Padova. Ai musei Eremitani la conferenza “Pigorini e la preistoria dell’Egeo: i rapporti con Heinrich Schliemann e con la Missione Archeologica Italiana a Creta” con Massimo Cultraro (CNR, Catania) e Nicola Cucuzza (università di Genova), sesto e ultimo appuntamento del ciclo di conferenze “Padova per l’archeologia preistorica e protostorica a 100 anni dalla morte di Luigi Pigorini (1925-2025)” a cura di Michele Cupitò e Silvia Paltineri (unipd)
Martedì 2 dicembre 2025, alle 17.30, in sala del Romanino, ai Musei Eremitani di Padova, la conferenza “Pigorini e la preistoria dell’Egeo: i rapporti con Heinrich Schliemann e con la Missione Archeologica Italiana a Creta” con Massimo Cultraro (CNR, Catania) e Nicola Cucuzza (università di Genova), sesto e ultimo appuntamento del ciclo di conferenze “Padova per l’archeologia preistorica e protostorica a 100 anni dalla morte di Luigi Pigorini (1925-2025)”, organizzato dalle cattedre di Preistoria e Protostoria ed Etruscologia e antichità italiche, del dipartimento di Beni culturali dell’università di Padova, in collaborazione con il Comune e i Musei Civici di Padova e con il patrocinio dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria. L’ingresso è libero fino a esaurimento posti.

Massimo Cultraro, dirigente di ricerca dell’Istituto di scienze del patrimonio culturale (Cnr-Ispc) (foto parco naxos)
Heinrich Schliemann, il celebre scopritore di Troia e Micene, ha una grande popolarità in Italia in parte favorita dai legami personali e istituzionali tra l’uomo d’affari tedesco e alcune figure di alto rango dell’accademia nazionale. “Indefesso viaggiatore e amante dell’Italia – ricordano Cultraro e Cucuzza -, Schliemann aveva compiuto, nel corso della sua esistenza, sei viaggi nel nostro Paese, alcuni dei quali si erano trasformati in permanenze fisse durate anche due mesi. Nell’ultimo decennio una fortuita combinazione tra il riordino generale del Fondo Schliemann conservato ad Atene e la (ri)scoperta dell’Archivio personale di Luigi Pigorini presso l‘università di Padova, ha posto le basi per la ricostruzione del ruolo giocato dallo scopritore di Troia all’interno della società degli intellettuali e del mondo dell’archeologia nazionale. Figura cardine di questo complesso sistema di relazioni è stato Luigi Pigorini, il quale, oltre a diventare anche amico personale dello studioso tedesco, aveva favorito l’attivazione di alcune missioni archeologiche in Italia, pressoché sconosciute in letteratura, ma oggi ricostruite grazie all’incrocio tra fonti archivistiche di differente natura.
“Pigorini aveva incontrato Schliemann nel 1868 a Napoli – continuano i due studiosi – all’interno del circolo di archeologi e antropologi dei quali facevano parte Giuseppe Fiorelli e Giustiniano Nicolucci. L’incarico di capo Sezione della direzione generale dei Musei e Scavi di Antichità, istituita a Roma in seguito allo spostamento dei ministeri nella nuova capitale, apre fin dal 1875 una nuova stagione di rapporti tra Pigorini e Schliemann. L’epicentro di questo rapporto è l’affidamento a Schliemann di una intensa attività di esplorazioni in Sicilia nell’autunno del 1875, a cui segue una campagna di scavi a Marino (Roma), sui Colli Albani alla ricerca della mitica Alba Longa. Quest’ultimo scavo sarà al centro di una violenta polemica che coinvolge i salotti romani e alcune figure della vecchia intellighenzia pontificia, come il geologo e antichista Miche Stefano De Rossi, al punto da richiedere un intervento istituzionale dello stesso Pigorini. Affetto, stima reciproca ma anche concessione di una parte della collezione troiana a Roma, sono gli ingredienti di un lungo rapporto, prima solo algido e formale, ma in seguito in grado di aprirsi anche a confidenze personali, come si ricava dalle lettere dell’archivio ateniese che oggi assumono un valore indiscutibilmente più denso dopo la scoperta della corrispondenza conservata a Padova.
“Luigi Pigorini, nella veste di presidente della Regia Scuola Archeologica di Roma, svolse un importante ruolo anche nella fondazione della Missione archeologica italiana a Creta nel 1899. Fu infatti grazie alla sua azione, coordinata con quella di Domenico Comparetti, un altro eminente studioso italiano di filologia e storia greca, che fu possibile inviare la missione archeologica nell’isola, allora posta sotto il controllo di alcune nazioni europee, fra cui l’Italia.

