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Rovereto. Assegnati i premi delle giurie del 36.mo RAM film festival: “Vitrum – il vetro dei romani” di Marcello Adamo vince il premio Paolo Orsi e la menzione speciale Archeoblogger; “Sapiens?” di Bruno Bozzetto il Cultura animata; “Continuations / Hiwadabuki” di Satoru Okabe il Tradizioni e Culture; “Apoleon” di Amir Youssef il premio Storia e Memoria; “O Corpiño” di Blanca Navarrete, Antía Rodeiro il Nuovi Sguardi; “God Science and our Search for Meaning” il Fulldome; “Wind’s Heritage” di Nasim Soheili la menzione speciale CinemAMoRe

Dal RAM film fetsival applauso per la pace: standing ovation al teatro Zandonai di Rovereto (foto graziano tavan)

Tutti in piedi. Per la pace. Contro i conflitti che uccidono le persone e cancellano il patrimonio culturale, memoria storica dell’uomo. La serata delle premiazioni della 36.ma edizione del RAM film festival di Rovereto si è aperta con un fragoroso e partecipato applauso del pubblico del teatro Zandonai che ha prontamente risposto all’appello lanciato Alessandra Cattoi, direttrice della Fondazione museo civico di Rovereto, nel discorso di introduzione: “Siamo qui insieme perché condividiamo interessi e passioni per l’archeologia, per la storia, per il patrimonio culturale. Un patrimonio che non è solo un’eredità che abbiamo ricevuto, ma è un bene fragile e prezioso da conoscere, tutelare e difendere. Un patrimonio che è sempre minacciato dai conflitti, in passato certo, ma quelli di oggi non sono diversi. E non possiamo dimenticare che dietro a ogni conflitto ci sono prima di tutto le persone, le comunità ferite. Per questo vi chiedo di dare con la nostra presenza un segno, per quanto simbolico, della nostra testimonianza: un applauso forte, fragoroso, del RAM Film Festival contro i conflitti. Un applauso per la pace”.

Claudia Beretta e Alessandra Cattoi alla serata delle premiazioni del RAM film festival (foto graziano tavan)

Sei i premi consegnati, per altrettante sezioni del RAM film festival, e due menzioni speciali: Archeoblogger e CinemAMoRe. Particolare attenzione quest’anno al Cinema archeologico con l’attribuzione del premio Paolo Orsi, un riconoscimento biennale in memoria del grande archeologo roveretano per il quale è nato proprio il festival nel 1990.

Frame del film “Sapiens?” di Bruno Bozzetto

Premio Cultura Animata. La giuria composta da Andrea Artusi, Diego Cajelli e Andrea Voglino ha assegnato il premio al film “Sapiens?” di Bruno Bozzetto (Italia 2023, 22’). Le sinfonie di diversi autori di musica classica, Verdi, Chopin e Beethoven, fanno da sfondo a tre cortometraggi usciti dalla matita senza eguali di Bruno Bozzetto, dedicati all’essere umano e al suo comportamento nei riguardi della natura e della so­cietà. La soluzione, per l’ambiente e per tutti gli altri animali, potrebbe essere un mondo senza Homo Sapiens?

La giuria dl premio Cultura animata legge la motivazione (foto graziano tavan)

Motivazione: “Solo un maestro del cinema d’animazione riconosciuto a livello internazionale come Bruno Bozzetto poteva riuscire nell’impresa di mettere in scena con tanta ironia e leggerezza, talvolta persino con humor, i dubbi sulla definizione che il genere umano ha dato di sé stesso. Interrogativi che emergono prepotenti di fronte alle laceranti contraddizioni che hanno punteggiato l’evoluzione della specie homo sapiens su temi come la guerra o il rapporto e la violenza contro gli animali e che hanno segnato e segnano la nostra memoria collettiva”.

Menzioni: al film “The Family Portrait – Ritratto di famiglia” di Lea Vidakovic (Croazia/Francia/Serbia 2023, 15’). Mentre l’Impero austro-ungarico vacilla, Andras e sua figlia restano sorpresi dalla visita dell’impreve­dibile fratello di Andras, Zoltan, che arriva con la sua grande famiglia. Un’osservazione sociale poe­tica, cupa e in parte ironica, in cui i legami familiari vengono smontati e analizzati in profondità. E al film “Il fiume e Nina” di Lorenzo Daniele (Italia 2025, 6’). Attraverso la tecnica dello stop motion, i bambini della Scuola dell’Infanzia del IV Istituto Comprensi­vo “D. Costa” raccontano la storia del territorio di Augusta, in Sicilia orientale: dai primi insediamenti preistorici, all’estrazione del sale, passando per le Guerre Mondiali e l’industrializzazione, con le sue luci e ombre. Un viaggio nella memoria con un mes­saggio finale di speranza.

Frame del film “Continuations. Hiwadabuki / Continuità. Tetto in corteccia di cipresso” di Satoru Okabe

Premio Tradizioni e culture. La giuria composta da Duccio Canestrini, Corinna del Bianco (Fondazione Del Bianco) e Massimiliano Mollona, ha assegnato (e consegnato al regista presente in sala) il premio al film “Continuations. Hiwadabuki / Continuità. Tetto in corteccia di cipresso” di Satoru Okabe (Giappone 2024, 17’). Per la prima volta in quarant’anni viene ricostruito il tetto di un santuario con l’antica tecnica dell’Hiwa­dabuki, che usa corteccia di cipresso sovrapposta a mano. Il film documenta un anno di lavoro artigia­nale e sostenibile, in armonia con la foresta. Non è solo un racconto tecnico, ma un ritratto dello spirito giapponese fatto di preghiera e rispetto. Un’opera rara che custodisce una tradizione millenaria.

Il regista Satoru Okabe mostra il premio Tradizioni e Culture del RAM film festival (foto graziano tavan)

Motivazione: “Siamo in Giappone dove viene documentata la copertura del tetto di un tempio con strati di corteccia di cipresso, una pratica artigianale millenaria che si rende necessaria ogni 40 anni. Molto originale, ben girato e montato. Il ritmo del processo costruttivo si intreccia con quello della natura e di una sorprendente architettura tradizionale”.

Menzioni: al film “Küttepuude hankimine / Legna da ardere” di Liivo Niglas (Estonia 2024, 30’). Il film segue un gruppo di donne Nenets che rac­colgono legna nella tundra innevata. Fa parte di una serie sui Nenets della penisola dello Yamal, che esplora la vita quotidiana del popolo nomade allevatore di renne in Siberia occidentale, durante la stagione del parto delle renne in primavera. Le riprese per la serie sono state realizzate per una ricerca etnografica nel 1999. E al film “Tiwanaku: l’eterna saggezza” di Anaïs Pajot (presente in sala) (Bolivia/Francia 2025, 24’). Nel cuore delle Ande boliviane, a 3800 metri, l’e­nigmatica civiltà di Tiwanaku riemerge dai silenzi della storia, svelando una visione del mondo spi­rituale ed ecologica. Il documentario ne esplora i misteri attraverso personalità della ricerca e dell’ar­cheologia, e le voci degli Andini, un invito a ripen­sare i nostri modelli di civiltà e il nostro rapporto con la natura e gli altri esseri umani.

