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Sibari (Cs). Al parco archeologico, per il ciclo “I Giovedì del Direttore”, l’incontro “Scusi, da che parte per Sibari e Thurii?” con Filippo Demma in dialogo con gli archeologi Raffaele Palma, Marco Pallonetti e Damiano Pisarra. E brindisi finale

Si sono appena conclusi gli scavi all’emiciclo-teatro di Parco del Cavallo, nel parco archeologico di Sibari (Cs) e i primi esiti delle ricerche vengono condivise fin da subito con un racconto delle novità emerse e del loro significato per la storia di Sybaris e Thurii. Giovedì 18 dicembre 2025, alle 18, 18 all’area di ristoro di Catasta al parco archeologico di Sibari, per la rassegna “I Giovedì del Direttore”, l’incontro “Scusi da che parte per Sibari e Thurii?” verrà dedicato alla presentazione preliminare dei risultati: si parlerà delle interessantissime novità, verranno mostrati dal vivo i materiali più importanti e si capirà come si inseriscono, modificandolo, nel quadro più ampio della storia degli insediamenti di Sybaris e Thrurii e della loro localizzazione. Il direttore Filippo Demma dialogherà con gli archeologi Raffaele Palma e Marco Pallonetti, responsabili delle indagini sul campo; special guest dell’incontro Damiano Pisarra, funzionario della soprintendenza ABAP di Cosenza, che offrirà un aggiornamento sulle ricerche in corso e ritrovamenti nel territorio di Turi. Concluderà il direttore con “Seriamente, dov’erano Sibari e Thurii?”, affrontando il tema della localizzazione delle due antiche città, che i nuovi scavi chiariscono definitivamente. La serata sarà accompagnata dalle specialità di Campana – pizza in teglia e Catasta, e si concluderà con un brindisi e gli auguri di buone feste.

Un cratere, un’hydria, un’oinochoe, una lekythos, un askòs… A Venezia soprintendenza e carabinieri del TPC presentano i reperti magnogreci sequestrati in laguna e destinati al museo Archeologico di Vibo Valentia per l’esposizione e la valorizzazione

Dettaglio del “cratere a mascheroni” in ceramica apula a figure rosse, con sovra-dipinture in bianco e in giallo, risalente al IV secolo a. C., sequestrato dai carabinieri del TPC e restituito allo Stato per l’esposizione al museo Archeologico di Vibo Valentia (foto mic)

“Il ritorno a casa: reperti archeologici riconsegnati allo Stato”: mercoledì 17 dicembre 2025, a Venezia, al Salone del Piovego di Palazzo Ducale, sede Sabap, l’incontro dedicato alla consegna di un gruppo di reperti archeologici di eccezionale pregio, recuperati dalla Soprintendenza di Venezia in collaborazione con il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio e la Procura della Repubblica. I dodici beni, provenienti da scavi clandestini, sono stati destinati al museo Archeologico nazionale “Vito Capialbi” di Vibo Valentia, dove saranno valorizzati e resi fruibili al pubblico. I reperti sono stati recuperati dai carabinieri in una casa e in un importante palazzo di Venezia e presso un antiquario di Torino. Tra i beni restituiti figura un “cratere a mascheroni” in ceramica apula a figure rosse, con sovra-dipinture in bianco e in giallo, risalente al IV secolo a. C. La raccolta comprende, inoltre, un’hydria a figure rosse, una kylix a figure nere, un’oinochoe a figure rosse, una lekythos a figure nere, una testina fittile, una “tanagrina”, un askòs a forma umana in terracotta e uno in bronzo, una piccola kore in bronzo, uno specchio in osso con decorazione a sbalzo e un balsamario in vetro verde chiaro.

