Bologna. Al via “…Comunicare l’archeologia…” (primo semestre), il ciclo di incontri del Gruppo archeologico bolognese con focus sull’isola di Cipro, l’Antico Egitto “nascosto”, gli insediamenti rupestri, i ritrovamenti archeologici nel Bolognese e il riutilizzo dei materiali romani
Dal fascino dell’isola di Cipro a quello dell’Antico Egitto, dagli insediamenti rupestri ai ritrovamenti archeologici nel Bolognese al riutilizzo di architetture antiche: sono alcuni degli argomenti affrontati dal ciclo di incontri “…comunicare l’archeologia…” del primo semestre 2023 promossi dal Gruppo Archeologico Bolognese al martedì, alle 21, in presenza al Centro sociale ricreativo culturale “Giorgio Costa” in via Azzo Gardino 48 a Bologna. L’ingresso alle conferenze è libero e gratuito fino a esaurimento dei posti disponibili. Il Gruppo Archeologico Bolognese (Gabo), affiliato ai Gruppi archeologici d’Italia, con i quali sono promosse – soprattutto d’estate – campagne di ricerca, scavi e ricognizioni d’interesse nazionale, in collaborazione con le competenti Soprintendenze Archeologiche, collabora con il museo nazionale Etrusco “Pompeo Aria” di Marzabotto, il museo della Preistoria “Luigi Donini” di San Lazzaro di Savena e il museo della Civiltà Villanoviana (Muv) di Castenaso.
Si inizia martedì 14 marzo 2023, alle 21, al Centro sociale ricreativo culturale “Giorgio Costa” con Silvia Romagnoli, archeologa e travel designer, che presenterà la conferenza “Kypros: crocevia di continenti. Racconto di viaggio con il Gruppo Archeologico Bolognese” raccontando l’itinerario di 9 giorni intrapreso alla scoperta di Cipro, organizzato da Insolita Itinera in collaborazione con il GABo. “Siamo appena tornati da un viaggio nella splendida isola di Cipro, una terra ricca di archeologia, tradizioni e tesori delle più antiche civiltà del mondo che l’hanno abitata nel corso dei secoli, in virtù della sua posizione strategica al crocevia di tre continenti”, ricorda Romagnoli. “L’isola è quindi, oggi, un grande museo a cielo aperto, dove si possono ammirare numerose testimonianze del suo movimentato passato, che ha fatto di Cipro un mosaico di differenti periodi e civiltà”. Per chi si è perso il viaggio e vuole scoprire la storia millenaria di questa affascinante isola del Mediterraneo, è la conferenza giusta.

“Insediamenti rupestri”: ne parla Giuseppe Rivalta
Si prosegue martedì 18 aprile 2023, alle 21, al Centro Sociale “G. Costa” con la conferenza “Gli insediamenti rupestri nel mondo” di Giuseppe Rivalta, antropologo, biospeleologo e viaggiatore, che presenterà questi luoghi descritti nell’omonimo libro scritto con Carla Ferraresi e in uscita il 20 marzo 2023.

La copertina del libro “Nella terra di Pakhet. Carnet de voyage nelle province centrali dell’Alto Egitto. Appunti di trent’anni di esplorazioni” di Maurizio Zulian e Graziano Tavan (Marsilio Arte)
Terzo appuntamento martedì 2 maggio 2023, alle 21, al centro sociale “G. Costa”: Maurizio Zulian, viaggiatore, scrittore ed esperto dell’Antico Egitto, e Graziano Tavan, giornalista specializzato in archeologia, presentano il loro libro “Nella terra di Pakhet. Carnet de voyage nelle province centrali dell’Alto Egitto. Appunti di trent’anni di esplorazioni”, edito da Marsilio Arte. “Nella terra di Pakhet”, spiegano gli autori, “non è una guida archeologica tout court né un libro fotografico sull’Egitto, ma è un viaggio, emozionale e scientifico al contempo, alla scoperta di un Egitto “nascosto”, lontano dai percorsi turistici, perché sostanzialmente chiuso ai visitatori – e spesso anche agli stessi studiosi -, in quello che gli egittologi chiamano Medio Egitto, ma che più correttamente è l’Egitto Centrale, dal governatorato di Beni Suef, appena a Sud del Cairo, a quello di Sohag, che finisce ad Abydos.

San Pietro in casale: scavi archeologici del mulino della Ca’ Gioiosa (foto sabap-bo)
Quarto appuntamento martedì 23 maggio 2023, alle 21, al Centro Sociale “G. Costa”, con la conferenza “Il ritrovamento del mulino della Ca’ Gioiosa: archeologia e storia della pianura bolognese tra l’età medievale e l’età moderna”. Introduzione a cura dell’archeologa Daniela Ferrari. Intervengono Valentina Di Stefano, archeologa Sabap-Bo; Daniele Mazzitelli, di Phoenix Archeologia; e Claudio Negrelli, direttore tecnico e presidente di Phoenix Archeologia. Il mulino detto della Ca’ Gioiosa, la cui storia inizia nel 1358, rimarrà per secoli uno dei più importanti della bassa pianura bolognese (almeno fino al XVIII secolo). A seguito dei lavori di scavo necessari alla costruzione, in questo sito, di capannoni industriali si è proceduto a dei sondaggi archeologici preventivi per controllare lo stato del vecchio Mulino ormai scomparso sotto stratificazioni centenarie. I lavori hanno portato alla luce i resti della Ca’ Gioiosa e di alcuni edifici limitrofi. Un ritrovamento di grande effetto, che ha permesso di rivedere e studiare questo vecchio Opificio e con esso anche le attrezzature in legno necessarie al movimento delle ruote e delle macine.

Un capitello romano riutilizzato a Bologna in epoca medievale (foto gabo)
Gli ultimi due appuntamenti, recuperano due incontri saltati nel precedente semestre. Martedì 6 giugno 2023, alle 21, al Centro Sociale “G. Costa”, la conferenza “Spolia bononensia. Il riutilizzo del materiale architettonico di età romana nel centro storico di Bologna” con Claudio Calastri, archeologo, classicista, dirigente di Ante Quem per servizi in campo archeologico e casa editrice dedicata all’archeologia.

