Archivio tag | tempio di Baal di Palmira

Siria. L’Isis riconquista Palmira e distrugge il proscenio del teatro antico e il tetrapilo. Condanna dell’Unesco e dell’Onu, su iniziativa italiana. Matthiae: “Danni gravissimi”. Rutelli: “Pensiamo alla ricostruzione”. Franceschini: “A Firenze in marzo il primo G7 della Cultura”

L'esercito governativo di Assad ha riconquistato la città e il sito archeologico di Palmira con l'aiuto dei raid aerei russi

L’esercito governativo di Assad ha riconquistato la città e il sito archeologico di Palmira con l’aiuto dei raid aerei russi

Colpo di grazia alla “sposa del deserto”. I miliziani dell’Isis hanno distrutto parte del proscenio del teatro romano e il tetrapilo: due gioielli architettonici di Palmira che finora si erano salvati alla furia jihadista. Sembrano distanti un’era geologica le manifestazioni di esultanza delle truppe regolari del regime di Assad per la cacciata dei jihadisti da Palmira. Era il 27 marzo 2016, quasi un anno fa (vedi https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2016/03/29/siria-liberata-palmira-primo-bilancio-delle-distruzioni-dellisis-cancellati-il-tempio-di-baalshamin-e-il-santuario-di-bel-e-le-tombe-a-torre-devastato-il-museo-salvo-l80-per-cen/). Ma quel successo, che aveva fatto tirare un sospiro di sollievo al mondo dopo gli scempi perpetrati nel sito archeologico siriano, patrimonio dell’Unesco, aveva avuto il supporto determinante delle truppe russe. E non fu un caso che qualche tempo dopo lo stesso Putin abbia promosso un concerto “di riconciliazione” dell’orchestra dell’Armata Rossa proprio nel teatro antico di Palmira. Quel teatro che ora è stato oggetto dell’ennesimo scempio jihadista. Ma poi i russi hanno lasciato all’esercito governativo il compito di presidiare il territorio di Palmira. Scelta fatale.

Una bella veduta panoramica di Palmira: in primo piano il teatro antico ancora integro, e dopo il colonnato, si può vedere il tetrapilo

Una bella veduta panoramica di Palmira: in primo piano il teatro antico ancora integro, e dopo il colonnato, si può vedere il tetrapilo

A metà dicembre, mentre l’attenzione e il grosso delle forze della coalizione erano concentrate nella battaglia di Aleppo, per liberare la seconda città della Siria dove resistevano ancora i ribelli al regime di Assad, l’Isis con un blitz nel deserto si riprendeva il controllo dell’oasi di Palmira. È il 12 dicembre 2016 quando una breve nota di agenzia annuncia che “lo Stato islamico ha ripreso il controllo totale di Tadmor (l’antico nome di Palmira)”. La notizia è diffusa da un attivista locale,  Ahmad Daas, che lancia un allarme anche sulla popolazione: “Molti abitanti sono stati arrestati sulla base di liste che erano in possesso dei miliziani”, denuncia, “ma la cosa strana è che queste liste contenevano nominativi di persone rimaste neutrali rispetto all’Isis e note per le loro posizioni vicine all’opposizione e alla presenza russa”. Sempre secondo gli attivisti locali l’Isis avrebbe riconquistato Palmira a una “velocità record”, percorrendo i sette chilometri che li separavano dal primo quartiere della città in 24 ore e senza incontrare alcuna opposizione militare e in 10 ore avevano preso tutti gli altri quartieri. Nel frattempo, tutte le caserme e i check-point erano stati evacuati, fatta eccezione per pochi miliziani filo-regime. Si è sperato che la notizia fosse solo un’azione di propaganda per distrarre dagli obiettivi di Aleppo e Mosul, ma mano a mano che passavano le ore la presa di Palmira veniva confermata. È stato Talal Barazi, governatore della provincia di Homs, in cui Palmira è situata, a confermare a metà pomeriggio la caduta della città nelle mani dell’Isis. L’esercito siriano, disse Barazi parlando alla televisione Al Ikhbariya, si è rischierato fuori dalla città e “sta impiegando tutti i mezzi per impedire ai terroristi di rimanere a Palmira”. “Ma la ritirata dell’esercito siriano è stata resa inevitabile dalle forze superiori del nemico”.

L'immagine satellitare mostra la distruzione della parte centrale del proscenio del teatro antico di Palmira e delle colonne del tetrapilo

L’immagine satellitare mostra la distruzione della parte centrale del proscenio del teatro antico di Palmira e delle colonne del tetrapilo

Di colpo tornava l’incubo per possibili nuove distruzioni di antichi monumenti in quello che è uno dei siti archeologici più importanti del Vicino Oriente. Durante la loro prima occupazione i miliziani del Califfo Abu Bakr al Baghdadi avevano demolito l’Arco di Trionfo, i templi di Baal Shamin e di Bel, oltre a radere al suolo una prigione tristemente famosa in cui il regime aveva incarcerato e torturato migliaia di oppositori. I jihadisti avevano inoltre usato il teatro romano per le esecuzioni pubbliche e ucciso l’ottantunenne ex direttore del sito, Khaled al Asaad.  La segnalazione da parte di satelliti militari di spostamento di esplosivo nell’area di Palmira è stato solo il campanello di allarme di quello che sarebbe successo di lì a pochi giorni. Si arriva così al 20 gennaio 2017. Il telegramma arriva dall’agenzia ufficiale della Siria, Sana. Ed è uno di quelli che lascia il segno:  “L’Isis ha distrutto il proscenio dell’antico teatro romano di Palmira, nella Siria centrale, e il Tetrapilo, una struttura colonnata sempre nel sito archeologico patrimonio dell’Unesco”. Notizia secca, senza fornire dettagli.  L’agenzia Sana cita non meglio precisate “fonti locali”, perciò non era possibile – al momento – garantire in maniera indipendente la veridicità della notizia.  La conferma, purtroppo, arriva dal satellite. Ad annunciarlo è l’American Schools of Oriental Research che sulla sua pagina Facebook afferma di aver ottenuto immagini satellitari che rivelano “nuovi danni” al sito Unesco. Le immagini mostrano “significativi danni al Tetrapilo e al teatro romano, presumibilmente risultato di distruzioni deliberate da parte dell’Isis”, ma l’American School of Oriental Research sottolinea comunque di non essere attualmente in grado di verificare la reale origine dei danni che risalirebbero al periodo “tra il 26 dicembre 2016 e il 10 gennaio 2017”.  Il Tetrapilo, che era stato parzialmente ricostruito negli anni Sessanta del secolo scorso per i danni provocati dal tempo e che contava in totale 16 colonne, sembra ora “essere stato deliberatamente distrutto con l’uso di esplosivi. Due colonne restano in piedi – si legge – ma la maggior parte della struttura è stata gravemente danneggiata”. Il teatro romano ha riportato “danni” che interessano “il proscenio, soprattutto nell’area del Porticato”.