Il castello medievale di Vibo Valentia ospita il museo Archeologico nazionale “Vito Capialbi” (foto drm-cal)

“La consegna di questi importanti reperti al museo di Vibo”, sottolinea il direttore della direzione regionale Musei nazionali Calabria, Fabrizio Sudano, “è il frutto di una collaborazione virtuosa tra il Nucleo carabinieri Tutela patrimonio culturale di Venezia, la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per la città metropolitana di Venezia, la nostra e altre istituzioni del ministero della Cultura, che desidero ringraziare per la professionalità e la dedizione dimostrate in ogni fase del procedimento. Il lavoro costante del Nucleo Tpc nel recupero dei beni culturali, unito al supporto tecnico-scientifico delle realtà preposte, permette di restituire allo Stato manufatti di straordinario valore storico e identitario, assicurando che tornino a essere patrimonio condiviso della collettività. Tale operazione, tra l’altro, rappresenta l’ulteriore conferma che la tutela diventa davvero efficace quando le istituzioni collaborano in modo continuo e integrato tra loro”.  “L’arrivo di questi reperti”, afferma il direttore del “Capialbi”, Michele Mazza, “rappresenta un’ulteriore opportunità per il percorso di valorizzazione che stiamo sviluppando nell’ambito del Grande progetto Beni Culturali, dove sarà possibile prevedere una sala appositamente dedicata ai reperti confiscati e restituiti allo Stato. Si tratterà di uno spazio pensato per raccontare non solo il valore storico e artistico dei manufatti, ma anche l’impegno quotidiano delle istituzioni nella lotta al traffico illecito e nella difesa del patrimonio culturale. L’assegnazione al nostro Museo conferma il ruolo che esso riveste come presidio di tutela, ricerca e memoria”.

L’archeologa Serena Raffiotta racconta ad “archeologiavocidalpassato.com” la scoperta di Morgantina e la mostra fotografica che ne celebra i 70 anni della scoperta: allestita dall’Archeoclub nel museo di Aidone (En), sarà prorogata fino a gennaio

La gradinata trapezoidale dell’ekklesiasterion, simbolo di Morgantina (foto serena raffiotta)


L’archeologa Serena Raffiotta, in dialogo con Alessandra Cilio, interviene al XV festival della comunicazione e del cinema archeologico di Licodia Eubea (foto graziano tavan)

Il 18 agosto 1955, in contrada Serra Orlando (Morgantina, Aidone, En), ebbero inizio gli scavi sistematici condotti dalla missione americana della Princeton University, sotto la direzione degli archeologi Erik Sjöqvist e Richard Stillwell. Le fotografie di quel giorno raccontano con chiarezza quanto orgoglio e partecipazione la gente di Aidone mise in quell’evento: un’intera comunità riunita attorno alla rinascita di Morgantina. Il 18 agosto 2025, a 70 anni esatti da quel momento, al parco archeologico di Morgantina si è rivissuto quello stesso spirito: “Morgantina, 70 anni di scavi, storie e scoperte. 1955-2025”, una giornata di memoria, festa e identità condivisa. Serena Raffiotta, archeologa, socia ricercatrice del museo Archeologico regionale di Aidone, è stata ospite speciale al XV festival della Comunicazione e del Cinema archeologico di Licodia Eubea, nella sessione di Catania. E qui l’abbiamo incontrata per raccontare ad archeologiavocidalpassato.com la storia degli scavi e la mostra “Un re tra le rovine. Gustavo Vi Adolfo di Svezia a Serra Orlando e la scoperta di Morgantina. 1955-2025” promossa ad Aidone dall’Archeoclub Aidone Morgantina con il parco archeologico di Morgantina e della villa romana del Casale. Con un annuncio: la mostra sarà prorogata fino a un evento di chiusura a gennaio 2026.

“Quest’anno Morgantina compie 70 anni”, ricorda Serena Raffiotta: “70 candeline su questa torta importante. Nel 1955 arrivò nelle campagne di Aidone, contrada Serra Orlando, un gruppo di ricerca dell’università di Princeton con a capo il prof. Erik Sjöqvist, uno svedese, docente di Archeologia classica. Andavano cercando uno spazio dove i loro studenti di archeologia potessero mettere in pratica quello che studiavano nei corsi in università.

