dal grande potere suggestivo: tunnel e gallerie, nati con lo scopo di attraversare più comodamente la città, si dipanano al di sotto della superficie, nascondendo storie antiche di indubbio fascino. Come spiegato dal sindaco, Veysi Sahin, gli scavi sono iniziati in una grotta trovata durante una serie di lavori di pulizia e conservazione delle strade e delle dimore storiche, iniziati due anni prima. Con l’approfondimento dello scavo, sono stati trovati santuari, pozzi d’acqua, depositi e diversi tunnel. La città sotterranea è conosciuta come Matiate, che significa appunto “Città delle Grotte”. Il nome era già menzionato in iscrizioni assire del IX secolo a.C.

Parco archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi con RAM film festival. Il Festival del Cinema Archeologico 2023 si fa in tre e diventa Festival diffuso: Licata, Agrigento, Sambuca. Seconda tappa al museo Archeologico regionale “Pietro Griffo” di Agrigento

agrigento_festival-cinema-archeologico_locandinaSeconda tappa del Festival del Cinema Archeologico di Agrigento 2023 promosso dal parco archeologico e naturalistico della Valle dei Templi con RAM film festival di Rovereto (vedi Parco archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi con RAM film festival. Il Festival del Cinema Archeologico 2023 si fa in tre e diventa Festival diffuso: Licata, Agrigento, Sambuca. Prima tappa al museo Archeologico regionale della Badia di Licata | archeologiavocidalpassato). Dopo Licata il viaggio del festival diffuso tra i luoghi della cultura siciliana porta gli appassionati al centro della Valle dei Templi, là dove è custodito un immenso patrimonio che illustra la storia della ricerca di buona parte della Sicilia centro meridionale. Stiamo parlando del museo Archeologico regionale “Pietro Griffo” di Agrigento. Appuntamento il 18, 19 e 20 luglio 2023. I film proiettati saranno cinque e tratteranno le tematiche archeologiche più disparate: dalla Radkan Tower iraniana agli antichi Maya, dalla città millenaria di Isatis, agli scavi archeologici condotti sul vulcano Stromboli, fino alla lotta di un piccolo gruppo di archeologi per preservare il patrimonio del museo nazionale di Aleppo durante il conflitto siriano. Ma non ci saranno solo film. Mercoledì 19 luglio 2023, alle 20: “Un viaggio nel tempo: La casa III M racconta”. Giuseppe Lepore, archeologo e docente dell’università di Bologna, terrà un talk sugli scavi, da lui diretti, della Casa III M, un’abitazione dalle caratteristiche uniche scoperta nel 2017 nel Quartiere ellenistico-romano del Parco. Giovedì 20 luglio, alle 20: Talk e degustazione. Serata Archeo Food “La storia nel piatto”. L’archeologo Paolo Braconi e il gastronomo Marino Marini, ideatori del progetto Archeo Food, proporranno una serata speciale, in cui le antiche ricette prenderanno vita con i sapori e le tradizioni culinarie di civiltà secolari.

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Frame del film “Isatis” di Alireza Dehghan

PROGRAMMA 18 LUGLIO 2023. Museo Archeologico regionale “Pietro Griffo” di Agrigento, alle 21. Apre il film “Isatis” di Alireza Dehghan (Iran 2021, 75’). Acqua, vento, terra e fuoco raccontano la storia di questa città millenaria: Isatis fu la prima città al mondo ad essere costruita in mattoni, nel cuore del deserto. Il documentario è una narrazione di antichi riti e aneddoti storici; una dimostrazione di convivenza pacifica tra religioni; la rivelazione del patrimonio materiale e immateriale di un’antica cultura. Segue il film “Stromboli: a Provocative Island / Stromboli: la sfida di un’isola” di Pascal Guérin (Francia 2020, 11’). Un cortometraggio sugli scavi archeologici diretti da Sara Levi e David Yoon, in stretta interazione con il vulcanologo italiano Mauro Rosi, su un vulcano iconico e molto attivo situato nel mezzo del Mar Mediterraneo: Stromboli. Il film documenta la ricerca fatta su una piccola chiesa crollata con diverse sepolture che mostra un’occupazione tardo medievale nel XIV secolo.

