Rovereto (Tn). Al museo civico la conferenza “Amazônia revelada. Il progetto di mappatura dei siti archeologici amazzonici”, con Riccardo Rella (Museu da Amazonia), terzo e ultimo appuntamento con “I Giovedì dell’Archeologia”
Terzo e ultimo appuntamento con “I Giovedì dell’Archeologia” ciclo di conferenze promosso dalla Fondazione museo civico di Rovereto: giovedì 17 aprile 2025, alle 18, in sala convegni “Fortunato Zeni” del museo di Scienze e Archeologia in Borgo Santa Caterina 41 a Rovereto l’incontro “Amazônia revelada. Il progetto di mappatura dei siti archeologici amazzonici”, con Riccardo Rella – Museu da Amazonia (MUSA, Manhaus). Organizzano Società museo civico di Rovereto, Fondazione Alvise Cornel, Fondazione Museo Civico di Rovereto, con il sostegno di Provincia autonoma di Trento, Comunità della Vallagarina, Comune di Rovereto. Il progetto “Amazônia Revelada: Mapping Cultural Legacies” mira a combinare la ricerca archeologica all’avanguardia con le conoscenze tradizionali dei popoli della foresta. Si tratta di un progetto di ricerca archeologica che va ad aggiungere un nuovo vincolo di tutela all’Amazzonia contribuendo quindi anche a fermare la distruzione della foresta. Partecipazione libera e gratuita.
Rovereto (Tn). Al via al museo civico “I giovedì dell’archeologia”, quest’anno dedicati alle civiltà precolombiane andine e amazzoniche. Apre Elisa Cont (GEP, Barcellona) su “Tiwanaku: arte, iconografia e sciamanesimo in un’antica civiltà andina”
A Rovereto torna anche quest’anno il ciclo di conferenze “i giovedì dell’archeologia”, quest’ano dedicati alle civiltà precolombiane andine e amazzoniche, organizzato dalla Società Museo Civico di Rovereto con la Fondazione Alvise Comel e la Fondazione Museo Civico di Rovereto, e con il sostegno della Provincia autonoma di Trento, della Comunità della Vallagarina e del Comune di Rovereto. Appuntamento in sala convegni “Fortunato Zeni” al museo di Scienze e Archeologia in borgo Santa Caterina 41 a Rovereto (Tn). Tre gli appuntamenti: 3 aprile 2025, alle 18, “Tiwanaku: arte, iconografia e sciamanesimo in un’antica civiltà andina” con Elisa Cont, Grupo de Estudios Precolombinos (GEP, Barcellona); 10 aprile 2025, alle 18, “Le mummie peruviane: un viaggio attraverso il tempo” con Federico Mosna, Pontificia Universidad Catòlica del Perù (PUCP, Lima); 17 aprile 2025, alle 18, “Amazônia revelada. Il progetto di mappatura dei siti archeologici amazzonici” con Riccardo Rella, Museu da Amazonia (MUSA, Manhaus). Partecipazione libera e gratuita.
Si inizia dunque giovedì 3 aprile 2025, alle 18, con “Tiwanaku: arte, iconografia e sciamanesimo in un’antica civiltà andina” di Elisa Cont – Grupo de Estudios Precolombinos (GEP, Barcellona). La civiltà Tiwanaku è una delle più affascinanti e misteriose culture precolombiane delle Ande. L’arte tiwanakota è conosciuta per le sue straordinarie opere litiche e per la sua tipica iconografia geometrica, rappresentata negli oggetti rituali dell’epoca. Le immagini incise, dipinte o tessute su differenti materiali cerimoniali rifletterebbero l’esistenza, in questa antica cultura andina, di avanzate conoscenze scientifiche, di principi cosmico-religiosi e di varie pratiche sciamaniche volte alla ricerca di un equilibrio tra esseri umani, divinità e natura.