Il tetrapilo di Palmira prima della distruzione da parte dei miliziani dell'Isis

Il tetrapilo di Palmira prima della distruzione da parte dei miliziani dell’Isis

Immediate le reazioni.  “Questa distruzione è un nuovo crimine di guerra e una perdita immensa per il popolo siriano e per l’umanità”, denuncia il direttore generale dell’Unesco, Irina Bokova, dopo le notizie e le immagini satellitari sulla distruzione del Tetrapilo e di parti del proscenio del teatro romano della città siriana di Palmira.  “È un nuovo attacco contro il patrimonio culturale che, a poche ore dalle notizie ricevute dall’Unesco riguardo esecuzioni di massa nel teatro, dimostra come la pulizia culturale da parte degli estremisti violenti stia cercando di distruggere sia vite umane che monumenti storici per privare il popolo siriano del suo passato e del suo futuro. È per questo che la tutela del patrimonio è inalienabile della difesa delle vite umane”. E il prof. Paolo Matthiae, decano degli archeologi in missione in Siria, scopritore di Ebla: “Danni gravissimi e senza precedenti per l’evidente intenzionalità dell’Isis di distruggere il patrimonio della Siria. Fermare questo scempio con la sola deplorazione da parte dell’opinione pubblica è impossibile, quello che invece si può fare è dare il massimo sostegno all’eroica e isolata azione della direzione generale dell’Antichità e dei Musei di Damasco”. E continua: “Ricordiamoci che l’azione delle istituzioni di Damasco a protezione del patrimonio della Siria, che ha consentito di mettere in salvo nella capitale siriana 300mila oggetti dei musei periferici, è costata la vita a una quindicina di funzionari e all’archeologo Khaled Assad, l’ex capo della direzione generale delle antichità e dei musei di Palmira, decapitato dai militanti del sedicente Stato Islamico nell’agosto 2015.  In questo senso l’azione e l’appoggio dell’Unesco allo sforzo della direzione generale Antichità e Musei di Damasco è estremamente apprezzabile per aiutare i funzionari siriani sia nel salvataggio delle opere, sia in prospettiva nella ricostruzione di quello che si sta perdendo”.

Un elemento del soffitto del tempio di Bel di Palmira ricostruito in 3D

Un elemento del soffitto del tempio di Bel di Palmira ricostruito in 3D

Una ricostruzione possibile grazie alle moderne tecnologie, come lo stesso archeologo ha dimostrato, nell’ambito della mostra “Rinascere dalle Distruzioni. Ebla, Nimrud, Palmirà, da lui curata insieme a Francesco Rutelli, allestita al Colosseo dal 7 ottobre all’11 dicembre 2016 (vedi https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2016/10/05/rinascere-dalle-distruzioni-ebla-nimrud-palmira-al-colosseo-la-mostra-curata-dallarcheologo-paolo-matthiae-propone-la-ricostruzione-in-3d-del-toro-androcefalo-di-nimrud/). Proprio Rutelli ha promosso come presidente di “Incontro di Civiltà” una campagna internazionale contro le distruzioni del patrimonio culturale siriano. “Tutto ciò che l’Isis distrugge, come sfregio alla civiltà dell’umanità intera, noi lo dovremo  ricostruire”, afferma. “Ci indigna e addolora la strage di persone innocenti che sta continuando a strappare migliaia di vite umane in Siria e Iraq. Allo stesso tempo, vogliamo continuare a mobilitare la comunità internazionale per non subire la volontà criminale dei terroristi, che appena entrano in contatto con beni insostituibili, Patrimonio dell’Umanità, li distruggono deliberatamente, e ne fanno teatro del vanto della loro inciviltà. La demolizione del proscenio del Teatro di Palmira, e le crudeli uccisioni in quello stesso contesto archeologico di molte persone segnano un apice di questa sfida contro l’umanità e la civiltà. La risposta concreta deve accomunare tutte le popolazioni e le istituzioni internazionali”. Dopo Roma annuncia nuove iniziative ed esposizioni, assieme a scienziati, studiosi, fondazioni, istituzioni e governi di tutto il mondo. “L’Unesco sarà al centro di questa mobilitazione”, conclude, “e così l’Iccrom, assieme a cui stiamo preparando per il prossimo maggio a Roma un incontro internazionale con nuovi e concreti progetti e proposte”. Ma Matthiae mette in guardia da facili entusiasmi: “La ricostruzione è possibile con le moderne tecnologie perché in alcuni casi si tratta di restauri difficili e delicati, ma per così dire tradizionali, in altri casi si tratta di integrare restauri con materiali che possono essere ottenuti grazie alle più avanzate tecnologie.  Questo però a mio parere dovrà avvenire sulla base di tre principi: il rispetto della sovranità della Repubblica Araba Siriana sulla progettazione e realizzazione dei restauri e delle ricostruzioni; il controllo e la ratifica dell’Unesco su questi progetti perché siano approvati dalla comunità scientifica internazionale; un’ampia collaborazione internazionale, perché si tratterà di uno sforzo molto rilevante anche finanziariamente e la collaborazione dovrà avvenire da parte di tutti i Paesi con competenze scientifiche, capacità tecniche e volontà politica e culturale di fornire un aiuto finanziario per la ricostruzione”.

