Adria. Al museo Archeologico nazionale per “Padusa incontri” pomeriggio su “Etruschi e Greci in Polesine. Novità archeologiche tra San Cassiano, Adria e San Basilio” con le ricerche portate avanti dalle università di Bologna, Padova e Venezia

Per “PADUSA incontri” appuntamento venerdì 20 maggio 2022, alle 14.30, al museo Archeologico nazionale di Adria con la conferenza “Etruschi e Greci in Polesine. Novità archeologiche tra San Cassiano Adria e San Basilio”. Programma: 14.30, accoglienza; 14.45, saluti delle Autorità (Comune di Adria, Fondazione Cariparo, Comune di Ariano nel Polesine, Comune di Crespino); 15, introduzione: Alberta Facchi (MAN Adria), Giovanna Falezza (Soprintendenza ABAP VR RO VI), Paolo Bellintani (CPSSAE); 15.15: modera e introduce: Giuseppe Sassatelli (UniBO); 15.30, Maurizio Harari (UniPV), Raffaele Peretto (CPSSAE), Federica Wiel-Marin su “San Cassiano, il Cavaliere e altre storie del Polesine etrusco”; 15.55, Giovanna Gambacurta (UniVE), Silvia Paltineri (UniPD) su “San Basilio. Le nuove indagini nell’insediamento preromano (2018-2021)”; 16.20 – 16.50, pausa caffè; 16.50, modera e introduce: Simonetta Bonomi (Soprintendenza ABAP FVG); 17.05, Maurizio Harari (UniPV) presenta il volume “Iscrizioni della città etrusca di Adria. Testi e contesti tra Arcaismo ed Ellenismo” di Andrea Gaucci; 17.30, Maria Cristina Vallicelli (Soprintendenza ABAP VE MET), Claudio Balista su “Adria – nuovi dati sulla storia dell’abitato – i carotaggi del progetto VALUE”; 18, chiusura lavori (Simonetta Bonomi). La partecipazione alla giornata è libera. Consigliata la prenotazione allo 0426 21612.

Incentrata sulle evidenze archeologiche etrusche e greche e frutto di collaborazione tra CPSSAE (Centro polesano studi storici archeologici ed etnografici), Direzione regionale Musei Veneto, Soprintendenze ABAP di Verona e di Padova, la giornata intende illustrare al territorio gli esiti dei più recenti studi di archeologia e delle ricerche sul campo condotti tra Adria, San Basilio di Ariano nel Polesine e San Cassiano di Crespino dalle università di Bologna, Padova e Venezia in collaborazione con i tre Enti organizzatori della giornata. Numerose Istituzioni e Amministrazioni comunali hanno sostenuto negli anni le ricerche oggetto di questa giornata, tra cui la Fondazione Cariparo con il progetto “Ritorno a San Basilio” e l’Ente Parco regionale veneto Delta del Po attraverso il progetto europeo VALUE. La pluralità di soggetti pubblici e privati coinvolti nello studio dell’antico Polesine, tra cui ricordiamo l’impegno per la ripresa delle indagini a Frattesina di Fratta Polesina, è il segno più evidente della possibilità per il territorio di collaborare nell’ottica della formazione di un “sistema” di archeologia partecipata, nella consapevolezza che proprio l’archeologia rappresenti un forte elemento identitario del Polesine e in particolare dell’area deltizia.
Venezia. Intervista al direttore generale dei Musei, Massimo Osanna, ospite alla cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico di Ca’ Foscari: parla del futuro di musei e poli archeologici nell’integrazione con il digitale, di accessibilità e inclusività in ambito culturale
“L’archeologia e l’arte sono connaturate con la nostra realtà e la nostra vita quotidiana. Noi viviamo in città d’arte, ci muoviamo in paesaggi che sono paesaggi storici punteggiati di pievi, chiese e palazzi. È impensabile dimenticare tutto questo e non fare in modo che all’interno della nostra formazione, l’arte, l’educazione alla bellezza, e l’educazione alla tutela siano fondamentali. Noi dobbiamo comprendere quanto sia importante e fragile il nostro patrimonio, e quanto sia importante una tutela che deve essere condivisa da tutti. Tutti dobbiamo capire quanto sia importante e che cosa fare per salvare e portare avanti questo patrimonio nel futuro”: parole di Massimo Osanna, direttore generale dei Musei al ministero della Cultura, nell’intervista rilasciata alla tv dell’università Ca’ Foscari di Venezia, di cui è stato ospite della cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico 2021/2022, con la lectio magistralis “Il sistema museale nazionale. Ricerca, tutela, valorizzazione, gestione”. Osanna ha parlato del futuro di musei e poli archeologici nell’integrazione con il digitale, di accessibilità e inclusività in ambito culturale, di tutela e valorizzazione del patrimonio artistico italiano e di come sta cambiando il settore professionale nell’ambito dei beni culturali. “Le nostre città, i nostri musei, e i luoghi archeologici essendo fragili”, risponde Osanna, “necessitano una programmazione e una manutenzione che può prevenire o meglio rallentare i danni che lo scorrere del tempo procura a rovine, palazzi, edifici storici. Al di là di questo c’è la pressione antropica che dobbiamo affrontare come una vera sfida per il futuro. Ma la pandemia ci ha insegnato qualcosa anche su questo. Ci ha insegnato anche quanto sia importante diversificare, quanto sia importante il digitale, quanto sia importante avere un distanziamento”. Allor che cosa bisogna fare? “Non c’è una ricetta unica. Dipende dai contesti”, spiega. “Ma è chiaro che bisogna comunicare il nostro patrimonio per fare in modo che anche il turismo sia distribuito in maniera più omogenea, non solo concentrato nei grandi attrattori, Pompei, Il Colosseo, o il centro storico di Venezia. Bisogna fare in modo che si conoscano le realtà straordinarie come ce ne sono migliaia nel nostro territorio. Pensiamo ad esempio a Venezia: quanti turisti vanno ad Altino? Il museo di Altino è fondante per la storia del Veneto antico e degli antichi veneti, quindi parte integrante della nostra storia fatta di un mosaico di popoli che poi sono stati uniti nella cultura globalizzante all’epoca di Augusto, del mondo romano, e da qui una tradizione attraverso il Medioevo è arrivata fino a noi. È chiaro che bisogna comunicare questi luoghi con linguaggi adeguati. Spesso i visitatori non si avvicinano a questi luoghi perché non li sappiamo raccontare e allora la comunicazione diventa importante”.

