Varese ArcheoFilm: con la consegna del Premio Città di Varese e del Premio Alfredo Castiglioni e la retrospettiva delle opere dei fratelli Castiglioni chiude la terza edizione della rassegna internazionale del film di archeologia, arte, ambiente, etnologia

Un momento della presentazione della prima edizione del Varese ArcheoFilm 2018 (foto museo Castiglioni)
Con la premiazione dei documentari vincitori del “Premio città di Varese” conferito dalla giuria popolare e del “Premio Alfredo Castiglioni”, assegnato dalla giuria tecnica, domenica 6 settembre 2020 chiude la terza edizione di “Varese ArcheoFilm” (3-6 settembre 2020), la rassegna internazionale del film di archeologia, arte, ambiente, etnologia, organizzata dell’associazione Conoscere Varese in collaborazione col Comune di Varese, Museo Castiglioni e Firenze ArcheoFilm: organizzazione generale, Marco Castiglioni; direzione artistica, Dario Di Blasi; direzione editoriale, Giuditta Pruneti; conduzione delle serate, Giulia Pruneti. “Quest’anno per garantire la sicurezza del pubblico”, spiega Marco Castiglioni, “l’organizzazione ha previsto tutti gli accorgimenti necessari affinché la rassegna si svolga nel miglior modo possibile con il dovuto rispetto delle norme sanitarie. Come tutta la stagione culturale estiva varesina, anche il festival ha rischiato di saltare. Fortunatamente, grazie al Comune di Varese che si è impegnato e ha investito risorse e personale, è stato possibile mantenere il programma intatto. Per Varese ArcheoFilm sarebbe stato davvero un peccato perché la terza edizione rappresenta sempre il consolidamento di una formula. È quella che conferisce la certezza che l’appuntamento durerà nel tempo ed è entrato a far parte dell’offerta culturale che i cittadini attendono ogni anno. Lo dimostra anche il fatto che il sistema di prenotazioni che abbiamo realizzato sul sito del museo Castiglioni ha velocemente registrando il tutto esaurito”. E continua: “Anche quest’anno, dopo una lunga selezione tra circa 80 documentari a loro volta già selezionati dal festival Firenze ArcheoFilm da cui nasce la rassegna varesina, abbiamo composto un programma interessante e per molti versi originale. Come sempre abbiamo affiancato a filmati sull’archeologia “classica” dell’Antico Egitto, romana e preistorica, ma sempre sviluppati in modo innovativo, tematiche diverse e inconsuete in modo da interessare e attirare un pubblico più vasto ed eterogeneo possibile. Anche gli ospiti sono stati certamente all’altezza delle scorse edizioni. Sono tutti studiosi dalle grandi doti comunicative e divulgative in grado di raccontare tematiche scientifiche complesse in modo tale che siano comprensibili a tutti”. I posti a disposizione per gli spettatori nella “tendo struttura” dei Giardini Estensi sono come sempre gratuiti ma ridotti rispetto al consueto per i noti motivi sanitari. Considerata la grande affluenza di pubblico delle passate edizioni, l’organizzazione per questo ha realizzato un sistema di prenotazione dei posti sul sito del museo Castiglioni (www.museocastiglioni.it). Le norme anti Covid-19 hanno imposto anche di trovare un sistema alternativo alle schede cartacee per far esprimere al pubblico la propria preferenza ai filmati e assegnare il premio della giuria popolare. Quest’anno è stato possibile esprimere il voto per via telematica attraverso lo smartphone o collegandosi al sito del Museo Castiglioni con le modalità spiegate nel corso delle serate. La giuria tecnica composta da Angelo Castiglioni, Matteo Inzaghi, Diego Pisati e Giulio Rossini, invece, assegna il premio “Alfredo Castiglioni” dedicato alla memoria dell’etnologo e archeologo scomparso nel 2016.
Nel corso della serata di giovedì 3 settembre 2020 sono stati proiettati 3 documentari: “Mostri e miti” di Carsten Gutschmidt )Germania, 2018, 52’), che affronta il tema dei draghi, i mostri più celebri di tutti i tempi, utilizzando metodi scientifici per rintracciare la verità che si nasconde dietro la nascita di questo mito universale. Elaborate animazioni riportano in vita i leggendari mostri. È seguito “Indagini in profondità – il robot degli abissi” di Guilain Depardieu, Frédéric Lossignol (Francia, 2017, 26’), che racconta come l’utilizzo di automi meccanici possano sostituire l’essere umano nelle ricerche archeologiche sottomarine a grandi profondità. Ha chiuso la serata “La memoria di un filo” di Franco Zaffanella (Italia, 2019, 30’), un progetto di archeologia sperimentale che mostra la realizzazione di un tessuto di lino con tecniche preistoriche partendo dai semi della pianta. Ospite della serata la professoressa Irene Affede Di Paola, sinologa dell’università dell’Insubria.
