Paestum. Lavori conclusi. Si inaugura il nuovo allestimento del museo Archeologico nazionale alla presenza del ministro Sangiuliano
Tiziana D’Angelo, direttrice del parco archeologico di Paestum e Velia, l’aveva posto come una delle priorità al suo insediamento nell’aprile 2022: portare a termine il riallestimento del museo Archeologico nazionale di Paestum che era in fase di chiusura (vedi Primo giorno di lavoro per Tiziana D’Angelo, neodirettore del parco archeologico di Paestum e Velia, che annuncia progetti per il sito di Velia, l’area archeologica di Paestum e il museo Archeologico nazionale di Paestum | archeologiavocidalpassato). Ci siamo. Lunedì 2 ottobre 2023, alle 16, si inaugura il nuovo allestimento del museo Archeologico nazionale di Paestum alla presenza del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. Riapriranno al pubblico la sezione “Preistoria e Protostoria”, la sezione “La città greco-lucana”, con le sale dedicate ai santuari e allo spazio pubblico, e la sezione “Oltre il Museo”. Ma i lavori non si fermano e proseguiranno nella sala “Pitture Lucane”, nella sala “Necropoli” e nella sezione “Paestum: dalla città romana all’età contemporanea”, il cui completamento è previsto per la fine di quest’anno. L’evento sarà introdotto dal direttore del parco archeologico di Paestum e Velia, Tiziana D’Angelo. Interverranno Massimo Osanna, direttore generale Musei; e Antonio Iannone, segretario della Presidenza del Senato. Concluderà Gennaro Sangiuliano, ministro della Cultura.
Pompei. Nella lussuosa villa suburbana di Civita Giuliana scoperto l’arredo di una seconda stanza assegnata agli schiavi che permette di ricostruire la vita quotidiana degli ultimi. Zuchtriegel: “In autunno, alla riapertura dell’antiquarium di Boscoreale, racconteremo in diretta il prosieguo dello scavo”

Veduta d’insieme dall’alto dell’ambiente A, la seconda stanza abitata da schiavi, nella villa suburbana di Civita Giuliana, scoperta dagli scavi del parco archeologico di Pompei (foto parco archeologico pompei)
L’immagine restituita dagli scavi della lussuosa villa romana suburbana di Civita Giuliana, a circa 600 metri dalle mura dell’antica Pompei, potrebbe essere quella di una “rivista di arredo interno” di quasi duemila anni fa: ecco due letti, con le spalliere colorate di rosso, ecco due piccoli armadi, anfore e vasi in ceramica. Ma a guardar bene si nota che quei mobili non sono di legno, ma di gesso. In realtà sono dei calchi realizzati con la tecnica inventata proprio a Pompei da quel Giuseppe Fiorelli, prima ispettore ordinario negli Scavi di Pompei dal 1847 e poi direttore degli scavi dal 1860 al 1875, che per primo ridiede “vita” alle vittime dell’eruzione appunto col metodo dei calchi. Parliamo dell’ultima, sempre sorprendente, scoperta effettuata dal parco archeologico di Pompei. Siamo nella villa romana di Civita Giuliana. Qui è stato ritrovato l’arredo di una seconda stanza assegnata agli schiavi. Sembra una fotografia, che denuncia una situazione di precarietà e subalternità. Tuttavia, si tratta di un’immagine di quasi 2000 anni fa, realizzata con la tecnica dei calchi, esistente solo a Pompei e dintorni. Materiali quali mobili e tessuti, nonché corpi di vittime dell’eruzione del 79 d.C., sono stati coperti dalla nube piroclastica, divenuta poi terreno solido mentre la materia organica decomposta ha lasciato un vuoto nel terreno: un’impronta che, riempita di gesso, ha rivelato la sua forma originaria.

La planimetria con ortofoto (anno 2018) degli ambienti della villa suburbana di Civita Giuliana interessati dallo scavo del parco archeologico di Pompei (foto mibact)
L’esplorazione archeologica della villa di Civita Giuliana, già oggetto di scavi nel 1907-‘08, ebbe inizio nel 2017 in base a una collaborazione tra il parco archeologico di Pompei, quale ente competente per la tutela dell’area circostante la città antica, e la Procura della Repubblica di Torre Annunziata, che insieme ai Carabinieri aveva scoperto un’annosa attività di scavi clandestini nell’area della Villa, poi sgominata e perseguita sia penalmente che civilmente (vedi Pompei. Osanna contro le fake news: “Ecco la descrizione scientifica delle eccezionali scoperte nella villa suburbana di Civita Giuliana, nel settore per fortuna non danneggiato irrimediabilmente dai tombaroli: trovate una stalla con cavalli di razza e una mangiatoia, e una sepoltura di età imperiale posteriore all’eruzione del Vesuvio del 79 d.C.” | archeologiavocidalpassato).

I cunicoli dei tombaroli individuai dal laser scanner dei carabinieri (foto parco archeologico di Pompei)
“Quanto ricostruito conferma la necessità di proseguire la ricerca scientifica in un luogo che, grazie all’opera della magistratura e dei Carabinieri, è stato strappato al saccheggio e al traffico illecito di beni archeologici per raccontare momenti notevoli della vita quotidiana dell’antichità”, dichiara il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. “Quel che si sta apprendendo sulle condizioni materiali e sull’organizzazione sociale dell’epoca apre nuovi orizzonti agli studi storici e archeologici. Pompei rappresenta un unicum che tutto il mondo ci invidia. Conclusa l’operazione Grande Pompei, progettiamo nuove iniziative e nuovi finanziamenti per proseguire nella ricerca e nella tutela”.