“I musei fanno parte della nostra società contemporanea. Si devono adeguare alle sfide, ai bisogni, alle esigenze della società”, continua il direttore generale. “Dobbiamo fare in modo che i musei parlino con il linguaggio contemporaneo e che quindi sia un linguaggio che raggiunge tutti. Ma digitale non vuol dire solo ‘facciamo un’installazione’ o ‘facciamo un’opera d’arte digitale’, il digitale è un mondo con cui ci dobbiamo confrontare, ma che deve affiancare la materialità degli oggetti. I nostri musei e la nostra specificità sta anche nella materialità di un patrimonio che è straordinario”. E non si può dimenticare l’accessibilità. “Proprio l’accessibilità”, precisa, “è una delle misure del finanziamento del PNRR che fa capo proprio alla mia direzione generale Musei. Abbiamo 300 milioni di euro per progetti legati all’accessibilità che non significa solo abbattimento delle barriere architettoniche, perché questo è il livello base: ci mancherebbe che i nostri musei non siano accessibili ai diversamente abili. Ma la sfida con cui ci confrontiamo con questa misura di finanziamento è quella dell’abbattimento delle barriere cognitive e sensoriali. Noi dobbiamo fare in modo che i nostri musei parlino a tutti. E finora molti dei nostri musei hanno un linguaggio desueto e che non racconta. Quindi dobbiamo ripensare i racconti in modo che raggiungano tutte le categorie di visitatori, ai diversamente abili ma anche alle diverse fasce d’età. Dobbiamo fare programmi per bambini e per famiglie con bambini, perché è importante che sin dai primi anni ci si confronti con questo nostro patrimonio straordinario. Dobbiamo fare in modo che i giovani entrino nei musei con linguaggi adeguati”.
Udine. Webinar “Archeomafie e dintorni – mappe e organizzazioni del traffico illecito di materiali archeologici” organizzato dall’associazione A.C.CulturArti nell’ambito del 3° Festival dell’Archeologia Pubblica “senzaConfini”. Tra i relatori: Lucio Milano, Massimo Vidale, F. Mario Fales