Venerdì 4 settembre 2020, è stata la volta di “Stonehenge bringing the dead” di Nick Gillam-Smith (Austria, 2013, 50’), prima nazionale, che racconta le straordinarie scoperte effettuate in uno dei siti preistorici più famosi al mondo dal team guidato dal celebre archeologo Mike Person che ha ritrovato i corpi di 63 individui sepolti sotto i monoliti. È seguito “La prossima Pompei” di Duncan Bulling (Regno Unito, Usa, 2019, 52’). All’ombra del Vesuvio, un vulcano meno noto minaccia la zona dei Campi Flegrei. Gli scienziati studiando ciò che è avvenuto a Pompei quasi 2000 anni fa riusciranno a scoprire se questo territorio in continua evoluzione sta raggiungendo un nuovo punto di rottura? Ospite della serata il dott. Omar Larentis, antropologo fisico e paleopatologo presso l’Università dell’Insubria.
Sabato 5 settembre 2020 è stata la volta dei faraoni con “Egitto: i templi salvati” di Olivier Lemaitre (Francia, 2018, 53’). Nel film, ricco di animazioni 3D e documenti storici, vengono illustrati gli ingegnosi piani che hanno consentito il salvataggio di oltre venti antichi santuari che sarebbero altrimenti scomparsi sotto l’acqua del Nilo in seguito alla costruzione della Diga di Assuan. Un grande apporto in questa impresa è stato dato anche dagli archeologi e dai tecnici italiani. Ha completato la serata “Ingegneria romana: Città II” di Jose Antonio Muñiz (Spagna, 2018, 56’). Il documentario descrive la capacità dei Romani di accettare e assimilare ogni tipo di conoscenza, indipendentemente dalla sua provenienza, per poi perfezionarla e applicarla alle prodigiose strutture progettate per edificare le straordinarie città dell’Impero. È intervenuta la prof.ssa Donatella Avanzo, egittologa e storica dell’arte.

Ricerche ad Adulis (Eritrea) dalla missione archeologica diretta da Serena Massa (foto museo Castiglioni)
E arriviamo a domenica 5 settembre 2020. Si inizia alle 20.30, con le proiezioni dedicate alla retrospettiva sul lavoro di Angelo e Alfredo Castiglioni. “Adulis. Cronaca della missione archeologica 2012 – 2013” di Angelo e Alfredo Castiglioni (Italia, 43’), aprirà la serata. Il Mar Rosso nell’antichità ebbe un’importanza paragonabile a quella della via della seta o dell’ambra. Nei suoi porti affluivano e venivano ridistribuiti beni di lusso destinati al consumo di una élite internazionale, accanto a derrate per le necessità quotidiane di più ampio consumo. Il sito di Adulis, ubicato sulla costa sud occidentale del Mar Rosso, all’interno della ben protetta baia di Zula, (attuale Eritrea) fu uno dei più importanti scali nei rapporti tra Africa orientale, India e Mediterraneo a partire forse dall’epoca faraonica, con uno sviluppo crescente ben documentato in concomitanza con l’ascesa del regno aksumita, di cui Adulis rappresentava l’accesso al mare. Il filmato è la cronaca della missione nel sito archeologico nell’inverno 2012-2013. Oltre all’attività di scavo e alle scoperte effettuate, vengono evidenziate le difficoltà organizzative e logistiche in un ambiente dove la ricerca scientifica è difficile: l’approvvigionamento dell’acqua, del cibo, i problemi sanitari e l’allestimento del capo campo tendato. Ma anche l’amicizia e la proficua collaborazione di tutti i partecipanti ad un grande progetto culturale che unisce l’Eritrea e l’Italia, del quale nel 2021 si festeggeranno dieci anni di attività. Interverranno la prof.ssa Serena Massa, archeologa dell’università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e direttrice scientifica Missione a Adulis e il dott. Angelo Castiglioni, archeologo, antropologo, cineasta.
Dopo la premiazione dei documentari vincitori del “Premio città di Varese” conferito dalla giuria popolare e del “Premio Alfredo Castiglioni”, seguirà il film “Sulle tracce degli esploratori” di Angelo e Alfredo Castiglioni (Italia, 22’). Alla metà dell’800 le sorgenti del Nilo non erano ancora state scoperte. Svelare il mistero che avvolgeva l’origine di questo grande fiume lungo le cui sponde si sviluppò una civiltà millenaria, aveva fatto nascere una accesa competizione tra gli esploratori europei e le Società Geografiche. Iniziò, quindi, l’esplorazione geografica dell’Alto Nilo Bianco. Sarebbe impossibile elencare tutti i viaggiatori che risalirono il Nilo e i suoi affluenti. Tra questi ricordiamo l’inglese Samuel Baker, il tedesco Georg Schweinfurth, gli italiani Carlo Piaggia e Giovanni Miani che ci lasciarono dettagliate descrizioni delle popolazioni incontrate. I loro diari sono stati punti di riferimento delle spedizioni da noi effettuate negli anni tra il 1960 e il 1965 lungo l’Alto Nilo Bianco, nelle regioni di Equatoria nel Sud Sudan. Missioni che ci hanno permesso di realizzare questo documentario sulla vita delle popolazioni nilotiche (soprattutto dei pastori Mundari), constatando che i riti e i costumi di questi gruppi etnici erano rimasti pressoché immutati dall’epoca dei primi esploratori. Un sorprendente immobilismo che contrastava con lo sviluppo del nostro mondo occidentale che, proprio negli anni ’60 aveva iniziato (con lo sbarco dell’uomo sulla Luna, un’altra esplorazione: quella del cosmo.
