Paestum. Alla “città d’oro” d’Egitto l’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad”: la cerimonia di consegna a Zahi Hawass, già ministro delle Antichità, che guidava la missione, nell’ambito della XXIV Borsa mediterranea del Turismo archeologico

La città d’oro perduta scoperta da Zahi Hawass a Tebe Ovest (foto ministry of Tourism and Antiquities)
L’edizione 2022 dell’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad” è andata alla scoperta della “città d’oro fondata da Amenhotep III, riaffiorata dal deserto in Egitto”. Sotto la sabbia per migliaia di anni “la più grande città mai trovata in Egitto” in buono stato di conservazione e con mura quasi complete è stata ritrovata dalla equipe di Zahi Hawass, già ministro delle Antichità e direttore della missione archeologica al lavoro nel tempio funerario di Tutankhamon. Alla XXIV Borsa mediterranea del turismo archeologico il premio è stato consegnato a Zahi Hawass che si è detto onorato per l’ambito riconoscimento e ha spiegato: “La chiamo città d’oro perché è stata fondata durante l’età d’oro d’Egitto”. La cerimonia di consegna, alla presenza della figlia archeologa di Khaled Fayrouz Asaad e di Mohamad Saleh ultimo direttore del Turismo di Palmira, è ogni anno l’occasione per mantenere viva la memoria di quanto accaduto in Siria e per continuare a creare un ponte tra le città di Paestum e Palmira, suggellato anche da un gemellaggio siglato qualche anno fa proprio in occasione della BMTA.
Palmira e Paestum sono geograficamente lontanissime ma, grazie alla BMTA e all’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad”, il premio intitolato all’archeologo del sito di Palmira che ha pagato con la vita la difesa del patrimonio culturale, sono sempre vicine. Con il Premio, istituito nel 2015, la Borsa mediterranea del Turismo archeologico e la rivista Archeo, diretta da Andreas M. Steiner, hanno inteso dare il giusto tributo alle nuove scoperte. Si tratta dell’unico riconoscimento mondiale dedicato agli archeologi, che con sacrificio, dedizione, competenza e ricerca scientifica affrontano quotidianamente il loro compito nella doppia veste di studiosi del passato e di professionisti a servizio del territorio. Il Premio viene assegnato in collaborazione con le testate archeologiche internazionali media partner della Borsa – Antike Welt (Germania), AiD Archäologie in Deutschland (Germania), Archéologia (Francia), as. Archäologie der Schweiz (Svizzera), Current Archaeology (Regno Unito), Dossiers d’Archéologie (Francia).

La consegna a Zahi Hawass dell’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad”: da sinistra, Mohamad Saleh, Ugo Picarelli, Zahi Hawass, Fayrouz Asaad, Andreas M. Steiner (foto bmta)
“Palmira e Paestum condividono un’atmosfera, una tradizione, una gloriosa storia passata”, ricorda Mohamad Saleh ultimo direttore del Turismo di Palmira, “desideriamo presto tradurre questo gemellaggio in un progetto comune sul campo per aiutare le persone che tornano in Siria e fare un training mirato sul recupero del patrimonio culturale perduto ma anche sul restauro delle rovine della città nuova. Speriamo di cominciare già il prossimo anno”. E Ugo Picarelli, fondatore e direttore della Bmta, evidenzia: “L’International Archaeological Discovery Award Khaled al-Asaad è un momento molto sentito e importante per la Borsa sin dalle prime edizioni abbiamo voluto concretizzare il tema della cooperazione culturale invitando i Paesi internazionali come l’Egitto, che è stato anche il primo Paese ospite ufficiale. Quando in Siria è accaduto quel terribile episodio, abbiamo ritenuto doveroso dare un segnale. Ringrazio per la loro presenza a questa importante cerimonia i rappresentanti delle istituzioni del Bahrein, del Libano, della Repubblica popolare cinese, della Grecia, del Guatemala”. Da remoto è giunto anche il saluto di Mounir Bouchenaki presidente onorario della BMTA: “La Borsa lavora con le grandi istituzioni internazionali e nazionali. È un incontro unico al mondo in cui gli esperti dell’archeologia e del turismo dialogano. Migliaia di giovani universitari e liceali giungono a Paestum per la Borsa, che diventa sempre più importante e non solo nel Mediterraneo”.

La città fondata da Amenhotep III scoperta a Tebe Ovest (foto bmta)
Il sito prescelto per il Premio 2022 si trova nei pressi del palazzo del faraone Amenhotep III (1391-1353 a.C.), dalla parte opposta del fiume Nilo rispetto alla città e capitale di Tebe (oggi Luxor). Le iscrizioni geroglifiche indicano che la città era chiamata Tjehen-Aten, o Aton “abbagliante” e che fu fondata dal nonno di Tutankhamon, Amenhotep III. Acclamata “città d’oro perduta”, non è una città – che esisteva già ed era Tebe – esattamente perduta, visto che alcuni muri a zig-zag erano già stati scoperti negli anni ’30 dai francesi Robichon e Varille a 100 mt di distanza, e finora non ha prodotto alcun reperto d’oro. Gli ambienti conservano oggetti legati alla vita quotidiana: preziosi anelli, scarabei, vasi di ceramica colorata, mattoni di fango con i sigilli a cartiglio di Amenhotep III, oltre a iscrizioni geroglifiche su tappi di argilla dei vasi di vino, hanno contribuito a datare l’insediamento. È stata individuata anche una panetteria, una zona per cucinare e preparare il cibo, con forni e stoviglie di stoccaggio. La seconda zona, ancora in gran parte sepolta, coincide con il quartiere amministrativo e residenziale, circoscritta da un muro a zig-zag. La terza area era predisposta per i laboratori: lungo un lato è la zona di produzione dei mattoni di fango usati per costruire templi e annessi, nell’altro un gran numero di stampi da fonderia per l’elaborazione di amuleti e delicati elementi decorativi. Due sepolture insolite di una mucca o di un toro sono state trovate all’interno di una delle stanze, mentre sorprendente è la sepoltura di una persona con le braccia distese lungo i fianchi e i resti di una corda avvolta intorno alle ginocchia. A nord dell’insediamento è stato scoperto un grande cimitero con un gruppo di tombe scavate nella roccia di diverse dimensioni.