Premio Storia e Memoria. La giuria composta da Isabella Bossi Fedrigotti, Giuseppe Ferrandi e Maurizio Cau ha assegnato il premio al film “Apoleon” di Amir Youssef (Francia/Egitto 2024, 15’). Un gruppo di statuette del Musée de l’Armée (Mu­seo dell’esercito) di Parigi accompagna Napoleone durante la sua spedizione in Egitto. Il film affronta temi politici legati al militarismo e alla colonizzazio­ne, mettendo in discussione le narrazioni storiche tradizionali.

La giuria del premio Storia e Memoria legge la motivazione (foto graziano tavan)

Motivazione: “Quando il cinema poggia su un’idea forte, sa stupire anche con poco. È quanto accade in Apoleon, geniale rilettura in chiave postcoloniale della campagna napoleonica in Egitto. Sfidando la convenzionalità del racconto tradizionale e lavorando in chiave ironica sulla connotazione culturale del materiale conservato nei musei europei, il film di Youssef conduce lo spettatore in un viaggio inatteso alla scoperta dell’altra faccia dell’epopea del generale francese. Un’opera matura, dissacrante e radicale, capace di affrontare con leggerezza una pagina complessa del passato, fino a rimetterne in discussione i presupposti. Osservata dal punto di vista delle statuine conservate nelle sale del Musée de l’Armée, la storia prende tutta un’altra forma”.

Menzione: al film “Diventare Matteotti” di Camilla Ferrari, Alberto Gambato (Italia 2025, 44’). Attraverso immagini d’archivio e documenti pri­vati, il film ricostruisce la formazione del giovane Giacomo Matteotti a Fratta Polesine. Tra solitudine, impegno sociale e passione per lo studio, emergono le radici del suo pensiero politico. Un viaggio tra memorie, lettere e cronache che racconta l’ascesa di Matteotti nel contesto del Polesine, tra tensioni so­ciali, sfide politiche e ideali profondi.

Premio Nuovi Sguardi. La giuria composta da Valeria Perrone, Elettra Virginia Collini e Matteo Ranzi, ha assegnato il premio al film “O Corpiño” di Blanca Navarrete, Antía Rodeiro (Spagna 2024, 20’). Un documentario etnografico sul santuario di O Corpiño, in Galizia, e sul pellegrinaggio annuale al cosiddetto “santuario degli esorcismi”. Attraverso filmati d’archivio e testimonianze colte e popolari, il film esplora storia, tradizione e aspetti laici della festa, evidenziando anche le critiche verso la rap­presentazione mediatica sensazionalistica.

La giuria del premio Nuovi Sguardi legge la motivazione (foto graziano tavan)

Motivazione: “La giuria ha deciso di assegnare il premio al film documentario O Corpiño per la forza del tema affrontato e per la sensibilità con cui le registe hanno saputo raccontarlo. Il documentario si distingue per l’approfondita valorizzazione del materiale d’archivio attraverso un montaggio che restituisce con efficacia l’evoluzione di una tradizione religiosa radicata nel passato e ancora viva nel presente. Le interviste, condotte con rara delicatezza, offrono punti di vista intimi, mentre la narrazione si mantiene priva di giudizio, invitando ciascuno a confrontarsi con la complessità del rito, tra memoria storica e attenzione al presente”.

Menzione: al film “Apoleon” di Amir Youssef (Francia/Egitto 2024, 15’).

Premio Full Dome. La giuria composta da Chiara SImoncelli, Andrea Cuoghi e Filippo Pontiggia ha assegnato il premio al film “God, Science, and our Search for Meaning / Dio, la scienza e la ricerca del senso della vita” di Dani LeBlanc (Stati Uniti 2024, 30’). Lo spettacolo immersivo esplora le grandi doman­de dell’esistenza umana. Scritto e narrato da Dan Brown, nel film scienza e religione si confrontano come due linguaggi che cercano di raccontare lo stesso mistero.

Chiara Simoncelli, per la giuria del premio Fulldome, legge la motivazione (foto graziano tavan)

Motivazione: “Il film esplora le domande più antiche dell’umanità sull’origine dell’universo e il nostro ruolo dentro di esso, esaminando l’interazione tra scienza e religione, non solo nel passato, ma anche con prospettive rivolte al futuro. Lo fa utilizzando pienamente le potenzialità della tecnologia fulldome, con una narrazione coinvolgente e immersiva, che lascia lo spettatore incantato e incuriosito”.

Premio Cinema Archeologico e Premio Paolo Orsi. La giuria composta da Barbara Maurina (assente), Mireille David Elbiali, Valentina Caminneci e Augusto Marsigliante, ha assegnato il premio al film “Vitrum – il vetro dei romani” di Marcello Adamo (Italia 2025, 52’). “Vitrum” racconta il ritrovamento di un relitto roma­no al largo della Corsica, con un carico eccezionale di vetro grezzo e manufatti raffinati. Un team inter­nazionale di ricercatrici, a bordo della nave Alfred Merlin, indaga su questa scoperta rara per rico­struire il ruolo rivoluzionario del vetro nell’Impero romano e nelle rotte commerciali del Mediterraneo.

La giuria del premio Paolo Orsi legge la motivazione (foto graziano tavan)

Motivazione: “Un’eccezionale scoperta archeologica dà luogo a un racconto che si dipana dal mare della Corsica fino alle coste siro-palestinesi, toccando il litorale della campania e il porto di Pozzuoli. Un relitto sepolto nelle acque più profonde del Mediterraneo con un prezioso carico, unico nel suo genere. La magia del vetro antico svelati dalle più moderne tecnologie di indagine dei fondali e dalla sinergia scientifica di un team internazionale. Attraverso una vera e propria full immersion nel vivo della ricerca e attraverso la forza di immagini straordinarie, il film sa comunicare al grande pubblico non soltanto il fascino di questo materiale ma anche l’impatto rivoluzionario che ha avuto sulla nostra civiltà”.

Menzione: al film “Secret Sardinia, Mysteries Of The Nuraghi / Sardegna segreta, i misteri dei Nuraghi” di Thomas Marlier (Francia 2024, 53’). In Sardegna, una delle civiltà più antiche e misterio­se del Mediterraneo lasciò tracce straordinarie qua­si 4.000 anni fa: i Nuragici, costruttori di torri-for­tezza, santuari e tombe dalla forma geometrica. Oggi, un’équipe di ricerca internazionale indaga questi resti con metodi innovativi, gettando nuova luce su una cultura affascinante dell’Età del Bronzo.