Roma. Consegnati all’ambasciatore del Messico 101 reperti archeologici trafugati dal Messico e recuperati dai Carabinieri del Tpc di Roma, Udine, Perugia, Ancona e Cosenza

101 reperti archeologici sono stati consegnati all’ambasciatore del Messico in Italia Carlos Garcìa de Alba da parte del comandante dei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, Generale di Divisione Francesco Gargaro, alla presenza anche della sottosegretaria per gli Affari esteri del Messico, S.E. Maria Teresa Mercado, e del sottosegretario per gli Affari esteri della Repubblica Italia, On. Giorgio Silli. Tra i reperti si menzionano miniature fittili, statuette antropomorfe e zoomorfe in pietra dura, piccoli vasi in ceramica nera con effigie, un vaso in miniatura in ceramica nera con effigie di Tlaloc (la divinità della pioggia) appartenente alla cultura Tolteca-Maya del periodo post-classico (900-1200 d.C.), una piccola figura maschile in ceramica con testa e arti dipinti di rosso risalenti alla cultura Olmeca, Costa del Golfo 1500 – 400 a.C., una statuetta antropomorfa in argilla con tecniche di calco raffigurante una figura con copricapo con fascia frontale e paraorecchie circolari, una “pintadera” fittile di forma triangolare con scena di sacrificio umano e impugnatura a forma di testa di serpente della cultura Azteca, e una coppa tripode emisferica in terracotta riconducibile alla cultura Mixteca-Puebla (XIII/XIV – XVI sec. d.C.). Il recupero degli antichi manufatti è il risultato di diverse attività di indagine condotte dai Nuclei TPC di Roma, Udine, Perugia, Ancona e Cosenza, coordinate dalle rispettive Procure di Roma, Pordenone, Firenze, Ancona e Palmi (RC) che hanno convalidato il sequestro dei beni culturali. I manufatti, sottoposti a studi tecnici a cura dell’Istituto Nazionale di Antropologia e Storia del Messico (INAH) per certificarne la loro autenticità e provenienza dai territori messicani, risalgono a un’ampia attribuzione cronologica e appartenenti a diverse aree archeologiche, dalla cultura Teotihuacana dell’Altipiano Centrale, a quella Zapoteca del periodo classico mesoamericano (150 – 650 d.C.) e preclassico medio mesoamericano (900 – 300 a.C.), e della Costa del Golfo e messicana-azteca del XIV – XVI sec.

Il valore economico complessivo dei beni è stato valutato in alcune decine di migliaia di euro, tenuto conto della elevata testimonianza storico-culturale. I reperti sono stati giudicati “monumenti archeologici mobili di proprietà della Nazione Messicana”. Nello specifico, il Nucleo TPC di Roma, a seguito di perquisizione domiciliare a carico di un noto trafficante di reperti archeologici, aveva sequestrato numerosi reperti di natura archeologica prevalentemente di cultura precolombiana, tra cui 33 reperti appartenenti al Patrimonio indisponibile del Messico. Le indagini del Nucleo TPC di Perugia sono state attivate a seguito di una segnalazione da parte della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio dell’Umbria circa la presenza sul mercato on line di reperti archeologici messicani pronti per la vendita. Il Nucleo TPC di Ancona aveva proceduto al sequestro dei manufatti archeologici messicani poiché rinvenuti all’interno dell’abitazione di un soggetto a seguito di una richiesta di intervento presso l’abitazione dove era stato segnalato un tentativo di furto. Circa i recuperi conseguiti dal Nucleo TPC di Cosenza, il sequestro aveva tratto origine da un controllo doganale, presso l’aeroporto di Reggio Calabria, sul bagaglio di due passeggeri italiani provenienti dal Messico, procedendo al sequestro di importanti manufatti dell’antica cultura latino-americana. I beni sequestrati dal Nucleo di Udine provenivano da un collezionista che li aveva acquistati presso vari mercatini in Veneto con intento asseritamente filantropico.
Agenda 2025. In febbraio l’XI edizione di tourismA a Firenze, e a fine ottobre la XXVII edizione della Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico in programma a Paestum (Sa)
Il 2025 è iniziato. E allora è tempo di fissare in agenda il primo e l’ultimo degli appuntamenti da non perdere per gli appassionati di archeologia, beni culturali e viaggi di conoscenza.