Il teatro antico di Palmira, ancora integro, usato dai jihadisti per le pubbliche esecuzioni

Il teatro antico di Palmira, ancora integro, usato dai jihadisti per le pubbliche esecuzioni

Intanto il Consiglio di sicurezza dell’Onu, proprio su iniziativa della diplomazia italiana al Palazzo di Vetro, ha espresso la propria condanna per la distruzione del patrimonio culturale in Siria da parte dell’Isis. L’Italia, membro non permanente del Consiglio di Sicurezza dal primo gennaio 2017, ha ottenuto il consenso dei Quindici membri dell’organismo su una dichiarazione che riporta l’attenzione sulla grave minaccia al patrimonio culturale portata dalla campagna di distruzione intrapresa dal sedicente Stato islamico. I membri del Consiglio di Sicurezza sottolineano con preoccupazione come l’Isis e altri gruppi traggano profitto dal traffico di beni culturali sottratti a musei, siti archeologici, librerie e archivi in Siria. Profitto utilizzato per rafforzare le capacità operative dell’Isis per la preparazione e attuazione di attacchi terroristici. I Quindici hanno reiterato dunque la necessità di “sconfiggere l’Isis e di sradicare l’intolleranza, la violenza e l’odio che incarna”. Il Consiglio di Sicurezza ha altresì espresso allarme per le notizie di esecuzioni avvenute nel Teatro di Palmira e espresso preoccupazione per la sicurezza di migliaia di civili residenti nella città. E il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, commentando il voto favorevole del Consiglio di sicurezza dell’Onu alla dichiarazione, promossa dalla diplomazia italiana, per condannare la distruzione del patrimonio culturale in Siria: “L’Italia sui temi della cultura e del patrimonio ha il dovere di essere guida nel mondo. E il primo G7 della Cultura, che si terrà a Firenze il 30 e il 31 marzo, sarà l’occasione per condividere azioni concrete contro queste devastazioni che, giustamente, la direttrice dell’Unesco, Irina Bokova ha definito veri e propri crimini di guerra”.

“Rinascere dalle distruzioni. Ebla, Nimrud, Palmira”: al Colosseo la mostra curata dall’archeologo Paolo Matthiae propone la ricostruzione in 3D del Toro androcefalo di Nimrud, del soffitto del tempio di Bel a Palmira e dell’archivio di Stato di Ebla. Denuncia della furia iconoclasta jihadista ma anche test in vista della ricostruzione dei siti distrutti

Miliziani dell'Is si accaniscono su un lamassu della città assira di Nimrud in Iraq

Miliziani dell’Is si accaniscono su un lamassu della città assira di Nimrud in Iraq

La ricostruzione con stampanti 3D del toro androcefalo di Nimrud

La ricostruzione con stampanti 3D del toro androcefalo di Nimrud

Quei colpi di piccone inferti con violenza e volontà distruggitrice dai miliziani dell’Isis sul toro androcefalo di Nimrud, il lamassu, fecero il giro del mondo. Era il marzo 2015: i jihadisti si scagliarono contro il sito archeologico iracheno con un disegno pianificato nei minimi dettagli – prima i picconi, poi le frese, quindi i bulldozer, infine l’esplosivo -, raccontato con un video postato su Internet accompagnato da slogan contro i simboli di idolatria e divinità pagane (vedi https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2015/04/15/iraq-la-citta-assira-di-nimrud-distrutta-con-bulldozer-ed-esplosivo-un-video-dimostra-lo-sfregio-dei-miliziani-dellis-annunciato-in-marzo-cancellati-3mila-anni-di-storia/). Distrutto, ma non la sua memoria. Una fedele ricostruzione del toro androcefalo dal 7 ottobre all’11 dicembre 2016 è protagonista della mostra “Rinascere dalle distruzioni. Ebla, Nimrud, Palmira”, che sarà inaugurata al Colosseo di Roma il 6 ottobre dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ma come si vede dal titolo, il lamassu di Nimrud non sarà solo. Ci sarà anche un’altra “vittima” della furia Jihadista: il tempio di Bel a Palmira, in Siria, distrutto nell’agosto 2015 poco prima della decapitazione del custode della “sposa del deserto”, l’archeologo Khaled Asaad, direttore per decenni del museo e del sito archeologico (vedi https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2015/11/19/siria-devastata-dai-miliziani-appello-del-direttore-dei-musei-di-damasco-non-lasciateci-soli-e-il-direttore-del-turismo-di-palmira-tre-generazioni-per-superare-i-danni-d/). Metà del soffitto del tempio di Bel è stato ricostruito al Colosseo grazie a disegni del 1930. E poi c’è Ebla, ancora In Siria. L’importante città del III millennio a.C., scoperta dall’archeologo italiano Paolo Matthiae all’inizio degli anni Sessanta del secolo scorso, è stata parzialmente danneggiata in cinque anni di guerra per la presenza e lo stazionamento di contingenti militari sul sito, ma soprattutto ha pagato duramente, come più volte denunciato dallo stesso Matthiae, non ultimo a febbraio a Firenze in occasione di Tourisma 2016 (vedi https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2016/02/23/tourisma-2016-al-salone-internazionale-dellarcheologia-di-firenze-migliaia-di-presenze-matthiae-morandi-bonacossi-e-peyronel-su-archeologia-e-ricerca-italiana-allestero-nei-period/), la mancanza di manutenzione delle fragili strutture in mattoni crudi, per la mancanza delle missioni archeologiche internazionali, assenti dalla Siria dal 2011. Al Colosseo vedremo la ricostruzione dell’archivio di Stato di Ebla del 2300 a.C., tra le massime scoperte del Novecento: 16 metri quadrati, dove furono trovate decine di migliaia di tavolette di argilla scritti in caratteri cuneiformi che hanno restituito preziose informazioni sulla città, sul territorio, sui rapporti con le potenze straniere dell’epoca.

