Taranto. Per i “Mercoledì del MArTA”, appuntamento on line con Federico Cantini (Università di Pisa) su “Aristocrazie e potere pubblico nella Toscana settentrionale tra tarda Antichità e Alto Medioevo” introdotta da Eva Degl’Innocenti direttrice del museo Archeologico nazionale. In giugno a Vetulonia la mostra “Taras e Vatl. Dèi del mare, fondatori di città. Archeologia di Taranto a Vetulonia”


Il prof. Federico Cantini dell’università di Pisa
In vista dell’importante mostra che nel prossimo giugno metterà in correlazione Taranto con il mondo degli Etruschi e in particolare con il sito di Vetulonia, il MArTA crea un ponte ideale verso la Toscana settentrionale e le aristocrazie del luogo. Domenica 20 giugno 2021, infatti, apre a Vetulonia la mostra “Taras e Vatl. Dèi del mare, fondatori di città. Archeologia di Taranto a Vetulonia”, già programmata per il 2020, in collaborazione con il museo Archeologico nazionale di Firenze, e in tandem con il museo Archeologico nazionale di Taranto, che nel medesimo periodo ospiterà un prestigioso corredo di Vetulonia. Sarà questo il tema della conferenza che nell’ambito dei “Mercoledì del MArTA”, il prof. Federico Cantini, professore ordinario di Archeologia medievale all’università di Pisa, tiene il 28 aprile 2021, alle 18, in diretta live sulle pagine Facebook e YouTube del museo Archeologico nazionale di Taranto. Titolo dell’appuntamento sarà “Aristocrazie e potere pubblico nella Toscana settentrionale tra tarda Antichità e Alto Medioevo”.

Nella conferenza, introdotta dalla direttrice del museo di Taranto, Eva Degl’Innocenti, saranno illustrati alcuni scavi archeologici che stanno permettendo di ricostruire il ruolo delle aristocrazie e dei rappresentanti del potere pubblico nella definizione dei nuovi paesaggi urbani e rurali tra IV e IX secolo d.C. Un focus particolare sarà acceso sulle città di Pisa, Lucca e Firenze e sui siti rurali di Villa dei Vetti e San Genesio, posti nella parte Nord della Toscana: area che l’università di Pisa sta investigando attraverso nuove indagini, integrate con la rilettura di vecchi scavi rimasti inediti.
Taranto. Per i “Mercoledì del MArTA”, appuntamento on line con Maria Letizia Gualandi (Università di Pisa) su “Archeologia e Intelligenza Artificiale. ArchAIDE, un’utopia realizzata” introdotta da Eva Degl’Innocenti direttrice del museo Archeologico nazionale

Il progetto ArchAIDE, finanziato dall’Unione Europea, ha sviluppato un sistema di riconoscimento automatico dei frammenti ceramici utilizzando l’Intelligenza Artificiale. Ad affrontare il tema sarà la prof.ssa Maria Letizia Gualandi, professore ordinario di Archeologia classica all’università di Pisa, la relatrice dell’appuntamento del 21 aprile 2021 con i “Mercoledì del MArTA”, alle 18, in diretta sui profili Facebook e YouTube del museo Archeologico nazionale di Taranto. L’allieva dei famosi archeologi e accademici italiani prof. Salvatore Settis e prof. Andrea Carandini, nonché membro del Comitato tecnico scientifico per l’Archeologia del MiC, parlerà di “Archeologia e Intelligenza Artificiale. ArchAIDE, un’utopia realizzata”.


La professoressa Maria Letizia Gualandi (università di Pisa)
“Il progetto ArchAIDE (Archaeological Automatic Interpretation and Documentation of cEramics), finanziato dall’Unione Europea, ha sviluppato un sistema di riconoscimento automatico dei frammenti ceramici utilizzando l’Intelligenza Artificiale”, spiega la professoressa Gualandi, anticipando parte della sua conferenza. “Basta scattare una foto del coccio da identificare e inviarla al sistema che, mediante una rete neurale addestrata, confronta forma e decorazione con quelle archiviate nel suo database interno e, nel giro di pochi secondi, formula una o più proposte di identificazione diverse, che l’archeologo può accettare o meno”. “Questo importante progetto innovativo aiuta la ricerca archeologica con un effetto esponenziale sui risultati”, dichiara la direttrice del museo Archeologico nazionale di Taranto, Eva Degl’Innocenti che introdurrà i lavori. La stragrande maggioranza dei reperti che tornano alla luce durante gli scavi archeologici, infatti, è rappresentata da manufatti ceramici che, per quanto frammentati, sono fondamentali per datare ciò che si rinviene in uno scavo e per ricostruire l’economia e il tenore di vita di una comunità, i flussi commerciali in cui era inserita, mentalità, gusti e usanze, pratiche alimentari, interazioni sociali e rapporti culturali con altre comunità. Ma per classificare e studiare le ceramiche antiche occorrono molto tempo e abilità complesse, poiché tutto il lavoro si basa sulla capacità dell’archeologo di riconoscere quei frammenti nei disegni schematici che riempiono le pagine dei cataloghi delle ceramiche: una bibliografia estesa e non omogenea, raramente disponibile durante il lavoro sul campo o nei magazzini.
Torino. Al museo Egizio Anna Consonni del museo Egizio di Firenze su “Gli annessi economici nord del Ramesseum: nuove prospettive di ricerca. Gli scavi italiani nel quadro della Missione franco-egiziana”. Conferenza on line in collaborazione con Acme

Dal 2017 un gruppo di ricerca italiano è associato agli scavi condotti dalla Missione franco-egiziana sull’area del Ramesseum, diretta da Christian Leblanc nell’ambito della missione archeologica francese di Tebe Ovest (MAFTO), in partnership con il Centro di Studi e Documentazione sull’Antico Egitto (CEDAE, Egyptian Ministry of Antiquities), l’associazione per la salvaguardia del Ramesseum (ASR) e il Centro di Egittologia Francesco Ballerini (CEFB). Martedì 13 aprile 2021, alle 18, il museo Egizio di Torino in collaborazione con ACME (associazione amici collaboratori del museo Egizio di Torino) presenta la conferenza egittologica online “Gli annessi economici nord del Ramesseum: nuove prospettive di ricerca. Gli scavi italiani nel quadro della Missione franco-egiziana”, tenuta da Anna Consonni, curatrice della sezione “Museo Egizio” presso il museo Archeologico nazionale di Firenze, che si focalizzerà sugli scavi italiani al Ramesseum. La conferenza si terrà in italiano e sarà introdotta da Christian Greco, direttore del museo Egizio. L’incontro verrà trasmesso in diretta streaming sulla pagina Facebook e sul canale YouTube del museo Egizio.