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Locandina del film “Il giuramento di Ciriaco / The oath of Cyriac” di Olivier Bourgeois

PROGRAMMA 19 LUGLIO 2023. Museo Archeologico regionale “Pietro Griffo” di Agrigento, alle 20. Si inizia col talk “Un viaggio nel tempo: la Casa III M racconta”, con Giuseppe Lepore, archeologo, docente dell’università di Bologna e direttore degli scavi della Casa III M, un’abitazione dalle caratteristiche uniche scoperta nel 2017 nel Quartiere ellenistico-romano del Parco archeologico di Agrigento. Alle 21, le proiezioni iniziano col film “The Oath of Cyriac / Il giuramento di Ciriaco” di Olivier Bourgeois (Andorra 2021, 72’). Un piccolo gruppo di archeologi e curatori museali lotta per preservare il patrimonio di reperti archeologici del museo nazionale di Aleppo durante il conflitto siriano. Come mettere in salvo 50mila manufatti in una città assediata? Chiude la serata il film “The Radkan Tower / La Torre Radkan” di Ehsan Mollazadeh e Hojjat Heidari (Iran 2019, 30’). La Radkan Tower in Iran, torre conica in mattoni di 25 metri, ha attratto i visitatori per secoli. Si tratta di uno strumento astronomico molto avanzato, costruito quasi 800 anni fa sotto la supervisione di Khawaja Nasir al-Din al-Tusi, che ha la capacità di determinare il momento esatto del cambio di ogni stagione, portando la lieta novella dell’arrivo della primavera.

agrigento_festival-cinema-archeologico_serata-archeo-food_locandinaPROGRAMMA 20 LUGLIO 2023. Museo Archeologico regionale “Pietro Griffo” di Agrigento, alle 20. Si inizia col talk e degustazione: serata Archeo Food “La storia nel piatto”. Un viaggio gustoso nel passato nato dall’incontro di due studiosi, un archeologo e un gastronomo, ideatori del progetto Archeo Food. Il Festival Cinema Archeologico propone una serata speciale, in cui le antiche ricette prendono vita con i sapori e le tradizioni culinarie di civiltà secolari. Un’esperienza unica, dove cibo, cultura e storia si fondono rievocando epoche lontane. Paolo Braconi ha insegnato Antichità romane e Storia dell’Agricoltura e dell’Alimentazione all’università di Perugia. Ha diretto numerosi scavi e progetti di valorizzazione del patrimonio culturale, in Italia e all’estero. Marino Marini, laureato in Scienze umane e sociali, è docente di Storia e Cultura dell’Alimentazione e gastronomo. Si occupa dei progetti di Educazione e dei Presidi di Slow Food. Partecipazione gratuita, posti limitati. Prenotazione del posto online al link PRENOTAZIONE ARCHEO FOOD Per informazioni scrivere a segreteria@ramfilmfestival.it. Alle 22 proiezione del film “Fall of the Maya Kings / La caduta dei re Maya” di Leif Kaldor (Canada 2022, 52’). Come gli antichi Maya abbiano costruito una società incredibile per poi scomparire rimane uno dei grandi misteri della storia. Una nuova straordinaria scoperta – il vaso KomKom – è un resoconto scritto dai Maya stessi e dettagliato, unico nel suo genere, degli eventi al momento del collasso di una civiltà ormai sopraffatta da lotte per il potere, sacrifici umani e cambiamento climatico. Alle 23, premiazioni: assegnazione del premio Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle Dei Templi dalla giuria composta da Antonio Barone, Giuseppe Lepore, Chiara Atalanta Ridolfi; e annuncio del vincitore del premio RAM film festival.

Vieste. Al Castello Svevo al via la terza edizione del Vieste Archeofilm, tre serate col cinema di archeologia arte e ambiente. In palio il premio del pubblico “Venere Sosandra”

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Il Castello Svevo di Vieste (Fg) ospita il Vieste Archeofilm 2023 (foto firenze archeofilm)

Con il film “Jurassic Cash” si apre lunedì 26 giugno 2023, alle 21.15, al Castello Svevo di Vieste la terza edizione di Vieste Archeofilm, il festival internazionale del cinema di archeologia arte e ambiente, organizzato dal Comune di Vieste, in collaborazione con Archeologia Viva (Giunti Editore) e Firenze Archeofilm, che si concluderà mercoledì 28 giugno 2023 con la premiazione in cui sarà consegnata una scultura come “Premio Venere Sosandra”.

