Bologna. Il museo civico Archeologico riapre il 21 maggio, ma per la mostra “Etruschi. Viaggio nelle terre dei Rasna” si attende ancora la data. Nuovi orari e disposizioni di sicurezza per visitatori e personale. Niente audioguide e guardaroba, biglietti on line

Una sala della mostra “Etruschi – Viaggio nelle Terre dei Rasna” organizzata da Electa al Museo di Civico Archeologico di Bologna (foto Roberto Serra / Iguana / Electa)
Il museo civico Archeologico di Bologna è pronto a riaprire. L’Istituzione Bologna Musei ha programmato una graduale riapertura delle proprie sedi espositive a partire da martedì 19 maggio 2020, secondo un calendario progressivo e scaglionato nell’arco della prima settimana, con nuove modalità organizzative per consentire al pubblico di svolgere le visite in sicurezza e garantire la tutela del personale coinvolto in mansioni di front-office. La graduale ripresa della riapertura dei musei civici prevede che mercoledì 20 maggio tocca al museo civico Archeologico, solo per quanto riguarda le collezioni, e giovedì 21 maggio al museo civico Medievale. Da martedì 19 maggio 2020 entrano in vigore nuovi orari di apertura con il mantenimento di un’ampia offerta oraria nei giorni di sabato e domenica e una rimodulazione degli orari nei giorni feriali della settimana. La nuova articolazione prevede complessivamente oltre 200 ore di apertura settimanale, secondo un modello di differenziazione “a scacchiera” tra i diversi musei, per evitare assembramenti e garantire una frequente sanificazione degli spazi: il museo civico Archeologico (apertura dal 20 maggio 2020) lunedì, mercoledì dalle 10 alle 14, martedì chiuso, giovedì dalle 15 alle 19, venerdì dalle 18 alle 22, sabato dalle 14 alle 20, domenica dalle 10 alle 16; il museo civico Medievale (apertura dal 21 maggio 2020) lunedì, mercoledì, venerdì chiuso, martedì, giovedì, sabato, domenica dalle 10 alle 18.30. Con la riapertura fisica delle porte dei musei, oltre alla fruizione delle collezioni permanenti riprende la programmazione espositiva interrotta dall’emergenza, per riannodare il dialogo con il pubblico che durante le settimane di chiusura è stato rafforzato sul piano virtuale con molteplici iniziative sul web e sui social network. In dettaglio, “Imago splendida. Capolavori di scultura lignea dal Romanico al Duecento”, a cura di Massimo Medica e Luca Mor, al museo civico Medievale, fino al 6 settembre 2020. A breve si auspica di poter ufficializzare anche la notizia della riapertura, con proroga fino a dicembre 2020, dell’imponente progetto espositivo “Etruschi. Viaggio nelle terre dei Rasna”, promosso e progettato dal museo civico Archeologico, in collaborazione con la Cattedra di Etruscologia e Archeologia Italica di Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, e realizzato da Electa, per il cui allestimento sono stati riuniti oltre 1400 oggetti provenienti da 60 musei ed enti italiani e internazionali.
Per quanto riguarda l’accesso e la permanenza nei musei, il piano di accoglienza interviene con le seguenti disposizioni: previsione dell’utilizzo del servizio di prevendita online del biglietto di ingresso sul sito https://midaticket.it/musei-civici-di-bologna (il biglietto prenotato deve essere annullato alla biglietteria del museo, prima dell’ingresso alla collezione); obbligo di mantenere la distanza di sicurezza interpersonale; obbligo di indossare la mascherina durante la visita; contingentamento in slot per l’ingresso frazionato dei visitatori, calcolati in base alle peculiari capienze delle sedi e sale espositive; adozione di accorgimenti logistici e istruzioni per il personale in servizio per garantire il rispetto del distanziamento interpersonale; esposizione di cartelli informativi e segnaletica per il rispetto delle norme di sicurezza; predisposizione di percorsi distinti in entrata e in uscita; dotazione di gel igienizzanti a disposizione dei visitatori. Non è disponibile l’utilizzo dei seguenti servizi: audioguide, schermi touch screen, altri ausili che prevedono contatti, guardaroba (i visitatori sono pregati di presentarsi con il minimo di accessori personali, evitando bagagli, nonché borse e zaini voluminosi). Per il pubblico dei più piccoli, all’ingresso di ogni museo è prevista la distribuzione di un vademecum disegnato con le istruzioni sui comportamenti da tenere durante la visita. L’ideazione e la realizzazione grafica sono a cura di Maria Elena Canè, restauratrice del museo civico Archeologico. Per ulteriori informazioni sulle modalità di accesso e visita, si invita a consultare il sito dell’Istituzione Bologna Musei http://www.museibologna.it. Nelle prime settimane della delicata “Fase 2” di riapertura, l’Istituzione Bologna Musei attiverà un costante monitoraggio sull’andamento del flusso di visitatori e sull’efficacia delle misure organizzative assunte.
“Etruschi- Viaggio nelle terre dei Rasna”: apre a Bologna la grande mostra che con 1400 oggetti conduce i visitatori alla scoperta degli etruschi in un vasto territorio compreso tra le nebbiose pianure del Po fino all’aspro Vesuvio: insediamenti, urbanizzazione, gestione e modello economico differenti con una sola cultura, quella etrusca