Il letto senza materasso e con una rete mobile scoperto nell’ambiente A (stanza degli schiavi) dallo scavo nella villa suburbana di Civita Giuliana dal parco archeologico di Pompei (foto mic)
La nuova stanza, denominata “ambiente “A”, si presenta diversa da quella già nota come ambiente “C”, ricostruita a novembre 2021 in cui erano posizionate tre brande e che fungeva al tempo stesso da ripostiglio (vedi Pompei. Trovata la “stanza degli schiavi” nella lussuosa villa suburbana di Civita Giuliana, saccheggiata dai tombaroli. L’eccezionale nuova scoperta segue quella della stalla con tre cavalli e del carro cerimoniale. L’ambiente, che ospitava una famigliola, è perfettamente conservata e permetterà di acquisire nuovi interessanti dati sulle condizioni abitative e di vita degli schiavi a Pompei e nel mondo romano | archeologiavocidalpassato). Quello che è emerso adesso fa pensare a una precisa gerarchia all’interno della servitù. Mentre uno dei due letti trovati in queste settimane è della stessa fattura, estremamente semplice e senza materasso, di quelli del 2021, l’altro è di un tipo più confortevole e costoso, noto in bibliografia come “letto a spalliera”. Nella cinerite sono ancora visibili le tracce di decorazioni color rosso su due delle spalliere. Oltre ai due letti, nell’ambiente recentemente scavato ci sono due piccoli armadi, anch’essi conservati parzialmente come calchi, una serie di anfore e vasi di ceramica e diversi attrezzi, tra cui una zappa di ferro.
È lo stesso Gabriel Zuchtriegel, direttore del parco archeologico di Pompei, a portarci letteralmente dentro la nuova stanza degli schiavi scoperta nella villa romana di Civita Giuliana. “Siamo in un ambiente della villa di Civita Giuliana fuori Pompei”, illustra Zuchtriegel, “e la possibilità di realizzare dei calchi, cioè di riempire con gesso i vuoti lasciati nella cinerite, nello strato di cenere dell’eruzione del Vesuvio, ha consentito qua di ottenere quasi una specie di fotografia di un ambiente abitato molto probabilmente da servi, da schiavi. Abbiamo qui un letto di una fattura moto semplice, senza materasso, con una specie di rete smontabile. Qui un altro letto di una fattura un po’ più elevata, cosiddetto a spalliera. Si conservano i resti di colore di questi pannelli che isolavano il letto. Il materasso era qui, distrutto in gran parte dai cunicoli degli scavi dei clandestini.

Dettaglio dell’ambiente A, stanza abitata da schiavi, della villa suburbana di Civita Giuliana: si vedono le anfore negli angoli, i due armadi e, davanti, la panca (foto mic)
Poi abbiamo qua due armadi, due piccoli armadi. In uno c’è ancora qualche contenuto, tra cui oggetti in metallo, un coltello, altri oggetti. Davanti c’è una panchina che sembra quasi un oggetto di un museo della civiltà contadina e invece è di duemila anni fa. Quindi qui ci si poteva sedere. Negli angoli ci sono delle anfore, quindi un luogo che serviva anche come ripostiglio. E questo è attestato anche dalle mensole che giravano intorno. Su alcune si sono conservate tre ceste abbastanza grandi. Sulle altre c’erano dei vasi. Dunque – conclude il direttore – un luogo, un ambiente pieno di oggetti che serviva anche per almeno due persone che qui dormivano”.

La Stanza degli Schiavi (ambiente C) nella villa suburbana di Civita Giuliana a Pompei (foto parco archeologico pompei)
La curiosità. Il microscavo di vasi e anfore provenienti dall’ambiente “C” ha nel frattempo rilevato la presenza di almeno tre roditori: due topolini in un’anfora e un ratto in una brocca, posizionata sotto uno dei letti e dalla quale sembra che l’animale cercasse di scappare quando morì nel flusso piroclastico dell’eruzione. Dettagli che sottolineano ancora una volta le condizioni di precarietà e disagio igienico in cui vivevano gli ultimi della società dell’epoca.

Veduta d’insieme dell’ambiente A, la seconda stanza abitata da schiavi, nella villa suburbana di Civita Giuliana, scoperta dagli scavi del parco archeologico di Pompei (foto mic)
“Sappiamo che i proprietari usavano diversi privilegi, tra cui anche la possibilità di formare una famiglia, seppure senza alcuna tutela legale, per legare alcuni schiavi più strettamente alla villa, anche con la finalità di averli come alleati nel sorvegliare gli altri”, spiega il direttore del parco archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel. “Quello che emerge qui è la struttura sociale della servitù che doveva impedire fughe e forme di resistenza, anche perché mancano tracce di grate, lucchetti e ceppi. Pare che il controllo avvenisse principalmente tramite l’organizzazione interna della servitù, e non tramite barriere e vincoli fisici”. E annuncia: “Siamo impegnati a continuare le ricerche e progettare la fruizione di un luogo che, come nessun altro del mondo antico racconta la quotidianità degli ultimi. In occasione della riapertura dell’Antiquarium di Boscoreale il prossimo autunno, prevediamo una sala per informare il pubblico sugli scavi in corso, gli stessi che, sotto la direzione del mio predecessore, Massimo Osanna, hanno portato alla scoperta del carro cerimoniale recentemente in mostra a Roma, alle Terme di Diocleziano (vedi Pompei. Ricostruito nelle sue parti mancanti il carro da parata di Civita Giuliana, a due anni dall’eccezionale scoperta. Sarà un pezzo forte della mostra “L’istante e l’eternità. Tra noi e gli Antichi” alle Terme di Diocleziano a Roma. Zuchtriegel: “Dalla scoperta al restauro, alla fruizione: un percorso di recupero, legalità e valorizzazione di un reperto unico” | archeologiavocidalpassato). Vorrei ringraziare, oltre alla squadra impegnata nello scavo archeologico, la Procura guidata da Nunzio Fragliasso per l’eccellente lavoro svolto”.