Le gradinate del teatro di Gortina (Creta) messe in luce dalla campagna di scavo 2025 dell’università di Padova (foto saia)
“Tra il 1900 ed il 1905 la Missione archeologica, guidata sul campo da Federico Halbherr, contribuì significativamente alla scoperta della civiltà minoica, portando alla luce il Palazzo di Festòs e la Villa di Haghia Triada. Più che un coinvolgimento sul piano scientifico, nel sostenere la Missione archeologica a Creta Pigorini avvertiva probabilmente la necessità che l’Italia mostrasse, attraverso l’impegno sul campo di archeologi operanti nella Scuola da lui diretta, la capacità di condurre delle indagini in un contesto internazionale. L’importanza politica di questa iniziativa agli occhi di Pigorini può quindi spiegare il limitato interesse che lo studioso dimostrò per le scoperte archeologiche effettuate dalla Missione cretese.
“Concluso nel 1905 il mandato di presidente della Scuola di Roma, Pigorini fu nel 1908 contrario alla costituzione della Scuola Archeologica Italiana di Atene, che a suo parere doveva essere solo una “sezione” di quella romana. I rapporti con gli archeologi impegnati nelle indagini a Creta continuarono comunque ad essere cordiali anche in quegli anni ed anzi, per una circostanza casuale, Pigorini fu il primo ad essere messo al corrente, per lettera, della scoperta del celebre disco di Festòs“.
Torino. A Palazzo Madama “arrivano” i Giganti di Mont’e Prama con “Un viaggio nel mondo dell’archeologia della Sardegna” promosso dalla Fondazione Mont’e Prama con il Cagliari Calcio in occasione dell’incontro con la Juventus
I Giganti di Mont’e Prama arrivano a Torino: cultura e sport insieme per celebrare le nostre radici. Sabato 29 novembre 2025, alle 11, la Fondazione Mont’e Prama con l’incontro con “Un viaggio nel mondo dell’archeologia della Sardegna” porta la storia archeologica del Sinis nella suggestiva Sala delle Feste di Palazzo Madama, grazie alla collaborazione con il Cagliari Calcio, che sarà a Torino per il match con la Juventus alle 18. Apriranno l’incontro i saluti istituzionali di Gregorio Thaon Di Revel Mazzonis, responsabile Ufficio Mostre della Fondazione Torino Musei; di Anthony Muroni, presidente della Fondazione Mont’e Prama; di Stefano Melis, direttore generale del Cagliari Calcio; di Bastianino Mossa, presidente FASI; e di Francesco Pongiluppi, vicepresidente della FASI. Quindi due conferenze per raccontare il passaggio dalla pietra al culto dell’acqua e il motivo per cui oggi, i Giganti, meritino di essere conosciuti e protetti: “Dalla pietra all’acqua” a cura dell’archeologo Giorgio Murru con le immagini di Nicola Castangia e “La scoperta dei Giganti e la loro valorizzazione” a cura dell’archeologa Ilaria Orri.
Caorle (Ve). Al museo nazionale di Archeologia del Mare apre “La grotta del suono-35.000 anni di note” un’esperienza sensoriale immersiva ideata e curata dall’archeologo e musicista Simone Pedron, presidente di Tramedistoria
Per iniziativa della direzione regionale Musei nazionali Veneto in collaborazione con Tramedistoria Impresa Sociale sabato 29 novembre 2025, alle 11, al museo nazionale di Archeologia del mare di Caorle (Ve) arriva “La grotta del suono-35.000 anni di note” è il titolo dell’esperienza ideata e curata dall’archeologo e musicista Simone Pedron, presidente di Tramedistoria, un’esperienza sensoriale che unisce archeologia, musica ed emozione. L’esperienza sensoriale immersiva, che consentirà al visitatore di percorrere un viaggio nel tempo lungo 35.000 anni, attraverso i suoni degli strumenti musicali, luci, profumi e suggestioni acustiche che ci accompagnano da millenni, approda a Caorle dopo il successo ottenuto nelle edizioni 2024 e 2025 al museo “Vittorino Cazzetta” di Selva di Cadore (Bl). Un percorso unico nel suo genere che ha già affascinato migliaia di visitatori e che ora trova casa tra le sale del museo, dove sarà visitabile dal 29 novembre 2025 al 3 maggio 2026. L’esperienza sarà inclusa nel biglietto d’ingresso del museo e fruibile nei consueti orari: venerdì, sabato e domenica, dalle 10 alle 18 (ultimo ingresso ore 17). Per info e prenotazioni: drm-ven.museocaorle@cultura.gov.it, 0421 83149 – 379 1805649.