La locandina della mostra “Etruschi. Viaggio nella terra dei Rasna” al museo Archeologico di Bologna dal 7 dicembre 2019 al 24 maggio 2020
Siete pronti per partire per un viaggio nello spazio e nel tempo alla scoperta degli Etruschi? Bene, allora ci siamo. A Bologna sabato 7 dicembre 2019, al museo civico Archeologico, apre la mostra “Etruschi. Viaggio nelle terre dei Rasna” (fino al 24 maggio 2020), promossa e progettata da Istituzione Bologna Musei – Museo Civico Archeologico, in collaborazione con la Cattedra di Etruscologia e Antichità Italiche dell’università di Bologna, e realizzata da Electa. Il progetto scientifico è a cura di Laura Bentini, Anna Dore, Paola Giovetti, Federica Guidi, Marinella Marchesi, Laura Minarini (Istituzione Bologna Musei, Museo Civico Archeologico) e Elisabetta Govi, Giuseppe Sassatelli (Cattedra di Etruscologia e Antichità Italiche dell’università di Bologna). Il progetto di allestimento è a cura di PANSTUDIO. Il catalogo della mostra è a cura di Electa.

La sezione Etrusca del museo civico Archeologico di Bologna (foto Matteo Monti / musei civici Bologna)
Non c’è migliore metafora di quella del viaggio per spaziare in un vasto territorio compreso tra le nebbiose pianure del Po fino all’aspro Vesuvio, attraverso paesaggi appenninici e marini, lungo strade e corsi fluviali. A distanza di 20 anni dalle grandi mostre di Bologna e Venezia, il museo civico Archeologico di Bologna presenta “Etruschi. Viaggio nelle terre dei Rasna”: un ambizioso progetto espositivo dedicato alla civiltà etrusca, in cui saranno riuniti circa 1400 oggetti provenienti da 60 musei ed enti italiani e internazionali in dialogo con la ricchissima collezione etrusca del museo stesso. L’esposizione condurrà i visitatori in un itinerario attraverso le terre degli Etruschi e mostrerà come non esista una sola Etruria, ma molteplici territori che hanno dato esiti di insediamento, urbanizzazione, gestione e modello economico differenti nello spazio e nel tempo, tutti però sotto l’egida di una sola cultura, quella etrusca.
Vaso biconico della seconda metà dell’VIII sec. a.C. dalla Tomba 74 di Monte Vetrano, conservato nel museo Archeologico nazionale di Pontecagnano (foto Sabap-Sa)
La prima parte del percorso offre un momento di preparazione al viaggio: saranno le semplici forme dei vasi biconici degli albori della storia etrusca a dare il via al racconto, a cui si affiancheranno le tombe con i primi segni di differenziazione sociale e le prime importazioni dal bacino del mediterraneo, indice della creazione di una solida rete di scambi.

Il corredo della tomba delle hydriae di Meidias della pPrima metà V sec. a.C., conservata al museo Archeologico nazionale di Firenze (foto Polo Museale della Toscana)
La mostra prosegue introducendo il tempo delle aristocrazie potenti, ricche e guerriere. Si assisterà poi alla nascita delle città, esemplificate dai templi e dalle loro decorazioni architettoniche, contemplando il fiorire di una ideologia funeraria che guarda al mondo greco e si avvale di oggetti di straordinaria bellezza, come quelli provenienti dalla tomba delle hydriae di Meidias. Vedremo sorgere a nuova grandezza le aree periferiche poste ai margini del cuore etrusco d’Italia, per poi assistere al lento e inevitabile declino di un popolo nel confronto con Celti, Sanniti e Romani. L’ultima e più consistente parte della mostra è affidata alla volontà di mettersi in viaggio del visitatore, attraverso paesaggi sempre diversi che incorniciano la nascita delle principali realtà etrusche.

Lo scarabeo dorato (VII sec. a.C.) dalla Tomba dello Scarabeo a Vulci (foto Sabap-Etruria Meridionale)
L’Etruria meridionale. Tarquinia, Veio, Cerveteri, Pyrgi e Vulci, ovvero le città messe in luce per esemplificare i nuovi rinvenimenti archeologici, come la tomba della sacerdotessa di Tarquinia, i materiali votivi dal santuario- emporio di Pyrgi, la tomba dello scarabeo dorato da Vulci.

Antefissa policroma a volto gorgonico della fine del VI secolo a.C., proveniente da Capua, Fondo Patturelli, e conservata al museo Archeologico nazionale di Napoli (foto Mann)
L’Etruria campana. Tra i centri in esame per questo territorio dove i popoli si incontrano e le culture si mescolano, accanto a Pontecagnano, Capua, Nola, anche Pompei con le sue coloratissime decorazioni templari, che rivendica in mostra le sue origini preromane.
L’Etruria interna: quella attraversata dal Tevere, quella di Orvieto, Perugia, Chiusi e Cortona. Ed è dalla città di Volsinii, come gli Etruschi chiamavano Orvieto, che arriva in mostra una delle scoperte archeologiche più importanti degli ultimi anni: il fanum Voltumnae, santuario federale di tutti gli Etruschi ricordato dalle fonti letterarie, è oggi una realtà anche archeologica.

