#buonconsiglioadomicilio. Con Mirco Longhi, conservatore del museo, scopriamo insieme lo stretto rapporto fra arte e potere al Castello del Buonconsiglio

Il Magno Palazzo, magnifico e unico esempio di architettura rinascimentale al castello del Buonconsiglio (foto Gianni Zotta / Provincia di Trento)
Castelvecchio, la parte più antica del Castello del Buonconsiglio, svela allo sguardo attento del visitatore una vera e propria politica per immagini: l’arte, qui più che altrove, è al servizio del potere temporale dei vescovi di Trento, che per secoli governarono il territorio. Grazie all’analisi di Mirco Longhi, conservatore del museo, scopriamo insieme lo stretto rapporto fra arte e potere al Castello del Buonconsiglio nella consueta puntata di #buonconsiglioadomicilio. Immagini e regia di Alessandro Ferrini.
“Scoprire l’arte del castello del Buonconsiglio”, spiega Longhi, “non è solo scoprire l’arte riflesso della cultura della magnificenza dei principi vescovi che si sono avvicendati nel corso dei secoli in questa residenza, ma è scoprirne il ruolo politico, il significato politico. L’illustre ospite, l’ambasciatore feudatario che dopo la metà del Cinquecento ha il privilegio di entrare in questi ambienti, deve aver provato un misto di stupore e di meraviglia nell’osservare il grande rinnovamento portato avanti nei decenni precedenti. Da un lato il principe vescovo Giovanni Hinderbach che aveva realizzato la serie di loggiati di raccordo che giungono al terzo piano fino alla loggia veneziana, ingentilendo non poco l’antica residenza dei principi vescovi di Trento. Dall’altro il fidato consigliere di Carlo V, il cardinale Bernardo Cles, che tra il III e IV decennio del Cinquecento commissionerà un magnifico e unico esempio di architettura rinascimentale, il cosiddetto Magno Palazzo, il corpo di fabbrica che si trova prossimo a Castelvecchio. Però senza dimenticare di lasciare il suo segno anche in quella che era la sede storica del potere temporale dei principi vescovi, il castello di origine medievale che era già stato in parte rinnovato da Giovanni Hinderbach qualche decennio prima, un rinnovamento che non è solo architettonico ma anche per immagini. Entrambi i presuli, infatti, sia Giovanni Hinderbach che Bernardo Cles, sono figli di una riscoperta consapevolezza di quanto la rappresentazione del potere sia strategicamente fondamentale nell’Europa delle corti, retta da sottilissime alleanze e rapporti di fedeltà. Una politica per immagini che ha la sua massima espressione proprio in Castelvecchio, centro del potere politico anche in età moderna. Ecco quindi che in questo percorso di avvicinamento al potere, pian piano che l’ospite saliva ai piani nobili di Castelvecchio, le immagini che si dipanano sotto i suoi occhi hanno un chiaro valore politico. Anche lo stesso San Vigilio, santo vescovo di Trento, assume una valenza politica, perché serve a rimarcare, a chi accedeva nella residenza dei principi vescovi, che questa era appunto la residenza dei successori alla cattedra di San Vigilio, e questa attenzione iconografica nei suoi confronti è attestata da molte altre evidenze storico-artistiche, e presenta non a caso molte analogie con la stessa attenzione riservata dalla Roma papale nei confronti dell’iconografia di San Pietro. Il richiamo all’antenato illustre – se ci pensiamo – è da sempre uno degli espedienti migliori per giustificare e legittimare il potere: lo era per gli imperatori, lo era per i papi, e lo è anche per i principi vescovi di Trento”.