XXIV Borsa mediterranea del Turismo archeologico: Ugo Picarelli consegna il Premio “Paestum Mario Napoli” a Esma Cakir in rappresentanza dell’associazione Stampa Estera in Italia (foto bmta)
Lo Special Award per il maggior consenso sulla pagina Facebook della BMTA, è stato invece assegnato per la scoperta di “un santuario rupestre di oltre 11mila anni fa, il sito di Karahantepe in Turchia”. Consegnato anche il premio “Paestum Mario Napoli”, in occasione dei 110 anni dall’istituzione, all’Associazione della Stampa Estera in Italia: ha ritirato il premio la presidente Esma Cakir.
Paestum, XXIII Borsa mediterranea del Turismo archeologico: assegnato alla scoperta di “centinaia di sarcofagi nella necropoli di Saqqara in Egitto” la 7ma edizione dell’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad”, scelta tra le cinque più importanti del 2020. A novembre sarà consegnato anche il premio della 6° edizione (saltato per il Covid) andato alla scoperta di dieci rilievi rupestri assiri raffiguranti gli dèi dell’Antica Mesopotamia presso il sito di Faida (Iraq)

La scoperta di “centinaia di sarcofagi nella necropoli di Saqqara in Egitto” la 7ma edizione dell’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad”, promosso dalla Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico e da Archeo: la XXIII edizione si svolgerà a Paestum dal 25 al 28 novembre 2021. L’International Archaeological Discovery Award, il Premio intitolato a Khaled al-Asaad, direttore dell’area archeologica e del Museo di Palmira dal 1963 al 2003, che ha pagato con la vita la difesa del patrimonio culturale, è l’unico riconoscimento a livello mondiale dedicato al mondo dell’archeologia e in particolare ai suoi protagonisti, gli archeologi, che con sacrificio, dedizione, competenza e ricerca scientifica affrontano quotidianamente il loro compito nella doppia veste di studiosi del passato e di professionisti a servizio del territorio. La Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico e Archeo, la prima testata archeologica italiana, hanno inteso dare il giusto tributo alle scoperte attraverso un Premio annuale assegnato in collaborazione con le testate internazionali, tradizionali media partner della Borsa: Antike Welt (Germania), Archäologie in Deutschland (Germania), Archéologia (Francia), as. Archäologie der Schweiz (Svizzera), Current Archaeology (Regno Unito), Dossiers d’Archéologie (Francia). Nel 2015 il Premio è stato assegnato a Katerina Peristeri, Responsabile degli scavi, per la scoperta della Tomba di Amphipolis (Grecia); nel 2016 all’INRAP Institut National de Recherches Archéologiques Préventives (Francia), nella persona del presidente Dominique Garcia, per la Tomba celtica di Lavau; nel 2017 a Peter Pfälzner, direttore della missione archeologica, per la città dell’Età del Bronzo presso il villaggio di Bassetki nel nord dell’Iraq; nel 2018 a Benjamin Clément, responsabile degli scavi, per la “piccola Pompei francese” di Vienne; nel 2019 a Jonathan Adams, responsabile del Black Sea Maritime Archaeology Project (MAP), per la scoperta nel mar Nero del più antico relitto intatto del mondo.

Ecco le cinque scoperte archeologiche del 2020 finaliste della 7ma edizione dell’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad”. Egitto: centinaia di sarcofagi rinvenuti a Saqqara, patrimonio Unesco a 30 km a Sud del Cairo; Germania: la verità sul Disco di Nebra, il reperto più analizzato della storia archeologica tedesca; Indonesia: nell’isola di Suwalesi le pitture rupestri più antiche del mondo con un cinghiale dipinto in ocra rossa di 45500 anni fa; Israele: a Gerusalemme sotto il Muro del Pianto si celavano tre stanze di 2000 anni fa; Italia: le numerose scoperte di Pompei, un Thermopolium, un carro cerimoniale, le origini Etrusche della città. Come detto, la 7ma edizione dell’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad” va alla scoperta di “centinaia di sarcofagi nella necropoli di Saqqara in Egitto”. Il Premio sarà consegnato a Mostafa Waziry, Segretario Generale del Consiglio Supremo delle Antichità di Egitto, venerdì 26 novembre 2021. alle 18, alla presenza di Fayrouz, archeologa e figlia di Khaled al-Asaad, in occasione della XXIII Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico. Per quanto riguarda, invece, lo “Special Award” per il maggior consenso sulla pagina Facebook della BMTA, è risultata la scoperta delle “tre stanze di 2000 anni fa sotto il Muro del Pianto di Gerusalemme”.

Nella stessa cerimonia sarà premiata anche la scoperta archeologica riferita all’anno 2019 vincitrice della 6a edizione, ma non conferita in quanto la BMTA nel novembre 2020 fu annullata a causa del lockdown: Daniele Morandi Bonacossi, direttore della Missione Archeologica Italiana nel Kurdistan Iracheno e Ordinario di Archeologia e Storia dell’Arte del Vicino Oriente Antico dell’Università di Udine, per la scoperta di dieci rilievi rupestri assiri raffiguranti gli dèi dell’Antica Mesopotamia presso il sito di Faida, a 50 km da Mosul (vedi Il ritrovamento dei dieci rilievi rupestri di Faida nel Kurdistan iracheno da parte dell’università di Udine premiato come la scoperta archeologica più importante del 2019 con l’assegnazione della sesta edizione dell’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad” promossa dalla Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico e da Archeo | archeologiavocidalpassato).