Stele di Avile Tite con iscrizione) (560-550 a.C.) da Volterra, conservata al museo Etrusco Guarnacci (fotro Sabap-Pi-Li)
L’Etruria settentrionale. Da Populonia provengono alcune delle novità più interessanti della mostra, come l’importante sepoltura bisoma di bambini in pithos, databile al IX secolo, o il deposito delle armi rinvenuto sulla spiaggia di Baratti (V-IV sec. a.C.), mentre icentri disposti dalla costa tirrenica fino alla dorsale appenninica si rivelano attraverso importanti monumenti in pietra come la stele di Avile Tite.

Scavo della tomba 142 (VII sec. a.C.) nella necropoli scoperta in via Belle Arti a Bologna (foto Sabap-Bo)
L’Etruria padana. Un ampio territorio che a partire dalla appenninica Verucchio, terra dei signori dell’ambra, e dalla “nuova città” di Marzabotto giunge fino al mare adriatico (Spina e Adria) e alle realtà della pianura occidentale (Emilia Occidentale e Mantova) , passando per Felsina, la Bologna etrusca che le fonti antiche chiamano Princeps Etruriae, per sottolinearne l’importanza e la nascita antichissima. È da Bologna che vengono i rinvenimenti eccezionali della tomba 142 della necropoli di via Belle Arti con un corredo di suppellettili in legno la cui conservazione rappresenta una novità e una eccezionale rarità per il panorama archeologico bolognese.
“Etruschi. Viaggio nelle terre dei Rasna”: a dicembre al museo civico Archeologico di Bologna una mostra, risultato di un ambizioso progetto, illustrerà attraverso 1000 reperti le novità di scavo e di ricerca sulla storia di uno dei più importanti popoli dell’Italia antica

La testa in bronzo del giovinetto di Fiesole conservato al museo Archeologico nazionale di Firenze (foto polo museale della Toscana)
Siete pronti per un affascinante viaggio nelle terre degli Etruschi tra archeologia e paesaggi sorprendenti? Allora appuntatevi una data: 7 dicembre 2019. E un luogo: museo civico Archeologico di Bologna. A distanza di 20 anni dalle grandi mostre di Bologna e Venezia, il museo civico Archeologico di Bologna annuncia un ambizioso progetto espositivo dedicato alla civiltà etrusca, in cui saranno riuniti circa 1000 oggetti provenienti da 60 musei ed enti italiani e internazionali. “Etruschi. Viaggio nelle terre dei Rasna” è una mostra promossa e progettata da Istituzione Bologna Musei | Museo Civico Archeologico, in collaborazione con la Cattedra di Etruscologia e Antichità Italiche dell’università di Bologna, e realizzata da Electa. E metterà in risalto le novità di scavo e di ricerca sulla storia di uno dei più importanti popoli dell’Italia antica.
La metafora del viaggio darà forma e struttura all’esposizione, divisa in due grandi sezioni. La prima offre un momento di preparazione al viaggio, facendo conoscere al visitatore i lineamenti principali della cultura e della storia del popolo etrusco. Così preparato, il visitatore potrà affrontare la seconda sezione, dove si compie il viaggio vero e proprio nelle terre dei Rasna, come gli Etruschi chiamavano se stessi.

Acroterio configurato a guerriero dalla Vigna Marini-Vitalini a Cerveteri, oggi al Ny Carlsberg Glyptotek di Copenaghen (foto Ole Haupt / The Ny Carlsberg Glyptotek)
Un itinerario attraverso quei territori e centri di Lazio, Umbria e Toscana che già furono oggetto di attenzione, meraviglia e descrizione da parte dei viaggiatori del passato, come il diplomatico inglese George Dennis, che nel XIX secolo con il suo The Cities and Cemeteries of Etruria (1848) diede conto di cinque anni di viaggi che toccarono i siti archeologici allora conosciuti, in paesaggi profondamente diversi da come sono oggi.

La sezione etrusca del museo civico Archeologico di Bologna (foto Matteo Monti / Istituzione Bologna Musei)
Il viaggio continua nei territori etruschi della valle Padana e della Campania, forse meno noti al grande pubblico ma importanti teatri di nuove scoperte archeologiche. La mostra infine dialoga naturalmente con la ricchissima sezione etrusca del museo, che testimonia il ruolo di primo piano di Bologna etrusca.
Bologna. Il museo civico Archeologico avvia il restauro della scultura funeraria del leone etrusco dei Giardini Margherita, l’esemplare più completo mai ritrovato. L’intervento anticipa la mostra sugli Etruschi prevista in autunno. Intanto nei mercoledì di luglio il restauro sarà aperto al pubblico

Il corpo del leone rinvenuto nel tardo Ottocento nella necropoli etrusca dei Giardini Margherita di Bologna (foto musei civici di Bologna)
I mercoledì di luglio a Bologna saranno i mercoledì “del leone”. Al museo civico Archeologico di Bologna parte il restauro aperto al pubblico di una rara scultura funeraria a tutto tondo in pietra arenaria che raffigura un leone accovacciato con le fauci spalancate, proveniente dalla necropoli etrusca dei Giardini Margherita di Bologna e databile alla fine del VI secolo a.C. Appuntamento ogni mercoledì di luglio, dalle 9.30 alle 16, quando i visitatori del museo civico Archeologico di Bologna potranno vivere una delle esperienze più affascinanti in cui possa accadere di imbattersi tra le molteplici attività che ogni giorno animano il “dietro le quinte” di un museo: osservare i lavori in corso di un restauro aperto alla visione del pubblico. Oggetto dell’intervento conservativo, che ha preso avvio mercoledì 3 luglio 2019, si dovrebbe concludere tra circa 4 settimane. Al termine del restauro, la scultura verrà ricollocata permanentemente nella Sala X, a preludio della grande mostra dedicata agli Etruschi che sarà allestita al museo civico Archeologico dal prossimo autunno.