Sito di Morgantina: l’ekklesiasterion e il teatro (foto serena raffiotta)

E così furono fortunati perché a pochi giorni dall’inizio degli scavi misero in luce un monumento che oggi è il simbolo di Morgantina: la gradinata trapezoidale dell’ekklesiasterion, intuendo di essere arrivati nel posto giusto. Quello fu per loro un grande colpo di fortuna che però confermava quanto avevano già saputo facendo dei sopralluoghi e degli studi sul territorio qualche anno prima. Da 70 anni gli scavi continuano, la missione americana è ancora oggi presente sul sito. Per 40 anni è stata diretta da Malcolm Bell, il professore dell’università della Virginia che ha speso un’intera vita per Morgantina, e oggi – conclude Raffiotta – siamo contenti di averli ad Aidone, in Sicilia, perché comunque hanno investito tantissimo in questo progetto di ricerca importante, pubblicando tutti i risultati, una collana di monografie dedicate a Morgantina, che oggi per tutti gli studiosi di archeologia classica è un punto di riferimento indispensabile”.

La presentazione della mostra “Un re tra le rovine” nel museo Archeologico di Aidone (foto serena raffiotta)

 

Allestimento della mostra “Un re tra le rovine. Gustavo Vi Adolfo di Svezia a Serra Orlando e la scoperta di Morgantina. 1955-2025” al museo Archeologico di Aidone (foto zagara palermo)

“Per festeggiare con il pubblico i 70 anni della scoperta di Morgantina – ricorda Serena Raffiotta –, lo scorso giugno la sede locale dell’Archeoclub, appunto Archeoclub Aidone Morgantina, in collaborazione con il parco archeologico di Morgantina e della villa romana del Casale, ha allestito una mostra fotografica all’interno degli spazi museali proprio ad Aidone. La mostra mette in luce i primi mesi di ricerca a Serra Orlando quando ancora quelle monumentali rovine non erano riconosciute come i resti di Morgantina. Si parlava di un’anonima città nelle campagne di Aidone. E sono delle foto interessantissime, selezionate dall’università di Princeton che le ha concesse gentilmente in prestito per l’occasione. La mostra è dedicata in particolare al re Gustavo Adolfo VI di Svezia, il re archeologo, così come è conosciuto per la sua passione per il mondo antico e per aver investito ufficialmente, a nome proprio del regno che governava, in ricerche a Cipro, in Italia nella zona etrusca laziale, e in Sicilia proprio a Serra Orlando. Il re di Svezia fu presente ad Aidone nell’autunno del 1955, tra ottobre e novembre, e queste foto adesso in mostra al museo ce lo mostrano in abiti eleganti, passeggiare tra le rovine appena scoperte insieme al professore Sjöqvist, accogliere visitatori provenienti dal paese, incuriositi da quelle scoperte che stavano lì nascoste sotto i loro piedi, esaminare i reperti che venivano in luce, scrivere il suo taccuino – che è pure in mostra in copia al museo di Aidone. La mostra è a ingresso libero, ed è allestita negli spazi museali, quindi gli orari sono quelli di visita del museo, tutti i giorni dalle 9 alle 18, con ultimo ingresso alle 17. Ufficialmente rimarrà esposta fino a fine anno, quindi 31 dicembre, ma abbiamo già avuto informalmente una concessione di proroga perché contiamo di organizzare, sempre a nome di Archeoclub, un evento di chiusura a gennaio. Quindi vi invitiamo a raggiungerci ad Aidone”.