Si comincia con tourismA 2025, giunta all’XI edizione, in calendario al Palazzo dei Congressi di Firenze dal 21 al 23 febbraio 2025. La regione ospite è la Valle d’Aosta che quest’anno festeggia i 2050 anni della fondazione di Augusta Praetoria, un compleanno storico che a Firenze sarà celebrato con un convegno sui beni culturali della Valle, proiezioni, dimostrazioni folkloristiche, degustazioni di prodotti tipici. Non mancheranno gli incontri con i protagonisti: Alberto Angela, Guido Barbujani, Aldo Cazzullo, Paolo Giulierini, Cristoforo Gorno, Giorgio Ieranò, Massimo Osanna, Angelo Panebianco, Luca Peyronel, Aldo Schiavone, Vittorio Sgarbi, Mario Tozzi, Giusto Traina, Giuliano Volpe… e poi un’esclusiva: in prima assoluta sarà visitabile il Primo Annesso Laterale (in scala 1:1) della Tomba di Nefertari con la Grande Sposa Reale al cospetto delle divinità egizie nella celebre “Sala delle Sette Vacche Sacre, del Toro e dei Quattro Timoni Celesti” immersa nelle antiche fragranze della Valle del Nilo. A cura di Donatella Avanzo, Silvana Cincotti e Meo Fusciuni. E ovviamente: turismo e politiche culturali, protagonisti della comunicazione archeologica, scoperte che fanno la storia, autori e libri, mostre, laboratori didattici, archeofood, realtà virtuali, cinema… Una tre giorni tra stand, degustazioni, film, mostre, postazioni interattive, convegni (centinaia di esperti in discipline storico-archeologiche-ambientali), tavole rotonde, presentazioni…

Chiude il 2025 la XXVII edizione della Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico in programma a Paestum (Sa) da giovedì 30 ottobre a domenica 2 novembre 2025 al Next ex Tabacchificio, al Parco e il museo Archeologico, alla Basilica. La Bmta è l’unico Salone espositivo al mondo nel suo genere e di ArcheoVirtual, l’innovativa mostra internazionale di tecnologie multimediali, interattive e virtuali, oltre che opportunità di business per gli operatori dell’offerta nel Workshop con i Buyer esteri selezionati dall’ENIT. Obiettivo dell’iniziativa è valorizzare parchi e musei Archeologici, promuovere destinazioni turistico archeologiche, favorire la commercializzazione, contribuire alla destagionalizzazione e incrementare le opportunità economiche e gli effetti occupazionali. La manifestazione ha quali enti promotori la Regione Campania, la Città di Capaccio Paestum e i parchi archeologici di Paestum e Velia, è patrocinata dal ministero della Cultura, dal ministero del Turismo, dal ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, dall’Anci ed è riconosciuta quale best practice di dialogo interculturale dalle organizzazioni governative internazionali della cultura e del turismo dell’Onu, Unesco e UN Tourism.
Licodia Eubea (Ct). Parte con i primi cinque film (1 prima nazionale, 1 assoluta) la XIV edizione del Festival della Comunicazione e del Cinema archeologico. E apre la mostra fotografica “Nescienza”
Ci siamo. Mercoledì 9 ottobre 2024 si inaugura la XIV edizione del Festival della Comunicazione e del Cinema archeologico di Licodia Eubea, ideato e diretto da Alessandra Cilio e Lorenzo Daniele – archeologa e sceneggiatrice lei, regista ed autore lui – kermesse nata dalla sinergia tra le associazioni culturali ArcheoVisiva e Archeoclub di Licodia Eubea “Mario Di Benedetto”. Alle 17, al teatro della Legalità, apertura ufficiale: con i direttori artistici ci saranno Giacomo Caruso, presidente dell’Archeoclub di Licodia Eubea; Santo Randone, sindaco di Licodia Eubea; Giuliana Pepi, assessore comunale al Turismo sport e spettacolo e Donatella Irene Aprile, soprintendente dei Beni culturali di Catania. E poi si entra subito nel vivo con la proiezione di 5 dei 40 i film in programma (di cui 4 fuori concorso).
