Al museo Archeologico di Calatia a Maddaloni (Caserta) per la rassegna di musica da camera “Autunno Musicale – Suoni & Luoghi d’arte” doppio appuntamento nel week end con il Trio Rigamonti

È un doppio appuntamento con la Musica da Camera, eseguita dal Trio Rigamonti, quello in programma sabato 6 e domenica 7 novembre 2021 al museo Archeologico di Calatia di Maddaloni, per la rassegna “Autunno Musicale – Suoni & Luoghi d’arte”. Si parte sabato 6 novembre 2021, alle 18.30, quando il Trio formato da Mariella Rigamonti al violino, Emanuele Rigamonti al violoncello e Miriam Rigamonti al pianoforte eseguirà brani di Franz Schubert. Domenica 7 novembre 2021, alle 11.30, invece, la stessa formazione cameristica eseguirà musiche di Robert Schumann, Aaron Copland e Joaquín Turina. I concerti al Museo Archeologico di Maddaloni prevedono l’obbligo di Green Pass e mascherina. Il costo dei biglietti è di 6 euro intero; 3 euro ridotto (per giovani fino a 30 anni). I concerti rientrano nella rassegna “Autunno Musicale – Suoni & Luoghi d’arte” organizzata dall’associazione “Anna Jervolino” e dall’Orchestra da Camera di Caserta, sotto la direzione artistica di Antonino Cascio.

Il Trio Rigamonti
Costituitosi al Conservatorio “G. Verdi” di Como, nella classe di Federica Valli e Paolo Beschi, il Trio Rigamonti si è formato con il Trio di Parma all’International Chamber Music Academy di Duino e con l’Atos Trio di Vienna all’Accademia Perosi di Biella. Nel 2020 viene ammesso allo Stauffer Center for Strings nella classe del Quartetto di Cremona e prende parte alla rete de “Le Dimore del Quartetto”. Vincitore di premi in concorsi internazionali, tra cui il “Vienna Grand Prize Virtuoso” e il “Luigi Nono” di Venaria Reale, svolge attività concertistica in Italia e all’estero, ospite di prestigiosi festival ed enti.
Palermo. Convegno internazionale di studi “Percorsi di archeologia nella Sicilia occidentale. Sebastiano Tusa in memoriam (1952-2019)”: tre giorni di approfondimento sull’attività e sulla figura del grande archeologo promosso dalla Fondazione Buttitta al museo Archeologico “Salinas”. Tutto il programma. Prenotazione obbligatoria

A due anni dalla tragica scomparsa del grande archeologo Sebastiano Tusa, è arrivato il momento per una riflessione di tipo storiografico sulla sua personalità di studioso, attivo nella ricerca e nella tutela dei beni culturali siciliani, e sul suo contributo alla loro conoscenza. Partendo da questa esigenza, la Fondazione Ignazio Buttitta ha organizzato il convegno internazionale di studi “Percorsi di archeologia nella Sicilia occidentale. Sebastiano Tusa in memoriam (1952-2019)”, dedicandolo alla figura dell’intellettuale, ai molteplici aspetti della sua ricerca (decine di scavi, interventi di tutela, ricognizioni) e confluita poi, oltre che nella sua duplice attività di funzionario degli enti di tutela e di docente universitario, in una sterminata bibliografia ricca di centinaia di titoli. Da giovedì 4 a sabato 6 novembre 2021, al museo Archeologico regionale “Antonino Salinas” di Palermo, si svolgerà dunque “Percorsi di archeologia nella Sicilia occidentale Sebastiano Tusa in memoriam (1952-2019)”, l’atteso convegno internazionale di archeologia che la Fondazione Ignazio Buttitta dedica alla figura di Sebastiano Tusa con il sostegno del BCIF, in collaborazione con il dipartimento Culture e Società dell’università di Palermo e il museo Archeologico regionale “Antonino Salinas” e con il patrocinio della Presidenza della Regione Siciliana. Il programma si presenta eterogeneo per tipologia di appuntamenti, con intellettuali, figure di spicco della scena internazionale che brillano per competenza e profondità di conoscenza dell’archeologia e della storia. Per informazioni, rivolgersi alla Fondazione Ignazio Buttitta ai numeri 0917026433 / 3391852655 / 3332188325. Prenotazione obbligatoria al numero 3285678119. Green Pass obbligatorio.

Il convegno si articolerà in una serie di percorsi tematici: la Sicilia occidentale prima degli Elimi; l’Archeologia subacquea; Selinunte; mondo elimo e Sicilia occidentale; la Sicilia centro-occidentale; musei, museo diffuso e comunicazione; Pantelleria. Ciascuno di essi è collegato alle attività di Sebastiano Tusa e si incentra nel territorio in cui lo studioso si trovò ad operare, ossia la Sicilia occidentale (in particolare le province di Palermo e Trapani). Le relazioni sono affidate a studiosi di rilevanza internazionale, chiamati ad esaminare il contributo e a illustrare il legato e gli sviluppi della ricerca iniziata da Tusa. Porteranno la loro testimonianza i familiari dello studioso scomparso e le autorità regionali e accademiche. Il convegno si conclude il 6 novembre 2021 con la proiezione del documentario “Sulle orme di Sebastiano” di Nicola Ferrari (Italia 2021) e l’assegnazione delle borse di studio “Sebastiano Tusa per la ricerca archeologica”. Le conclusioni sono affidate a Oscar Belvedere.