A Saqqara, patrimonio Unesco a 30 km a sud del Cairo, ritrovati centinaia di sarcofagi. A novembre 2020, un prezioso tesoro di 50 sarcofagi in legno è stato rinvenuto nella necropoli da un team di archeologi guidato da Zahi Hawass. Il ritrovamento getta nuova luce sulla storia di Saqqara durante il Nuovo Regno, il periodo della storia egizia compreso tra il XVI secolo a.C. e l’XI secolo a.C. Le preziose bare sono state trovate in 52 pozzi sepolcrali, profondi tra i 10 e 12 metri, che facevano parte del tempio funerario dedicato alla regina Naert, moglie del re Teti, il primo faraone della VI dinastia del Vecchio Regno. Sempre a novembre 2020, vicino alla piramide di Djoser (la prima struttura di cemento completa esistente al mondo e la più antica piramide a gradoni di tutto l’Egitto), oltre 100 sarcofagi, risalenti a due epoche, Tolomeo e Tardo Periodo, e più di 40 statue con maschere e mummie dorate di 2500 anni, ben conservate in pozzi profondi di 12 mt. (vedi Egitto. Nella necropoli di Saqqara la missione egiziana scopre 100 sarcofagi inviolati e sigillati di 2500 anni fa, 40 statue dorate di Ptah Soker, 20 scatole di legno di Horus, e poi statuette, amuleti, ushabti e 4 maschere in cartonnage dorato. I sarcofagi andranno tra il Grand Egyptian Museum, il National Museum of Egyptian Civilization, il museo della Nuova Capitale Amministrativa e il museo Egizio di piazza Tahrir. Le mummie al National Museum of Egyptian Civilization | archeologiavocidalpassato). A ottobre, la scoperta di 3 pozzi funerari di 10, 11 e 12 metri di profondità e contenenti più di 59 sarcofagi antropomorfi e policromi di ben 2.600 anni fa, risalenti alla XXVI dinastia, disposti in diverse camere, impilati l’uno sull’altro e appartenenti a sacerdoti, alti funzionari e personalità di spicco dell’alta società. Inoltre, le sabbie dell’area cimiteriale hanno portato alla luce ben 28 statue lignee del dio principalmente venerato nella necropoli,

Le statue dorate di Ptah Soker, dio della necropoli di Saqqara, trovate dalla missione egiziana a Saqqara (foto Ministry of Tourism and Antiquities)
Ptah-Sokar-Osiris, e un gran numero di amuleti, ushabti e altri oggetti, inclusa la statua di bronzo con intarsi in agata rossa, turchese e lapislazzuli del dio Nefertum (vedi Egitto. La missione archeologica egiziana nella necropoli di Saqqara conferma l’eccezionalità della scoperta in tre pozzi sacri. Il ministro: “Siamo arrivati a 59 sarcofagi in legno ancora sigillati, di 2500 anni fa; 28 statue del dio Ptah Sokar e un gran numero di amuleti e ushabti. E non è finita” | archeologiavocidalpassato). A settembre 2020, 27 sarcofagi intatti sepolti da più di 2500 anni e mai aperti, con bare in legno ottimamente conservate, dipinte con colori vivaci, trovati insieme ad altri manufatti più piccoli, all’interno di un pozzo nel sito sacro (vedi Egitto. La missione archeologica egiziana nella necropoli di Saqqara ha scoperto 27 sarcofagi di epoca tarda, risalenti a 2500 anni fa, ancora sigillati. Il ministro el-Anani: “Una scoperta molto emozionante. E penso siamo solo all’inizio”. E ora gli egittologi sperano di trovare all’interno intatto anche il corredo | archeologiavocidalpassato). Tutti questi straordinari tesori antichi, ritrovati in tempi diversi dalla missione archeologica egiziana con a capo Mustafa Waziri, Segretario Generale del Consiglio Supremo delle Antichità, verranno trasferiti al GEM Grand Egyptian Museum per essere esposti, dopo i dovuti restauri.

