Le palafitte diventano patrimonio dell’Unesco: a Verona la mostra “PALAFITTE. Un viaggio nel passato per alimentare il futuro” celebra i siti dell’arco alpino e studia l’alimentazione nell’età del Bronzo (II millennio a.C.)
Sono per lo più invisibili, sepolte nei depositi torbosi di antichi laghetti o corsi fluviali, o sommerse lungo le coste degli specchi d’acqua: sono le palafitte dell’arco alpino, che offrono una visione unica della vita nei primi villaggi agricoli. Ma proprio per la loro peculiarità l’Unesco ha inserito le palafitte nel Patrimonio culturale dell’umanità: “momenti fondamentali per capire l’evoluzione delle comunità umane tra il Neolitico e l’età del Bronzo”. Grazie all’abbondante ricchezza di ritrovamenti le palafitte offrono un’immagine precisa e dettagliata di questi periodi preistorici in Europa, dove si sviluppa l’agricoltura, permettendo di fornire dettagli della vita quotidiana, delle pratiche agricole, dell’allevamento di animali e delle innovazioni tecnologiche. Inoltre la dendrocronologia (metodo di datazione che misura gli anelli di crescita degli alberi) permette di datare con precisione le strutture in legno (pali) che compongono le case dei villaggi e che possono raccontare l’evoluzione dell’occupazione dello spazio in intervalli cronologici anche molto lunghi. Questi siti palafitticoli sono la miglior fonte di informazione archeologica a nostra disposizione oggigiorno per approfondire le culture e le popolazioni preistoriche.
Proprio per far conoscere questi nuovi siti Unesco e al contempo rendere omaggio al tema di Expo 2015, il 2 ottobre 2015 apre a Verona, al museo civico di Storia naturale (dove rimarrà aperta fino al 10 aprile 2016) la mostra ideata e curata da Federica Gonzato, Claudia Mangani e Nicoletta Martinelli, e dedicata all’alimentazione nell’età del Bronzo (II millennio a.C.): “PALAFITTE. Un viaggio nel passato per alimentare il futuro”, promossa dalla soprintendenza Archeologia del Veneto, in collaborazione con le associazioni culturali Il Genio Italiano, Adige Nostro e il Comune di Verona col Museo Civico di Storia Naturale, e con il patrocinio di EXPO – Milano 2015. Scoperte a partire da un secolo e mezzo fa, le palafitte alpine hanno permesso agli specialisti di ricostruire la vita nelle società di agricoltori e allevatori degli ultimi cinque millenni prima di Cristo; hanno contributo ad approfondire il rapporto tra i popoli di cacciatori e raccoglitori della preistoria e le prime grandi civiltà europee. Fra gli oltre 1000 insediamenti conosciuti, 111 (distribuiti fra sei nazioni: Francia, Germania, Italia, Svizzera, Austria e Slovenia) sono stati selezionati per far parte del sito seriale transnazionale Unesco denominato “Siti palafitticoli preistorici dell’arco alpino”. Fra questi, quattro siti si trovano in Veneto: due nella zona di Peschiera del Garda, cioè Belvedere e Frassino; uno nella Bassa veronese, a Tombola di Cerea; e l’ultimo nel Padovano: Laghetto della Costa, vicino ad Arquà Petrarca.
La mostra di Verona racconta, attraverso i reperti provenienti dai quattro siti Unesco e da altre palafitte scoperte in Veneto e Lombardia, gli aspetti più significativi del grande tema dell’alimentazione, dalle conoscenze agropastorali alle produzioni degli ingredienti, dalla preparazione dei cibi alla loro conservazione, con particolare attenzione anche ai prodotti secondari. Al visitatore è proposto un percorso che illustra, grazie ai dati scientifici provenienti dalle più aggiornate ricerche e all’osservazione diretta dei reperti esposti, cosa e come mangiavano i nostri antenati palafitticoli. Proprio le particolari condizioni di giacitura in ambiente umido di questi villaggi, infatti, ha permesso la conservazione anche delle materie organiche che hanno fornito agli studiosi molti dati. In mostra sarà così possibile osservare la spiga dal sito del Belvedere di Peschiera del Garda o il panino combusto da Lazise-La Quercia.
“Numerosi reperti”, spiegano le curatrici, “sono esposti al pubblico per la prima volta. Segnaliamo in particolare gli oggetti provenienti dal contesto del laghetto del Frassino. Non a caso, proprio un vaso dalla palafitta di Frassino, unico nella sua foggia con quattro versatoi verticali, è stato scelto come “simbolo” della mostra”. Obiettivo della mostra è far conoscere un particolare aspetto della preistoria delle regioni alpine, quando le capanne venivano realizzate su impalcati lignei in ambienti umidi. La mostra è anche occasione per esporre reperti solitamente conservati nei depositi della soprintendenza Archeologia-Nucleo Operativo di Verona, del museo civico di Storia naturale di Verona, del museo Archeologico nazionale Atestino e di alcuni musei civici: Legnago, Cavaion Veronese, Castelnuovo Bariano. “Valorizziamo il patrimonio archeologico, con un’idonea azione didattica a supporto: pannelli con testi originali e immagini aprono finestre di approfondimento immediate e di facile lettura per ogni pubblico”.
La mostra si articola in due sezioni. Nella prima c’è la presentazione del sito seriale transnazionale Unesco “Siti palafitticoli preistorici dell’Arco alpino”: un’alternanza di pannelli e vetrine sui siti Unesco e alcuni siti palafitticoli del Veneto. Nella seconda, l’alimentazione all’epoca delle palafitte. Introduzione alle strategie di sussistenza alimentare, con un focus particolare su agricoltura, caccia, pesca, allevamento, cottura e conservazione dei cibi, oltre alla lavorazione delle materiale prime fornite da queste attività primarie.
Molto interessante