Antonia Falcone, per la giuria della menzione speciale Archeoblogger, legge la motivazione (foto graziano tavan)

Menzione speciale Archeoblogger. La giuria rappresentata da Antonia Falcone ha assegnato il riconoscimento al film “Vitrum – il vetro dei romani” di Marcello Adamo (Italia 2025, 52’).

Motivazione: “Un documentario che unisce il fascino del ritrovamento archeologico in fondo al mare con il racconto delle tecnologie antiche legate al vetro, in un connubio ideale tra comunicazione accurata di ricerca e narrazione emozionale, cosa che di rado si vede in un film destinato al grande pubblico”.

Frame del film “Wind’s Heritage / L’eredità del vento” di Nasim Soheili

Menzione CinemAmore. La giuria composta da Eleonora Zen e Michele Bellio ha assegnato il riconoscimento al film “Wind’s Heritage / L’eredità del vento” di Nasim Soheili (Iran 2024, 30). A Nashtifan, nell’Iran orientale, Mohammad Vali Gandami è l’ultimo custode di un sapere antico. A 75 anni si prende ancora cura degli storici mulini a vento, gli aasbad, costruendoli e riparandoli con tecniche tramandate solo attraverso l’esperienza. Le sue mani mantengono viva una tradizione che rischia di svanire con il vento.

La giuria della menzione speciale CinemAMoRe legge la motivazione (foto graziano tavan)

Motivazione: “Il film rappresenta pienamente lo spirito dei tre festival nelle tematiche che propone. Con grande capacità di sintesi e uno splendido lavoro fotografico, unisce concetti fondamentali, quali il rispetto delle tradizioni, il senso di comunità e di identità culturale, la spiritualità che accompagna ogni individuo, sottolineata dalla solennità dei ritmi nella narrazione e nelle immagini, l’urgenza di trasmettere i saperi appresi dai propri antenati alle generazioni future, perché nulla venga perso per sempre”.

Rovereto. Serata finale del RAM film festival con teatro Zandonai esaurito in ogni ordine di posti, dopo cinque giorni con incontri sempre sold out: il pubblico premia il film “The lost Mountaineers” e il premio “Paolo Orsi” al film “The Time they spent here”. Ecco tutti gli altri premi e le molte menzioni

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RAM film festival 2023: teatro Zandonai esaurito in ogni ordine di posti per la serata finale (foto graziano tavan)

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Neri Marcorè al teatro Zandonai di Rovereto nella serata finale del RAM film festival 2023 (foto graziano tavan)

Con un teatro Zandonai gremito in ogni ordine di posti si è chiusa una grande edizione del RAM film festival Rovereto Archeologia Memorie, con focus Sguardi sul Clima: nei cinque giorni di programmazione, dal 4 all’8 ottobre 2023, un pubblico attento e competente ha apprezzato i 62 film in concorso suddivisi in quattro sezioni: Cinema archeologico (la sezione più corposa, quest’anno associata al premio biennale intitolato al grande archeologo roveretano “Paolo Orsi”), L’Italia si racconta, Sguardi dal Mondo, e Cultura animata; ma ha anche “esaurito” i posti disponibili in tutti gli incontri e negli approfondimenti con gli ospiti, fino ad assiepare anche i palchi più in alto dello Zandonai per seguire nella serata finale l’incontro speciale con Neri Marcorè. Il festival, dedicato all’archeologia e alle memorie del passato, e alle sfide per la conservazione del patrimonio culturale nel futuro che cambia, con particolare attenzione all’emergenza climatica, ha rappresentato una vetrina unica per l’esplorazione delle culture antiche e per la scoperta di nuove prospettive sulla nostra storia.

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Giovanni Laezza, presidente dalla Fondazione museo civico di Rovereto, al teatro Zandonai di Rovereto nella serata finale del RAM film festival 2023 (foto graziano tavan)

“La partecipazione del pubblico a questa edizione del festival ha confermato l’interesse crescente per il nostro festival”, ha commentato Giovanni Laezza, presidente della Fondazione Museo Civico di Rovereto che organizza il RAM, “e la nutrita rappresentanza di addetti ai lavori, fatta di decine registi, produttori, autori, membri delle giurie, esperti che hanno partecipato alle proiezioni, e anche al momento speciale a loro dedicato per potersi scambiare impressioni e contatti, contribuisce a posizionare la città di Rovereto in un circuito di eventi legati al cinema a livello nazionale e internazionale, ampliando gli orizzonti oltre i confini cittadini. Il RAM Film Festival Rovereto Archeologia Memorie continua così a svolgere un ruolo fondamentale nel promuovere la consapevolezza e l’importanza della conservazione del nostro passato e della divulgazione al grande pubblico di contenuti importanti attraverso il cinema e i momenti informali”.

PREMIO RAM film festival del pubblico. Sintesi di quanto proposto nella ricca programmazione, prima della performance di Neri Marcorè, sono state le premiazioni dei film segnalati dalle giurie tecniche e dal pubblico. I favori del pubblico sono andati al film “The lost Mountaineers” di Andrea Andreotti e Diego Busacca (Italia 2023, 50’), produzione Museo storico del Trentino, che ha vinto il premio RAM Film Festival.

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Il regista Andrea Andreotti solleva il premio RAM film festival assegnato dal pubblico al film “The lost Mountaineers” (foto graziano tavan)

Il documentario realizzato con la consulenza scientifica di Ben Appleby, Aldo Miorelli, Antonella Previdi, Giacomo Zanetti e Lorenzo Gardumi, è dedicato a un DUKW, un mezzo anfibio americano affondato nel Lago di Garda il 30 aprile 1945. I soldati a bordo del mezzo furono dichiarati dispersi ma non dimenticati e le ricerche sono arrivate ad un punto di svolta più di settant’anni dopo. Il documentario, presentato per la prima volta in assoluto al pubblico, ha ricevuto anche una menzione speciale da parte della giuria del premio “L’Italia si racconta”.

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Frame del film “Saving Venice / Salvare Venezia” di Duncan Bulling

Molto apprezzati nel voto del pubblico, giunti a pochi decimi di punto dal vincitore, anche il documentario britannico “Saving Venice / Salvare Venezia”, di Duncan Bulling (Regno Unito 2022, 52’), prodotto da LionTv, in anteprima italiana, e “Memorie di un mondo sommerso”, di Philippe Nicolet (Svizzera 2021, 58’), prodotto dalla Association Palafittalp/Studio NVP3D dedicato alle palafitte dell’arco alpino.

PREMIO PAOLO ORSI per il Cinema Archeologico. La giuria internazionale composta da Barbara Maurina (presidente), Mark Pearce e Annamaria Ravagnan, ha assegnato il premio al film “The Time they spent here / Il tempo che hanno trascorso qui” di Edward Owles (Regno Unito 2023, 23’), produzione Richard Tacon, presentato al RAM in prima mondiale. Qual è la magia dell’arte rupestre? Due veterani archeologi di Tanum, in Svezia, cercano il modo migliore per documentare e preservare le antiche incisioni locali risalenti all’età del Bronzo.