L’antropologo Andrea Tusa, figlio di Sebastiano (foto da http://www.pantelleria.com)
“Le attività dedicate a mio padre Sebastiano Tusa sono il frutto della collaborazione tra i suoi figli e la Fondazione Ignazio Buttitta”, spiega Andrea Tusa. “In questa fase si tratta di un importante convegno e dell’assegnazione di tre borse di studio che rientrano in un progetto molto più ampio e articolato che si sviluppa nell’arco di due anni. Queste attività comprendono la sistemazione e l’inventario della biblioteca di mio padre, l’organizzazione e la realizzazione di un altro convegno a lui dedicato, le borse di studio, e lo svolgimento di indagini archeologiche in Sicilia. Spero vivamente – conclude Tusa – che questo progetto, sostenuto dal BCIF, possa costituire un punto di partenza per l’avvio di una serie di attività che possano contribuire seriamente a tenere viva la memoria di mio padre, dei suoi insegnamenti, e di tutto ciò che è riuscito a realizzare per la tutela, lo studio e la valorizzazione del nostro patrimonio archeologico e culturale, e più in generale per la crescita culturale della nostra Sicilia”.

Programma di giovedì 4 novembre 2021. Alle 9.30, saluti inaugurali. Alle 11.30, prolusione di Dario Palermo, Massimo Cultraro, Aurelio Burgio “Ricordo di Sebastiano Tusa”. Alle 15, sezione “La Sicilia occidentale prima degli Elimi”: Fabio Martini (università di Firenze) su “Arte rupestre tra Paleolitico e Mesolitico”; Marcello Piperno, Carmine Collina (museo civico Archeologico “Biagio Greco” di Mondragone) su “La Grotta dell’Uzzo (San Vito lo Capo, Trapani) nel contesto del Mediterraneo occidentale: storia delle ricerche e sistemi tecnici tra Mesolitico e Neolitico”; Rafael M. Martínez Sánchez, José C. Martín de la Cruz (universidad de Córdoba, Spagna) su “Bridging trenches. The Italian-Spanish collaboration in Contrada Stretto (2003-2006)”. Dopo la pausa caffè, alle 17, sezione “L’Archeologia subacquea”, introduce Valeria Li Vigni (soprintendenza del Mare) su “Ultimi ritrovamenti subacquei della Sicilia occidentale”; William M. Murray (university of South Florida, USA) su “Sebastiano Tusa e la Storiografia della Battaglia delle Isole Egadi (intervento online)”; Timmy Gambin (University of Malta) su “I relitti profondi di Ustica e delle Egadi: la documentazione tridimensionale e il Museo Virtuale”; Peter Campbell (Cranfield University, UK) su “La sfida nel tracciare e mappare il luogo della Battaglia delle Egadi”; Jonathan Prag (University of Oxford, UK) su “Le iscrizioni sui rostri delle Egadi (intervento on line)”. Alle 19, discussione e interventi a cura dei funzionari e tecnici della Soprintendenza del Mare.

Programma di venerdì 5 novembre 2021. Alle 9, sezione “Selinunte”: Clemente Marconi (New York University, Milano) su “Sebastiano Tusa e Selinunte: un progetto di archeologia totale (intervento on line)”; Dieter Mertens, già direttore Istituto Archeologico Germanico di Roma, su “Le ricerche coordinate dall’Istituto Archeologico Germanico a Selinunte”; Caterina Greco (museo Archeologico regionale “Antonino Salinas”), Valeria Tardo (università di Palermo) su “Ceramiche d’importazione dal santuario della Malophoros di Selinunte. Un aggiornamento”; Claudio Parisi Presicce (Musei Capitolini, Roma) su “Il santuario della Malophoros e le aree sacre limitrofe (intervento on line)”. Dopo la pausa caffè, alle 11.30, sezione “Mondo elimo e Sicilia occidentale”: Francesca Spatafora, archeologa, su “Gli Elimi tra storiografia e archeologia”; Rossella Giglio (parco Archeologico di Segesta) su “Segesta: nuove attività del Parco”; Salvatore De Vincenzo (università della Tuscia), Chiara Blasetti Fantauzzi (Freie Universität Berlin / Einstein Center) su “Erice elima, punica e romana alla luce dei nuovi scavi”. Alle 15, sezione “La Sicilia centro-occidentale”: Assia Kysnu Ingoglia (università di Trento), Massimo Cultraro (Cnr-Ispc, università di Palermo) su “Da Roccazzo a Mokarta: modelli insediativi e dinamiche culturali tra Eneolitico e Bronzo Recente nella Sicilia occidentale”; Stefano Vassallo, archeologo, su “Il territorio dei Monti Sicani”; Aurelio Burgio (università di Palermo) su “Dinamiche territoriali nella Sicilia occidentale: uno sguardo nella lunga durata”. Dopo la pausa caffè, alle 17, sezione “Musei, museo diffuso e comunicazione”: Rosalba Panvini (università di Catania) su “Dallo scavo alla valorizzazione. L’attività di Sebastiano Tusa nel campo della museografia”; Enrico Giannitrapani (cooperativa Arkeos, Enna) su “Lo sguardo oltre il mare. La preistoria della Sicilia centrale tra ricerca sul campo e archeologia pubblica (intervento on line)”. Alle 18, discussione.

