Paestum. Alla “città d’oro” d’Egitto l’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad”: la cerimonia di consegna a Zahi Hawass, già ministro delle Antichità, che guidava la missione, nell’ambito della XXIV Borsa mediterranea del Turismo archeologico

La città d’oro perduta scoperta da Zahi Hawass a Tebe Ovest (foto ministry of Tourism and Antiquities)
L’edizione 2022 dell’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad” è andata alla scoperta della “città d’oro fondata da Amenhotep III, riaffiorata dal deserto in Egitto”. Sotto la sabbia per migliaia di anni “la più grande città mai trovata in Egitto” in buono stato di conservazione e con mura quasi complete è stata ritrovata dalla equipe di Zahi Hawass, già ministro delle Antichità e direttore della missione archeologica al lavoro nel tempio funerario di Tutankhamon. Alla XXIV Borsa mediterranea del turismo archeologico il premio è stato consegnato a Zahi Hawass che si è detto onorato per l’ambito riconoscimento e ha spiegato: “La chiamo città d’oro perché è stata fondata durante l’età d’oro d’Egitto”. La cerimonia di consegna, alla presenza della figlia archeologa di Khaled Fayrouz Asaad e di Mohamad Saleh ultimo direttore del Turismo di Palmira, è ogni anno l’occasione per mantenere viva la memoria di quanto accaduto in Siria e per continuare a creare un ponte tra le città di Paestum e Palmira, suggellato anche da un gemellaggio siglato qualche anno fa proprio in occasione della BMTA.
Palmira e Paestum sono geograficamente lontanissime ma, grazie alla BMTA e all’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad”, il premio intitolato all’archeologo del sito di Palmira che ha pagato con la vita la difesa del patrimonio culturale, sono sempre vicine. Con il Premio, istituito nel 2015, la Borsa mediterranea del Turismo archeologico e la rivista Archeo, diretta da Andreas M. Steiner, hanno inteso dare il giusto tributo alle nuove scoperte. Si tratta dell’unico riconoscimento mondiale dedicato agli archeologi, che con sacrificio, dedizione, competenza e ricerca scientifica affrontano quotidianamente il loro compito nella doppia veste di studiosi del passato e di professionisti a servizio del territorio. Il Premio viene assegnato in collaborazione con le testate archeologiche internazionali media partner della Borsa – Antike Welt (Germania), AiD Archäologie in Deutschland (Germania), Archéologia (Francia), as. Archäologie der Schweiz (Svizzera), Current Archaeology (Regno Unito), Dossiers d’Archéologie (Francia).

La consegna a Zahi Hawass dell’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad”: da sinistra, Mohamad Saleh, Ugo Picarelli, Zahi Hawass, Fayrouz Asaad, Andreas M. Steiner (foto bmta)
“Palmira e Paestum condividono un’atmosfera, una tradizione, una gloriosa storia passata”, ricorda Mohamad Saleh ultimo direttore del Turismo di Palmira, “desideriamo presto tradurre questo gemellaggio in un progetto comune sul campo per aiutare le persone che tornano in Siria e fare un training mirato sul recupero del patrimonio culturale perduto ma anche sul restauro delle rovine della città nuova. Speriamo di cominciare già il prossimo anno”. E Ugo Picarelli, fondatore e direttore della Bmta, evidenzia: “L’International Archaeological Discovery Award Khaled al-Asaad è un momento molto sentito e importante per la Borsa sin dalle prime edizioni abbiamo voluto concretizzare il tema della cooperazione culturale invitando i Paesi internazionali come l’Egitto, che è stato anche il primo Paese ospite ufficiale. Quando in Siria è accaduto quel terribile episodio, abbiamo ritenuto doveroso dare un segnale. Ringrazio per la loro presenza a questa importante cerimonia i rappresentanti delle istituzioni del Bahrein, del Libano, della Repubblica popolare cinese, della Grecia, del Guatemala”. Da remoto è giunto anche il saluto di Mounir Bouchenaki presidente onorario della BMTA: “La Borsa lavora con le grandi istituzioni internazionali e nazionali. È un incontro unico al mondo in cui gli esperti dell’archeologia e del turismo dialogano. Migliaia di giovani universitari e liceali giungono a Paestum per la Borsa, che diventa sempre più importante e non solo nel Mediterraneo”.

La città fondata da Amenhotep III scoperta a Tebe Ovest (foto bmta)
Il sito prescelto per il Premio 2022 si trova nei pressi del palazzo del faraone Amenhotep III (1391-1353 a.C.), dalla parte opposta del fiume Nilo rispetto alla città e capitale di Tebe (oggi Luxor). Le iscrizioni geroglifiche indicano che la città era chiamata Tjehen-Aten, o Aton “abbagliante” e che fu fondata dal nonno di Tutankhamon, Amenhotep III. Acclamata “città d’oro perduta”, non è una città – che esisteva già ed era Tebe – esattamente perduta, visto che alcuni muri a zig-zag erano già stati scoperti negli anni ’30 dai francesi Robichon e Varille a 100 mt di distanza, e finora non ha prodotto alcun reperto d’oro. Gli ambienti conservano oggetti legati alla vita quotidiana: preziosi anelli, scarabei, vasi di ceramica colorata, mattoni di fango con i sigilli a cartiglio di Amenhotep III, oltre a iscrizioni geroglifiche su tappi di argilla dei vasi di vino, hanno contribuito a datare l’insediamento. È stata individuata anche una panetteria, una zona per cucinare e preparare il cibo, con forni e stoviglie di stoccaggio. La seconda zona, ancora in gran parte sepolta, coincide con il quartiere amministrativo e residenziale, circoscritta da un muro a zig-zag. La terza area era predisposta per i laboratori: lungo un lato è la zona di produzione dei mattoni di fango usati per costruire templi e annessi, nell’altro un gran numero di stampi da fonderia per l’elaborazione di amuleti e delicati elementi decorativi. Due sepolture insolite di una mucca o di un toro sono state trovate all’interno di una delle stanze, mentre sorprendente è la sepoltura di una persona con le braccia distese lungo i fianchi e i resti di una corda avvolta intorno alle ginocchia. A nord dell’insediamento è stato scoperto un grande cimitero con un gruppo di tombe scavate nella roccia di diverse dimensioni.

XXIV Borsa mediterranea del Turismo archeologico: Ugo Picarelli consegna il Premio “Paestum Mario Napoli” a Esma Cakir in rappresentanza dell’associazione Stampa Estera in Italia (foto bmta)
Lo Special Award per il maggior consenso sulla pagina Facebook della BMTA, è stato invece assegnato per la scoperta di “un santuario rupestre di oltre 11mila anni fa, il sito di Karahantepe in Turchia”. Consegnato anche il premio “Paestum Mario Napoli”, in occasione dei 110 anni dall’istituzione, all’Associazione della Stampa Estera in Italia: ha ritirato il premio la presidente Esma Cakir.
Udine. “Nuove scoperte dell’università di Udine nel Kurdistan iracheno: acqua, vino e divinità dell’antica Mesopotamia”: incontro in presenza a Palazzo Antonini e on line in diretta streaming
Dodici imponenti rilievi rupestri raffiguranti il sovrano e i grandi dei d’Assiria lungo un grande canale d’irrigazione scavato nella roccia rappresentano l’ultimo eccezionale risultato delle ricerche della missione archeologica dell’università di Udine e della direzione delle Antichità di Duhok guidata dal professor Daniele Morandi Bonacossi e dal dottor Hasan Ahmed Qasim in una terra, la Mesopotamia del nord, cruciale per la storia rimasta inesplorata per decenni a causa della complessa situazione politica che l’ha caratterizzata fino ad anni recenti. Era il dicembre 2019 quando il progetto di ricerca, tutela, restauri, valorizzazione, formazione e cooperazione internazionale fu presentato a Roma nella sede di rappresentanza della Regione Friuli-Venezia Giulia. Una scoperta che non passò inosservata tanto che nel 2020 la giuria internazionale dell’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad” le ha assegnato il premio di scoperta, consegnato solo a fine novembre 2021 (causa Covid) alla XXIII Borsa mediterranea del Turismo archeologico di Paestum (vedi Paestum, XXIII Borsa mediterranea del Turismo archeologico: assegnato alla scoperta di “centinaia di sarcofagi nella necropoli di Saqqara in Egitto” la 7ma edizione dell’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad”, scelta tra le cinque più importanti del 2020. A novembre sarà consegnato anche il premio della 6° edizione (saltato per il Covid) andato alla scoperta di dieci rilievi rupestri assiri raffiguranti gli dèi dell’Antica Mesopotamia presso il sito di Faida (Iraq) | archeologiavocidalpassato).


Il logo del progetto archeologico regionale “Terre di Ninive” (“Land of Nineveh Archaeological Project”)
Giovedì 9 dicembre 2021, alle 16, a cura del Progetto Archeologico Regionale Terra di Ninive (PARTEN), incontro su “Nuove scoperte dell’università di Udine nel Kurdistan iracheno: acqua, vino e divinità dell’antica Mesopotamia”: in presenza nella sala Gusmani di Palazzo Antonini a Udine (per partecipare di persona – max 60 posti – scrivere una mail a francesca.simi@uniud.it); oppure on line con la diretta streaming: https://youtu.be/x5kL1NRmcD8. Programma. Saluti di Roberto Pinton, magnifico rettore dell’università di Udine; Linda Borean, direttrice del Dipartimento di Studi umanistici e del Patrimonio culturale; Fabrizio Cigolot, assessore Cultura del Comune di Udine; Giuseppe Morandini, presidente della Fondazione Friuli; Guido Giordano, Dipartimento di Scienze, sezione Geologia, università Roma Tre; Francesco Zorgno, ArcheoCrowd srl; Paolo Girardi, ceo di 3DTarget; Alessia Rosolen, assessore Lavoro, Ricerca e Università della Regione Friuli Venezia Giulia. Seguono gli interventi; Daniele Morandi Bonacossi, direttore del Progetto PARTEN e professore di Archeologia del Vicino Oriente antico, università di Udine, su “Presentazione dei risultati e delle nuove scoperte del Progetto Archeologico Regionale Terra di Ninive 2019-2021”; Francesca Simi, vicedirettrice del Progetto PARTEN e assegnista di Ricerca, università di Udine, su “Archeologia Pubblica e protezione del patrimonio archeologico in uno scenario post-bellico”; Alessandro Cecili, responsabile Tecnico di Lab GIS, Dipartimento di Scienze, Università Roma Tre, su “Presentazione della visita virtuale di Faida”.