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Barbara Maurina, presidente della giuria per il Cinema archeologico, legge la motivazione per l’assegnazione del premio Paolo Orsi al film “The time they spent here” (foto graziano tavan)

Ecco la motivazione: “Un cortometraggio piccolo per dimensioni ma grande per il contenuto e l’intensità, a tratti lirica, con cui racconta l’appassionato lavoro di due attempati studiosi che hanno dedicato la loro vita a registrare, analizzare e tutelare le incisioni rupestri di Tanum nella Svezia nord-occidentale, le quali costituiscono la più grande concentrazione di arte dell’Età del Bronzo in Europa. Una vera e propria missione, volta alla salvaguardia di un patrimonio archeologico oggi più che mai minacciato dall’azione degli agenti atmosferici. Il documentario con profonda sensibilità, umanità e delicatezza riesce a comunicare in modo originale e convincente l’essenza della vocazione dell’archeologo e a fondere in un perfetto equilibrio il messaggio scientifico con il linguaggio cinematografico”.

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Frame del film “A la recherche de la musique de l’antiquité / Alla ricerca della musica dell’antichità” di Bernard George

Menzione speciale al film “A la recherche de la musique de l’antiquité  / Alla ricerca della musica dell’antichità” di Bernard George (Francia 2021, 53’), produzione O2B films. Da trent’anni, grazie al contributo delle tecnologie digitali, una disciplina in rapida crescita, l’archeo­logia musicale, riporta in vita musiche perdute, sa­cre o profane, che scandivano la vita delle antiche civiltà. Motivazione: “Un affascinante film che racconta le metodologie della ricerca volta a restituirci la musica antica. A partire del papiro musicale del Louvre, passando per l’antica canzone rinvenuta in Turchia e la partitura iscritta sul muro del Tempio di Apollo a Delfi, il racconto si snoda svelando i molteplici risvolti del lavoro di deciframento dei documenti, in grado di restituirci non solo i suoni antichi ma anche le modalità di amplificazione impiegate nell’antichità. Un tema assai complesso, ma affrontato con un linguaggio chiaro e accessibile al grande pubblico e reso cinematograficamente accattivante da una fotografia di qualità e da un ritmo ben cadenzato”.

PREMIO L’ITALIA SI RACCONTA. La giuria composta da Isabella Bossi Fedrigotti (presidente), Michele Trentini, Sara Zanatta, non presenti alla serata finale, ha assegna il premio, consegnato da Alessandra Cattoi, al film “The black Italian Renaissance / Il rinascimento italiano nero” di Cristian di Mattia (Italia 2023, 90’), produzione Alice Cinema, Why Tales, Rufus Film. Il film racconta le vite di personaggi afro-discen­denti nell’Italia Rinascimentale, legati tra loro dalla diffusione delle esplorazioni geografiche del XV e XVI secolo, e che, in modi diversi, hanno segnato la Storia. I loro volti fanno capolino tra le tele di alcune delle più grandi opere d’arte di tutti i tempi. I loro nomi sono sparsi tra i libri mastri di archivi antichi. Raccontando le storie di nobili, schiavi, ambasciato­ri e cavalieri, il documentario svela come il concetto rinascimentale di “razza” fosse diverso da quello che conosciamo oggi.

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Alessandra Cattoi, direttrice del museo civico di Rovereto, legge la motivazione del premio L’Italia si racconta assegnato al film “The black Italian Renaissance / Il rinascimento italiano nero” di Cristian di Mattia (foto graziano tavan)

Motivazione: “Bridgerton, la serie con affascinante lord inglese dall’incarnato lievemente scuro, non ha inventato nulla. In Italia, nel corso del Rinascimento decine di quadri, di sculture, di documenti attestano la presenza nella società, specialmente in quella alta, di centinaia di persone di colore. E non necessariamente come schiavi, al pari di quanto successe in altri Paesi; e neppure sempre come servitorielli secondo quanto testimoniano le sculture dei neri puttini guardaporta. Sono consiglieri e confidenti, ambasciatori e segretari come anche balie a camerieri. Il documentario “The black italian Renaissance” ha colpito per l’originalità della ricerca, per l’accuratezza dello studio e per la testimonianza che la nostra società, almeno in un certo passato, era in effetti multiculturale”.

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La regista Elena Giogli al RAM film festival (foto fmcr)

Menzione speciale al film “Il custode della memoria” di Elena Giogli (Italia 2023, 66’), produzione Tiwi. Il racconto di vita di un uomo che incarna l’anima popolare della sua città. Dino Marinelli per più di 25 anni è stato il custode della Pinacoteca di Città di Castello, in Umbria. Ha vissuto da solo all’interno del museo, studiando totalmente da autodidatta e nel corso del tempo è diventato uno scrittore e una guida artistica riconosciuta a livello internazionale. Un vero custode della memoria. Motivazione: “Il documentario riesce a costruire con intelligenza emotiva l’incontro tra il pubblico e Dino Marinelli, personaggio originale ed eccentrico in compagnia del quale si attraversa quasi un secolo di storia di una città della provincia italiana, con le sue bellezze materiali, il suo orgoglio linguistico, i suoi aneddoti artistico-culturali, la sua vena ironica e scanzonata. Il registro biografico ben si accompagna alle cronache d’epoca; i materiali di repertorio, anche i meno “nobili”, così giustapposti alle parole di testimoni-amici invitano, senza retorica, a riflettere sul potere della memoria e sul raro dono di saperla tramandare con passione”.

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Frame del film “The lost Mountaineers” di Andrea Andreotti e Diego Busacca

Menzione speciale al film “The lost Mountaineers” di Andrea Andreotti e Diego Busacca (Italia 2023, 50’), produzione Museo storico del Trentino. Motivazione: “Gli autori ricostruiscono efficacemente le drammatiche vicende legate all’inabissamento di un mezzo anfibio americano nelle acque del Garda alla fine della seconda guerra mondiale e ne narrano anche i ripetuti tentativi di individuazione e recupero del relitto. Lo fanno attraverso un abile lavoro di ricerca e restituzione delle diverse fonti. La qualità dei materiali d’archivio, delle testimonianze dirette e il ritmo del montaggio ci appassionano a una pagina di storia meno nota, ambientata in un lembo suggestivo di paesaggio che non avevamo ancora percepito sotto questa luce”.

PREMIO SGUARDI DAL MONDO. La giuria, composta da Duccio Canestrini (presidente), Nora Demarchi, Cecilia Pennacini, ha assegnato il premio al film “Carraco / Raganella” di Carlos Cazurro (Spagna 2022, 65’), produzione Carlos Cazurro e Manu Sevillano. Il film è un racconto che rende onore alle storie di vita quotidiana poiché spesso trattano temi univer­sali. Miguel ha bisogno di telefonare ma non ha campo. Sceglie quindi di usare il tradizionale car­raco, una “raganella” per far rumore, un metodo di comunicazione che gli aveva insegnato suo non­no. Scopre poi che questo codice fu inventato dagli abitanti di Valladolid, in Spagna, molto tempo fa e decide di indagare sulla questione.