Un elemento del soffitto del tempio di Bel di Palmira ricostruito in 3D

Un elemento del soffitto del tempio di Bel di Palmira ricostruito in 3D

L'archeologo Paolo Matthiae, lo scopritore di Ebla

L’archeologo Paolo Matthiae, lo scopritore di Ebla

La mostra, ideata e curata da Francesco Rutelli e dall’archeologo Paolo Matthiae con l’impegno dell’associazione Incontro di Civiltà, con il patrocinio dell’Unesco, e realizzata dalla soprintendenza speciale per il Colosseo, fa rinascere dunque manufatti divenuti fulcri delle civiltà del Mediterraneo e del Medio Oriente, danneggiati o distrutti con l’intento di oscurare la storia e la cultura millenaria di quei luoghi. Si tratta di un innovativo lavoro, durato due anni, realizzato grazie a modelli e tecniche di costruzione digitale, a stampanti 3D, a robot, e all’utilizzo di sofisticati materiali, che ricordano l’arenaria e il marmo, il tutto esaltato dall’esperienza dei restauratori italiani. Il contributo sostanziale della “Fondazione Terzo Pilastro – Italia e Mediterraneo”, main partner del progetto, e del suo presidente, prof. Emmanuele F.M. Emanuele, ha consentito la realizzazione dei tre eccezionali manufatti. Ora in una sede speciale. “Ho colto da subito l’importanza di questa iniziativa di rilievo”, spiega Francesco Prosperetti, soprintendente speciale per il Colosseo. “La mostra non poteva essere ospitata da un sito più adeguato. Il Colosseo è una delle meraviglie del mondo e in questo luogo, che è il monumento più visitato in Italia, vengono ora accolte bellezze altrettanto meravigliose. Un bene di tutti che mette in mostra un patrimonio mondiale”. E continua: “Dietro ogni manufatto c’è una accurata ricerca scientifica che porta ad accurate riproduzioni realizzate in tre fasi grazie alle più moderne tecnologie: prima lo studio dei disegni e delle fotografie, poi la realizzazione dei manufatti in materiale plastico e la rivestitura con polvere di pietra, infine l’anticatura manuale. Un documentario internazionale, realizzato da Sky Arte HD e che andrà in onda a gennaio, racconta non solo la storia dei tre monumenti, ma anche le fasi della ricostruzione in 3D, un lavoro durato mesi che ha visto all’opera i professionisti di tre aziende italiane (Nicola Salvioli, Arte Idea, Tryeco 2.0).

Una fase della ricostruzione dell'archivio di Stato di Ebla proposto nella mostra al Colosseo

Una fase della ricostruzione dell’archivio di Stato di Ebla proposto nella mostra al Colosseo

Un modello di ricostruzione digitale 3D del toro androcefalo di Nimrud

Un modello di ricostruzione digitale 3D del toro androcefalo di Nimrud

Denuncia della furia iconoclasta jihadista, ma anche un test tecnologico: la ricostruzione in 3D servirà alla rinascita dei tre siti archeologici quando le condizioni lo permetteranno. La ricostruzione è già stata fatta a Dresda, a Varsavia e anche a Montecassino. L’obiettivo è arrivarci anche in Medio Oriente. “Purché”, mette in guardia Matthiae, “la ricostruzione non diventi la scusa per un nuovo neocolonialismo. Infatti i restauri, laddove possibile, e le ricostruzioni devono avvenire secondo tre principi fondamentali: il rispetto pieno della sovranità degli Stati in cui opere e monumenti si trovano; il coordinamento, la supervisione e l’approvazione dell’Unesco; la più ampia, solidale e intensa collaborazione internazionale». La mostra di Roma è un primo passo perché questo avvenga: quando la situazione politica sarà stabile e sarà possibile intervenire, gli archeologi potranno contare su un lavoro preliminare già avviato”.

Siria. Liberata Palmira. Primo bilancio delle distruzioni dell’Isis: cancellati il tempio di Baalshamin e il santuario di Bel e le tombe a torre. Devastato il museo. Salvo l’80 per cento del sito. Si discute per la sua ricostruzione. Il museo dell’Ermitage offre la sua collaborazione

L'esercito governativo di Assad ha riconquistato la città e il sito archeologico di Palmira con l'aiuto dei raid aerei russi

L’esercito governativo di Assad ha riconquistato la città e il sito archeologico di Palmira con l’aiuto dei raid aerei russi

Nel giorno di Pasqua liberata Palmira. Ma la “sposa del deserto” sfregiata dall’Isis non sarà più come prima. L’esercito siriano ha ripreso il “pieno controllo” di Palmira, che lo scorso anno era stata conquistata dallo Stato islamico. Lo hanno reso noto fonti militari citate dai media di Damasco e l’Osservatorio siriano per i diritti umani, secondo cui l’esercito è rientrato a Palmira, con il sostegno dei raid russi: più di 200 solo nelle ultime ore dell’attacco. Secondo l’agenzia di stampa Sana le truppe governative e le milizie loro alleate hanno “ripulito” la città da tutti i militanti dell’Isis e “distrutto i loro ultimi covi”, mentre gli artificieri hanno eliminato tutte le mine e gli ordigni lasciati dai terroristi. Dal canto loro, gli attivisti dell’Osservatorio, con sede a Londra, citando “più fonti attendibili”, hanno fatto sapere che i militanti dello Stato islamico hanno ricevuto l’ordine di lasciare Palmira dalla leadership del Califfato a Raqqa. Le tre settimane di guerra per riconquistare la città, secondo l’Osservatorio, sarebbero costate la vita ad almeno 400 militanti e 180 soldati. “Un importante successo nella guerra contro il terrorismo”, proclama il presidente siriano, Bashar al-Assad.