Il letto senza materasso e con una rete mobile scoperto nell’ambiente A (stanza degli schiavi) dallo scavo nella villa suburbana di Civita Giuliana dal parco archeologico di Pompei (foto mic)
Per il direttore generale Musei, Massimo Osanna: “Le ricerche a Civita Giuliana sono un esempio virtuoso di tutela e valorizzazione del nostro patrimonio. Una salda collaborazione tra il ministero della Cultura, la Procura di Torre Annunziata e le Forze dell’ordine ha già permesso di riportare alla luce un complesso imponente e i suoi straordinari arredi, tra cui il Carro della sposa. Le nuove acquisizioni confermano la rilevanza del progetto. Tali attività porteranno, spero presto, a restituire alla comunità pompeiana e ai pubblici tutti, un’area archeologica di grande importanza che racconta un altro tassello della biografia di persone, di diverse classi sociali, che hanno vissuto 2000 anni fa”.
Il nuovo collegamento diretto Roma-Pompei in Frecciarossa è realtà: per ora sarà una corsa giornaliera ogni terza domenica del mese. I dettagli nella presentazione al ministero della Cultura
Roma e gli Scavi di Pompei sono ora più vicini. Partirà domenica 16 luglio 2023 dalla stazione di Roma Termini il nuovo collegamento diretto Roma-Pompei in Frecciarossa, nato dalla collaborazione tra il ministero della Cultura e il Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane. Per ora il collegamento senza cambi tra la Capitale e uno dei siti archeologici più famosi al mondo sarà effettuato con il Frecciarossa 1000, treno di punta della flotta di Trenitalia (capofila del Polo Passeggeri del Gruppo FS) ogni terza domenica del mese e permetterà a viaggiatori e turisti di raggiungere Pompei da Roma in un’ora e 47 minuti e di tornare, la sera, in due ore e un quarto. Già durante il viaggio i passeggeri potranno conoscere la storia dell’antica Pompei attraverso una clip che sarà trasmessa sui monitor di bordo. “Il nuovo collegamento Roma-Pompei”, dichiara Luigi Ferraris, amministratore delegato del Gruppo FS, “accompagnerà ogni terza domenica del mese i viaggiatori di Ferrovie dello Stato Italiane nella città degli Scavi direttamente con il Frecciarossa 1000, ossia con l’eccellenza tecnologica e ingegneristica italiana nel campo dei trasporti. Insieme al ministro della Cultura crediamo molto in questa iniziativa e nel suo forte significato simbolico. Infatti, con i nostri treni, che rappresentano anche spazi di incontro e condivisione, portiamo sempre più persone in quei luoghi dove si fa cultura o che attraggono per le loro peculiarità storiche e artistiche”.

Luigi Ferraris, ad Fs, e il ministro Gennaro Sangiuliano alla presentazione del Frecciarossa Roma-Pompei (foto mic)
Il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, lo aveva anticipato ad aprile 2023 e lo aveva confermato un mese fa, dalla Puglia, ospite di Bruno Vespa al Forum in Masseria (vedi In treno a Pompei direttamente da Roma col Frecciarossa. Sangiuliano: “Il 16 luglio 2023 parte il primo treno Roma – Pompei, realizzato con le Ferrovie dello Stato” | archeologiavocidalpassato). Mercoledì 12 luglio 2023, la presentazione ufficiale al ministero della Cultura, presenti il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, il ministro del Turismo Daniela Santanché, l’amministratore delegato del Gruppo FS Italiane Luigi Ferraris, il direttore generale Musei Massimo Osanna e il direttore del parco archeologico Pompei Gabriel Zuchtriegel.
Gli orari. La partenza è prevista al mattino da Roma Termini alle 8.53 con fermata a Napoli Centrale alle 10.03 e arrivo alla stazione di Pompei alle 10.40. Ad attendere i viaggiatori diretti agli Scavi il bus navetta Pompei Link. Il ritorno è alle 18.40 con fermata a Napoli Centrale alle 19.23 e arrivo a Roma Termini alle 20.55. Il nuovo collegamento si aggiungerà alle 50 corse giornaliere, andata e ritorno, oggi già esistenti tra Roma e Pompei in Frecciarossa, che prevedono l’arrivo a Napoli Centrale con l’Alta Velocità e il proseguimento a destinazione con i treni regionali di Trenitalia dalla sottostante stazione di Piazza Garibaldi.

Il ministro Gennaro Sangiuliano alla presentazione del Frecciarossa Roma-Pompei (foto mic)
Gennaro Sangiuliano, ministro della Cultura: “Roma e l’antica Pompei sono ora più vicine, permettendo, ai tanti visitatori che dall’estero sono tornati ancor più numerosi in Italia, di poter facilmente ammirare nello stesso soggiorno la meraviglia del Foro Romano, del Palatino e del Colosseo e la magica suggestione dei resti della città sepolta dall’eruzione del Vesuvio del 79 dopo Cristo. La realizzazione di un collegamento rapido e veloce ha anche un forte potere evocativo: da un lato rimanda al Grand Tour, quando i letterati e gli artisti del Nord Europa scoprirono il Sud Italia e le sue radici greco-romane. Dall’altro lato, con quest’opera si rende onore alla prima linea ferroviaria nella penisola italiana, la Napoli-Portici, inaugurata nel 1839. Sui binari scorreranno, così, passato, presente e futuro dell’Italia, una nazione ben salda nelle sue radici e consapevole del proprio patrimonio culturale, pronta più che mai a essere una protagonista del mondo di domani”. E Daniela Santanchè, ministro del Turismo: “Si crea finalmente un ‘binario diretto’ che fa viaggiare più veloce un turismo, quello culturale, che in Italia procede già a ritmo sostenuto grazie all’incredibile patrimonio storico-artistico che abbiamo la fortuna di avere, ma che dobbiamo imparare a valorizzare sempre meglio, e di cui Pompei rappresenta uno dei principali fiori all’occhiello. I 3 milioni di visitatori che Pompei ha registrato nel 2022 sono inevitabilmente destinati a salire, quest’anno, e i dati della prima parte del 2023 ce lo confermano. Con il collegamento ferroviario diretto da Roma si dà un ulteriore input in tal senso”.
Massimo Osanna, direttore generale Musei: “Il Frecciarossa Roma-Pompei è un importante traguardo nella fruizione del Parco Archeologico, reso possibile grazie alla sinergia tra una pluralità di enti pubblici e privati, che si sono attivati per rendere più accessibile questo eccezionale e complesso luogo della cultura, tramite un servizio di trasporto pubblico espressamente dedicato. Oltre che agevolata, l’esperienza di visita del Parco archeologico di Pompei risulta anche ampliata, visto che già durante il viaggio è possibile fruire della proiezione di un video introduttivo alla storia degli Scavi”.