Daniele Morandi Bonacossi, direttore della missione dell’università di Udine, davanti al rilievo 4 scoperto a Faida, nel Kurdistan iracheno (foto Alberto Savioli / LoNAP)
Durante l’incontro saranno presentati i più recenti risultati dell’attività di scavo che vede gli archeologi del Progetto Archeologico Regionale Terra di Ninive del DIUM impegnati nell’investigazione della regione di Duhok, nel Kurdistan iracheno settentrionale. Si tratta del frutto di un paziente lavoro di documentazione, analisi e conservazione di un patrimonio culturale di straordinaria rilevanza, che ci ha restituito testimonianze di uno dei più antichi acquedotti noti, di un’area di produzione vinaria su scala “industriale” di 2700 anni fa (probabilmente, di nuovo, la più antica che conosciamo, almeno per quel che riguarda la Mesopotamia). L’area di produzione messa in luce comprendeva 14 vasche di grandi dimensioni scavate nella roccia: l’uva veniva spremuta in quelle superiori, di forma rettangolare, e il succo così ottenuto scorreva verso il basso e veniva raccolto in pozzetti circolari posti al di sotto. Da qui veniva poi versato in grandi giare, dove lo si lasciava fermentare. Il ritrovamento rappresenta una conferma importante del forte aumento della domanda di vino da parte delle élite assire tra VIII e VII secolo a.C., fino ad ora documentato solo dalle fonti scritte e dall’analisi di resti archeobotanici di vinaccioli rinvenuti in numerosi siti coevi nella vasta regione un tempo appartenuta all’impero assiro. Il ritrovamento ha permesso soprattutto di recuperare i dodici rilievi rupestri monumentali appartenenti al complesso di Faida che, come detto, è valsa al coordinatore del progetto, il prof. Daniele Morandi Bonacossi, l’edizione 2019 dell’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad”. Durante l’evento sarà lanciata la visita virtuale dei rilievi assiri di Faida: The Virtual Tour of Faida to be launched soon! – Terra di Ninive.
Paestum. Alla Borsa mediterranea del Turismo archeologico consegnati due International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad” alla scoperta archeologica dell’anno: per il 2019 (non conferito per lockdown), scoperta in Iraq, nel Kurdistan nel sito di Faida a 50 km da Mosul, di dieci rilievi rupestri assiri (università di Udine); per il 2020, scoperta di “centinaia di sarcofagi nella necropoli di Saqqara in Egitto”

“Per non dimenticare chi si è sacrificato per il bene materiale dell’umanità intera”: così Ugo Picarelli fondatore e direttore della Borsa mediterranea del Turismo archeologico ha introdotto la cerimonia di consegna dell’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad” intitolato all’archeologo di Palmira che ha pagato con la vita la difesa del patrimonio culturale. A ricevere il Premio per la scoperta archeologica riferita all’anno 2019 e vincitrice della 6ª edizione, ma non conferita a causa del lockdown, Daniele Morandi Bonacossi, direttore della Missione archeologica italiana nel Kurdistan iracheno e ordinario di Archeologia e Storia dell’Arte del Vicino Oriente Antico dell’università di Udine, per la scoperta in Iraq, nel Kurdistan nel sito di Faida a 50 km da Mosul, di dieci rilievi rupestri assiri, gli dèi dell’Antica Mesopotamia. “Lo scavo archeologico non è più un palcoscenico per solisti ma per un grande coro”, ha detto Morandi Bonacossi. “Dietro ogni grande scoperta non c’è una sola persona ma è un successo di squadra. Questo Premio ha un grande valore soprattutto per tutta la grande equipe con cui lavoro. Avevo conosciuto Khaled al-Asaad a Palmira quando ero un giovane studente e sono onorato di ricevere un riconoscimento che ne ricorda il grande sacrificio e il grande impegno per un sito di grande importanza simbolica come Palmira, crogiolo di culture diverse” (vedi Paestum, XXIII Borsa mediterranea del Turismo archeologico: assegnato alla scoperta di “centinaia di sarcofagi nella necropoli di Saqqara in Egitto” la 7ma edizione dell’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad”, scelta tra le cinque più importanti del 2020. A novembre sarà consegnato anche il premio della 6° edizione (saltato per il Covid) andato alla scoperta di dieci rilievi rupestri assiri raffiguranti gli dèi dell’Antica Mesopotamia presso il sito di Faida (Iraq) | archeologiavocidalpassato).


I principi Firas di Giordania con il direttore Ugo Picarelli alla Borsa mediterranea del Turismo archeologico di Paestum (foto bmta)
La 7ª edizione dell’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad” è stato assegnato alla scoperta di “centinaia di sarcofagi nella necropoli di Saqqara in Egitto”. Unico riconoscimento mondiale dedicato agli archeologi, che con sacrificio, dedizione, competenza e ricerca scientifica affrontano quotidianamente il loro compito nella doppia veste di studiosi del passato e di professionisti a servizio del territorio, il premio annuale viene assegnato in collaborazione con Archeo e le testate archeologiche internazionali media partner della Borsa: Antike Welt (Germania), AiD Archäologie in Deutschland (Germania), Archéologia (Francia), as. Archäologie der Schweiz (Svizzera), Current Archaeology (Regno Unito), Dossiers d’Archéologie (Francia). Alla cerimonia, coordinata da Andreas M. Steiner direttore responsabile Archeo, sono intervenuti Mounir Bouchenaki presidente onorario della Bmta, sua altezza reale Dana Firas presidente Petra National Trust, Paolo Matthiae professore emerito Sapienza università di Roma e Accademico dei Lincei, Mohamad Saleh ultimo direttore per il Turismo di Palmira.

È stato affidato alla voce di Roberta Salvatori della direzione generale per la Promozione del Sistema Paese del ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale il saluto del ministro Luigi Di Maio che ha scritto: “Costituisce una consolidata e qualificata presenza nel panorama degli eventi intesi a promuovere un turismo di qualità e a diffondere la conoscenza della storia e del patrimonio culturale italiano e internazionale. Nella sua ultraventennale attività, la Borsa mediterranea del Turismo archeologico si è affermata non solo come manifestazione di riferimento per il turismo culturale, ma anche come appuntamento importante per Università, istituti di ricerca, operatori culturali: un’apprezzata opportunità di incontro per gli addetti ai lavori e di visibilità per il grande pubblico, con l’obiettivo di promuovere la cultura e diffondere lo studio e la conoscenza reciproca dei patrimoni culturali dei Paesi partner. La promozione della cultura è una delle priorità della politica estera italiana. Nella cultura, infatti, ritroviamo non soltanto un valore identitario, ma anche una risorsa capace di contribuire, in una logica di sistema, allo sviluppo economico-sociale di ciascun Paese”.

“Siamo pertanto orgogliosi – ha continuato – dell’assegnazione dell’International Archaeological Discovery Award, significativamente intitolato all’archeologo Khaled Al Asaad, al prof. Daniele Morandi Bonacossi per la scoperta di dieci rilievi rupestri assiri raffiguranti gli dèi dell’Antica Mesopotamia. Da anni il MAECI sostiene finanziariamente la Missione del prof. Morandi Bonacossi “Terra di Ninive” in Iraq, nell’ambito di una più ampia azione di sostegno all’archeologia italiana fuori dai confini nazionali. Negli ultimi 10 anni siamo passati da 154 Missioni sostenute nel 2011 a 210 missioni nel 2021 attive in tutti i continenti, per contributi pari quasi a 2,2 milioni di euro. Quasi la metà di queste Missioni (98) si concentrano nel Mediterraneo e Medio Oriente, e ben 11 sono attive in Iraq. L’attività degli archeologi e dei restauratori italiani, oltre a ricevere l’indiscusso apprezzamento dei governi e delle comunità ospitanti, è per noi un fondamentale strumento di cooperazione e di dialogo, che ci consente di rafforzare le relazioni con gli altri Stati anche grazie alle iniziative di formazione e al trasferimento di tecnologie e conoscenze in settori, quali archeologia, restauro, tutela del patrimonio, in cui l’Italia è leader mondiale. Voglio congratularmi, quindi, con il prof. Morandi Bonacossi per i proficui risultati dell’impegno suo e dei suoi collaboratori nell’incessante opera di ricerca e messa in luce delle testimonianze di un passato che fonda il presente e illumina la via verso il futuro”.
Paestum, XXIII Borsa mediterranea del Turismo archeologico: assegnato alla scoperta di “centinaia di sarcofagi nella necropoli di Saqqara in Egitto” la 7ma edizione dell’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad”, scelta tra le cinque più importanti del 2020. A novembre sarà consegnato anche il premio della 6° edizione (saltato per il Covid) andato alla scoperta di dieci rilievi rupestri assiri raffiguranti gli dèi dell’Antica Mesopotamia presso il sito di Faida (Iraq)

La scoperta di “centinaia di sarcofagi nella necropoli di Saqqara in Egitto” la 7ma edizione dell’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad”, promosso dalla Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico e da Archeo: la XXIII edizione si svolgerà a Paestum dal 25 al 28 novembre 2021. L’International Archaeological Discovery Award, il Premio intitolato a Khaled al-Asaad, direttore dell’area archeologica e del Museo di Palmira dal 1963 al 2003, che ha pagato con la vita la difesa del patrimonio culturale, è l’unico riconoscimento a livello mondiale dedicato al mondo dell’archeologia e in particolare ai suoi protagonisti, gli archeologi, che con sacrificio, dedizione, competenza e ricerca scientifica affrontano quotidianamente il loro compito nella doppia veste di studiosi del passato e di professionisti a servizio del territorio. La Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico e Archeo, la prima testata archeologica italiana, hanno inteso dare il giusto tributo alle scoperte attraverso un Premio annuale assegnato in collaborazione con le testate internazionali, tradizionali media partner della Borsa: Antike Welt (Germania), Archäologie in Deutschland (Germania), Archéologia (Francia), as. Archäologie der Schweiz (Svizzera), Current Archaeology (Regno Unito), Dossiers d’Archéologie (Francia). Nel 2015 il Premio è stato assegnato a Katerina Peristeri, Responsabile degli scavi, per la scoperta della Tomba di Amphipolis (Grecia); nel 2016 all’INRAP Institut National de Recherches Archéologiques Préventives (Francia), nella persona del presidente Dominique Garcia, per la Tomba celtica di Lavau; nel 2017 a Peter Pfälzner, direttore della missione archeologica, per la città dell’Età del Bronzo presso il villaggio di Bassetki nel nord dell’Iraq; nel 2018 a Benjamin Clément, responsabile degli scavi, per la “piccola Pompei francese” di Vienne; nel 2019 a Jonathan Adams, responsabile del Black Sea Maritime Archaeology Project (MAP), per la scoperta nel mar Nero del più antico relitto intatto del mondo.