L’installazione è il risultato di oltre trent’anni di ricerca e sperimentazione sull’archeologia del suono: flauti in osso, fischietti, rombi sonori, tamburi in terracotta, raschiatori e conchiglie-tromba ricostruiti partendo da reperti originali e capaci di restituire le sonorità del Paleolitico Superiore, del Mesolitico, del Neolitico e dell’Età del Rame. Il percorso accompagna il visitatore in un ambiente immersivo dove suoni in quadrifonia, luci calde e fragranze naturali evocano luoghi che potevano essere frequentati dalle prime comunità umane. La “colonna sonora” è stata registrata nel Castello di Andraz (Bl), con la collaborazione di Eleonora Demattia e Virginia Salvatore, musiciste, e la produzione audio di Federico Pelle di The Basement Studio di Vicenza. Nell’allestimento di Caorle ci sarà un collegamento con il relitto del Mercurio, le cui evidenze sono esposte al museo. Tra queste un fischietto in osso rinvenuto nel relitto ed esposto in vetrina che sarebbe stato usato dal nostromo per impartire ordini a bordo del brigantino militare, affondato dagli Inglesi nel 1812 durante la battaglia di Grado (Go). In alcune giornate, durante la visita, il pubblico potrà vedere e ascoltare proprio una replica del “sifflet de bosco”.
Fiavè (Tn). Al museo delle Palafitte con il laboratorio “La memoria delle cose. Frammenti di vite quotidiane nei reperti del Museo delle Palafitte di Fiavè” al via la rassegna “Natale al museo delle Palafitte di Fiavè 2025”. Ecco il programma
Al museo delle Palafitte di Fiavè (Tn) al via la rassegna “Natale al museo delle Palafitte di Fiavè 2025”. Il primo appuntamento in calendario venerdì 28 novembre 2025, alle 16.30: “La memoria delle cose. Frammenti di vite quotidiane nei reperti del Museo delle Palafitte di Fiavè” realizzato in collaborazione con la Biblioteca di Valle delle Giudicarie Esteriori. Si tratta di un laboratorio di lavorazione dell’argilla abbinato a una visita partecipata alle collezioni del museo, per riscoprire frammenti di storie di donne e uomini sospese tra Preistoria e modernità attraverso alcuni reperti speciali e significativi. Partecipazione gratuita, con prenotazione obbligatoria. Minimo 5, massimo 20 partecipanti. L’attività non comprende l’ingresso al museo.
Gli altri appuntamenti. “Domenica al museo”, domenica 7 dicembre 2025, ingresso gratuito al museo delle Palafitte di Fiavé. “Il palafitticolo scalzo”, visita insolita al museo delle Palafitte di Fiavé, domenica 7 dicembre 2025, alle 14.30, con la partecipazione di Nicola Sordo. Attività per tutti. Partecipazione gratuita previa prenotazione online oppure tel. 0465 735019 (in orario di apertura), minimo 5, max 25 partecipanti. “L’officina della lana cotta”, martedì 23 dicembre 2025, alle 14.30, laboratorio per famiglie alla scoperta della lana e dei suoi molteplici utilizzi preistorici, per realizzare una pecorella di feltro. Partecipazione gratuita previa prenotazione online oppure tel. 0465 735019 (in orario di apertura). Ingresso a pagamento. Minimo 5 massimo 20 persone. “La produzione ceramica nei villaggi palafitticoli”, sabato 27 dicembre 2025, alle 14.30, laboratorio per famiglie sulla produzione ceramica nei villaggi preistorici di Fiavé.Partecipazione gratuita previa prenotazione online oppure tel. 0465 735019 (in orario di apertura). Ingresso a pagamento. Minimo 5 massimo 20 persone. “Fili di lana e intrecci di rame”, lunedì 29 dicembre 2025, alle 14.30, laboratorio per famiglie per sperimentare l’arte della tessitura preistorica e della lavorazione a sbalzo su lamine di rame. Partecipazione gratuita previa prenotazione online oppure tel. 0465 735019 (in orario di apertura). Ingresso a pagamento. Minimo 5 massimo 20 persone.
Firenze. Per “I pomeriggi dell’Archeologico” al MAF presentazione del libro “L’apicoltura nel Mediterraneo antico. Archeologia del rapporto tra uomo e api dal neolitico alla tarda antichità” di Giorgio Franchetti (Edizioni Efesto). Interviene l’egittologa Valentina Santini
Alcuni milioni di anni fa i primi esemplari della specie homo fecero un incontro incredibile, che avrebbe per sempre segnato la vita dei futuri Sapiens. In un giorno qualunque, che sarebbe poi passato alla storia, per la prima volta i nostri antenati videro un organismo molto piccolo, che già da più di 90 milioni di anni popolava la Terra: l’ape. Nel libro “L’apicoltura nel Mediterraneo antico. Archeologia del rapporto tra uomo e api dal neolitico alla tarda antichità” di Giorgio Franchetti (Edizioni Efesto): l’autore ripercorre la storia, e in parte la preistoria, del rapporto uomo-ape andando alla ricerca di evidenze archeologiche confrontandole con le fonti scritte, con l’intento di raccontare un lato meno conosciuto delle pratiche in uso nel Mondo Antico e con l’accesa speranza di sensibilizzare le coscienze verso la tutela di questo nostro antichissimo alleato. Il libro sarà presentato giovedì 27 novembre 2025, alle 17, al museo Archeologico nazionale di Firenze, nell’ambito de “I pomeriggi dell’Archeologico” con gli interventi dell’autore Giorgio Franchetti e dell’archeologa Valentina Santini. Un viaggio nel tempo e nello spazio, tra archeologia e storia, ma anche entomologia, etnografia, paleobotanica, paleontologia, antropologia, reso possibile grazie alla preziosa collaborazione di professionisti ed esperti dei vari settori. Ingresso libero, prenotazione obbligatoria: man-fi@cultura.gov.it.

