Archivio tag | Carlo Ruta

Catania. Al Mondadori Bookstore presentazione del libro “Il leone e il cammello: Cristianità e Islam dagli Altavilla a Federico II di Svevia”, l’ultima opera dello storico Carlo Ruta

Venerdì 14 novembre 2025, alle 17.30, al Mondadori Bookstore di piazza Roma a Catania, in collaborazione con l’area multimediale del “Laboratorio degli Annali di storia”, presentazione del libro “Il leone e il cammello: Cristianità e Islam dagli Altavilla a Federico II di Svevia”, l’ultima opera dello storico Carlo Ruta (Edizioni Mediterranee). Modera Santa Sorbello. Il libro propone uno sguardo esplorativo del XII e del XIII secolo nel Regnum normanno e svevo e nei paesi che con il Regnum insulare e peninsulare meglio interagivano, colti da prospettive inconsuete, che più pongono in risalto fatti notevoli sotto il profilo dell’organizzazione dei saperi, dell’elaborazione delle lingue e delle arti letterarie, dei percorsi scientifici e dei contatti interculturali. Gli scenari sono quelli di una età di mezzo poco immaginata, che incubò strutture e risorse nodali lungo gli itinerari che condussero alla modernità, lanciando esperienze e messaggi che ancora oggi fanno riflettere.

Catania. Alla Libreria Etnea incontro con Carlo Ruta sul suo saggio “Il leone e il cammello. Cristianità e Islam dagli Altavilla a Federico II di Svevia”

Venerdì 9 maggio 2025, alle 18, nella sala conferenze della Libreria etnea “Catania Libri”, in via Etnea n. 325 a Catania, in collaborazione con la Casa editrice di Palermo “Libri Mediterranei”, incontro con il prof. Carlo Ruta che discuterà sul suo recente saggio storico “Il leone e il cammello. Cristianità e Islam dagli Altavilla a Federico II di Svevia”. La prospettiva adottata dallo studioso sottolinea, in modo nuovo, i caratteri della “frontiera mediterranea” del tempo e propone uno sguardo accurato sulle eversioni intellettuali che caratterizzarono l’Europa del XIII secolo. Lo studioso risponderà alle domande della giornalista Flora Bonaccorso. Si aprirà quindi una discussione.

Ragusa. Al via il 6° convegno internazionale di studi “Sacrifici umani nelle società umane antiche e premoderne. I miti tenebrosi, il pregiudizio e la storia” diretto da Carlo Ruta, storico e direttore scientifico del Laboratorio degli Annali di storia. Due giorni di dibattito: il programma

ragusa_laboratorio-annali-di-storia_convegno-internazionale-sacrifici-umani-nelle-società-antiche-e-premoderne_locandina“Sacrifici umani nelle società umane antiche e premoderne. I miti tenebrosi, il pregiudizio e la storia” è il tema di grande fascino storico del 6° convegno internazionale di studi in programma a Ragusa il 28 e il 29 dicembre 2024. Diretto come i precedenti da Carlo Ruta, storico e direttore scientifico del Laboratorio degli Annali di storia, il convegno nasce dal partenariato scientifico con l’università Sorbona di Parigi, il Centre National de la Recherche Scientifique francese, l’università di Genova, l’università di Bari, l’università di Siena, Unitelma-Sapienza università di Roma e il Laboratorio di studi marittimi e navali Ferdinand Braudel dell’università di Genova. “L’obiettivo del convegni è di fare chiarezza su fenomeni storici di difficile interpretazione”, spiega il prof. Ruta, “e, più in particolare, di fornire contributi che aiutino a superare limiti interpretativi che persistono sulla materia dei “sacrifici umani”, sotto il profilo storico-archeologico e antropologico. Si tratta di fare chiarezza, in sostanza, su condotte sociali ancora controverse, che passano tuttavia come provate e certificate, la cui realtà resta invece tutta da dimostrare e le cui interpretazioni risentono troppo da etnocentrismi, stereotipi e rigidità di lettura. Vanno sottolineate inoltre le influenze esercitate sul lavoro storico-antropologico da letterature antiche e moderne che appaiono a conti fatti ben poco rispondenti all’oggettività. Il caso di Salammbò di Flaubert, con riferimento ai presunti sacrifici umani dell’antica Cartagine, potrebbe essere al riguardo emblematico”.