Ecco le cinque scoperte archeologiche del 2020 finaliste della 7ma edizione dell’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad”. Egitto: centinaia di sarcofagi rinvenuti a Saqqara, patrimonio Unesco a 30 km a Sud del Cairo; Germania: la verità sul Disco di Nebra, il reperto più analizzato della storia archeologica tedesca; Indonesia: nell’isola di Suwalesi le pitture rupestri più antiche del mondo con un cinghiale dipinto in ocra rossa di 45500 anni fa; Israele: a Gerusalemme sotto il Muro del Pianto si celavano tre stanze di 2000 anni fa; Italia: le numerose scoperte di Pompei, un Thermopolium, un carro cerimoniale, le origini Etrusche della città. Come detto, la 7ma edizione dell’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad” va alla scoperta di “centinaia di sarcofagi nella necropoli di Saqqara in Egitto”. Il Premio sarà consegnato a Mostafa Waziry, Segretario Generale del Consiglio Supremo delle Antichità di Egitto, venerdì 26 novembre 2021. alle 18, alla presenza di Fayrouz, archeologa e figlia di Khaled al-Asaad, in occasione della XXIII Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico. Per quanto riguarda, invece, lo “Special Award” per il maggior consenso sulla pagina Facebook della BMTA, è risultata la scoperta delle “tre stanze di 2000 anni fa sotto il Muro del Pianto di Gerusalemme”.

Nella stessa cerimonia sarà premiata anche la scoperta archeologica riferita all’anno 2019 vincitrice della 6a edizione, ma non conferita in quanto la BMTA nel novembre 2020 fu annullata a causa del lockdown: Daniele Morandi Bonacossi, direttore della Missione Archeologica Italiana nel Kurdistan Iracheno e Ordinario di Archeologia e Storia dell’Arte del Vicino Oriente Antico dell’Università di Udine, per la scoperta di dieci rilievi rupestri assiri raffiguranti gli dèi dell’Antica Mesopotamia presso il sito di Faida, a 50 km da Mosul (vedi Il ritrovamento dei dieci rilievi rupestri di Faida nel Kurdistan iracheno da parte dell’università di Udine premiato come la scoperta archeologica più importante del 2019 con l’assegnazione della sesta edizione dell’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad” promossa dalla Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico e da Archeo | archeologiavocidalpassato).

A Saqqara, patrimonio Unesco a 30 km a sud del Cairo, ritrovati centinaia di sarcofagi. A novembre 2020, un prezioso tesoro di 50 sarcofagi in legno è stato rinvenuto nella necropoli da un team di archeologi guidato da Zahi Hawass. Il ritrovamento getta nuova luce sulla storia di Saqqara durante il Nuovo Regno, il periodo della storia egizia compreso tra il XVI secolo a.C. e l’XI secolo a.C. Le preziose bare sono state trovate in 52 pozzi sepolcrali, profondi tra i 10 e 12 metri, che facevano parte del tempio funerario dedicato alla regina Naert, moglie del re Teti, il primo faraone della VI dinastia del Vecchio Regno. Sempre a novembre 2020, vicino alla piramide di Djoser (la prima struttura di cemento completa esistente al mondo e la più antica piramide a gradoni di tutto l’Egitto), oltre 100 sarcofagi, risalenti a due epoche, Tolomeo e Tardo Periodo, e più di 40 statue con maschere e mummie dorate di 2500 anni, ben conservate in pozzi profondi di 12 mt. (vedi Egitto. Nella necropoli di Saqqara la missione egiziana scopre 100 sarcofagi inviolati e sigillati di 2500 anni fa, 40 statue dorate di Ptah Soker, 20 scatole di legno di Horus, e poi statuette, amuleti, ushabti e 4 maschere in cartonnage dorato. I sarcofagi andranno tra il Grand Egyptian Museum, il National Museum of Egyptian Civilization, il museo della Nuova Capitale Amministrativa e il museo Egizio di piazza Tahrir. Le mummie al National Museum of Egyptian Civilization | archeologiavocidalpassato). A ottobre, la scoperta di 3 pozzi funerari di 10, 11 e 12 metri di profondità e contenenti più di 59 sarcofagi antropomorfi e policromi di ben 2.600 anni fa, risalenti alla XXVI dinastia, disposti in diverse camere, impilati l’uno sull’altro e appartenenti a sacerdoti, alti funzionari e personalità di spicco dell’alta società. Inoltre, le sabbie dell’area cimiteriale hanno portato alla luce ben 28 statue lignee del dio principalmente venerato nella necropoli,

Le statue dorate di Ptah Soker, dio della necropoli di Saqqara, trovate dalla missione egiziana a Saqqara (foto Ministry of Tourism and Antiquities)
Ptah-Sokar-Osiris, e un gran numero di amuleti, ushabti e altri oggetti, inclusa la statua di bronzo con intarsi in agata rossa, turchese e lapislazzuli del dio Nefertum (vedi Egitto. La missione archeologica egiziana nella necropoli di Saqqara conferma l’eccezionalità della scoperta in tre pozzi sacri. Il ministro: “Siamo arrivati a 59 sarcofagi in legno ancora sigillati, di 2500 anni fa; 28 statue del dio Ptah Sokar e un gran numero di amuleti e ushabti. E non è finita” | archeologiavocidalpassato). A settembre 2020, 27 sarcofagi intatti sepolti da più di 2500 anni e mai aperti, con bare in legno ottimamente conservate, dipinte con colori vivaci, trovati insieme ad altri manufatti più piccoli, all’interno di un pozzo nel sito sacro (vedi Egitto. La missione archeologica egiziana nella necropoli di Saqqara ha scoperto 27 sarcofagi di epoca tarda, risalenti a 2500 anni fa, ancora sigillati. Il ministro el-Anani: “Una scoperta molto emozionante. E penso siamo solo all’inizio”. E ora gli egittologi sperano di trovare all’interno intatto anche il corredo | archeologiavocidalpassato). Tutti questi straordinari tesori antichi, ritrovati in tempi diversi dalla missione archeologica egiziana con a capo Mustafa Waziri, Segretario Generale del Consiglio Supremo delle Antichità, verranno trasferiti al GEM Grand Egyptian Museum per essere esposti, dopo i dovuti restauri.

La verità sul Disco di Nebra, scoperto nella Germania centrale, il reperto più analizzato di sempre. Il Disco di Nebra è una lastra in metallo con applicazioni in oro risalente all’Età del Bronzo, che raffigura chiaramente fenomeni astronomici e simboli di forte impronta religiosa, considerato la più antica rappresentazione del cielo e uno dei ritrovamenti archeologici più importanti del XX secolo. Il reperto è un disco in bronzo del diametro di 32 cm e dal peso di 2 kg su cui sono riportate, in lamina d’oro, le possibili figure del Sole, della falce lunare e un insieme di 32 piccoli dischetti che potrebbero rappresentare le stelle. Di questi 32 dischetti aurei, 29 sono ben visibili, mentre i restanti si sono staccati, lasciando però una traccia evidente sulla superficie del disco di bronzo. Scoperto nel 1999 da alcuni saccheggiatori di tombe all’interno di una cavità in pietra sul monte Mittelberg, vicino Nebra, a 252 metri di quota, nella foresta dello Ziegelroda, a 180 km a sud-ovest di Berlino, ora è al museo regionale della preistoria di Halle, in Sassonia-Anhalt. Il disco è stato principalmente esaminato dall’archeologo Harald Meller (Ente per l’Archeologia e la Conservazione dei monumenti storici di Halle), dall’astronomo Wolfhard Schlosser (Università di Bochum) e dai chimici esperti in archeologia Ernst Pernicka (archeometallurgia), Heinrich Wunderlich (tecnica e metodo delle costruzioni) e da Miranda J. Aldhouse Green (Università del Galles), archeologa e studiosa delle religioni dell’Età del Bronzo. In una pubblicazione della rivista scientifica “Archaeologia Austriaca” lo stesso Meller, insieme a dodici suoi collaboratori, ha riproposto una sintesi di tutte le più recenti indagini a favore dell’attribuzione del disco al 1600 a.C., ovvero all’Età del Bronzo, con le prove inequivocabili circa l’esattezza del luogo di ritrovamento che, al di là delle dichiarazioni dei due (certo poco attendibili) scopritori, si avvale ora di una dati scientifici difficilmente oppugnabili: l’aumentata concentrazione, nel terreno, di particelle d’oro e di rame, spiegabili con la prolungata permanenza del reperto nel terreno, e la corrispondenza tra la terra sul luogo del ritrovamento e tracce di essa rinvenute su una delle asce e sul disco stesso. La datazione del reperto si avvale dei risultati dell’analisi al radiocarbonio effettuati su resti organici (tracce di corteccia di betulla) prelevati dal manico di una delle spade rinvenute insieme al disco. Le controprove predisposte affrontano, su larga scala, “l’accusa” mossa al disco di non essere, cronologicamente e territorialmente, contestuali agli altri componenti del ritrovamento. Argomento centrale diventa, così, la composizione chimica dei metalli (per la quale non esiste ancora un metodo di datazione scientifica) e il luogo di provenienza degli stessi. Dal confronto con un database, che riunisce ben 50mila miniere metallifere preistoriche sul territorio europeo (e basandosi sull’esame geochimico della concentrazione degli isotopi del piombo) è emersa con evidenza l’origine del rame impiegato nel disco da depositi nelle Alpi orientali, nell’odierna Austria (miniera di Mitterberg, presso Salisburgo), mentre l’oro delle decorazioni proviene, con grande probabilità, dal fiume Carnon, nella regione della Cornovaglia (Inghilterra sudoccidentale).

In Indonesia nell’isola di Suwalesi le pitture rupestri più antiche del mondo con un cinghiale dipinto in ocra rossa di 45500 anni fa. Datata a 45500 anni fa la pittura rupestre del cinghiale delle verruche di Celebes, trovata nella grotta calcarea di Leang Tedongnge e che potrebbe essere la più antica pittura rupestre conosciuta al mondo. Per fare un confronto, le pitture rupestri di Lascaux, in Francia, sono datate a circa 17500 anni fa; quelle più antiche delle grotte di Altamira, in Spagna, a 36000 anni fa. La grotta si trova in una valle racchiusa da ripide falesie calcaree ed è accessibile solo da uno stretto passaggio della grotta e solo nella stagione secca, poiché il fondovalle è allagato durante la stagione delle piogge. “L’isolata comunità Bugis, che vive in questa valle nascosta afferma che non era mai stata visitata prima dagli occidentali” ha spiegato Adam Brumm dell’Australian Research Center for Human Evolution della Griffith University, co-leader del team di ricerca condotto con Arkenas, il principale centro di ricerca archeologica dell’Indonesia, Pusat Penelitian Arkeologi Nasional. Il dipinto in ocra rossa mostra un cinghiale con una corta cresta di peli eretti e un paio di verruche facciali simili a corno davanti agli occhi, una caratteristica dei cinghiali di Sulawesi maschi adulti, specie endemica dell’isola. “Gli esseri umani hanno cacciato i cinghiali di Sulawesi per decine di migliaia di anni” ha spiegato l’archeologo indonesiano Basran Burhan. “Questi maiali erano l’animale più comunemente raffigurato nell’arte rupestre dell’era glaciale dell’isola, il che suggerisce che siano stati a lungo apprezzati sia come cibo sia come fulcro del pensiero creativo e dell’espressione artistica”. L’arte rupestre realizzata nelle grotte calcaree può essere datata utilizzando l’analisi della serie di uranio dei depositi di carbonato di calcio, i “popcorn delle caverne”, che si formano naturalmente sulla superficie della parete della caverna usata per dipingere. A Leang Tedongnge, un piccolo “popcorn” si era formato sul piede posteriore di una delle figure di maiale, dopo che era stata dipinta; una volta datato, ha fornito un’età minima per il dipinto: visto che è questo deposito a essere stato datato a 45500 anni fa, la scena era quindi stata dipinta qualche tempo prima. Numerosi esempi di arte rupestre primitiva sono stati datati in precedenza, comprese rappresentazioni di animali e scene narrative che sono eccezionali sia per la qualità della loro esecuzione sia per la rarità, di almeno 43900 anni.