Varese ospita in esclusiva per la Lombardia la prima edizione di Varese ArcheoFilm, festival internazionale del cinema di archeologia arte ambiente etnologia con serata finale speciale dedicata ad Alfredo e Angelo Castiglioni. In programma sette film e incontri con esperti nazionali nel campo dell’egittologia, della preistoria, dell’etnologia e della storia
Il cinema archeologico arriva per la prima volta a Varese. Dal 6 al 9 settembre 2018 i Giardini Estensi in via Sacco 5 ospitano Varese Archeofilm, festival internazionale del cinema di archeologia arte ambiente etnologia, a ingresso libero e gratuito, promosso dal Comune di Varese in collaborazione con il museo Castiglioni, la rivista Archeologia Viva, la rassegna Firenze ArcheoFilm, il Centro Ricerche del Deserto Orientale (Ce.R.D.O.), l’associazione Conoscere Varese, Tourisma, con il patrocinio dell’università Insubria. Dopo Torino, Agrigento, Pesaro, Aquileia e Ravenna, Varese è una nuova tappa delle manifestazioni promosse sul territorio da Firenze Archeofilm. “Varese entra in un prestigioso e già funzionante circuito nazionale che ha lo scopo di far diventare il nostro paese uno dei principali punti di riferimento internazionali del cinema documentaristico d’autore”, sottolinea soddisfatto Marco Castiglioni, presidente dell’associazione Conoscere Varese, che dal 2015 ha riaperto e gestisce il museo Castiglioni di Varese, dedicato agli scavi di suo padre Angelo e di suo zio Alfredo. Varese Archeofilm sarà tappa esclusiva per la Lombardia, un motivo di orgoglio per il sindaco di Varese, Davide Galimberti: “Una grande occasione di rilancio turistico della città che va a inserirsi nella ricca offerta di eventi programmati dall’amministrazione comunale. Una straordinaria opportunità che permetterà di far conoscere le bellezze del capoluogo e richiamare molti turisti, anche dalla vicina Svizzera. Parliamo di rilancio turistico ma anche culturale, grazie a veri e propri mostri sacri varesini dell’archeologia come i fratelli Castiglioni”. A suggellare l’entusiasmo per il connubio di Varese con il grande film archeologico, è proprio Angelo Castiglioni, archeologo, etnologo, antropologo, scrittore, cineasta, documentarista, presidente Ce.R.D.O.: “In una fase storica particolarmente favorevole al linguaggio filmico documentaristico, le ragioni del suo successo si possono rintracciare, almeno in parte, nel progressivo venir meno della creatività nel cinema di finzione e nella considerazione che una società globale sembrerebbe voler abbattere le frontiere tra cinema narrativo e cinema del reale, facendoli convergere in un unico flusso di immagini. Oggi il cinema del reale raccoglie sempre più proseliti sia tra il pubblico che tra gli autori. Dal film di Michael Moore Bowling a Columbine fino a Microcosmos della coppia Nuridsany e Pérennou, da Il cineocchio di Dziga Vertov a Lo and Behold di Werner Herzog, passando per il cinéma vérité e molte altre fasi della sua lunga storia, il cinema documentaristico d’autore rappresenta il fenomeno cinematografico più rilevante degli ultimi vent’anni”.
Ricco il programma di Varese Archeofilm: sette documentari provenienti da Francia, Inghilterra, Stati Uniti e Italia, girati nel corso dell’ultimo anno, tradotti e doppiati in italiano. Da Oetzi alla città di Persepoli, dagli scavi in Egitto all’armata perduta del re persiano Cambise, i documentari provenienti da tutto il mondo affronteranno argomenti leggendari, anche di archeologia industriale: uno di loro è dedicato infatti, per esempio, all’hangar dei dirigibili di Augusta. I film sono stati selezionati dal direttore artistico Dario Di Blasi tra quanti conservati nell’archivio di Firenze Archeofilm; Giulia Pruneti sarà la conduttrice del Festival; Davide Sbrogiò la voce narrante. Le traduzioni sono di Gisella Rigotti, Stefania Berutti e Carlo Conzatti. Le edizioni video sono di Fine Art Produzioni srl, Augusta (Sr); Giuditta Pruneti è il direttore editoriale. Dopo tre giorni di proiezioni e incontri con i massimi esperti nazionali nel campo dell’egittologia, della preistoria, dell’etnologia e della storia, intervistati dai giornalisti di Archeologia Viva, la serata conclusiva sarà invece dedicata a una retrospettiva sul lavoro dei fratelli varesini Angelo e Alfredo Castiglioni: archeologi, etnologi, antropologi, scrittori, cineasti e documentaristi di fama mondiale. Infine sempre domenica sera ci sarà la premiazione con l’assegnazione del Premio Città di Varese al film più gradito al pubblico e del Premio Alfredo Castiglioni al film scelto dalla giuria.