Gabriel Zuchtriegel, direttore del parco archeologico di Pompei, ha promosso l’ecopascolo (foto silvia vacca)
“Il nostro impegno come Parco Archeologico”, chiude il direttore Gabriel Zuchtriegel, “sarà quello di lavorare affinché l’aumento dei flussi a Pompei, grazie anche a questa splendida iniziativa voluta fortemente dal ministro Sangiuliano, abbia un impatto non solo su Pompei, ma su tutto il territorio circostante. La “Grande Pompei” alla quale stiamo puntando è, nella nostra visione, un grande museo diffuso, un parco senza confini netti, che abbraccia il territorio intorno a Pompei, da Torre Annunziata, Boscoreale e Longola fino a Scafati, Lettere, Sant’Antonio Abate e Castellammare di Stabia. È un ecosistema fatto di un approccio partecipato alla programmazione e alla comunicazione, di navette che portano le persone da un sito all’altro, di biglietti annuali e cumulativi, di iniziative e soprattutto di collaborazioni con le comunità, le associazioni e gli enti locali. L’obiettivo è di mostrare concretamente che con la cultura si può cambiare la vita delle persone e creare sviluppo culturale, sociale e anche economico, in linea con l’indirizzo ministeriale per le attività dei musei e parchi”.
Roma. A un mese dalla sua chiusura, scopriamo la grande mostra “L’istante e l’eternità” alle Terme di Diocleziano, 300 pezzi eccezionali tra opere greche, romane, etrusche e italiche, medievali, moderne e contemporanee. Intervento esclusivo del direttore Stéphane Verger

Le grandi aule delle Terme di Diocleziano riaperte in occasione della mostra “L’istante e l’eternità” (foto graziano tavan)

Locandina della mostra “L’istante e l’eternità. Tra noi e gli antichi” alle Terme di Diocleziano dal 4 maggio al 30 luglio 2023
Ancora un mese per visitare la grande mostra del museo nazionale Romano. Chiude infatti al 30 luglio 2023 alle Terme di Diocleziano la mostra “L’istante e l’eternità. Tra noi e gli antichi” che, attraverso circa 300 pezzi eccezionali tra opere greche, romane, etrusche e italiche, medievali, moderne e contemporanee, esplora in modi inaspettati e spettacolari il rapporto complesso e variegato che noi intratteniamo con gli antichi. Un’occasione per il pubblico anche di ammirare, riaperte dopo decenni, alcune delle Grandi Aule delle Terme di Diocleziano, che ospitarono nel 1911 la Mostra Archeologica nell’ambito delle celebrazioni per il primo cinquantenario dell’Unità d’Italia e che conservano, ancora oggi, parte dell’allestimento storico degli anni Cinquanta (vedi Roma. Alle Terme di Diocleziano, con l’apertura delle Grandi Aule chiuse da decenni, al via la grande mostra “L’istante e l’eternità. Tra noi e gli antichi”: 300 pezzi eccezionali tra opere greche, romane, etrusche e italiche, medievali, moderne e contemporanee. Il ministro Sangiuliano la visita in anteprima con il cantiere aperto | archeologiavocidalpassato). La mostra, promossa dal ministero della Cultura italiano e dal ministero della Cultura e dello Sport della Grecia (Eforia delle Antichità delle Cicladi), e organizzata dalla direzione generale Musei e dal museo nazionale Romano in collaborazione con Electa, è ideato e curato da Massimo Osanna, Stéphane Verger, Maria Luisa Catoni e Demetrios Athanasoulis, con il sostegno del parco archeologico di Pompei e la partecipazione della Scuola IMT Alti Studi Lucca e della Scuola Superiore Meridionale. È proprio Stéphan Verger, uno dei curatori della mostra e direttore del museo nazionale Romano, a introdurre alla grande esposizione con un intervento per i lettori di archeologiavocidalpassato.com in occasione della presentazione alla stampa il 3 maggio 2023.
“Siamo davanti all’Artemide di Ariccia”, esordisce Verger: “questa grande statua, copia romana di un’opera greca del V secolo, che era qua nelle grandi aule delle Terme di Diocleziano, finora chiuse al pubblico, e adesso insieme allo spazio possiamo anche vedere i capolavori che erano allestiti già da più di un secolo: perché questi spazi sono stati quelli della mostra del 1911 di Rodolfo Lanciani per il primo cinquantenario dell’Unità d’Italia. Quindi spazi importanti, che dopo 111 anni, come i Ludi secolari romani, abbiamo voluto fare una grande mostra, con tanti capolavori. Ma una mostra che ha un senso: qual è il nostro rapporto con l’antichità, con gli antichi. È un rapporto di cultura, è un rapporto di sapere, ma è anche un rapporto di emozioni. Gli antichi hanno vissuto le stesse cose di noi, prima di noi. Ci sono le vittime di Pompei che ci ricordano anche i terremoti attuali, le guerre, le epidemie. Quindi è anche il modo di ricordare tutto quello che ci lega con l’antichità.

Stele con l’Atena pensosa dal museo dell’Acropoli di Atene (foto graziano tavan)
“E questo percorso – continua Verger – l’abbiamo fatto con dei grandi capolavori noti, che sono capolavori da manuali, come l’Atena pensosa del museo dell’Acropoli, che conosco da bambino perché l’ho visto sui miei libri di scuola, e poi capolavori assolutamente sconosciuti, come il carro di Civita Giuliana (Pompei), che è stato restaurato veramente da poco. Ieri (2 maggio 2023, ndr) abbiamo ricevuto l’Ercole della via Appia, che è stato trovato 100 giorni fa e che è stato restaurato, il restauro si è concluso solo due giorni fa, e l’abbiamo allestito ieri. E poi c’è un vaso etrusco da Norcia dalla grande tomba Lattanzi che è stato scoperto ad agosto 2022 che racconta la storia di Troia con delle didascalie in etrusco (Achille e Aiace, …). E poi abbiamo messo anche un oggetto per me molto caro, la Tabula Chigi, che è stata acquistata per il museo nazionale Romano nel 2022, un oggetto veramente importante perché per la prima volta c’è la personificazione dell’Europa e dell’Asia, che reggono un grande scudo che raffigura la battaglia di Gaugamela e quindi la battaglia decisiva di Alessandro Magno contro i Persiani di Dario III.