A Gerusalemme sotto il Muro del Pianto si celavano tre stanze di 2000 anni fa. Si tratta di un complesso sotterraneo che comprende tre ambienti contenenti oggetti di uso quotidiano. Quella porzione di muro, nei pressi del Secondo Tempio (o Tempio di Erode), era stata distrutta dai Romani nell’anno 70 a.C. Infatti, un tempo esistevano due templi sacri a Gerusalemme, principali luoghi di culto costruiti sul Monte del Tempio, ma furono entrambi distrutti dapprima dai Babilonesi e poi, appunto, dai Romani. Le stanze erano nascoste dietro uno strato di roccia. Gli archeologi erano ignari del fatto di aver scoperto delle nuove strutture collegate tra loro da scalinate. Barak Monnickendam-Givon, co-direttore degli scavi per conto dell’Autorità per le antichità israeliane, ha spiegato che “Siamo convinti che tutto ciò che ora comprende la piazza del Muro occidentale fosse sostenuto da un colonnato. Scaveremo ulteriormente per dimostrarlo. Una volta conclusi gli scavi ci sarà una netta divisione tra l’attività liturgica riservata alla preghiera dei fedeli e quella turistica, con i visitatori che verranno a scoprire il sito archeologico”. Tehila Sadiel, il secondo co-direttore responsabile degli scavi, ha precisato che “Tra i vari oggetti, abbiamo rinvenuto delle stoviglie di terracotta, alcune basi di lampade a olio usate per fare luce, una tazza di pietra eccezionale per il periodo e un frammento di “qalal”, un ampio contenitore di pietra usato per l’acqua, forse legato alle pratiche ebraiche del rituale di purificazione”. Del resto, nel corso dei millenni, Gerusalemme è stata costruita e ricostruita più volte da tutte le popolazioni che l’hanno abitata e conquistata. Gli strati di abitazioni, strade e luoghi sacri si sovrappongono tra loro ed è quindi facile trovare nascosto sotto qualche piano di mattoni un nuovo strato di storia. Sotto il Muro del Pianto ci sono già dei tunnel che si possono visitare e che corrono lungo i 485 metri di muro che circondavano l’antico Tempio e che oggi sono nascosti sotto le case della Città Vecchia.

A Pompei, numerose scoperte: un Thermopolium, un carro cerimoniale, le origini Etrusche della città. Il geografo greco Strabone faceva risalire le origini di Pompei agli Osci, una popolazione di ceppo sannitico appartenente alla Campania preromana, per tanti secoli ritenuta la più valida, anche se la fondazione di Pompei, avvenuta almeno 700 anni prima della sua tragica fine, 79 d.C., continuava a essere avvolta dal mistero. Le ultime campagne di scavo raccontano che Pompei sarebbe stata una città etrusca per lingua e per cultura, seppur costruita con uno stile diverso rispetto a quello che contraddistingue i suoi fondatori. La scoperta presentata dal direttore Massimo Osanna e dall’archeologo Carlo Rescigno si basa sulle centinaia di anfore, vasi, ampolle e coppe con iscrizioni ritrovate nello scavo del santuario costruito lungo la strada che collegava la città al mare, una costruzione a pianta rettangolare e a cielo aperto, riemersa a poche centinaia di metri dalle mura meridionali della città, in quello che viene indicato come il “Fondo Iozzino” (vedi Nella Palestra Grande agli scavi la mostra “Pompei e gli Etruschi”: 800 reperti provenienti da musei italiani e europei. 2^ parte: dalla Pompei – città nuova etrusca – in una Campania multietnica fino al suo tramonto, e alla memoria di alcune usanze etrusche | archeologiavocidalpassato). Le coppe ritrovate recano graffiti con frasi rituali accompagnate dal nome di chi ha fatto l’offerta presso il santuario, nomi tutti Etruschi, alcuni dei quali mai ritrovati prima nei territori della Campania, ma conosciuti nei centri di origine etrusca di Lazio e Toscana. La divinità onorata su questi oggetti, inoltre, è sempre indicata con il nome generico “Apa”, che in etrusco significa “Padre” e rappresenta un chiaro riferimento alla cultura religiosa degli Etruschi. A tutto ciò si aggiunge il santuario di Apollo, la principale area sacra pompeiana, dove gli scavi storici e quelli più recenti hanno fatto emergere delle coppe con iscrizioni ancora una volta in alfabeto e lingua etrusca (vedi Aperta al museo Archeologico nazionale di Napoli la mostra “Gli Etruschi al Mann”: un inedito focus sulla realtà di una Campania etrusca con 600 reperti (di cui 200 visibili per la prima volta). I tesori “scoperti” nei depositi del Mann costituiranno una nuova sezione permanente del museo napoletano | archeologiavocidalpassato).

L’ambiente quasi integro di un Thermopolium, bottega alimentare alla quale si aggiungeva uno street food con piatti di vario tipo, dalle lumache a una sorta di paella. Il Termopolio della Regio V, una delle tavole calde di Pompei, con l’immagine della Nereide a cavallo, era già stato parzialmente scavato nel 2019. Ora è riaffiorato per intero con nuove ricche decorazioni di nature morte, rinvenimenti di resti alimentari, ossa di animali e di vittime dell’eruzione del vulcano. Nella nuova fase di scavo, sull’ultimo braccio di bancone tornato alla luce, sono emerse ulteriori scene di nature morte, con rappresentazioni di animali. Frammenti ossei degli stessi animali sono stati rinvenuti all’interno di recipienti ricavati nello spessore del bancone, contenenti cibi destinati alla vendita. Tra questi, le due anatre germane esposte a testa in giù, pronte a essere preparate e consumate, un gallo e un cane al guinzaglio. Sono state rinvenute, inoltre, ossa umane, sconvolte a causa del passaggio di cunicoli realizzati nel XVII secolo da scavatori clandestini in cerca di oggetti preziosi e vario materiale da dispensa e da trasporto (nove anfore, una patera di bronzo, due fiasche, un’olla di ceramica comune da mensa). Per la prima volta si è scavato un simile ambiente per intero ed è stato possibile condurre tutte le analisi che le tecnologie odierne consentono da un team interdisciplinare composto da antropologo fisico, archeologo, archeobotanico, archeozoologo, geologo, vulcanologo, per capire cosa venisse venduto e quale era la dieta alimentare (vedi Pompei. Nuova scoperta eccezionale nella Regio V: torna alla luce un termopolio (una tavola calda dell’epoca) intatto, con ricche decorazioni di nature morte, rinvenimenti di resti alimentari, ossa di animali e di vittime dell’eruzione. Il direttore del parco archeologico Osanna descrive la scoperta. E il ministro Franceschini: “Pompei esempio di tutela e gestione” | archeologiavocidalpassato).

Il rinvenimento di un carro cerimoniale, un reperto straordinario emerso integro dallo scavo della villa suburbana in località Civita Giuliana, a nord di Pompei, oltre le mura della città antica rientra nell’ambito dell’attività congiunta finalizzata al contrasto delle attività illecite a opera di scavi clandestini nell’area a opera di “tombaroli”. Un grande carro cerimoniale a quattro ruote, con i suoi elementi in ferro, decorazioni in bronzo e stagno di carattere erotico (si trattava forse di un carro nuziale oppure destinato al culto di Cerere o Venere), i resti lignei mineralizzati, le impronte degli elementi organici (dalle corde a resti di decorazioni vegetali), è stato rinvenuto quasi integro nel porticato antistante alla stalla dove già nel 2018 erano emersi i resti di 3 cavallo, tra cui uno bardato. Gli scavi, che hanno permesso di verificare anche l’estensione dei cunicoli dei clandestini, in parte al di sotto e a ridosso delle abitazioni moderne, con conseguenti difficoltà sia di tipo strutturale che logistico, a causa dei 6 mt di profondità. A Pompei sono stati ritrovati in passato veicoli per il trasporto, come quello della casa del Menandro, o i due carri rinvenuti a Villa Arianna, ma niente di simile al carro di Civita Giuliana, un carro cerimoniale, probabilmente il Pilentum, utilizzato non per gli usi quotidiani o i trasporti agricoli ma per accompagnare momenti festivi della comunità, parate e processioni (vedi Nuova eccezionale scoperta nella lussuosa villa di Civita Giuliana (Pompei): scoperto un carro da parata (pilentum) integro, con decorazioni erotiche, forse per una cerimonia nuziale. Osanna: “Un unicum in Italia. Grazie all’intesa Parco archeologico di Pompei e Procura di Torre Annunziata per contrastare le attività dei tombaroli” | archeologiavocidalpassato).
Paestum. Aspettando la XXIII edizione della Borsa mediterranea del Turismo archeologico 8-11 aprile 2021: nel giorno della prevista apertura cancellata, i “Dialoghi sull’Archeologia della Magna Grecia e del Mediterraneo” on line e i saluti dei partner e degli enti promotori

19 novembre 2020: per Paestum doveva essere un giorno importante, atteso da mesi: l’apertura della XXIII edizione della Borsa mediterranea del Turismo archeologico. Ma, come sappiamo, l’edizione – mantenendo lo stesso ricco programma – è stata spostata all’8 aprile 2021. In questo modo la XXIII edizione, assicurando a tutti i protagonisti soprattutto sicurezza ma anche soddisfazione di risultati, consentirà ai tanti visitatori e addetti ai lavori di vivere Paestum e la bellezza del Parco Archeologico, sito Unesco, con i colori della primavera che, auspichiamo, sancirà la definitiva ripartenza del nostro Bel Paese e del turismo in chiave più esperienziale, sostenibile e rivolto alla domanda di prossimità, tematiche tutte a cui la Borsa si è ispirata in questa edizione. La data comunque non è passata in silenzio. All’insegna di aspettando la XXIII edizione della Borsa 8-11 aprile 2021, i prestigiosi partner della Bmta (Unesco, Unwto, Mibact) e gli enti promotori (Comune di Capaccio Paestum, parco archeologico di Paestum e Velia, Regione Campania) hanno portato il loro saluto nella giornata di apertura inizialmente prevista, giovedì 19 novembre, in occasione dei “Dialoghi sull’Archeologia della Magna Grecia e del Mediterraneo”, che la Fondazione Paestum, presieduta dal prof. Emanuele Greco già direttore della Scuola Archeologica Italiana di Atene, ha confermato online dal titolo “Catastrofi, distruzioni, storia”.