La mostra “Un re tra le rovine. Gustavo Vi Adolfo di Svezia a Serra Orlando e la scoperta di Morgantina. 1955-2025” è stata ideata da Archeoclub Aidone Morgantina, presieduto da Cinzia Randazzo, con la curatela scientifica di Serena Raffiotta, archeologa e studiosa di Morgantina nonché socia di Archeoclub d’Italia, e realizzata in stretta collaborazione con la Missione Archeologica Americana a Morgantina diretta da Alex Walthall, docente al Department of Classics della University of Texas at Austin. Fondamentale è stato il supporto dell’Università di Princeton, rappresentata da Julia Gearhart, direttore delle Visual Resources in seno al Department of Art and Archaeology della Princeton University, e di Leigh Anne Lieberman, Digital Project Specialist dello stesso dipartimento e Data Director della Missione Americana a Morgantina. Grazie alla collaborazione con l’Istituto Svedese di Studi Classici a Roma, un prezioso contributo scientifico al progetto è stato offerto da Frederick Whitling, ricercatore svedese e noto studioso del Re Gustavo. L’evento è organizzato in sinergia con il parco archeologico di Morgantina e della villa romana del Casale di Piazza Armerina diretto da Carmelo Nicotra e con il Comune di Aidone.

Re Gustavo VI Adolfo e il professor Erik Sjöqvist a Serra Orlando (ottobre / novembre 1955) (foto Archivio di Princeton – Morgantina Collection, Department of Art and Archaeology)

 

Mostra “Un re tra le rovine” al museo Archeologico di Aidone: cassa con attrezzi e oggetti di scavo della missione americana a Morgantina (foto zagara palermo)

In mostra 40 fotografie in bianco e nero, in gran parte inedite, che raccontano la breve permanenza dei Reali di Svezia nel territorio aidonese a ottobre/inizi novembre del 1955, anno in cui un gruppo di archeologi e ricercatori americani diretti dallo svedese Erik Sjöqvist, accademico a Princeton, avviava un progetto di ricerca destinato a rimanere memorabile nella storia dell’archeologia internazionale. In mostra anche un gruppo di documenti inediti degli anni 1953-1955 messi a disposizione dall’archivio di Princeton, un paio di atti ufficiali reperiti presso l’Archivio di Stato di Enna e della corrispondenza privata dall’archivio di Marco Incalcaterra. Sono inoltre esibiti per la prima volta al pubblico alcuni interessanti oggetti dell’epoca di proprietà della Missione Americana a Morgantina, testimonianze di vita quotidiana e ricerca archeologica agli albori della spedizione a Serra Orlando.

Re Gustavo VI Adolfo e il professor Erik Sjöqvist a Serra Orlando (ottobre / novembre 1955) (foto Archivio di Princeton – Morgantina Collection, Department of Art and Archaeology)

“La mostra Un Re tra le rovine”, commenta Cinzia Randazzo, presidente in carica di Archeoclub Aidone Morgantina, “celebra i 70 anni dalla scoperta di Morgantina e racconta un momento storico fondamentale della sua storia. Morgantina è viva, è amata e capace di unire mondi lontani. Questo evento è più di una mostra: è un inno alla cooperazione, alla bellezza di un territorio che non smette mai di raccontare. La cultura è il nostro motore: conoscere il passato per comprendere il presente e costruire il futuro. Un evento che crea ponti oltre i confini e oltre il tempo, grazie all’amore per il patrimonio e alla collaborazione internazionale”.

Fratta Polesine (Ro). Al museo Archeologico nazionale per “Un tè al Museo” incontro “Armonie perdute. I suoni dell’antichità” con Mario La Rosa (università di Padova): un viaggio sensoriale nel tempo, alla scoperta di come suonavano il mondo e la vita quotidiana nell’antichità