Agli archeologi italiani è stata affidata in particolare la ripresa degli scavi negli “annessi nord”, una serie di strutture in mattoni crudi, che coprono un’area di circa 12mila mq ed erano parte del complesso economico-amministrativo del Tempio. La destinazione originaria di questi ambienti, indagati nei secoli passati in modo non esaustivo, non è in molti casi ancora chiara. Allo stesso modo necessita di essere meglio definita la dinamica complessa di riutilizzo che l’area ha subito a partire dal Terzo Periodo Intermedio. Le nuove ricerche, condotte con l’ausilio di moderne metodologie e un approccio multidisciplinare, hanno già consentito di raccogliere nuove interessanti informazioni.

L’archeologa Anna Consonni, curatrice del museo Egizio di Firenze
Anna Consonni si è laureata in Egittologia all’università di Milano e specializzata nella stessa università in Preistoria e Protostoria, e ha conseguito il dottorato in Egittologia all’università di Pisa con una tesi sulle ceramiche provenienti dai contesti funerari presenti sull’area del Tempio di Milioni di Anni di Amenhotep II a Luxor (Egitto). Ha partecipato a numerosi scavi preistorici e protostorici in Italia, sia da libero professionista che in collaborazione con Università e Istituti di Ricerca, partecipando inoltre a diverse missioni archeologiche in Egitto. Dal 2018 al 2020 è stata funzionario archeologo al museo Archeologico nazionale di Taranto dove è stata curatore delle sezioni dedicate alla Preistoria-Protostoria e alla cultura indigena, e responsabile dell’area operativa “Educazione e Ricerca, Servizi al Pubblico” e dei Servizi educativi. Da gennaio 2021 è in servizio al museo Archeologico nazionale di Firenze, come curatore della sezione “Museo Egizio”.
Il museo Archeologico nazionale di Firenze ricorda la prof.ssa Edda Bresciani a pochi giorni dalla sua scomparsa: per il museo Egizio ha curato alcune mostre con la direttrice Maria Cristina Guidotti, sua allieva

A qualche giorno dalla scomparsa della professoressa Edda Bresciani, il museo Archeologico nazionale di Firenze ha postato sul proprio sito un ricordo della grande egittologa (Ricordo della professoressa Bresciani – Museo Archeologico Nazionale di Firenze (wordpress.com).

“Ricordiamo oggi la professoressa Edda Bresciani, professore emerito dell’università di Pisa e membro dell’Accademia dei Lincei ma anche personalità certamente molto significativa per il “Museo Egizio” di Firenze, recentemente scomparsa. Durante la sua lunga carriera ha dedicato studi e articoli a Ippolito Rosellini e alla spedizione franco-toscana in Egitto, durante la quale furono trovati tanti dei reperti oggi conservati al Museo. Maria Cristina Guidotti, per tanti anni curatrice del “Museo Egizio” di Firenze e sua allieva, ricorda gli scavi in Egitto e le tre mostre che la prof.ssa Bresciani ha organizzato con la collaborazione dell’allora soprintendenza Archeologica della Toscana con il materiale conservato proprio a Firenze: “Il Nilo sui Lungarni. Ippolito Rosellini egittologo dell’ottocento”, a Pisa, 29 maggio – 30 giugno 1982; “Le vie del vetro. Egitto e Sudan”, a Pisa, 28 maggio – 12 giugno 1988; “L’argilla e il tornio. La produzione fittile dell’Egitto antico in Toscana”, a Pisa, 21 dicembre 1991 – 23 febbraio 1992, e poi a Firenze presso il Museo Archeologico, 20 giugno – 30 settembre 1992.

“Al MAF è conservato ed esposto nelle ultime sale del “Museo Egizio” il sarcofago in pietra di Bakenrenef, acquistato da Rosellini nel 1828, la cui tomba è stata studiata a Saqqara proprio dalla prof.ssa Bresciani. Un ricordo in più che va ad arricchire l’intreccio di storie sussurrate dai reperti a chi li guarda…”.
“In memoria di Edda Bresciani”: l’università di Pisa dedica alla “sua” professoressa, tra le più grandi esperte al mondo di Egittologia, il ricordo dell’allieva Marilina Betrò, e ripropone la Laudatio pronunciata da Lucia Tongiorgi Tomasi accademica dei Lincei nel 2012 alla consegna del premio Pantera d’Oro

Anche la Sfinge piange la scomparsa di Edda Bresciani. Con questa immagine di affetto e partecipazione, l’università di Pisa, dove la grande egittologa ha insegnato dal 1968 (l’ateneo pisano creò la cattedra proprio per lei) e della quale era poi diventata professore emerito, ha aperto sul sito istituzionale la pagina “In memoria di Edda Bresciani”, tra le più grandi esperte al mondo di Egittologia. Nel 1979 era stata insignita dall’università di Pisa con l’Ordine del Cherubino e nel 2014 l’Associazione Laureati dell’Ateneo Pisano le aveva assegnato il riconoscimento del “Campano d’Oro”. La professoressa è morta il 29 novembre 2020 nella clinica Barbantini di Lucca, dove era ricoverata per una grave patologia. Era nata a Lucca il 23 settembre 1930, città dove è cresciuta e ha sempre vissuto. Prima laureata in Egittologia in Italia e prima donna di ruolo in cattedra per l’Egittologia, si era specializzata in archeologia e filologia, e nelle lingue antiche come ieratico e demotico, copto e aramaico, studiando a Parigi, a Copenaghen, al Cairo. Mercoledì 2 dicembre 2020, all’obitorio di Lucca, l’ultimo saluto, in forma privata. In memoria della professoressa Edda Bresciani il sito dell’università di Pisa (In memoria della Professoressa Edda Bresciani | Egittologia Pisa (unipi.it) pubblica il ricordo scritto dalla professoressa Marilina Betrò, sua allieva, e ripropone l’intervento tenuto nel 2012 dalla professoressa Lucia Tongiorgi Tomasi, allora delegata dell’Ateneo per la Cultura e anch’essa socia nazionale dell’Accademia dei Lincei, in occasione del conferimento della “Pantera d’oro” a Edda Bresciani da parte della Provincia di Lucca.