Per l’occasione hanno portato il loro saluto, come avviene nella giornata di apertura di ogni edizione, i prestigiosi partner, quali le organizzazioni della cultura e del turismo dell’Onu, Unesco e Unwto, che da sempre patrocinano e sostengono la Borsa, unitamente al ministero per i Beni e le Attività culturali e per il Turismo, nelle persone del vice direttore generale per la Cultura dell’Unesco Ernesto Ottone Ramirez, del direttore Regione Europa dell’Unwto Alessandra Priante, del sottosegretario al Turismo Lorenza Bonaccorsi. “È un piacere unirmi a voi oggi, in quella che avrebbe dovuto essere l’apertura della XXIII BMTA”, ha esordito Ramirez. “Questo evento di lunga durata è unico tra le fiere dedicate al turismo di tutto il mondo e gode del supporto dell’Unesco da molti anni. Alcuni dei più iconici Siti nella Lista dei Patrimoni dell’Umanità sono siti archeologici e la loro salvaguardia va al cuore della missione dell’Unesco. A causa della pandemia da Covid-19 questo evento, come molti altri compreso il World Heritage Committee (Comitato per il Patrimonio Mondiale), è stato posticipato. La crisi ha visto il turismo decrescere rapidamente nella maggior parte dei Paesi, influenzando la capacità di molti Siti Unesco di funzionare in modo corretto per l’immediato futuro. Nuove misure e approcci sono messi alla prova per far ripartire il turismo e alcune tendenze stanno già emergendo: la principale di esse è la crescente importanza della tecnologia digitale, che plasmerà il futuro del patrimonio e del turismo. Durante la pandemia, l’accesso digitale alla cultura ha fornito istruzione, intrattenimento e conforto a milioni di persone confinate nelle proprie case in tutto il mondo. Abbiamo assistito ad una richiesta senza precedenti di accesso online alla cultura, con alcuni Siti Unesco che hanno riscontrato un incremento del 30% del traffico sui loro siti internet e dell’engagement dei loro account sui social media rispetto all’anno precedente. Per supportare l’urgente necessità di rendere la cultura accessibile a tutti, l’Unesco ha lanciato quest’anno le sue campagne Share Culture e Share Our Heritage e abbiamo messo in campo una serie di iniziative che puntano alla digitalizzazione del patrimonio. Molti siti archeologici stanno implementando e esplorando l’innovazione digitale, ed è incoraggiante vedere così tante risposte creative che promuovono l’accesso alla cultura. La vostra mostra digitale ArcheoVirtual è un esempio eccellente. Anche il numero attuale del World Heritage Review ha come tema l’interpretazione del patrimonio culturale e il Covid-19, e fornisce gli ultimi strumenti digitali a supporto dell’accesso al patrimonio culturale, dalle visite virtuali e le mostre online agli inventari di catalogazione di manufatti del patrimonio culturale. Un altro trend emergente è lo spostamento dai mercati internazionali verso la riconnessione con le comunità locali e l’incoraggiarle al coinvolgimento con e alla riscoperta del loro patrimonio culturale. Tuttavia, le comunità locali avranno bisogno di maggior supporto sia per la ripresa dalla crisi in corso che per fronteggiare e adattarsi alle future sfide regionali e globali, dalle pandemie al cambiamento climatico, disastri naturali o conflitti. La pandemia ha dato slancio al ripensamento dei modelli esistenti e all’indirizzamento degli sforzi post Covid-19 verso un turismo culturale basato sulla natura in linea con i valori Unesco, rispettoso del patrimonio e benefico per le comunità. In risposta, l’Unesco ha istituito una task force sul turismo culturale e resiliente, con autorità consultive della Convenzione Unesco per affrontare temi chiave legati al turismo e per promuovere nuovi approcci che sfruttano i valori del patrimonio e contribuiscono allo sviluppo sostenibile durante e oltre la crisi del Covid-19. Guardando avanti, l’aumento del coordinamento, il rafforzamento delle capacità di formazione nell’innovazione digitale e lo scambio di buone pratiche saranno fattori cruciali. Questo sarà il focus del nostro lavoro andando avanti e la vostra collaborazione è benvenuta”.

E Alessandra Priante: “L’anno scorso proprio di questi tempi ero alla BMTA e ho avuto il grandissimo piacere di parteciparvi per la prima volta e farlo nel mio nuovo ruolo di Direttore Regione Europa dell’Unwto per dimostrare ancora una volta che le Nazioni Unite sono da sempre accanto a questa manifestazione e che l’Italia può giocare un grande ruolo di eccellenza proprio con eventi di questo tipo, perché con la Borsa si realizza qualcosa di unico nel mondo, non solo per la location dove si svolge ma anche per il modo estremamente professionale con cui si gestiscono il salone espositivo e il programma scientifico. Colgo l’occasione per darci appuntamento ad aprile 2021, sperando che questa situazione così triste per tutti noi abbia trovato una modalità di gestione che ci consenta di portare avanti le nostre attività prioritarie, che in questo caso sono appunto del turismo, e di rifocalizzare la nostra azione verso obiettivi maggiormente sostenibili, innovativi ma soprattutto accessibili e responsabili”.

“La BMTA è un appuntamento riconosciuto e apprezzato da tutti i grandi esperti del settore per la grande capacità di coinvolgere gli attori di questo specifico comparto, in cui l’Italia può dire la propria, e per l’originalità della manifestazione”, ha sottolineato Lorenza Bonaccorsi: “Sono certa che poterla svolgere in primavera, nella straordinaria cornice del Parco Archeologico, rappresenterà un ulteriore valore aggiunto all’iniziativa. La fase molto complessa che stiamo vivendo ci impone di ripensare a ciò che sarà il turismo di domani, infatti questa crisi ha accelerato dei fenomeni già in movimento e alcuni di questi riguardano da vicino anche il turismo archeologico: pensiamo al rapporto tra i territori e il turismo di massa, alla gestione dei grandi volumi, agli amministratori che talvolta devono gestire o supportare i nostri siti, alla fragilità stessa di molte nostre ricchezze (beni culturali, archeologici, storici) che vanno tutelate e allo stesso tempo valorizzate, rispettate, fatte conoscere e visitate. Vi sono, dunque, numerosi temi che una manifestazione come la BMTA sarà in grado di approfondire con esperti e operatori. Cito in ultimo anche l’enorme supporto che può arrivare dalla piena digitalizzazione dei nostri servizi nei siti archeologici così come nei musei, un aspetto su cui il MiBACT è particolarmente attento nel sostegno delle tante realtà del Paese, come ovviamente quella di Paestum”.


La locandina della sesta edizione dell’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad”

Gabriel Zuchtriegl, direttore del parco archeologico di Paestum e Velia
Hanno aperto i lavori per gli enti promotori l’assessore al Turismo della Regione Campania Felice Casucci (“Voglio sottolineare l’importanza, in questo periodo così complesso, dello svolgimento online degli eventi culturali: per questo esprimo il mio apprezzamento all’iniziativa di questi giorni e per coloro che la rendono possibile. La BMTA è un grande evento, unico al mondo, che si avvale di importanti partner; inoltre, vorrei ricordarne l’esemplarità sotto il profilo economico, ancora di più in questo momento storico, legato alla destagionalizzazione e per quanto riguarda la tutela del patrimonio culturale, essenziale alla vita dei territori”), il sindaco di Capaccio Paestum Franco Alfieri (“Conoscendo la tenacia del prof. Emanuele Greco non mi sono meravigliato che abbia voluto non tener conto della pandemia e portare avanti, seppur online, i lavori dei Dialoghi sull’Archeologia. Purtroppo, la situazione che stiamo vivendo ci costringe a una partecipazione virtuale ma non ho voluto far mancare il saluto della Città di Capaccio Paestum e il mio personale, in attesa di rivederci ad aprile in occasione della XXIII BMTA”) e il direttore del parco archeologico di Paestum e Velia Gabriel Zuchtriegel (“Colgo l’occasione per salutare tutti da un luogo, in cui mi sarebbe piaciuto portarvi per discuterne, ovvero la trincea scavata alla base delle fondazioni del Tempio di Nettuno: i dati mostrano una stratigrafia abbastanza intatta e anche delle strutture che sono molto interessanti per i risultati dello scavo in atto”) e a seguire il rettore dell’università di Salerno Vincenzo Loia ((“L’università di Salerno è partner di riferimento per la BMTA e per i “Dialoghi sull’Archeologia”. L’appuntamento della Fondazione Paestum è, infatti, promosso dalla nostra Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici del Dipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale: tre giorni molto intensi, dove confrontare i nostri risultati di ricerca. Un apprezzamento va alla partecipazione di molti giovani provenienti da diverse Università e Istituti”), il presidente del Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali di Ravello Alfonso Andria (“Oggi avrebbe avuto inizio la XXIII BMTA: non è stato così, ma lo sarà ad aprile perché l’edizione è semplicemente differita di qualche mese. Possiamo già anticipare alcuni momenti che caratterizzeranno la prossima Borsa: l’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad”, il Premio alla scoperta archeologica dell’anno e il Premio in memoria di “Sebastiano Tusa”, alla prima edizione, assegnato a personalità impegnate a favore del turismo archeologico subacqueo. Questo tempo “sospeso” che stiamo vivendo deve essere utile per progettare la ripresa e per dare contenuti e la Borsa non è solo incontro tra domanda e offerta, ma è anche contenuti, progettualità, costruzione di reti e relazioni, confronto di esperienze e buone pratiche”), il presidente onorario della Borsa Mounir Bouchenaki (“In questi giorni, in occasione della XXIII Borsa, avremmo dovuto riunirci a Paestum, bellissima città con i suoi meravigliosi templi risalenti alla Magna Grecia e proprio da oggi si svolgono i Dialoghi sull’Archeologia della Magna Grecia e del Mediterraneo del collega e amico Emanuele Greco. Tutti noi, che abbiamo partecipato tanti anni alla Borsa, aspettiamo con gioia il momento in cui sarà finita l’emergenza sanitaria e potremo ritrovarci insieme sia nel Parco Archeologico, sia nelle sale in occasione delle Conferenze sull’archeologia moderna e sulle scoperte che portano avanti la conoscenza del nostro passato, soprattutto nel Mediterraneo”). Il fondatore e direttore della Borsa Ugo Picarelli ha sottolineato il prestigioso apporto delle Istituzioni, che sostengono la Borsa quali Unesco, Unwto, MiBACT che non hanno voluto far mancare la loro vicinanza in questo particolare momento e il rinnovato impegno da parte degli enti promotori Regione Campania, Città di Capaccio Paestum, Parco Archeologico di Paestum e Velia.
Il ritrovamento dei dieci rilievi rupestri di Faida nel Kurdistan iracheno da parte dell’università di Udine premiato come la scoperta archeologica più importante del 2019 con l’assegnazione della sesta edizione dell’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad” promossa dalla Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico e da Archeo
La scoperta dei “dieci rilievi rupestri assiri nel Kurdistan Iracheno” ha vinto la sesta edizione dell’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad”, il Premio promosso dalla Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico e da Archeo, e assegnato in collaborazione con le testate internazionali, tradizionali media partner della Borsa: Antike Welt (Germania), Archéologia (Francia), as. Archäologie der Schweiz (Svizzera), Current Archaeology (Regno Unito), Dossiers d’Archéologie (Francia) e da quest’anno anche con British Archaeology (Regno Unito) la testata del prestigioso Council for British Archaeology. E queste testate hanno segnalato la scoperta in Kurdistan, rispetto alle altre finaliste candidate alla vittoria per il 2020: Cambogia: la città perduta di Mahendraparvata capitale dell’impero Khmer nella foresta sulle colline di Phnom Kulen a nord-est di Angkor; Israele: a Motza a 5 km a nord-ovest di Gerusalemme una metropoli neolitica di 9.000 anni fa; Italia: a Roma la Domus Aurea svela un nuovo tesoro, la Sala della Sfinge; Italia: nell’antica città di Vulci una statua di origine etrusca raffigurante un leone alato del VI secolo a.C. Il Premio sarà consegnato a Daniele Morandi Bonacossi, direttore della Missione Archeologica Italiana nel Kurdistan Iracheno e ordinario di Archeologia e Storia dell’Arte del Vicino Oriente Antico dell’università di Udine, venerdì 9 aprile 2021 (non più venerdì 20 novembre 2020, dopo i provvedimenti restrittivi dovuto all’emergenza sanitaria da Covid-19) alla presenza di Fayrouz, archeologa e figlia di Khaled al-Asaad, in occasione della XXIII Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico di Paestum. I rilievi rupestri del Kurdistan Iracheno si aggiudicano anche lo “Special Award”, il Premio alla scoperta con il maggior consenso sulla pagina Facebook della BMTA. L’importanza della scoperta archeologica compiuta dall’università di Udine è stata riconosciuta anche da Aliph, l’unico fondo globale dedicato esclusivamente alla protezione e riabilitazione del patrimonio culturale in aree di conflitto e post-conflitto, che ha finanziato la documentazione dei rilievi assiri di Faida e l’elaborazione di un progetto di restauro e protezione di questo monumentale complesso di arte rupestre gravemente minacciato da vandalismo e dall’espansione delle attività produttive del vicino villaggio (vedi https://archeologiavocidalpassato.com/2019/12/10/grandi-dei-e-sovrani-scolpiti-nella-roccia-lungo-un-imponente-canale-dirrigazione-la-grande-scoperta-delluniversita-di-udine-nel-kurdistan-iracheno-illustrata-a-roma-il-team-di-dan/).