Una veduta aerea del sito archeologico di Palmira: si vedono bene ancora integri il teatro romano e il lungo colonnato

Una veduta aerea del sito archeologico di Palmira: si vedono bene ancora integri il teatro romano e il lungo colonnato

La città di Palmira, sito Unesco patrimonio dell’umanità, ricordiamolo, è una delle più antiche della regione. Esisteva già nel XIX secolo a.C. quando era conosciuta e citata negli antichi documenti con il nome di Tadmor o Tamar, nome registrato anche nella Bibbia che la ricorda come fortificata da Salomone. Per oltre un millennio, però, sulla città cala il silenzio, fino alla conquista da parte dei Seleucidi che, nel 323 a.C. prendono il controllo della Siria. Palmira si mantiene indipendente fino a circa il 19 a.C., nonostante il Paese fosse ormai nelle mani dei Romani. È sotto il regno di Tiberio e poi di Nerone che la città viene annessa all’Impero. Plinio il Vecchio ne racconta le ricchezze del suolo e l’importanza che essa ricopre all’epoca nei commerci tra Roma e l’Oriente, soprattutto Cina, India e Persia. Nel II secolo d.C. Adriano la visita e la proclama città libera, dandole il nome di Palmira Hadriana. Tra la fine del II e l’inizio del III secolo, Settimio Severo o il suo successore, il figlio, Caracalla, concede a Palmira lo statuto di città libera. È nel III secolo che la città diventa famosa sotto il regno della regina Zenobia e del figlio Vaballato, che sognano di formare un impero d’Oriente da affiancare a quello di Roma. La mitica regina, infatti, inizia a ribellarsi al potere della città eterna e conquista Egitto, Palestina e Arabia, spingendosi fino alla Cappadocia e alla Bitinia. Ma la proclamazione di Aureliano a imperatore pone fine alle ambizioni di Zenobia e del figlio. Palmira viene conquistata, abbandonata e diventa base militare per le legioni romane. Dopo un periodo di nuova fioritura con l’impero bizantino, la città va in rovina sotto il dominio arabo.

http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/mediooriente/2016/03/26/siria-ecco-cosa-resta-del-sito-archeologico-di-palmira-video_f8f1ed4d-cf16-4892-ada2-4cabef0e931a.html

 

La foto scattata il 27 marzo 2016 conferma che il tetrapilo non è stato distrutto dai jihadisti

La foto scattata il 27 marzo 2016 conferma che il tetrapilo non è stato distrutto dai jihadisti

Un portale in una distesa di detriti è il muto testimone di quanto resta del grande santuario di Bel a Palmira distrutto dai jihadisti

Un portale in una distesa di detriti è il muto testimone di quanto resta del grande santuario di Bel a Palmira distrutto dai jihadisti

“L’80 per cento dell’architettura dell’antica città siriana non sarebbe stata distrutta dall’Isis, anche se quel 20% non è perdita da poco, se pensiamo solo al tempio romano di Baalshamin e al grande santuario di Bel”, sostiene Selon Maamoun Abdulkarim, direttore di Antichità e Musei in Siria (Dgam), dopo l’esame delle immagini riprese dal drone russo su Palmira liberata. Il colonnato, l’agorà, il teatro, i bagni di Diocleziano, il tempio di Nébo e d’Allat sono ancora in piedi, a testimoniare millenni di arte e di storia, contaminazioni culturali assire, bizantine e greco romane nella città patrimonio dell’Unesco. Distrutto invece il tempio di Bel e Baalshamin, come decine di torri funerarie e l’arco trionfale, e le sculture e i reperti del museo archeologico. Proprio il museo, difeso fino a pagare con la vita dal suo direttore Khaled Asaad, è stato oggetto di saccheggio. “Ci vorranno cinque anni per ricostruirla”, sostiene Maamoun Abdulkarim, direttore di Antichità e Musei in Siria. Dopo la riconquista dell’antica città siriana, la Russia promette il suo aiuto per lo sminamento dell’area e il museo dell’Ermitage di San Pietroburgo offre la collaborazione di un team di esperti per i restauri. Il direttore Abdul-Karim ha detto che un team di esperti farà una stima dei danni. Ma gli esperti internazionali sono scettici. Credere di poter restaurare il sito archeologico potrebbe rivelarsi illusorio, ha dichiarato Annie Sartre-Fauriat, membro della Commissione di esperti dell’Unesco per il patrimonio siriano. E il 1° aprile a Parigi si terrà un incontro proprio su Palmira.

Una sala devastata del museo di Palmira che Khaled Asaad aveva difeso pagando con la propria vita

Una sala devastata del museo di Palmira che Khaled Asaad aveva difeso pagando con la propria vita

Esperti di antichità siriani si sono detti profondamente scioccati dalla distruzione dei jihadisti al museo di Palmira: innumerevoli reperti dispersi e statue demolite. Il museo, infatti, ospita una “importante collezione” dell’arte palmirena, frutto di antiche donazioni. “In quanto custodi del patrimonio di Palmira – ha detto Piotrovsky – potremo aiutare ad analizzare la situazione e dare consigli così che questo sito storico diventi un monumento alla cultura, un monumento alla vittoria sul fanatismo e non una replica moderna, semplice attrazione turistica”. La direttrice generale dell’Unesco Irina Bokova ha detto di sperare in una stretta collaborazione con l’Ermitage.

L'archeologo siriano Khaled Asaad, decapitato dall'Isis nel 2015

L’archeologo siriano Khaled Asaad, decapitato dall’Isis nell’agosto 2015

“Palmira è stata liberata dalle truppe di Assad grazie anche al supporto aereo dell’aviazione russa e di alcuni corpi speciali dispiegati sul campo. Le bande criminali di Daesh sono in ritirata e non hanno potuto portare a termine lo scempio preannunciato del sito archeologico dichiarato patrimonio dell’umanità dall’Unesco. Le cancellerie occidentali ed il governo italiano brillano per il loro assordante silenzio, con il quale sembrano voltarsi dall’altra parte mentre qualcuno fa il lavoro sporco della guerra, anche se di liberazione”, denuncia Paolo Romani, presidente del Gruppo Forza Italia al Senato. “Ricordiamo in questa occasione oltre alle centinaia di morti di combattenti siriani due uomini valorosi: Khaled al-Asaad, archeologo e custode dei siti romani, di quell’esempio unico nel mondo della civilizzazione dell’antica Roma, decapitato dai criminali di Daesh perché non ha voluto rivelare il luogo dove erano stati nascosti preziosissimi reperti dell’antica Palmira; e l’anonimo ufficiale delle forze speciali russe che trasmetteva le coordinate dei terroristi del Daesh per effettuare i raid ed ha deciso di indirizzare il fuoco contro se stesso, una volta circondato, pur di non cadere vivo nelle loro mani. È morto da eroe, comunicando la sua ultima posizione così da consentire di eliminare i jihadisti che lo avevano raggiunto. Ora e solo ora, il ministro Franceschini può inviare i caschi blu della cultura approvati dall’Unesco. Grazie al coraggio ed all’abnegazione di tanti altri sconosciuti eroi di guerra”.

