Egitto Pompei. Seconda tappa del progetto: alla Palestra Grande di Pompei si materializza la dea Sekhmet. Itinenario egizio negli scavi: dal tempio di Iside alle domus con affreschi egittizzanti

Questa statua della dea Sekhmet, proveniente da Karnak e conservata al museo Egizio di Torino, è protagonista agli scavi di Pompei
Tre sedi diverse (Torino, Pompei, Napoli) e tre enti diversi (Museo Egizio, soprintendenza speciale di Pompei, museo Archeologico nazionale – Mann) – si era detto – per un unico grande progetto espositivo (Egitto Pompei) con un unico comun denominatore: l’Antico Egitto (https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2016/03/01/egitto-passione-antica-da-torino-a-pompei-a-napoli-tre-sedi-per-un-grande-progetto-espositivo-egitto-pompei-grazie-alla-collaborazione-inedita-tra-enti-diversi-legizio/ È questo infatti il tema di una prestigiosa mostra, articolata in tre luoghi e quattro tempi, che racconta influssi e innesti spirituali, sociali, politici e artistici originati da culti ed elementi di stile nati o transitati per la terra del Nilo, che si inserisce in una più ampia riflessione di approfondimento sulle relazioni di Pompei con le grandi civiltà affacciate sul Mediterraneo. La prima tappa al museo Egizio di Torino dove dal 5 marzo e fino al 4 settembre c’è la mostra “Il Nilo a Pompei. visioni d’Egitto nel mondo romano”. E ora siamo arrivati alla seconda tappa. Da Torino agli scavi di Pompei dove dal 20 aprile al 2 novembre per il progetto “Egitto Pompei” si riaprono gli spazi recentemente restaurati della Palestra Grande a cura di Massimo Osanna e Marco Fabbri con Simon Connor.
Una volta entrati nella Palestra Grande dall’ingresso di Porta Anfiteatro, siamo accolti da sette monumentali statue raffiguranti Sekhmet, esaltate dallo scenografico allestimento di Francesco Venezia. Le sette riproduzioni della divinità egizia dalla testa leonina sono insieme alla magnifica statua seduta del faraone Thutmosi I, tutte appartenenti ad uno dei periodi di massimo splendore della storia dell’antico Egitto: la XVIII dinastia (XVI-XIV sec. a.C.). Gli eccezionali prestiti, provenienti dalla collezione permanente del museo Egizio di Torino, suggellano e ribadiscono l’unità di intenti e di collaborazione tra il museo torinese, la soprintendenza Pompei e il museo Archeologico nazionale di Napoli (Mann). Le imponenti sculture in granito, oltre a rappresentare il potere faraonico al tempo della XVIII dinastia, sono una testimonianza straordinaria del mondo della mitologia egizia. Sekhmet, come altre divinità femminili, ha una natura ambivalente, contraddistinta da forze contrapposte. Figlia del sole, propaga sulla terra calore, distruzione e malattie, ma allo stesso tempo, se placata con rituali e preghiere, è in grado di garantire la pace e la prosperità.
La mostra continua con un’emozionante video-installazione originale di Studio Azzurro che evoca gli scambi culturali, religiosi ed economici intercorsi tra Pompei e l’Egitto dalla fine del II sec. a.C. Il percorso espositivo si arricchisce inoltre di un “itinerario egizio”: dal tempio di Iside, tra i maggiori e meglio conservati edifici pompeiani – oggetto per l’occasione di un intervento di riallestimento con postazioni multimediali di realtà immersiva – alle numerose domus decorate con motivi egittizzanti, come quella di Loreio Tiburtino tornata di recente a risplendere e quella dei Pigmei riaperta in occasione della mostra. Il 28 giugno, al Museo Archeologico di Napoli, la terza tappa del progetto con l’inaugurazione di una nuova sezione del percorso di visita delle collezioni permanenti con reperti archeologici, affreschi e capolavori di artigianato ispirati alla cultura egizia.
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- ottobre 2, 2016 -
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