Marilina Betrò, docente di Egittologia e Civiltà Copta all’università di Pisa
“Ricordo di Edda Bresciani” di Marilina Betrò, professoressa di Egittologia e Civiltà Copta. “Il mio cellulare è pieno dei suoi whatsapp, stringhe colorate di immagini, messaggi icastici, divertenti, graffianti, punteggiati di emoj, per lei nuovi geroglifici che combinava e dominava, scriba eccellente anche in questi. Il vuoto enorme del suo silenzio ora lo sommerge, mi sommerge. Aveva compiuto 90 anni lo scorso 23 settembre, una delle ultime telefonate con lei che già non stava bene, la festa che avrei voluto farle per quell’occasione rimandata “a quella per i 100”, come ci dicemmo. Per chi l’ha conosciuta e ha studiato alla sua scuola parlarne ora solo come della “egittologa” Edda Bresciani sembra far torto a quello che era il suo spirito multiforme, la cultura immensa, la curiosità versatile, insaziabile. Egittologa era, certo – e grande: studiosa conosciutissima, ammirata e amata nell’ambiente scientifico internazionale, demotista geniale, archeologa che ha legato il suo nome a siti interi dell’Egitto (la sua Medinet Madi, la Saqqara saitica e persiana, dove con lei ho mosso i miei primi passi, ancora studentessa, Tebe); autrice di libri su cui si sono formate e si formano generazioni di egittologi: Letteratura e poesia dell’antico Egitto. Cultura e società attraverso i testi; Nozioni elementari di grammatica demotica; I testi religiosi dell’antico Egitto; La porta dei sogni. Interpreti e sognatori nell’Egitto antico. Ed era tantissime altre cose: Accademica dei Lincei, Socia corrispondente dell’Académie des Inscriptions et Belles-Lettres di Parigi, medaglia d’oro della Presidenza della Repubblica per la Cultura e l’Arte, qui a Pisa Professore Emerito, insignita dell’Ordine del Cherubino,

La consegna del “Campano d’Oro” a Edda Bresciani
del Campano d’Oro e, come amava dire, “lucchese sì ma anche divenuta pisana dopo aver ricevuto, la Benemerenza di San Ranieri, prima donna ad esserne insignita”. Ma soprattutto, al di là dei titoli e delle onorificenze, personalità irripetibile, irridente, irriverente, ironica, soprattutto auto-ironica, maestra unica: la provocazione – a pensare, a guardare il mondo da prospettive inedite, da sentieri mai battuti – era la sua maieutica. Addio, Edda, ti ricordo qui con uno dei tuoi bellissimi haiku, uno dei pochi malinconici: Bussa alla porta / portato dal vento – / un ramo secco (Edda Bresciani, Pisa ETS, 2016)”.


Lucia Tongiorgi Tomasi, accademica dei Lincei
Discorso tenuto in occasione della Cerimonia del Conferimento della Pantera d’Oro alla professoressa Edda Bresciani (9 giugno 2012) di Lucia Tongiorgi Tomasi (Accademia Nazionale dei Lincei). “Come delegata della Cultura dell’Ateneo Pisano, è per me un onore e un piacere esprimere la mia profonda ammirazione per l’insigne egittologa Edda Bresciani che l’Amministrazione Provinciale di Lucca ha giustamente insignito della prestigiosa onorificenza della “Pantera d’oro”, attribuita annualmente alle personalità che hanno onorato la città. A ragione Edda Bresciani, “lucchese doc”, è solita definirsi anche un “po’ egiziana”, ed è indubbio che il suo nome è noto alla comunità scientifica di tutto il mondo per le rilevanti scoperte frutto della sua attività di scavo nel paese del Nilo e per le sue pubblicazioni diventate ineludibile materia di studio per chiunque affronti lo studio dell’antico Egitto. Conosco Edda da molti anni come collega dell’Università di Pisa. Se nella Facoltà di Lettere è stata un vero e proprio ”mito”, il suo nome si impone tra i più autorevoli docenti e le “glorie” dell’Ateneo pisano. Apprezzata per la statura scientifica, è stata molto amata anche per le doti umane e morali e per la carica di vitale simpatia, che hanno fatto sì che divenisse maestra di svariate generazioni di studenti e amica generosa di molti colleghi. Anche in Egitto ha costantemente rappresentato un punto di riferimento, ottenendo sempre, se pure in complicati contesti politici e culturali, l’appoggio delle autorità e la stima degli archeologi che si sono spesso aggregati alle sue missioni. Esperienza straordinaria è ascoltare Edda Bresciani, sia che tenga una conferenza per specialisti, sia che racconti ad amici episodi della sua vita avventurosa di studiosa, spesso sapientemente frammisti a gradevoli curiosità aneddotiche e sempre accolti con ammirazione e magari con una punta di benevola invidia da chi ha prudentemente privilegiato lo studio nel chiuso delle biblioteche, perché la sua fine sensibilità l’ha sempre consigliata su come conquistare e catturare le emozioni dell’uditorio. In particolare sa attrarre i giovanissimi, affascinati dai racconti sull’antico Egitto offerti con linguaggio piano e accattivante, ma scientificamente ineccepibile. La sua agile penna sa trattare complessi argomenti storici e letterari (si vedano i saggi dedicati al diritto, ai sogni e all’antica poesia egiziana), e linguistici (di grande significato gli studi sul demotico). Non vanno poi dimenticate i raffinati esercizi poetici suggeriti dall’amata cultura giapponese. Nell’Ateneo pisano, dove si è formato ed ha insegnato uno dei fondatori dell’egittologia, quell’Ippolito Rosellini compagno di Champollion nella spedizione franco-toscana in Egitto e in Nubia, Edda Bresciani ha raccolto l’eredità di insigni maestri come Giovanni Pugliese Carratelli e Sergio Donadoni, contribuendo ad arricchire l’Università con punte di eccellenza nell’ambito di questi studi (compresa la fondazione nel 1978 della rivista scientifica “Egitto e Vicino Oriente”). Non a caso le è stato conferito l’Ordine del Cherubino ed è stata nominata Professore Emerito, riconoscimenti dovuti dei numerosi di cui è stata insignita, tra cui quello di membro dell’Accademia dei Lincei, attribuito a pochissime donne. Anche successivamente all’andata in pensione, l’Università di Pisa ha ritenuto opportuno affidarle la delega a rappresentarla nei progetti da lei diretti in terra d’Egitto. Ma già nel 1994 l’Ateneo aveva voluto promuovere un bel documentario dedicato alle sue scoperte della necropoli del Medio Regno a Khelua nel Fayyum, significatamene intitolato “Pisa chiama Fayyum”. Edda Bresciani ha legato dunque il suo nome a prestigiose campagne di scavo e a importanti ritrovamenti cui ha dedicato impegno e fatiche fisiche non indifferenti. È necessario infatti spogliare la figura dell’archeologo dall’aura romantica che spesso l’accompagna agli occhi dei non addetti al mestiere. Accanto ad una solida cultura frutto di impegno indefesso, alla passione per il proprio lavoro e alla presenza di un sottile intuito, non va dimenticato lo sforzo di un lavoro durissimo sul campo, i disagi di un clima spesso avverso, la risolutezza che esige l’addestramento e il coordinamento degli operai con i quali non è facile intendersi anche linguisticamente. Ebbene, l’intelligenza, l’energia, il piglio e la carica umana di Edda hanno sempre avuto ragione su difficoltà di fronte alle quali altri si sarebbero arresi e non pochi, dai funzionari agli studiosi, dai tecnici agli architetti, dagli studenti fino ai semplici operai, la ricordano con affetto. Impossibile enumerare in breve spazio i rilevanti ritrovamenti frutto delle missioni di scavo da lei dirette in varie regioni egiziane. Ricordo solo quelle condotte tra il 1970 e il 1971 ad Assuan, quelli a Gurna dal 1973 al 1981 dove è stato completato il ritrovamento del tempio funerario di Thutmosi IV, fino ai primi scavi di Saqqara dal 1975, dove emerse una eccezionale tela funeraria dipinta che oggi fa bella mostra di sé al Museo del Cairo.