Programma di sabato 6 novembre 2021. Alle 9, sezione “Pantelleria”: Maurizio Cattani (università di Bologna) su “Pantelleria e gli studi sulla preistoria siciliana di Sebastiano Tusa”; Thomas Schaefer (Eberhard KarlsUniversität Tübingen) su “Pantelleria in età romana: i risultati delle recenti campagne esplorative (intervento on line)”; TomooMukai (Centre Camille Jullian, Université d’Aix-Marseille / CNRS, France) su “L’île de Pantelleria entre la Sicile et l’Afrique, vu par la céramique (intervento on line)”; alle 10.30, sezione “Memoria e ricordo di Sebastiano Tusa”: proiezione del documentario “Sulle orme di Sebastiano” di Nicola Ferrari (Italia 2021, 25’). Il breve filmato raccoglie i ricordi e le testimonianze dei colleghi e dei collaboratori del professor Sebastiano Tusa, scomparso tragicamente il 10 marzo 2019. Un’occasione per ricordare il suo amore e impegno per l’archeologia, la ricerca e il mare. Alle 11, assegnazione delle borse di Studio “Sebastiano Tusa per la ricerca archeologica”; alle 11.30, conclusioni a cura di Oscar Belvedere.
Al museo Archeologico di Calatia a Maddaloni (Caserta) per la rassegna di musica da camera “Autunno Musicale – Suoni & Luoghi d’arte” doppio concerto per il Ponte di Ognissanti: domenica con Olaf John Laneri al piano e lunedì ancora con Laneri e Laura Marzadori al violino


Un soffitto dipinto della sede che ospita il museo Archeologico di Calatia a Maddaloni (Ce) (foto drm-campania)
Il lungo weekend di Ognissanti al museo Archeologico di Calatia di Maddaloni (Caserta) sarà scandito dalle note del pianoforte e dalla musica da camera. Per la rassegna “Autunno Musicale – Suoni & luoghi d’arte”, infatti, il museo ospiterà un doppio appuntamento. Domenica 31 ottobre 2021 alle 18, Olaf John Laneri, per la sezione Pianofestival, eseguirà al pianoforte musiche di Scarlatti, Beethoven, Schumann e Chopin. La giornata festiva di lunedì 1° novembre 2021 alle 18, inoltre, vedrà ancora Laneri al pianoforte, accompagnato da Laura Marzadori al violino, interpretare musiche di Grieg, Schubert e Beethoven per la sezione Musica da Camera. I concerti rientrano nella rassegna “Autunno Musicale – Suoni & Luoghi d’arte” organizzata dall’associazione “Anna Jervolino” e dall’Orchestra da Camera di Caserta, sotto la direzione artistica di Antonino Cascio. I concerti al museo Archeologico di Calatia di Maddaloni prevedono l’obbligo di Green Pass e mascherina. Il costo dei biglietti è di 6 euro Intero; 3 euro ridotto (per giovani fino a 30 anni).

Il pianista Olaf John Laneri
Nato a Catania da padre siciliano e madre svedese, Olaf John Laneri ha terminato brillantemente gli studi a Verona e si è perfezionato in Italia e all’estero, conseguendo la qualifica di Master all’Accademia Pianistica di Imola. Dopo diverse vittorie in competizioni nazionali, si è laureato ai concorsi internazionali di Monza, Tokyo e Hamamatsu e nel 1998 ha vinto la cinquantesima edizione del Concorso Busoni di Bolzano. Per la Universal ha inciso un cd con le Ballate op. 10, le Variazioni sopra un Tema di Paganini op. 35 e i Klavierstücke op. 76 di Brahms. Suona in Duo con la violinista Laura Marzadori e nel Trio Gustav con il violinista Francesco Comisso e il violoncellista Dario Destefano. È docente di pianoforte al Conservatorio di Venezia.