La verità sul Disco di Nebra, scoperto nella Germania centrale, il reperto più analizzato di sempre. Il Disco di Nebra è una lastra in metallo con applicazioni in oro risalente all’Età del Bronzo, che raffigura chiaramente fenomeni astronomici e simboli di forte impronta religiosa, considerato la più antica rappresentazione del cielo e uno dei ritrovamenti archeologici più importanti del XX secolo. Il reperto è un disco in bronzo del diametro di 32 cm e dal peso di 2 kg su cui sono riportate, in lamina d’oro, le possibili figure del Sole, della falce lunare e un insieme di 32 piccoli dischetti che potrebbero rappresentare le stelle. Di questi 32 dischetti aurei, 29 sono ben visibili, mentre i restanti si sono staccati, lasciando però una traccia evidente sulla superficie del disco di bronzo. Scoperto nel 1999 da alcuni saccheggiatori di tombe all’interno di una cavità in pietra sul monte Mittelberg, vicino Nebra, a 252 metri di quota, nella foresta dello Ziegelroda, a 180 km a sud-ovest di Berlino, ora è al museo regionale della preistoria di Halle, in Sassonia-Anhalt. Il disco è stato principalmente esaminato dall’archeologo Harald Meller (Ente per l’Archeologia e la Conservazione dei monumenti storici di Halle), dall’astronomo Wolfhard Schlosser (Università di Bochum) e dai chimici esperti in archeologia Ernst Pernicka (archeometallurgia), Heinrich Wunderlich (tecnica e metodo delle costruzioni) e da Miranda J. Aldhouse Green (Università del Galles), archeologa e studiosa delle religioni dell’Età del Bronzo. In una pubblicazione della rivista scientifica “Archaeologia Austriaca” lo stesso Meller, insieme a dodici suoi collaboratori, ha riproposto una sintesi di tutte le più recenti indagini a favore dell’attribuzione del disco al 1600 a.C., ovvero all’Età del Bronzo, con le prove inequivocabili circa l’esattezza del luogo di ritrovamento che, al di là delle dichiarazioni dei due (certo poco attendibili) scopritori, si avvale ora di una dati scientifici difficilmente oppugnabili: l’aumentata concentrazione, nel terreno, di particelle d’oro e di rame, spiegabili con la prolungata permanenza del reperto nel terreno, e la corrispondenza tra la terra sul luogo del ritrovamento e tracce di essa rinvenute su una delle asce e sul disco stesso. La datazione del reperto si avvale dei risultati dell’analisi al radiocarbonio effettuati su resti organici (tracce di corteccia di betulla) prelevati dal manico di una delle spade rinvenute insieme al disco. Le controprove predisposte affrontano, su larga scala, “l’accusa” mossa al disco di non essere, cronologicamente e territorialmente, contestuali agli altri componenti del ritrovamento. Argomento centrale diventa, così, la composizione chimica dei metalli (per la quale non esiste ancora un metodo di datazione scientifica) e il luogo di provenienza degli stessi. Dal confronto con un database, che riunisce ben 50mila miniere metallifere preistoriche sul territorio europeo (e basandosi sull’esame geochimico della concentrazione degli isotopi del piombo) è emersa con evidenza l’origine del rame impiegato nel disco da depositi nelle Alpi orientali, nell’odierna Austria (miniera di Mitterberg, presso Salisburgo), mentre l’oro delle decorazioni proviene, con grande probabilità, dal fiume Carnon, nella regione della Cornovaglia (Inghilterra sudoccidentale).

In Indonesia nell’isola di Suwalesi le pitture rupestri più antiche del mondo con un cinghiale dipinto in ocra rossa di 45500 anni fa. Datata a 45500 anni fa la pittura rupestre del cinghiale delle verruche di Celebes, trovata nella grotta calcarea di Leang Tedongnge e che potrebbe essere la più antica pittura rupestre conosciuta al mondo. Per fare un confronto, le pitture rupestri di Lascaux, in Francia, sono datate a circa 17500 anni fa; quelle più antiche delle grotte di Altamira, in Spagna, a 36000 anni fa. La grotta si trova in una valle racchiusa da ripide falesie calcaree ed è accessibile solo da uno stretto passaggio della grotta e solo nella stagione secca, poiché il fondovalle è allagato durante la stagione delle piogge. “L’isolata comunità Bugis, che vive in questa valle nascosta afferma che non era mai stata visitata prima dagli occidentali” ha spiegato Adam Brumm dell’Australian Research Center for Human Evolution della Griffith University, co-leader del team di ricerca condotto con Arkenas, il principale centro di ricerca archeologica dell’Indonesia, Pusat Penelitian Arkeologi Nasional. Il dipinto in ocra rossa mostra un cinghiale con una corta cresta di peli eretti e un paio di verruche facciali simili a corno davanti agli occhi, una caratteristica dei cinghiali di Sulawesi maschi adulti, specie endemica dell’isola. “Gli esseri umani hanno cacciato i cinghiali di Sulawesi per decine di migliaia di anni” ha spiegato l’archeologo indonesiano Basran Burhan. “Questi maiali erano l’animale più comunemente raffigurato nell’arte rupestre dell’era glaciale dell’isola, il che suggerisce che siano stati a lungo apprezzati sia come cibo sia come fulcro del pensiero creativo e dell’espressione artistica”. L’arte rupestre realizzata nelle grotte calcaree può essere datata utilizzando l’analisi della serie di uranio dei depositi di carbonato di calcio, i “popcorn delle caverne”, che si formano naturalmente sulla superficie della parete della caverna usata per dipingere. A Leang Tedongnge, un piccolo “popcorn” si era formato sul piede posteriore di una delle figure di maiale, dopo che era stata dipinta; una volta datato, ha fornito un’età minima per il dipinto: visto che è questo deposito a essere stato datato a 45500 anni fa, la scena era quindi stata dipinta qualche tempo prima. Numerosi esempi di arte rupestre primitiva sono stati datati in precedenza, comprese rappresentazioni di animali e scene narrative che sono eccezionali sia per la qualità della loro esecuzione sia per la rarità, di almeno 43900 anni.