La sottrazione di opere d’arte e reperti archeologici non solo procura un danno patrimoniale allo Stato di inestimabile valore, ma depaupera anche ogni singolo cittadino. Questa forma di arricchimento illecito molto spesso è gestita da organizzazioni malavitose. Se ne parla lunedì 20 dicembre 2021, dalle 15.30 alle 18, nel webinar “Archeomafie e dintorni – mappe e organizzazioni del traffico illecito di materiali archeologici” organizzato dall’associazione A.C.CulturArti di Udine in collaborazione con il museo Archeologico nazionale di Aquileia ed è inserito nel programma del 3° Festival dell’Archeologia Pubblica “senzaConfini”, finanziato dalla Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia. L’evento si tiene in diretta sulla piattaforma Zoom (iscrizione gratuita https://us02web.zoom.us/webinar/register/WN__f16BRo3QGyc67yw7AJ8bw) e sulla pagina Facebook di A.C.CulturArti (www.facebook.com/A.C.CulturArti/videos), in differita sul canale YouTube di A.C.CulturArti (https://www.youtube.com/channel/UCBErWhQdXqcP8w6UvCJvyew). Sono definite “archeomafie” le organizzazioni che operano nel campo degli scavi clandestini, del furto e del traffico illecito internazionale di reperti archeologici. Di questi argomenti di riconosciuto interesse, si occuperà il convegno “Archeomafie e dintorni”. L’evento, attraverso relazioni tenute da studiosi di fama internazionale, sarà in grado di concorrere all’aggiornamento degli operatori del settore, arricchendo le loro competenze e contribuendo a illustrare gli strumenti e metodi tuttora in atto per monitorare e contrastare la vasta gamma di atti e traffici criminosi connessi.

PROGRAMMA. Alle 15.30, saluti e presentazioni d’apertura: Marta Novello, direttrice del museo Archeologico nazionale di Aquileia; Roswitha Del Fabbro, presidente di A.C.CulturArti; F. Mario Fales, direttore scientifico di A.C.CulturArti. Parte prima: Perché “Archeomafie e dintorni” nell’archeologia pubblica: punti di vista. Interventi: Lucio Milano, università Ca’ Foscari di Venezia: “Lo scenario italiano: incontri recenti e implicazioni future”; Carlo Pavolini, università della Tuscia: “Riorganizzazione del Ministero e tutela del territorio – visuali a confronto”. Parte seconda: scorci d’Oriente. Interventi: Stefano Campana, università di Siena: “Alcune considerazioni sui primi risultati delle valutazioni dei danni provocati dall’ISIS al patrimonio archeologico iracheno: Hatra”. Massimo Vidale, università di Padova: “Alcune considerazioni sui primi risultati delle valutazioni dei danni provocati dall’ISIS al patrimonio archeologico iracheno: Ninive”. Parte terza: “Archeomafie e dintorni”. Interventi: Tsao Cevoli, direttore rivista “Archeomafie”: “I risultati e l’impatto delle indagini pluriennali della rivista”; Lidia Vignola, direttore Osservatorio Internazionale “Archeomafie”: “Il database e i risultati accessibili presso l’Osservatorio”. F. Mario Fales: “Saxa nondum loquuntur? Conclusioni parziali e provvisorie”.
Egitto. Webinar promosso dall’istituto italiano di Cultura al Cairo su “Imaging e spettroscopia per statue egizie in bronzo policromo dal I millennio a.C.” a cura di Eid Mertah del ministero del Turismo e delle Antichità egiziano. Ecco come seguirlo

L’appuntamento è martedì 30 novembre 2021, alle 17 ora italiana (18 ora egiziana) per il webinar “Imaging e spettroscopia per statue egizie in bronzo policromo dal I millennio a.C.” a cura di Eid Mertah del ministero del Turismo e delle Antichità egiziano, promosso dal Centro archeologico italiano dell’Istituto italiano di Cultura al Cairo in collaborazione con l’ambasciata italiana al Cairo. La conferenza potrà essere seguita attraverso Microsoft Teams al link https://teams.microsoft.com/l/meetup-join/19%3ameeting_ZmRiMTlkMTktMDU3MS00NGNiLWE2MmMtNWY1YWQ2NGQwMTE2%40thread.v2/0?context=%7b%22Tid%22%3a%2234c64e9f-d27f-4edd-a1f0-1397f0c84f94%22%2c%22Oid%22%3a%22babdcf46-9524-4ae8-ae30-59e751a8a656%22%7d (istruzioni: 1- clicca sul link; 2- scegli “continua su questo browser”, non sarà necessario scaricare alcuna applicazione; 3 – fai clic su partecipa e sarai nella sala riunioni; 4- Se ti iscrivi da cellulare, dovrai installare l’app).