L’International Archaeological Discovery Award, il Premio intitolato a Khaled al-Asaad, direttore dell’area archeologica e del Museo di Palmira dal 1963 al 2003, che ha pagato con la vita la difesa del patrimonio culturale, è l’unico riconoscimento a livello mondiale dedicato al mondo dell’archeologia e in particolare ai suoi protagonisti, gli archeologi, che con sacrificio, dedizione, competenza e ricerca scientifica affrontano quotidianamente il loro compito nella doppia veste di studiosi del passato e di professionisti a servizio del territorio. Nella 1ª edizione (2015) il Premio è stato assegnato a Katerina Peristeri per la Tomba di Amphipolis (Grecia); la 2ª edizione (2016) all’INRAP Institut National de Recherches Archéologiques Préventives (Francia), nella persona del Presidente Dominique Garcia, per la scoperta della Tomba celtica di Lavau; nel 2017 a Peter Pfälzner Direttore della missione archeologica che ha scoperto la città dell’Età del Bronzo presso il villaggio di Bassetki nel nord dell’Iraq; nel 2018 a Benjamin Clément, Responsabile degli scavi, per la scoperta della “piccola Pompei francese” di Vienne; nel 2019 a Jonathan Adams, Responsabile del Black Sea Maritime Archaeology Project (MAP), per la scoperta nel Mar Nero del più antico relitto intatto del mondo.

“Da oltre 25 anni il nostro ateneo opera nel Vicino Oriente, prima in Siria e ora nel Kurdistan iracheno, con un gruppo di lavoro di archeologi, studenti e specialisti di varie discipline guidato dal prof. Morandi Bonacossi”, dice il rettore, Roberto Pinton. Gli importanti riconoscimenti di oggi sono frutto del pieno e convinto sostegno dell’intero Dipartimento, dell’Università, di tutti i rettori che si sono succeduti e, aspetto assolutamente non irrilevante, di un intero sistema regionale e nazionale. Il premio per l’eccezionale scoperta dei rilievi assiri di Faida e l’importante finanziamento ricevuto da parte di ALIPH per garantire protezione e conservazione di questo patrimonio culturale dell’umanità sono per l’università di Udine motivo di grande orgoglio e soddisfazione”. E Daniele Morandi Bonacossi sottolinea: “L’attribuzione dell’autorevole premio della Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico intitolato a Khaled al-Asaad alla scoperta dei rilievi assiri di Faida e la nuova collaborazione con ALIPH, che ha come obiettivo proprio la tutela di questi straordinari monumenti di arte rupestre sono traguardi molto importanti per il nostro progetto, frutto di una stretta collaborazione con i colleghi e le autorità del Kurdistan e di una sinergia sistemica fra il nostro Ateneo, il Ministero degli Affari Esteri, la Regione Friuli Venezia Giulia, la Fondazione Friuli e ArcheoCrowd, cui si aggiunge ora anche ALIPH. Questi due riconoscimenti rafforzano la convinzione che l’università di Udine, sede del primo dipartimento in Italia dedicato alla storia e tutela dei beni culturali, possa e debba dare un importante contributo internazionale allo studio, documentazione, protezione e valorizzazione del patrimonio culturale dell’umanità minacciato da conflitti e degrado. Il sostegno di ALIPH, infatti, consentirà di elaborare un progetto di tutela e restauro dei rilievi assiri di Faida”.

Il progetto Kurdish-Italian Faida Archaeological Project (KIFAP) è diretto da Daniele Morandi Bonacossi e da Hasan Ahmed Qasim, rispettivamente per l’università di Udine e la direzione delle Antichità di Duhok. Lo scavo dei rilievi assiri di Faida si svolge in una terra, la Mesopotamia del nord, cruciale per la storia e rimasta inesplorata per decenni a causa della complessa situazione politica e d’instabilità che l’ha caratterizzata fino ad anni recenti. Ricerca, tutela, restauri, valorizzazione, formazione e cooperazione internazionale sono i cardini del progetto, che è sostenuto anche da Repubblica dell’Iraq, Governo Regionale del Kurdistan – Iraq, Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Consolato d’Italia a Erbil e Ambasciata d’Italia a Baghdad, Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Fondazione Friuli, ArcheoCrowd srl e Agenzia italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. “Il Faida Salvage Project incarna molti dei valori di ALIPH, ovvero la realizzazione di azioni concrete per proteggere un sito culturale unico che è stato minacciato da conflitto. Il successo di questo progetto, coordinato dal team dell’Università di Udine diretto dal Prof. Daniele Morandi Bonacossi, è il risultato di vari anni di impegno e collaborazione con le comunità, le autorità e gli esperti locali”, afferma il direttore generale Valéry Freland. “Il riconoscimento assegnato ai rilievi di Faida dallo International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad” è la conferma del loro valore e importanza e ALIPH si congratula calorosamente con l’intero team per questo eccezionale riconoscimento. Quando il lavoro di valutazione e contenimento dei danni al sito sarà completato, auspichiamo che si possa procedere rapidamente alla progettazione e realizzazione delle misure di protezione del complesso archeologico. ALIPH sostiene questo importante progetto che non solo migliora la nostra comprensione di uno dei momenti chiave del passato dell’umanità, ma contribuisce anche a porre le basi per una ripresa culturale, sociale ed economica sostenibile in Iraq”.


Il logo del progetto archeologico regionale “Terre di Ninive” (“Land of Nineveh Archaeological Project”)
“L’assegnazione dello International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad” 2020 al prof. Daniele Morandi Bonacossi per la scoperta dei rilievi assiri di Faida”, dichiara l’assessore regionale al Lavoro, formazione, istruzione, ricerca, università Alessia Rosolen, “è motivo di orgoglio e successo per tutta la Regione Friuli Venezia Giulia. Abbiamo sostenuto sin dall’inizio l’importanza del Progetto Archeologico Regionale Terre di Ninive in un’ottica di valutazione non solo squisitamente scientifica, ma anche in rapporto ad una crescita del livello reputazionale del nostro Paese e, nello specifico, del nostro Sistema Regione, ricordandoci che la cura e la ricerca del settore archeologico riportano in essere le radici e le origini della nostra Storia Moderna. La costante sinergia messa in atto fra l’Università di Udine e la Regione FVG ha fortemente contribuito a fortificare il legame a favore della cooperazione culturale ed umanitaria nella complessa realtà dell’Iraq settentrionale e del Kurdistan iracheno”. “La Fondazione Friuli, che dal 2005 è a fianco dell’ateneo udinese a sostegno dei suoi progetti di ricerca archeologica prima in Siria e poi in Iraq”, afferma il presidente Giuseppe Morandini, “è orgogliosa del premio internazionale assegnato al prof. Morandi Bonacossi per la scoperta dei rilievi assiri di Faida e del sostegno garantito dalla Fondazione Aliph alla protezione di questo complesso di arte rupestre unico al mondo. Questo successo testimonia come l’Università di Udine, voluta dalla popolazione e dalle istituzioni del Friuli nel 1978, con il sostegno dell’intero sistema regionale abbia saputo proiettarsi ai vertici della ricerca scientifica, della cooperazione internazionale e della tutela del patrimonio culturale minacciato da conflitti”. E il presidente di ArcheoCrowd, Francesco Zorgno, conclude: “ArcheoCrowd è orgogliosa di far parte della squadra che ha reso possibile questo progetto. L’elevatissimo valore di questo riconoscimento sarà uno stimolo importante a quegli imprenditori privati che, come noi, intendono affiancare il pubblico nel sostegno della ricerca archeologica”.
I rilievi rupestri di Faida. Nell’estate e autunno del 2019, la missione congiunta italo-curda “IAMKRI Italian Archaeological Mission to the Kurdistan Region of Iraq”, coordinata da Daniele Morandi Bonacossi dell’università di Udine con la direzione delle Antichità di Duhok guidata da Hasan Ahmed Qasim, ha individuato presso il sito archeologico di Faida, a 50 km da Mosul, dieci imponenti rilievi rupestri di epoca assira (VIII-VII secolo a.C.) scolpiti nella roccia lungo un antico canale d’irrigazione di 8,5 km di lunghezza. Il canale di Faida, alimentato da un sistema di risorgenti carsiche, fu fatto probabilmente scavare dal sovrano assiro Sargon II (721-705 a.C.) alla base di una collina. Oggi, il canale, che ha una larghezza media di 4 metri, è quasi completamente sepolto sotto spessi strati di terra depositati dall’erosione del fianco della collina. Dal canale principale si diramavano canali più piccoli, che consentivano di irrigare i campi circostanti e di aumentare la produzione agricola della campagna ubicata nell’entroterra di Khorsabad e Ninive, le ultime due capitali dell’impero assiro.