La grande aula II delle Terme di Diocleziano: opere contemporanee dialogano con l’antico (foto graziano tavan)
“Quindi tante opere – conclude Verger -. Opere antiche, opere medievali, opere rinascimentali e anche alcune opere contemporanee tra cui un ciclo che rappresenta la bellezza femminile insieme al racconto del ciclo troiano, quindi con Afrodite, con Elena, il giudizio di Paride. Ecco l’opera di Caterina Gemma che è stata fatta apposta per questa mostra specifica alle Terme di Diocleziano”.

I corridori della Villa dei Papiri di Ercolano conservati al museo Archeologico nazionale di Napoli (foto graziano tavan)
Il nostro rapporto con gli antichi è sostanzialmente doppio: da una parte, si è costruito attraverso un lungo e discontinuo processo storico di trasmissione intellettuale e artistica che ha plasmato la nostra cultura classica fra continuità, fratture e manipolazioni; dall’altra, ha talvolta preso la forma di un rapporto di immedesimazione, sviluppato con persone che, pur vissute molto tempo fa, hanno affrontato, come noi, tutte le vicende della vita, dalle più gioiose alle più drammatiche, e a queste hanno dato voci e forme che sono giunte fino a noi. Per questo, gli antichi ci sembrano allo stesso tempo lontani e vicini. “Il valore della libertà, il valore dell’Occidente è il filo conduttore di questa mostra”, ha dichiarato il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. “L’intento è quello di proporre le origini e il cammino della nostra storia. Ringrazio il ministero della Cultura e dello Sport della Grecia per la collaborazione fattiva e amichevole. Nella civiltà greco-romana affondano le nostre radici ed è nostro compito salvaguardare e rendere fruibile a tutti questo patrimonio che ci ricorda la nostra eredità culturale e che ispira la nostra filosofia contemporanea. Tradizione e modernità, due facce della stessa medaglia, fanno parte del percorso della mostra L’istante e l’eternità. Tra noi e gli antichi”. Tutte le tematiche della mostra sono ripercorse e approfondite dai numerosi saggi pubblicati nel catalogo edito da Electa.

I calchi di due vittime dell’eruzione del Vesuvio a Pompei, forse uno schiavo e il suo padrone, aprono la mostra “L’istante e l’eternità” (foto graziano tavan)
IL PERCORSO DELLA MOSTRA. La prima sala della mostra (Aula I – L’eternità di un istante) si apre con un reperto che più di tutti esplicita questo doppio rapporto: il calco di due vittime anonime dell’eruzione del Vesuvio che l’archeologia ci ha restituito come eternamente immobilizzate nell’istante della morte. Attorno ad esse invece, sono presentate diverse forme popolari e colte di reinterpretazione moderna dell’antico.

Testa di Ulisse dalla grotta di Tiberio di Sperlonga (foto graziano tavan)
La seconda sala (Aula II – La fama eterna degli eroi) esplora le forme della trasmissione e tradizione culturale dell’antichità attraverso l’arte e la letteratura: come i moderni hanno ereditato modi antichi di ostentare e rappresentare il potere, da Cesare a Cosimo da Medici; come i grandi cicli mitici – quelli omerici dell’Iliade e dell’Odissea – tramandati in varie forme fin dall’antichità, sono rimasti vivi nell’immaginario popolare contemporaneo; e come, al contrario, altre tradizioni mitiche siano cadute nell’oblio, e poi recuperate solo grazie alla riscoperta erudita e filologica della letteratura antica operata in età post-antica.

Statua di Osiride Chronokrator (creatore del tempo) dal museo nazionale Romano (foto graziano tavan)
Dal mito si passa, nell’Aula III (L’ordine del cosmos) alle rappresentazioni antiche dello spazio e del tempo, che prendono la forma di divinità, di personificazioni e di entità astratte che hanno dato origine alle nostre categorie spaziali e temporali. Così si conclude un primo percorso verso l’eternità – Aion – e l’ordine immutabile del mondo – il kosmos: tra le forme che gli antichi dettero a nozioni sovrumane come queste, spiccano alcuni reperti eccezionali che popolano questa sezione, come l’omphalos – l’ombelico del mondo – che si trovava nel grande santuario di Apollo a Delfi.

La grande aula IV delle Terme di Diocleziano che ospita la sezione “Le opere e i giorni” della mostra “L’istante e l’eternità” (foto graziano tavan)
Nella seconda parte del percorso, si illustra il rapporto intimo di immedesimazione che, malgrado la distanza culturale e temporale che ci separa dagli antichi, ce li rende vicinissimi ogni volta che identifichiamo le vicende delle loro vite con le nostre. Nell’Aula IV (Le opere e i giorni) si ricostruiscono, attraverso una serie di spettacolari scoperte recenti, importanti momenti della vita sociale, sia nella casa sia nella città, scandite da rituali privati e pubblici.

Statua di fanciulla (kore) da Santorini (foto graziano tavan)
L’antichità ha tramandato un’inesauribile varietà di modi di rappresentare l’individuo, dalle potenti statue-stele neolitiche alle raffinate composizioni classiche ed ellenistiche. Una scelta significativa di queste raffigurazioni è esposta nell’Aula V (Umani divini). Spiccano in particolare la monumentale statua femminile di Santorini, una della più antiche di tutta la scultura greca, esposta per la prima volta in assoluto al grande pubblico, la statua in bronzo dell’arringatore e uno dei giganti sardi di Mont’e Prama. Intorno a queste figure umane divinizzate, si segue il lungo percorso che porta il defunto nell’aldilà, sia attraverso le diverse raffigurazioni del rituale funerario, sia tramite le varie credenze nell’oltretomba che l’antichità ci ha tramandato.