Per millenni, la musica e i suoni hanno scandito ogni aspetto dell’esistenza umana: dal sacro al profano, dal lavoro alla festa, dalla guerra ai riti funebri. Ma quali melodie risuonavano davvero nell’antica Grecia, a Roma o nei villaggi dell’Età del Bronzo? E quali strumenti venivano utilizzati? Come suonava il mondo nell’antichità? Se ne parla domenica 14 dicembre 2025, alle 15.30, al museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine (Ro), nell’incontro “Armonie perdute. I suoni dell’antichità”, per il ciclo di incontri “Un Tè al Museo”, unisce la piacevolezza di un momento conviviale all’approfondimento di temi legati al patrimonio archeologico e alla storia antica. Per questo nuovo appuntamento, il museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine invita il pubblico a un viaggio sensoriale nel tempo, alla scoperta di come suonavano il mondo e la vita quotidiana nell’antichità. A guidare i visitatori e le visitatrici in questo affascinante percorso di riscoperta sarà Mario La Rosa, archeologo e dottorando al dipartimento dei Beni culturali dell’università di Padova. Attraverso l’analisi delle fonti letterarie, iconografiche e, soprattutto, dei rari reperti archeologici, il Dott. La Rosa svelerà i segreti degli antichi strumenti musicali, come il flauto di Pan e la cetra ad esempio, e ne ricostruirà il ruolo sociale, religioso e culturale. L’iniziativa ricade nell’ambito del progetto MUSE — MUSical Ecosystems of Ancient Northern Italy (XIII B.C. – VII C.E.) PRIN 2022 DD 104 — Codice Progetto: 2022W2CBXS Dipartimento dei Beni Culturali – Università degli Studi di Padova. Come di consueto, “Un Tè al Museo” propone una formula di dialogo informale e rilassato, offrendo ai partecipanti una tazza di tè caldo per favorire la condivisione e il confronto attorno a temi che uniscono passato e presente. Sarà un’occasione unica per riflettere non solo sulla musica in sé, ma anche sulla capacità dei suoni di evocare e ricostruire contesti storici lontani. La partecipazione è gratuita con prenotazione obbligatoria fino a esaurimento posti: 0425 668523, drm-ven.museofratta@cultura.gov.it.

Bacoli (Na). Al Castello aragonese di Baia (museo Archeologico dei Campi Flegrei) il fotografo Luigi Spina incontra il pubblico e illustra la sua mostra in corso “Campi Flegrei, la terra ardente”

Castello di Baia: mostra di Luigi Spina “Campi Flegrei, terra ardente”: l’anfiteatro flavio di Pozzuoli (foto luigi spina)

Castello di Baia: mostra di Luigi Spina “Campi Flegrei, terra ardente”: il teatro di capo Miseno (foto luigi spina)

C’è tempo fino al 31 gennaio 2026 per visitare la mostra “Campi Flegrei, la terra ardente”, aperta il 20 novembre 2025 al museo Archeologico dei Campi Flegrei e Castello di Baia a Bacoli (Na), in cui il fotografo Luigi Spina racconta e interpreta il paesaggio unico dei Campi Flegrei per questo progetto espositivo promosso dal parco archeologico dei Campi Flegrei. Ma domenica 14 dicembre 2025, alle 10.30, c’è la possibilità di incontrare proprio l’autore Luigi Spina al castello aragonese insieme ai soci di Flegrea Photo associazione. “Parlerò dell’indagine fotografica”, anticipa Spina. “I motivi ispiratori, lo scopo di una ricerca di questo tipo, i risvolti sociali e culturali a cui la fotografia può contribuire. Come è stato concepito il libro edito da 5 Continents Editions”. Nelle fotografie di Spina, una sequenza continua di armonie e dissonanze esalta la bellezza dei Campi Flegrei, indiscussa non perché esibita o ostentata, ma proprio per la nota contraddittoria che l’artista non cerca di nascondere, instaurando un processo analitico in cui la ricerca del “bello” lascia spazio a quella del “senso”.

Castello di Baia: mostra di Luigi Spina “Campi Flegrei, terra ardente”: il Tempio di Venere (foto luigi spina)

Castello di Baia: mostra di Luigi Spina “Campi Flegrei, terra ardente”: la Grotta della Dragonara (foto luigi spina)