IL PROGRAMMA. Il convegno apre la mattina del 28 dicembre 2024, alle 10.30, con la relazione del direttore scientifico Carlo Ruta, seguito da un primo dibattito aperto ai presenti. Quindi nella sessione pomeridiana, dalle 14,30, le relazioni. Intervengono Francesco Aleo (storico della Chiesa, Istituto S. Paolo di Catania); Emiliano Beri (storico, università di Genova); Bruno Botta (rettore Unitelma Sapienza università di Roma); Alberto Cazzella (paletnologo, Sapienza università di Roma); Annalisa Di Nuzzo (antropologa culturale, università Benincasa di Napoli); Bianca Maria Giannattasio (storica, università di Genova); Pamela Kyle Crossley (sinologa, Dartmouth University, USA); Marco Leonardi (storico, università di Catania); Juan Carlos Moreno García (storico ed egittologo, Sorbonne Université Paris, direttore di ricerca  del CNRS France); Sandra Origone (storica, università di Genova); Giuseppe Varnier (epistemologo, università di Siena). È prevista inoltre, all’interno dei lavori, la comunicazione di Rita Elisabeth Rubino (dottoranda di storia all’Università di Catania). Domenica 29 dicembre 2024, dalle 15 alle 17, il convegno si trasferisce on-line, con interventi e collegamenti in streaming, cui segue la relazione di chiusura del direttore scientifico Carlo Ruta, che tra l’altro annuncerà il tema e la data del 7° Convegno internazionale.

Reggio Calabria. Al museo Archeologico nazionale la conferenza di Carlo Rota “Il leone e il cammello. Cristianità e Islam dagli Altavilla a Federico II di Svevia. Quale convivenza?” in collaborazione con il Laboratorio degli Annali di Storia

reggio-calabria_archeologico_conferenza-il-leone-e-il-cammello_carlo-ruta_locandinaMercoledì 27 novembre 2024, alle 16.30, nella sala conferenze del museo Archeologico nazionale di Reggio Calabria, il Laboratorio degli Annali di Storia, nell’ambito dell’accordo di collaborazione scientifica sottoscritto con il direttore del MArRC, Fabrizio Sudano, propone la conferenza “Il leone e il cammello. Cristianità e Islam dagli Altavilla a Federico II di Svevia. Quale convivenza?” col prof. Carlo Ruta. L’ingresso è gratuito e i posti limitati. Introduce il direttore del MArRC Fabrizio Sudano. Lo storico Carlo Ruta, direttore scientifico degli Annali di Storia, interviene su un tema complesso, quello del travaglio interetnico e interculturale nel Regnum normanno e svevo, dai due Ruggeri a Federico, nell’orizzonte di un medioevo che usciva dagli schemi. Non pochi, gli aspetti da mettere a fuoco.

Reggio Calabria. Al museo Archeologico nazionale la conferenza “Dal legno assemblato della nave alla rivoluzione segnica del IV millennio a.C.: Naqada e il momento zero della scrittura” col prof. Carlo Ruta, primo incontro in collaborazione con il Laboratorio degli Annali di storia

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Il museo Archeologico nazionale di Reggio Calabria avvia un nuovo ciclo di conferenze con il Laboratorio degli Annali di storia curato da Giovanna Corradini. Mercoledì 11 settembre 2024, alle 17, in sala conferenze del MArRC il primo incontro dal titolo “Dal legno assemblato della nave alla rivoluzione segnica del IV millennio a.C.: Naqada e il momento zero della scrittura”. Introduce il direttore del MArRC Fabrizio Sudano. Relatore il prof. Carlo Ruta, storico delle Civilizzazioni, direttore scientifico degli Annali di Storia. Ingresso gratuito alla conferenza.

