Alla scoperta della Longobardia Minor: dopo Pavia, arriva al museo Archeologico nazionale di Napoli la mostra “Longobardi. Un popolo che cambia la storia”, una prima assoluta per l’Italia meridionale

Un anello di epoca longobarda in oro e gemma dal museo Archeologico nazionale di Napoli esposto nella mostra “Longobardi. Un popolo che cambia la storia”

Il manifesto della mostra “Longobardi. Un popolo che cambia la storia” a Napoli dal 21 dicembre 2017 al 25 marzo 2018

Il ministro Dario Franceschini, Maurizio Cecconi (Villaggio Globale International) e Paolo Giulierini direttore del Mann (foto Graziano Tavan)
Alla scoperta della Longobardia Minor. Dopo il successo al castello visconteo di Pavia, approda al museo Archeologico nazionale di Napoli la mostra “Longobardi. Un popolo che cambia la storia” che, rappresenta una prima assoluta per l’Italia meridionale. E non è un caso che per la seconda tappa della mostra-evento sia stato scelto proprio il Mann. Caduta Pavia nel 774 a opera di Carlo Magno, è la cosiddetta Longobardia Minor che prolunga la presenza longobarda fino all’XI secolo nel principato di Benevento e poi negli stati di Salerno e Capua – distaccatisi nel corso del IX secolo – producendo esperienze originali d’incontro con le culture greca e islamica da un lato, e con quella del mondo franco-tedesco dall’altro. È in questi secoli che si forma l’identità peculiare del Meridione, in bilico fra Europa e Mediterraneo, i cui esiti finali saranno rappresentati dall’eredità di tradizioni espresse in età normanna e sveva. “È la prima volta che il museo Archeologico nazionale di Napoli decide di organizzare una mostra dedicata ad un periodo che segue la caduta dell’Impero Romano”, aveva sottolineato il direttore Paolo Giulierini alla presentazione della mostra prima dell’inaugurazione a Pavia. “Troppo forte è stato finora il fascino di Pompei ed Ercolano per osare approfondire temi di apparente rottura con la classicità. Di fatto sono profondamente debitore nei confronti di Maurizio Cecconi, di Villaggio Globale International che ha organizzato la mostra, e di Federico Marazzi, curatore insieme a Gian Pietro Brogiolo, i quali mi hanno fatto riflettere sull’opportunità di aprire a scenari più vasti la riflessione sull’Evo antico, tanto più che i longobardi, in Campania, hanno lasciato un segno indelebile. Basterà citare solo Capua e Benevento, le due più importanti capitali della Longobardia Minor, nonché l’interessante rapporto tra l’entroterra e la Napoli tradizionalmente bizantina”.