La violinista Laura Marzadori
Bolognese, classe 1989, Laura Marzadori a 25 anni vince il concorso internazionale per ricoprire il ruolo di primo violino di spalla dell’Orchestra del Teatro alla Scala di Milano, con la quale ha collaborato con i più grandi direttori, tra cui Daniel Barenboim, Riccardo Chailly, Daniele Gatti, Daniel Harding, Antonio Pappano, Zubin Mehta e Myung-Whun Chung. Oltre all’impegno alla Scala prosegue nell’attività solistica con concerti in tutto il mondo, suonando nelle più prestigiose sale. Insieme alle sorelle Sara e Irene ha costituito il Trio Marzadori con cui propone anche brani meno eseguiti. Si è imposta giovanissima all’attenzione del pubblico e della critica vincendo a soli 16 anni il Premio Città di Vittorio Veneto, il più importante concorso violinistico nazionale, e aggiudicandosi riconoscimenti in concorsi internazionali. Nel 2013, col Trio Amar, assieme a Leonora e Ludovico Armellini, ha ricevuto il Premio Farulli nell’ambito della 32esima edizione del Premio Abbiati della critica musicale italiana. Suona un violino Giorgio Serafino del 1748 di proprietà della Fondazione Pro Canale.
L’Aquila. Apertura straordinaria del museo nazionale d’Abruzzo nel Forte Spagnolo (in attesa del completamento dei lavori di restauro post terremoto 2009) per ammirare il Mammut aquilano (Mammuthus Meridionalis) ritrovato nel 1954

La sua imponenza, quel suo abitare solo nel Bastione est, quasi a guardia del Forte Spagnolo, la sua unicità come reperto paleontologico, la capacità di evocare il mondo che era intorno alla città, hanno reso il Mammut aquilano, dal suo ritrovamento nel 1954 ad oggi, uno dei simboli più potenti ed identitari del territorio aquilano. Dopo un accurato e importante intervento di restauro, finanziato dalla generosa donazione di 600mila euro del Corpo della Guardia di Finanza, il Mammut ha atteso il tempo opportuno per tornare a mostrarsi. Il momento è arrivato, e coincide con il completamento del I lotto di interventi sul Forte spagnolo che ospita lo scheletro, interventi che hanno interessato il fronte d’ingresso al Castello cinquecentesco, il più danneggiato dal terremoto del 2009. La costante sinergia tra il Segretariato regionale per l’Abruzzo (stazione appaltante), la soprintendenza ABAP per le province di L’Aquila e Teramo (che ha curato la direzione lavori), e il museo nazionale d’Abruzzo (che troverà di nuovo qui la sua sede), ha condotto al completamento dei complessi lavori, ed ora è di nuovo possibile entrare al Forte e al cospetto del Mammut.

Panello-locandina per l’apertura straordinaria del Castello dell’Aquila dove è esposto il Mammut (foto Mic)
In attesa dell’allestimento multimediale del Bastione, sabato 30 e domenica 31 ottobre 2021, dalle 10 alle 22, prima apertura straordinaria. Il progetto prevede infatti già un’ulteriore giornata di visite guidate dedicate all’ospitalità inclusiva, per un patrimonio senza barriere, sabato 4 dicembre 2021 (il 3 dicembre è la giornata internazionale delle persone con disabilità). Questo secondo appuntamento sarà organizzato in collaborazione con l’Unione Italiana Ciechi dell’Aquila, che ha realizzato ad hoc per il Mammut un pannello in braille, con QR code per l’ascolto audio delle informazioni. Si lavorerà, sempre di concerto tra gli Istituti territoriali del ministero della Cultura, per promuovere altre iniziative analoghe, così che tutti possano rivedere il Mammut, compatibilmente con il proseguimento dei lavori al Forte e con l’allestimento del Bastione est. Le visite guidate di sabato 30 e domenica 31 ottobre 2021 sono a ingresso gratuito, ma con prenotazione obbligatoria. Le prenotazioni, attivate lunedì 25 ottobre, hanno portato in poco più di 24 ore al sold-out dell’iniziativa. Nel rispetto della normativa anti-Covid vigente, le visite saranno suddivise per gruppi di 20 persone, con ingressi scaglionati ogni 20 minuti. È possibile prenotare per un numero massimo di 5 persone. Agli adulti e ai bambini di età superiore ai 12 anni sarà consentito l’ingresso solo se in possesso di Green Pass o di esito negativo di tampone molecolare/antigenico risalente a non oltre le 48 ore precedenti il giorno di visita. Per consentire di svolgere le procedure di verifica previste dalla normativa anti-Covid vigente, si richiede a quanti hanno prenotato, di arrivare all’ingresso del Forte Spagnolo almeno 15 minuti prima del proprio turno d’accesso. Se si arriva in ritardo, si perde il diritto di prenotazione e di ingresso.
Aidone. Per il decennale del ritorno della Dea di Morgantina, due pomeriggi di seminari con Dario Di Blasi: “ARCHEOCiak. Il cinema racconta il mondo antico”. Immagini, spot, spezzoni di film per avvicinare il patrimonio culturale anche “ai non addetti ai lavori”