Attraverso le 25 fotografie selezionate per la mostra, risultato di una ricerca iniziata nel 2020 nei Campi Flegrei, Luigi Spina approfondisce la geografia complessa e stratificata del luogo, nel tentativo di esplorare il precario equilibrio in cui elementi naturali, antiche rovine e occupazione urbana coesistono, tra mimetismo e contraddizione. Ciò che emerge è il racconto di un ambiente aspro e insieme incantevole, in cui le percezioni visive si trasfigurano in sensazioni, nella continua contrapposizione tra la caducità umana e la potenza incontrollabile della natura. Gli scatti ritraggono luoghi quali la Grotta della Dragonara, la Piscina Mirabilis, il Teatro di Miseno, l’Anfiteatro Flavio a Pozzuoli, il Tempio di Apollo sulle rive del Lago Averno e i Templi di Venere e Diana, tutti posti che Spina indaga mentre vaga per le colline sopra Baia, dirigendosi verso Cuma, la prima colonia greca del Mediterraneo occidentale. In questo paesaggio senza uguali per caratteristiche geologiche e vulcaniche, interessato dal fenomeno del bradisismo che lo rende instabile e mai uguale a sé stesso – sempre interessati da attività sismica -, l’archeologia convive con il contemporaneo e svela come, nel corso dei secoli, l’uomo abbia accolto la sfida di provare a domare una terra in continua trasformazione.

Castello di Baia: mostra di Luigi Spina “Campi Flegrei, terra ardente”: veduta del mare verso Procida e Ischia (foto luigi spina)

“L’antico nei Campi Flegrei è contemporaneo per destino”, afferma Fabio Pagano, direttore del parco archeologico dei Campi Flegrei, “perché in questo luogo, sempre vissuto, le “rovine” sono gli accenti che scandiscono il ritmo della vita delle persone. Se il paesaggio dei Campi Flegrei fosse musica sarebbe sicuramente jazz. Una straordinaria sequenza di armoniche dissonanze, scandite da un ritmo sincopato e da un andamento marcatamente swing. La strada da percorrere è quella della ricerca del senso di una terra dalla quale è facile rimanere impressionati. Nella sua ricerca Luigi Spina fa questo senza limitare l’inquadratura per evitare l’inevitabile segno di quella nota (apparentemente) stonata. In questo modo una sequenza di foto può diventare una partitura, una traccia per interpretare una terra, una musica per immagini”.

Castello di Baia: mostra di Luigi Spina “Campi Flegrei, terra ardente”: veduta del golfo di Pozzuoli da via Raimondo Annecchino (foto luigi spina)

Castello di Baia: mostra di Luigi Spina “Campi Flegrei, terra ardente”: il lago d’Averno (foto luigi spina)

“I Campi Flegrei, vicino a Napoli, sono un paesaggio che attrae, stimola e sfida”, afferma Luigi Spina. “La mattina presto o il tardo pomeriggio, in cinque anni, ho percorso vie diverse per avvicinarmi e allontanarmi da questa terra. Le rovine archeologiche, lungo la via da Bacoli verso Pozzuoli, si inframezzano con edifici industriali abbandonati, con infrastrutture che, in alcuni casi, hanno avuto brevi esistenze. Lungo la strada domina il litorale marino contaminato da questo hardware tecnologico ormai spento. La nostra prospettiva, la nostra via di fuga, verso il cosiddetto progresso ha generato nuovi ruderi che si inframezzano con il passato. Una nuova mappa del territorio che bisogna imparare a conoscere per capirla e fotografarla”.

Paestum (Sa). Al museo Archeologico nazionale ultimo appuntamento dell’anno con “Kéramos”, il laboratorio di ceramica con l’associazione “Pandora Artiste Ceramiste”, questo mese dedicato a “Viasioni RiAblitate” con i ragazzi del gruppo Pandora Ability

Domenica 14 dicembre 2025, alle 11, il museo Archeologico nazionale di Paestum (Sa) ospita “Kéramos:  Viasioni RiAblitate”, l’ultimo appuntamento dell’anno del laboratorio di ceramica Kéramos, realizzato in collaborazione con l’Associazione Pandora Artiste Ceramiste. Un’occasione speciale per vivere l’arte in modo inclusivo: i ragazzi del gruppo Pandora Ability, sempre più autonomi dopo anni di formazione, nell’ambito di Musei Accessibili – Visioni RiAbilitate, guideranno i partecipanti nella creazione di manufatti ispirati ai piatti da pesce conservati a Paestum, reinterpretati in chiave contemporanea. Tra manualità, creatività e condivisione, ogni visitatore potrà immergersi in un’esperienza che unisce espressione artistica e dialogo comunitario. L’iniziativa è inclusa nel biglietto d’ingresso ai Parchi e nell’abbonamento Paestum&Velia. La prenotazione è obbligatoria: https://parchipaestumvelia.cultura.gov.it/keramos-laboratorio-di-ceramica-a-paestum/