Il film “Enquêtes archéologiques. Persépolis, le paradis perse / Indagini archeologiche. Persepoli, il paradiso persiano” di Angès Molia, Raphaël Licandro
Il programma. Giovedì 6 Settembre 2018, dalle 20.30 alle 23. All’inaugurazione del festival segue la proiezione del primo film “Alla scoperta del tempio di Amenophis III” di Antoine Chéné (Francia, 2017; 52’). A Luxor, i colossi di Memnone, segnano l’ingresso del maestoso tempio di Amenophis III. A partire dall’inizio degli anni 2000, una équipe internazionale ha ridato vita a questo tempio, di cui, a parte i due colossi, ben poco era rimasto visibile. Seguiamo, insieme a tutta la squadra di archeologi, le grandi tappe di questa impresa, filmata a partire dal 2004, e prendiamo dunque consapevolezza del carattere grandioso di questo tempio, costruito da un faraone durante il suo regno pacifico e prospero. Segue il film “Indagini archeologiche. Persepoli, il paradiso persiano” di Angès Molia, Raphaël Licandro (Francia, 2017; 26’). Sugli altopiani iraniani si trova la culla di una delle più grandi civiltà di costruttori dell’antichità: i Persiani. Qui hanno edificato un capolavoro di architettura: Persepoli. Fino a oggi, si pensava che il sito si limitasse alla sua terrazza imponente, utilizzata dai re persiani solo qualche mese all’anno. Ma le recenti scoperte rivelano uno scenario completamente diverso, quello di una città tra le più ricche del mondo antico: un Eden tra le montagne persiane. Quindi c’è l’incontro/intervista con Alessandro Roccati, professore emerito di Egittologia e socio corrispondente dell’Accademia delle Scienze di Torino, già direttore della Missione Archeologica Italiana in Egitto e Sudan. Chiude la serata il film “Indagini in profondità. Il naufragio del Francesco Crispi” di Guilain Depardieu, Frédéric Lossignol (Francia, 2017; 26’). Aprile 1943. Il “Francesco Crispi”, un piroscafo di 7600 tonnellate, nave ammiraglia dei mercantili italiani, riconvertito dalla Marina militare, lasciò Genova per raggiungere la Corsica. A bordo c’erano armi, munizioni e soprattutto un’unità militare di 1300 uomini. Lungo la rotta, il Crispi incrociò il sottomarino britannico HSM Saracen, che sganciò due missili. Lo affondò in pochi minuti. Più di 900 uomini persero la vita. Nonostante numerosi studi, il relitto della nave non è stato mai trovato…
Venerdì 7 Settembre 2018, dalle 20.30 alle 23. Apre il film “Il misterioso vulcano del Medioevo” di Pascal Guérin (Francia, 2017, 52’). Il film mette in primo piano il lavoro minuzioso di ricerca, perseveranza, collaborazione e intuizione, degli scienziati che hanno dedicato tanti anni alla ricerca di questo misterioso vulcano. Questa scoperta sarebbe fondamentale per comprendere come le eruzioni vulcaniche, hanno trasformato il clima del pianeta e gli ecosistemi in cui viveva la società… Segue l’incontro/intervista con Giuseppe Armocida, medico, storico italiano, già docente dell’università dell’Insubria. Figura di rilievo della storia della medicina, è stato per oltre vent’anni presidente della Società Italiana di Storia della Medicina. Chiude la serata il film “Carri cinesi. All’origine del primo impero” di Julia Clark (Inghilterra, 2017, 52’). Per più di mille anni i carri da guerra hanno imperversato sui campi di battaglia della Cina antica, simboli di una tecnica militare che qui si è sviluppata prima che nel resto del pianeta, e che ha contribuito a unificare la nazione cinese. Grazie alle più recenti scoperte archeologiche e alla ricostruzione di un carro, verificata attraverso alcuni testi antichi, scopriremo come i Cinesi hanno messo a punto tale sofisticato mezzo di combattimento.
Sabato 8 Settembre 2018, dalle 20.30 alle 23. Si inizia con il film “Iceman Reborn” di Bonnie Brennan (Usa, 2017, 53’). Assassinato più di 5.000 anni fa, Oetzi, la più antica mummia umana sulla Terra, è portata alla vita e preservata con la modellazione 3D. Adesso, recentissime scoperte fanno luce non solo su questo misterioso uomo antico, ma sugli albori della civiltà in Europa. Segue l’incontro/intervista con Raffaele De Marinis, già ordinario di Preistoria e Protostoria dell’università di Milano. Past President e membro del consiglio direttivo dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria di Firenze. Già membro corrispondente dell’Istituto Nazionale di Studi Etruschi e Italici. Chiude la serata il film “La casa dei dirigibili. L’Hangar di Augusta tra passato e presente” di Lorenzo Daniele (Italia, 2017, 45’). L’hangar per dirigibili di Augusta è un monumento di archeologia industriale unico nel panorama architettonico internazionale. Tra i primi edifici in Italia realizzati interamente in cemento armato, la sua costruzione cominciò per esigenze militari nel 1917 e si concluse nel 1920, quando la Prima Guerra Mondiale era ormai terminata e l’utilizzo dell’aerostato per fini bellici era stato sostituito dall’idrovolante.