Eid Mertah (ministero del Turismo e delle Antichità)
Eid Mertah porta avanti dal 2019 al Cairo (museo Egizio e università del Cairo) e a Venezia (università Ca’ Foscari) uno studio sulle statue in bronzo policromo, dorato e intarsiato del dio Osiride. Questa categoria di manufatti è costituita da un’importante produzione del repertorio scultoreo del I millennio a.C. Osiride è la divinità più rappresentata in questo lungo periodo. Migliaia di statue in bronzo di questo dio sono state scoperte in tutto l’Egitto, sia sepolte sotto il pavimento di spazi sacri (Serapeo di Saqqara, i templi di Medinet Habu o Karnak, …) o ancora nella loro posizione originale, come ad Ayn Manawir. Questo immenso corpus è stato finora poco studiato, e sempre nell’ambito di studi basati su un solo o pochissimi pezzi. “Uno studio su larga scala di pezzi provenienti da varie collezioni”, spiega, “mi permette di raggruppare queste statue secondo criteri stilistici, iconografici e tecnologici e di associare così alcuni pezzi di provenienza sconosciuta a sculture rinvenute negli scavi. Dà anche la possibilità di collocare nella cronologia statue non iscritte, a confronto con pezzi con dedica che spesso fornisce indicazioni per una datazione. Questa parte del lavoro, realizzata in collaborazione con egittologi, è accompagnata da analisi che eseguo presso il museo Egizio. Grazie a vari accorgimenti analizzo un gran numero di statue per identificare la composizione delle loro leghe e dei loro ornamenti (policromie, dorature, intarsi) e per caratterizzare il loro processo di fabbricazione (fusione cava, colata piena, in più pezzi fissata insieme o da un unico stampo, ecc.)”. Gli abbellimenti di queste statue sono generalmente sbiaditi o quasi scomparsi a causa di una lunga permanenza nel suolo archeologico o nei depositi museali, ma alcuni resti consentono di ricostruire il loro aspetto originario. “Il mio obiettivo è prima di tutto di ricercare metodi non invasivi di analisi, pulitura e conservazione della policromia, delle dorature e degli intarsi. Ho proceduto con analisi ed esame per identificare la natura delle leghe e degli intarsi. Era infatti pratica comune, da più di mille anni, inserire o applicare altri materiali sulle statue di bronzo. Nell’ambito delle analisi fatte su una serie di statue selezionate per lo studio, ho selezionato vari tipi su intarsi: vetro, lapislazzuli, oro, rame, elettro, bronzo arsenicale, rame nero, carbonato di calcio, blu egiziano ed ematite”.
“Un capolavoro chiamato Italia. Viaggio tra i tesori nascosti del nostro Paese”: al via su Radio MCA il programma radiofonico realizzato dalla Fondazione Enzo Hruby con l’università Ca’ Foscari che racconta l’incredibile bellezza del patrimonio culturale italiano: si inizia con otto tesori del Veneto

La Fondazione Enzo Hruby – da anni impegnata per sostenere la protezione del patrimonio culturale italiano e per diffondere la cultura della sicurezza – ha ideato il programma radiofonico “Un capolavoro chiamato Italia – Viaggio tra i tesori nascosti del nostro Paese”, che debutta giovedì 25 novembre 2021 su Radio MCA Musica con le Ali, innovativa web radio dedicata alla musica classica, ai giovani e alla cultura ascoltabile tramite App per iOS e Android scaricabile gratuitamente, e tramite podcast sul sito www.radiomca.it e su tutte le principali piattaforme di streaming on demand. Un capolavoro chiamato Italia è condotto dallo scrittore Salvatore Vitellino e si configura come un programma di ampio respiro nel quale parole e note si intersecano per offrire un’avvincente narrazione dei beni del patrimonio culturale italiano cosiddetto minore e favorire così la conoscenza di tesori la cui valorizzazione può apportare un significativo beneficio per i territori di riferimento, soprattutto in chiave turistica. La narrazione è accompagnata da brani musicali accuratamente selezionati, per fare in modo che arte e musica si possano valorizzare a vicenda, in un dialogo che favorisce l’interesse del pubblico verso la conoscenza e la fruizione del patrimonio culturale italiano e della musica classica. Radio MCA è ascoltabile tramite app disponibile gratuitamente per iOS e Android e tramite podcast disponibili sul sito http://www.radiomca.it e sulle principali piattaforme di streaming on demand. Link al podcast di UN CAPOLAVORO CHIAMATO ITALIA: https://www.radiomca.it/index.php/podcast/un-capolavoro-chiamato-italia. Per maggiori informazioni: info@fondazionehruby.org; tel. 02 38036625 www.fondazionehruby.org