Ragusa. Il Laboratorio degli Annali di Storia organizza il terzo convegno internazionale di studi “Dall’Uomo del rame all’Homo faber: il sostrato profondo della storia”

ragusa_convegno-internazionale_dall-uomo-del-rame-all-homo-faber_locandinaIl Laboratorio degli Annali di Storia di Ragusa organizza il terzo convegno internazionale di studi “Dall’Uomo del rame all’Homo faber: il sostrato profondo della storia”, che prende spunto da paradigmi elaborati da Carlo Ruta in “Homo faber e civiltà”, in partenariato con l’università di Milano, l’università di Genova, il Laboratorio di Storia marittima e navale dell’università di Genova, l’università di Siena, la statunitense New York University e il francese Centre national de la Recherche scientifique. Appuntamento il 27 e 28 luglio 2023, a Ragusa, in via Pezza 108, sede del Laboratorio. Il convegno vuole accendere alcune luci sull’età del Rame e dare qualche risposta: la nascita della pietra squadrata, l’avvento della città storica, la creazione delle navi assemblate, la scoperta del mare, la catena causale che spiega la nascita della scrittura. Tra gli studiosi partecipanti, in presenza o in streaming, Giuseppe Foglio, Francesco Aleo, Annalisa Di Nuzzo, Maristella Trombetta, Loredana Di Lucchio, Michele Longo, Corrado Fianchino, Giuseppe Varnier, Michele Fasolo, Marco Leonardi, Tommaso Fazello, Pamela Kile Crossley, Emiliano Beri, Alberto Cazzella, Claudio Giardino, Umberto Tecchiati, Juan Carlos Moreno Garcia, Sandra Origone. Ad aprire i lavori del 27 mattina sarà la relazione scientifica di Carlo Ruta, sui percorsi dell’Uomo del Rame che condussero appunto alla scoperta del mare, all’assemblaggio delle navi e, come conseguenza diretta di quest’ultimo, alla nascita della scrittura. Interverrà poi lo storico barese Giuseppe Foglio che, a partire dai modelli lanciati dal direttore scientifico, traccerà le condizioni per una possibile “fenomenologia della materia”. Al pomeriggio, tra gli altri, parlerà lo storico del Cristianesimo Francesco Aleo focalizzerà le culture del rame e del bronzo tra la tarda antichità e la prima cristianità. L’antropologa Annalisa Di Nuzzo tornerà quindi al nocciolo protostorico per un esame sulle relazioni tra manualità e genere. Quindi la storica dell’estetica Maristella Trombetta, prendendo ancora le mosse dal paradigma dell’uomo assemblatore di navi, interverrà sullo sguardo cartografico dell’homo faber, in età premoderna e moderna. La sessione mattutina del 28 luglio sarà aperta dalla storica statunitense Pamela Kile Crossley con un focus sulle questioni storiografiche legate all’età del bronzo e alla nascita dell’Eurasia. Sarà poi la volta dello storico dell’età moderna Emiliano Beri, che illustrerà l’”uomo del mare” dalla prospettiva del mar Ligure e dell’Alto Tirreno in età moderna. Quindi l’archeologo Claudio Giardino sulle tecnologie minerarie e metallurgiche in età pre-protostorica, e l’archeologo Umberto Tecchiati sulla transizione tra preistoria e protostoria nell’Italia settentrionale. L’egittologo Juan Carlos Moreno García si occuperà poi dell’uomo del Nilo e dell’organizzazione del lavoro agricolo nelle prime età dinastiche. Nella sessione pomeridiana, venerdì 28 luglio, chiude il convegno la tavola rotonda “La nascita della scrittura in Homo faber e civiltà di Carlo Ruta. Dibattito su un paradigma”. Le conclusioni saranno affidate a Carlo Ruta.

Doppio incontro in Sicilia, a Siracusa e a Catania, per ascoltare e incontrare l’archeologo preistorico Alberto Cazzella (università Sapienza) col suo libro “All’origine delle disuguaglianze”

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Locandina dell’incontro a Siracusa il 15 dicembre 2021

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Locandina dell’incontro a Catania il 16 dicembre 2021