“Interviste impossibili” a Howard Carter e al faraone Tutankhamon nel centenario della scoperta della tomba del faraone bambino (foto gabo)
Ultimo appuntamento, martedì 20 giugno 2023, alle 21, al Centro Sociale “G. Costa”. Per ricordare il centenario della scoperta della tomba di Tutankhamon da parte di Howard Carter nel novembre del 1922, il Gruppo Archeologico Bolognese e la compagnia Ten Teatro Costarena presenteno: “Intervista impossibile a Tutankhamon” di Giorgio Manganelli, e “Intervista impossibile a Howard Carter” di Giuseppe Mantovani. Introduzione a cura dell’archeologa Barbara Faenza.
Venezia. Mostra “Tutankhamon. 100 anni di misteri”: visita guidata col curatore prof. Damiano. 3. parte: dalla Campagna d’Egitto all’Egittomania e alle spedizioni archeologiche. Presentazione di due rarità esposte

La locandina della mostra “Tutankhamon. 100 anni di misteri. 1922-2022” aperta dal 29 ottobre 2022 a Palazzo Zaguri a Venezia
Terza parte della visita guidata live della mostra “Tutankhamon. 100 anni di misteri” a Palazzo Zaguri a Venezia con il curatore prof. Maurizio Damiano. Nella precedente il prof. Damiano ci ha portato per mano a scoprire la storia della civiltà egizia, dalla preistoria alle prime dinastie, dal Nuovo Regno al Cristianesimo, descritta nella sezione “il fiume del tempo” (vedi Venezia. Mostra “Tutankhamon. 100 anni di misteri”: visita guidata col curatore prof. Damiano. 2. parte: il “fiume del tempo”, la storia della civiltà egizia, dalla preistoria alle prime dinastie, dal Nuovo Regno al Cristianesimo | archeologiavocidalpassato). In questa puntata il prof. Damiano ci riporta alla fine del Settecento, quando il generale Napoleone Bonaparte intraprese la Campagna d’Egitto che fece riscoprire l’Antico Egitto: fu allora che scoppiò l’Egittomania. E con l’Ottocento iniziarono le spedizioni alla ricerca delle antichità egizie. La visita continua incontrando un piccolo spazio dove sono esposte due preziose rarità: una copia dell’Histoire d’Egypte di Auguste Mariette e un bronzetto della collezione di Sami Gabra, direttore del museo Egizio del Cairo negli anni Venti del Novecento.
“Con la distruzione della Biblioteca di Alessandria l’Antico Egitto è finito”, ricorda Damiano. “L’Egitto viene dimenticato per secoli. Finché arriva Napoleone che – è noto – faceva parte della massoneria, una massoneria illuminata. Non è un caso quindi che nella Campagna d’Egitto porti non solo i suoi soldati ma anche i savant: una commissione di studiosi composta da geologi, botanici, e archeologi. Tra loro c’era Vivant Denon che sarebbe stato il creatore del museo del Louvre. Denon torna con il generale Bonaparte mentre le truppe resteranno in Egitto per un anno finché vengono catturate dagli inglesi. E una volta tornato in patria Denon pubblica un grande volume con i suoi disegni. E questo fece scoppiare l’Egittomania che ancora non è finita”. In questo spazio della mostra c’è una riproduzione della Stele di Rosetta. “E così ricordiamo Champollion”, continua. “Perché il 2022 non è solo il centenario della scoperta della tomba di Tutankhamon, ma anche il bicentenario della decifrazione dei geroglifici con la stele di Rosetta”. Sono poi esposti degli oggetti che sono appartenuti agli archeologi che hanno operato in Egitto. “In genere quando si fanno le missioni archeologiche, specie quelle che durano anni”, spiega Damiano, “quando si torna al proprio Paese qualcosa si porta a casa, ma la maggior parte delle cose sono lasciate lì. Queste vengono incamerate dal Governo, e lasciate nei magazzini. Ora il Governo le mette a disposizione per queste esposizioni”. Lì accanto si nota un grammofono che ricorda quello usato da un giovane tenente che ha dormito nella tomba di Tutankhamon dalla sua scoperta per sette anni (a proposito di maledizione: lui è morto a 98 anni!): questo ufficiale, la notte, suonava l’opera italiana a tutto volume che rimbombava nella valle dei Re, e così tenne lontani i predoni, terrorizzati”.
Lasciato l’ultimo piano di Palazzo Zaguri, si incontra un piccolo spazio dove sono esposte – come si diceva – due preziose rarità. La prima riguarda Auguste Mariette, fondatore del museo del Cairo e del servizio delle antichità, e autore, tra l’altro, della storia da cui poi è stato tratto il libretto dell’opera Aida. “Auguste Mariette”, riprende Damiano, “aveva fatto fare il primo volume sul museo del Cairo e la storia d’Egitto. Ne aveva fatte fare solo 600 copie di sua proprietà da donare a certi visitatori, amici particolari”. In mostra ne è esposta una copia dell’Histoire d’Egypte di Auguste Mariette perfettamente conservata. “Se si guarda con attenzione si può leggere una dedica di Mariette a monsieur Gustave Pereire, colui che portò per la prima volta la ferrovia in Egitto. Questo è un pezzo molto raro, già di per sé anche se non ci fosse la dedica di Mariette. Altro pezzo molto raro – continua – è questo bronzetto che rappresenta Bastet-La Gatta che faceva parte della collezione di Sami Gabra, direttore del museo Egizio del Cairo negli anni Venti del Novecento. Lui teneva nel suo ufficio dei bronzetti del museo che avrebbero dovuto stare in magazzino. Ma poiché nelle frequenti visite di re, regine, qualche imperatore succedeva che questi gli chiedessero un souvenir, e poiché era molto imbarazzante dire loro di no, decise di fare dei calchi coi quali si fece fare in bronzo delle repliche perfette. Così alla richiesta “Posso avere…” rispondeva “è un onore maestà” e gli dava la replica. E in questo modo non si toccavano i pezzi originali del museo”.