Palmira. Un arco del tempio di Bel a Palmira è sopravvissuto alla furia dell’Isis: sarà ricostruito con una stampante 3D a Trafalgar Square a Londra in primavera. E poi a New York

Il rendering dell'arco del tempio di Bel di Palmira ricostruito in Trafalgar Square a Londra

Il rendering dell’arco del tempio di Bel di Palmira ricostruito con stampanti 3D in Trafalgar Square a Londra

La tecnologia entra in campo per combattere la furia iconoclasta dell’Isis. Il tempio di Bel (o Baal) è stato distrutto dei miliziani dell’Isis ma uno dei suoi archi è rimasto in piedi ed è diventato il simbolo della resistenza alla devastazione culturale portata avanti dello Stato islamico. Conosciuta come la perla del deserto Palmira, che significa città delle Palme si trova a 210 chilometri a nord est di Damasco. Prima del conflitto siriano scoppiato nel 2011 oltre 150 mila turisti hanno visitato la città di Palmira, patrimonio dell’Unesco, ogni anno. Il tempio di Bel era considerato tra le rovine meglio conservate a Palmira, fino alla conferma della sua distruzione ad agosto. Isis ha anche decapitato Khaled al-Asaad, l’archeologo siriano di 82 anni che si era preso cura delle rovine di Palmira per quattro decenni. Il suo corpo fu addirittura esposto in pubblico (vedi https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2015/11/19/siria-devastata-dai-miliziani-appello-del-direttore-dei-musei-di-damasco-non-lasciateci-soli-e-il-direttore-del-turismo-di-palmira-tre-generazioni-per-superare-i-danni-d/).

La distruzione del tempio di Baal-Bel a Palmira, patrimonio dell'Unesco, da parte dei miliziani dell'Isis

La distruzione del tempio di Baal-Bel a Palmira, patrimonio dell’Unesco, da parte dei miliziani dell’Isis

Proprio l’arco del tempio di Bel a Palmira, in Siria, scampato (per ora) alle distruzioni dei jihadisti, “sorgerà” in primavera a Trafalgar Square: una copia della struttura risalente a duemila anni fa verrà ricostruita con la più grande stampante 3D al mondo. Ci sono anche piani per costruire ed esporre una copia della struttura a Times Square, nel cuore di New York. Si tratta, come spiega il Times di Londra, di un progetto internazionale, che vede anche una partecipazione italiana, finanziato dall’Institute for Digital Archaeology (Ida), che riunisce archeologi e studiosi delle università di Oxford e Harvard. La struttura di 15 metri verrà realizzata in diverse componenti a Shanghai e “ultimata in Italia”, si limita a prevedere il Times precisando però che sorgerà vicino alla colonna di Nelson nella celebre piazza londinese durante la World Heritage Week ad aprile. Come materiale è stato scelto un composto “leggero” formato da polvere di pietra per non rendere la copia troppo pesante.

Una copia dell'arco del tempio di Bel a Palmira ''sorgerà'' a Trafalgar Square: ricostruita con la più grande stampante 3D al mondo

Una copia dell’arco del tempio di Bel a Palmira ”sorgerà” a Trafalgar Square: ricostruita con la più grande stampante 3D al mondo

“Abbiamo scelto questo arco come omaggio all’ultima porzione ancora in piedi di quel sito antico. Non penso che sopravviverà a lungo”, ha detto Roger Michel, a capo dell’Ida. “Vogliamo dire a loro (i miliziani dell’Isis, ndr) che se distruggono qualcosa noi possiamo ricostruirlo”. L’iniziativa viene sostenuta con grande entusiasmo dal sindaco di Londra, Boris Johnson, che ha proposto di mantenere la struttura in pianta fissa a Trafalgar Square e non solo per una settimana come previsto. L’istituto di Archeologia digitale, in collaborazione con l’Unesco, ha cominciata distribuire qualche mese fa macchine fotografiche in 3D a fotografi volontari per catturare immagini di monumenti a rischio in zone di guerra in Medioriente e Nord Africa. Le immagini saranno caricate su un database “di un milione di immagini” che, nelle speranze, potrebbe essere usato per ricerche, programmi educativi e anche, come in questo caso, la ricostruzione in 3D in scala 1:1. I fotografi volontari sono soprannominati i nuovi Monuments Men, perché ricordano gli ufficiali alleati che durante la seconda Guerra Mondiale salvarono monumenti e opere d’arte dalla furia del conflitto e dalle mire dei nazisti.

Siria devastata dai miliziani. Appello del direttore dei musei di Damasco: “Non lasciateci soli”. E il direttore del Turismo di Palmira: “Tre generazioni per superare i danni dell’Isis”

La distruzione del tempio di Baal-Bel a Palmira, patrimonio dell'Unesco, da parte dei miliziani dell'Isis

La distruzione del tempio di Baal-Bel a Palmira, patrimonio dell’Unesco, da parte dei miliziani dell’Isis

Davanti a noi scorrono le immagini drammatiche di una Palmira violentata, umiliata, distrutta: l’antica città carovaniera, oasi monumentale sulla via della Seta, nel cuore del deserto siriano, resa famosa dalla sua regina Zenobia, patrimonio dell’umanità, dall’arrivo a maggio dei miliziani jihadisti dello Stato Islamico non è più la stessa. Ecco i templi di Baal Shamin e di Bell, le tombe a torre nella necropoli antica, l’Arco di Trionfo, cancellati dal passaggio della furia terroristica.“Per superare i danni dell’Isis in Siria ci vorranno tre generazioni. C’è un piano per la distruzione della nostra storia e della nostra identità”, assicura Mohamed Saleh, ultimo direttore del Turismo di Palmira, ospite della XVIII edizione della Borsa Mediterranea del turismo archeologico a Paestum (Salerno). E sull’immagine dei soldati bambini che, lo scorso luglio, nelle rovine del teatro hanno ucciso a colpi di pistola venticinque soldati siriani, Saleh ammonisce: “Quale futuro si può ricostruire con un’intera generazione di bambini che hanno visto i loro coetanei uccidere a sangue freddo? Gli uomini dell’Isis annientano chiunque non la pensi come loro: la cultura è compromessa, non soltanto per la distruzione del nostro patrimonio. Su quanti siano oggi i danni anche nel Museo ancora non lo sappiamo: hanno di certo bruciato per strada e poi buttato nella spazzatura anche cinque mummie”.