Statua di personaggio in veste di Ercole scoperto nel parco Ardeatino del parco archeologico nazionale dell’Appia antica (foto graziano tavan)
Accompagnano il visitatore in questo percorso di scoperta e confronto, alcune opere straordinariamente rappresentative, provenienti non solo dai principali musei italiani, nell’ambito del Sistema Museale Nazionale coordinato dalla direzione generale Musei, ma anche da importantissimi istituti della Grecia. Molte delle opere in mostra sono presentate al pubblico per la prima volta: nuove scoperte, come il carro da parata di Civita Giuliana e la statua di Ercole del parco archeologico dell’Appia Antica, nuove acquisizioni, come la Tabula Chigi del Museo Nazionale Romano, e soprattutto numerosi capolavori solitamente conservati nei depositi dei musei dell’Italia e della Grecia, come la statua di Santorini.
Maria Luisa Catoni, co-curatrice della mostra “L’istante e l’eternità”, professore ordinario di Storia e Archeologia dell’Arte antica, coordinatore del programma di dottorato in Gestione e sviluppo dei Beni culturali all’IMT di Lucca, ha proposto alcune riflessioni sull’esposizione durante l’anteprima alla stampa il 3 maggio 2023. “L’istante e l’eternità”, spiega, “significa molte cose. L’istante e l’eternità è esemplificato al meglio all’inizio della mostra: le vittime dell’eruzione del Vesuvio a Pompei, scavate molto recentemente, diventano eterne perché la scienza archeologica, che ha imparato e ne ha coscienza, ha reso scientifico l’amore per l’antichità; in questo caso attraverso una tecnologia, quella inventata da Fiorelli del calco che riempie dei vuoti, che diventano oggetti eterni, che resistono e che la natura avrebbe dissolto.

Monumento funerario con fanciulle danzanti dalla via Prenestina, conservato al museo nazionale Romano (foto graziano tavan)
“Quindi questi due assi – continua Catoni – vengono raccontati al visitatore che si troverà su un asse delle “forze cristallizzanti” (il mito, la ripetizione) e delle forze della vita istantanea. Dell’istante e l’eternità però vorrei ricordare una cosa e cioè questa mostra ci dice che nonostante ripetiamo che siamo eredi della cultura greca e di quella romana e delle molte culture che l’hanno utilizzata, in realtà ogni gesto di riuso che ha reso eterno, che ha spinto un po’ più in là un gesto della cultura antica, non è scontato. Quello che questa mostra ci ricorda è che ogni gesto in cui un artista guarda e cerca nell’antichità il gesto del compianto funebre – Verrocchio, per esempio, per immortalare la morte di Francesca Pitti Tornabuoni, morta di parto – ogni gesto di quell’istante che è una ripresa di un gesto che non appartiene alla propria cultura, appartiene a una cultura finita, alla fine del Quattrocento la cultura antica è lontana, ognuno di quei gesti è un tassello per realizzare una cosa assolutamente straordinaria e non ovvia, cioè la sopravvivenza di una cultura coi suoi gesti coi suoi rituali al proprio tempo.

Compianto sul Cristo morto, bassorilievo di Bertoldo di Giovanni, conservato al museo nazionale del Bargello di Firenze (foto graziano tavan)
“La sopravvivenza della cultura greca e romana implica sempre manipolazioni, errori, reinterpretazioni. Si diceva: è lo stesso gesto. Esistono forze cristallizzanti come il rituale funerario – sottolinea Catoni -. Eppure ogni gesto è lo stesso gesto che possiamo riconoscere in un rilievo del Compianto di Cristo, eppure è lo stesso gesto che vediamo in una rappresentazione funeraria antica. È lo stesso gesto, o quasi: in realtà non è mai lo stesso gesto perché viene reinterpretato e riusato in un contesto diverso. Nel rituale funerario antico l’espressione del dolore umano che ci interroga e che è anche il nostro attraverso il rituale viene contenuto, cristallizzato, reso ripetibile, e reso immagine. Attraverso questa possibilità se qualcuno, molti secoli dopo, come Bertoldo Di Giovanni allievo di Raffaello, guarda a quel gesto può utilizzarlo per esprimere il dolore invisibile non di una morte dell’antichità classica ma di Cristo. E questo è quello che si vede in mostra: questo rapporto di ogni istante con questa costruzione di un percorso che poi giunge fino a noi.