Torino. Al via al museo Egizio le conferenze scientifiche ‘22-’23 con le ultime novità nell’ambito della ricerca egittologica direttamente dalla voce dei protagonisti. Apre, in presenza e on line, il curatore Federico Poole su “Statuette funerarie transgender: un problema epistemologico”
È online sul sito del museo Egizio di Torino il nuovo programma di conferenze scientifiche per la stagione 2022/2023: un ricco calendario di incontri incentrati sui temi di ricerca e di indagine egittologica e museale con protagonisti il dipartimento Collezione e Ricerca del museo Egizio e studiosi provenienti da università e istituti di ricerca italiani e internazionali. Ad aprire la stagione sarà Federico Poole, curatore del museo Egizio, il 20 ottobre 2022, con la conferenza “Statuette funerarie transgender: un problema epistemologico” per analizzare le differenze fra l’arte egiziana e quella tradizionale dell’Occidente, e affrontare il nodo della complessa figura dell’ushabti. Alcuni degli argomenti proposti dal dipartimento Collezione e Ricerca del museo Egizio sono approfondimenti sulla cultura materiale, sui contesti archeologici di provenienza dei reperti e sulla società egizia, fino ai più recenti progetti espositivi realizzati come “Cortile Aperto. Flora dell’antico Egitto”. Grazie alla preziosa collaborazione con l’associazione ACME (Amici e Collaboratori del Museo Egizio), il pubblico potrà ascoltare le ultime novità nell’ambito della ricerca egittologica direttamente dalla voce di studiosi provenienti da università e istituti di ricerca italiani e internazionali. Tra i protagonisti il direttore del museo Egizio Christian Greco che parlerà della scoperta della tomba di Tutankhamon, l’egittologa Rita Lucarelli (University of California, Berkeley) che approfondirà il rapporto tra antico Egitto e l’Afrofuturismo, e Luigi Prada, assistant professor all’università di Uppsala e presidente dell’associazione ACME che terrà un intervento dal titolo “Quando l’antico torna di moda: Geroglifici per papi, re, e principi nell’Ottocento europeo”. Il programma di incontri è realizzato in collaborazione con il dipartimento di Studi storici dell’università di Torino. Tutti gli appuntamenti si terranno in presenza, in sala Conferenze, con ingresso gratuito fino ad esaurimento posti. Per gli incontri in lingua inglese, sarà disponibile il servizio di traduzione simultanea per il pubblico in sala. Tutti gli appuntamenti verranno anche trasmessi in diretta streaming sulla pagina Facebook e sul canale YouTube del Museo Egizio.
Ad aprire la stagione ’22-’23 sarà dunque Federico Poole, curatore del museo Egizio, il 20 ottobre 2022, alle 18, con la conferenza “Statuette funerarie transgender: un problema epistemologico” per analizzare le differenze fra l’arte egiziana e quella tradizionale dell’Occidente, e affrontare il nodo della complessa figura dell’ushabti. Introduce: Alessia Fassone, curatrice museo Egizio. Ingresso libero fino a esaurimento posti. La conferenza sarà trasmessa anche in streaming sulla pagina Facebook e sul canale YouTube del Museo. A partire dal periodo ramesside, i defunti di sesso femminile sono talvolta accompagnati nella tomba da statuette funerarie (“ushabti”) chiaramente caratterizzate come maschili dal loro abbigliamento. Questo fenomeno ci lancia una sfida interpretativa: le statuette sono infatti normalmente immagini del defunto, e conosciamo vari esemplari per donne che recano infatti parrucche femminili. Il tentativo di spiegare l’apparizione degli ushabti “trans” ci porterà, da un lato, al cuore del problema epistemologico della differenza fra l’arte egiziana e quella tradizionale dell’Occidente, dall’altro, ad affrontare il complesso nodo della natura dell’ushabti, al contempo immagine del defunto e suo servitore.
Bologna. Al via “…Comunicare l’archeologia…” (quarto trimestre), il ciclo di incontri del Gruppo archeologico bolognese con focus sulla Grecia macedone, l’uomo del Paleolitico, e il riutilizzo dei materiali romani
“…Comunicare l’archeologia…”: al via il ciclo di incontri per il quarto trimestre 2022 proposto dal Gruppo archeologico bolognese al martedì, alle 21, in presenza al Centro Sociale G. Costa in via Azzo Gardino 48 a Bologna. Tuttavia, a causa del permanere del rischio di contagio da sars-cov-2, gli incontri si faranno applicando il criterio di sicurezza fondamentale, e cioè l’uso della mascherina tipo FFP2 per tutta la durata dell’incontro. Il Gabo richiede di non presentarsi alle conferenze con una temperatura corporea superiore a 37.5 gradi e se risultati positivi al tampone anche se asintomatici. Tutto questo salvo imprevedibili maggiori restrizioni richieste da eventuale peggioramento della situazione pandemica.