Le vetrine del museo civico Archeologico di Bologna con i reperti provenienti dalla necropoli etrusca dei Giardini Margherita
L’operazione di recupero è resa possibile grazie all’intervento dell’associazione Amici del museo Archeologico di Bologna – Esagono, generosamente supportata da Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna e dal Rotary Club Bologna Sud. Gli Amici del museo Archeologico da anni si impegnano infatti per migliorare la conoscenza e la valorizzazione delle collezioni permanenti del museo e la promozione della divulgazione della cultura archeologica. La scelta della modalità di restauro a “cantiere aperto”, già adottata in passato dal museo civico Archeologico, si rivela particolarmente efficace come pratica di divulgazione e valorizzazione dei beni culturali, per favorire la conoscenza del patrimonio artistico conservato negli spazi museali e osservare dal vivo il lavoro dei professionisti dei beni culturali che ogni giorno se ne prendono cura, accrescendo nei visitatori la consapevolezza della complessità sottesa alla conservazione e tutela. I risultati delle indagini potranno inoltre consentire di acquisire utili prospettive di ricerca per lo studio della ritualità funeraria della Bologna etrusca.

La testa del leone dai Giardini Margherita: scultura funeraria etrusca di fine VI sec. a.C. (foto musei civici di Bologna)
La tipologia iconografica di questo segnacolo si distingue infatti per la sua particolarità rispetto al contesto del territorio felsineo, dove è documentata la presenza più diffusa di stele a ferro di cavallo. Nei sepolcreti bolognesi sono noti solo tre esemplari di leoni funerari in pietra a tutto tondo e la fiera rinvenuta ai Giardini Margherita ne è l’esemplare più completo. Il felino, erede di una tradizione figurativa e scultorea che trova in Etruria tirrenica e nel vicino Oriente i suoi prodromi stilistici, aveva funzione apotropaica per proteggere il defunto e come monito contro le violazioni da parte di predatori e malintenzionati. Il reperto, che aveva una funzione di segnacolo, ovvero di lapide posta al livello del terreno per identificare con esattezza il luogo di una sepoltura, è stato rinvenuto in corrispondenza della tomba 192 e proviene dalle campagne di scavo dirette dall’archeologo Edoardo Brizio tra il 1887 e il 1889, in prosecuzione delle prime ricerche avviate nel 1876 da Antonio Zannoni durante i lavori per la realizzazione del parco pubblico dei Giardini Margherita, ricerche che avrebbero portato alla scoperta di una delle più importanti necropoli di Bologna etrusca. Fin dal momento del ritrovamento, la tomba a fossa e il suo corredo mostravano segni evidenti di spoliazione. Il segnacolo funerario fu rinvenuto infatti in due frammenti distaccati – la testa (alta 25 cm) e il corpo che mostra una fiera accucciata (lunghezza cm 64; altezza con la testa circa cm 64, senza testa circa 41) – e in questo stato di conservazione giunse nel 1889 nella sede dell’appena inaugurato museo civico di Bologna. La testa fu ricoverata nel deposito, mentre il corpo esposto nella Sala X del percorso di visita permanente che accoglie le antichità etrusche scavate a Bologna e nei suoi dintorni fra la metà dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento.