I pastori Borana, popolazione dell’Etiopia meridionale, documentati dai fratelli Alfredo e Angelo Castiglioni
Domenica 9 Settembre 2018, dalle 20.30 alle 23. La serata finale apre con un film fuori concorso “I pozzi cantanti dell’Etiopia” di Alfredo e Angelo Castiglioni (Italia, 2009, 40’). Tutti i popoli pastori dell’Africa hanno elaborato un sistema di approvvigionamento dell’acqua. Un esempio di perfetta organizzazione del lavoro per questo scopo si poteva vedere, fino a pochi anni fa, tra i Borana, una popolazione del sud dell’Etiopia. Una catena umana di quindici, venti persone portava l’acqua da trenta metri di profondità fino in superfice con un ritmo crescente in funzione degli animali che attendevano il loro turno per abbeverarsi. Gli “Abe Ella” – “i padri dei pozzi” – scandivano il ritmo del lavoro con il loro canto. Una vera e propria “fabbrica dell’acqua”. Segue l’incontro/intervista con Angelo Castiglioni, archeologo, etnologo, antropologo, scrittore, cineasta, documentarista, e presidente Ce.R.D.O; Serena Massa, docente di catalogazione dei reperti archeologici dell’università Cattolica di Milano, responsabile scientifica degli scavi archeologici di Adulis in Eritrea, consulente scientifica del museo Castiglioni; Giovanna Salvioni, già professore ordinario di Etnologia e Antropologia Culturale dell’università Cattolica di Milano, consulente scientifica del museo Castiglioni. Segue l’assegnazione del premio Città di Varese al film più gradito al pubblico e quella del premio Alfredo Castiglioni al film scelto dalla giuria. Chiude questa serata speciale il film “L’armata scomparsa di re Cambise” di Alfredo e Angelo Castiglioni (Italia, 2008, 30’). Nel 525 a.C. un esercito di 50.000 uomini fu inviato dal re persiano Cambise a conquistare l’oasi di Siwa e l’oracolo di Zeus Ammone in Egitto. Come racconta lo storico greco Erodoto, “i soldati furono sorpresi da una violenta tempesta di sabbia e scomparvero nel nulla”. Per secoli questa tragedia spinse gli archeologi nel deserto alla ricerca dell’armata perduta. La missione Castiglioni ha ritrovato i primi reperti achemenidi e resti umani restituiti dalla sabbia del deserto.
Archeologia in lutto. È scomparso Alfredo Castiglioni, protagonista col fratello Angelo di mezzo secolo di ricerche in Africa: esploratore, archeologo, antropologo, etnologo, autore di libri, film, reportage
Archeologia in lutto. Inseparabili, entusiasti del loro lavoro e delle loro ricerche, capaci di farti rivivere con le parole e le immagini emozioni e scoperte dei loro numerosi viaggi, soprattutto in Africa: sono Alfredo e Angelo Castiglioni, fratelli gemelli, esploratori, archeologi, antropologi, etnologi di fama internazionale. Ora la “coppia” si è rotta: Alfredo Castiglioni si è spento domenica 14 febbraio 2016, stroncato da un infarto a 79 anni al suo rientro dall’Eritrea dove dal 2012 stava lavorando col fratello Angelo al progetto per il recupero della “città segreta” di Adulis. Era nato a Milano il 18 marzo 1937. Laureato in economia alla Cattolica di Milano, era famosissimo insieme al fratello Angelo per le imprese di esplorazione in Africa, dal Sahara alla Namibia, raccolte in libri di antropologia e archeologia. Ricordiamo “L’armata perduta di Cambise”, il popolo blu dei Tuareg, la cultura Masai. I risultati delle loro ricerche compiute nel Sahara libico sud occidentale nel 1982 sui graffiti preistorici della Valle del Bergiug, risalenti a 10-12mila anni fa, sono stati esposti nell’ambito del XXVI festival di Spoleto. Il 12 febbraio 1989 hanno ritrovato l’antica città mineraria di Berenice Panchrysos, citata da Plinio il Vecchio nella sua Naturalis Historia. Il ritrovamento è stato giudicato da Jean Vercoutter “una delle grandi scoperte dell’archeologia“. Con il materiale raccolto in oltre 50 anni di ricerche e donato al comune di Varese è stato aperto un gioiellino: il museo Castiglioni nella dépendance di Villa Toeplitz a Varese.

Alfredo Castiglioni è stato insignito nel 1991 dal presidente della repubblica Cossiga della medaglia d’oro per la cultura
Alfredo Castiglioni non era solo un uomo dalla grande storia personale e dal grande passato – lo ricordano le cronache di varesenews.it -, ma anche uno studioso che ha fatto collezione di benemerenze insieme al fratello per la sua attività di ricercatore: come la medaglia d’oro per meriti della cultura e dell’Arte, conferita nel 1991 dall’allora presidente della repubblica Francesco Cossiga o l’Ambrogino d’oro conferito sempre nel 1991, o il sigillo Longobardo dato per meriti nel 2005 dalla Regione Lombardia. I fratelli Castiglioni hanno fondato l’associazione CeRDO (Centro Ricerche sul Deserto Orientale) e sono membri del Sudan Archealogical Research Society di Londra, della Società internazionale di studi nubiani e dell’IICE (Istituto italiano per la civiltà egizia). Hanno pubblicato 16 libri e realizzato cinque film a lungometraggio, nonché numerosi documentari di divulgazione archeologica e hanno scritto articoli per diverse riviste di archeologia o di ricerca scientifica (Archeologia Viva, Archeo, Egyptian Archaeology, The Sudan Archaeological Research Society, Bulletin de la Société Francaise d’Egyptologie).