Copertina del libro “L’apicoltura nel Mediterraneo antico. Archeologia del rapporto tra uomo e api dal neolitico alla tarda antichità” di Giorgio Franchetti
L’apicoltura nel Mediterraneo antico. Archeologia del rapporto tra uomo e api dal neolitico alla tarda antichità. L’uomo ha sempre avuto, per lungo tempo inconsapevolmente, il migliore degli alleati in natura: l’ape. Dalla sua comparsa sulla terra, quasi 100 milioni di anni fa, è stata lei principalmente, insieme ad altri agenti pronubi, a permettere lo sviluppo, la diversificazione e la sopravvivenza di un complesso e meraviglioso apparato di reciproche biodipendenze che oggi chiamiamo semplicemente Natura. L’ape ha accompagnato l’umanità per l’intera durata del suo percorso evolutivo e infatti, seguendo le tracce di questo rapporto, possiamo risalire per millenni fino agli albori della Storia. Ma non solo. Possiamo spingerci più indietro ancora, con certezza al Neolitico e, secondo alcuni studiosi, anche alle fasi finali del Paleolitico. Testimonianze di come il miele abbia costituito per moltissimo tempo un elemento fondamentale di apporto calorico nella dieta umana sono rintracciabili nelle pitture rupestri di culture lontanissime anche a livello geografico, segno evidente di come universalmente l’uomo si fosse reso conto dell’importanza di questo insetto e dei suoi prodotti. Dall’inizio dei tempi storici troviamo non solo raffigurazioni di api e della lavorazione del miele legate al fabbisogno alimentare ma, da subito, anche miti e culti legati a questa piccola e operosa creatura.
Musei. monumenti e aree archeologiche statali, nel 2024 record storico di visitatori e introiti: 60,8 milioni di ingressi
Il 2024 si è chiuso con un grande successo per musei, monumenti e aree archeologiche statali. Secondo i dati trasmessi dalla direzione generale Musei, e resi noti dal ministero della Cultura, nel corso dell’ultimo anno i siti statali hanno accolto oltre 60,8 milioni di visitatori, il dato più alto dal 2014. Gli introiti lordi raggiungono circa 382 milioni di euro, un risultato che il ministro della Cultura, Alessandro Giuli, considera un segnale del consolidamento del sistema museale statale. Il percorso di crescita avviato nel 2022 e proseguito nel 2023 trova così ulteriore conferma nel 2024, con risultati che superano sia i livelli pre-pandemia sia quelli registrati nel periodo 2014-2019. L’evoluzione dell’ultimo triennio (47 milioni di visitatori nel 2022, 57,7 milioni nel 2023, fino ai quasi 61 milioni nel 2024), offre un quadro chiaro di un patrimonio culturale frequentato da pubblici diversi, sostenuto da un’offerta ampliata e da un generale rafforzamento delle modalità di visita. Nel complesso, il numero di visitatori è cresciuto del 29,4% tra il 2022 e il 2024, con una crescita media annua che si attesta intorno al 13,8%. L’andamento degli ultimi tre anni mostra dunque una crescita costante, attestata tanto dal numero di ingressi quanto dagli incassi riferiti al 2024.
Al via il XV Festival della Comunicazione e del Cinema archeologico di Licodia Eubea, il festival delle novità: doppia sede (si apre a Catania): 31 film (molti in prima nazionale); quattro premi; incontri con registi, divulgatori ed esperti; e poi visite guidate, workshop, laboratori del gusto, concerto e serata speciale. Ecco alcune anticipazioni del ricco programma
Manca solo una settimana. Il conto alla rovescia è iniziato per l’apertura della XV edizione del Festival della Comunicazione e del Cinema archeologico di Licodia Eubea, dal 2 al 7 dicembre 2025, che possiamo definire tranquillamente l’edizione delle novità. Leitmotiv dell’FCCA 2025 sarà l’ombra, ovvero ciò che sfugge alla luce della conoscenza, che resta ai margini della narrazione o che il tempo ha velato, ma non cancellato”, spiega Alessandra Cilio, direttore artistico con Lorenzo Daniele. “L’ombra come luogo di attesa, di rivelazione, di ritorno. Nel cinema, come nella ricerca archeologica, la luce è indispensabile, ma è l’ombra a dare profondità, a suggerire l’invisibile. Scavare tra le ombre del mondo antico significa cercare ciò che è rimasto nascosto: frammenti di memoria, voci dimenticate, sguardi che ancora ci osservano da lontano. Ma l’ombra – fa presente Cilio – non appartiene solo al passato. È anche quella parte di noi che fatichiamo a riconoscere: paure, desideri, pensieri rimossi, tutto ciò che la società tende a respingere o marginalizzare. È l’ombra delle differenze negate, delle identità relegate in un angolo, dei tabù che attraversano la storia e ancora oggi condizionano il nostro modo di vedere. Portare luce su queste zone oscure significa dare voce a chi, troppo a lungo, è rimasto confinato in una dimensione liminale”.