Il leone dalla necropoli etrusca dei Giardini Margherita “ricomposto” nel disegno realizzato da Elena Canè, del team di restauro
Lo scopo dell’intervento di restauro è di restituire la maggiore integrità possibile alla scultura, dopo averne pulito le superfici e consolidato la pietra. L’équipe di lavoro è composta da Elena Canè, Rocco Ciardo, Cristina del Gallo, Angelo Febbraro, Federica Guidi, Marinella Marchesi, Andrea Rossi (DI.AR – Diagnostica per i Beni Culturali). Il rimontaggio delle due parti congruenti verrà effettuato tramite un’operazione il meno invasiva possibile, che andrà ad integrare la parte mancante tra il corpo e la testa del leone, garantendo la solidità della struttura. Ma il recupero non è l’unico obiettivo. Occasioni come queste sono infatti preziose anche per compiere indagini diagnostiche e sperimentare nuove tecniche su aspetti legati ai materiali e alle strutture dei manufatti archeologici. L’intervento sulla scultura si inscrive in una dimensione interdisciplinare che copre un ampio orizzonte di competenze appartenenti a professionalità differenti, interne ed esterne allo staff del museo. La fase di avvio delle procedure di cantiere è partita da un’esplorazione preliminare condotta dagli archeologi del museo sulla struttura, sui dati di scavo, sugli aspetti stilistici del manufatto lapideo. L’accertamento sullo stato di conservazione del reperto è quindi proseguito con indagini multispettrali (luce radente, fluorescenza UV e VIL) che hanno consentito di escludere la presenza di decorazioni e sussistenze di policromie. Il progetto della struttura metallica di sostegno è ideato e realizzato dal laboratorio di restauro del museo, cui si affiancherà l’intervento esterno di pulitura e consolidamento della scultura. Le operazioni saranno eseguite ogni mercoledì, nel mese di luglio 2019, all’interno di un box-laboratorio posizionato fra le teche della sezione egizia del museo, per permettere al pubblico di assistere “in diretta” al paziente lavoro di restauro.
Al museo Archeologico di Bologna si presentano le scoperte archeologiche a Claterna e il nuovo museo della Città romana di Claterna (Ozzano Emilia) nell’incontro “Vivere una città romana. Claterna, dallo scavo al Museo”
Il foro, il teatro, le domus private e le officine artigianali, e forse anche l’anfiteatro e l’impianto termale: l’antica città romana di Claterna nel territorio di Ozzano dell’Emilia, tra Bologna e Imola, definisce ogni anno di più la sua forma urbis, svelando i propri segreti e confermando le ipotesi ricostruttive proposte nel corso dei vari scavi. Martedì 18 giugno 2019, alle 15.30, nella sala Risorgimento del museo civico Archeologico di Bologna (ingresso da via dei Musei 8), si terrà un incontro di presentazione delle scoperte archeologiche e del nuovo museo della Città romana di Claterna: “Vivere una città romana. Claterna, dallo scavo al Museo”. L’incontro è promosso da soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara in collaborazione con museo della Città romana di Claterna e museo civico Archeologico – Istituzione Bologna Musei. L’ingresso è libero fino a esaurimento posti disponibili.
In un pomeriggio di studi aperto al pubblico saranno dunque presentati gli esiti di quasi due secoli di ricerche e sondaggi sistematici che hanno permesso di disegnare un quadro pressoché completo dell’area e il museo della Città romana di Claterna, recentemente inaugurato a Ozzano dell’Emilia. Il programma: dopo i saluti di Paola Giovetti, responsabile museo civico Archeologico – Istituzione Bologna Musei, apre gli interventi Marinella Marchesi (museo civico Archeologico – Istituzione Bologna Musei) su “Le prime scoperte a Claterna”. Seguono Claudio Negrelli (università Ca’ Foscari, Venezia) con “Esplorare una città sepolta”, Maurizio Molinari (Centro Studi Claterna “Giorgio Baldella e Aureliano Dondi”) con “L’esperienza di alternanza Scuola-lavoro”. Chiude Renata Curina (soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara) con “Dallo scavo alla valorizzazione. L’apertura del Museo della città di Claterna”.
Ogni campagna di scavo porta con sé nuove sfide e nuove prove. L’integrazione tra ricerche archeologiche tradizionali eseguite in sinergia con l’università Ca’ Foscari di Venezia, prospezioni geomagnetiche condotte dall’università di Siena nel 2018 e mappatura delle tracce aerofotografiche portata avanti in lunghi anni di ricerche ha prodotto un quadro quasi completo dell’area urbana e di parte del suburbio di Claterna. Questi nuovi dati permettono di individuare meglio, tra le tante altre particolarità, tutto il comparto pubblico (compresi alcuni edifici mai individuati prima) e la scansione interna del tessuto urbano di questo centro. Tutte le informazioni raccolte nel corso delle ricerche e una significativa scelta di materiali hanno trovato la giusta collocazione espositiva nel Museo della Città romana di Claterna, inaugurato lo scorso 30 marzo 2019 nel Palazzo della Cultura a Ozzano dell’Emilia.
Dopo l’apertura nel 2010 di uno spazio espositivo dedicato all’area archeologica di Claterna, l’esperienza della mostra/museo maturata all’interno del Progetto Civitas Claterna viene istituzionalizzata ed ereditata dal nuovo Museo che, ampliato e riallestito rispetto alla precedente esposizione, diventa un nuovo elemento attivo nella valorizzazione storico-archeologica del territorio, in sinergia con gli Enti scientifici di riferimento e le associazioni culturali territoriali già operanti in quest’ambito, quali il Centro Studi Claterna “Giorgio Bardella e Aureliano Dondi”. Questa ulteriore fase di musealizzazione consente una più ampia conoscenza e fruibilità da parte di tutti e si pone come una tappa significativa nel lungo percorso di indagine storico-archeologica rivolta al territorio ozzanese e non solo, dedicando il proprio spazio espositivo alle conoscenze acquisite sul sito archeologico di Claterna. L’obiettivo è quello di raccontare le vicende che caratterizzano la storia della città romana di Claterna e del territorio di Ozzano sviluppando, attraverso l’esposizione di reperti e di alcuni materiali particolarmente significativi ed evocativi, un racconto storico completo ed attrattivo che illustra le origini dell’antica città e la sua riscoperta, proseguendo con la struttura urbanistica e le caratteristiche dei principali spazi urbani, pubblici e privati, per terminare con un richiamo alle indagini e ricerche attualmente in corso.
Le ricerche avviate alla fine dell’Ottocento con le prime eccezionali scoperte, la prosecuzione delle indagini con le più moderne tecnologie, l’avvio di ampi progetti di studio e di sperimentazioni di tecniche antiche, il coinvolgimento di studenti di licei impegnati in esperienza di alternanza scuola-lavoro saranno presentate nella giornata di studi al museo civico Archeologico di Bologna, che custodisce i reperti archeologici provenienti dai primi scavi effettuati a Claterna nel XIX secolo e ha concesso in prestito al nuovo Museo uno degli oggetti più significativi della città romana.
Sotto l’albero Bologna ritrova la sezione di Preistoria del museo civico Archeologico, chiusa da più di un anno per i lavori a Palazzo Galvani. A primavera 2019 la riapertura completa di tutte le sezioni dell’Archeologico