Taranto. Domenica speciale al museo Archeologico nazionale: al mattino il concerto “Gospel Story” con L.A. Chorus, l’ultimo dell’anno; e al pomeriggio, quarto approfondimento tematico sulla mostra “Archè. Il principio e l’acqua”

Domenica speciale al museo Archeologico nazionale di Taranto con il dodicesimo e ultimo appuntamento del 2025 con “Un anno di concerti al MArTa – Domeniche in concerto musica e aperitivo”, e il quarto appuntamento tematico sulla mostra “Archè. Il principio e l’acqua”. Domenica 14 dicembre 2025 inizia dunque col dodicesimo e ultimo appuntamento del 2025 con “Un anno di concerti al MArTa – Domeniche in concerto musica e aperitivo”: le matinée di Musica e Archeologia organizzata dal museo Archeologico nazionale di Taranto, l’associazione le Corti Taras e L.A. Chorus. In programma il concerto “Gospel Story” con L.A. Chorus diretto dalla maestra Maristella Bianco. Ingresso al museo da corso Umberto al costo di 10 euro. L’accesso sarà consentito dalle 10 per la visita guidata, con inizio visita alle 10.30. L’accesso per il concerto dalle 11, con inizio concerto alle 11.15. Per concludere l’aperitivo nella suggestiva cornice del chiostro del museo a partire dalle 12.15. Biglietti acquistabili alle Corti di Taras (via Giovinazzi, 28 – Taranto). Oppure su VIVATICKET al link https://www.vivaticket.com/it/ticket/gospel-story/259756.

Domenica pomeriggio, sempre al museo Archeologico nazionale di Taranto, “Genius loci: paesaggi d’acqua tra memoria e futuro”, quarto appuntamento con gli approfondimenti tematici a corollario della mostra “Archè. Il principio e l’acqua”, inaugurata il 26 settembre 2025 e che rimarrà aperta fino al 1° febbraio 2026: un percorso che esplora l’acqua dolce come bene naturale e culturale, attraverso reperti mai esposti prima, provenienti dai ricchissimi depositi del MArTA; un viaggio che si estende fino all’epoca medievale e moderna, per raccontare una città stratificata e viva come Taranto. Alle 16 e alle 18, una funzionaria architetto del MArTA condurrà i partecipanti in un affascinante racconto tra archeologia e fotografia per esplorare il legame profondo tra l’acqua, il paesaggio e la memoria. Attività incluse nel biglietto d’ingresso (10 euro, salvo gratuità e riduzioni). Nessuna prenotazione richiesta.

La mostra “Archè. Il principio e l’acqua”. “Nello scenario contemporaneo, in cui sono sempre più percepibili gli effetti del cambiamento climatico, in cui si avverte la necessità di un uso equo e solidale delle risorse idriche”, interviene Stella Falzone, direttrice del museo Archeologico nazionale di Taranto, “occorre ripartire dalle origini, dalla storia più antica delle genti che hanno abitato il nostro territorio: un tema di memoria, di consapevolezza e di riscoperta del passato comune, per costruire al meglio il nostro futuro. Nel progettare la mostra sull’acqua, si è scelto infatti di richiamare il termine Archè, il principio di tutto, caro alla filosofica greca.  Il progetto espositivo nasce con l’obiettivo di presentare al pubblico, in un panorama articolato, diacronico, e con diverse narrazioni e vari approfondimenti tematici, le forme dei vasi e quegli oggetti legati alla quotidianità dell’acqua, e ai diversi usi antichi, che provengono da Taranto e dai territori vicini. Un lavoro di “emersione” – continua la direttrice Stella Falzone – che ci consente di riportare alla luce reperti che solo per questioni di spazio rimangono al buio dei depositi, e che in occasioni come queste ci permettono inoltre di ampliare il racconto fino all’epoca medievale e moderna di questa città così stratificata”.