“È una volta giunti al terzo piano – continua Longhi – che questa politica per immagini giunge alla sua massima espressione, sprigionando quella capacità comunicativa dell’arte al servizio del potere dei principi vescovi. Da un lato la serie di ritratti dei vescovi di Trento realizzata dagli artisti a servizio di Giovanni Hinderbach alla fine del Quattrocento, ma più volte restaurati nel corso dei secoli, rappresentava quanto di più astuto l’arte al servizio del potere potesse evocare in modo non dissimile dal principe vescovo che, sappiamo, all’epoca accoglieva tra gli eleganti archi della loggia veneziana i suoi ospiti tra ‘400 e ‘500: da una loggia fittizia si affacciano i suoi predecessori rimarcando questa idea che lui non è altro che l’ultimo di una serie di autorità che risalgono all’antichità. Dall’altro, con un altro espediente tipico di chi ricerca la legittimazione del proprio potere, il richiamo all’autorità più grande da cui questo potere discende, e nel caso dei principi vescovi di Trento è il sacro romano impero di Germania, visto che ne sono fedeli vassalli. La scelta di rappresentare Carlo Magno non è affatto casuale. Secondo la storiografia dell’epoca non è solo il fondatore del sacro romano impero di Germania, ma per la tradizione trentina è colui che più di ogni altro aveva donato territori, in particolare nell’area occidentale del Trentino, alla Chiesa trentina: quindi in qualche modo fondativo per il potere temporale dei vescovi. L’attenzione nei confronti di Carlo Magno è del resto attestata da numerose testimonianze nel territorio trentino. Basti ricordare quella di Santo Stefano di Carisolo, con l’affresco bascheniano che ci ricorda proprio del viaggio fatto nel Trentino occidentale passando attraverso la val Rendena, le valli Giudicarie fino a Riva; e poi c’è un’altra committenza dell’Hinderbach in un altro castello vescovile, castel Stenico. Questo legame tra impero e potere vescovile raggiunge la sua perfetta sintesi nella serie di ritratti di presuli trentini completamente rinnovata da Marcello Fogolino all’interno della sala, appunto dei vescovi. Qui ogni singolo volto viene caratterizzato alla perfezione dal pittore rinascimentale, ma è soprattutto un ordine gerarchico che qui prevale, perché a differenza dei presuli dipinti all’esterno qui parliamo di principi vescovi, quindi detentori sia del potere temporale che spirituale a partire dall’anno 1027 per quasi sette secoli fino alla fine del Settecento quando l’arrivo delle truppe napoleoniche metterà per sempre la parola fine al loro dominio”.
A Nonantola, che conserva uno dei più importanti complessi benedettini d’Europa, a confronto i maggiori specialisti dell’archeologia medievale europea nel convegno “Nonantola e l’archeologia dei monasteri alto-medievali in Europa. Vecchie questioni, nuove ricerche”. E poi visite guidate gratuite al monastero nascosto: gli archeologi svelano la millenaria storia di S. Silvestro di Nonantola

Sant’Anselmo, fondatore dell’abbazia di Nonantola, scolpito sul portale, opera dei seguaci di Wiligelmo
Il duca Anselmo costruì la chiesa dei Santi Apostoli nel 752, dando vita al monastero benedettino, avamposto longobardo sulle direttrici tra Bologna, Piacenza e Verona. Ma è con l’arrivo all’abbazia, solo pochi anni dopo, delle spoglie di San Silvestro che il monastero crebbe in potenza. Attorno sorse il paese, direttamente alle dipendenze dell’abate che grazie alle donazioni di Carlo Magno divenne un vero e proprio signore feudatario. Quel paese si chiama Nonantola, in provincia di Modena, ancora oggi famoso per uno dei più celebri complessi benedettini dell’Europa medievale, al pari delle potenti abbazie di Cluny e Canterbury. Nell’abbazia di Nonantola soggiornò l’imperatore Lotario I. Qui un altro imperatore, Carlo il Grosso, incontrò papa Martino. Mentre papa Adriano III, morto nelle vicinanze mentre era in viaggio per Worms, qui venne sepolto. Oggi Nonantola è un caso esemplare nel quadro della ricerca storico-archeologica della nostra penisola. Dal 2001 Nonantola è infatti al centro di un importante progetto di ricerca archeologica diretto da Sauro Gelichi dell’università Ca’ Foscari di Venezia grazie al quale è stato possibile indagare il complesso abbaziale di S. Silvestro di cui, fino ad oggi, si aveva notizie soltanto grazie alla documentazione archivistica, e il borgo che vi si è sviluppato intorno e sull’intero territorio di riferimento. L’università Ca’ Foscari di Venezia, sotto la direzione scientifica di Gelichi, ha realizzato un progetto di ricerca di notevole rilievo scientifico che ha portato alla realizzazione di otto anni di campagne di scavo con gli studenti dell’Università, il tutto in stretta collaborazione con la soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara. I dati emersi dagli scavi hanno dato vita a una collana di pubblicazioni, a numerose visite guidate e conferenze, all’allestimento di mostre temporanee, alla riorganizzazione della sezione medievale del museo civico di Nonantola e alla realizzazione dell’aula didattica “Magazzini di Storia”, ampiamente utilizzata per svolgere laboratori storico-archeologici con le scuole.