La guida archeologica su Medinet Madi nel Fayyum (Egitto)
Rivestono poi un particolare significato i più recenti e fortunati scavi condotti a Medinet Madi nel Fayyum che hanno consentito di sottrarre alle sabbie desertiche le rovine di una longeva città, un unicum che vanta più di 4000 anni per essere stata faraonica, ellenistica, romana e infine bizantina. Nel sito è stato organizzato uno straordinario parco archeologico giustamente definito dall’archeologo egiziano Zahi Hawass “la Luxor del Fayyum”. Un emozionante “romanzo a puntate” hanno costituito i racconti di Edda al ritorno di ogni spedizione che illustravano il ritrovamento del tempio C, dove erano allevati i piccoli coccodrilli da mummificare richiesti dai pellegrini, quello del Castrum romano dotato di un complesso sistema idraulico, e del profondo pozzo sacro, fino alla scoperta di alcune statue leonine, tra cui si impone una naturalistica leonessa, un tocco di “femminilità” molto gratificante. Non va dimenticato che Edda Bresciani, che ha al suo attivo più di 400 pubblicazioni, tra cui alcuni volumi splendidamente illustrati da grafici, mappe, fotografie, è anche un’estimatrice delle applicazioni informatiche. Con l’ausilio di specialisti ha infatti prodotto alcuni Cd-rom multimediali che permettono affascinanti visite virtuali ai siti archeologici a cui ha legato il suo nome. Ma Edda non è una scienziata esclusivamente coinvolta nello specialismo delle proprie ricerche: la sua sconfinata curiosità l’ha portata a indagare con straordinario acume argomenti molto diversi, non ultimo la cultura e l’arte giapponese, una passione che si concretizzata in una rara e straordinaria collezione di “netsuke”. Se mi è permesso concludere con un episodio personale, non posso non ricordare il piacere che provo nel leggere di prima mattina le email che Edda sovente mi invia e alle quali affida pensieri, citazioni e immagini spesso riferiti al mondo egiziano cui ha brillantemente dedicato la sua vita affascinante e la sua acuta intelligenza”.
Archeologia in lutto. È morta la grande egittologa Edda Bresciani, “l’ultimo dei giganti del Novecento”. Aveva 90 anni. Prima donna di ruolo in cattedra per l’Egittologia, accademica dei Lincei, ha diretto missioni ad Assuan, Tebe, Saqqara e nel Fayum. Autrice di molte pubblicazioni sull’Antico Egitto. L’ultimo suo contributo nel 2020: seguire un progetto editoriale sui siti del Medio Egitto

“È morta. Abbiamo perso l’ultimo esponente di una generazione di giganti del Novecento”. Al telefono sento una voce rotta dalla commozione, non la nomina ma purtroppo non lasciano spazio all’immaginazione quelle poche parole: Edda Bresciani è morta. Tra i massimi esperti al mondo di Egittologia, archeologa, accademica dei Lincei, aveva 90 anni, compiuti da poco. A chiamarmi è Maurizio Zulian, conservatore onorario per l’Egitto della Fondazione Museo Civico di Rovereto, autore dell’Archivio Fotografico dei siti del Medio Egitto regolamentato da un protocollo siglato dal ministero delle Antichità della Repubblica araba d’Egitto. Edda Bresciani si è spenta il 29 novembre 2020 nella clinica Barbantini di Lucca, dove era ricoverata per una grave patologia. Era nata a Lucca il 23 settembre 1930, città dove è cresciuta e ha sempre vissuto. Prima laureata in Egittologia in Italia e prima donna di ruolo in cattedra per l’Egittologia, creata per lei nel 1968 dall’università di Pisa, di cui era poi diventata professore emerito, si era specializzata in archeologia e filologia, e nelle lingue antiche come ieratico e demotico, copto e aramaico, studiando a Parigi, a Copenaghen, al Cairo.