Alessandro Magno: dettaglio del grande mosaico della battaglia di Isso, proveniente da Pompei e conservato al museo Archeologico nazionale di Napoli (foto mann)
Si inizia martedì 18 ottobre 2022, con la conferenza “Nella Grecia macedone sulle orme di Alessandro Magno. Racconto di viaggio con il Gruppo Archeologico Bolognese” (Prima parte) tenuta dall’archeologa e travel designer Silvia Romagnoli che racconta lo splendido viaggio attraverso una civiltà di grande fascino realizzato da Insolita Itinera e accompagnato dalla stessa Silvia Romagnoli, tenutosi a giugno 2022, in collaborazione con il Gruppo Archeologico Bolognese. La Grecia conobbe in epoca antica momenti di assoluta gloria, dalla fioritura delle arti nel periodo classico al regno di Macedonia, il cui più celebre sovrano, Alessandro Magno, conquistò giovanissimo i territori remoti e inesplorati dell’Asia centrale. Il territorio della Macedonia custodisce i più affascinanti siti archeologici dell’antico Impero macedone, tra cui città fortificate, artefatti d’oro, e tombe monumentali dei sovrani. E poi lo splendore delle chiese bizantine di Salonicco, i cui mosaici, patrimonio dell’umanità UNESCO, sono tra le più alte testimonianze dell’arte cristiana sotto l’Impero Romano d’Oriente. Sopravvivono castelli e fortificazioni sul mare che sono oggi parte integrante del paesaggio e dell’anima dei borghi della Grecia del Nord. La Grecia continentale è anche spiritualità e contemplazione, come mostra il complesso monastico della Meteora, eretto in un paesaggio impervio quanto mozzafiato con inenarrabili sforzi e ora autentico spettacolo di umana tenacia. Denso di sacralità è anche il territorio autonomo di Monte Athos, una montagna sporgente sul mare della Penisola Calcidica. La seconda parte si terrà il 25 ottobre 2022.

L’ingresso della grotta di Fumane, uno dei massimi siti preistorici in Europa (foto unife)
Martedì 15 novembre 2022, conferenza “Come eravamo. L’Italia nel Paleolitico” con il prof. Marco Peresani dell’università di Ferrara che parlerà della Grotta di Fumane a Verona, uno dei maggiori siti archeologici preistorici d’Europa con ricche testimonianze che rappresentano un eccezionale documento delle frequentazioni dell’Uomo di Neanderthal e dei primi Uomini Moderni.

Howard Carter e il faraone Tutankhamon “coinvolti” nelle interviste impossibili del Gabo
Martedì 29 novembre 2022, nel centenario della scoperta della tomba di Tutankhamon da parte di Howard Carter il 29 novembre 1922 il Gruppo Archeologico Bolognese e la compagnia Ten Teatro Costarena presentano: “Intervista impossibile a Tutankhamon” di Giorgio Manganelli, e “Intervista impossibile a Howard Carter” di Giuseppe Mantovani. Introduzione a cura dell’archeologa Daniela Ferrari.

Un capitello romano riutilizzato a Bologna in epoca medievale (foto gabo)
Martedì 13 dicembre 2022, conferenza ” Spolia bononensia. Il riutilizzo del materiale architettonico di età romana nel centro storico di Bologna” con Claudio Calastri, archeologo, classicista, dirigente di Ante Quem per servizi in campo archeologico e casa editrice dedicata all’archeologia.
Venezia. Alla mostra “Tutankhamon, 100 anni di misteri” in Palazzo Zaguri si potrà entrare nella tomba del “faraone bambino” grazie alla realtà virtuale provando le stesse emozioni vissute da Carter cento anni fa. Aperte le prevendite

Raffronto fra le foto scattate da Howard Carter appena scoperta la tomba di Tuthankamon e la ricostruzione virtuale realizzata da Webn’go per la mostra di Venezia (foto italmostre)

Raffronto fra le foto scattate da Howard Carter appena scoperta la tomba di Tuthankamon e la ricostruzione virtuale realizzata da Webn’go per la mostra di Venezia (foto italmostre)

Raffronto fra le foto scattate da Howard Carter appena scoperta la tomba di Tuthankamon e la ricostruzione virtuale realizzata da Webn’go per la mostra di Venezia (foto italmostre)
L’obiettivo è far rivivere al pubblico le stesse emozioni vissute dall’archeologo inglese Howard Carter quel 4 novembre 1922 quando alla domanda del suo finanziatore Lord Carnarvon su cosa vedesse rispose “Vedo cose meravigliose!”. Era appena stata scoperta la tomba di Tutankhamon. A cento anni di distanza, a Venezia, a Palazzo Zaguri, Tutankhamon “apparirà” restituito dall’ipervisione virtuale in 8k. È fra le sorprese promesse dalla mostra “Tutankhamon. 100 anni di misteri” che aprirà i battenti il 29 ottobre 2022, allestita da Venice Exhibition nelle 36 sale espositive distribuite nei cinque piani del trecentesco Palazzo Zaguri in campo San Maurizio in occasione del centenario dalla scoperta della tomba del “faraone bambino” scomparso a poco meno di 19 anni nel 1323 a.C., ben 3345 anni fa. Al lavoro archeologi, egittologi, scenografi, informatici, maestri di musica, per ricostruire, in ogni dettaglio della vivida realtà virtuale in 8k, tutto lo sfarzo interno e l’atmosfera della tomba riportandola esattamente a quando fu aperta per la prima volta il 4 novembre 1922. Ai visitatori basterà infatti indossare uno dei 50 visori virtuali messi a punto da Webn’Go di Treviso per venire immediatamente proiettati di fronte allo splendore che ha affascinato generazioni di appassionati dell’Antico Egitto. “Abbiamo lavorato al più avanzato progetto di ricostruzione 3D della tomba di Tutankhamon, impiegando le più innovative tecnologie grafiche realtime e di fotogrammetria” spiega Fabio Visentin, amministratore di Web’nGo – OneVR società che ha sede in Italia, Germania e Florida, “impiegando, nei vari mesi di sviluppo del software che guiderà le sensazioni dei visitatori amplificate dall’ipervisione virtuale. Ben 8 gli specialisti informatici che si sono occupati della ricostruzione completa in 3D delle sale del tesoro del faraone sotto la stretta supervisione di egittologi e altri esperti. Nella seconda virtual room si vivrà invece in prima persona l’esperienza esoterica del viaggio egizio dei morti visitando la camera funeraria e tutte le sue meraviglie come sacrari e sarcofagi”.