La locandina del convegno internazionale “Nonantola e l’archeologia dei monasteri alto-medievali in Europa. Vecchie questioni, nuove ricerche”
Sabato 14 aprile 2018, dalle 9.30, Nonantola ospita un importante convegno internazionale, “Nonantola e l’archeologia dei monasteri alto-medievali in Europa. Vecchie questioni, nuove ricerche”, a cura di Sauro Gelichi e Richard Hodges, che concentrerà l’attenzione sui più recenti e innovativi studi relativi all’archeologia monastica altomedievale. Il convegno internazionale di studi è promosso da Comune di Nonantola, università Ca’ Foscari e museo di Nonantola, in collaborazione con soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara, ArcheoNonantola e Abbazia di Nonantola, e con il sostegno di IBC Regione Emilia-Romagna (L. R. 18/2000) legato al progetto “Longobardi al confine”. Il convegno, importante momento di confronto e di approfondimento con i maggiori specialisti dell’archeologia medievale europea, sarà l’occasione per presentare il volume “Nonantola 6. Monaci e contadini. Abati e re. Il monastero di Nonantola attraverso l’archeologia (2002-2009)”, a cura di Sauro Gelichi, Mauro Librenti e Alessandra Cianciosi. La sesta pubblicazione della collana archeologica su Nonantola illustrerà i risultati delle campagne estive di scavi svolti dell’università dal 2002 al 2009 nel giardino dell’abbazia di San Silvestro in regime di concessione ministeriale, con la collaborazione e il sostegno della Soprintendenza prima Archeologica, poi Archeologia, belle arti, paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara (SABAP-BO). Il convegno e la presentazione del volume rappresentano la fase conclusiva di un progetto di ricerca esemplare che ha prodotto sei pubblicazioni scientifiche, mostre, visite guidate e nuovi percorsi archeologici all’interno del Museo di Nonantola e del borgo.