Doppio incontro in Sicilia per ascoltare e incontrare Alberto Cazzella coautore con Giulia Recchia del libro “All’origine delle disuguaglianze. Dall’affermazione dell’economia produttiva alle prime forme di stratificazione in Italia e nelle isole adiacenti (6000-1000 a.C.)”: il 15 dicembre 2021 al museo Archeologico regionale “Paolo Orsi” di Siracusa; il 16 dicembre 2021, nella sala dell’esedra del Teatro Antico di Catania. A Siracusa, dopo i saluti del direttore del parco archeologico di Siracusa Carlo Staffile, e la nota introduttiva del direttore del Laboratorio di storia Carlo Ruta, presenta l’opera l’archeologo Dario Palermo dell’università di Catania, conclude l’autore. A Catania, dopo i saluti del direttore del parco archeologico e paesaggistico di Catania e della Valle dell’Aci Gioconda Lamagna e una nota introduttiva del direttore del Laboratorio di Storia degli annali Carlo Ruta, il libro sarà presentato dall’archeologo Massimo Frasca dell’università di Catania.

Copertina del libro “All’origine delle disuguaglianze. Dall’affermazione dell’economia produttiva alle prime forme di stratificazione in Italia e nelle isole adiacenti (6000-1000 a.C.)” di Alberto Cazzella e Giulia Recchia

“All’origine delle disuguaglianze”. La preistoria recente, dall’affermazione dell’economia produttiva agli inizi del Neolitico fino alla fine dell’età del Bronzo, rappresenta il periodo in cui si svilupparono le prime forme di disuguaglianza sociale. Sono presi in esame i diversi modi in cui si affermarono tali disuguaglianze nel Mediterraneo centrale fra il 6000 e il 1000 circa a.C.: differenze di età e di genere; articolazioni nelle attività svolte, con il graduale emergere di specialisti; rapporti tra più gruppi di parentela all’interno della stessa comunità e rapporti tra più comunità, con lo sviluppo anche di attività belliche organizzate; relazioni diversificate tra nuclei emergenti e gruppi subalterni. Un ruolo importante in questo processo di trasformazione sicuramente ebbero i contatti con realtà esterne, soprattutto del Mediterraneo orientale, per quel che riguarda la circolazione di materie prime e manufatti, tecniche produttive e modelli culturali, anche nell’ambito della mobilità di piccoli gruppi di individui.

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L’archeologo Alberto Cazzella (università Sapienza Roma)

Alberto Cazzella è professore ordinario di Paletnologia al Dipartimento di Scienze dell’Antichità dell’università Sapienza di Roma, e alla Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici sempre a La Sapienza, dove è anche direttore della Scuola di Dottorato in Archeologia. È direttore della Missione Archeologica Italiana a Malta. È socio ordinario dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria e dell’Accordia Research Institute, University of London. Ha diretto gli scavi nei siti di La Capriola (VT), Arceto (RE), Cartofaro (AP), Tor Vergata (RM), Vivara Punta di Mezzogiorno (NA). Dal 1983 dirige lo scavo della collinetta artificiale di Coppa Nevigata (FG), della cui concessione è titolare; dal 1999 è responsabile scientifico degli scavi dei livelli dell’età del Bronzo e della I età del Ferro sul Campidoglio (Roma). Dal 2003 conduce scavi nei siti dell’età del Bronzo di Monteroduni-loc. Paradiso (IS) e della Rocca di Oratino (CB). Da diversi anni si occupa dello studio dei materiali preistorici dell’area cultuale di Tas-Silg (Malta) e dal 2003 dirige gli scavi di ambito preistorico in questo sito in qualità di membro della Missione Archeologica Italiana a Malta. È autore o coautore di oltre 300 pubblicazioni a stampa.

“Roma e Cartagine: due civiltà a confronto”: al Muciv-Pigorini di Roma-Eur presentazione del libro che descrive due mondi mediterranei distanti e tuttavia vicini. Ricordo di Sebastiano Tusa, uno degli autori

L’immagine sulla copertina del libro “Roma e Cartagine: due civiltà a confronto”

Filippo Maria Gambari, direttore del museo delle Civiltà, che accorpa il museo Pigorini, il museo Tucci, il museo dell’Alto Medioevo e il museo delle Arti e tradizioni popolari