Si parte con la prima nazionale “Naachtun. Le Royaume Maya révélé” (Francia 2024; 90′) del regista francese Jean-Baptiste Erreca, specializzato nella produzione di documentari dedicati all’archeologia e all’etologia. Gli archeologi pensavano di aver scoperto quasi tutto della civiltà Maya. La nuova tecnologia Lidar, capace di rilevare strutture sepolte ha invece rivelato numerose costruzioni ancora inesplorate. La città di Naachtun è di particolare interesse per un team di ricercatori del CNRS. L’area indagata è immensa e ostile, ma gli archeologi adesso sanno dove cercare. Quali scoperte li attendono? Ad oltre mille anni dal suo declino, la città di Naachtun non ha ancora finito di svelare i suoi segreti.
Segue la proiezione in prima regionale di “Calattubo. Memorie da salvare” (Italia 2024; 33′) dell’antropologo e documentarista palermitano Lorenzo Mercurio che racconta l’area archeologica di Alcamo (Tp) ricca di testimonianze che evidenziano la presenza umana almeno dalla preistoria, fino al terremoto del Belìce (1968), attraverso la voce di alcuni componenti dell’associazione che la cura e ne rende fruibile una parte.
Dalle 21.15 nel Teatro della Legalità si potrà assistere alla prima proiezione assoluta di “Palombara. Il borgo delle ciliegie” (Italia 2024, 40′) dei documentaristi Diego D’Innocenzo (che presenzierà alla proiezione) e Francesco Giannetti, un documentario completamente inedito sul rapporto millenario tra la Sabina e l’antica Roma, letto attraverso un elemento particolare: la frutta. Dal ratto delle Sabine ad opera di Romolo, fino ad oggi, la Sabina è stata una parte essenziale della civiltà romana. Ricostruiamo questo percorso attraverso i prodotti agricoli che arrivarono dalle provincie dell’Impero e scopriamo così l’origine geografica ed etimologica di molti dei frutti che oggi troviamo sulla nostra tavola.
Segue la prima regionale del film “Il serparo” (Italia 2024, 16′) di Alessio Consorte dedicato al borgo abruzzese che celebra la Festa di San Domenico Abate, santo protettore dal morso dei serpenti. Questa antica tradizione vede gli abitanti del luogo catturare le serpi per rendere omaggio al Santo, perpetuando un rito che si tramanda da secoli. Il regista segue da vicino il Serparo più anziano del paese, il signor Tonino Chiocchio, custode di saperi e segreti tramandati di generazione in generazione.
Chiude la serata la prima regionale di “Quest for Midas” (Turchia 2023) documentario del regista e produttore turco Kadir Uluç che ha seguito per un giorno il lavoro di una squadra di archeologi impegnata sugli scavi di Gordion, a 70 chilometri da Ankara, in Turchia. La missione, guidata dal Professore Brian Rose, ha aperto le cortine del tempo con l’entusiasmo e la consapevolezza di scrivere la Storia. Il documentario include, inoltre, il lavoro svolto in passato, i progetti per il futuro e di come la scelta di uno stile di vita alternativo da parte di Brian Rose si sia trasformata nel tempo in amore e passione.