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Duccio Canestrini, presidente della giuria Sguardi dal mondo, legge la motivazione del premio assegnato al film “Carraco” (foto graziano tavan)

Motivazione: “Carraco racconta la riscoperta, attraverso la memoria personale e collettiva, di un codice di comunicazione alternativo e condiviso fra la popolazione dei Monti Torodo, nei pressi di Vallodolid. Questo codice prevede l’uso di una “carraca”, uno strumento di legno che, fatto ruotare su sé stesso, produce un suono ritmico, modulabile. Favola rurale raccontata attraverso il linguaggio stilistico del falso documentario, il film narra di una storia locale che richiama temi universali quali la riappropriazione della memoria collettiva, dell’identità locale, del senso di comunità e appartenenza. I 65 minuti di narrazione si susseguono con un ritmo energico e coinvolgente, rivolgendosi allo spettatore con un linguaggio cinematografico inedito e sorprendente”.

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Frame del film film “Namarali” di Tim Mummery

Menzione speciale al film “Namarali” di Tim Mummery (Australia 2021, 52’) produzione Yorna Woolagoodja e Tim Mummery. Motivazione: “Il film racconta con sensibilità e attenzione la storia dell’artista aborigeno Donny Woolagoodja impegnato a preservare le raffigurazioni degli spiriti Wandjina che adornano le grotte della regione del Kimberly, nell’Australia occidentale. La forza della narrazione visiva attraversa lo spazio e il tempo – attingendo anche a immagini di repertorio – fino a ricreare grazie a un intenso approccio partecipativo il complesso cosmogonico del “Tempo del sogno”.

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Frame del film “I am Kanaka / Io sono un Kanaka” di Genevieve Sulway

Menzione speciale al film “I am Kanaka / Io sono un Kanaka” di Genevieve Sulway (Regno Unito 2022, 15’), produzione Genevieve Sulway. Con una storia oscura e solo il 5% della popolazio­ne che parla la lingua nativa, le Hawaii rischiano di perdere per sempre le proprie tradizioni. Questo film offre una speranza sul futuro grazie all’ex-inse­gnante Kaina Makua e il suo programma no-profit rivolto a giovani indigeni svantaggiati, con l’obiet­tivo di preservare il patrimonio culturale hawaiano, parlando anche di sostenibilità ambientale. Motivazione: “Nonostante l’immaginario paradisiaco che le contraddistingue, la natura spettacolare e l’enorme afflusso turistico, le isole Hawaii rischiano di perdere per sempre le proprie tradizioni. Reagendo all’espropriazione delle loro terre, al degrado e alla miseria, gli orgogliosi nativi kanaka ci insegnano la sostenibilità, a partire dal recupero della lingua madre e dalle danze Hula, proibite dai missionari e dai coloni. Un piccolo documentario, antropologicamente perfetto, che illustra una filosofia etnica comunitaria”.

PREMIO CULTURA ANIMATA. La giuria, composta da Andrea Artusi (presidente), Davide Lorenzon, Tobia Berti, ha assegnato il premio al film “The sprayer / Lo spruzzatore” di Farnoosh Abedi (Iran 2022, 9’), produzione Institute for the Intetllectual Development of Children and Young Adults, Negative Art Studio. Nella terra occupata dall’Esercito degli Spruzzatori, nessuno ha il diritto di coltivare le piante: i soldati spargono infatti veleno su tutta la flora che incon­trano. In molti non sanno nemmeno come cresce o come sia fatta una pianta, finché uno dei soldati non scopre un seme piantato nella polvere: la sua curiosità è solo l’inizio di qualcosa di straordinario e rivoluzionario.

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Andrea Artusi, presidente della giuria Cultura animata, legge la motivazione del premio assegnato al film di animazione “The sprayer” (foto graziano tavan)

Motivazione: “Grazie al grande equilibrio tra qualità tecnica, sia dal punto di vista della modellazione tridimensionale che dell’animazione in computer grafica, e impianto narrativo, l’opera si è imposta fin da subito nella valutazione della giuria. Il corto riesce a trattare in maniera coinvolgente, approfondita e toccante dal punto di vista emotivo il tema del clima con originalità e grande energia dello storytelling”.

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Frame del film “Bride’s Dream / Il sogno della sposa” di Joe Chang

Menzione speciale al film “Bride’s Dream / Il sogno della sposa” di Joe Chang (Cina/Canada 2023, 7’), produzione Joe Chang. La guerra civile in Cina, scatenata dal tramonto del­la dinastia Han, divide due sposi novelli, Zhang e Whan Hui. Lui è chiamato in battaglia e lei resta ad aspettarlo, tra la vita e la morte, tra la realtà e il sogno. I disegni animati sono accompagnati da brani dell’Opera di Pechino. Motivazione: “Il corto ha la capacità di accompagnare lo spettatore sulle ali dell’immaginario della tradizione culturale del paese di provenienza nel profondo di un tema complesso con grande sensibilità e delicatezza. L’uso sapiente e consapevole degli elementi grafici e del colore completa un’opera di grande impatto emozionale e di alta qualità tecnica dal punto di vista dell’animazione”.

MENZIONE SPECIALE ARCHEOBLOGGER. La giuria composta da Andrea Bellotti, Giovina Caldarola, Marta Coccoluto, Antonia Falcone, Marina Lo Blundo, Mattia Mancini, Domenica Pate, Michele Stefanile, Alessandro Tagliapietra, non presenti alla serata finale, ha assegnato la menzione, consegnata da Alessandra Cattoi, al film “Montaigne and the misterious tomb / Montaigne e la tomba misteriosa” di Pauline Coste (Francia 2021, 52’), produzione Day for Night / Enfant savage. Questo documentario coinvolge il pubblico in una straordinaria ricerca archeologica. Archeologi e storici lavorano fianco a fianco per svelare il mistero di una sepoltura risalente a più di 500 anni fa, rin­venuta nei sotterranei dell’attuale Museo d’Aquita­nia, nel cuore di Bordeaux, dove un tempo sorgeva una chiesa. Si tratta davvero della tomba del fa­moso filosofo, umanista e scrittore del rinascimento francese Michel de Montaigne?

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Claudia Beretta. della segreteria del RAM film festival, legge la motivazione per il premio Archeoblogger assegnato al film “Montaigne and the misterious tomb / Montaigne e la tomba misteriosa” di Pauline Coste (foto graziano tavan)

Motivazione: “Un documentario che si può definire come la quintessenza del “piacere della ricerca, della ricostruzione e della scoperta”. Per una volta la parola “mistero” non è fuori luogo. Una lunga ricerca multidisciplinare che abbraccia storia, archivistica, antropologia fisica, architettura, un romanzo giallo archeologico che con meticolosa descrizione della pluralità delle risorse umane e professionali, delle scienze e tecnologie differenti prova a “risolvere il caso”, con un ritmo serrato e una narrazione avvincente che però lascia anche spazio a riflessioni e silenzi emozionati, mentre storici, filosofi e curatori ci accompagnano alla scoperta dell’uomo e del filosofo Michel de Montaigne e dei tempi in cui visse, tempi di guerra, malattie e, ahimè, pandemie. Un documentario che riassume il senso dell’archeologia: ipotizzare, fare domande e aspettare che il tempo e il progresso della disciplina possano arrivare alle risposte. Forse. Montaigne, che sia effettivamente lui o meno, non potrebbe che esserne contento”.