Era il 17 maggio 2011 quando veniva esposta al museo Archeologico regionale di Aidone (En) la Dea di Morgantina, la preziosa statua trafugata in Sicilia nella seconda metà del Novecento e restituita a seguito di una lunga trattativa internazionale. Sono passati dieci anni, e dal 17 maggio 2021 il Comune di Aidone promuove eventi per celebrare il decennale. “ARCHEOCiak. Il cinema racconta il mondo antico”, a cura di Dario Di Blasi e Alessandra Mirabella, è il nuovo appuntamento in calendario sabato 23 e domenica 24 ottobre 2021, alle 17.30, alla Rocca di Cerere Factory, il nuovo centro di informazione e accoglienza turistica realizzato nel comune di Aidone: l’ingresso è libero con Green Pass. Prenotazione consigliata ma non obbligatoria (tel. 3397519223). Dario Di Blasi, direttore artistico di Firenze Archeofilm ed esperto di cinema archeologico di fama internazionale, racconterà nel corso di due seminari pomeridiani come il patrimonio culturale possa avvicinarsi anche ai “non addetti ai lavori” attraverso il linguaggio del cinema. Sabato 23 ottobre 2021, “Comunicare l’antico nel modo più immediato ed efficace”: dalla collezione Farnese, con gli spot del museo Archeologico nazionale di Napoli, al Medioevo di Palermo, di Matilde di Canossa e dei Longobardi. Domenica 24 ottobre 2021, “Un percorso a ritroso nel tempo”: dalla Roma imperiale alla Grecia, la Domus Aurea e la villa romana, mito arte e colore nei bronzi e nella scultura greca. Spiritualità e arte originaria nella Preistoria.


Dario Di Blasi, direttore artistico di Firenze Archeofilm
“Un’amica, la professoressa Alessandra Mirabella di Aidone”, interviene Dario Di Blasi, “mi ha invitato a tenere una conferenza seminario, la chiamerei così, su come si possa raccontare il Mondo Antico in maniera originale con immagini, spot, spezzoni di film in occasione del decennale della restituzione della Dea (Demetra) al museo di Aidone da parte del Paul Getty Museum. Il Comune di Aidone mette volentieri a disposizione una sala per l’evento. Si tratta di una cosa inedita per me, pur vissuto per più di trent’anni a fianco del cinema archeologico e con qualche esperienza di seminari e master universitari, perché spero di incontrare persone che abbiano a cuore la conoscenza ma soprattutto la salvaguardia e la promozione del proprio territorio e orizzonte storico, così importanti per qualsiasi identità. Infatti l’incontro del tutto originale con il Rinascimento, il Medioevo, il mondo Classico Greco e Romano e la Preistoria mi auguro sia di stimolo e di confronto per acquisire ulteriore coscienza dell’importanza di Morgantina nel panorama dell’archeologia internazionale”.
Verona. Fino a fine anno riaprono al pubblico nei week end le Arche Scaligere, le monumentali tombe dei Signori di Verona nel cuore monumentale della città. Si entra col Green Pass

A Verona le Arche Scaligere tornano accessibili al pubblico. Da venerdì a domenica, accanto alla chiesa di Santa Maria Antica, dalle 12 alle 17, con ultimo ingresso alle 16.45, veronesi e turisti potranno visitare uno dei luoghi più suggestivi della città: ammirando da vicino le tombe degli Scaligeri grazie alla preziosa collaborazione dei volontari di Legambiente. Il cancello delle Arche Scaligere rimarrà aperto fino al 31 dicembre 2021, da venerdì a domenica, in concomitanza della proroga della mostra diffusa, realizzata in occasione del VII centenario dantesco. Biglietto d’ingresso ad 1 euro, acquistabile alla biglietteria che si trova all’ingresso delle Arche Scaligere. Non è necessaria la prenotazione. Accesso per i possessori di VeronaCard. Semplici regole per una buona visita: è obbligatorio l’uso della mascherina; si consiglia di portare con sé solo zaini o borse piccole (non sono disponibili deposito bagagli o armadietti); l’ingresso è contingentato; per ogni dubbio è possibile rivolgersi agli addetti all’accoglienza; i visitatori possono entrare solo con il Green Pass.