Locandina della mostra fotografica “Nescienza” dell’artista sperimentale Daniele Cascone
Tra le due sezioni di proiezioni nei locali dell’ex chiesa di San Benedetto e Santa Caterina sarà inaugurata la mostra fotografica “Nescienza” dell’artista sperimentale Daniele Cascone. Il concetto di nescienza, proveniente dal latino nescientia, qui è inteso ben oltre la mera mancanza di conoscenza. Incarna una profonda forma di ignoranza, l’incapacità radicata di afferrare il vero significato della nostra esistenza. Questa dimensione di non-conoscenza è il nucleo su cui si costruisce il senso di assurdità che pervade la nostra esperienza. Le opere dell’artista – propenso a sperimentare mescolando tecniche digitali con strumenti tradizionali interessandosi a fotografia, stop-motion e video – pur appartenendo a periodi, stili e riflessioni differenti, contengono degli elementi di raccordo: il legame con i simboli, il gusto per l’assurdo e il bizzarro e, non meno importante, il sottile legame ai temi esistenziali, di cui quella nescienza sopra citata, è un aspetto centrale.
Rovereto (Tn). Per la terza giornata il RAM film festival 2024 presenta al teatro Zandonai la prima conferenza-spettacolo, “Di acqua e di terra”, che col prof. Allievi affronta il tema delle migrazioni. Ecco tutti i film in cartellone al teatro Rosmini
Per la terza giornata di proiezioni ed eventi il RAM film festival 2024 la sera lascia il teatro Rosmini per tornare nella sede tradizionale degli ultimi anni: il teatro Zandonai. E qui si entra nel vivo del focus di quest’anno, “Sguardo sulle migrazioni”, con una serata speciale dedicata proprio alle migrazioni. Protagonista Stefano Allievi, professore di Sociologia all’università di Padova, specializzato nello studio dei fenomeni migratori, con la conferenza-spettacolo “Di acqua e di terra”. Migrazioni e altri movimenti”, accompagnato da video originali e dalle potenti fotografie di Oliviero Toscani. Ingresso gratuito dalle 20.30 col film “ÀWÒRÁN – A Yoruba Heritage Mural Film” (2024), quindi alle 21.30 la conferenza-spettacolo.
Tra nomadismo e mobilità umane contemporanee, tra Neanderthal e Unione Europea, tra l’epopea dell’emigrazione italiana e la nuova immigrazione, tra Ellis Island e l’Africa, tra squilibri demografici e climate change, tra merci e persone, tra cultura e biologia, tra suggestioni letterarie e immagini d’ambiente, tra vie d’acqua e percorsi terrestri: un affascinante viaggio nel mondo delle migrazioni e del movimento di popolazioni, capace di collegarne le cause con gli effetti, i paesi d’origine con quelli di destinazione, il passato con il presente – con equilibrio e delicatezza, al di là delle contrapposizioni ideologiche contingenti.

Il prof. Stefano Allievi dell’università di Padova (foto fmcr)
Stefano Allievi è professore ordinario di Sociologia all’università di Padova. È specializzato nello studio dei fenomeni migratori, in sociologia delle religioni, con particolare attenzione alla presenza dell’islam in Europa. Molti anche i suoi studi sul mutamento culturale e politico: temi su cui ha condotto ricerche a livello nazionale e internazionale, pubblicate in varie lingue europee, in arabo e in turco. Di immigrazione ha cominciato a occuparsi alla fine degli anni ’80, in ambito sindacale, e con le prime ricerche per il CENSIS, seguendo quindi la questione dal suo nascere, quando ancora era fenomeno di nicchia e contenuto nei numeri. Svolge anche un’intensa attività di divulgazione, come conferenziere, editorialista, autore e performer.
Ma vediamo meglio il programma delle proiezioni. Al cinema teatro Rosmini nel pomeriggio, a partire dalle 15, alcune proposte molto interessanti e molteplici pellicole in prima italiana ed europea. Dall’antropologico “The rise and fall of the Dhow Culture” (2024) a “Future tense: Conversations at Manchester Museum” (2023), un’esperienza di violenza coloniale che sta alla base di molte collezioni museali inglesi. Ad affrontare invece la problematica della sopravvivenza culturale, è la prima italiana “Wodaabe, Herdsmen at Sunset” (2023) che segue l’ultima popolazione transumante al mondo in Chad. Improntato più sulla storia, è invece la pellicola “Ciò che resta” (2023) della giovane regista Antonella Spirito, unico film italiano a concorrere al premio “Nuovi Sguardi”. Ecco tutti i film: “Stranieri” (Italia, 2023, 7’); “The rise and fall of the Dhow Culture” (Svizzera, 2024, 47’); “Future tense: Conversations at Manchester Museum” (Regno Unito, 2023, 22’); “Ciò che resta” (Italia-Regno Unito, 2023, 61’); “Wodaabe, Herdsmen at Sunset” (Germania-Italia, 2023, 35’); “Un seme in città” (Italia, 2024, 55’); “Uomini e dei, il mare e il sacro” (Italia, 2023, 43’); “Paskay” (Bolivia-Colombia, 2023, 14’); “ÀWÒRÁN – A Yoruba Heritage Mural Film” (Regno Unito, 2024, 22’).