“Sulla via degli elefanti”: il film in ricordo di Alfredo che Angelo Castiglioni presenterà a ottobre alla rassegna del cinema archeologico di Rovereto

Angelo e Alfredo Castiglioni tra Siusy Bladi alla rassegna internazionale del cinema archeologico di Rovereto
Archeologia Viva, si diceva. Chi scrive ha avuto modo di conoscere e apprezzare i fratelli Castiglioni nelle loro frequentazioni da collaboratori e amici di Firenze proprio nei convegni della rivista Archeologia Viva e di Rovereto alla rassegna internazionale del cinema archeologico. E la vicinanza a Rovereto è confermata anche ora che Alfredo è mancato. Lo annuncia il direttore Dario Diblasi: “Angelo Castiglioni ha voluto essere presente anche quest’anno alla rassegna, prevista a ottobre 2016, con il film Sulla via degli elefanti: sarà l’occasione per ricordare il fratello Alfredo”. E per restare a Rovereto, è stato con il museo civico roveretano che è iniziato il progetto Adulis dei fratelli Castiglioni. La missione in Corno d’Africa è stata ricordata alle esequie di Alfredo Castiglioni, cui ha partecipato anche l’ambasciata di Eritrea con una corona e un suo rappresentante che è salito sul pulpito “per dire grazie ai fratelli Castiglioni, a nome dell’ambasciatore, e del console generale a Milano” e “per rendere l’ultimo omaggio a un grandissimo amico dell’Eritrea. L’importante progetto è tuttora in corso, nel sito di Adulis. Noi siamo fiduciosi che il progetto proseguirà, anche per rendere viva la memoria di Alfredo tra i suoi amici e gli appassionati di archeologia. Ma non nego che Alfredo mancherà tanto all’Eritrea, e al popolo Eritreo”. E l’archeologa Serena Massa, commossa: “Ho avuto l’onore di conoscere Alfredo durante gli scavi ad Adulis, e conoscere il grande studioso ma anche il grande uomo”.
(3 – continua)
L’Egitto a Oderzo. Omaggio a Tutankhamon: prorogata a grande richiesta la mostra di Palazzo Foscolo. Visita guidata con l’egittologa Avanzo. Serata speciale con i fratelli Castiglioni e il film su Adulis
Dovevano essere queste le ultime tre settimane di apertura della mostra “Omaggio a Tutankhamon. L’Arte Egizia incontra l’Arte Contemporanea” prevista fino al 3 maggio a Palazzo Foscolo a Oderzo, nel Trevigiano (vedi il post su archeologiavocidalpassato https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/?s=oderzo). Invece proprio il grande e crescente successo dell’iniziativa curata da Donatella Avanzo (già quattromila visitatori) hanno convinto gli organizzatori a un’eccezionale proroga fino al 31 maggio. L’annuncio venerdì 10 aprile alle 20.30, nell’ambito degli “Incontri” collaterali alla mostra. Appuntamento imperdibile per gli esperti del settore e per tutti gli appassionati di storia e archeologia: il 10 aprile saranno infatti ospiti a Palazzo Foscolo due relatori di fama internazionale: i fratelli Alfredo e Angelo Castiglioni che presenteranno il loro ultimo film “Ritorno ad Adulis” sul favoloso Regno di Aksum. Un’occasione in più per andare a Oderzo e visitare la mostra “Omaggio a Tutankhamon” che propone per la prima volta la ricostruzione nelle dimensioni reali della camera funeraria del giovane faraone.
Ancora una mostra su Tutankhamon? “Certo”, assicura l’egittologa Donatella Avanzo, “ma una mostra del tutto particolare a cominciare dal titolo: l’omaggio a un re dell’antico Egitto ha radici lontane nel tempo. Il primo a realizzarlo è stato un padovano trapiantato in Inghilterra, Giovanni Battista Belzoni, che nel 1821 a seguito della sua scoperta, la tomba di Sethi I, quattro anni prima, ne ricreò la camera sepolcrale a grandezza naturale in un allestimento per l’epoca eccezionale che riscosse una accoglienza entusiastica a Londra e a Parigi”. Da quel lontano 1821 la tecnologia dei giorni nostri ha permesso di realizzare qualcosa di totalmente innovativo che h prodotto come risultato finale la camera funeraria del faraone Tutankhamon. Il giovane re, prima che avvenisse la scoperta della sua tomba nel 1922, era uno dei sovrani meno conosciuti della storia dell’antico Egitto. Oggi il suo nome e la sua maschera sono diventati familiari a milioni di persone nel mondo contribuendo a rilanciare presso il grande pubblico la passione per l’antica civiltà egizia. Ed è proprio la “passione” di un imprenditore artigiano come Gianni Moro, spiega Avaanzo, la molla che ha permesso la realizzazione di questa mostra. Nella prestigiosa sede di Palazzo Foscolo a Oderzo è stata realizzata in dimensione reale la camera funeraria dell’ultima dimora del giovane sovrano. La ricostruzione perfetta fin nei minimi dettagli ha visto la collaborazione di egittologi, artigiani, fotografi, architetti, tecnici informatici e del colore. Ma l’omaggio a Tutankhamon non si esaurisce con la ricostruzione della sua dimora per l’eternità che, in questa mostra, viene affiancata dalle opere di importanti artisti contemporanei in costante dialogo con l’arte egizia.