MENZIONE SPECIALE CINEMAMORE. La giuria composta da Andrea Morghen (Religion Today), Augusto Marsigliante (Trento Film Festival) e Valentina Poli (RAM film festival) ha assegnato la menzione al film “Namarali” di Tim Mummery (Australia 2021, 52’), produzione Yorna Woolagoodja e Tim Mummery. Il film racconta l’impegno dell’artista di origini abo­rigene Donny (Yorna) Woolagoodja per ravvivare i legami con la propria ancestrale cultura tradizio­nale. Il credo spirituale dell’artista ruota attorno ai wandjina, spiriti creatori le cui effigi adornano i luo­ghi del Kimberley in Australia: rinnovati con nuova ocra ogni anno dagli antenati, i pittogrammi abori­geni dei wandjina stanno ora scomparendo.

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Andrea Morghen (Religion Today), Augusto Marsigliante (Trento Film Festival) leggono la motivazione del premio CinemA.Mo.Re assegnato al film “Namarali” (foto graziano tavan)

Motivazione: “Namarali è un’opera di elevato valore culturale, nella quale l’arte cinematografica dialoga con la suggestiva pittura rupestre. Attraverso la figura di Donny e della comunità cui appartiene, veniamo immersi in un mondo ancestrale fatto di lotte tra divinità primordiali e magiche apparizioni. Lo spirito dei protagonisti di “Namarali” è quello di chi non non vuole arrendersi allo sradicamento e all’omologazione, e non può dimenticare le tradizioni dei propri antenati, insegnando anche alle nuove generazioni il valore della memoria e il sacro dovere di far sì che questo patrimonio non cada nell’oblio”.

Primo RAM film festival Rovereto Archeologia Memorie: al film Rai Cultura “Il patrimonio sommerso” il premio del pubblico, all’iraniano “Ganj Dareh” il premio Paolo Orsi. Ecco tutti gli altri premi e le menzioni

Al film Rai Cultura “Il patrimonio sommerso”, il premio del pubblico del primo RAM film festival Rovereto Archeologia Memorie e all’iraniano “Ganj Dareh” il premio Paolo Orsi: alla fine di una “cinque giorni” (dal 13 al 17 ottobre 2021) densa di proiezioni, eventi e personaggi speciali in città all’insegna della valorizzazione del patrimonio culturale mondiale, chiude l’edizione 2021 del RAM film festival, un’edizione vivace che ha saputo usare diversi registri per portare i temi della cultura in città, rinnovandosi nel nome e nella formula. Di grande successo gli eventi speciali, la serata con Federico Buffa sulle Olimpiadi del 1936 e Leni Riefenstahl, il concerto con Leandro Piccioni e il quartetto Pessoa dedicato a Ennio Morricone, gli aperitivi con ospite negli incontri informali al Bistrot di Alfio Ghezzi. Applauditissimo lo spettacolare film fuori concorso di Nicolò Bongiorno, presente al festival,  “Songs of the water spirits” sul Ladakh, regione dell’India travolta dai cambiamenti climatici. Molti i film premiati, dalle diverse giurie chiamate a valutare i film in concorso.

Frame del film “Il patrimonio sommerso. Un viaggio sul fondo del mare” di Eugenio Farioli Vecchioli e Marta Saviane

Il premio del pubblico del RAM film Festival, è andato al film Rai Cultura “Il patrimonio sommerso. Un viaggio sul fondo del mare” di Eugenio Farioli Vecchioli e Marta Saviane (Italia 2020, 60’), un viaggio alla scoperta dello straordinario patrimonio sommerso nei nostri mari, che ha vinto anche la menzione speciale degli Archeoblogger, attribuito da Antonia Falcone di Professione Archeologo, Marta Coccoluto, Alessandro Tagliapietra di Archeologia Subacquea, Giovina Caldarola, Astrid D’Eredità di ArcheoPop, Giovanna Baldasarre di ArcheoKids, Michele Stefanile di Archeologia Subacquea Blog, Mattia Mancini di Djed Medu – Blog di Egittologia, Marina Lo Blundo – coordinatrice per quest’anno – e Domenica Pate con la seguente motivazione: “Il Patrimonio sommerso questo sconosciuto? “Assolutamente no”, sembra dirci la suggestiva immagine iniziale – e più volte ricorrente – dell’acquario di casa nel quale pesci tropicali nuotano accanto a coreografiche rovine in miniatura: il mondo sommerso ci è molto più familiare di quanto non sembri. L’approccio giusto, scientifico e divulgativo di questa fortunata serie di Rai Storia, prosegue in questa nuova puntata, presentandosi come una sorta di antologia dell’archeologia subacquea italiana, una disciplina ormai matura e giunta a livelli avanzati, che viene qui presentata in maniera “stratigrafica”, illustrando cioè le ricerche subacquee secondo un criterio progressivo di discesa in profondità. Il tema della ricerca, della valorizzazione e della protezione emergono nel corso del documentario e costituiscono un fil rouge che si dipana man mano che scorrono le immagini e i casi presentati. Giusto e necessario il tributo riservato a Nino Lamboglia, figura decisiva per l’archeologia subacquea italiana, e a Sebastiano Tusa, morto prematuramente tre anni fa, cui era caro il tema del senso di appartenenza che i ritrovamenti in mare suscitano nelle comunità locali. Importante il tema della tutela strettamente legato alla valorizzazione, perché senza l’una non può esservi l’altra, ben evidente sia per il caso di Baia sia per il caso ligure. Altrettanto rilevante il tema dell’educazione civica intesa come educazione al patrimonio, un aspetto che nel docufilm emerge forte e chiaro. Molto affascinanti tutti i dettagli tecnici relativi alle indagini vere e proprie, rintracciabili nei segmenti relativi ai relitti: tempi di immersione, metodologie, interviste con i ricercatori. “Il patrimonio sommerso. Un viaggio sul fondo del mare” è dunque un interessante documentario sull’archeologia subacquea a 360° che ricostruisce la nascita del metodo di ricerca arricchendolo con spezzoni di filmati storici dei primi importanti rinvenimenti e con testimonianze dei protagonisti, dell’epoca e recenti. Notevole la percezione dell’evoluzione dell’archeologia subacquea, dell’intensa e difficoltosa attività sia di monitoraggio sia di scavo nelle diverse aree di interesse. Alla narrazione si uniscono la bellezza delle riprese subacquee, il ritmo che non cala mai e la pluralità di voci, che concorrono a costruire un racconto corale e al tempo stesso estremamente variegato e vivace della ricerca archeologica subacquea in Italia”.