Trentun film. Il tema dell’ombra, magnificamente illustrato nell’affiche di Pierluigi Longo (il volto di una Kore greca che cela un Daimon, una creatura perturbante nascosta dietro una superficie di apparente tranquillità), trova piena espressione nelle trentuno opere cinematografiche selezionate (di cui 3 fuori concorso), tra documentari, cortometraggi e lungometraggi provenienti da tutto il mondo: un mosaico che attraversa epoche e contesti differenti, da quelli delle comunità preistoriche alpine alla civiltà nuragica, dal mondo greco e romano ai Longobardi, dall’America precolombiana ai centri di potere della cultura islamica, ai riti di passaggio della tribù dei Maasai o a quelli che caratterizzano la Settimana Santa spagnola. Molti, i film ad essere presentati per la prima volta in Italia, come: Chiribiquete. Amazonian Memory at Stake di Juan José Lozano (Colombia, 2025), Abiseo. El bosque cultural de los Chachapoya di Rosemarie Lerner (Perù, 2025), Army of Lovers di Lefteris Charitos, Brown. An Archaeological Perspective in Four Layers di Sophie Jackson (Regno Unito, 2025), La Festa di Mario Gutierrez Aragón e Pablo Mas Serrano (Spagna, 2025), La grande Histoire des végétariens di Martin Blanchard (Francia, 2025). Spazio anche all’anteprima assoluta de Il grande sogno. Monreale e il suo tesoro di Lorenzo Mercurio, dedicato al celebre monumento normanno e alla sua storia”.

Lorenzo Daniele e Alessandra Cilio direttori artistici del Festival della Comunicazione e del Cinema archeologico di Licodia Eubea (Ct) (foto graziano tavan)
L’edizione delle novità, si diceva. A cominciare dalla doppia sede: non più solo Licodia Eubea ma anche Catania, in un dialogo simbolico tra città e territorio, università e comunità. Con la sua quindicesima edizione, “il Festival della Comunicazione e del Cinema Archeologico – sottolinea Cilio – conferma la propria identità di laboratorio culturale aperto, in cui il cinema diventa strumento di conoscenza e cittadinanza. Da Licodia Eubea a Catania, il festival rinnova un modello di partecipazione che unisce ricerca, arte e formazione, offrendo un racconto sempre nuovo del nostro rapporto con il tempo e con la memoria. Perché l’ombra, in fondo, non è assenza di luce, ma la misura della sua profondità. Ed è lì, tra chiaroscuro e rivelazione, che continua a muoversi questo festival: un patrimonio vivo, in trasformazione, che da quindici anni illumina il passato per far comprendere meglio il presente”.

La sala del Centro universitario Teatrale – CUT che ospita la sezione di Catania del Festival della Comunicazione e del Cinema archeologico di Licodia Eubea (foto fcca)
Catania 2-4 dicembre 2025. Grazie alla nuova collaborazione con l’università di Catania – in particolare con i dipartimenti di Scienze della Formazione e di Scienze umanistiche – l’edizione 2025 del Festival della Comunicazione e del Cinema archeologico elegge a suo quartiere generale il CUT – Centro Universitario Teatrale di Catania che ospiterà ben 13 proiezioni nelle prime due giornate. Altra novità è la traduzione nella lingua dei segni LIS. Perseguendo infatti l’intento di rendere il festival il più possibile inclusivo, quest’anno la serata inaugurale di martedì 2 dicembre 2025 vedrà la partecipazione della cooperativa Passo in Segni che si occuperà del servizio di interpretariato in LIS (lingua dei segni italiana), permettendo così anche al pubblico sordo di partecipare attivamente a incontri e proiezioni, coerentemente con la filosofia del festival di partecipazione condivisa.
La seconda giornata del festival si concluderà al Cinema King con un evento speciale (ingresso a pagamento, informazioni e prenotazioni su www.cinestudio.eu): la proiezione del documentario “Sotto le nuovole” di Gianfranco Rosi cui seguirà l’incontro con Donatella Palermo, produttrice cinematografica di documentari quali Notturno, Fuocoammare, In viaggio, firmati da Gianfranco Rosi e di lungometraggi come Tano da morire e Mi fanno male i capelli di Roberta Torre, Cesare deve morire o Meraviglioso Boccaccio dei fratelli Taviani.