Howard Carter e Lord Carnarvon davanti all’ingresso della Tomba di Tutankhamon (KV62) nella Valle dei Re a Tebe Ovest
Il centenario: 4 novembre 1922 – 4 novembre 2022. I protagonisti del ritrovamento della tomba del faraone Nebkheperura Tutankhamon (1341 a.C. circa – gennaio/febbraio 1323 a.C. circa) furono l’archeologo inglese Howard Carter e il suo finanziatore Lord Carnarvon. Il 1° novembre 1922 Carter fece spostare il campo di scavo proprio dinanzi all’ingresso della tomba KV9 di Ramses VI, faraone della XX dinastia, in un settore di forma triangolare dove aveva già lavorato parecchi anni prima. Proprio in quel punto, tre giorni dopo, il 4 novembre 1922, fu scoperto il primo gradino di una scala d’accesso ad un ipogeo: la tomba intatta di Tutankhamon, nota come KV62. Il giovanissimo sovrano della XVIII dinastia, che salì al trono a 9 anni e morì a 18 giorni dalla vigilia del 19esimo compleanno, divenne famoso per la ricchezza del suo corredo e dei sarcofagi che proteggevano la sua mummia reale. I reperti trovarono spazio nel museo Egizio del Cairo che dedicò un’intera ala al faraone bambino.
La mostra di Venezia celebrerà Tutankhamon, ma anche e soprattutto il secolo di misteri, di domande e risposte. Una mostra che si distinguerà per i molti fronti d’indagine, anche metodologica, sulla realtà dell’Antico Egitto mostrando in quante maniere il faraone sia contestualizzato in quella cultura antica, e nel contempo come quella cultura fu fortemente condizionata dal territorio egiziano stesso, indagandone, nell’ambito del percorso espositivo, addirittura l’origine preistorica. I visitatori potranno inoltre confrontare i lineamenti della famosa maschera d’oro del sarcofago di Tutankhamon con un inedito ritratto pittorico analitico del giovane faraone. L’identikit scientifico multidisciplinare restituirà la sua immagine tenendo conto dell’indagine psicologica sul suo vissuto, oltre che dell’analisi comparata dei suoi resti e di tutte le opere artistiche che lo hanno rappresentato nell’arco di oltre tre millenni. “Sembrerà di guardare negli occhi il giovane Tuthankamon” spiegano gli organizzatori “il ritratto che verrà esposto a Venezia è stato commissionato ad una famosa ritrattista, con l’intento di restituircelo come una sua fotografia proveniente dal passato. Renderà visibili i suoi lineamenti e le sue abitudini espressive, grazie ad un’elaborata tecnica ritrattistica amplificata nei dettagli non solo grazie alla sovrapposizione grafica delle molteplici rappresentazione artistiche a lui dedicate in tutte le epoche, ma anche tenendo conto dei momenti cardine della sua esistenza scandagliati da studi multidisciplinari di psichiatria, antropologia e archeologia, che hanno tra l’altro approfondito la forma mentis degli antichi egizi, per specificare ed individuare con maggiore precisione il suo identikit”.

Un dettaglio della stanza affrescata con il sarcofago all’interno della camera funeraria della tomba d Tutankhamon (foto ministry of Tourism and Antiquities)
“I reperti stanno già arrivando a Venezia in 5 container per i quali ci vorranno oltre 60 viaggi in Canal Grande per trasportarli. con grande cautela e sotto gli occhi attenti di egittologi, fino alla sede espositiva in campo San Maurizio per comporre il ricco allestimento”, commenta Mauro Rigoni, amministratore di Venice Exhibition. “L’obiettivo è aprire la mostra il 29 ottobre, a pochi giorni dalla ricorrenza della scoperta”. Si preannuncia un evento culturale internazionale di grande livello, quindi, che vuole uscire dal cliché della mera analisi dei reperti archeologici, arricchendo il percorso espositivo di contenuti storici, aneddoti e curiosità meno noti, oltre ad indagini sui misteri mai risolti dell’egittologia, nella convinzione che del faraone Tutankhamon, e delle evidenze che sono emerse dalla sua tomba, negli ultimi 100 anni si sia parlato molto, ma tanto ci sia ancora da scoprire. Alcune cifre: 5 piani di esposizione, 36 sale allestite da 25 allestitori, oltre 180 vetrine, 1000 reperti esposti, 600 faretti di illuminazione, un percorso espositivo lungo 1000 metri per il quale serviranno 3 ore di visita. “L’audioguida sarà gratuita per tutti i visitatori” aggiunge Rigoni “per garantire una visita più approfondita. Fra le grandi novità saranno esposti anche materiali dell’epoca usati da Carter per gli scavi. 500 fra scolaresche e gruppi hanno già chiesto informazioni, anche provenienti dalla Svizzera, Austria, è Slovenia, oltre a richieste da parte di 11500 visitatori pronti a prenotare sul portale italmostre.com i biglietti della mostra Tuthankamon, 100 anni di misteri, in prevendita dal 5 ottobre 2022”.
Firenze. Al Palazzo dei congressi al via tourismA – Salone dell’Archeologia e del Turismo culturale: tre giorni con proposte di viaggio sulle orme degli Etruschi, archeologia nelle zone di guerra, i 50 anni dei Bronzi di Riace, il ricordo di Philippe Daverio e un virtual tour nella Cappella Brancacci

La platea del centro congressi di Firenze gremita per gli incontri di TourismA (foto AV)
Tutto pronto per l’VIII edizione di tourismA – Salone dell’Archeologia e del Turismo culturale organizzato da Archeologia Viva (Giunti editore) al Palazzo dei Congressi di Firenze dal 30 settembre al 2 ottobre 2022 a ingresso libero (orario 8.30-18.30). Decine di incontri, centinaia di relatori, stand, laboratori didattici, ricostruzioni virtuali per viaggiare avanti e indietro sulla linea del tempo con nuovi avvincenti linguaggi e tecnologie. Quest’anno tra i protagonisti indiscussi gli Etruschi, con nuove scoperte e progetti di valorizzazione turistica in Toscana, e l’Egitto a 100 anni esatti dalla straordinaria scoperta della tomba di Tutankhamon. L’inaugurazione ufficiale della kermesse venerdì 30 settembre alle 10.30 alla presenza della autorità. Vediamo i temi più importanti.