Busto con ritratto di Omero, conservato al museo Archeologico nazionale di Napoli (foto graziano tavan)
“Naturalmente di tutto questo fanno parte le riprese del mito, del mito omerico. Dobbiamo immaginare sullo sfondo – per esempio delle sculture di Sperlonga – certamente tutta una serie di cose che non sono in mostra se non ricordate, accennate. Per esempio il busto di Omero è lì a dirci il mito della presa di Troia che ha avuto una grande forza cristallizzante anche in letteratura ma di cui noi mostriamo gli esiti figurativi. Questo dialogo tra ciò che gli archeologi che vengono in ultimo come esito di questa continua ricerca dell’antichità, e i primi tentativi i primi gesti i primi istanti di riuso dell’Antico, è sempre presente in mostra. Se mi chiedo che cosa vorrei che i visitatori di questa mostra ricordassero – conclude Catoni -, mi piacerebbe ricordassero questa grande impresa di collaborazione tra Italia e Grecia, questa curiosità di mettere l’accento sulla non ovvietà della sopravvivenza dell’antico che ci chiama a curarcene con sempre maggiore impegno perché non è affatto ovvio che una civiltà sopravviva a se stessa”.
Torino. Al museo Egizio incontro con Massimo Osanna, direttore generale Musei, secondo appuntamento del ciclo “What is a museum?”, in presenza e on line: dieci direttori dei più grandi musei del mondo si confrontano col direttore Christian Greco sul ruolo e le sfide del futuro dei musei
Come possono i musei essere luoghi di conservazione e costruzione della memoria? Come possono affrontare le sfide del futuro senza tradire la loro storia? Come possono affrontare la nuova fase che stanno attraversando ripensando il proprio passato e dando un senso alla loro esistenza oggi? Oggi i musei mirano a comprendere a fondo i meccanismi del cambiamento, generando relazioni e influenzando la società. Alla luce della nuova definizione di museo data da ICOM e delle sfide che attendono le istituzioni culturali, il museo Egizio di Torino presenta una serie di incontri per il 2023 e il 2024 dal titolo “What is a museum?” con protagonisti i direttori di alcuni dei più importanti musei internazionali in dialogo con Christian Greco. Ricerca, digitalizzazione, educazione, inclusione e cura del patrimonio sono i punti che verranno affrontati per ripensare il ruolo che i musei possono avere nella società contemporanea.
Lunedì 26 giugno 2023, alle 18, in sala conferenze del museo Egizio, ci sarà il secondo appuntamento della serie “What is a museum”, per riflettere sui musei di oggi e su quelli di domani. Il direttore del museo Egizio Christian Greco dialogherà con Massimo Osanna, direttore generale Musei del Mic. Ingresso libero fino a esaurimento posti con prenotazione tramite Eventbrite (il posto in sala verrà riservato fino alle 18) al link: https://www.eventbrite.it/…/biglietti-what-is-a-museum…. L’incontro sarà trasmesso anche in diretta streaming sulla pagina Facebook e sul canale YouTube del museo Egizio. Al centro del confronto tra Christian Greco e Massimo Osanna di lunedì 26 giugno 2023 ci sarà la necessità di rafforzare la rete del sistema museale nazionale, con una particolare attenzione alle multiformi realtà che lo compongono, molto diverse e lontane fra loro, non solo dal punto di vista geografico. Conservare e valorizzare il patrimonio culturale custodito negli istituti museali non può prescindere dai nuovi allestimenti e dalle acquisizioni, dalla ricerca archeologica, dalla valorizzazione dei depositi, dall’innovazione digitale e, non da ultimo, dall’accessibilità. Un accenno, inoltre, sarà rivolto alle enormi potenzialità del patrimonio culturale che, attraverso azioni quali la comunicazione e le grandi mostre, realizzate con opere provenienti da tutto il territorio nazionale, si propone come veicolo di riflessione sui grandi temi e i valori centrali dell’umanità.

Massimo Osanna, direttore generale Musei del ministero della Cultura (foto graziano tavan)
Massimo Osanna, professore ordinario di Archeologia classica all’università di Napoli “Federico II”, è direttore generale per i Musei del ministero della Cultura da settembre 2020. Ha conseguito il suo primo dottorato in Archeologia all’università di Perugia, dove ha studiato la colonizzazione greca in Italia e il suo secondo dottorato in Storia all’università di San Marino, studiando la religione dell’antico Peloponneso. Ha svolto ricerche presso la Scuola Archeologica Italiana di Atene e l’università di Heidelberg (borsista Alexander von Humboldt).

Massimo Osanna osserva lo scheletro schiacciato del pompeiano fuggiasco (foto parco archeologico pompei)
Ha svolto la sua attività professionale all’università della Basilicata dove è stato professore di Archeologia classica (dal 1994), professore associato (dal 2000) e direttore della Scuola di Specializzazione in Beni archeologici di Matera (2002-2014). È stato anche soprintendente per i Beni archeologici della Basilicata (2007-2008); directeur d’études all’École Pratique des Hautes Etudes di Parigi (2007); professore di Archeologia classica all’università di Heidelberg (2010); Research Fellow Alexander von Humboldt alla Humboldt-Universität di Berlino (2011); Visiting Professor all’École Normale Supérieure di Parigi (2013). Tra il 2014 e il 2020 è stato direttore del Parco archeologico di Pompei, guidando il “Grande Progetto Pompei”. È autore di un centinaio di saggi e monografie dedicati all’archeologia della Grecia e dell’Italia antica.
“What is a Museum?” tornerà dopo la pausa estiva. In autunno approderanno a Torino i direttori dei musei stranieri: il 26 settembre 2023 sarà la volta Hermann Parzinger, direttore del Preußischer Kulturbesitz di Berlino, il 9 novembre 2023 è atteso a Torino Miguel Falomir Faus, direttore del Museo Nacional del Prado di Madrid. I protagonisti del 2024 saranno: Taco Dibbits, direttore del Rijksmuseum di Amsterdam, Anna-Vasiliki Karapanagiotou, direttrice del National Archaeological Museum di Atene, Tristram Hunt, alla testa di Victoria and Albert Museum di Londra. Sempre da Londra è atteso Hartwig Fischer, direttore del British Museum. Mentre gli ultimi due appuntamenti del 2024 saranno dedicati a Laurence des Cars, direttrice del Musée du Louvre di Parigi e a Hartmut Dorgerloh, direttore dell’Humboldt Forum di Berlino.
Roma. Alle Terme di Diocleziano, con l’apertura delle Grandi Aule chiuse da decenni, al via la grande mostra “L’istante e l’eternità. Tra noi e gli antichi”: 300 pezzi eccezionali tra opere greche, romane, etrusche e italiche, medievali, moderne e contemporanee. Il ministro Sangiuliano la visita in anteprima con il cantiere aperto

I Corridori dalla villa dei Papiri di Ercolano in una fase dell’allestimento della mostra “L’istante e l’eternità. Tra noi e gli antichi” nelle Grandi Aule delle Terme di Diocleziano (foto mnr)
Alle Terme di Diocleziano del museo nazionale Romano ultime ore febbrili per ultimare l’allestimento della mostra “L’istante e l’eternità. Tra noi e gli antichi” che apre al pubblico giovedì 4 maggio 2023, che per l’occasione, dopo decenni, potrà ammirare alcune delle Grandi Aule delle Terme di Diocleziano, che ospitarono nel 1911 la Mostra Archeologica nell’ambito delle celebrazioni per il primo cinquantenario dell’Unità d’Italia e che conservano, ancora oggi, parte dell’allestimento storico degli anni Cinquanta. Circa 300 pezzi eccezionali tra opere greche, romane, etrusche e italiche, medievali, moderne e contemporanee, che permettono di esplorare in modi inaspettati e spettacolari il rapporto complesso e variegato che noi intratteniamo con gli antichi: opere che