Roma e Cartagine: due mondi mediterranei distanti e tuttavia vicini. Due realtà che emergono dal fondo della storia perché destinate entrambe a diventare grandi potenze del Mediterraneo. Su questa linea muove il libro “Roma e Cartagine: due civiltà a confronto” (Edizioni di storia e studi sociali) con testi di Maurizio Massimo Bianco, Pino Blasone, Alfredo Casemento, Massimo Cultraro, Rossana De Simone, Massimo Frasca, Francesca Oliveri, Carlo Ruta, Francesco Tiboni, Sebastiano Tusa, libro che verrà presentato al Muciv di Roma-Eur martedì 7 maggio 2019, alle 17:30, nella sala conferenze del museo nazionale Preistorico etnografico “Luigi Pigorini”. Presenta l’opera Filippo Maria Gambari, direttore del Museo delle Civiltà. Intervengono: Pino Blasone, scrittore e studioso del mondo orientale; Massimo Cultraro, primo ricercatore IBAM CNR e docente universitario; Massimo Frasca, docente di Archeologia classica, università di Catania; Maria Costanza Lentini, archeologa, già direttore Polo siti culturali Catania; Francesca Oliveri, archeologa, soprintendenza del Mare, Sicilia; Carlo Ruta, saggista e storico del mondo mediterraneo. Coordina: Elisabetta Mangani, archeologa, già funzionaria del museo “L. Pigorini”. Mario Mineo, archeologo del museo “L. Pigorini”, ricorderà la figura di Sebastiano Tusa, già funzionario del museo.

Area della battaglia delle isole Egadi tra romani e cartaginesi

L’archeologo Sebastiano Tusa

Presentazione del libro. Nella prima fase Roma e Cartagine trattano, si accordano sui commerci, cercano di stabilire una convivenza con reciprochi vantaggi. Questo fino al quarto secolo, quando Roma ancora non si sente pronta per sostenere uno scontro con la potenza “frontaliera”. Poi si dipana una lunga vicenda di conflitti che alla fine vede Roma vincitrice e Cartagine umiliata fino alla estrema distruzione. Essa risorgerà dalle proprie rovine a partire dal periodo di Augusto, che apre a Roma l’età del principato. Essa conserva ancora tradizioni fenicio-puniche, ma diventa una Cartagine romana, Sarà quindi un’altra storia. Due civiltà allora che s’incontrano e si scontrano, che non mancano comunque di similitudini, a partire dal sacro e dalle arti, che vedono ambedue fare i conti con la grecità. Entrambe si lasciano contaminare da miti e stili artistici ellenici, senza comunque rinunciare a tradizioni proprie. Entrambe coltivano un ethos patriottico, fatto di eroismi civili e militari, di impulsi predatori e ragione. E danno una propria impronta alla storia antica. Cartagine proietta i propri commerci oltre i confini delle Colonne d’Ercole. Tenta il periplo dell’Africa e punta, dall’Atlantico, verso le coste della Bretagna. Roma conquista i popoli italici ma non li umilia, tesse la propria tela del diritto, cerca di fare un uso razionale della forza che si esprime anzitutto attraverso le sue legioni. Alla fine conquista l’intero Mediterraneo.

“Teodorico. Il re barbaro che immaginò l’Italia”: al museo dell’Alto Medioevo di Roma-Eur presentazione del libro di Carlo Ruta che approfondisce la figura di Teodorico il Grande, che fu re dei Goti e dei Romani dal 493 al 526

La locandina dell’incontro al museo dell’Alto Medioevo di Roma-Eur con Carlo Ruta su Teodorico

A tu per tu con “Teodorico, il re barbaro che immaginò l’Italia”. Ad approfondire la figura di Teodorico il Grande, che fu re dei Goti e dei Romani dal 493 al 526, in un’epoca di transito politicamente e storicamente molto complessa, ambigua, disordinata e travagliata da radicalismi, ma anche caratterizzata da esperienze di convivenza etnica, compostezza civile, decoro urbano e di contagio religioso e culturale, sarà il giornalista Carlo Ruta che da vari decenni opera negli ambiti della ricerca storiografica e dell’informazione italiana, autore di reportage e inchieste giornalistiche. Appuntamento giovedì 28 febbraio 2019, alle 17, nell’Aula dell’Opus sectile del museo dell’Alto Medioevo “Alessandra Vaccaro” – Muciv a Roma-Eur, per la presentazione del libro di Carlo Ruta “Teodorico. Il re barbaro che immaginò l’Italia” (Edizioni di storia e studi sociali, Ragusa-Roma, pp. 144, gennaio 2019). Con l’autore interverranno Filippo Maria Gambari, direttore del Museo delle Civiltà; Gaspare Baggieri, coordinatore del museo dell’alto Medioevo “Alessandra Vaccaro”; Elisabetta Mangani, archeologa, già funzionaria del museo Preistorico-etnografico nazionale “Luigi Pigorini”. Dopo la presentazione, visita alle due mostre “L’ideale guerriero” e “L’intelligenza nelle mani. Produzione artigianale e tecniche di lavorazione e tecniche di lavorazione in età longobarda” nell’ambito del progetto nazionale “Longobardi in vetrina”.