La ricostruzione della camera funeraria di Tutankhamon in scala 1:1 in esclusiva nella mostra “Omaggio a Tutankhamon” a Oderzo curata da Donatella Avanzo
Camera funeraria di Tutankhamon. La realizzazione della camera funeraria a grandezza reale, spiega Donatella Avanzo, è stata possibile grazie a un attento esame del materiale fotografico relativo alla struttura esterna e alle pitture presenti all’interno della tomba, fornite dai fotografi Giacomo Lovera e Sandro Vannini. Gianni Moro ha quindi progetto e realizzato una struttura portante in materiale ligneo, rivestita nelle parti interne da un intonaco innovativo sulla cui superficie è stato applicato il ciclo pittorico. Per la parte relativa al soffitto della camera funeraria sono state prese in considerazione le fotografie scattate da Howard Carter al momento della scoperta, le quali mettevano in evidenza l’irregolarità e i danni del tempo trascorso, e non quelle eseguite dopo gli integrativi restauri di consolidamento. Per la realizzazione sono stati necessari tre anni di studi e progetti e un anno per la realizzazione.
Tutankhamon e il suo tempo dialogano con l’arte contemporanea. Secondo Tolstoj “l’arte buona è sempre comprensibile a tutti”. “La vera arte suscita un positivo “contagio” completamente differente dagli altri, una gioia spirituale in coloro che contemplano la stessa opera”, spiega la curatrice della mostra di Oderzo. E deve essere proprio con questo spirito che molti artisti di oggi hanno voluto riannodare il sottile filo conduttore che li lega alla lunga e importante stagione dell’arte egizia. è la stessa egittologa Avanzo che ci descrive questo rapporto magico tra Antico Egitto e arte contemporanea. “La mostra accoglie le magnifiche sculture in vetro del veneziano Luciano dall’Acqua, che evocano l’antica scrittura egizia, unite a dipinti e incisioni di rara bellezza; le opere simboliste di Luca Bossaglia, moderno Efesto, che usa il metallo per forgiare i suoi alberi infiniti; E poi ancora uno scultore del legno come Fabrizio Roccatello con la sua dea Madre. Un altro aspetto della mostra è la presenza di importanti ceramisti quale il maestro Piero Della Betta con le sue porte pronte ad aprirsi su altri mondi e Giuliana Cusino con le sue grandi e raffinate opere. Altri piccoli capolavori dell’arte egizia prendono vita dalle sapienti mani Sonia Girotto, Nadia Burci, Grimm Idar Oberstein, Moroder Ortisei.E che dire delle splendide talatat di Tiziana Berrola, toccanti nella loro essenza. Un’altra opera emblematica è il mosaico del maestro Ezio Burigana, il quale riprende una testa di Tutankhamon che emerge da un fiore di loto. La figura dell’archeologo Howard Carter è evocata da una scultura di Massimo Voghera pervasa da una forte ironia. Si prosegue con una nutrita schiera di dipinti quali la grande tela di Valeria Tomasi immersa in un pulviscolo d’oro e le figure di Nefertiti e della giovane sposa del faraone ben interpretate da Silvana Alasia proseguendo con le opere materiche di Giuseppe De Bartolo passando attraverso l’opera onirica di Silvia Gariglio. Seguono due tele che sono frutto di un dialogo costante con la figura del grande artista David Roberts: l’acrilico notturno de Il Cairo di Natalia Alemanno e l’acquerello “Fantasie d’Egitto” di Attilio Dal Palù. Al mondo del divino appartiene l’opera di Nicoletta Nava, mentre l’arte della fotografia ci regala un moderno visionario come Candido Bergeretti Cavion e il rayogramma di Renzo Miglio con il suo Egitto mitologico. A Marco Casagrande e a Tin Carena spetta il compito di rappresentare il fascino senza tempo dei gioielli”.
A Bologna “Imagines, obiettivo sul passato”, l’archeologia al cinema
Dal 29 novembre al 1° dicembre la rassegna del Gruppo archeologico bolognese
Per il Gruppo archeologico bolognese (Gabo) è un impegno che è divenuto ormai tradizionale appuntamento di fine novembre: “Imagines, obiettivo sul passato”, una tre giorni nella sala del Risorgimento del museo civico Archeologico di Bologna (ingresso libero fino a esaurimento di posti), che offre il meglio della cinematografia archeologica e permette di vedere o rivedere alcuni dei film più apprezzati alla Rassegna internazionale del Cinema archeologico di Rovereto. I temi che saranno presentati dal 29 novembre al 1° dicembre sono dei più vari e interessanti: da Stonehenge ai Micenei, dai miti greci alle popolazioni preincaiche, da Adulis romana a Petra nabatea. Ecco in dettaglio il programma.
