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Campania “gialla”. Così lunedì 18 gennaio riaprono il sito di Pompei e il museo di Stabia “Libero d’Orsi” dal lunedì al venerdì. Visita lungo un percorso segnalato nel rispetto delle norme anti Covid: ecco cosa si può vedere

L’home page del sito del parco archeologico di Pompei annuncia la riapertura del sito di Pompei e del museo “Libero Orsi”
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Una sala del nuovo museo Archeologico di Stabiae “Libero d’Orsi” (foto parco archeologico di Pompei)

Era la notizia che si attendeva da settimane: i musei possono riaprire nelle Regioni “gialle”, cioè con moderato rischio di contagio. La Campania da domenica 17 gennaio 2021 sarà “gialla”. E il parco archeologico di Pompei non ha perso tempo. Il sito archeologico di Pompei e il museo Archeologico di Stabia “Libero D’Orsi” nella Reggia di Quisisana lunedì 18 gennaio 2021 riaprono al pubblico dopo la chiusura di questi mesi. In ottemperanza alle indicazioni ministeriali e fino al ulteriore comunicazione i  siti saranno aperti dal lunedì al venerdì nei consueti orari (Pompei 9 – 17, con ultimo ingresso alle 15.30; museo “Libero D’Orsi” 9 -17, con ultimo ingresso alle 16), con chiusura il sabato e la domenica. In questa fase di graduale riapertura l’accesso e l’uscita per l’area archeologica di Pompei saranno possibili dal varco di piazza Anfiteatro. La visita si svilupperà lungo un percorso segnalato all’interno del sito e sull’app di supporto My Pompeii allo scopo di assicurare una visita in sicurezza del sito e nel pieno rispetto delle disposizioni sanitarie anti Covid.

La palestra grande e l’anfiteatro di Pompei (foto di Pier Paolo Metelli)
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Le colonne nel foro di Pompei (foto parco archeologico di Pompei)

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L’allestimento della mostra “VENUSTAS. Grazia e bellezza a Pompei” alla Palestra Grande di Pompei (foto parco archeologico di Pompei)

Sarà possibile passeggiare all’interno dell’Anfiteatro, accedere alla Palestra grande e alla mostra “Venustas. Grazia e Bellezza a Pompei”.  Si potranno visitare i Praedia di Giulia Felice e spostarsi su via dell’Abbondanza con accesso alle principali domus, ma anche attraversare la necropoli di Porta Nocera, l’Orto dei fuggiaschi, arrivare al quartiere dei teatri e al Foro triangolare. Da via dell’abbondanza, inoltre, si potrà raggiungere il Foro con tutti i suoi edifici pubblici e religiosi, visitare lo spazio esterno delle Terme Stabiane o risalire via Stabiana fino a via del Vesuvio dove ammirare la casa di Leda e il cigno. L’elenco completo degli edifici visitabili è consultabile sul sito www.pompeiisites.org. Il biglietto di ingresso ai due siti è  acquistabile esclusivamente on-line sul sito www.ticketone.it, unico rivenditore ufficiale autorizzato. Tariffe: Pompei intero: € 14.50 (+ € 1.50 su prevendita online), ridotto: € 2 (+ € 1.50 su prevendita online); Quisisana € 6 (+ € 1.50 su prevendita online), ridotto: € 2 (+ € 1.50 su prevendita online). Gratuità e riduzioni come da normativa.

L’affresco con Leda e il Cigno, rinvenuto negli scavi della Regio V alla fine del 2018, è una delle più importanti scoperte recenti a Pompei (foto parco archeologico Pompei)

Al momento dell’acquisto on-line il visitatore potrà scegliere la fascia oraria di ingresso, prevista ogni 15 minuti per un massimo di 500 persone ogni 15 minuti, fino alle 13. Dopo le 13 l’ingresso consentito è per un massimo 300 persone per turno. Il biglietto dovrà essere mostrato all’ingresso, direttamente su smartphone/tablet (QRcode) o già stampato a casa su carta e poi conservato per registrarlo sul tornello in uscita. È tollerato un ritardo di 10 minuti massimo rispetto all’orario della fascia oraria indicata, tanto per i visitatori quanto per le guide. La prenotazione sarà possibile anche nella stessa giornata fino a esaurimento disponibilità.