Licodia Eubea 5-7 dicembre 2025. Nel week-end, ovvero da venerdì 5 a domenica 7 dicembre, il Festival della Comunicazione e del Cinema archeologico tornerà nella sua sede storica, il Polo Culturale della Badia di Licodia Eubea. Il legame con il territorio di Licodia Eubea, città-culla dell’archeologia preistorica e oggi roccaforte di un modo alternativo di fare cultura intorno al cinema e al patrimonio, è parte integrante del festival che in questi anni, in sinergia con alcune associazioni culturali del territorio, ha lavorato alacremente per valorizzare un luogo che può vantare bellezze archeologiche, naturalistiche e paesaggistiche. In un’ottica di scambio, anche quest’anno il Festival della Comunicazione e del Cinema archeologico affianca al premio cinematografico, che prevede la proiezione di 18 film, un’attività di promozione del territorio. Una serie di attività collaterali che spaziano dalle visite guidate per i principali luoghi d’interesse di Licodia Eubea ai workshop dedicati agli studenti, dai laboratori del gusto fino ai nuovi workshop sulle eccellenze enogastronomiche della tradizione locale, fino alle proiezioni di cortometraggi d’autore e cine-concerto ed esperienze immersive.
La manifestazione ospita da sempre registi, divulgatori ed esperti del mondo antico provenienti da tutto il mondo, costituendo nel proprio settore un punto di riferimento a livello nazionale e internazionale. Tra gli ospiti in programma, accanto ai registi delle pellicole in concorso, spiccano i nomi di Donatella Palermo, Santino Alessandro Cugno, Giuseppe Carleo e Maurizio Bettini. Donatella Palermo, produttrice cinematografica di documentari, si racconterà al pubblico a Catania la sera del 3 dicembre 2025 al Cinema King, in occasione della proiezione del recente documentario di Rosi Sotto le nuvole (Italia, 2025). Tre gli incontri in programma a Licodia Eubea: venerdì 5 dicembre 2025 l’archeologo Santino Alessandro Cugno racconterà (e mostrerà) come i risultati di uno scavo archeologico possano essere tradotti in un racconto a fumetti; domenica 7 dicembre 2025 sarà la volta di Giuseppe Carleo che presenterà La bocca dell’Anima (Italia, 2024), suo esordio alla regia all’interno della sezione fuori concorso “Finestra sul cinema siciliano”, uno spazio dedicato alle più interessanti produzioni isolane fortemente voluto, nel lontano 2014, dall’amico Sebastiano Gesù. Conosciuto al pubblico teatrale per le sue interpretazioni intense e la scrittura scenica legata alle tradizioni popolari, Carleo con questo film traduce in immagini un racconto che fonde tradizione, magia e religiosità, restituendo un ritratto visionario e poetico della memoria collettiva siciliana. Tra gli incontri più attesi, quello con Maurizio Bettini, professore emerito dell’università di Siena, autore di testi scientifici e divulgativi, ma anche ideatore di trasmissioni radiofoniche come C’era una volta il mito, Sussurri di Hermes e Io sono l’altro (Rai Radio 2) e La Gorgone. Miti dell’occhio e dello sguardo (Rai Radio 3), dedicate all’interpretazione e alla rilettura del mondo classico. Bettini sarà a Licodia Eubea il 7 dicembre 2025 per presentare il suo ultimo libro, Arrogante umanità. Miti classici e riscaldamento globale (Il Mulino, 2025), una riflessione che lega mito, responsabilità e crisi contemporanea.

XIV festival della comunicazione e del cinema archeologico di Licodia Eubea: Massimo Frasca consegna il premio Antonino Di Vita a Tzao Cevoli (foto fcca)
I premi. La XV edizione del Festival della Comunicazione e del Cinema Archeologico vedrà l’attribuzione di più premi, assegnati ad opere e personalità meritorie. E anche qui con una novità: il premio Studenti UniCt. Lo storico Premio “Antonino Di Vita” sarà conferito a chi abbia impegnato la propria professione nella promozione della conoscenza del patrimonio culturale, attraverso la ricerca sul campo, il cinema o la letteratura. Il Premio “ArcheoVisiva”, affidato a una giuria internazionale di registi, studiosi, giornalisti e produttori, premierà l’opera che saprà coniugare rigore scientifico e valore cinematografico. Il Premio “Città di Licodia Eubea” verrà attribuito dal pubblico al film più apprezzato della rassegna. A partire da quest’anno una giuria di studenti universitari attribuirà, infine, il Premio “Studenti UniCt” al miglior cortometraggio in concorso: la sua istituzione rappresenta un passo significativo nel percorso di collaborazione con l’università di Catania, confermando il festival come spazio di confronto e formazione.