VENERDÌ 29 NOVEMBRE La giornata di apertura inizia alle 15.15 con i saluti di Paola Giovetti, direttore tecnico del museo civico Archeologico di Bologna, e di Giuseppe Mantovani, vicedirettore del Gabo e curatore della rassegna “Imagines”. A seguire l’unico film in programma, lungo ma da non perdere: “Svelati i misteri di Stonehenge” (96’) di Christopher Spencer. Un misterioso cerchio di pietre si staglia fin dal neolitico sulla piana di Salisbury. Per secoli, storici, archeologi e appassionati di esoterismo si sono interrogati sul suo significato. A che cosa serviva quell’imponente monumento? Chi lo aveva costruito? Finora questi interrogativi sono rimasti senza risposta, alimentando il fascino misterioso di Stonehenge. Di recente però, un’equipe di archeologi è convinta di avere trovato una risposta: la storia di un monumento che racconta il rapporto dell’uomo con la morte agli albori del tempo. Introduce il film, che data la durata sarà diviso in due parti da un intervallo, l’archeologa Maria Longhena.
SABATO 30 NOVEMBRE Alle 15.15, introdotto da Antonio Gottarelli, docente di Metodologie della ricerca archeologica all’università di Bologna, il film “Appenninica” (40’) , di cui è anche regista alla scoperta delle campagne di ricognizione per la ricostruzione della demografia appenninica fra le valli dell’Idice e del Reno fino alle campagne di scavo dell’insediamento etrusco-celtico di Monte Bibele, nel comune di Monterenzio. Il filmato illustra inoltre Il collegamento ideale tra la nascita delle discipline geologiche e paleontologiche su un territorio che ne ha ospitato i principali rappresentanti in età post-unitaria. A seguire il film “Il vaso François. Il mito dipinto” (43’) di Franco Viviani. Il vaso François è uno dei capolavori dell’arte vascolare attica, celebre per le sue enormi dimensioni, ma ancora di più per l’armonia delle proporzioni e per la ricchezza delle sue decorazioni. Coniugando la precisione filologica al piacere della narrazione, con l’ausilio di ricostruzioni in 3D e di scene di animazione, il cortometraggio illustra nel dettaglio il complesso apparato decorativo del cratere, una vera e propria summa dei principali miti greci e una sorta di “catalogo” di dei ed eroi dell’antichità. Introduce Giuseppina Carlotta Cianferoni, direttore del museo Archeologico nazionale di Firenze. Dopo l’intervallo, si riprende con “Adulis. Cronache della missione 2012-2013” (43’) dei fratelli Alfredo e Angelo Castiglioni, documentaristi e ricercatori, che introdurranno la cronaca per immagini della missione ad Adulis in Eritrea. Giorno dopo giorno, il documentario presenta la vita delle trenta persone che hanno abitato il campo per oltre due mesi in un clima spesso assai difficile. Su di loro emerge la figura di Omar, il capo degli operai, sempre estremamente attento e presente in ogni situazione. L’attività di scavo e i ritrovamenti sono evidenziati e presentati dagli archeologi addetti ai lavori.
DOMENICA 1° DICEMBRE Alle 15.15 l’ultima giornata apre con la conferenza dell’archeologa Maria Longhena su”I Mochica” che introduce il cortometraggio “Guerra e sacrifici presso i Mochica”. Le testimonianze del popolo moche, nato e sviluppato in epoca preincaica, tra il I e il VII secolo d.C. dimostrano l’alto livello di sviluppo raggiunto nel campo dell’arte, della tecnica e dell’organizzazione complessa. Nello stesso tempo i loro rituali prevedevano la scarnificazione e l’offerta agli dei del sangue dei sacrificati. Un breve cortometraggio animato illustra questi rituali, dando lo spunto a Maria Longhena di fare il punto su questa civiltà e le sue usanze. Segue il film di Carlo Cestra “Costruttori di navi: i Micenei” (26’) , introdotto da Marco Bonino, docente di Archeologia navale all’università di Bologna. Come si svolgeva la navigazione nel Mediterraneo al tempo dei Micenei? Come erano costruite le navi che permisero ai Micenei di raggiungere le coste di quasi tutti i paesi che si affacciavano sul “Mare Nostrum”? Un esperto di navigazione antica, anche attraverso ricostruzioni virtuali di computer grafica, cerca di dare risposte a queste domande. Chiude la rassegna, dopo l’intervallo, il film di Alberto Castellani, tra i più esperti documentaristi delle culture del Mediterraneo nell’antichità, “Sulla via di Petra” (60’), introdotto dallo stesso regista. Il film ripercorre le principali tappe del viaggio in Giordania compiuto due secoli fa dall’archeologo e antropologo svizzero Johann Ludwig Burckardt, che riscopri la favolosa Petra, a lungo dimenticata e avvolta nella leggenda. Un’occasione per visitare, sulla scorta del suo diario, testimonianze archeologiche del territorio giordano note e inedite, contribuendo così ad una migliore conoscenza del popolo Nabateo, a lungo protagonista del commercio carovaniero dall’Arabia al Mediterraneo.
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