vieste_archeofilm_2023_locandinaLa manifestazione propone tre serate – tutte a ingresso gratuito – all’insegna del grande cinema di documentazione. Tanti i temi che permetteranno al pubblico di viaggiare indietro nel tempo a partire dai fossili di dinosauro (raccontati attraverso lo spericolato business delle ossa) passando per la vera storia dei pirati lontano dalle fantasie hollywoodiane, fino all’eccezionale rinvenimento di alcune stele-menhir dal misterioso significato in Portogallo. Due film-capolavoro arricchiscono il programma di Vieste Archeofilm 2023: quello dedicato alla spettacolare cattedrale voluta da Gaudì ovvero la Sagrada Familia di Barcellona e, spostandosi in Egitto, il documentario sulla città d’oro di Luxor con uno sguardo alle ultime novità sulla vita dei grandi faraoni e del loro popolo. Tanta Puglia. Occhi puntati in questa edizione sulla storia della Puglia più antica. Ecco allora il film sulla Villa di Faragola (nel territorio di Ascoli Satriano – FG) una tra le più lussuose dimore romane erette tra III e IV sec. d.C. ripercorsa attraverso i fasti dei suoi ambienti e le sue peculiarità architettoniche. Mentre, una pellicola ad hoc è incentrata proprio sulla storia, lunga 2500 anni, dell’Isola di Sant’Eufemia, esattamente davanti a Vieste che nel corso del tempo ha ospitato il santuario-grotta intitolato a Venere Sosandra (salvatrice degli uomini). Attesa per i grandi nomi. Molti gli ospiti attesi per le consuete conversazioni /interviste a cura di Piero Pruneti, direttore di Archeologia Viva, tra un film e l’altro, tra cui l’archeologo Giuliano Volpe che conduce gli scavi nel già citato Santuario di Venere Sosandra a Vieste (cui è dedicato peraltro il numero speciale di Archeologia Viva che verrà distribuito in omaggio nelle serate del festival), Rita Auriemma archeologa subacquea dell’università del Salento, e il noto filologo e saggista Luciano Canfora che chiuderà la kermesse.

PROGRAMMA DI LUNEDÌ 26 GIUGNO 2023. Alle 21.15, apre il film “Jurassic Cash” di Xavier Lefebvre (Francia, 52’). Segue l’incontro/intervista con Giuliano Volpe ordinario di Archeologia all’università di Bari. La seconda parte della serata prevede il film “Faragola. Un mondo ritrovato” di Claudio D’Elia (Italia, 17′). Chiude il film fuori concorso “Sosandra, una storia lunga 2500 anni” di Lorenzo Scaraggi (Italia, 19’).

PROGRAMMA DI MARTEDÌ 27 GIUGNO 2023. Alle 21.15, apre il film “La vera storia dei pirati” di Stéphane Bégoin (Francia, 52′). Segie l’incontro/intervista con Rita Auriemma, archeologa subacquea, università del Salento. Chiude la serata il film “I misteri di Cabeço da Mina” di Rui Pedro Lamy (Portogallo, 27’).

PROGRAMMA DI MERCOLEDÌ 28 GIUGNO 2023. Alle 21.15, apre il film “Sagrada Familia, la rivoluzione di Gaudì” di Marc Jampolsky (Francia, 52’). Segue l’incontro/intervista con Luciano Canfora filologo classico, storico e saggista, docente emerito dell’università di Bari. Quindi la cerimonia di premiazione con l’assegnazione del premio del pubblico “Premio Venere Sosandra – Vieste 2023”. Chiude il Vieste Archeofilm 2023 il film “Morte sul Nilo” di Manuel Pimentel Siles, Manuel Navarro Espinosa (Spagna, 29’).

Torre de’ Picenardi (Cr). Presentazione del film “Cahuachi. Labirinti nella sabbia” di Petra Paola Lucini. Introduce lo storico Bruno Festa

torre-de-picenardi_cinema_film-cahuachi_locandinaSabato 5 maggio 2023, alle 21, al cinema Soms di Torre de’ Picenardi (Cr) sarà proiettato il film “Cahuachi. Labirinti nella sabbia” di Petra Paola Lucini, voci narranti il regista Beppe Arena e l’attrice Perla Liberatori, mentre la colonna sonora è stata composta dal chitarrista Silvio Masanotti. La serata sarà introdotta dallo storico e scrittore Bruno Festa (Dorso Brescia – Corriere della Sera). Lui (Giuseppe Orefici) è un archeologo bresciano celebre per le sue ricerche sulle civiltà dell’America Latina, mentre lei (Petra Paola Lucini) è una regista cremonese appassionata “del mistero del tempo, capace di collegare, tra presente, passato e futuro, i luoghi e le persone”. Il frutto del loro legame professionale è ben riassunto in poco meno di cinquanta minuti, ovvero la durata de “Cahuachi – Labirinti nella sabbia”, un meraviglioso docu-film (prodotto da “Petra Film” e “Solari Fotostudio”, con la consulenza scientifica dello stesso Orefici) presentato, nei mesi passati, su un paio di palcoscenici di assoluto prestigio quali la “Rassegna del documentario e della comunicazione archeologica” di Licodia Eubea, il “Festival Internazionale Cinema di Archeologia, Arte e Ambiente” di Firenze e la “Rassegna Internazionale del Cinema Archeologico” di Rovereto.