Dal 1° gennaio 2020 arriva l’abbonamento POMPEI 365 per entrare nel sito archeologico tutte le volte che si vuole per un anno intero

Per i possessori della card Pompei365, la validità dell’abbonamento sarà prorogata per il numero di giorni, corrispondenti a quelli di chiusura imposti dall’emergenza sanitaria. È inoltre  in corso la promozione al 50% sull’acquisto dell’abbonamento fino al 28 febbraio. Solo per gli abbonamenti in proroga,  l’acquisto in promozione entro il 28 febbraio, avrà validità annuale dalla data del primo utilizzo. Il biglietto gratuito per l’accesso singolo, di volta in volta, dovrà essere richiesto sul sito www.ticketone.it. I visitatori saranno sottoposti, all’arrivo, a misurazione della temperatura mediante termoscanner. Resta obbligatorio l’utilizzo della mascherina nei luoghi chiusi e aperti, a prescindere dalla distanza interpersonale. Tutte le informazioni relative alle misure di sicurezza del contenimento del contagio da SARS-COV 2 e alle modalità di visita saranno fornite ai visitatori attraverso i monitor presenti agli ingressi e la cartellonistica.

Alcune indicazioni per visitare in sicurezza l’area archeologica di Pompei in tempi di coronavirus

La visita avverrà nel pieno rispetto delle misure di distanziamento previste dal Comitato Tecnico Scientifico, anche con il supporto di segnaletica direzionale appositamente installata dal Parco. Saranno garantiti dispenser di gel igienizzante all’ingresso e presso i servizi igienici a disposizione dei visitatori. I visitatori con difficoltà motoria potranno seguire da piazza Anfiteatro il percorso facilitato “Pompei per tutti”, con ritorno in uscita a piazza Anfiteatro o eventualmente usufruire dell’uscita di piazza Esedra¸  utilizzando l’ascensore dell’Antiquarium. Presso l’ingresso di piazza Anfiteatro (fino a nuova comunicazione) sarà possibile richiedere un servizio visite guidate, dalle 9 alle 13. I gruppi potranno accedere secondo le seguenti indicazioni: gruppi di visitatori autonomi, massimo 5 persone; gruppi accompagnati da guide turistiche, massimo 10 persone (max 25 persone se il gruppo è dotato di auricolari/whisper usa e getta).

Pompei, ecco il “museo diffuso”: dai cubicula ricreati nella Villa Imperiale alla cucina nella Fullonica di Stephanus. E poi arredi nelle domus e reperti organici alla Palestra grande

"Museo diffuso" a Pompei: l'allestimento realizzato all'interno della Villa Imperiale

“Museo diffuso” a Pompei: l’allestimento realizzato all’interno della Villa Imperiale

Un museo dentro il museo. La tradizionale visita agli scavi di Pompei dal foro alle domus all’anfiteatro si arricchisce di “nicchie” a tema in punti diversi del sito archeologico. Così, se già da aprile 2016 nella Villa Imperiale sono stati ricreati i cubicula (stanze da letto), ora nella grande Palestra sono esposti reperti organici, nella Fullonica di Stephanus (aperta nelle festività natalizie 2015, vedi https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2015/12/23/pompei-alla-vigilia-di-natale-il-premier-renzi-inaugura-sei-domus-ricche-di-affreschi-sulla-via-dellabbondanza-restaurate-nellambito-del-grande-progetto-pompei/) è stata ricreata una cucina del I secolo, e due domus sono state arredate come si sarebbero presentate prima della terribile eruzione del 79 d.C. È il cosiddetto “museo diffuso” tanto caro al soprintendente Massimo Osanna: spazi dislocati in diversi punti della città antica dedicati a temi specifici. Si è cominciato con Villa Imperiale, lussuosa residenza di I secolo dopo Cristo addossata alle mura di Pompei presso Porta Marina, mai aperta al pubblico prima di questa primavera, scoperta casualmente nel 1943 a seguito dei bombardamenti alleati che colpirono anche l’Antiquarium, oltre che altri edifici all’interno degli scavi. E scavata nuovamente nel 1947 da Amedeo Maiuri. Nella Villa Imperiale sono riproposte suggestive ricostruzioni di ambienti domestici della città romana e si può riammirare la grande sala da pranzo, il triclinio, con affreschi del mito di Arianna, Teseo e il Minotauro, il volo di Dedalo e la caduta di Icaro. E nel tempio di Iside sono ripercorsi i culti egizi.