Le Arche Scaligere, situate nel cuore di Verona, sono un monumentale complesso funerario in stile gotico della famiglia degli Scaligeri destinate a contenere le arche (tombe) dei più illustri rappresentanti della casata. Le tombe sono racchiuse da un recinto in ferro battuto in cui ricorre il motivo della scala, simbolo della casata, mentre i sarcofagi si trovano a terra o su piani rialzati. Cinque le arche presenti. L’arca di Cangrande I Della Scala, posta sopra il portale della chiesa, è la prima delle tombe ad essere stata costruita, nel XIV secolo, per volontà dello stesso defunto. A realizzarla fu lo stesso progettista di S. Anastasia che progettò un tabernacolo gotico, retto da cani solennemente bardati; sul coperchio si trova la statua distesa del defunto, mentre i lati sono ornati da altorilievi a soggetto religioso e da bassorilievi a tema militare. Sulla sommità del baldacchino si trova una copia della statua equestre di Cangrande I, il cui originale è conservato al Museo di Castelvecchio dal 1921 insieme al corredo funerario. L’arca di Mastino II, iniziata nel 1345, subì numerose modifiche progettuali nel corso degli anni: originariamente era dipinta e dorata, cinta da una cancellata ai cui angoli si trovano quattro statue delle Virtù. Le facce dell’urna sono ornate da motivi religiosi e, sul coperchio, si trova la statua di Mastino II distesa, vegliata da due angeli. Il baldacchino è ad archi trilobati e presenta sul frontone altorilievi a soggetto religioso, cui fa da contrappunto la statua equestre di Mastino II, attualmente sostituita da una copia, mentre l’originale si trova da non molti anni nella torre dell’orologio di Castelvecchio. L’arca di Cansignorio, risalente al 1375, è la più riccamente decorata. Progettate da Bonino da Campione, le sculture raffigurano santi guerrieri, personaggi dei Vangeli, Virtù ed Apostoli, oltre alla grande statua equestre di Cansignorio. Il sarcofago di Alberto I, realizzato nel 1301 e riccamente scolpito. L’arca pensile di Giovanni della Scala, opera di opera di Andriolo de’ Santi che la terminò nel 1359 presso la chiesa di S. Fermo Maggiore, dove rimase fino al 1400.
Cortona. A un mese dalla chiusura della mostra “Luci dalle tenebre. Dai lumi degli Etruschi ai bagliori di Pompei” al Maec, conferenza di Luigi Donati con considerazioni conclusive sulla mostra e presentazione del catalogo

La mostra “Luci dalle tenebre. Dai lumi degli Etruschi ai bagliori di Pompei” al museo dell’Accademia etrusca e della Città di Cortona (Maec) si è chiusa il 12 settembre 2021: in assoluto la prima mostra dedicata all’illuminazione nel mondo etrusco con reperti giunti dai più prestigiosi Musei italiani, una esposizione interamente dedicata alle tecniche di illuminazione e ai rituali connessi nell’epoca etrusca (vedi Cortona. Ancora poche settimane per visitare la mostra “Luci dalle tenebre, dai lumi degli Etruschi ai bagliori di Pompei” al MAEC – museo dell’Accademia etrusca e della Città di Cortona, la prima mostra dedicata all’illuminazione nel mondo etrusco | archeologiavocidalpassato). A distanza di poco più di un mese sabato 16 ottobre 2021, alle 16, in sala Medicea di Palazzo Casali a Cortona, sede del Maec, “Considerazioni conclusive sulla mostra Luci dalle tenebre” a cura del prof. Luigi Donati, lucumone dell’Accademia Etrusca di Cortona. Seguirà la presentazione del catalogo. Green pass e prenotazione obbligatori: 0575637235 – prenotazioni@cortonamaec.org.

In mostra, grazie alla collaborazione di docenti dei maggiori atenei italiani e di studiosi di fama internazionale, si sono potuti ammirare gli oggetti che testimoniano le tecniche di illuminazione naturale e gli strumenti di illuminazione artificiale usati dagli Etruschi. Dal celebre lampadario etrusco in bronzo già custodito nelle sale del Maec, stupefacente e prezioso strumento di illuminazione artificiale antica, all’eccezionale prestito dal Mann di Napoli: una statua ritrovata a Pompei rappresentante un efebo, cui è dedicato uno speciale allestimento nella sala dei Mappamondi. La statua in bronzo è alta circa un metro e mezzo e rappresenta un adolescente con un candelabro che svolgeva il ruolo di accoglienza per gli ospiti illustri nelle dimore dell’antichità. Una intera sezione è stata dedicata ai sistemi di illuminazione collegati alla cultura nuragica, sviluppata nella Sardegna preromana, ed una sezione, particolarmente ricca, è stata riservata ad alcune delle più prestigiose realizzazioni rinvenute nella città di Pompei – legata al mondo etrusco da antichi vincoli di dipendenza – fra cui – come si diceva – la splendida statua di efebo lampadoforo rinvenuta integra in una ricca dimora di via dell’Abbondanza.
Trissino (Vi). L’archeologo Luca Zaghetto ci fa scoprire “Potere guerre e amori dei veneti antichi” attraverso le raffigurazioni sulle situle in bronzo. E poi visita guidata alla mostra “La scansia di casa mia. 2500 anni fa”

Gli abitanti del Veneto preromano si raccontano nelle raffigurazioni dell’arte delle situle. Martedì 5 ottobre 2021, alle 20.30, nella biblioteca di Trissino (Vi), ne parlerà l’archeologo Luca Zaghetto nell’incontro “Potere guerre e amori dei veneti antichi”, a corollario della mostra archeologica “La scansia di casa mia. 2500 anni fa” aperta – sempre negli spazi della biblioteca – fino al 24 ottobre 2021. All’incontro si accede con il Green Pass. È gradita la prenotazione allo 0445499340 o inviando una mail a scuolacultura@comune.trissino.vi.it. Le situle, splendidi vasi in bronzo decorati a sbalzo, “raccontano” diversi aspetti della vita degli antichi Veneti: celebrazioni, sacrifici, guerre ma anche gli amori e i momenti più intimi all’interno delle case. Luca Zaghetto, archeologo che più di ogni altro ha indagato il significato dei vari racconti figurati giunti fino a noi, guiderà il pubblico nella loro interpretazione e nella scoperta di significati spesso inaspettati.