L'archeologo Khaled Asaad, per decenni "custode" di Palmira, assassinato dai miliziani dell'Isis

L’archeologo Khaled Asaad, per decenni “custode” di Palmira, assassinato dai miliziani dell’Isis

Ma è da Roma che rimbalza un appello stringente a tutto l’Occidente: “Non lasciateci soli”. A parlare è il professor Maamoun Abdulkarim, direttore generale delle Antichità e dei Musei di Damasco, intervenuto in un’audizione informale delle Commissioni riunite Affari esteri e Cultura della Camera dei Deputati. “Non possiamo rimanere soli. Chiediamo alla comunità internazionale di aiutarci a preservare il nostro patrimonio, innanzitutto chiudendo le frontiere e contrastando il mercato nero. L’Italia è stata tra i primi Paesi ad aiutarci, e lo stesso ha fatto la Germania. La comunità scientifica deve lavorare insieme per proporre nuove soluzioni: noi stiamo facendo di tutto per salvare la nostra eredità culturale, ma il territorio è ricchissimo di siti e le distruzioni continuano”. E continua: “La politica cambia ma l’eredità culturale resta per tutte le generazioni. Abbiamo un solo patrimonio, non uno del governo di Assad e uno dell’opposizione, per questo noi archeologi di Damasco siamo orgogliosi di lavorare andando al di là delle differenze politiche”. Nonostante la situazione critica presente in Siria e in Iraq, il professore ci tiene a precisare che “sono stati salvati migliaia di reperti, tesori continuamente a rischio per gli scontri tra forze governative e ribelli, per i saccheggi e poi ovviamente per l’Isis”. E conclude: “Io rischio la vita ogni giorno e ricevo continuamente brutte notizie: quando hanno ucciso il mio amico e collega Khaled al-Asaad (l’archeologo decapitato lo scorso agosto dall’Isis a Palmira) è stato mostrato al mondo qual è la vita degli archeologi siriani. Se io cado nelle mani dei miliziani mi uccideranno nello stesso modo. Ma né io né i miei colleghi possiamo mollare. Non so quanto resisteremo. L’unica cosa positiva è che abbiamo salvato 300mila opere d’arte, tutte documentate e custodite a Damasco”.

Aperta la XXVI Rassegna internazionale del cinema archeologico di Rovereto nel nome di Khaled Asaad, l’archeologo di Palmira decapitato dall’Isis. E sabato “instant movie” di Alberto Castellani con il ricordo personale di Asaad in un’intervista del 2004

All'archeologo Khaled Asaad, decapitato dall'Isis, è dedicata la XXVI rassegna internazionale del cinema archeologico

All’archeologo Khaled Asaad, decapitato dall’Isis, è dedicata la XXVI rassegna internazionale del cinema archeologico

La XXVI rassegna internazionale del cinema archeologico di Rovereto, dal 6 al 10 ottobre 2015, nel nome di Khaled Asaad, l’archeologo di Palmira “la cui morte e sacrificio – ricorda Dario Di Blasi, direttore della rassegna – hanno dimostrato che la cultura non può coesistere con la guerra e che al tempo stesso è la premessa necessaria per la pace”. Ma non è tutto. Sabato 10 ottobre, durante la serata delle premiazioni dei film in concorso, ci sarà un omaggio ad Asaad con un “instant movie” del regista veneziano Alberto Castellani, che dieci anni fa aveva avuto l’onore di intervistarlo. Era il 18 agosto 2015 quando Khaled al-Asaad è stato ucciso a Palmira dopo aver difeso fino all’ultimo dalla furia dell’Is il sito archeologico, patrimonio dell’Unesco, decapitato dai jihadisti per non aver rivelato il nascondiglio di alcuni inestimabili reperti romani. E ora una petizione tutta italiana sulla piattaforma Change.org chiede la candidatura postuma al Nobel per la Pace di Khaled Asaad. A lanciare l’appello, sottoscritto finora da oltre 12500 utenti in soli 4 giorni, è Anna Murmura, che nella lettera indirizzata al Comitato per i Nobel e alle Accademie di Archeologia e Cultura classica ha chiesto che “l’anno prossimo in febbraio venga proposta la candidatura al Nobel per la pace alla memoria per Khaled Asaad, l’archeologo di Palmira morto per difendere i nostri beni culturali dalle onde barbariche e la cultura classica a cui dobbiamo molto. Difendere la cultura – conclude – vuol dire difendere la pace, la guerra e l’odio nascono dall’ignoranza. Khaled Asaad è un eroe di cui il mondo ha parlato e parla poco. Onore al grande archeologo e al grande uomo”. La petizione è stata sottoscritta anche da Di Blasi. “Ho firmato l’appello che mi è arrivato dal Perù tramite facebook da Giuseppe Orefici, archeologo italiano in sud-america,  per assegnare il premio Nobel per la pace a Khaled Asaad. I social network possono essere utili”.