A Gerusalemme sotto il Muro del Pianto si celavano tre stanze di 2000 anni fa. Si tratta di un complesso sotterraneo che comprende tre ambienti contenenti oggetti di uso quotidiano. Quella porzione di muro, nei pressi del Secondo Tempio (o Tempio di Erode), era stata distrutta dai Romani nell’anno 70 a.C. Infatti, un tempo esistevano due templi sacri a Gerusalemme, principali luoghi di culto costruiti sul Monte del Tempio, ma furono entrambi distrutti dapprima dai Babilonesi e poi, appunto, dai Romani. Le stanze erano nascoste dietro uno strato di roccia. Gli archeologi erano ignari del fatto di aver scoperto delle nuove strutture collegate tra loro da scalinate. Barak Monnickendam-Givon, co-direttore degli scavi per conto dell’Autorità per le antichità israeliane, ha spiegato che “Siamo convinti che tutto ciò che ora comprende la piazza del Muro occidentale fosse sostenuto da un colonnato. Scaveremo ulteriormente per dimostrarlo. Una volta conclusi gli scavi ci sarà una netta divisione tra l’attività liturgica riservata alla preghiera dei fedeli e quella turistica, con i visitatori che verranno a scoprire il sito archeologico”. Tehila Sadiel, il secondo co-direttore responsabile degli scavi, ha precisato che “Tra i vari oggetti, abbiamo rinvenuto delle stoviglie di terracotta, alcune basi di lampade a olio usate per fare luce, una tazza di pietra eccezionale per il periodo e un frammento di “qalal”, un ampio contenitore di pietra usato per l’acqua, forse legato alle pratiche ebraiche del rituale di purificazione”. Del resto, nel corso dei millenni, Gerusalemme è stata costruita e ricostruita più volte da tutte le popolazioni che l’hanno abitata e conquistata. Gli strati di abitazioni, strade e luoghi sacri si sovrappongono tra loro ed è quindi facile trovare nascosto sotto qualche piano di mattoni un nuovo strato di storia. Sotto il Muro del Pianto ci sono già dei tunnel che si possono visitare e che corrono lungo i 485 metri di muro che circondavano l’antico Tempio e che oggi sono nascosti sotto le case della Città Vecchia.

A Pompei, numerose scoperte: un Thermopolium, un carro cerimoniale, le origini Etrusche della città. Il geografo greco Strabone faceva risalire le origini di Pompei agli Osci, una popolazione di ceppo sannitico appartenente alla Campania preromana, per tanti secoli ritenuta la più valida, anche se la fondazione di Pompei, avvenuta almeno 700 anni prima della sua tragica fine, 79 d.C., continuava a essere avvolta dal mistero. Le ultime campagne di scavo raccontano che Pompei sarebbe stata una città etrusca per lingua e per cultura, seppur costruita con uno stile diverso rispetto a quello che contraddistingue i suoi fondatori. La scoperta presentata dal direttore Massimo Osanna e dall’archeologo Carlo Rescigno si basa sulle centinaia di anfore, vasi, ampolle e coppe con iscrizioni ritrovate nello scavo del santuario costruito lungo la strada che collegava la città al mare, una costruzione a pianta rettangolare e a cielo aperto, riemersa a poche centinaia di metri dalle mura meridionali della città, in quello che viene indicato come il “Fondo Iozzino” (vedi Nella Palestra Grande agli scavi la mostra “Pompei e gli Etruschi”: 800 reperti provenienti da musei italiani e europei. 2^ parte: dalla Pompei – città nuova etrusca – in una Campania multietnica fino al suo tramonto, e alla memoria di alcune usanze etrusche | archeologiavocidalpassato). Le coppe ritrovate recano graffiti con frasi rituali accompagnate dal nome di chi ha fatto l’offerta presso il santuario, nomi tutti Etruschi, alcuni dei quali mai ritrovati prima nei territori della Campania, ma conosciuti nei centri di origine etrusca di Lazio e Toscana. La divinità onorata su questi oggetti, inoltre, è sempre indicata con il nome generico “Apa”, che in etrusco significa “Padre” e rappresenta un chiaro riferimento alla cultura religiosa degli Etruschi. A tutto ciò si aggiunge il santuario di Apollo, la principale area sacra pompeiana, dove gli scavi storici e quelli più recenti hanno fatto emergere delle coppe con iscrizioni ancora una volta in alfabeto e lingua etrusca (vedi Aperta al museo Archeologico nazionale di Napoli la mostra “Gli Etruschi al Mann”: un inedito focus sulla realtà di una Campania etrusca con 600 reperti (di cui 200 visibili per la prima volta). I tesori “scoperti” nei depositi del Mann costituiranno una nuova sezione permanente del museo napoletano | archeologiavocidalpassato).

L’ambiente quasi integro di un Thermopolium, bottega alimentare alla quale si aggiungeva uno street food con piatti di vario tipo, dalle lumache a una sorta di paella. Il Termopolio della Regio V, una delle tavole calde di Pompei, con l’immagine della Nereide a cavallo, era già stato parzialmente scavato nel 2019. Ora è riaffiorato per intero con nuove ricche decorazioni di nature morte, rinvenimenti di resti alimentari, ossa di animali e di vittime dell’eruzione del vulcano. Nella nuova fase di scavo, sull’ultimo braccio di bancone tornato alla luce, sono emerse ulteriori scene di nature morte, con rappresentazioni di animali. Frammenti ossei degli stessi animali sono stati rinvenuti all’interno di recipienti ricavati nello spessore del bancone, contenenti cibi destinati alla vendita. Tra questi, le due anatre germane esposte a testa in giù, pronte a essere preparate e consumate, un gallo e un cane al guinzaglio. Sono state rinvenute, inoltre, ossa umane, sconvolte a causa del passaggio di cunicoli realizzati nel XVII secolo da scavatori clandestini in cerca di oggetti preziosi e vario materiale da dispensa e da trasporto (nove anfore, una patera di bronzo, due fiasche, un’olla di ceramica comune da mensa). Per la prima volta si è scavato un simile ambiente per intero ed è stato possibile condurre tutte le analisi che le tecnologie odierne consentono da un team interdisciplinare composto da antropologo fisico, archeologo, archeobotanico, archeozoologo, geologo, vulcanologo, per capire cosa venisse venduto e quale era la dieta alimentare (vedi Pompei. Nuova scoperta eccezionale nella Regio V: torna alla luce un termopolio (una tavola calda dell’epoca) intatto, con ricche decorazioni di nature morte, rinvenimenti di resti alimentari, ossa di animali e di vittime dell’eruzione. Il direttore del parco archeologico Osanna descrive la scoperta. E il ministro Franceschini: “Pompei esempio di tutela e gestione” | archeologiavocidalpassato).