Il premio “Paolo Orsi”  è stato attribuito all’iraniano “Ganj Dareh”, di Keyvan Tabatabaie Samimi (Iran 2021, 39’): alcuni anni fa, un gruppo di archeologi danesi si recò in Iran per lavorare per la prima volta con i colleghi iraniani in uno dei siti “preistorici” più famosi e importanti del Medio Oriente, Ganj Dareh. Nel documentario si racconta la collaborazione archeologica internazionale, per scoprire e comprendere segreti e misteri di questo luogo chiave nella storia della vita umana. Il regista, che nei giorni scorsi ha tentato di venire a Rovereto, ma non ha potuto a causa delle restrizioni per la pandemia, ha mandato un bellissimo messaggio al pubblico, un ponte “dall’antica terra dall’Iran, all’antica terra italiana”.

Frame del film “Ganj Dareh”, di Keyvan Tabatabaie Samimi

La motivazione della giuria, formata da Andrea Augenti, Iefke van Kampen, Maria Concetta Parello e Antonia Falcone: “Per l’ottima ricostruzione di un capitolo importante della storia dell’archeologia a cavallo tra tre continenti, creando un ponte importante e significativo tra Iran, Canada e Danimarca; per aver dimostrato che la cooperazione tra nazioni in archeologia può portare a risultati notevoli; per aver saputo illustrare in maniera efficace l’evoluzione del lavoro dell’archeologo, partendo dalle indagini svolte nel passato fino ad arrivare a quelle più recenti; e per l’ottima qualità delle immagini e della sceneggiatura, e in particolare per la sapienza e il gusto nell’alternare in maniera equilibrata e illuminante interviste, nuovi filmati e testimonianze storiche”.

Menzione speciale al film francese “Homo Sapiens. Les Nouvelles Origines / Homo Sapiens. Le nuove origini” di Olivier Julien (Francia – Marocco 2020, 45’): una scoperta a Jebel Irhoud, in Marocco, ha rivoluzionato la storia della nostra specie, Homo sapiens. Nel 2017 un team internazionale annunciò di aver scoperto fossili che dimostrano la presenza dei nostri antenati umani nell’Africa nord-occidentale già 300.000 anni fa. Fino ad allora, i paleontologi credevano che Homo sapiens risalisse a 200.000 anni fa e che l’Africa orientale fosse la culla della nostra specie.

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Frame del film “Homo Sapiens, les Nouvelles Origines / Homo Sapiens, le nuove origini” di Olivier Julien

Il film, recita la menzione, “documenta per la prima volta sullo schermo le importanti recenti scoperte su Homo sapiens che hanno rivoluzionato le conoscenze sulla nostra specie. Per la capacità di raccontare il lavoro dell’archeologo in maniera semplice ma con grande attenzione ai dettagli, in particolare rispetto all’uso delle tecnologie più avanzate; per l’alta qualità delle immagini e delle ricostruzioni storiche, molto efficaci perché appena suggerite grazie al ricorso alle ombre; per la sceneggiatura di ottimo livello, che ricostruisce la vicenda in maniera avvincente come un giallo archeologico”. 

Il premio “L’Italia si racconta” è andato a “Paesaggi del cibo” di  Michele Trentini e Andrea Colbacchini, prodotto da tsm | step Scuola per il Governo del Territorio e del Paesaggio. La giuria presieduta da Isabella Bossi Fedrigotti con Romina Zanon e Alessandro De Bertolini ha dato la seguente motivazione: “L’opera di Michele Trentini e Andrea Colbacchini, prendendo le mosse dall’analisi di un piatto creato da un affermato chef locale, offre un approfondimento su alcune pratiche agroalimentari strettamente legate alla biodiversità del territorio trentino. Alternando un codice narrativo tipico dell’osservazione documentaristica ad un linguaggio lirico-visivo segnato da pause e silenzi evocativi, i registi disegnano un viaggio che conduce lo spettatore dai paesaggi alpini e dolomitici della Val Rendena e della Valle del Vanoi fino a quelli terrazzati dai tratti mediterranei dell’Alto Garda. Volti, gesti e frammenti di vita agreste si fondono in un canto corale allo spazio agricolo del territorio antropico trentino e alla solerzia degli uomini e delle donne che lo abitano”.

Il premio “Sguardi dal mondo” è andato al film spagnolo “Queens of Orango / le regine di Orango” di Raúl Bueno Herrera (Spagna 2020, 52’), uno splendido documentario antropologico ricchissimo di spunti di riflessione. Nel sud-ovest della Guinea Bissau ci sono alcune isole dove vive un popolo molto particolare, i Bissago, in armonia con la spettacolare natura che li circonda, dove la donna è protagonista. Attraverso  le donne di Eticoga, sull’isola di Orango, conosciamo gli aspetti più significativi e particolari di questa società matriarcale così diversa non solo dal modo di vivere occidentale, ma dal resto dell’Africa e da quasi tutte le altre culture del pianeta.

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Frame del film “Queens of Orango / le regine di Orango” di Raúl Bueno Herrera

Questa la motivazione della giuria presieduta da Duccio Canestrini con Katia Berrnardi e  Alessandro De Bertolini: “Arcipelago di Bissau (Isole Bijagos,  Africa occidentale). Una manciata di isolette sotto Capo Verde, davanti alla Guinea Bissau. Sull’isola maggiore, Orango, un’antica tradizione matriarcale affida alle donne sia la gestione delle risorse economiche sia la funzione spirituale. Interessante notare, come elemento di riflessione in un mondo ancora travolto dalle discriminazioni sessiste, come le donne qui abbiano grandi responsabilità politiche e sociali, oltre a tenere aperto il dialogo con la divinità: un rapporto straordinariamente intenso, mediato attraverso il contatto con le  anime dei defunti. Ottime le riprese video, intelligente la scelta degli intervistati. E com’è giusto che sia nell’ottica di una cinematografia etnografica moderna, c’è attenzione anche ai segnali di cambiamento, senza stucchevoli nostalgie né traccia di primitivismo”.

Il premio “Cultura animata”  è stato attribuito dalla giuria presieduta da Andrea Artusi con Sabrina Zanetti e Dalia Macii al geniale film d’animazione francese “Amerigo et le nouveau monde” di Luis Briceno e Laurent Crouzeix (Francia 2020, 14’) preferito anche dalle scuole primarie intervenute la prima mattina del festival, “per la straordinaria capacità di affrontare un tema storico controverso, come quello dell’attribuzione del nome al continente americano, attraverso le vicende di Amerigo Vespucci narrate con ironia e padronanza delle diverse tecniche di animazione, capaci di rendere il corto in grado di intrattenere e incuriosire sia un pubblico adulto che di ragazzi con ritmo, rigore narrativo e al contempo leggerezza dei toni espressivi”. 