Non solo cinema. Il festival propone anche un articolato calendario di attività collaterali e di intrattenimento. A Catania, il 4 dicembre 2025, è prevista la visita guidata “Una città mille volti”, un percorso urbano costruito sullo storytelling dei protagonisti della città, tra luoghi simbolici e storie che ne definiscono l’identità. A Licodia Eubea, il 7 dicembre 2025, si terrà la visita “Alla scoperta di Licodia Eubea”, un’esperienza immersiva tra memoria, paesaggio e comunità. Il Laboratorio del Gusto, in programma nelle mattinate del 6 e 7 dicembre 2025, offrirà un viaggio enogastronomico tra le eccellenze agroalimentari del territorio ibleo: un workshop che unisce formazione e convivialità, trasformando il racconto dei prodotti in narrazione culturale. La sera del 5 dicembre 2025, spazio alla musica e al grande cinema con “Mirabilia. Oltre l’ordinario”: un cine-concerto in cui i capolavori della stagione del cinema muto e le produzioni sperimentali del cortometraggio animato del Novecento incontrano sonorità contemporanee. Le immagini dialogheranno con la chitarra elettrica di Mario Indaco e il barbytos di Giuseppe Severini, su brani inediti composti ad hoc dai Maestri Giovanna Albani e Daniele Maugeri.
Grotte di Pertosa-Auletta (Sa). Per la prima volta i visitatori avranno la possibilità straordinaria e unica in Italia di assistere a un vero scavo archeologico direttamente all’interno della grotta, dove da anni si indagano i resti di un antico villaggio palafitticolo ipogeo, unico nel suo genere in Europa
Se non si è mai pensato di partecipare a uno scavo archeologico “da studente”, questa è la volta buona. Dal 18 al 29 novembre 2025, i visitatori delle Grotte di Pertosa-Auletta (Sa) avranno la possibilità straordinaria e unica in Italia di assistere a un vero scavo archeologico direttamente all’interno della grotta. Tra fiumi sotterranei, villaggi preistorici e centrali idroelettriche nascoste nella roccia, il nuovo progetto di Formazione Scuola Lavoro di Fondazione MIdA – Musei Integrati dell’Ambiente con la collaborazione di Iren Eduiren porta i partecipanti nel cuore della Terra per scoprire come scienza, archeologia e sostenibilità si incontrano davvero.
Per la prima volta, il pubblico potrà osservare da vicino come si svolge un’attività di ricerca scientifica in un contesto eccezionale: l’antro della Grotta dell’Angelo, dove da anni si indagano i resti di un antico villaggio palafitticolo ipogeo, unico nel suo genere in Europa. Un’occasione rara per vedere gli archeologi all’opera, comprendere le tecniche di scavo e osservare la ricchezza storica e culturale custodita nel ventre della terra. Un appuntamento da non perdere per chi ama la storia, la natura e la scoperta. Info e prenotazioni: www.fondazionemida.com | prenotazioni@fondazionemida.it | 0975 397037.

Grotte di Pertosa-Auletta : il fiume sotterraneo che i visitatori attraversano in barca (foto sabap-sa)
Per consentire le operazioni di scavo, in questo periodo sarà necessario abbassare temporaneamente le acque del fiume sotterraneo Negro che attraversa la cavità. Pertanto, il tratto di visita in barca non sarà disponibile per circa due settimane. I visitatori accederanno comunque alla grotta a piedi da un ingresso alternativo, proseguendo lungo un percorso suggestivo e completamente sicuro. Resta, però, intatta – e anzi amplificata – l’eccezionalità dell’esperienza: poter assistere dal vivo a un vero scavo archeologico in un luogo naturale di straordinaria bellezza, all’interno del letto di un fiume che, anno dopo anno, sta restituendo tesori preziosi e reperti di altissimo pregio e importanza storica.
Modulo 1. Le grotte, l’acqua e l’energia: Il respiro segreto dell’acqua: tra fiumi sotterranei ed energia rinnovabile. Le Grotte di Pertosa-Auletta rappresentano un unicum in Europa: qui è possibile osservare tutti e tre gli stadi evolutivi di una cavità carsica e navigare un fiume sotterraneo che da millenni plasma la roccia, custodisce memoria e genera bellezza. Il percorso si completa con la visita a una delle centrali idroelettriche IREN più antiche del Sud – Grotta dell’Angelo, testimonianza del legame profondo tra acqua, territorio e produzione di energia sostenibile.
Modulo 2. Le grotte e l’archeologia: Memorie dal sottosuolo: l’uomo e le sue tracce nel ventre della terra. Il Museo Speleo-Archeologico racconta la frequentazione umana delle grotte attraverso reperti straordinari, tra cui resti dell’unico impianto palafitticolo ipogeo d’Europa. Oltre alla visita, i ragazzi assisteranno agli scavi avvicinandosi al metodo archeologico e di sperimentare in prima persona come si ricostruisce la storia del rapporto tra uomo e ambiente
Modulo 3. Il suolo cuore segreto della natura: Il cuore della terra: il suolo come custode di vita. Il Museo del Suolo è una realtà museale unica in Italia e rara nel mondo. Qui si svelano i processi vitali che avvengono nei primi tre metri sotto i nostri piedi: quelli che garantiscono cibo, acqua e biodiversità. Un viaggio sorprendente che mostra come il suolo, spesso ignorato, sia in realtà un bene fragile e prezioso, essenziale per il futuro dell’umanità.