La sezione di Preistoria del museo civico Archeologico di Bologna riaperta dopo oltre un anno per i lavori a Palazzo Galvani
Sotto l’albero i bolognesi e tutti gli appassionati di archeologia ritrovano la sezione di preistoria del museo civico Archeologico di Bologna. Dopo oltre un anno di chiusura, motivata dagli importanti lavori al coperto di Palazzo Galvani, sede dell’Archeologico, vengono rese nuovamente fruibili dal pubblico alcune aree interessate dalla ristrutturazione promossa e finanziata dal Comune di Bologna. Ritornano visitabili la sezione preistorica, che ospita i manufatti relativi alle prime fasi di presenza dell’uomo nel territorio bolognese, dal Paleolitico all’Età del Bronzo, e l’adiacente saletta dei confronti preistorici, con il suo spaccato di museologia ottocentesca. A questo recupero di una parte del percorso espositivo si aggiunge anche un’altra interessante novità per i visitatori: viene completamente riallestita con le antiche vetrine la sala dedicata all’abitato di Bologna Etrusca, che permette di conoscere quella che è stata la civiltà più significativa del passato cittadino. La vita quotidiana, le abitazioni, le attività artigianali e produttive, gli spazi del sacro sono illustrati dai reperti archeologici e da un apparato di pannelli e didascalie in italiano e inglese. Per avere percezione di tutta l’importanza di Felsina Princeps, come gli antichi chiamavano Bologna etrusca, bisognerà però aspettare la primavera del 2019, quando il museo tornerà a essere visitabile nella sua interezza. Fino ad allora le collezioni sono visitabili con ingresso a tariffa unica ridotta di 3 euro.

Gruppo di ushabti dalal tomba di Sethi I: la sezione egizia del museo civico Archeologico di Bologna non è mai stata chiusa
Durante il periodo di cantierizzazione rimangono non accessibili fino alla primavera prossima le collezioni relative alla storia di Bologna (parte di Bologna etrusca, Bologna gallica, Bologna romana), la Sala Verucchio, la Gipsoteca e le collezioni greca, etrusco-italica e romana. Rimane invece regolarmente visitabile il percorso espositivo che si articola tra il piano terra e il piano interrato: la ricca collezione egizia, la terza in Italia per importanza, e il lapidario disposto tra l’atrio e le pareti porticate del cortile. L’impegnativo intervento di restauro conservativo, diretto dal Settore Manutenzione del Comune di Bologna, prevede la sostituzione o il rinforzo di tutte le parti lignee e murarie compromesse; l’effettuazione di trattamenti contro l’attacco di insetti xilofagi, funghi e muffe; la verifica e l’adeguamento degli impianti elettrici e di allarme del sottotetto e il consolidamento della struttura metallica a forma di piramide del cortile interno della sezione egiziana. Il costo complessivo dell’intervento è stimato in circa 1.900.000 euro, a carico del Comune.

La locandina della mostra “HOKUSAI HIROSHIGE. Oltre l’onda. Capolavori dal Museum of Fine Arts di Boston” aperta fino al 3 marzo 2019
Rimangono pienamente funzionali le sale dedicate alle esposizioni temporanee, che ospitano, fino al 3 marzo 2019, la mostra “HOKUSAI HIROSHIGE. Oltre l’onda. Capolavori dal Museum of Fine Arts di Boston” che espone, per la prima volta in Italia, una selezione straordinaria di circa 250 opere provenienti dal Museum of Fine Arts di Boston. Il progetto, curato da Rossella Menegazzo con Sarah E. Thompson, è una produzione MondoMostre Skira con Ales SpA Arte Lavoro e Servizi in collaborazione con il Museum of Fine Arts di Boston, promosso dal Comune di Bologna | Istituzione Bologna Musei e patrocinato dall’Agenzia per gli Affari Culturali del Giappone, dall’Ambasciata del Giappone in Italia e dall’Università di Milano. Anche le attività del museo civico Archeologico non subiscono variazioni mantenendo la consueta programmazione di iniziative per il pubblico adulto e dei più giovani, mentre l’offerta didattica rivolta alle scuole propone attività, percorsi tematici e laboratori incentrati sul patrimonio accessibile e sulla mostra temporanea dedicata ai maestri del “Mondo Fluttuante” Katsushika Hokusai e Utagawa Hiroshige.
All’Antico Porto di Classe (Ra) la terza edizione del Festival del Cinema archeologico di Ravenna – Premio “Olivo Fioravanti”: tre serate con conversazioni e film
Tutto è pronto all’Antico Porto di Classe (Ra) per la terza edizione del Festival del Cinema Archeologico di Ravenna – Premio “O. Fioravanti” in programma dal 7 al 9 agosto 2018: tre conversazioni, sei film selezionati da Dario Di Blasi dall’archivio di Firenze Archeofilm, voce narrante Davide Sbrogiò, edizioni video Fine Art produzioni S.r.l-Augusta (SR), traduzioni a cura di Gisella Rigotti, Stefania Berutti, Carlo Conzatti. Tre serate a ingresso libero, con inizio sempre alle 21. L’evento è organizzato da Parco Archeologico di Classe, Fondazione RavennAntica, Porto di Ravenna, Archeologia Viva.