Il giornalista scrittore Carlo Ruta

“In quest’opera di Carlo Ruta la figura del sovrano goto viene passata al vaglio in maniera del tutto innovativa, da prospettive poco esplorate, con esiti significativi, che mettono in rilievo l’esemplarità di un uomo di Stato che operò per il benessere del suo paese, per oltre trenta anni, e che spinse la storia d’Europa in avanti, attraverso il rilancio della civilitas romana ma anche attraverso la prefigurazione, appunto, del cambiamento”, si legge nella recensione su http://www.nuovosoldo.it. “Si era nel punto di lacerazione tra il mondo antico e il Medioevo. Teoderico, re goto in Italia dal 493 al 526, si presenta come una delle figure più forti ed emblematiche dell’Europa tardo-antica. Il re barbaro finì con il generare un modello di Stato che ambiva a spendere con lucida determinazione le eredità del passato mentre inaugurava un tipo di convivenza etnica originale: chiuso e tuttavia plurale, segnato da rigidi protocolli identitari ma in grado di generare, nel concreto delle cose, costumi condivisi. Egli volle essere rappresentante e arbitro di mondi distanti che, senza nulla cedere delle tradizioni cui più tenevano, riuscirono per decenni a eliminare dall’orizzonte civile lo scontro etnico e di religione. Tra i Goti, comunemente di fede ariana, e gli Italici, cattolici, furono tutto sommato tempi di normalità, retti da una misurata concordia. E questo modo di convivenza, freddo ma per tanti versi fecondo, contribuiva a ricomporre nel paese la vita delle città”.

Il libro di Carlo Ruta “Teodorico. Il re barbaro che immaginò l’Italia” (Edizioni di storia e studi sociali)

“Lo Stato teodericiano – continua la recensione – faceva i conti in maniera esemplare con il passato di Roma, assimilandone gli elementi più produttivi, giuridici, economici e tecnico-costruttivi. Si faceva inoltre garante di grandi tradizioni di pensiero, greche ed ellenistiche in particolare, attraverso l’apporto di filosofi e letterati tra i più significativi della tarda antichità. Boezio e Cassiodoro, ministri e consiglieri del re goto, lasciarono eredità decisive sul piano dell’organizzazione dei saperi e, in particolare, della custodia delle classicità, mentre si formava, in disparte, una delle figure più eminenti del mondo cristiano, Benedetto da Norcia, che con la sua Regola avrebbe interagito in maniera feconda con i progetti della tarda maturità di Cassiodoro, fondatore del Vivarium. Solo negli ultimi anni gli equilibri garantiti da quell’esperimento di governo cominciarono a incrinarsi, per cause legate soprattutto ai rapporti travagliati con l’Impero d’Oriente. Ma anche in quei contesti, i dissidi interni, pur significativi, non produssero nel paese grandi devastazioni. Goti e Romani, ariani e cattolici nel concreto delle città riuscirono a fermarsi, a placare le tensioni e spegnere lo scontro civile che minacciava di erompere, mentre si apriva una fase di intrighi da «basso impero» interpretati da un Senato sempre più travagliato da partigianerie. Era per certi versi l’ultima chiamata alle armi di un’aristocrazia che in larghissima parte aveva smarrito il senso dello Stato. Poi, morto Teoderico nel 526, il regno goto precipitava in una profonda instabilità ed infine, per iniziativa di Costantinopoli, in uno stato di guerra che in un paio di decenni ne avrebbe determinato la fine”.