CELESTE AIDA: a “tourismA 2022” nel 150° della prima dell’Aida alla Scala di Milano (foto AV)
Egitto ed Etruschi: tra reale e virtuale. Protagonisti della tre giorni fiorentina l’Egitto con incontri, laboratori e realtà virtuale in occasione del centenario della scoperta della Tomba di Tutankhamon, il bicentenario dalla decifrazione dei geroglifici e il centocinquantesimo della rappresentazione dell’Aida alla Scala, che Verdi considerò la vera e propria “prima”. E poi gli Etruschi con le nuove scoperte in Toscana (Gonfienti) e Umbria (Perugia) e i progetti di promozione turistica che vedono protagonista l’antica civiltà dei Tirreni.

Il nuovo museo dell’Acropoli ad Arene “dialoga” direttamente con il Partenone (foto AV)
I marmi del Partenone. Le celebri sculture di Fidia sono al centro di un convegno internazionale sulla annosa questione della restituzione alla Grecia. Sarà la stessa ministra greca della Cultura, Lina Mendoni, a lanciare da “tourismA 2022” un accorato appello al governo britannico. Conservare il passato. tourismA sarà occasione anche per presentare importanti restauri di statue e dipinti fra antichità e medioevo (in collaborazione con CNRc).
Missioni di scavo all’estero. Importante la collaborazione col Ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionali per la presentazione delle attività delle missioni archeologiche italiane in Iraq, Turchia, Giordania Tunisia, Turkmenistan, Perù…
Archeologia sotto le bombe. L’associazione nazionale archeologi fa il punto sullo stato delle principali aree archeologiche e monumentali in Ucraina.
5° Workshop del turismo culturale. Enti del turismo, enti locali e tour operator incontrano gli agenti di viaggio venerdì 30 settembre a Buy Cultural Tourism, 5° Workshop B2B del turismo culturale, appuntamento riservato agli operatori professionali dedicato all’incontro tra domanda e offerta di viaggi, esperienze e itinerari culturali. Presenti gli enti del turismo di Cipro, Croazia, Fiandre, Israele, Malta, Polonia, Portogallo, Promoturismo FVG, Valle d’Aosta, Visit Romagna, oltre a diversi siti e operatori della Sardegna.
Ricca parte espositiva. L’area espositiva offre una significativa panoramica dell’offerta culturale di regioni italiane, dalla Toscana alla Sardegna, dal Friuli Venezia Giulia alla Sicilia, dalla Valle d’Aosta alla Romagna, ed estere come Cipro, Croazia, Turchia, Grecia.

Il direttore del nuovo museo dell’Acropoli, Nikolaos Stampolidis
Appuntamento a Firenze. Molti i big della comunicazione storico-archeologica che danno appuntamento a tourismA tra cui l’archeologo Andrea Carandini, il filologo e archeologo Louis Godart, lo storico e conduttore tv Cristoforo Gorno, il direttore degli Uffizi Eike Schmidt, l’orientalista Paolo Matthiae, il direttore del parco archeologico di Pompei Gabriel Zuchtriegel, il direttore del museo dell’Acropoli di Atene Nikolaos Stampolidis, il direttore del museo Archeologico nazionale di Napoli Paolo Giulierini, il noto medievista Franco Cardini e molti altri.

Carmelo Malacrino, direttore del museo Archeologico nazionale di Reggio Calabria (foto MArRC)
Ricco il programma della prima giornata tra storia dell’arte, archeologia e grandi personaggi della comunicazione del passato. Si parte col convegno dedicato alla memoria del noto storico dell’arte Phillippe Daverio dal titolo “Save Art 2022 – Copie, restauri, NFT, falsi, realtà ambigue e mondi alternativi” a cura di Art e Dossier e con la partecipazione di Eike Schmidt direttore delle Gallerie degli Uffizi. “Tra terra e mare: itinerari ed esperienze alla scoperta dell’antico popolo” è il titolo del convegno a cura di Regione Toscana con la partecipazione di Eugenio Giani presidente Regione Toscana. Il Prodotto Turistico Omogeneo Toscana Terra Etrusca sarà al cento del convegno organizzato da Toscana Promozione Turistica. Franco Cardini storico del Medioevo, Cristoforo Gorno scrittore e conduttore televisivo, Carmelo Malacrino direttore Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria sono tra i big della giornata di venerdì 30 settembre 2022.

Ritorno a Cartagine. Scavi e ricerche della Sapienza Università di Roma a Dermech (Tunisia) (foto AV)
Sempre in apertura di “tourismA” si farà il punto sulla situazione dell’Archeologia italiana all’estero nell’incontro organizzato col ministero Affari Esteri e Cooperazione Internazionale: un coinvolgente racconto che dall’Africa dei primi ominidi conduce il pubblico in Giordania a Petra e in Tunisia a Cartagine nel cuore del Mediterraneo fenicio, poi nelle steppe dell’Asia Centrale nella grande capitale dei Parti e, attraversando l’Oceano, a Machu Picchu sulle vette delle Ande peruviane, per chiudere con la nascita dello Stato arcaico ad Arslantepe in Turchia.