Monasterace (RC). Al museo Archeologico nazionale dell’Antica Kaulonia il seminario “Tra archeologia e storia: spunti e suggestioni dalla moneta di Kaulonia” con l’archeologa Giorgia Gargano, ultimo del ciclo “Kaulonia tra Terra e Mare: una colonia greca si racconta

Ultimo appuntamento del 2025 per il ciclo di seminari “Kaulonίa tra terra e mare – una colonia greca si racconta” promosso dal museo e parco archeologico dell’antica Kaulonίa e dall’Istituto della Biblioteca Calabrese e interamente dedicato alla colonia achea di Kaulonίa, un viaggio tra storia, archeologia, geologia e nuove prospettive di ricerca per la valorizzazione del sito magnogreco e dell’intera Calabria. Venerdì 12 dicembre 2025, alle 17, al museo Archeologico nazionale dell’Antica Kaulon, il seminario “Tra archeologia e storia: spunti e suggestioni dalla moneta di Kaulonia”. Si chiude dunque con un racconto affascinante e senza tempo in cui si affronta un tema che ancora offre spunti di riflessione: le monete di Kaulonìa. Dopo i saluti di Elisa Nisticò, direttore del museo e parco archeologico dell’antica Kaulonίa, e di Maria Teresa Iannelli, direttrice dell’Istituto della Biblioteca Calabrese, interviene l’archeologa Giorgia Gargano.

Locri (RC). Per il decimo e ultimo incontro di “Un caffè… storicamente corretto”, a cura di Elena Trunfio e Marilisa Morrone, al museo Archeologico nazionale la conferenza “L’area dello Stretto tra Quattrocento e Cinquecento” con Salvatore Bottari, ordinario di Storia moderna all’università di Messina

Il ciclo di incontri “Un caffè…storicamente corretto” al museo Archeologico nazionale di Locri (RC) è giunto al decimo e ultimo appuntamento dell’anno, quello di dicembre. Il progetto, curato dalla direttrice del museo Archeologico nazionale di Locri Epizefiri, Elena Trunfio, e dalla presidente del circolo di Studi storici “Le Calabrie”, Marilisa Morrone, oltre che con il patrocinio del Comune di Locri, quest’anno si arricchisce del patrocinio del Comune di Portigliola e della Deputazione di Storia Patria per la Calabria e vuole, come di consueto, offrire al pubblico diversi spunti di approfondimento su temi ampi legati al mondo della storia, dell’arte e dell’archeologia, con il coinvolgimento di studiosi autorevoli, afferenti tra l’altro ai più importanti atenei italiani. Venerdì 12 dicembre 2025, alle 17.30, al museo Archeologico nazionale di Locri, per “Un caffè… storicamente corretto” la conferenza “L’area dello Stretto tra Quattrocento e Cinquecento” con Salvatore Bottari, ordinario di Storia moderna, università di Messina. Introducono Elena Trunfio e Marilisa Morrone. L’ingresso è gratuito e non è necessaria la prenotazione.

Paestum (Sa). Al museo Archeologico nazionale “Costruiamo una stella”, laboratorio inclusivo che unisce manualità, creatività e scoperta del patrimonio archeologico

Il 12 dicembre 2025, alle 10, al museo Archeologico nazionale di Paestum (Sa), si può vivere un’esperienza inclusiva che unisce manualità, creatività e scoperta del patrimonio archeologico con il laboratorio “Costruiamo una Stella”! Grazie alla presenza di un’artigiana esperta, ci si può immergere nell’arte dei monili antichi e realizzare gioielli ispirati ai tesori del Museo, creando per le festività una stella speciale. L’iniziativa è realizzata in collaborazione con Tulipano Art Friendly e Cilento4all ed è inclusa nel biglietto d’ingresso ai Parchi archeologici di Paestum e Velia e nell’abbonamento Paestum&Velia.