La cucina con suppellettili e stoviglie del I sec. d.C. sul modello realizzato nel 1916

La cucina con suppellettili e stoviglie del I sec. d.C. sul modello realizzato nel 1916

La foto d'archivio del 1916 che testimonia l'allestimento voluto dall'allora soprintendente Vittorio Spinazzola

La foto d’archivio del 1916 che testimonia l’allestimento voluto dall’allora soprintendente Vittorio Spinazzola

Nella Fullonica di Stephanus, antica lavanderia situata lungo via dell’Abbondanza, è stata riallestita la cucina sul modello adottato un secolo prima dall’allora soprintendente Vittorio Spinazzola, documentato da una foto d’archivio che risale al 1916. L’allestimento della Fullonica di inizio Novecento rispondeva a un criterio didattico, molto moderno per l’epoca, di riproposizione degli spazi per mettere il visitatore a contatto con la vita quotidiana della città antica. Si poteva comprendere il funzionamento e l’organizzazione di una cucina del I sec. d.C. con la griglia in ferro per la carne ancora appesa alla parete e il vasellame necessario per la preparazione e la cottura degli alimenti disposto sul bancone. Gli oggetti di uso quotidiano oggi esposti provengono tutti dal deposito di Casa Bacco e sono stati identificati attraverso la rilettura delle “Librette Inventariali”, registri d’epoca che riportano il numero d’inventario dei pezzi, riferiscono dove sono stati trovati e forniscono brevi descrizioni. La Fullonica di Stephanus era dotata di grandi vasche in muratura per il risciacquo, alimentate da un flusso d’acqua ininterrotto e di bacini in pietra per la tintura, il lavaggio e la smacchiatura, che avveniva utilizzando particolari tipi di argilla o di orina. Terrazze al piano superiore erano adibite all’asciugatura e ai trattamenti delle stoffe. Una pressa (il “torcular”) serviva a stirare il tessuto e a renderlo brillante.

Il soprintendente di Pompei Massimo Osanna nella cucina ricostruita alla Fullonica di Stephanus

Il soprintendente di Pompei Massimo Osanna nella cucina ricostruita alla Fullonica di Stephanus

Una vetrina con reperti organici in mostra nella Palestra grande di Pompei

Una vetrina con reperti organici in mostra nella Palestra grande di Pompei

Nella Palestra grande, invece, trovano esposizione permanente i reperti organici, già inclusi nella mostra “Mito e Natura” da poco conclusasi e qui integrati da una ulteriore sezione di reperti naturalistici provenienti da Moregine. Infine due domus con gli arredi del I secolo d.C. I reperti collocati nelle due domus sono protetti da una struttura in cristallo temprato da 13,52 mm, con particolari accorgimenti di sicurezza nel caso di rottura accidentale, e con un sistema di scarico dei pesi a terra. La struttura è realizzata nel rispetto del contesto archeologico e non sigilla l’ambiente, permettendo il ricambio d’aria ed evitando la formazione di microclimi dannosi per la conservazione dei reperti archeologici.