Roma. Alle Scuderie del Quirinale apre la mostra “Tlapitzalli. Riti e suoni del Messico antico”: strumenti antichissimi, documenti, immagini e sorprendenti riproduzioni sonore per conoscere aspetti della cultura quotidiana e rituale dei popoli preispanici
Martedì 30 luglio 2024 riaprono le porte delle Scuderie del Quirinale a Roma con un nuovo interessante progetto: la mostra “Tlapitzalli. Riti e suoni del Messico antico” a cura di Frida Montes de Oca Fiol, che presenta strumenti antichissimi, documenti, immagini e sorprendenti riproduzioni sonore per conoscere aspetti della cultura quotidiana e rituale dei popoli preispanici. I prestiti provengono dalle collezioni di venti prestigiosi musei messicani. Per i popoli preispanici, il mondo era stato creato da un insieme di divinità che personificavano il cielo, la terra, l’acqua e gli altri elementi. Per rendere omaggio alle divinità, queste antiche popolazioni hanno iniziato a immaginare e costruire strumenti sonori che permettessero di mettere in comunicazione il mondo terreno con quello divino: i suoni prodotti dagli strumenti riuscivano, infatti, a imitare quelli prodotti sulla Terra dagli elementi e dai suoi abitanti. Per questo motivo, gli strumenti che si vedono in mostra compongono una sorta di galleria fantastica di animali esistenti e mitologici combinati con elementi della flora e antropomorfi. Esclusivamente per questa mostra, dal 30 luglio al 15 settembre 2024, le Scuderie aprono dalle 9 alle 15, tutti i giorni dal lunedì alla domenica. L’ultimo ingresso possibile è alle 14. Il biglietto intero costa 7 euro e alcune riduzioni – come quelle per gli over 65 e gli studenti universitari – sono valide tutti i giorni senza limitazioni di orari. Durante tutto il periodo di apertura della mostra sarà straordinariamente visitabile anche la Terrazza delle Scuderie, quella affacciata sulla Piazza del Quirinale. Inoltre, uno speciale corner, predisposto dalla Caffetteria, e alcuni tavoli allestiti proprio sulla Terrazza permetteranno a tutti i visitatori l’esperienza unica di una colazione o una pausa in un luogo normalmente non accessibile.

Copertina del catalogo Artem della mostra “Tlapitzalli. Riti e suoni del Messico antico”
Scrive la curatrice della mostra Frida Montes de Oca Fiol sul catalogo edito da Artem, a cura di Frida Montes de Oca Fiol, Gonzalo Sánchez Santiago, Luis Antonio Gómez Gómez, Marina Alonso Bolaños, Benjamín Muratalla, Dora M. Méndez Sánchez, Norma Valentín, Maldonado e Mariana Lemus Aldana: “Se vi è capitato di visitare un museo in cui erano esposti degli strumenti musicali, forse vi sarete chiesti quali suoni emettessero, nutrendo la speranza di poterli sentire prima o poi. Sarebbe davvero fantastico sentirli suonare! […] Gli obiettivi del progetto sono stati far conoscere al pubblico i suoni emessi dagli oggetti musicali e sonori del Messico antico […]. Sottolineare la capacità di osservazione e la conoscenza della natura degli artisti che crearono e svilupparono gli strumenti sonori o musicali. Far vivere al pubblico l’esperienza di un’immersione nel passato attraverso le immagini e le narrazioni raffigurate nei manoscritti che precedono il contatto con gli spagnoli”. Attraverso ricerche storiche e analisi rigorose dei reperti antichi, i piccoli oggetti decorativi precolombiani raffiguranti animali o figure umane si rivelano strumenti musicali sorprendenti e fantasiosi: flauti a doppia, tripla e quadrupla camera, raffigurazioni di divinità, musicisti, danzatori e animali, strumenti ricavati da ossa umane e carapaci di tartaruga. Un viaggio attraverso le sonorità di una civiltà sepolta, una musicalità ricca di sfumature che incrocia materia, suono e danza con i rituali sacri dei popoli amerindi del Messico antico.