Al termine dell’incontro sarà possibile partecipare a una visita guidata alla mostra archeologica “La scansia di casa mia. 2500 anni fa” che ci porta indietro nel tempo, alla metà del I millennio a.C., in una casa del villaggio dell’età del Ferro di Trissino, scoperto nel 1981 durante i lavori di ampliamento del cimitero comunale e parzialmente messo in luce dagli scavi archeologici condotti fino al 1990. L’allestimento è stato curato da Annachiara Bruttomesso, conservatrice archeologa del museo Zannato, e da Angela Ruta Serafini, già direttore del museo nazionale Atestino, con la collaborazione di Fiorenza Bortolami e di Roberto Battiston, conservatore (vedi A Trissino (Vi) prima tappa della mostra itinerante “La scansia di casa mia. 2500 anni fa” con i reperti di un villaggio dell’età del Ferro scoperto nel 1981. Si entra così in una delle case scoprendo interessanti aspetti della vita alla metà del I millennio a.C.: nella “scansia” coppe, tazze e boccale, stoviglie in ceramica sorprendentemente ben conservate | archeologiavocidalpassato).
A Licodia Eubea (Ct) conto alla rovescia per l’XI Rassegna del Documentario e della Comunicazione Archeologica: 18 film (con 6 prime internazionali), tre premi, incontri con esperti e divulgatori, laboratori didattici e mostre d’arte e fotografia. I direttori artistici: “Col programma 2021 proponiamo una riflessione profonda sull’impatto del nostro passaggio sulla Terra attraverso il tempo e sulla necessità di instaurare con essa un nuovo dialogo”
Diciotto film (sei prime internazionali, quattro prime nazionali, cinque prime regionali), tre incontri di archeologia (Maria Stupia, università di Catania; Filippo Brianni, presidente Archeoclub d’Italia Area Ionica; Lorenzo Nigro, università La Sapienza), una mostra (“Madre Terra, Natura-Naturans. Tra materia, immagine e corpo”), una finestra sul documentario siciliano, tre premi (“Archeoclub d’Italia”, assegnato al film più votato dal pubblico; “ArcheoVisiva”, al film migliore selezionato da una giuria internazionale di qualità; “Antonino Di Vita”, assegnato a chi spende la propria professione nella promozione della conoscenza del patrimonio storico-artistico e archeologico), attività didattica per le scuole, e poi visite guidate e aperitivi al museo Archeologico. Ecco i numeri dell’XI Rassegna del Documentario e della Comunicazione Archeologica a Licodia Eubea (Ct) dal 14 al 17 ottobre 2021, organizzata dall’associazione culturale ArcheoVisiva in collaborazione con l’Archeoclub d‘Italia di Licodia Eubea “Mario Di Benedetto”. L’ingresso alle proiezioni e alle mostre è gratuito. Tutte le attività previste si svolgeranno nel rispetto delle vigenti normative anti Covid-19. L’ingresso in sala sarà possibile solo su prenotazione attraverso la piattaforma http://www.eventbrite.it fino all’esaurimento dei posti disponibili. Per partecipare agli eventi e alle proiezioni in sala saranno obbligatori il possesso del Green Pass e l’utilizzo della mascherina.


L’assessore regionale ai Beni culturali e all’Identità siciliana Alberto Samonà (foto RDCA)
“La Rassegna del Documentario e della Comunicazione Archeologica di Licodia Eubea”, sottolinea Alberto Samonà, assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, “costituisce, in Sicilia, un punto di riferimento ormai indiscutibile sul versante dell’approfondimento delle strategie di comunicazione dell’Antico, in una felice sintesi tra divulgazione intelligente e profondità di conoscenze di settore. Dopo undici anni il Festival è un appuntamento imperdibile per studiosi e appassionati e costituisce anche un piccolo ma prezioso esempio di come un evento culturale possa inserirsi in un territorio in modo armonico, fino a divenirne parte integrante, valore aggiunto, fino a rappresentare, nell’immaginario collettivo, quel territorio stesso”. E il sindaco di Licodia Eubea, Giovanni Verga: “La Rassegna del Documentario e della Comunicazione Archeologica, giunta alla sua XI edizione, rappresenta per Licodia Eubea un evento di grande valenza culturale, riconosciuto dal mondo scientifico ed archeologico. L’impegno di questa Amministrazione per il futuro è quello di continuare a sostenere l’iniziativa promossa da ArcheoVisiva e dalla sezione locale dell’Archeoclub d’Italia in quanto rappresenta un valido mezzo per promuovere e valorizzare Licodia Eubea, le sue tradizioni e la sua storia millenaria”. Giacomo Caruso, presidente dell’Archeoclub d’Italia di Licodia Eubea: “Quando, undici anni fa – ricorda -, si pensò di dar vita ad una manifestazione che potesse, da un lato, raccontare il meraviglioso mondo della ricerca archeologica e, dall’altro, promuovere un territorio come quello di Licodia Eubea, il cui sviluppo è certamente legato al suo passato e alla sua storia, non avemmo alcun dubbio nell’ideare una rassegna cinematografica e di legarla alla figura del professor Antonino Di Vita, attraverso un premio a lui dedicato, sia perché originario di Licodia Eubea, ma anche perché a lui è intitolata l’istituzione culturale più prestigiosa: il museo civico”.