Zulian l’aveva sentita al cellulare solo una decina di giorni fa. Un’abitudine che si era consolidata nell’ultimo anno e mezzo, da quando la professoressa aveva accettato – con l’entusiasmo di una giovane ricercatrice davanti a una potenziale scoperta archeologica – di seguire lo sviluppo di un progetto editoriale di Zulian (con la collaborazione di chi scrive) sui siti archeologici del Medio Egitto, che Zulian aveva avuto modo di visitare, fotografare e studiare negli ultimi trent’anni, anche se molti di essi sono chiusi al pubblico da anni, se non da sempre. Ed era proprio nel suo girovagare per l’Egitto che Maurizio Zulian aveva avuto modo di conoscere Edda Bresciani “al lavoro”, impegnata in prima linea nelle ricerche archeologiche. Per poi ritrovarla in tempi più recenti ospite speciale nella “sua” Rovereto alla Rassegna internazionale del Cinema archeologico. “Ho avuto l’onore di godere della stima e dell’amicizia della professoressa che non ha mai fatto pesare la sua straordinaria statura scientifica e cultura quando parlavo con lei di ricerche o scoperte, o le chiedevo dei chiarimenti su qualche problematica della civiltà dei faraoni”, ricorda commosso Zulian. “Anzi, ha sempre mostrato una disponibilità rara”.

Edda Bresciani nel deserto egiziano

L’egittologa Edda Bresciani a Medinet Madi
Dalla metà degli anni ’60 Bresciani ha diretto diverse campagne di scavo in Egitto: ad Assuan, Tebe, Saqqara e nel Fayum, con scoperte di grande rilievo scientifico. Ha anche coordinato alcuni progetti di cooperazione italo-egiziana nel sito di Saqqara, che ha posto l’università di Pisa tra i pionieri dell’applicazione delle tecnologie informatiche all’archeologia e alla conservazione dei monumenti antichi. Infatti proprio per conto dell’ateneo pisano ha diretto il progetto Issemm, finanziato dal ministero italiano per gli Affari esteri – Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo, destinato a dare un supporto tecnico e scientifico per il monitoraggio e la gestione dei siti archeologici egiziani, in collaborazione con il Consiglio Supremo delle Antichità egiziano. Grazie all’Issemm sono stati realizzati il Parco archeologico e il Visitor Centre di Medinet Madi nel Fayum in Egitto, inaugurato l’8 maggio 2011 (vedi Medinet Madi, nel cuore dell’Egitto un parco archeologico unico, tutto da visitare | archeologiavocidalpassato). Nel 1965 l’egittologa lucchese ha preso parte alle operazioni di salvataggio dei monumenti della Nubia (le missioni erano dirette da Sergio Donadoni, di cui sarebbe diventata l’allieva prediletta) prima che venissero sommersi con la creazione della diga di Assuan. Lei aveva approfondito l’architettura proto cristiana, e per l’Unesco aveva studiato le iscrizioni demotiche. Dal 1966 è stata alla direzione degli scavi del Fayum, per conto dell’università Statale di Milano, per poi passare negli anni Settanta del Novecento a dirigere gli scavi ad Assuan (dove portò alla luce il tempio di Iside).


La consegna del “Campano d’Oro” a Edda Bresciani
Fondatrice della rivista “Egitto e Vicino Oriente” nel 1978, fu autrice di numerose pubblicazioni sull’Antico Egitto: da “L’Antico Egitto di Ippolito Rosellini nelle tavole dai monumenti dell’Egitto e della Nubia” (De Agostini, 1993) a “Grande Enciclopedia illustrata dell’Antico Egitto (a cura di E. Bresciani) (De Agostini, 1998, 2005, 2020); da “Letteratura e poesia dell’antico Egitto. Cultura e società attraverso i testi” (Einaudi Tascabili, 2007) a “La porta dei sogni. Interpreti e sognatori nell’Egitto antico” (Einaudi Saggi, 2005), vincitore del Premio nazionale letterario Pisa per la Saggistica. Ad esprimere lutto per la sua morte tra gli altri Maria e Francesca Fazzi della casa editrice lucchese Pacini Fazzi: “Con tanto affetto ricordiamo l’amica Edda Bresciani, grande egittologa, grande studiosa, ma soprattutto amante della vita in tutte le sue espressioni: dall’arte alla cucina. Mancherà la sua ironia intelligente, la sua grande curiosità indagatrice e mai scontata”. E il sindaco di Lucca, Alessandro Tambellini: “Lucca perde una grande studiosa, una delle sue donne più conosciute in ambito internazionale. Edda Bresciani, già ordinaria di Egittologia nell’università di Pisa, è stata archeologa, storica, filologa, e in particolare specialista dell’Egitto di epoca achemenide e dello studio del demotico. Con le sue competenze, con la sua profonda passione ha trasmesso l’amore per la conoscenza in tante generazioni di studenti e, grazie ai suoi testi, ha divulgato la storia dell’antico Egitto, della sua letteratura e società, fra tanti italiani. La ricordo con affetto e stima. Nell’aprile del 2019 le consegnammo la medaglia della città di Lucca: fu una cerimonia molto partecipata da amici ed estimatori che confermò la sua spontanea sobrietà, la sua natura di donna schiva ed acuta”. Nel 1996 era stata insignita della medaglia d’oro del presidente della Repubblica per la scienza e la cultura. Nell’aprile 2004 aveva ricevuto il prestigioso premio “Firenze-Donna“, mentre nel settembre 2014 a Pisa le era stato assegnato il premio “Campano d’Oro”, istituito come riconoscimento in onore di ex allievi dell’Ateneo pisano particolarmente distintisi nella cultura, nella scienza e nelle professioni (vedi A Edda Bresciani, egittologa di fama mondiale e professore emerito dell’università di Pisa, il premio “Campano d’Oro” riservato ai migliori ex allievi dell’ateneo pisano | archeologiavocidalpassato).