Salvatore Vitellino conduce il programma radiofonico “Un capolavoro chiamato Italia – Viaggio tra i tesori nascosti del nostro Paese”
Le puntate del programma, che verranno rese disponibili tramite podcast, sono state realizzate grazie alla collaborazione attivata dalla Fondazione Enzo Hruby nell’ambito della propria attività educational con l’università Ca’ Foscari di Venezia, e vedono il coinvolgimento attivo di alcuni studenti del corso di laurea triennale in “Conservazione e gestione dei beni e delle attività culturali” dell’importante Ateneo. Gli studenti hanno segnalato alla Fondazione Enzo Hruby alcuni luoghi e opere di interesse del nostro patrimonio che ancora necessitano di tutela e valorizzazione adeguate, proponendo dei progetti concreti per realizzarle. In ciascuna puntata Salvatore Vitellino intervista gli studenti che hanno presentato i vari beni, ed inoltre sindaci, assessori, restauratori, rappresentanti delle istituzioni e delle realtà del territorio, docenti universitari e personaggi di spicco del mondo dei beni culturali – come Andrea Erri, docente dell’università Ca’ Foscari e direttore generale del Teatro La Fenice di Venezia, e Luca Nannipieri, critico d’arte e scrittore – e dello spettacolo, come l’attrice teatrale Paola Gassman.

Per quanto riguarda i “tesori” oggetto delle varie puntate e veri protagonisti del programma, essi sono il Centro Pavanello di Meolo – con il quale il programma radiofonico debutta il prossimo 25 novembre 2021 – e, a seguire, l’Ipogeo di Santa Maria in Stelle di Verona, la chiesa di Santa Maria degli Angeli di Murano, il museo Luigi Bailo di Treviso, Villa Godi-Malinverni di Lugo di Vicenza. Ancora, il dipinto di San Paolo Stigmatizzato di Vittore Carpaccio conservato nella chiesa di San Domenico a Chioggia, Villa Da Porto a Montorso Vicentino, e il Giardino Jacquard di Schio. Beni accomunati dal fatto che si trovano tutti in Veneto – la meravigliosa regione dove ha sede l’università Ca’ Foscari che ha contribuito con i suoi studenti a questo progetto – e che nella loro straordinaria varietà rappresentano al meglio la ricchezza del nostro tesoro-Italia. Un tesoro unico al mondo: da conoscere, proteggere e valorizzare.

Carlo Hruby, vice presidente della Fondazione Enzo Hruby
“In Italia”, dichiara Carlo Hruby, vice presidente della fondazione Enzo Hruby, “accanto ai più celebri beni e monumenti esiste uno straordinario patrimonio minore, ingiustamente definito così solo perché nel nostro Paese abbiamo una tale quantità e densità di bellezze artistiche da rendere giustificabile una definizione un po’ sminuente di beni di eccezionale valore culturale, economico e sociale, che costituiscono le fondamenta del nostro patrimonio e che come tali vanno protetti, tutelati, valorizzati, e ancor prima fatti conoscere. Proprio questo è l’obiettivo primario del programma radiofonico Un capolavoro chiamato Italia. Viaggio tra i tesori nascosti del nostro Paese, che trova in Radio MCA, innovativa web radio dedicata ai giovani, alla musica classica e alla cultura, il contenitore ideale per promuovere questi luoghi e valorizzarli al meglio, affinché possano apportare un significativo beneficio ai territori di riferimento. Ascolteremo le voci di chi questi beni li vive quotidianamente, di importanti esponenti del mondo dei beni culturali, dell’istruzione, delle realtà del territorio e soprattutto degli studenti dell’università Ca’ Foscari di Venezia, coinvolti in questo progetto grazie alla proficua collaborazione che esiste tra la nostra Fondazione e il prestigioso Ateneo. Una collaborazione che è nata nell’ambito della nostra attività Educational ed è alimentata dalla costante attenzione e sensibilità di Andrea Erri – docente di Ca’ Foscari e direttore generale del Teatro La Fenice – verso la nostra realtà e verso le nostre iniziative”.