Il film “Enquêtes archéologiques. Persépolis, le paradis perse / Indagini archeologiche. Persepoli, il paradiso persiano” di Angès Molia, Raphaël Licandro
Martedì 7 agosto 2018, il festival apre con la prima conversazione. Pierfrancesco Callieri, professore di Archeologia e Storia dell’Arte dell’India e dell’Asia Centrale all’università di Bologna, interviene su “Le recenti scoperte a Persepoli”. Alle 21.30, al via le proiezioni: “Le acque segrete di Palermo” di Stefania Casini (Italia, 52’). Palermo cela nelle sue viscere un affascinante segreto: i qanat. Canali sotterranei scavati dall’uomo che raccolgono acque sorgive: le acque segrete di Palermo. Un sorprendente incrocio di culture aveva fatto di Palermo la capitale del Mediterraneo, dove l’acqua era la grande ricchezza di cui restano le tracce visibili nelle architetture, nella toponomastica, nella organizzazione urbanistica e nelle tecniche di ripartizione e gestione. Il documentario svela fra storia, scienza e leggenda le vie segrete dell’acqua. “Enquêtes archéologiques. Persépolis, le paradis perse / Indagini archeologiche. Persepoli, il paradiso persiano” di Agnès Molia et Raphaël Licandro (Francia, 26’). Sugli altopiani iraniani vi è la culla di una delle più grandi civiltà di costruttori dell’antichità: i Persiani, che ci hanno lasciato un capolavoro di architettura, Persepoli. Finora si pensava che il sito fosse limitato alla sua imponente terrazza, utilizzata dai re persiani qualche mese all’anno. Ma recenti scoperte rivelano un volto del tutto diverso di Persepoli, quello di una delle città più opulente del mondo antico: un Eden sulle montagne.
Mercoledì 8 agosto 2018, seconda giornata, apre la conversazione con Federica Guidi, archeologa del museo civico Archeologico di Bologna su “Lo sviluppo delle città romane”. Alle 21.30, le proiezioni: “Marly, le Chateau disparu du Roi Soleil / Marly, il castello scomparso del Re Sole” di Laurent Marmol e Fèdèric Lossignol (Francia, 52’). Nel maggio 2015 nuovi scavi archeologici condotti da Annick Heitzmann e Bruno Bentz nella tenuta di Marly, vicino a Versailles, mirano a individuare, all’interno dei resti delle stanze al piano terra e degli interrati, tracce della vita e della storia di questa meraviglia architettonica. Qui Luigi XIV passava il tempo con famiglia e amici, lontano dagli sfarzi di Versailles. Un’occasione unica per scoprire la storia di una residenza reale dall’architettura unica e ricostruire la vita privata del Re Sole. “Roma Outside Rome” di Alessandro Furlan, Pietro Galifi, Stefano Moretti (Italia, 20’). Cinque importanti siti archeologici romani in Italia, al di fuori delle Mura Aureliane, ricostruiti in computer grafica 3D: Mutina (Modena) romana, Ostia antica e il Porto di Traiano, la Basilica Costantiniana di Aquileia, la Domus di Colombarone nel Parco Regionale Naturale del Monte San Bartolo (Pesaro), il Foro di Brixia (Brescia).