Il ministro Sangiuliano con il direttore generale Osanna in una visita al museo nazionale Romano accompagnati dal direttore Verger (foto mnr)
domani, 1° maggio 2023, nel pomeriggio, il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, potrà ammirare visitando in anteprima la mostra “L’istante e l’eternità. Tra noi e gli antichi”, nelle ultime fasi dell’allestimento. “Il valore della libertà, il valore dell’Occidente è il filo conduttore di questa mostra”, ha dichiarato Sangiuliano. “L’intento è quello di proporre le origini e il cammino della nostra storia. Ringrazio il Ministero della cultura e dello sport della Grecia per la collaborazione fattiva e amichevole. Nella civiltà greco-romana affondano le nostre radici ed è nostro compito salvaguardare e rendere fruibile a tutti questo patrimonio che ci ricorda la nostra eredità culturale e che ispira la nostra filosofia contemporanea. Tradizione e modernità, due facce della stessa medaglia, fanno parte del percorso della mostra L’istante e l’eternità. Tra noi e gli antichi”.

Locandina della mostra “L’istante e l’eternità. Tra noi e gli antichi” alle Terme di Diocleziano dal 4 maggio al 30 luglio 2023
La mostra, visitabile dal 4 maggio al 30 luglio 2023, è promossa dal ministero della Cultura italiano e dal ministero della Cultura e dello Sport della Grecia (Eforia delle Antichità delle Cicladi) e testimonia la centralità e l’importanza della collaborazione tra i due Stati. L’evento espositivo, organizzato dalla Direzione generale Musei e dal museo nazionale Romano in collaborazione con Electa, è ideato e curato da Massimo Osanna, Stéphane Verger, Maria Luisa Catoni e Demetrios Athanasoulis, con il sostegno del parco archeologico di Pompei e la partecipazione della Scuola IMT Alti Studi Lucca e della Scuola Superiore Meridionale. Tutte le tematiche della mostra sono ripercorse e approfondite dai numerosi saggi pubblicati nel catalogo edito da Electa.

Testa di giovane africano (II secolo a.C. ?) conservata al museo nazionale Romano (foto mnr)

Statua di fanciulla (kore) da Santorini (640 a.C.) conservata al museo Archeologico di Thera (foto mnr)
Il nostro rapporto con gli antichi è sostanzialmente doppio: da una parte, si è costruito attraverso un lungo e discontinuo processo storico di trasmissione intellettuale e artistica che ha plasmato la nostra cultura classica fra continuità, fratture e manipolazioni; dall’altra, ha talvolta preso la forma di un rapporto di immedesimazione, sviluppato con persone che, pur vissute molto tempo fa, hanno affrontato, come noi, tutte le vicende della vita, dalle più gioiose alle più drammatiche, e a queste hanno dato voci e forme che sono giunte fino a noi. Per questo, gli antichi ci sembrano allo stesso tempo lontani e vicini.

Uno dei medaglioni con scene a sfondo erotico nella decorazione del carro da parata di Civita Giuliana (foto Luigi Spina)
Accompagnano il visitatore in questo percorso di scoperta e confronto, alcune opere straordinariamente rappresentative, provenienti non solo dai principali musei italiani, nell’ambito del Sistema Museale Nazionale coordinato dalla Direzione generale Musei, ma anche da importantissimi istituti della Grecia. Molte delle opere in mostra sono presentate al pubblico per la prima volta: nuove scoperte, come il carro da parata di Civita Giuliana e la statua di Ercole del parco archeologico dell’Appia Antica, nuove acquisizioni, come la Tabula Chigi del museo nazionale Romano, e soprattutto numerosi capolavori solitamente conservati nei depositi dei musei dell’Italia e della Grecia, come la statua di Santorini. La mostra rappresenta così un’ulteriore opportunità per il progetto Depositi (Ri)scoperti, ideato e promosso dal museo nazionale Romano, permettendo non solo di proseguire l’iniziativa, ma anche di incrementarla con la realizzazione di nuove tappe espositive negli istituti della Direzione regionale Musei Lazio a Nemi e a Sperlonga.
Domenica 1° ottobre 2023, anche al museo Archeologico nazionale di Reggio Calabria, torna il tradizionale appuntamento della “Domenica al Museo”: l’iniziativa del ministero della Cultura che prevede, ogni prima domenica del mese, l’ingresso gratuito in Parchi archeologici, musei e luoghi della cultura. Ottima occasione per ammirare i Bronzi di Riace e di Porticello, nonché visitare i quattro livelli di allestimento permanente, con i preziosi reperti esposti al Museo. A ciò si aggiungono le tre grandi mostre temporanee che arricchiscono la programmazione museale: “I Bronzi di Riace. Cinquanta anni di storia”, curata dal direttore del Museo, Carmelo Malacrino; “Per gli dei e per gli uomini. Musica e danza nell’antichità”, curata dal direttore e dalle archeologhe Angela Bellia e Patrizia Marra; “Le nuvole e il fulmine. Gli Etruschi interpreti del volere divino”, curata da Malacrino insieme agli archeologi Mario Iozzo e Barbara Arbeid. “Le prime domeniche del mese si confermano momenti tra i più significativi del dialogo del MArRC con la comunità del territorio”, dichiara il direttore Malacrino. “Vedere tanti cittadini tornare nelle sale espositive dà senso al nostro impegno di rendere il Museo un luogo inclusivo e dinamico”.










A inaugurare il ciclo, che si terrà presso la sala conferenze del museo Egizio, sarà martedì 9 maggio 2023, alle 18, Barbara Jatta, direttrice dei musei Vaticani a Roma. Tutti gli appuntamenti saranno a ingresso libero con prenotazione tramite evenbrite. Per gli incontri in lingua inglese sarà disponibile il servizio di traduzione simultanea in italiano per il pubblico in sala. È prevista inoltre la diretta streaming in lingua originale sulla pagina Facebook e sul canale YouTube del museo Egizio.
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