Il rinvenimento di un carro cerimoniale, un reperto straordinario emerso integro dallo scavo della villa suburbana in località Civita Giuliana, a nord di Pompei, oltre le mura della città antica rientra nell’ambito dell’attività congiunta finalizzata al contrasto delle attività illecite a opera di scavi clandestini nell’area a opera di “tombaroli”. Un grande carro cerimoniale a quattro ruote, con i suoi elementi in ferro, decorazioni in bronzo e stagno di carattere erotico (si trattava forse di un carro nuziale oppure destinato al culto di Cerere o Venere), i resti lignei mineralizzati, le impronte degli elementi organici (dalle corde a resti di decorazioni vegetali), è stato rinvenuto quasi integro nel porticato antistante alla stalla dove già nel 2018 erano emersi i resti di 3 cavallo, tra cui uno bardato. Gli scavi, che hanno permesso di verificare anche l’estensione dei cunicoli dei clandestini, in parte al di sotto e a ridosso delle abitazioni moderne, con conseguenti difficoltà sia di tipo strutturale che logistico, a causa dei 6 mt di profondità. A Pompei sono stati ritrovati in passato veicoli per il trasporto, come quello della casa del Menandro, o i due carri rinvenuti a Villa Arianna, ma niente di simile al carro di Civita Giuliana, un carro cerimoniale, probabilmente il Pilentum, utilizzato non per gli usi quotidiani o i trasporti agricoli ma per accompagnare momenti festivi della comunità, parate e processioni (vedi Nuova eccezionale scoperta nella lussuosa villa di Civita Giuliana (Pompei): scoperto un carro da parata (pilentum) integro, con decorazioni erotiche, forse per una cerimonia nuziale. Osanna: “Un unicum in Italia. Grazie all’intesa Parco archeologico di Pompei e Procura di Torre Annunziata per contrastare le attività dei tombaroli” | archeologiavocidalpassato).
Il ritrovamento dei dieci rilievi rupestri di Faida nel Kurdistan iracheno da parte dell’università di Udine premiato come la scoperta archeologica più importante del 2019 con l’assegnazione della sesta edizione dell’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad” promossa dalla Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico e da Archeo
La scoperta dei “dieci rilievi rupestri assiri nel Kurdistan Iracheno” ha vinto la sesta edizione dell’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad”, il Premio promosso dalla Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico e da Archeo, e assegnato in collaborazione con le testate internazionali, tradizionali media partner della Borsa: Antike Welt (Germania), Archéologia (Francia), as. Archäologie der Schweiz (Svizzera), Current Archaeology (Regno Unito), Dossiers d’Archéologie (Francia) e da quest’anno anche con British Archaeology (Regno Unito) la testata del prestigioso Council for British Archaeology. E queste testate hanno segnalato la scoperta in Kurdistan, rispetto alle altre finaliste candidate alla vittoria per il 2020: Cambogia: la città perduta di Mahendraparvata capitale dell’impero Khmer nella foresta sulle colline di Phnom Kulen a nord-est di Angkor; Israele: a Motza a 5 km a nord-ovest di Gerusalemme una metropoli neolitica di 9.000 anni fa; Italia: a Roma la Domus Aurea svela un nuovo tesoro, la Sala della Sfinge; Italia: nell’antica città di Vulci una statua di origine etrusca raffigurante un leone alato del VI secolo a.C. Il Premio sarà consegnato a Daniele Morandi Bonacossi, direttore della Missione Archeologica Italiana nel Kurdistan Iracheno e ordinario di Archeologia e Storia dell’Arte del Vicino Oriente Antico dell’università di Udine, venerdì 9 aprile 2021 (non più venerdì 20 novembre 2020, dopo i provvedimenti restrittivi dovuto all’emergenza sanitaria da Covid-19) alla presenza di Fayrouz, archeologa e figlia di Khaled al-Asaad, in occasione della XXIII Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico di Paestum. I rilievi rupestri del Kurdistan Iracheno si aggiudicano anche lo “Special Award”, il Premio alla scoperta con il maggior consenso sulla pagina Facebook della BMTA. L’importanza della scoperta archeologica compiuta dall’università di Udine è stata riconosciuta anche da Aliph, l’unico fondo globale dedicato esclusivamente alla protezione e riabilitazione del patrimonio culturale in aree di conflitto e post-conflitto, che ha finanziato la documentazione dei rilievi assiri di Faida e l’elaborazione di un progetto di restauro e protezione di questo monumentale complesso di arte rupestre gravemente minacciato da vandalismo e dall’espansione delle attività produttive del vicino villaggio (vedi https://archeologiavocidalpassato.com/2019/12/10/grandi-dei-e-sovrani-scolpiti-nella-roccia-lungo-un-imponente-canale-dirrigazione-la-grande-scoperta-delluniversita-di-udine-nel-kurdistan-iracheno-illustrata-a-roma-il-team-di-dan/).

L’International Archaeological Discovery Award, il Premio intitolato a Khaled al-Asaad, direttore dell’area archeologica e del Museo di Palmira dal 1963 al 2003, che ha pagato con la vita la difesa del patrimonio culturale, è l’unico riconoscimento a livello mondiale dedicato al mondo dell’archeologia e in particolare ai suoi protagonisti, gli archeologi, che con sacrificio, dedizione, competenza e ricerca scientifica affrontano quotidianamente il loro compito nella doppia veste di studiosi del passato e di professionisti a servizio del territorio. Nella 1ª edizione (2015) il Premio è stato assegnato a Katerina Peristeri per la Tomba di Amphipolis (Grecia); la 2ª edizione (2016) all’INRAP Institut National de Recherches Archéologiques Préventives (Francia), nella persona del Presidente Dominique Garcia, per la scoperta della Tomba celtica di Lavau; nel 2017 a Peter Pfälzner Direttore della missione archeologica che ha scoperto la città dell’Età del Bronzo presso il villaggio di Bassetki nel nord dell’Iraq; nel 2018 a Benjamin Clément, Responsabile degli scavi, per la scoperta della “piccola Pompei francese” di Vienne; nel 2019 a Jonathan Adams, Responsabile del Black Sea Maritime Archaeology Project (MAP), per la scoperta nel Mar Nero del più antico relitto intatto del mondo.