“Fin dalla sua comparsa l’uomo ha sempre interagito con l’ambiente circostante, adattandosi ad esso o modellandolo secondo le proprie necessità, in un equilibrio armonico di cui i paesaggi culturali sono testimonianza”, spiegano Alessandra Cilio e Lorenzo Daniele, direttori artistici del festival. “Nel tempo, però, questa relazione si è fatta complessa e tormentata, a causa di un’azione antropica sempre più aggressiva ed egoistica, i cui effetti oggi sono sotto gli occhi di tutti. La vera emergenza dell’età contemporanea non consiste solo nel salvare i segni del passato dalla dimenticanza, ma anche nel ricucire gli strappi con quella Natura che abbiamo prepotentemente sottomesso ai nostri interessi, individuando delle strategie efficaci che ci consentano di consegnare questo straordinario patrimonio alle generazioni future arricchito di nuovo senso e, soprattutto, in buona salute. È un invito all’azione, a “rimettere insieme i pezzi” -come ben suggerisce il soggetto grafico in copertina- che trova piena eco nei film selezionati per l’edizione 2021 del nostro festival, mostrando ancora una volta come il cinema sia un’efficace cartina al tornasole della nostra epoca, in grado di restituirne la temperie culturale, politica e sociale.

Lorenzo Daniele e Alessandra Cilio, direttori artistici della Rassegna di Licodia Eubea (foto RDCA)
Diciotto sono i documentari in concorso, italiani e stranieri: li abbiamo scelti per la qualità dei contenuti, ma anche per il taglio fresco e originale con cui portano le loro storie sullo schermo. A far da corredo a questa ricca programmazione filmica, incontri con esperti e divulgatori, laboratori didattici e mostre d’arte e fotografia: modi diversi – concludono – per invitare tutti a una riflessione profonda sull’impatto del nostro passaggio sulla Terra attraverso il tempo e sulla necessità di instaurare con essa un nuovo dialogo. Ché la Terra ha respiro, anima e voce: tutto quello che ci chiede, è di essere ascoltata”.

A ripercorrere la storia della rassegna ci pensa Maria Antonietta Rizzo Di Vita, docente di Etruscologia e Antichità Italiche all’università di Macerata. “Partendo dall’esperienza pionieristica dei più importanti festival di settore europei, due giovani entusiasti ed innamorati del loro lavoro, Alessandra Cilio e Lorenzo Daniele, insieme al lungimirante presidente della locale sede dell’Archeoclub d’Italia, Giacomo Caruso, decisero, nell’ormai lontano 2011, di proporre in un piccolo centro della Sicilia un’esperienza innovativa che ponesse al centro dell’attenzione la divulgazione archeologica attraverso la visione di film, incontri ed esperienze didattiche, coinvolgendo in questo ambizioso progetto le autorità locali, l’Università di Catania, le soprintendenze, le scuole. Tutte queste diverse realtà si trovarono insieme, da punti di vista diversi, a riflettere e a confrontare le modalità in cui l’archeologia potesse essere meglio compresa, raggiungendo un pubblico sempre più vasto, nella consapevolezza che solo una condivisa conoscenza ed un interesse diffuso potessero contribuire alla salvaguardia dell’immenso patrimonio culturale che doveva essere trasmesso alle future generazioni. Con il tempo l’attenzione del festival si è allargata a comprendere ogni parte del mondo, come testimoniano la ricchezza e la varietà dei film di registi famosi, ma anche di giovani ricchi di talento, spesso realizzati anche da operatori di soprintendenze e musei, da docenti universitari e direttori di missioni di ricerca e di restauro. Da quella lontana prima edizione, in cui fu istituito il premio Antonino Di Vita, in ricordo dell’illustre archeologo di fama internazionale e di origini licodiane, di cui proprio quest’anno cade il decimo anniversario dalla scomparsa, è stata percorsa una lunga strada, che condurrà certamente ad altri successi e che darà il suo fondamentale contributo per una divulgazione di alto profilo, oltre che per un’opera costante volta alla formazione di una coscienza civile nelle nuove generazioni, verso le quali la direzione artistica del festival ha sempre manifestato un’attenzione particolare”.
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