E il giorno successivo, domenica 15 aprile, alle 16 e 17, visite guidate gratuite “Il monastero nascosto. Gli archeologi svelano la millenaria storia di S. Silvestro di Nonantola” con ritrovo davanti all’ingresso del giardino abbaziale in via Marconi 1. Gli archeologi Mauro Librenti e Alessandra Cianciosi illustreranno le nuove scoperte emerse dagli scavi archeologici nel giardino abbaziale, la mostra permanente esposta nell’aula didattica Magazzini di Storia e il terzo piano del museo di Nonantola. Gradita la prenotazione al numero 059896656 oppure all’indirizzo museo@comune.nonantola.mo.it
Intenso il programma del convegno internazionale di studi “Nonantola e l’archeologia dei monasteri alto-medievali in Europa. Vecchie questioni, nuove ricerche” di sabato 14 aprile 2018, al teatro Troisi, in viale delle Rimembranze 8, a Nonantola (Modena). Si inizia alle 9.30 con i saluti di Stefania Grenzi, assessore alla Cultura del Comune di Nonantola; 10, introduzione di Sauro Gelichi, università Ca’ Foscari di Venezia; 10.30, Gabor Thomas, university of Reading: “Monasteries and Places of Power in Anglo-Saxon England: Connections, Relationships and Interactions”; 11, Thomas Kind, university of Frankfurt: “Fulda – archaeological evidences from a Carolingian monastic town in solitudine Buchonia”; 12, Alfons Zettler, Historisches Institut, Dortmund: “Reichenau: the archaeology of a Continental monastery island”; 12.30, John Mitchell, già university of East Anglia: “The idea of the early medieval monastery: the example of San Vincenzo al Volturno”. Nel pomeriggio, alle 15, Fabio Saggioro e Maria Bosco dell’università di Verona, e Andrea Breda della soprintendenza Belle Arti e Paesaggio per le Province di Bergamo e Brescia: “Ricerche archeologiche sul monastero di San Benedetto di Leno (secoli VII-XI)”; 16, saluti di Federica Nannetti, sindaco del Comune di Nonantola; di Valeria Cicala dell’Istituto per i Beni Artistici, Culturali e Naturali dell’Emilia-Romagna; Luigi Malnati, soprintendente Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara; don Alberto Zironi, priore del Capitolo Abbaziale; Loris Sighinolfi, presidente di ArcheoNonantola; 16.30, Sauro Gelichi, Mauro Librenti e Alessandra Cianciosi, università Ca’ Foscari di Venezia, presentano il volume “Nonantola 6. Monaci e contadini. Abati e re. Il monastero di Nonantola attraverso l’archeologia (2002-2009)”; 17.30, conclusioni di Richard Hodges, American University of Rome.

Copertina del libro, “Nonantola 5. Una comunità all’ombra dell’abate. I risultati degli scavi archeologici di piazza Liberazione”
Recentemente a Nonantola è stato presentato un altro libro, “Nonantola 5. Una comunità all’ombra dell’abate. I risultati degli scavi archeologici di piazza Liberazione”, a cura di Mauro Librenti e Alessandra Cianciosi. Nel giugno 2015 l’amministrazione comunale, all’interno di un progetto di riqualificazione urbana cofinanziato dalla Regione Emilia-Romagna che ha interessato il centro storico di Nonantola, aveva avviato i lavori di rifacimento di piazza Liberazione, già oggetto nel 2004 di sondaggi archeologici da parte dell’università da cui erano emersi la chiesa di San Lorenzo e un cimitero. Per questa ragione è stato realizzato un nuovo progetto di ricerca grazie al quale, nei mesi di luglio e agosto 2015, gli studenti di archeologia medievale dell’ateneo veneziano si sono potuti cimentare nello scavo stratigrafico della piazza, sotto la direzione scientifica della soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara e dell’Università Ca’ Foscari di Venezia. Questi scavi hanno portato in luce per intero l’area pertinente la chiesa di San Lorenzo (XI-XIV secolo), alcune sepolture collocate dietro le absidi e ampie porzioni di pavimentazione della piazza trecentesca in mattoni e ciottoli. Proprio lo scavo di Piazza Liberazione è il protagonista del volume curato da Mauro Librenti e Alessandra Cianciosi. Lo scavo di piazza Liberazione ha reso possibile un progetto di riallestimento della sezione medievale del museo di Nonantola, in collaborazione con l’università Ca’ Foscari e la soprintendenza Archeologia, che prevede l’esposizione dei reperti rinvenuti in piazza, i plastici delle tre fasi principali dello scavo, un touch-screen che presenta tutti gli scavi eseguiti negli anni nel centro storico di Nonantola e, nell’ottica di museo diffuso, una cartellonistica archeologica collocata nei luoghi in cui sono stati effettuati sondaggi di scavo nel borgo (Nonantola Sotto-Sopra).
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