La “Lastra con grifoni” dall’antiquarium di Cimitile (Na), esempio eccellente della scultura di arredo liturgico di età tardolongobarda (sec. XI) con stilemi di origine arabo bizantina
Appuntamento dunque al Mann di Napoli dal 21 dicembre 2017 al 25 marzo 2018: oltre 300 opere esposte; più di 80 musei ed enti prestatori; oltre 50 studiosi coinvolti nelle ricerche e nel catalogo edito da Skira; 32 siti e centri longobardi rappresentati in mostra; 58 i corredi funerari esposti integralmente; 15 video originali e installazioni multimediali; centinaia di materiali del Mann vagliati dall’università Suor Orsola Benincasa di Napoli, per individuare e studiare per la prima volta i manufatti d’epoca altomedievale conservati nel Museo napoletano. Una grande occasione, dunque, per accendere i riflettori sulla storia altomedievale della Campania e della città di Napoli con il museo Archeologico nazionale che diventa centro di gravità per una rete d’itinerari alla scoperta dei luoghi e delle testimonianze longobarde in tutta la Regione. “A una più attenta ricerca”, continua Giulierini, “anche per lo stesso centro della città partenopea, a seguito dei recenti scavi delle metropolitane, i confini culturali si fanno più sfumati ma sopratutto emerge una straordinaria occasione di rilettura complessiva anche dei manufatti aurei, delle epigrafi, degli oggetti di età alto medievale che giacevano ab immemorabili nei depositi del Mann. Questo approfondimento consentirà, dopo la mostra, di esporre in maniera permanente i materiali tornati a nuova vita, dando conto del vissuto di una città e di un territorio anche molti secoli dopo la tradizionale data del 476 d.C. L’occasione espositiva pone inoltre il Mann quale epicentro di una importante rete di centri campani che consentiranno di delocalizzare e di potenziare l’offerta culturale dei longobardi, in una piena cornice regionale”. Il Ducato di Benevento, rimasto in vita come stato indipendente sin oltre la metà dell’XI secolo, non solo conservò memoria e retaggio del Regno di Pavia, abbattuto da Carlo Magno nel 774, ma elaborò un proprio originale ruolo di cinghia di trasmissione fra le culture mediterranee e l’Europa occidentale. “Parlarne oggi, in una fase di cambiamenti altrettanto marcati come quelli che si verificarono nell’Italia longobarda”, conclude Giulierini, “significa sperimentare la possibilità di costruire una visione dal Mediterraneo all’intera Europa, e mostrare una prospettiva del nostro continente in cui i legami fra le aree transalpine e quelle meridionali appaiano assai più equilibrati e dialoganti di quanto molta storiografia non abbia da sempre teso a rappresentare”.

Il “Disco aureo con Cristo e gli Angeli” dal museo Archeologico nazionale di Napoli, esempio di altissimo livello dell’oreficeria napoletana di influsso bizantino
Tantissimi i capolavori (oltre ai reperti da San Vincenzo al Volturno) che in mostra testimoniano il valore artistico e la maturità espressiva raggiunta in questi secoli nel Sud Italia e le contaminazioni culturali: la Stele con l’Arcangelo dal museo di Capua – considerato il santo “nazionale” del popolo longobardo – datata fra IX e X secolo, costituisce un esempio squisito della produzione più matura della scultura figurativa longobarda meridionale; Il Disco aureo con Cristo e gli Angeli dal museo Archeologico nazionale di Napoli è un esempio di altissimo livello dell’oreficeria napoletana di influsso bizantino (o d’importazione bizantina) presente nella città partenopea agli esordi dell’età ducale; la Lastra con grifoni dall’antiquarium di Cimitile (Na) un esempio eccellente della scultura di arredo liturgico di età tardolongobarda (sec. XI) che attesta stilemi di origine arabo bizantina.
Tag:antiquarium di Cimitile (Na), Carlo Magno, Ducato di Benevento, Federico Marazzi, Gian Pietro Brogiolo, longobardi, Longobardia Minor, Maurizio Cecconi, mostra "Longobardi. Un popolo che cambia la storia", museo archeologico nazionale di Napoli, Paolo Giulierini, San Vincenzo al Volturno, Skira, Università Suor Orsola Benincasa (Napoli), Villaggio Globale International
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- Kids dei Longobardi: il museo Archeologico nazionale di Napoli pubblica la guida a fumetti della mostra “Longobardi. Un popolo che cambia la storia”, in omaggio ai bambini fino alla chiusura dell’esposizione. Giulierini: “Il Mann è un museo a mis - marzo 16, 2018
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Graziano Tavan, giornalista professionista, per quasi trent’anni caposervizio de Il Gazzettino di Venezia, per il quale ho curato centinaia di reportage, servizi e approfondimenti per le Pagine della Cultura su archeologia, storia e arte antica, ricerche di università e soprintendenze, mostre. Ho collaborato e/o collaboro con riviste specializzate come Archeologia Viva, Archeo, Pharaos, Veneto Archeologico. Curo l’archeoblog “archeologiavocidalpassato. News, curiosità, ricerche, luoghi, persone e personaggi” (con testi in italiano)
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