Nonostante l’età, Edda Bresciani era molto attiva. Esattamente un anno fa – raccontano le cronache – aveva tenuto anche la prolusione inaugurale all’apertura dell’anno accademico dell’Accademia lucchese di scienze, lettere e arti, di cui era socia, parlando dell’antico Egitto e della sua esperienza di una vita tra scavi e ricerca scientifica. Era socia del Soroptimist di Lucca. E così arriviamo al progetto editoriale sui siti del Medio Egitto, sicuramente uno degli ultimi cui si è dedicata la professoressa Bresciani. E la ricordiamo come professoressa, prima ancora che grande egittologa, perché è proprio in questa veste che abbiamo avuto modo di conoscerla e apprezzarla. Prima solo qualche consiglio, piccoli suggerimenti. Poi la decisione di voler seguire passo passo la nascita di questo studio, leggendo ogni scheda, ogni racconto di viaggio, esaminando ogni fotografia (ingrandendo le immagini di Zulian è riuscita anche a decifrare alcune iscrizioni in demotico presenti in sepolture del periodo tardo, restituendo per la prima volta il nome dei titolari – anzi delle titolari – delle tombe). “E quando prendeva in esame i testi lasciava da parte tutta la bonomia, la simpatia e l’ironia che la contraddistinguevano, e assumeva il ruolo della professoressa”, ricorda Zulian con grande rispetto. “Per lei era come essere tornata in cattedra per seguire dei giovani allievi nella stesura della tesi. Una volta me lo ha anche detto: mi avete fatto tornare l’entusiasmo di un tempo”. Senza risparmiarci i “doppi segni blu e rosso”. Ma alla fine il regalo: non solo le è piaciuto il titolo del libro “Nella terra di Pakhet. Carnet de voyage nelle province centrali dell’Alto Egitto Appunti di trent’anni di viaggi” di Maurizio Zulian con la collaborazione di Graziano Tavan. Ma ha anche accettato di farci la prefazione. “E non vedeva l’ora di poter tenere in mano quello che lei definiva amabilmente il nostro librone”, chiude Zulian. Purtroppo l’emergenza da coronavirus ha bloccato tutto il progetto. “Se mai vedrà la luce, glielo porteremo, perché la possa accompagnare nel suo viaggio nell’Aldilà o nei Campi Iaru”.
Pompei. L’allerta meteo fa saltare le visite serali del sabato a Pompei, Oplontis e Boscoreale previste per le Giornate europee del Patrimonio. Confermato il programma di domenica

La locandina della mostra “VENUSTAS. Grazia e bellezza a Pompei” alla Palestra Grande di Pompei dal 31 luglio 2020 al 31 gennaio 2021
L’allerta maltempo fa saltare le aperture serali di sabato 26 settembre 2020 nei siti di Pompei, Oplontis e Villa Regina a Boscoreale nell’ambito del programma delle Giornate europee del Patrimonio. L’apertura serale sarà riproposta in data da definirsi, che sarà appositamente comunicata sul sito www.pompeiisites.org. Sono comunque confermate le iniziative diurne di domenica 27 settembre 2020. Il tema delle Giornate Europee del Patrimonio del 2020 è “Imparare per la vita” e prende spunto da quello proposto dal Consiglio d’Europa “Heritage and Education – Learning for Life”, per richiamare i benefici che derivano dall’esperienza culturale e dalla trasmissione delle conoscenze nella moderna società. L’intento è quello di riflettere sul ruolo che la formazione ha avuto, e continua ad avere, nel passaggio di informazioni, conoscenze e competenze alle nuove generazioni, e sul valore che il sapere tradizionale può assumere in rapporto alle inedite sfide del presente e al crescente peso della moderna tecnologia. Programma eventi diurni. Orari e costi di accesso consueti. Pompei: apertura a Pompei con visite guidate dei funzionari del Parco e di alcuni professori o studenti delle missioni Universitarie impegnati in ricerche e missioni di scavo. Le università illustreranno le loro ricerche nei seguenti edifici: Praedia di Giulia Felice – università di Pisa (domenica mattina; domenica pomeriggio); Foro Triangolare – università di Napoli Federico II (domenica pomeriggio); Tempio di Apollo – università della Campania “Luigi Vanvitelli” (domenica mattina); i funzionari illustreranno alcuni interventi di restauro di edifici o giardini nelle seguenti aree: vigneto della Casa della Nave Europa (domenica pomeriggio); Casa dei Mosaici Geometrici (domenica mattina); Venustas (domenica pomeriggio). Per le modalità d’accesso delle persone con difficoltà motoria si invita a consultare il sito istituzionale del parco: www.pompeiisites.org. Stabia: visita guidata da parte della missione di scavo attualmente operativa sul sito. Villa San Marco (domenica mattina) – università della Campania “Luigi Vanvitelli”. Oplontis: visita guidata domenica mattina. Ingresso per persone con difficoltà motoria, con accompagnatore. Boscoreale: Villa Regina: accoglienza alla visita, ingresso per persone con difficoltà motoria, con accompagnatore. L’acquisto dei biglietti e le misure di contingentamento come da ordinaria apertura. Info su www.pompeiisites.org.
Giornate europee del Patrimonio. Al parco archeologico di Pompei visite guidate con archeologi del parco e delle università con tappe nella città antica e nei siti esterni. Percorsi serali a 1 euro a Pompei, Villa di Poppea e Villa Regina
Il parco archeologico di Pompei partecipa anche quest’anno alle Giornate europee del Patrimonio 2020, indette sabato 26 e domenica 27 settembre 2020, in tutti i luoghi statali della cultura dal ministero per i Beni e le Attività culturali, con approfondimenti su campagne di scavo e interventi di restauro a Pompei, visite guidate a Stabia, Oplontis e a Villa Regina e percorsi serali illuminati al costo simbolico di 1 euro. Il tema delle Giornate europee del Patrimonio del 2020 è “Imparare per la vita” e prende spunto da quello proposto dal Consiglio d’Europa “Heritage and Education – Learning for Life”, per richiamare i benefici che derivano dall’esperienza culturale e dalla trasmissione delle conoscenze nella moderna società. L’intento è quello di riflettere sul ruolo che la formazione ha avuto, e continua ad avere, nel passaggio di informazioni, conoscenze e competenze alle nuove generazioni, e sul valore che il sapere tradizionale può assumere in rapporto alle inedite sfide del presente e al crescente peso della moderna tecnologia.
Nelle giornate di sabato 26 e domenica 27 settembre 2020 il parco archeologico di Pompei propone un itinerario con tappe nella città antica e nei siti esterni, incentrato sull’importanza della ricerca scientifica e della trasmissione di saperi, teorici e pratici, indispensabili per garantire la tutela e la valorizzazione del patrimonio culturale. Alcune università illustreranno i progetti di ricerca in corso: ai Praedia di Giulia Felice – università di Pisa (sabato e domenica intera giornata); al Foro Triangolare – università degli Studi di Napoli Federico II (domenica pomeriggio); al Tempio di Apollo – università della Campania “Luigi Vanvitelli” (sabato mattina e domenica mattina). Mentre i professionisti del Parco presenteranno alcuni significativi interventi di restauro che hanno consentito il recupero di antichi complessi, restituendo gli originari contesti alla pubblica fruizione: vigneto della Casa della Nave Europa (domenica pomeriggio), giardino della Casa degli Amanti (sabato pomeriggio), Terme Centrali (sabato mattina), Casa dei Mosaici Geometrici (domenica mattina), Venustas (sabato mattina, domenica pomeriggio). Sabato 26 settembre 2020 inoltre, dalle 20 alle 23, con ultimo ingresso alle 22 e al costo simbolico di 1 euro, sono in programma passeggiate notturne a Pompei, con il percorso di suoni e luci Enel Sole che consentirà di ammirare l’area monumentale del Foro con i suoi principali edifici, e visite guidate alla Villa di Poppea a Oplontis (Torre Annunziata) e a Villa Regina a Boscoreale. Gli ingressi sono scaglionati ogni mezz’ora con i seguenti turni: 20; 20.30; 21; 21.30; 22. A Pompei sarà consentito ingresso per massimo 300 persone per turno. Nei siti esterni si seguono i contingentamenti già previsti durante le fasce diurne.