Modulo 4. Laboratori di sostenibilità: Dal rifiuto alla rinascita: il ciclo virtuoso del compost. Attraverso il laboratorio di compostaggio, gli studenti imparano a trasformare scarti organici in nuova vita. Seguendo il processo di decomposizione, comprendono come i rifiuti possano tornare a essere risorsa. Un’esperienza pratica che apre lo sguardo sui temi del riciclo, dell’economia circolare e della sostenibilità ambientale, invitando i ragazzi a diventare protagonisti del cambiamento.
Le Grotte di Pertosa-Auletta custodiscono una storia che attraversa più di 8mila e che oggi torna alla luce grazie a migliaia di reperti, di cui 150 di altissimo pregio. Uno scalpello con manico ligneo di 3mila anni fa, incredibilmente conservato. Monete, gioielli, balsamari e bruciatori d’incenso. Resti vegetali combusti, testimonianza di antichi riti, accanto ai segni di una suggestiva struttura di culto ellenistica sorta nell’alveo del fiume sotterraneo. E ancora, la straordinaria palafitta protostorica di 3500 anni fa, unico esempio in Europa in ambiente ipogeo. Per il valore delle sue scoperte, il sito è stato riconosciuto come miglior sito archeologico d’Italia (Premio ACTA GIST 2025).
Gambolò (Pv). Il popolo dei nuraghi e le città dell’Eldorado hanno conquistato pubblico e giuria del Festival Internazionale del Cinema di Archeologia – Città di Gambolò: ecco i film premiati
Il popolo dei nuraghi e le città dell’Eldorado hanno conquistato pubblico e giuria del Festival Internazionale del Cinema di Archeologia – Città di Gambolò che si è tenuto l’8 e il 9 novembre 2025 al Castello Litta Beccaria di Gambolò (Pv), promosso dal museo Archeologico Lomellino e l’Associazione Archeologica Lomellina in collaborazione con RAM Film Festival e Comune di Gambolò.

Frame del film “Secret Sardinia, mysteries of the Nuraghi – Sardegna segreta, i misteri dei Nuraghi” di Thomas Marlier
PREMIO CITTA’ DI GAMBOLÒ al film più votato dal pubblico “Sardegna segreta, i misteri dei Nuraghi / Secret Sardinia, Mysteries Of The Nuraghi” di Thomas Marlier (Francia 2024, 53’). La Sardegna, una piccola isola del Mediterraneo – poco più grande delle Hawaii – custodisce i resti di un’antica civiltà comparsa quasi 4.000 anni fa. Mentre i faraoni d’Egitto costruivano le loro ultime piramidi, questa potente civiltà dava vita a torri-fortezza chiamate nuraghi, a santuari religiosi e a straordinarie tombe dalla forma geometrica. Chi era il popolo nuragico, costruttore di questi monumenti? Negli ultimi cinque anni, un’équipe internazionale di archeologi e scienziati studia questi resti come mai prima, contribuendo a svelare i segreti di una delle più straordinarie civiltà dell’Età del Bronzo del Mediterraneo.

Frame del film “Le città d’oro, il grande malinteso / Les cités d’Or, le grand malentendu” di Joséphine Duteuil
PREMIO MUSEO ARCHEOLOGICO LOMELLINO, al film scelto dalla giuria di esperti (Sabina Malgora, Antonello Ruggieri, Stefano Gregoriani) “Le città d’oro. Il grande malinteso / Les cités d’Or. Le grand malentendu” di Joséphine Duteuil (Francia 2024, 54’). Cinque secoli dopo la conquista delle Americhe, il documentario esplora la ricerca ossessiva dell’oro, motore principale della colonizzazione. Attraverso le testimonianze degli studiosi e gli scavi archeologici, il film indaga i miti delle leggendarie “Città d’oro” e l’idea di un Eldorado dalle ricchezze infinite. Per i popoli indigeni, l’oro non era una moneta, ma un materiale sacro e spirituale. Il film mette a confronto questa visione con quella dei conquistadores, ossessionati dalla ricchezza materiale. Rivela come questa brama abbia portato a immense violenze e alla distruzione di intere civiltà. Attraverso un viaggio in Colombia, Perù e Bolivia, gli scienziati riscrivono la storia, restituiscono dignità alle antiche culture e mettono in discussione i racconti tramandati dall’Europa. Un viaggio tra mito e realtà che fa luce sul vero rapporto con l’oro nelle Americhe precolombiane.



















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