Egitto Pompei. Seconda tappa del progetto: alla Palestra Grande di Pompei si materializza la dea Sekhmet. Itinenario egizio negli scavi: dal tempio di Iside alle domus con affreschi egittizzanti

Questa statua della dea Sekhmet, proveniente da Karnak e conservata al museo Egizio di Torino, è protagonista agli scavi di Pompei

Questa statua della dea Sekhmet, proveniente da Karnak e conservata al museo Egizio di Torino, è protagonista agli scavi di Pompei

Tre sedi diverse (Torino, Pompei, Napoli) e tre enti diversi (Museo Egizio, soprintendenza speciale di Pompei, museo Archeologico nazionale – Mann) – si era detto – per un unico grande progetto espositivo (Egitto Pompei) con un unico comun denominatore: l’Antico Egitto (https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2016/03/01/egitto-passione-antica-da-torino-a-pompei-a-napoli-tre-sedi-per-un-grande-progetto-espositivo-egitto-pompei-grazie-alla-collaborazione-inedita-tra-enti-diversi-legizio/ È questo infatti il tema di una prestigiosa mostra, articolata in tre luoghi e quattro tempi, che racconta influssi e innesti spirituali, sociali, politici e artistici originati da culti ed elementi di stile nati o transitati per la terra del Nilo, che si inserisce in una più ampia riflessione di approfondimento sulle relazioni di Pompei con le grandi civiltà affacciate sul Mediterraneo. La prima tappa al museo Egizio di Torino dove dal 5 marzo e fino al 4 settembre c’è la mostra “Il Nilo a Pompei. visioni d’Egitto nel mondo romano”. E ora siamo arrivati alla seconda tappa. Da Torino agli scavi di Pompei dove dal 20 aprile al 2 novembre per il progetto “Egitto Pompei” si riaprono gli spazi recentemente restaurati della Palestra Grande a cura di Massimo Osanna e Marco Fabbri con Simon Connor.

https://youtu.be/7OVs66lwVdQ

La Palestra Grande di Pompei sede della mostra del progetto Egitto Pompei

La Palestra Grande di Pompei sede della mostra del progetto Egitto Pompei

Una volta entrati nella Palestra Grande dall’ingresso di Porta Anfiteatro, siamo accolti da sette monumentali statue raffiguranti Sekhmet, esaltate dallo scenografico allestimento di Francesco Venezia. Le sette riproduzioni della divinità egizia dalla testa leonina sono insieme alla magnifica statua seduta del faraone Thutmosi I, tutte appartenenti ad uno dei periodi di massimo splendore della storia dell’antico Egitto: la XVIII dinastia (XVI-XIV sec. a.C.). Gli eccezionali prestiti, provenienti dalla collezione permanente del museo Egizio di Torino, suggellano e ribadiscono l’unità di intenti e di collaborazione tra il museo torinese, la soprintendenza Pompei e il museo Archeologico nazionale di Napoli (Mann). Le imponenti sculture in granito, oltre a rappresentare il potere faraonico al tempo della XVIII dinastia, sono una testimonianza straordinaria del mondo della mitologia egizia. Sekhmet, come altre divinità femminili, ha una natura ambivalente, contraddistinta da forze contrapposte. Figlia del sole, propaga sulla terra calore, distruzione e malattie, ma allo stesso tempo, se placata con rituali e preghiere, è in grado di garantire la pace e la prosperità.

Il tempio di Iside a Pompei sarà inserito in un "itinerario egizio"

Il tempio di Iside a Pompei sarà inserito in un “itinerario egizio”

La mostra continua con un’emozionante video-installazione originale di Studio Azzurro che evoca gli scambi culturali, religiosi ed economici intercorsi tra Pompei e l’Egitto dalla fine del II sec. a.C. Il percorso espositivo si arricchisce inoltre di un “itinerario egizio”: dal tempio di Iside, tra i maggiori e meglio conservati edifici pompeiani – oggetto per l’occasione di un intervento di riallestimento con postazioni multimediali di realtà immersiva – alle numerose domus decorate con motivi egittizzanti, come quella di Loreio Tiburtino tornata di recente a risplendere e quella dei Pigmei riaperta in occasione della mostra. Il 28 giugno, al Museo Archeologico di Napoli, la terza tappa del progetto con l’inaugurazione di una nuova sezione del percorso di visita delle collezioni permanenti con reperti archeologici, affreschi e capolavori di artigianato ispirati alla cultura egizia.