“Da oltre 25 anni il nostro ateneo opera nel Vicino Oriente, prima in Siria e ora nel Kurdistan iracheno, con un gruppo di lavoro di archeologi, studenti e specialisti di varie discipline guidato dal prof. Morandi Bonacossi”, dice il rettore, Roberto Pinton. Gli importanti riconoscimenti di oggi sono frutto del pieno e convinto sostegno dell’intero Dipartimento, dell’Università, di tutti i rettori che si sono succeduti e, aspetto assolutamente non irrilevante, di un intero sistema regionale e nazionale. Il premio per l’eccezionale scoperta dei rilievi assiri di Faida e l’importante finanziamento ricevuto da parte di ALIPH per garantire protezione e conservazione di questo patrimonio culturale dell’umanità sono per l’università di Udine motivo di grande orgoglio e soddisfazione”. E Daniele Morandi Bonacossi sottolinea: “L’attribuzione dell’autorevole premio della Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico intitolato a Khaled al-Asaad alla scoperta dei rilievi assiri di Faida e la nuova collaborazione con ALIPH, che ha come obiettivo proprio la tutela di questi straordinari monumenti di arte rupestre sono traguardi molto importanti per il nostro progetto, frutto di una stretta collaborazione con i colleghi e le autorità del Kurdistan e di una sinergia sistemica fra il nostro Ateneo, il Ministero degli Affari Esteri, la Regione Friuli Venezia Giulia, la Fondazione Friuli e ArcheoCrowd, cui si aggiunge ora anche ALIPH. Questi due riconoscimenti rafforzano la convinzione che l’università di Udine, sede del primo dipartimento in Italia dedicato alla storia e tutela dei beni culturali, possa e debba dare un importante contributo internazionale allo studio, documentazione, protezione e valorizzazione del patrimonio culturale dell’umanità minacciato da conflitti e degrado. Il sostegno di ALIPH, infatti, consentirà di elaborare un progetto di tutela e restauro dei rilievi assiri di Faida”.

Il progetto Kurdish-Italian Faida Archaeological Project (KIFAP) è diretto da Daniele Morandi Bonacossi e da Hasan Ahmed Qasim, rispettivamente per l’università di Udine e la direzione delle Antichità di Duhok. Lo scavo dei rilievi assiri di Faida si svolge in una terra, la Mesopotamia del nord, cruciale per la storia e rimasta inesplorata per decenni a causa della complessa situazione politica e d’instabilità che l’ha caratterizzata fino ad anni recenti. Ricerca, tutela, restauri, valorizzazione, formazione e cooperazione internazionale sono i cardini del progetto, che è sostenuto anche da Repubblica dell’Iraq, Governo Regionale del Kurdistan – Iraq, Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Consolato d’Italia a Erbil e Ambasciata d’Italia a Baghdad, Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Fondazione Friuli, ArcheoCrowd srl e Agenzia italiana per la Cooperazione allo Sviluppo. “Il Faida Salvage Project incarna molti dei valori di ALIPH, ovvero la realizzazione di azioni concrete per proteggere un sito culturale unico che è stato minacciato da conflitto. Il successo di questo progetto, coordinato dal team dell’Università di Udine diretto dal Prof. Daniele Morandi Bonacossi, è il risultato di vari anni di impegno e collaborazione con le comunità, le autorità e gli esperti locali”, afferma il direttore generale Valéry Freland. “Il riconoscimento assegnato ai rilievi di Faida dallo International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad” è la conferma del loro valore e importanza e ALIPH si congratula calorosamente con l’intero team per questo eccezionale riconoscimento. Quando il lavoro di valutazione e contenimento dei danni al sito sarà completato, auspichiamo che si possa procedere rapidamente alla progettazione e realizzazione delle misure di protezione del complesso archeologico. ALIPH sostiene questo importante progetto che non solo migliora la nostra comprensione di uno dei momenti chiave del passato dell’umanità, ma contribuisce anche a porre le basi per una ripresa culturale, sociale ed economica sostenibile in Iraq”.