L’area megalitica di Saint-Martin-de-Corléans ad Aosta (foto AV)
La tragica situazione dell’Ucraina e la salvaguardia del patrimonio culturale nel Paese sono i temi di un altro importante focus della giornata di venerdì nel convegno organizzato dall’Associazione Nazionale Archeologi. Mentre, sempre venerdì, si guarda al futuro del turismo che abbatte le barriere con la presentazione delle più sofisticate tecnologie digitali capaci di far viaggiare davvero tutti nello spazio e nel tempo. Per tutta la durata della manifestazione il Palazzo dei congressi si trasforma nella casa del turismo culturale con numerosi stand che propongono una significativa panoramica dell’offerta culturale di regioni italiane, dalla Toscana alla Sardegna, dal Friuli Venezia Giulia alla Sicilia, dalla Valle d’Aosta alla Romagna, ed estere come Cipro, Croazia, Turchia, Grecia.
Come ogni anno tornano infine i laboratori didattici per grandi e piccoli che spaziano dalle tecnologie dell’uomo preistorico (scheggiatura della pietra, accensione del fuoco, prime espressioni artistiche) alle lezioni di geroglifico, alla realizzazione di un mosaico o di una lucerna come facevano i Romani. Quest’anno arricchiscono l’offerta di “tourismA” la visita virtuale alla Cappella Brancacci a cura di CNR – ISPC (presentazione venerdì alle 11,30 nello spazio espositivo BracacciPOV) e un viaggio alle origini dell’alfabeto etrusco.
Torino. Al museo Egizio per il ciclo “Incontri con gli autori” Christina Riggs dialoga con Christian Greco sul suo nuovo libro “Vedo cose meravigliose. Come la Tomba di Tutankhamon ha plasmato cento anni di storia”
Quando fu scoperta nel 1922 – in un Egitto appena diventato indipendente dall’Impero Britannico – la tomba di Tutankhamon, vecchia di 3300 anni, produsse un’enorme onda d’urto in tutto il mondo. Da un giorno all’altro il nome del “faraone bambino” divenne familiare, dando vita a un’ossessione internazionale che dura ancora oggi. Dalla cultura pop alla politica, dal turismo all’economia della cultura, è impossibile immaginare gli ultimi cento anni senza Tutankhamon. Eppure gran parte della storia del ritrovamento della tomba e delle molte vicende che seguirono rimane sconosciuta. Martedì 12 luglio 2022, alle 18, in presenza nella sala Conferenze del museo Egizio (ingresso libero fino ad esaurimento posti: si entra in sala dalle 17.40), e on line in diretta streaming sulla pagina Facebook e sul canale YouTube del Museo Egizio e sulla pagina Facebook de IlLibraio.it, nuovo appuntamento del ciclo “Incontri con gli autori”: Christina Riggs in dialogo con il direttore Christian Greco ci parlerà del suo nuovo libro, edito da Bollati Boringhieri, “Vedo cose meravigliose. Come la Tomba di Tutankhamon ha plasmato cento anni di storia”. La conferenza è in lingua italiana.

La maschera funeraria di Tutankhamon: uno dei tesori trovati da Carter e Carnarvon nella tomba del giovane faraone

Howard Carter e Lord Carnarvon davanti all’ingresso della Tomba di Tutankhamon (KV62) nella Valle dei Re a Tebe Ovest
Chi si ricorda che Jacqueline Kennedy fu la prima ad accogliere il giovane faraone in America? Che un revival di Tutankhamon negli anni Sessanta ha contribuito a salvare gli antichi templi della Nubia egizia? O che la grande mostra di Tutankhamon al British Museum, nel 1972, rimane il maggior successo di sempre del museo? Ma non tutto ciò che riguarda il “Re Tut” luccica: le esposizioni dei suoi tesori negli anni Settanta andavano mano nella mano con gli eccessi del capitalismo e la politica della guerra fredda; i suoi resti sono stati sfruttati in nome della scienza e il racconto della scoperta della sua tomba ha escluso gli archeologi egiziani – che pure ne sono stati protagonisti. Christina Riggs intreccia le avvincenti analisi storiche con i racconti delle vite toccate o, come la sua, cambiate per sempre dall’incontro con Tutankhamon. La storia del giovane faraone che ne emerge è nuova e audace, e ha tanto da dirci sul nostro mondo quanto sul suo. Perché l’archeologia, nello stesso modo di molte altre discipline, non è affatto un sapere neutrale: si alimenta invece delle convinzioni e degli interessi della cultura che l’ha prodotta. La storia del rinvenimento e della notorietà della tomba di Tutankhamon riflette gli squilibri di potere fra gli Stati coinvolti e le tante contraddizioni che ne derivano: ipocrisie e infingimenti, cupidigia e ambizione, nazionalismi e velleità neoimperiali. L’ombra scura celata dietro l’ammaliante splendore della maschera del faraone bambino.

Copertina del libro “Vedo cose meravigliose. Come la tomba di Tutankhamon ha plasmato cento anni di storia” di Christina Riggs

Christina Riggs
Christina Riggs insegna History of Visual Culture all’università di Durham ed è una specialista di storia dell’archeologia e dell’arte, in particolare dell’antico Egitto. Tra le sue pubblicazioni: Ancient Egyptian Magic. A Hands-on Guide (2020), Photographing Tutankhamun. Archaeology, Ancient Egypt, and the Archive (2019), e Egypt (2017).
“Tutankhamon. L’ultima mostra”: solo il 9, 10 e 11 maggio in esclusiva al cinema il film, un racconto straordinario con immagini ad altissima definizione, a cento anni dalla scoperta della tomba del faraone che ha rivoluzionato la storia dell’archeologia