I pannelli rinvenuti sono imponenti, lunghi quasi 5 metri e alti 2. Sulla roccia è raffigurato un campionario straordinario di divinità e animali sacri. Le figure divine rappresentano il dio Assur, la principale divinità del pantheon assiro, su un dragone e un leone con corna, sua moglie Mullissu, seduta su un elaborato trono sorretto da un leone, il dio della Luna, Sin, anch’egli su un leone con corna, il dio della Sapienza, Nabu, su un dragone, il dio del Sole, Shamash, su un cavallo, il dio della Tempesta, Adad, su un leone con corna e un toro, e Ishtar, la dea dell’Amore e della Guerra su un leone. I rilievi, ripetuti in dieci esemplari (e altri sono verosimilmente ancora sepolti sotto ai detriti che colmano il canale), furono fatti eseguire dal sovrano assiro per celebrare la costruzione del canale d’irrigazione. I pannelli scolpiti a bassorilievo rappresentano una scena di profondo significato religioso e ideologico incentrata sull’adorazione delle divinità da parte del re e sulla celebrazione della creazione di questa importante infrastruttura idraulica destinata a garantire fertilità al territorio circostante potenziandone la produttività agricola.
XXIII Borsa mediterranea del turismo archeologico a Paestum dal 19 al 22 novembre: a quattro mesi dal via c’è già il programma in sicurezza e nel rispetto dei protocolli sanitari. Gli organizzatori: “Non vediamo l’ora di ripartire”
“Non vediamo l’ora di ripartire!”. Gli organizzatori sono ottimisti. E 4 mesi dall’apertura della XXIII Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico, in programma a Paestum dal 19 al 22 novembre 2020, c’è già il programma: “Il tutto in regime di sicurezza e nel rispetto dei protocolli sanitari”. “Il programma della XXIII edizione – spiegano i promotori – vede protagonista il turismo culturale all’insegna dell’esperienza unica e autentica e poiché la Bmta tratta il segmento archeologico del turismo culturale l’aspetto esperienziale è già di per sé alla base dell’offerta. Oggi più che mai, inoltre, qualsiasi offerta deve avere i caratteri della sostenibilità che, come si evince dal ricco programma, è l’altro tema importante di questa edizione. Dunque, un nuovo modo di proporre e vivere il turismo, oltre all’aumento degli standard di qualità, al rinnovamento e adeguamento delle strutture. Nel 2020 e 2021 dobbiamo ribaltare i dati del nostro incoming, contrassegnati dal 50% di stranieri e dal 50% di italiani: allora, più Italia in Italia e più Europa in Italia. La Bmta propone al Consiglio d’Europa la certificazione di un “Itinerario Culturale Europeo dei siti archeologici subacquei”. A confronto anche i modelli di gestione del patrimonio archeologico, a seguito della riforma Franceschini dei beni culturali, al fine di una migliore valorizzazione”.
Icomos e Icom hanno scelto la XXIII Bmta, a Paestum dal 19 al 22 novembre, per svolgere le Assemblee Nazionali dei Soci 2020, annullate nei mesi del lockdown. “Paestum è il luogo più naturale in cui ritrovarsi e mai come in questo momento i soci di Icomos Italia, organo consultivo professionale e scientifico dell’Unesco, e i professionisti museali dell’Icom Italia, associato all’Unesco e organo consultivo delle Nazioni Unite, desiderano farlo in presenza. In questo anno da dimenticare, Paestum con la sua Bmta rappresenta la ripartenza del turismo archeologico”, dichiara il fondatore e direttore della Bmta, Ugo Picarelli. “Occorre riqualificare la nostra offerta, in quanto la consapevolezza dei rischi e del non rispetto del pianeta, a cui ci ha riportato l’attuale pandemia, è motivo per intraprendere da subito l’unica strada possibile, un turismo sostenibile nel segno della unicità, dell’accessibilità, della destagionalizzazione e rispettoso dell’ambiente. Il viaggiatore della società contemporanea, una volta definito turista, è sempre più alla ricerca di emozioni e di soddisfare bisogni di conoscenza, ossia di fare turismo esperienziale alla ricerca di luoghi e momenti, che rispecchino i valori personali. Per i grandi attrattori archeologici è fondamentale ragionare sui flussi turistici: l’approccio sostenibile in questo caso deve essere una modalità per visitare i luoghi nel rispetto del bene culturale. Ma turismo sostenibile significa soprattutto valorizzazione del territorio, riscoperta delle aree interne e conoscenza del patrimonio minore, che comunque è un pezzo della nostra identità. Attraverso il racconto delle destinazioni archeologiche minori si favorirà la scoperta del territorio, puntando su un’economia anche circolare. Parlare di turismo culturale e sostenibile significa soprattutto affrontare tante sfaccettature, non solo ambientali, ma anche sociali e politiche: è un discorso ampio e importante per il futuro dei nostri territori e della nostra madre terra”.

Record di visitatori al parco archeologico di Paestum prima dell’emergenza coronavirus (foto parco archeologico Paestum)
Ecco le iniziative in primo piano, giorno per giorno. Giovedì 19 novembre 2020. “I beni culturali e il turismo dopo la pandemia” in collaborazione con l’Ordine dei Giornalisti della Campania (saranno rilasciati 4 CFP ai Giornalisti in regola con le firme di controllo). Il Corso di Formazione, che si svolgerà con la partecipazione dei direttori dei principali Musei e Parchi Archeologici nazionali, sulla comunicazione giornalistica per il rilancio dei beni culturali e del turismo, a seguito della crisi sanitaria. “Dall’outgoing all’incoming del turismo archeologico per una domanda di prossimità europea e nazionale” in collaborazione con ENIT Agenzia Nazionale del Turismo con la partecipazione di MiBACT, Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome, Osservatorio Parlamentare per il Turismo, Federturismo Confindustria, CISET Centro Internazionale di Studi sull’Economia Turistica Università Ca’ Foscari Venezia, Assoturismo Confesercenti, CNA Turismo, Confturismo Confcommercio, Tour Operator specialisti. Gli addetti ai lavori e i più noti tour operator italiani insieme per discutere della necessità di puntare sulla domanda di prossimità europea e nazionale per le nostre destinazioni interessate dal turismo archeologico, pensando a rinnovati e innovativi prodotti turistici a seguito della recente emergenza che ha ripensato il turismo secondo contenuti esperienziali e autentici. Il 19 e 20 novembre: V Convegno Internazionale Dialoghi sull’Archeologia della Magna Grecia e del Mediterraneo “Catastrofi, distruzioni, storia” a cura della Fondazione Paestum. Pur non essendo in assoluto una novità, dal momento che l’uomo da sempre si è interrogato sulle cause di eventi catastrofici naturali, bisogna riconoscere che più che mai oggi l’argomento è (giustamente) al centro dell’attenzione dell’opinione pubblica mondiale, soprattutto per il rapporto tra clima ed eventi distruttivi. Diventa quindi naturale il bisogno di rivolgere lo sguardo al passato, alla ricerca di quelle similitudini che permettono, tra l’altro, la migliore individuazione del dispiegarsi dei fenomeni.
Venerdì 20 novembre 2020. “I parchi per la valorizzazione del patrimonio archeologico in chiave più esperienziale e sostenibile” in collaborazione con Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni, Federparchi, Automobile Club d’Italia, Confagricoltura, Legambiente, Touring Club Italiano. La valorizzazione dei territori improntata da una governance sostenibile ha negli stakeholder la chiave per individuare contenuti e strumenti per promuovere una offerta contrassegnata da unicità, accessibilità, percorsi sensoriali ed emozionali, ecocompatibilità, tipicità, dove le identità sono protagoniste. In questo contesto Federparchi, Automobile Club d’Italia, Confagricoltura, Legambiente, Touring Club Italiano convergono la necessità di pensare anche una mobilità contemporanea, che guardi al prossimo futuro e che integri l’automobile con i nuovi mezzi di trasporto e con l’innovazione sostenibile. Avendo ACI già sperimentato progetti che trovano il miglior equilibrio possibile tra auto e natura, proprio in quest’ottica, le vetture citycar 100% elettriche all’interno dei Parchi Nazionali potrebbero rappresentare un progetto itinerante di educazione alla eco-sostenibilità. Il recente protocollo tra Federparchi, Confagricoltura e Legambiente rafforza la capacità di fare sistema attraverso la condivisione di politiche di marketing locali volte a indirizzare le strategie turistiche nelle aree montane, appenniniche e costiere per uno sviluppo di una agricoltura orientata alla diversificazione a 360°, che integri non solo aspetti produttivi ma anche ambientali. Il nuovo programma di certificazione dei “Cammini e Percorsi” a cura del Touring Club Italiano guarda nella stessa direzione, favorendo un percorso di miglioramento dei territori. Agli operatori turistici il compito di esserne ambasciatori e di promuoverne la narrazione, offrendo un modo di viaggiare all’insegna della sostenibilità e dell’autenticità dell’esperienza turistica, in totale coerenza con gli attuali trend della domanda. “Parchi e Musei autonomi e Fondazioni: modelli di gestione del patrimonio archeologico a confronto” in collaborazione con MiBACT e ANA Associazione Nazionale Archeologi. Alla Conferenza sarà presente l’artefice della riforma del MiBACT, Lorenzo Casini Capo di Gabinetto del Ministro, e le Fondazioni Aquileia, Brescia Musei, Museo delle Antichità Egizie, Parco Archeologico di Classe – RavennAntica.