Andrea Erri, università Ca’ Foscari
“In un periodo in cui, a causa della pandemia in atto, tutte le lezioni si sono svolte giocoforza in modalità remota, la risposta dei nostri studenti è stata – come sempre – straordinaria”, dichiara Andrea Erri, docente dell’università Ca’ Foscari e direttore generale del Teatro La Fenice di Venezia. Sono davvero colpito dalla fantasia e dalle concrete capacità progettuali espresse nei loro lavori, frutto sicuramente di un impegno personale ma anche della qualità che caratterizza i corsi di laurea di Ca’ Foscari. Vorrei inoltre sottolineare il valore sistemico del partenariato tra l’università e le istituzioni quali la Fondazione Hruby: queste sinergie fungono infatti da catalizzatore per i nostri studenti, che attraverso queste progettualità vedono possibili applicazioni del loro percorso di studi. A Carlo Hruby va pertanto il mio più sincero ringraziamento per aver ideato questo importante percorso”.
Trieste. “Oltre Aquileia. La conquista romana del Carso (II-I sec. a.C.)”: una mostra e un congresso sulla conquista e sulla romanizzazione dei territori a Est di Aquileia tra II e I secolo a.C., con un’attenzione particolare per l’altopiano del Carso, posto tra Italia e Slovenia

“Oltre Aquileia. La conquista romana del Carso (II-I sec. a.C.)”: una mostra da poco inaugurata al museo Scientifico Speleologico della Grotta Gigante e al Centro Visite della Riserva Naturale Regionale della Val Rosandra, con Federico Bernardini archeologo e ricercatore di Ca’ Foscari tra i curatori, e un congresso internazionale di due giorni (10-11 novembre 2021) al France Prešeren theatre a Bagnoli della Rosandra di San Dorligo della Valle (Ts), durante il quale sarà assegnata la borsa di studio finanziata dalla Fondazione Pietro Pittini e dedicata a studenti dell’università Ca’ Foscari Venezia e della Scuola Interateneo di Specializzazione in Beni Archeologici (SISBA), per le nuove tecnologie applicate alla ricerca storica e archeologica. La mostra (16 ottobre 2021 – 28 febbraio 2022) racconta una fase fino a poco tempo fa quasi sconosciuta dal punto di vista archeologico: la conquista e la romanizzazione dei territori a est di Aquileia tra II e I secolo a.C., con un’attenzione particolare per l’altopiano del Carso, posto tra Italia e Slovenia.


Cartina dei territori romani e degli Istri lungo le coste dell’Alto Adriatico, elaborata da M. Belak (foto unive)
Come ben illustrato nella cartina elaborata da M. Belak, si possono apprezzare le regioni adriatiche nord-orientali subito dopo la fondazione di Aquileia: il territorio romano e quello occupato dagli Istri e da altre popolazioni indigene. Mentre nel riquadro in alto a destra è rappresentata l’estensione schematica del territorio romano all’inizio del II secolo a.C. In mostra una selezione di reperti archeologici provenienti da due dei più antichi accampamenti militari romani noti, identificati nei pressi di Trieste e le cui origini risalgono alla fase immediatamente successiva alla fondazione di Aquileia nel 181 a.C. Oltre ai reperti dai siti triestini, il percorso espositivo include armi e manufatti da accampamenti e campi di battaglia oggi posti in territorio sloveno, materiali di confronto, modelli del terreno, epigrafi e manufatti stampati in 3D. Tra questi si possono vedere i modelli tridimensionali di una dedica al Timavo posta ad Aquileia dal console del 129 a.C. Gaio Sempronio Tuditano in occasione del trionfo sui Giapidi, celebrato a Roma a seguito delle campagne vittoriose contro diverse popolazioni dell’arco alpino orientale, tra cui i Taurisci.