Il rigoglioso giardino della Domus della Nave Europa, tra le novità della riapertura (foto parco archeologico di Pompei)
PROGRAMMA EVENTI DIURNI. Orari e costi di accesso consueti. Pompei: apertura a Pompei con visite guidate dei funzionari del Parco e di alcuni professori o studenti delle missioni Universitarie impegnati in ricerche e missioni di scavo. Le università illustreranno le loro ricerche nei seguenti edifici: Praedia di Giulia Felice – università di Pisa (sabato mattina, sabato pomeriggio; domenica mattina; domenica pomeriggio); Foro Triangolare – università di Napoli Federico II (domenica pomeriggio); Tempio di Apollo – università della Campania “Luigi Vanvitelli” (sabato mattina e domenica mattina); i funzionari illustreranno alcuni interventi di restauro di edifici o giardini nelle seguenti aree: vigneto della Casa della Nave Europa (domenica pomeriggio); giardino della Casa degli Amanti (sabato pomeriggio); Terme Centrali (sabato mattina); Casa dei Mosaici Geometrici (domenica mattina); Venustas (sabato mattina, domenica pomeriggio). Per le modalità d’accesso delle persone con difficoltà motoria si invita a consultare il sito istituzionale del parco: www.pompeiisites.org. Stabia: visita guidata da parte della missione di scavo attualmente operativa sul sito. Villa San Marco (sabato mattina e domenica mattina) – università della Campania “Luigi Vanvitelli”. Oplontis: visita guidata sabato mattina e domenica mattina. Ingresso per persone con difficoltà motoria, con accompagnatore. Boscoreale: Villa Regina: accoglienza alla visita, ingresso per persone con difficoltà motoria, con accompagnatore. L’acquisto dei biglietti e le misure di contingentamento come da ordinaria apertura. Info su www.pompeiisites.org.

La suggestiva visione notturna dell’area monumentale del foto di Pompei (foto parco archeologico di Pompei)
PROGRAMMA EVENTI SERALI. Costo 1 euro. Dalle 20 alle 23 (ultimo ingresso alle 22). Pompei: apertura serale dalle 20 alle 23 a Pompei con percorso Enel Sole. Ingresso da Porta Marina Superiore, uscita da piazza Esedra; acquisto biglietti: on-line su www.ticketone.it e presso la biglietteria di Porta Marina Superiore. Ingresso e uscita per persone con difficoltà motoria, garantiti con ascensore dell’Antiquarium. Oplontis: apertura serale dalla 20 alle 23 con visita guidata. Acquisto biglietti on-line su www.ticketone.it e presso la biglietteria di Oplontis. Ingresso per persone con difficoltà motoria, con accompagnatore. Boscoreale: Villa Regina: apertura serale dalle 20 alle 23 con accoglienza alla visita. Acquisto biglietti: on-line su www.ticketone.it o biglietto acquistabile presso la biglietteria di Oplontis. Ingresso per persone con difficoltà motoria, con accompagnatore. Tariffe e prenotazioni: aosto biglietti 1 euro; ingressi scaglionati ogni mezz’ora con i seguenti turni: 20; 20.30; 21; 21.30; 22. Ultimo ingresso alle 22. A Pompei sarà consentito un ingresso a massimo 300 persone a turno. Nei siti esterni si seguono i contingentamenti già previsti durante le fasce diurne.
#iorestoacasa. La nona “pillola video” proposta dalla Fondazione Aquileia ci conduce in uno dei luoghi-simbolo della Grande Guerra, “Il cimitero degli Eroi di Aquileia”, con il prof. Alberto Maria Banti
La nona “pillola video” promossa dalla Fondazione Aquileia, aderendo alla campagna del Mibact #iorestoacasa, ci conduce in uno dei luoghi-simbolo della Grande Guerra, “Il cimitero degli Eroi di Aquileia”, con il prof. Alberto Maria Banti, ordinario di Storia contemporanea all’università di Pisa. “Allo scoppio della Grande Guerra”, ricorda il prof. Banti, “Aquileia fa parte dell’impero Austro-ungarico. Quindi è coinvolta da subito nelle operazioni belliche. Alla fine sono tantissimi i soldati che sono non identificati o dispersi. Come possono padri e madri piangere i loro cari che non siano identificati? Il rituale del Milite Ignoto, che parte appunto dalla cerimonia di Aquileia, è un rituale che si basa su uno dei concetti cardine del nazional-patriottismo: concepire la comunità nazionale come una comunità sacrificale. Aquileia da questo punto di vista è un luogo simbolo”. Il Cimitero degli Eroi di Aquileia ospita più di 200 salme dei primi caduti nei combattimenti della Grande Guerra. E poi è il cimitero che ospita quelle dieci bare che non sono state scelte per essere poi trasportate a Roma ma inumate in un sarcofago, sormontato da un arco monumentale che deve ricordare appunto anche il sacrificio di questi poveri dieci soldati. “Ci sono anche due monumenti abbastanza spettacolari”, continua lo storico: “Uno, realizzato da Edmondo Furlan, la Pietà, è un Cristo sulla croce che abbassa il braccio destro e tocca dei soldati morenti quasi a dare loro conforto. L’altro, opera di Ettore Ximenes, si intitola l’Angelo della Carità: è una figura femminile angelica con le ali spiegate, potrebbe perfino essere la Vittoria che sostiene un soldato caduto che assume la posizione del Cristo in croce. Perché tutti questi riferimenti al Cristo? Perché il Cristo della passione, il Cristi sofferente è l’archetipo del sacrificio. Quindi l’idea è che i soldati che muoiono sono martiri politici ma hanno la stessa dignità dei martiri paleocristiani e trovano nella figura del Cristo della passione il loro archetipo di riferimento”.
Il profumo dei reperti racconta la storia dell’Antico Egitto. All’Egizio di Torino un’indagine mai svolta prima in un museo: si annusa il profumo dei reperti della Tomba di Kha e Merit per avere informazioni inedite. I risultati tra qualche settimana