Sebastiano Tusa in missione nel mare di Pantelleria e delle isole Eolie (foto soprintendenza del Mare)
Venerdì 20 e sabato 21 novembre 2020. “1a Conferenza Mediterranea sul Turismo Archeologico Subacqueo e 1° Premio di Archeologia Subacquea in memoria di Sebastiano Tusa” in collaborazione con Soprintendenza del Mare e Fondazione “Sebastiano Tusa” della Regione Siciliana, Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali di Ravello, ICOMOS Italia, NIAS Nucleo per gli Interventi di Archeologia Subacquea dell’ICR Istituto Centrale per il Restauro del MiBACT, Parco Archeologico dei Campi Flegrei, Accademia Internazionale di Scienze e Tecniche Subacquee, Istituto Italiano di Archeologia Subacquea, Gruppi Archeologici d’Italia, Archeoclub d’Italia. In occasione della edizione 2019 la BMTA assegnò postumo il Premio “Paestum Mario Napoli” a Sebastiano Tusa, per onorare la memoria del grande archeologo, dello studioso, dell’amico della Borsa, ma soprattutto dell’uomo del Sud, che ha vissuto la sua vita al servizio delle istituzioni per contribuire allo sviluppo locale e alla tutela del Mare Nostrum. In quegli stessi giorni nacque l’idea di inserire, annualmente all’interno del programma, una iniziativa di carattere internazionale, volta a ricordare l’impegno e le progettualità di Sebastiano Tusa. Pertanto, nell’ambito della XXIII edizione, avranno luogo la 1a Conferenza Mediterranea sul Turismo Archeologico Subacqueo in memoria di “Sebastiano Tusa” con la partecipazione delle più note destinazioni archeologiche subacquee mediterranee e il 1° Premio di Archeologia Subacquea “Sebastiano Tusa”, che sarà assegnato alla scoperta archeologica dell’anno o quale riconoscimento alla carriera, alla migliore mostra in ambito scientifico internazionale, al progetto più innovativo a cura di Istituzioni, Musei e Parchi Archeologici, al miglior contributo giornalistico in termini di divulgazione. La presenza della Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana, del Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali di Ravello, dell’Underwater Cultural Heritage Unesco, di ICOMOS Italia, del NIAS Nucleo per gli Interventi di Archeologia Subacquea dell’ICR Istituto Centrale per il Restauro del MiBACT, del Parco Archeologico dei Campi Flegrei assume particolare valenza per la certificazione di una rete dei siti sommersi nel “Programma degli Itinerari Culturali”, che fu avviato dal Consiglio d’Europa nel 1987. Gli “Itinerari Culturali dei siti sommersi del Mediterraneo” (una rete che collegherà Campania, Puglia, Sicilia, Egitto, Grecia e Israele attraverso i siti di Baia Sommersa nel Parco Archeologico dei Campi Flegrei, delle Tremiti, di Ustica-Egadi-Pantelleria, di Alessandria d’Egitto, di Pavlopetri e di Caesarea Maritima) rappresentano una risorsa chiave per il turismo responsabile e lo sviluppo sostenibile, rispondendo alle attività e ai progetti innovativi richiesti dal Consiglio d’Europa nel quadro dei cinque settori d’azione prioritari, strategici per lo sviluppo locale e la valenza culturale dei territori: cooperazione in materia di ricerca e sviluppo; valorizzazione della memoria, della storia e del patrimonio europeo; scambi culturali e educativi per i giovani europei; pratiche artistiche e culturali contemporanee; turismo culturale e sviluppo culturale sostenibile. Il progetto nasce dalla considerazione che ci sono ancora pochi itinerari o aree archeologiche subacquee attrezzate e fruibili al pubblico, sia in Italia che in campo internazionale. Per la verità molteplici sono i siti archeologici subacquei meta di visita, anche guidata, da parte dei diving club locali, ma si tratta di siti non tutelati e, comunque, privi di alcuna segnaletica ed organizzazione didattica propedeutica alla visita. La richiesta di certificazione al Consiglio d’Europa di un Itinerario Culturale Europeo ha, dunque, l’obiettivo di mettere in luce le potenzialità del turismo archeologico subacqueo per lo sviluppo locale delle tante destinazioni, anche lontane dalle località più note, che richiedono nuove offerte turistiche nel segno della tutela, delle esperienze autentiche e della sostenibilità. Ha assicurato la sua presenza alla Borsa Gabriella Battaini-Dragoni, Vice Segretario Generale del Consiglio d’Europa, che sin dall’inizio della sua brillante carriera alla Direzione Cultura fu artefice dello sviluppo del “Programma degli Itinerari Culturali Europei” (che partì nel 1987 con il riconoscimento del Cammino di Santiago di Compostela) e della costituzione dell’Istituto Europeo degli Itinerari Culturali, insediato a Lussemburgo nel 1998.

La locandina della sesta edizione dell’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad”
Venerdì 20 e sabato 21 novembre 2020. “International Archaeological Discovery Award Khaled al-Asaad” in collaborazione con Archeo e Incontri con i Protagonisti. Il Premio alla scoperta archeologica dell’anno, intitolato all’archeologo di Palmira che ha pagato con la vita la difesa del patrimonio culturale. Le 5 candidate, selezionate dai media partner internazionali (Antike Welt – Germania, Archéologia – Francia, as. Archäologie der Schweiz – Svizzera, British Archaeology – Regno Unito, Current Archaeology – Regno Unito, Dossiers d’Archéologie – Francia), che si contendono il Premio: Cambogia: la città perduta di Mahendraparvata capitale dell’impero Khmer nella foresta sulle colline di Phnom Kulen a nord-est di Angkor; Iraq: nel Kurdistan presso il sito di Faida, a 50 km da Mosul, dieci rilievi rupestri assiri, gli dei dell’Antica Mesopotamia; Israele: a Motza a 5 km a nord-ovest di Gerusalemme una metropoli neolitica di 9.000 anni fa; Italia: a Roma la Domus Aurea svela un nuovo tesoro, la Sala della Sfinge; Italia: nell’antica città di Vulci una statua di origine etrusca raffigurante un leone alato del VI secolo a.C. Inoltre, gli archeologi delle 5 scoperte saranno intervistati negli “Incontri con i Protagonisti”, occasione per il grande pubblico di ascoltare dai diretti interessati i racconti degli emozionanti ritrovamenti.
Sabato 21 novembre 2020. Conferenza nell’ambito dell’Anno del treno turistico indetto per il 2020 dal MiBACT Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo “Il treno storico per la connessione territoriale delle destinazioni archeologiche” in collaborazione con MiBACT, Fondazione FS, ENIT, Touring Club Italiano. Il MiBACT aveva dichiarato il 2020 “Anno del treno turistico” e la prevista cerimonia di apertura fissata il 25 febbraio fu annullata a causa della sopraggiunta crisi sanitaria. La scelta, dalle dichiarazioni del Ministro Franceschini, era dettata dalla motivazione di “promuovere un’altra forma di turismo, che permetta al viaggiatore di percorrere il nostro Paese in modo sostenibile e lungo le tratte storiche delle ferrovie, ammirando paesaggi magnifici e toccando località di struggente bellezza. Esistono 800 chilometri di tratte ferroviarie in disuso e abbandonate, che attraversano parchi nazionali, aree protette e territori densi di storia e cultura”. I treni rappresentano l’antico progresso, la produttività e la connessione tra tutti i piccoli territori che attraversano e puntando i riflettori sulle ferrovie turistiche, in particolare quelle storiche, i viaggiatori possono riscoprire un patrimonio immenso, fatto di antichi tracciati, gallerie e vecchi convogli che rievocano il passato del nostro Paese. La Fondazione FS, nell’ambito delle tratte interessate dai treni storici, dedica grande attenzione ai territori con destinazioni archeologiche. In Campania i turisti hanno una ampia offerta di itinerari, da “Archeotreno Campania” (da Napoli a Sapri con fermate a Ercolano, Pompei, Paestum, Ascea Velia) a “Reggia Express” e “Pietrarsa Express”. Il treno “Colori e sapori di Sicilia in un viaggio slow”, con ben 23 itinerari, collega i centri urbani più importanti (Catania, Palermo, Messina) con luoghi custodi di sapori unici (Modica, Bronte e Marsala) e i centri storici millenari (Taormina, Siracusa, Agrigento, Ragusa Ibla). In Toscana il treno a vapore da Siena a Murlo “Paesaggio, Natura, Etruschi e…” permette di scoprire la bellezza delle Terre di Siena con un mezzo e una velocità d’altri tempi.
Sabato 21 novembre 2020. Assemblea Ordinaria 2020 dei Soci di ICOMOS ITALIA. ICOMOS, Consiglio Internazionale dei Monumenti e dei Siti, è un’organizzazione internazionale non-governativa, senza fini di lucro, organo consultivo dell’UNESCO. ICOMOS si dedica alla conservazione e alla tutela dei monumenti, degli edifici e dei siti del patrimonio culturale, operando attraverso i Comitati Nazionali, tra i quali l’Italia rappresenta uno dei Comitati fondatori di ICOMOS sin dal 1965. ICOMOS Italia, negli ultimi anni, ha sviluppato la ricerca scientifica dei testi dottrinali fondando i primi Comitati Scientifici Internazionali oggi rappresentati da ben 28 tematismi a cui l’Italia, attraverso i propri esperti, continua ad offrire contributi innovativi. ICOMOS è l’unica ONG internazionale nel suo genere per la promozione di teoria, metodologia e tecnologia applicata alla conservazione, tutela e valorizzazione dei monumenti, dei siti e dei paesaggi. A Paestum oltre l’Assemblea si svolgerà la 1a Conferenza Nazionale dei Comitati Scientifici Italiani. Sabato 21 e domenica 22 novembre: Convegno e Assemblea Ordinaria 2020 dei Soci di ICOM ITALIA. ICOM è l’organizzazione internazionale dei musei e dei professionisti museali impegnata a preservare, ad assicurare la continuità e a comunicare il valore del patrimonio culturale e naturale mondiale, attuale e futuro, materiale e immateriale. ICOM è associato all’UNESCO e gode dello status di organismo consultivo presso il Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC). Oltre all’Assemblea annuale dei soci, si svolgerà il Convegno “Musei e parchi archeologici, nuove prospettive di partenariato pubblico-privato: responsabilità, professionalità, competenze”. Alla luce della crisi nei musei per la pandemia, è opportuno ripensare le collaborazioni tra gli enti pubblici e i privati, che a diverso titolo interagiscono con le istituzioni museali. ICOM Italia discuterà delle numerose esperienze degli ultimi decenni e delle prospettive future con attitudine scevra da pregiudizi, tenendo conto soprattutto delle funzioni essenziali dei musei e degli altri luoghi della cultura e delle competenze necessarie per assolverle, in ultima analisi delle professionalità che, aldilà delle forme di governo, assicurano a nostro avviso progetti culturali e servizi di qualità.
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