Roma, Percorsi fuori dal PArCo. Nel terzo appuntamento, il viaggio parte ancora una volta dal Palatino per arrivare virtualmente a Prima Porta alla scoperta delle proprietà di Livia Drusilla: la casa di città e la villa in campagna

Terzo appuntamento col progetto “Percorsi fuori dal PArCo – Distanti ma uniti dalla storia” che vuole portare i cittadini romani e tutti i visitatori a scoprire i legami profondi e ricchi di interesse, ma non sempre valorizzati, tra i monumenti del Parco e quelli del territorio circostante, raccontando, con testi e immagini, il nesso antico che unisce la storia di un monumento o di un reperto del parco archeologico del Colosseo con un suo “gemello”, situato nel Lazio. Dopo aver raggiunto il Comune di Cori (tempio dei Dioscuri) e il parco archeologico di Ostia Antica (tempio della Magna Mater) il viaggio virtuale – ma ricco di spunti per organizzare visite reali – promosso dal parco archeologico del Colosseo riparte ancora una volta dal Palatino, precisamente dalla Casa (di città) di Livia Drusilla, terza e ultima carismatica moglie di Augusto, e seguendo la via Flaminia si arriva idealmente a Prima Porta, dove sorgeva la sua villa in campagna.

La Casa di Livia sul Palatino. Iuliae Augustae: queste parole scritte su una tubatura di piombo rinvenuta durante gli scavi ottocenteschi hanno permesso di attribuire a Livia, terza e ultima moglie di Augusto, una ricca domus situata sulla sommità Palatino. “Costruita all’inizio del I sec a.C., quando il colle era disseminato di abitazioni private dell’aristocrazia senatoria”, spiegano gli archeologi del PArCo, “la casa fu ristrutturata intorno al 30 a.C. e decorata con gli affreschi ancora oggi in parte conservati; in quell’occasione fu probabilmente trasformata in un appartamento riservato a Livia all’interno del complesso abitativo augusteo”.

“A colpirci, oltre alle semplici e raffinate pavimentazioni a mosaico bianco-nero, è la decorazione dipinta di secondo stile pompeiano: nel tablino, ambiente di ricevimento che si affaccia sull’atrio, ammiriamo un podio sormontato da colonne, tra cui si aprono vedute immaginarie. Tra le scene mitologiche si riconoscono Polifemo e Galatea e la ninfa Io sorvegliata da Argo. Ai lati dei quadri centrali aperture spaziano su paesaggi immaginari e architetture fantastiche, arricchite da sfingi, figure alate e candelabri”.

“Nell’ala destra la decorazione – continuano – invece è organizzata intorno a un portico aggettante: tra le colonne sono dipinti festoni vegetali ornati con bende e oggetti di culto. In alto corre un singolare fregio monocromo su fondo giallo, con rappresentazioni di vita reale alternate a scene di ambiente egizio, rese in modo “impressionistico” con rapide pennellate”.

La Villa di Livia a Prima Porta. “Ma Livia, discendente di una delle più note famiglie della Roma repubblicana”, ricordano ancora gli archeologi del PArCo, “famiglia che vantava tra i suoi membri consoli e generali, ed ex moglie di un esponente dell’illustre gens Claudia, aveva certamente molte altre proprietà. Tra queste c’era, come sappiamo dagli storici antichi, una villa sulla Via Flaminia, detta ad gallinas albas (alle galline bianche) a causa di un prodigio che vi si era verificato: un’aquila aveva lasciato cadere in grembo a Livia una gallina bianca che aveva nel becco un ramo di alloro. Su consiglio degli aruspici la gallina venne allevata, e intorno alla villa fu piantato un bosco di allori, da cui si coglievano i rami utilizzati nei trionfi”.

“Questa villa è stata identificata, grazie a numerosi indizi, con un complesso antico scavato presso Prima Porta, che conservava un ambiente sotterraneo con straordinarie pitture di giardino, oggi al museo nazionale Romano a Palazzo Massimo. Tale è il realismo di queste pitture – assicurano al PArCo -, che abbiamo l’illusione di trovarci davvero in un giardino disseminato di fiori e di arbusti: riconosciamo allori, rose, margherite, papaveri, cespi di camomilla, cotogni, melograni, mirti, oleandri, pini domestici, abeti, querce, lecci; tra gli uccelli lo zimbello ed il merlo. La raffigurazione degli elementi in scale diverse e le cime degli alberi piegate dal vento rendono ancora più realistica la rappresentazione”.

“Questa straordinaria decorazione, realizzata più o meno negli stessi anni delle pitture del Palatino, è il primo esempio noto di pittura di giardino, un genere che avrà grande fortuna nel mondo romano, non solo nelle abitazioni ma anche, in forme diverse, nella pittura funeraria: in essa il giardino – concludono – diventa infatti simbolo del piacere di vivere, che neanche nella morte i romani rinunciano a celebrare”. Orari di ingresso e informazioni sulla visita nelle quattro sedi del museo nazionale Romano sono disponibili sul sito ufficiale https://museonazionaleromano.beniculturali.it/.
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