“Ci si addentra con ammirazione e rispetto dentro questa mostra archeo-musicologica dedicata al Messico preispanico”, scrive sul catalogo il ministro alla Cultura Gennaro Sangiuliano. “L’ammirazione è rivolta al gran numero di disparate competenze scientifiche coinvolte in un progetto del genere che va dalla storia all’etnologia passando per la musicologia fino al restauro specializzato in strumenti della antica civiltà azteca. Restituire per questa via, sia pur frammentariamente, in base ai reperti ed alle conoscenze disponibili, il paesaggio sonoro di una cultura del lontano passato significa condurre una indagine al fine di comprendere meglio se stessi: sono pur sempre le radici sotterranee ed invisibili che nutrono le rigogliose fronde visibili. Quanto al rispetto, esso è spontaneo e doveroso in questo caso specifico, perché la mostra ci porta gli echi di una civiltà che proprio noi europei abbiamo soppiantato, non senza iniquità e violenze; e dunque ospitare in un luogo altamente simbolico come le Scuderie del Quirinale questa esposizione dedicata ad un capitolo significativo della storia del Messico pre Cortés è anche un tributo di conoscenza dell’altro che alcuni secoli fa non abbiamo, sbrigativamente, voluto pagare privilegiando interessi materiali, talora senza scrupoli”.

“Sacrifici umani nelle società umane antiche e premoderne. I miti tenebrosi, il pregiudizio e la storia” è il tema di grande fascino storico del 6° convegno internazionale di studi in programma a Ragusa il 28 e il 29 dicembre 2024. Diretto come i precedenti da Carlo Ruta, storico e direttore scientifico del Laboratorio degli Annali di storia, il convegno nasce dal partenariato scientifico con l’università Sorbona di Parigi, il Centre National de la Recherche Scientifique francese, l’università di Genova, l’università di Bari, l’università di Siena, Unitelma-Sapienza università di Roma e il Laboratorio di studi marittimi e navali Ferdinand Braudel dell’università di Genova. “L’obiettivo del convegni è di fare chiarezza su fenomeni storici di difficile interpretazione”, spiega il prof. Ruta, “e, più in particolare, di fornire contributi che aiutino a superare limiti interpretativi che persistono sulla materia dei “sacrifici umani”, sotto il profilo storico-archeologico e antropologico. Si tratta di fare chiarezza, in sostanza, su condotte sociali ancora controverse, che passano tuttavia come provate e certificate, la cui realtà resta invece tutta da dimostrare e le cui interpretazioni risentono troppo da etnocentrismi, stereotipi e rigidità di lettura. Vanno sottolineate inoltre le influenze esercitate sul lavoro storico-antropologico da letterature antiche e moderne che appaiono a conti fatti ben poco rispondenti all’oggettività. Il caso di Salammbò di Flaubert, con riferimento ai presunti sacrifici umani dell’antica Cartagine, potrebbe essere al riguardo emblematico”.