Il film “A la Dècouverte du Temple d’Amenhophis III / Alla scoperta del tempio di Amenhophis III” di Antoine Chènè
Giovedì 9 agosto 2018, serata finale aperta dalla conversazione con Maurizio Cattani, professore di Preistoria e protostoria all’università di Bologna, su “Le ultime scoperte in area romagnola”. Alle 21.30, le proiezioni. “A la Dècouverte du Temple d’Amenhophis III / Alla scoperta del tempio di Amenhophis III” di Antoine Chènè (Francia, 54’). A Luxor, i colossi di Memnone, sulla riva sinistra del Nilo, segnavano l’ingresso di quello che era il più grande tempio mai costruito da un faraone: quello di Amenophis III. Dall’inizio degli anni 2000, un team internazionale guidato da Hourig Sourouzian, un egittologo specializzato in sculture faraoniche, ridona vita a questo tempio di cui ben poche vestigia erano visibili oltre ai due colossi di Memnone. “El Reino de la Sal. 7000 Años de Hallstatt / Il regno del sale. 7000 anni di Hallstatt” di Domingo Rodes (Spagna, 23’). Hallstatt è un piccolo villaggio situato sulle sponde dell’Hallstatter See, nel cuore delle Alpi austriache. Da tempi immemori, la sua esistenza è legata allo sfruttamento, continuato nei secoli, delle miniere di sale scavate in queste montagne. In ogni caso è stata la sua importanza per la preistoria europea a portare fama e notorietà mondiale ad Hallstatt e a far sì che meritasse di essere dichiarata Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’UNESCO nel 1997. Alla fine della proiezione si assegna il Premio “Olivo Fioravanti” al film più gradito al pubblico.
“Una notte con l’ammiraglio etrusco Vel Kaikna al museo di Marzabotto”: visita guidata all’area archeologica e spettacolo sulla stele felsinea col Gruppo Archeologico Bolognese e i rievocatori di Methlum Kainual
Vi siete mai chiesti – indagano gli amici del Gruppo archeologico bolognese (Gabo) attirando la nostra curiosità – vi siete mai chiesti come mai in una stele funeraria etrusca conservata al museo civico Archeologico di Bologna, un tale Vel Kaikna, etrusco padano, fece scolpire a Felsina, molti secoli fa, una nave da guerra completamente equipaggiata che solcava il mare? La risposta la darà personalmente l’interessato, Vel Kaikna, intervistato da Giuseppe Mantovani per la serie “Le interviste impossibili. Incontri con i personaggi della storia”. L’appuntamento è al museo nazionale Etrusco “Pompeo Aria” di Marzabotto, sabato 19 luglio 2014 alle 18 per “Una notte con l’ammiraglio etrusco Vel Kaikna al museo di Marzabotto: le interviste impossibili”. Testi di Giuseppe Mantovani. Interpreti: Piergiorgio Iacobelli (ammiraglio Vel Kaikna) intervistato da Davide Giovannini (presidente Gruppo Archeologico Bolognese). Saranno presenti i rievocatori di Methlum Kainual. L’ “intervista impossibile” all’ammiraglio etrusco sarà preceduta alle 17 da una visita guidata al museo e alla fonte sacra a cura del direttore Paola Desantis sul tema “Le merci e le idee venute d’oltremare”.Visita guidata e spettacolo sono gratuiti.Ingresso al museo e area archeologica 3 euro, ridotto 1,50 euro; ingresso gratuito per under 18, studenti e docenti di facoltà umanistiche, di architettura e delle Accademie di Belle Arti, previa esibizione del tesserino; giornalisti; soci GABO.
“La stele funeraria di Vel Kaikna”, spiega Paola Desantis, “è eccezionale sia per le dimensioni (è alta m. 2,42) che per la raffigurazione che presenta sul lato principale. Vi è infatti scolpita l’immagine di una grande nave etrusca da guerra che naviga in mare. A poppa il timoniere regge il timone, seguono due guerrieri con corazza ed una figura con mantello; dalla chiglia della nave sbucano sette remi, anche se sono solo tre i rematori di cui si vedono le teste. Probabilmente la scena si riferisce all’attività esercitata dal defunto, di cui si conosce il nome grazie all’iscrizione incisa sull’altro lato della stele: (io sono) la tomba di Vel Kaikna”. È stato ipotizzato che questo personaggio bolognese rivestisse la carica di comandante di una flotta etrusca sull’Adriatico, preposta alla difesa delle rotte commerciali da e per la Grecia che facevano capo al porto di Spina. “L’altro lato della stele è diviso in quattro fasce da listelli, che comprendono, in alto, il viaggio su carro del defunto nell’aldilà, e più sotto scene di solenni giochi sportivi celebrati in onore del defunto stesso, alla presenza di personaggi pubblici eminenti”. La stele, in arenaria, risale alla seconda metà del V secolo a.C. ed è stata rinvenuta nella necropoli dei giardini Margherita a Bologna.

I rievocatori di Methlum Kainual che saranno presenti all’intervista impossibile con l’ammiraglio etrusco Vel Kaikna
Il programma.Ore 17, visita guidata al Museo e al santuario fontile dell’antica città di Marzabotto a cura di Paola Desantis sul tema “Le merci e le idee venute d’Oltremare nella città etrusca”; ore 18, inizio dello spettacolo con una breve introduzione di Giuseppe Mantovani sulle interviste impossibili, un inquadramento storico-archeologico del personaggio Vel Kaikna e del suo tempo a cura di Paola Desantis. “Membro di un’importante famiglia di Felsina”, interviene Giuseppe Mantovani, “Vel Kaikna era probabilmente un ammiraglio o un navarca: lo indizia la sua stele funeraria, esposta nel Museo Civico Archeologico di Bologna, su cui si staglia una nave da guerra etrusca”. Grazie alla collaborazione con il Gruppo Archeologico Bolognese, di cui fanno parte sia l’autore che l’intervistatore, viene “messa in scena” l’intervista impossibile a Vel Kaikna che la raffigurazione funebre collega a Spina e al suo porto. Evocati dall’ammiraglio felsineo, lo assisteranno nell’intervista anche alcuni abitanti dell’antica Kainua (interpretati da Gianni Passini e Luca Pontoni), espressamente arrivati per ricongiungersi allo spirito etrusco che in questa serata rivivrà fra le vestigia della vetusta Marzabotto. La serata è realizzata dalla soprintendenza ai Beni archeologici dell’Emilia Romagna in collaborazione con il Gruppo Archeologico Bolognese e i rievocatori di Methlum Kainual che saranno presenti all’intervista impossibile con l’ammiraglio etrusco Vel Kaikna e accompagneranno il pubblico per l’intera serata. Termine previsto per le 19.30.


































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