Il poster ufficiale della XXVI Rassegna internazionale del Cinema archeologico di Rovereto dal 6 al 10 ottobre 2015

Il poster ufficiale della XXVI Rassegna internazionale del Cinema archeologico di Rovereto dal 6 al 10 ottobre 2015

Brilla sulla XXVI Rassegna Internazionale del Cinema Archeologico di Rovereto la medaglia assegnata dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, recapitata alla Fondazione Museo Civico di Rovereto alla vigilia della rassegna consacrata quest’anno al dibattito, quanto mai attuale, sul passato e sul presente della culla della civiltà. Il programma cinematografico e di conversazioni della XXVI edizione della Rassegna non si discosta da questo intento e offre un menu ricchissimo di quasi cento film e una decina d’incontri con protagonisti della ricerca archeologica, con la collaborazione preziosa del Centro Studi Ligabue e del Documentary & Experimental Film Center di Tehran che organizza annualmente una delle più importanti manifestazioni di documentari internazionali, ovvero Cinema Veritè. Novità di quest’anno, l’introduzione di una menzione speciale assegnata da un gruppo di Archeoblogger e l’assegnazione del premio speciale Cinem.A.Mo.Re (la Rassegna che promuove Religion Today Filmfestival, Rassegna Internazionale del Cinema Archeologico e Trento Film Festival). Tra gli appuntamenti in cartellone, Di Blasi ricorda quelli del paesaggio preistorico delle nostre Dolomiti, l’Avventura dei primi uomini in Australia, i misteriosi obelischi in territorio curdo in Turchia, l’eccitante ricerca di un importante personaggio della corte di Hat-shep-sut, primo faraone donna, la ricostruzione della storia della Nike di Samotracia, la principale icona del Louvre parigino, la riscoperta della Verona romana nel suo impianto urbano e la ricostruzione grafica della sua complessa stratificazione archeologica, la storia e anche l’etnografia di tanti siti e luoghi dell’Iran attuale e dell’antica Persia, le splendide immagini di un vero e proprio museo all’aria aperta come quello del territorio del Mustang tibetano, robot sottomarini per scoprire antichi naufragi là dove l’uomo non potrà arrivare, la meravigliosa arte dei tappeti di Bijar e Tabriz, la scoperta dei popoli che abitarono Angkor e che forse ne furono gli artefici, un intrigo nella Bibbia che ci fa sospettare un Gesù sposato, un viaggio nelle varie forme di scrittura nell’antico Egitto, e ancora la provocazione: l’Iliade e l’Odissea possono aver avuto origine nei miti baltici e non in quelli mediterranei? Quanti misteri, quante scoperte e purtroppo quanta barbarie contro l’uomo e le tante sue realizzazioni e culture come in Iraq e in Siria. Quanta leggerezza, dimenticanza e disattenzione verso popoli che stanno per scomparire come i pigmei Babinga o i cavernicoli Tau’t Bato delle Filippine documentati da Giancarlo Ligabue. Partecipiamo quindi per combattere l’ignoranza, l’intolleranza e la barbarie, per la cultura e per la pace in ricordo di Khaled Asaad trucidato a Palmira per difendere l’uomo e la civiltà”.

Il tempio romano di Baalshimin a Palmira prima della distruzione

Il tempio romano di Baalshimin a Palmira prima della distruzione

E così arriviamo alla serata finale con il ricordo di Khaled Asaad nelle immagini che Alberto Castellani ha recuperato nei suoi archivi, tra ricordi ed emozioni di quell’incontro e di quella visita speciale di Palmira. “Il mio film – spiega Castellani – è un saluto di addio a un uomo di 82 anni che, presago dello scempio del Califfato Islamico, era riuscito a nascondere negli ultimi mesi in un luogo sicuro centinaia di statue. Prima che gli uomini della morte conquistassero la “sposa del deserto” e ne trucidassero il suo più fedele custode”. L’incontro con Asaad risale al 2004. “Si stavano levando i primi raggi del sole – ricorda il regista veneziano – quando Palmira ci apparve all’improvviso giù a valle in tutta la sua estensione. L’incontro con il professor Asaad era fissato per il primo pomeriggio: quindi avevamo tutto il tempo per ammirarla in quella magica versione di luce”. La visita alle rovine non era vincolata da orari . Il tempio di Baal invece era aperto dalle 8 alle 13 e dalle 16 alle 19 con qualche riduzione in certi periodi dell’anno, in particolare durante il Ramadan. All’interno del museo era vietato fumare e toccare gli oggetti. “Ed è qui che il prof Khaled Asaad è stato ucciso dopo il tramonto con un coltello, davanti alla folla, dopo un mese di prigionia nelle mani degli estremisti dell’Isis”.

Il direttore di Palmira, Khaled Asaad, e il tempio di Baal

Il direttore di Palmira, Khaled Asaad, e il tempio di Baal

La distruzione del tempio di Baal a Palmira da parte dei miliziani dell'Isis

La distruzione del tempio di Baal a Palmira da parte dei miliziani dell’Isis

“Il destino di Palmira – ci raccontò il coraggioso direttore del sito Unesco – è quello di proporci testimonianze lungo un periodo di civiltà lungo più di 300 anni. Un autentico faro di civiltà nel contesto del mondo di allora. La sua arte non è però un miscuglio tra occidente ed oriente, una imitazione, per quanto raffinata. L’arte palmirena propone una rielaborazione che introduce ad uno stile assolutamente originale, personale. Un’arte in grado di affermare una identità locale, nel più vasto contesto del mondo orientale. Nell’accommiatarci gli proponemmo alcune immagini da noi girate a Maloula il piccolo villaggio cristiano della Siria che insieme ad altri due paesi vicini, è il luogo in cui viene ancora parlata la lingua aramaica, quella di Gesù. Asaad non ebbe alcuna esitazione. Ci mostrò una lapide e cominciò a leggere ad alta voce. Quel suono antico non lo ho mai dimenticato”. Poi, accomiatandosi, il professore invitò il regista e tutta la troupe a visitare il tempio di Baal, abbastanza vicino. “Ricordo allora di aver goduto, assieme ai miei compagni, di un privilegio inatteso: quello di essere gli unici visitatori. E di provare quasi una ebbrezza nel non condividere con nessuno i propilei, il recinto sacro, il portico, l’ampio cortile interno del tempio. Impossibile allora immaginare – conclude Castellani – che dieci anni più tardi una vampata di fuoco, fumo e polvere avrebbe distrutto quel tempio”.