Le archeomafie protagoniste domenica 13 ottobre 2024, quinta e ultima giornata del XIV Festival della Comunicazione e del Cinema archeologico di Licodia Eubea (Ct) che vedrà gli ultimi due film in concorso prima di passare nel tardo pomeriggio alla cerimonia di premiazione che chiuderà l’edizione 2024. A introdurre la tavola rotonda “Rubare il passato. Tombaroli ladri e cacciatori di tesori: tra reale e immaginario”, sarò il film fuori concorso “Ladri di dei” (Italia 2010, 52′) di Adolfo Conti, che racconta il ruolo dei musei e la loro condotta etica rispetto al mercato illegale di opere d’arte. Si tratta di un traffico criminale dalle proporzioni colossali. Un fiume di merce e denaro secondo solo a quello della droga. Ma il dato meno conosciuto è il ruolo avuto dai musei e dalle grandi collezioni private, che questo saccheggio hanno finanziato indirettamente per anni. Alle 18.30, quindi la tavola rotonda che affronta proprio uno degli aspetti racchiuso in quel “un patrimonio da salvare” che è il tema prescelto dai direttori artistici Alessandra Cilio e Lorenzo Daniele per l’edizione 2024, nonché filo rosso che ha collegato tutto il programma. Moderata dall’archeologa Serena Raffiotta, alla tavola rotonda partecipano Tsao Cevoli (direttore della rivista scientifica Archeomafie), la giornalista Rai Dania Mondini, l’archeologa Lidia Vignola (presidente dell’Osservatorio Internazionale Archeomafie), il Luogotenente Fabrizio Mutarelli del Nucleo Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale di Siracusa.
Dalle 19.30 la cerimonia di premiazione e la consegna dei premi: “Archeoclub d’Italia” al film più gradito dal pubblico; “ArcheoVisiva” assegnato a un film votato dalla giuria internazionale di qualità (composta dall’autore e regista Massimo D’Alessandro; da Giulia Iannello, project manager di Magma – mostra di cinema breve; da Maria Turco, funzionaria archeologa della soprintendenza dei Beni Culturali di Catania e dal regista greco Vasileios Loules) e il premio “Antonino Di Vita” (dedicato al famoso archeologo, nume tutelare del festival) assegnato dal comitato scientifico a un professionista che ha speso la propria attività nella promozione e nella valorizzazione della conoscenza del patrimonio culturale.



Il titolo del focus scelto per questa edizione è “Sguardi sulle migrazioni” che, analizzando i flussi del passato, propone approfondimenti sulle influenze, le problematiche e le opportunità legate alle migrazioni del presente. Quattro le sezioni principali in cui e articolato il festival: “Cinema archeologico”, giuria presieduta dall’archeologa Barbara Maurina; “L’Italia si racconta”, presieduta dalla scrittrice e giornalista Isabella Bossi Fedrigotti; “Sguardi dal mondo”, presidente l’antropologo Duccio Canestrini; “Cultura animata”, presieduta da Andrea Artusi, fumettista e autore. Il festival, che è il più longevo in Italia, è organizzato dalla Fondazione Museo Civico di Rovereto e diretto per il settimo anno da Alessandra Cattoi. E allora vediamo meglio i 5 premi, e le 7 menzioni speciali assegnate.
PREMIO CINEMA ARCHEOLOGICO. Assegnato dalla giuria al film “Come un fulmine nell’acqua. I bronzi di San Casciano dei Bagni” regia di Brigida Gullo, Eugenio Farioli Vecchioli (Italia, 2023, 57’). Motivazione: un film ben strutturato e di buon ritmo, che ripercorre vividamente la vicenda di un ritrovamento archeologico eccezionale, quello dei bronzi di San Casciano ai Bagni in Toscana, e lo contestualizza mettendolo in relazione con il tessuto storico, geografico e sociale del territorio. La narrazione procede chiara e fluida, comunicando al pubblico con genuina empatia lo stupito entusiasmo di chi, con le mani nel fango, riporta alla luce tesori di inestimabile valore, in grado di raccontare la storia, lunga otto secoli, di un antico santuario, della fede e della spiritualità di chi lo frequentava e di un territorio plasmato dal profondo legame fra il sacro, le acque e la natura.















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