Il logo del progetto archeologico regionale “Terre di Ninive” (“Land of Nineveh Archaeological Project”)
“L’assegnazione dello International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad” 2020 al prof. Daniele Morandi Bonacossi per la scoperta dei rilievi assiri di Faida”, dichiara l’assessore regionale al Lavoro, formazione, istruzione, ricerca, università Alessia Rosolen, “è motivo di orgoglio e successo per tutta la Regione Friuli Venezia Giulia. Abbiamo sostenuto sin dall’inizio l’importanza del Progetto Archeologico Regionale Terre di Ninive in un’ottica di valutazione non solo squisitamente scientifica, ma anche in rapporto ad una crescita del livello reputazionale del nostro Paese e, nello specifico, del nostro Sistema Regione, ricordandoci che la cura e la ricerca del settore archeologico riportano in essere le radici e le origini della nostra Storia Moderna. La costante sinergia messa in atto fra l’Università di Udine e la Regione FVG ha fortemente contribuito a fortificare il legame a favore della cooperazione culturale ed umanitaria nella complessa realtà dell’Iraq settentrionale e del Kurdistan iracheno”. “La Fondazione Friuli, che dal 2005 è a fianco dell’ateneo udinese a sostegno dei suoi progetti di ricerca archeologica prima in Siria e poi in Iraq”, afferma il presidente Giuseppe Morandini, “è orgogliosa del premio internazionale assegnato al prof. Morandi Bonacossi per la scoperta dei rilievi assiri di Faida e del sostegno garantito dalla Fondazione Aliph alla protezione di questo complesso di arte rupestre unico al mondo. Questo successo testimonia come l’Università di Udine, voluta dalla popolazione e dalle istituzioni del Friuli nel 1978, con il sostegno dell’intero sistema regionale abbia saputo proiettarsi ai vertici della ricerca scientifica, della cooperazione internazionale e della tutela del patrimonio culturale minacciato da conflitti”. E il presidente di ArcheoCrowd, Francesco Zorgno, conclude: “ArcheoCrowd è orgogliosa di far parte della squadra che ha reso possibile questo progetto. L’elevatissimo valore di questo riconoscimento sarà uno stimolo importante a quegli imprenditori privati che, come noi, intendono affiancare il pubblico nel sostegno della ricerca archeologica”.
I rilievi rupestri di Faida. Nell’estate e autunno del 2019, la missione congiunta italo-curda “IAMKRI Italian Archaeological Mission to the Kurdistan Region of Iraq”, coordinata da Daniele Morandi Bonacossi dell’università di Udine con la direzione delle Antichità di Duhok guidata da Hasan Ahmed Qasim, ha individuato presso il sito archeologico di Faida, a 50 km da Mosul, dieci imponenti rilievi rupestri di epoca assira (VIII-VII secolo a.C.) scolpiti nella roccia lungo un antico canale d’irrigazione di 8,5 km di lunghezza. Il canale di Faida, alimentato da un sistema di risorgenti carsiche, fu fatto probabilmente scavare dal sovrano assiro Sargon II (721-705 a.C.) alla base di una collina. Oggi, il canale, che ha una larghezza media di 4 metri, è quasi completamente sepolto sotto spessi strati di terra depositati dall’erosione del fianco della collina. Dal canale principale si diramavano canali più piccoli, che consentivano di irrigare i campi circostanti e di aumentare la produzione agricola della campagna ubicata nell’entroterra di Khorsabad e Ninive, le ultime due capitali dell’impero assiro.

I pannelli rinvenuti sono imponenti, lunghi quasi 5 metri e alti 2. Sulla roccia è raffigurato un campionario straordinario di divinità e animali sacri. Le figure divine rappresentano il dio Assur, la principale divinità del pantheon assiro, su un dragone e un leone con corna, sua moglie Mullissu, seduta su un elaborato trono sorretto da un leone, il dio della Luna, Sin, anch’egli su un leone con corna, il dio della Sapienza, Nabu, su un dragone, il dio del Sole, Shamash, su un cavallo, il dio della Tempesta, Adad, su un leone con corna e un toro, e Ishtar, la dea dell’Amore e della Guerra su un leone. I rilievi, ripetuti in dieci esemplari (e altri sono verosimilmente ancora sepolti sotto ai detriti che colmano il canale), furono fatti eseguire dal sovrano assiro per celebrare la costruzione del canale d’irrigazione. I pannelli scolpiti a bassorilievo rappresentano una scena di profondo significato religioso e ideologico incentrata sull’adorazione delle divinità da parte del re e sulla celebrazione della creazione di questa importante infrastruttura idraulica destinata a garantire fertilità al territorio circostante potenziandone la produttività agricola.
Paestum. Al via la XIX Borsa mediterranea del turismo archeologico dedicata a Palmira e al suo custode-eroe-martire Khaled Asaad
Nel nome di Palmira. E del suo custode-eroe-martire Khaled Asaad. Sarà dedicata alla città siriana di Palmira la XIX edizione della Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico, in programma a Paestum (Salerno) dal 27 al 30 ottobre 2016. La manifestazione, promossa dalla Regione Campania e organizzata dalla Leader srl, vuole così ricordare la tragedia che ancora insanguina il Vicino Oriente. Oltre alla conferenza “#Unite4Heritage For Palmyra” per fare il punto sull’intervento dei “Caschi blu della Cultura” nella Sposa del Deserto, la seconda edizione dell’International Archaeological Discovery Award sarà intitolato all’archeologo Khaled al-Asaad, che ha pagato con la vita la difesa del patrimonio culturale: il premio quest’anno è stato assegnato all’Inrap (Institut National de Recherches Archeologiques Preventives) di Francia. E tra gli “Incontri con i protagonisti” ci sarà la figlia di Khaled al-Asaad, l’archeologa Fayrouz Asaad, insieme a Mohamad Saleh, ultimo direttore per il Turismo di Palmira. E il direttore della rivista Archeo, Andreas M. Steiner intervisterà Zahi Hawass, il famoso segretario generale del Consiglio superiore delle Antichità d’Egitto, destituito con la caduta del governo di Mubarak. Tra le tante presenze di questa edizione che ha in programma oltre sessanta appuntamenti e diverse sezioni speciali (per il programma dettagliato vedi: http://www.borsaturismoarcheologico.it/wp-content/uploads/2016/10/Guida-alla-BMTA2016.pdf), ci sarà anche il ministro dei Beni e delle Attività Culturali, Dario Franceschini. “Qui in Campania abbiamo un patrimonio unico al mondo e spesso ce lo dimentichiamo”, ha detto il direttore del Parco archeologico di Paestum, Gabriel Zuchtriegel presentando la kermesse. “Penso al Cilento, a Paestum, a Napoli arrivando fino a Cuma. Abbiamo una estrema ricchezza del patrimonio che per noi deve essere non solo una ricchezza ma anche una sfida”.
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