Alcuni reperti del corredo della Tomba di Kha e Merit al museo Egizio di Torino impacchettati e pronti per essere annusati (foto Federico Taverni / museo Egizio)
La storia dell’Antico Egitto raccontata attraverso il profumo dei reperti. È l’ultima frontiera delle tecnologie applicate all’archeologia: in questo caso è la chimica che si è messa al servizio dei beni culturali per un’indagine mai svolta in un museo: il corredo funebre della Tomba di Kha e Merit al museo Egizio di Torino “annusati” dai ricercatori dell’università di Pisa. Quando Ernesto Schiaparelli scoprì nel 1906 la tomba di intatta di Kha e Merit, nel villaggio di Deir el-Medina, sapeva bene di aver trovato un tesoro inestimabile. A distanza di 3500 anni circa, questa tomba, che rappresenta uno dei principali tesori della collezione egittologica torinese, continua a svelare le sue meraviglie. In questi giorni, una ventina di contenitori provenienti dalla tomba sono stati protagonisti di un’indagine innovativa, mai eseguita prima d’ora in un museo: la ricerca del loro “profumo”. Nel quadro di un progetto europeo di ricerca, un team di chimici dell’università di Pisa, in collaborazione con gli archeologi e i curatori del museo Egizio, ha analizzato in modo del tutto non invasivo, senza prelevare alcun campione, il contenuto di più di venti vasi. Ad essere “annusati” grazie a questa tecnologia sono i composti volatili rilasciati nell’aria in concentrazioni estremamente basse (ultratracce) dai residui organici presenti nei contenitori al fine di identificarne la natura. L’indagine ha coinvolto il dottor Jacopo La Nasa e le professoresse Francesca Modugno, Erika Ribechini, Ilaria Degano e Maria Perla Colombini dell’università di Pisa, il dottor Andrea Carretta della SRA Instruments e Federica Facchetti, Enrico Ferraris e Valentina Turina del museo Egizio. L’iniziativa rientra nel progetto MOMUS – Spettrometria di Massa SIFT portatile e identificazione di Materiali Organici in ambiente museale, realizzato con il sostegno della Regione Toscana e di SRA Instruments, cha inoltre ha messo a disposizione lo spettrometro di massa e la sua esperienza.

Lo spettrometro di massa SIFT-MS (Selected Ion Flow Tube-Mass Spectrometry) annusa il contenuto di una ciotola del corredo della Tomba di Kha e Merit al museo Egizio di Torino (foto Federico Taverni / museo Egizio)
Delle provviste alimentari contenute in un piatto, per esempio, furono identificate come “verdura finemente triturata e impastata con un condimento” da Ernesto Schiaparelli, che scoprì la tomba intatta di Kha e Merit a Deir el-Medina. Ma finora nessuna analisi ha potuto confermare né smentire tale ipotesi, e una risposta potrebbe ora arrivare dalla spettrometria. L’esame è stato eseguito con uno spettrometro di massa SIFT-MS (Selected Ion Flow Tube-Mass Spectrometry) trasportabile, un macchinario che solitamente viene impiegato in ambito medico per quantificare i metaboliti del respiro e che solo recentemente ha dimostrato la sua utilità anche nel campo dei beni culturali per eseguire indagini preservando l’integrità dei reperti.

Esperti al lavoro con lo spettrometro di massa SIFT-MS (Selected Ion Flow Tube-Mass Spectrometry) al museo Egizio di Torino (foto Federico Taverni / museo Egizio)
“Per svolgere l’esame sono stati necessari alcuni giorni; infatti nella prima fase abbiamo chiuso ampolle, vasi e anfore in sacchetti a tenuta stagna in modo da concentrare il più possibile le molecole nell’aria”, spiega Francesca Modugno dell’università di Pisa, “i dati saranno registrati nell’arco di due giorni, ma risultati delle analisi saranno disponibili tra alcune settimane, considerata la difficoltà della loro interpretazione. Quello che ci aspettiamo di rilevare sono frazioni volatili di oli, resine o cere naturali”. E il direttore del museo Egizio, Christian Greco: “Siamo orgogliosi di collaborare con i partner di questo progetto e di sperimentare nelle nostre sale l’utilizzo di una tecnica così sofisticata. La ricerca è il cuore delle nostre attività e sentiamo fortemente il dovere di sostenerla, pur garantendo l’integrità della straordinaria collezione che abbiamo l’onore di custodire”.
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