Anfora vinaria dal relitto “Grado 2” (forma greco-italica tarda; seconda metà III-inizio II secolo a.C.) (foto di M. Raccar)
I siti triestini oggetto di studio e scavo includono un grande accampamento militare di oltre 13 ettari, identificato sul colle di San Rocco, posto nei pressi della linea di costa tra Muggia e Trieste, e un altro sito fortificato di dimensioni minori a Grociana piccola sull’altopiano carsico, in collegamento visivo con il grande accampamento costiero. Grazie al telerilevamento laser da aeromobile, una tecnologia rivoluzionaria per lo studio del paesaggio antico, è stato possibile rimuovere virtualmente la vegetazione di un vasto settore della provincia di Trieste permettendo l’identificazione di queste due antichissime basi militari romane. Agli occhi degli studiosi sono apparse vaste strutture di fortificazione rettangolari o di forma regolare ma anche divisioni del terreno, percorsi stradali e altro ancora. Questi elementi, investigati tramite ricognizioni e scavi e integrati dallo studio delle fonti antiche, consentono di rileggere sotto una nuova luce la storia del Carso e delle regioni limitrofe tra II e I secolo a.C. Lo studio degli accampamenti triestini è di grande importanza per ricostruire una fase di svolta nella storia del territorio e l’origine dell’architettura militare romana. Negli accampamenti sono state trovate armi, anfore, ceramiche, monete, picchetti da tenda e numerosissimi chiodi pertinenti ai sandali militari (le cosiddette calighe). Degno di nota, a testimonianza dell’antichità del sito, il ritrovamento di un numero relativamente elevato di anfore importate dalla zona tirrenica, da Lazio e Campania, che giungevano colme di vino per rifocillare i guerrieri impegnati nei territori altoadriatici.


Ipotesi ricostruttiva di un tratto della fortificazione esterna di San Rocco (disegno di G. Zanettini)
I siti fortificati triestini, in uso dal II fino a circa la metà del I secolo a.C., testimoniano i primi scontri su uno dei confini strategici della Repubblica Romana. Secondo le fonti antiche, all’inizio del II secolo a.C. gli Istri occupavano la fascia costiera triestina oltre che la penisola istriana. I primi scontri tra Romani e Istri avvennero già prima della fondazione di Aquileia, ma l’Istria venne sottomessa solo grazie a una guerra combattuta tra il 178 e 177 a.C. Lo storico romano Tito Livio ci ha lasciato una cronaca di quegli avvenimenti, raccontando che gli Istri nel primo anno di guerra sarebbero riusciti a occupare un accampamento romano costruito nell’area di Trieste, forse identificabile con i resti scoperti proprio sul colle di San Rocco. Tuttavia, i Romani lo avrebbero riconquistato con pochissime perdite perché gli Istri invece di difenderlo si sarebbero ubriacati con il vino trovato al suo interno. Tutta l’area carsica continuò tuttavia a essere territorio di confine politicamente instabile e terreno di battaglie fino alla metà del I secolo a.C. Oltre al percorso espositivo, gli studiosi hanno creato anche un sito internet oltreaquileia.it, dove è possibile reperire informazioni sull’evento, interagire con modelli 3D di manufatti archeologici e, soprattutto, accedere liberamente al catalogo trilingue dell’esposizione che sarà anche scaricabile.

Il 10 novembre 2021, al teatro France Prešeren, Bagnoli della Rosandra – Boljunec, si terrà il congresso internazionale “The Roman conquest beyond Aquileia (II-I century BC)”. L’incontro è dedicato allo studio dell’espansione militare romana nei territori a Est di Aquileia nel II e I secolo a.C. Studiosi italiani, sloveni, croati e austrici presenteranno e discuteranno i risultati dei loro recenti studi. I nuovi dati archeologici derivanti da ricerche condotte negli accampamenti triestini, sul colle di San Giusto (Trieste) e in siti prevalentemente militari posti in territorio sloveno e croato saranno confrontati con le informazioni fornite dalle fonti letterarie ed epigrafiche nel tentativo di approfondire la conoscenza di questa fase storica e dell’archeologia militare tardo-repubblicana. L’11 novembre 2021 si terrà invece un’escursione ai siti militari triestini e una visita guidata alla mostra “Oltre Aquileia. La conquista romana del Carso (II-I secolo a.C.)”.
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