È il 26 novembre 1922 quando l’archeologo ed egittologo britannico Howard Carter, eseguito un piccolo foro nell’intonaco di copertura di una parete sotterranea, getta per la prima volta lo sguardo nella camera sepolcrale della tomba del faraone Tutankhamon. La stanza è stracolma di oggetti e praticamente intatta e si appresta ad entrare nella leggenda. Oggi quello di Tutankhamon è un nome entrato nell’immaginario collettivo mondiale: per tutti racchiude quanto di più imponente e misterioso possano evocare l’Antico Egitto, le sue piramidi, la leggenda della maledizione del faraone. Pochi, però, associano la sua celebrità a una convergenza di fatti unici e soprattutto all’ostinazione di quell’archeologo inglese che ne scoprì la tomba proprio negli anni in cui mezzi di comunicazione di massa cominciavano a rivoluzionare completamente le nostre vite.
Per celebrare il centenario di quella rivoluzionaria scoperta che cadrà nel 2022, solo il 9, 10, 11 maggio arriva al cinema il docu-film “Tutankhamon. L’ultima mostra”, diretto da Ernesto Pagano e prodotto da Laboratoriorosso e Nexo Digital. Per la prima volta gli spettatori cinematografici avranno così un’opportunità straordinaria: incontrare il faraone, rivivendo sul grande schermo quei momenti unici e seguendo in esclusiva lo spostamento di 150 oggetti del tesoro di Tutankhamon per la più grande mostra internazionale mai dedicata al Golden Boy che il fotografo Sandro Vannini ha seguito in esclusiva mondiale: l’ultima mostra in assoluto dedicata al tesoro perché per volere del governo egiziano ora questo patrimonio immenso diverrà inamovibile e potrà essere visitato solo nella sua sede del Cairo. A guidare lo spettatore attraverso la scoperta, la voce di Manuel Agnelli, sin da giovanissimo appassionato di Antico Egitto e rimasto folgorato dalla visita della tomba di Tutankhamon nel 1996. “Ho provato subito un grande entusiasmo nell’accettare di prendere parte a questa avventura perché in realtà, da piccolo, avrei voluto fare l’archeologo”, spiega Manuel Agnelli. “Poi ho avuto l’occasione di visitare i luoghi che avevo studiato. Così lavorare al film è stato come un cerchio che si chiudeva. E poi Tutankhamon è diventato una sorta di rockstar e, come succede alle rockstar, le persone si immaginano di provare le tue emozioni, di conoscere la tua vita… Quello che affascina di lui è proprio il mistero. Per questo forse è bene che non sia mai svelato, mai sconfitto. È il mistero che rende Tutankhamon così tanto evocativo e poetico”. La colonna sonora del film è firmata da Marco Mirk. “Tutankhamon. L’ultima mostra” è prodotto da Laboratoriorosso e Nexo Digital. La Grande Arte al Cinema è un progetto originale ed esclusivo di Nexo Digital. Per il 2022 la Grande Arte al Cinema è distribuita in esclusiva per l’Italia da Nexo Digital con i media partner Radio Capital, Sky Arte, MYmovies.it e in collaborazione con Abbonamento Musei.

Il docu-film offre un accesso esclusivo ad alcuni dei luoghi che ancor oggi rappresentano il cuore pulsante della leggenda di Tutankhamon, proprio a partire dai primi istanti che segnarono la scoperta della celebre tomba. “Fra il profondo silenzio, la pesante lastra si sollevò. La luce brillò nel sarcofago. Ci sfuggì dalle labbra un grido di meraviglia, tanto splendida era la vista che si presentò ai nostri occhi: l’effige d’oro del giovane re fanciullo”, annotò Howard Carter. Scopriremo questa storia attraverso i dipartimenti dell’area restauro del nuovo Grand Egyptian Museum di Giza, ancora chiuso al pubblico, e il museo Egizio di piazza Tahrir del Cairo, dove – in occasione dell’ultima tournée internazionale organizzata per la mostra “KING TUT. Treasures of the Golden Pharaoh” – osserveremo a pochi centimetri di distanza gli oggetti del tesoro del faraone e i passaggi più impegnativi e poco noti del backstage della mostra, come lo spostamento dell’imponente Statua del Guardiano del Re in legno dipinto e dorato, mai più mossa da quando Carter l’aveva inviata da Luxor al Cairo alla fine degli anni ’20.

Grazie a uno dei più ricchi archivi fotografici privati del mondo dedicati al tesoro e grazie a materiali fotografici e cinematografici originali raccolti tra il Metropolitan Museum di New York e il Griffith Institute di Oxford, gli spettatori potranno rivivere i momenti più emozionanti della scoperta di Carter, l’eco della celebre maledizione di Tutankhamon, i frammenti della storia del giovane faraone: un ragazzino elevato al rango di semidio, morto prematuramente e accompagnato in una tomba di fortuna per intraprendere il viaggio attraverso l’eternità insieme al suo ricchissimo corredo funerario. Dopo un regno effimero, Tutankhamon morì nel 1824 a.C. e venne ben presto dimenticato. Ma per un intreccio di casualità, 3342 anni dopo la sua sepoltura, il suo nome è diventato, tra quello dei faraoni dell’antico Egitto, l’unico capace di travalicare ogni confine, guadagnando una forma di eternità del tutto inattesa: quella della celebrità. Il racconto storico permetterà di arrivare anche all’epoca contemporanea quando il celebre archeologo Zahi Hawass, ministro delle Antichità Egizie fino al 2011, trasformò il Golden Boy in un ambasciatore d’Egitto nel mondo. Fu in quegli anni che per la prima volta venne fatta una TAC alla mummia del faraone per indagarne le cause della morte: proprio alle scansioni di quelle TAC è stato concesso l’accesso esclusivo in occasione del docu-film.

Saranno le fotografie ad altissima risoluzione di Sandro Vannini, fotografo tra i più prolifici del tesoro di Tutankhamon e unico ad aver avuto acceso al tesoro liberato dalle sue vetrine prima della partenza della tournée della mostra “KING TUT. Treasures of the Golden Pharaoh”, a raccontare come gli oggetti danneggiati nel corso della Rivoluzione del 2011 abbiano recuperato le loro fattezze originarie grazie al sapiente lavoro dei restauratori: il lavoro di Vannini è basato principalmente su tecnologie digitali sofisticate e d’avanguardia che, applicate alla ricostruzione virtuale, alla fotografia e alle riprese video, rappresentano la nuova frontiera della narrazione e della descrizione dei Patrimoni Artistici e Culturali. Attraverso le spettacolari e rivoluzionarie fotografie di Vannini si snoda anche la ricostruzione di stralci della vita e del rituale funebre del faraone della XVIII dinastia. Secondo gli egizi, l’eternità di un uomo finirà soltanto quando non ci sarà più nessuno al mondo a pronunciare il suo nome. Ma la maschera d’oro di Tutankhamon e il suo nome rimangono e rimarranno ben incisi e vivi nella memoria dell’umanità. E continueranno ad essere pronunciati ad alta voce, come accade in questo film.
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