Menzione speciale all’inglese “Weight of consciousness/ Il peso della coscienza” di Alemsah Firat (Regno Unito 2020, 4’) “per la poesia e l’originalità della tecnica utilizzata nell’animazione che, con un elegante e raffinato linguaggio pittorico, è in grado di condurre lo spettatore in un viaggio attraverso l’evoluzione della coscienza umana fin dal grembo della madre terra attraverso i luoghi del mito rappresentati con originalità e spessore narrativo”.

La menzione CinemAMoRe attribuita dai rappresentanti dei tre festival trentini Trento FIlm Festival, Religion Today e RAM film festival è andata al film “Et si Babel n’était qu’un mythe? / E se Babele non fosse che un mito?” di Sandrine Loncke (Francia 2019, 56’) con la seguente motivazione: “Ci sono storie che possiedono una forza intrinseca ed eversiva. Narrazioni in grado di ricalibrare, con una dolce e risoluta spinta, la nostra posizione nel mondo. Quella di What if Babel was just a Myth? è una di quelle storie. Il documentario descrive, con una cinematografia curata ed essenziale, le vicende umane, linguistiche e sociali degli abitanti di una remota località del sud del Ciad. La macchina da presa segue da vicino il lavoro di un giovane linguista francese che cerca di documentare nella maniera più precisa possibile uno dei molti idiomi locali. Gli abitanti del villaggio si rivelano essere poliglotti provetti. Alcuni di loro conoscono ed utilizzano fino a sei lingue diverse. Se ad ogni lingua corrisponde una visione del mondo e un sistema di valori, non si può non pensare che i protagonisti di questo documentario siano dotati di una immensa ricchezza, che rischia di scomparire insieme alla lingua che di essa è espressione. Il film diviene così una vera e propria celebrazione della diversità e dell’apertura mentale e della capacità di accoglienza che il multilinguismo porta con sé”. 

Rovereto. Si è aperto il primo RAM film festival Rovereto Archeologia Memorie con la vernice della mostra “C’era una volta la peste: Venezia e Rovereto” e i primi verdetti. Al film “I paesaggi del cibo” il premio L’Italia si racconta; al film “Amerigo e il nuovo mondo” il premio Cultura Animata. Ricco il programma della seconda giornata. Primo incontro al bistrot con Andrea Augenti, e la sera Buffa racconta l’Olimpiade del 1936

La locandina della prima edizione di RAM Film Festival Rovereto-Archeologia-Memorie dal 13 al 17 ottobre 2021

L’appuntamento, mercoledì 13 ottobre 2021, è stato alle 18, a Palazzo Sichardt sede del Museo della Città di Rovereto, per l’inaugurazione della mostra “C’era una volta la peste: Venezia e Rovereto. Le misure di contenimento del morbo tra ‘500 e ‘600” (fino al 9 gennaio 2022): primo grande evento della prima edizione di RAM film festival – Rovereto Archeologia Memorie, che proprio mercoledì 13 ottobre ha aperto il sipario al teatro Zandonai dove, fino al pomeriggio di domenica 17 ottobre 2021, vengono presentati ben 62 film, da 27 diverse nazioni. Presenti anche molti registi e produttori che hanno colto l’invito del festival a presentare personalmente le loro opere. Ma l’apertura della mostra è anche la conferma del salto di qualità da “rassegna” a “festival”, che si diffonde e coinvolge l’intera città.

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Logo della mostra “C’era una volta la peste: Venezia e Rovereto”

“Senza un vaccino, senza medicinali specifici, senza norme igieniche adeguate”, spiegano alla Fondazione Museo Civico di Rovereto, che ha promosso la mostra in collaborazione con la Fondazione Querini Stampalia, “di fronte ad un morbo che risulta devastante quanto inarrestabile, la Repubblica di Venezia per contrastare la diffusione della peste si affida alle sole misure che all’epoca apparivano efficaci: la disinfezione, il distanziamento, l’isolamento, le preghiere. L’epidemia non conosce confini e Rovereto non fa eccezione, trovandosi costretta a seguire un percorso del tutto simile, disponendo la chiusura della città, i limiti nella circolazione delle persone e delle merci, e costruendo un’ampia rete di lazzaretti, luoghi destinati ad isolare più che a curare le persone infette. Attraverso volumi antichi di medicina, astrologia, farmacia, osservando le mappe del contagio e le testimonianze della devozione popolare, la mostra “C’era una volta la peste. Venezia e Rovereto” racconta una storia che ognuno di noi in realtà conosce già. Specchiarsi in questa storia, che non ci è poi così lontana né così estranea, conduce a un confronto ricco di rimandi e suggestioni. Così la mostra – curata dalla Fondazione Querini Stampalia e arricchita dai documenti della Biblioteca Civica Tartarotti di Rovereto – rivolge lo sguardo all’oggi, alle incognite che ancora abbiamo davanti e alle poche eppure sostanziali differenze rispetto alle grandi pestilenze del passato: ospedali al posto dei lazzaretti, dispositivi di protezione individuale al posto di spezie ed erbe officinali e uno strumento di prevenzione straordinario come il vaccino”.

Consegna del premio “L’Italia si racconta” al film “I paesaggi del cibo” di Michele Trentini e Andrea Colbacchini (foto fmcr)

Nella prima giornata del RAM film Festival sono anche stati annunciati i primi verdetti delle Giurie, con i primi film premiati: Il premio L’ITALIA SI RACCONTA attribuito dalla giuria presieduta dalla scrittrice e giornalista Isabella Bossi Fedrigotti, presidente del Comitato scientifico del RAM FILM FESTIVAL, con l’artista visiva Romina Zanon e Matteo Zadra, presidente del nuovo Cineforum di Rovereto, è andato al film “I paesaggi del cibo” (Italia, 2021; 31’).

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I registi Michele Trentini e Andrea Colbacchini (foto fmcr)

“L’opera di Michele Trentini e Andrea Colbacchini, prodotta da tsm | step Scuola per il Governo del Territorio e del Paesaggio, nell’ambito del progetto transfrontaliero Alpine Space, prendendo le mosse dall’analisi di un piatto creato dallo chef stellato Alfio Ghezzi, offre un approfondimento su alcune pratiche agroalimentari strettamente legate alla biodiversità del territorio trentino. Alternando un codice narrativo tipico dell’osservazione documentaristica ad un linguaggio lirico-visivo segnato da pause e silenzi evocativi, i registi disegnano un viaggio che conduce lo spettatore dai paesaggi alpini e dolomitici della Val Rendena e della Valle del Vanoi fino a quelli terrazzati dai tratti mediterranei dell’Alto Garda. Volti, gesti e frammenti di vita agreste si fondono in un canto corale allo spazio agricolo del territorio antropico trentino e alla solerzia degli uomini e delle donne che lo abitano”.

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Frame del film “Amerigo et le nouveau monde / Amerigo e il nuovo mondo” di Luis Briceno e Laurent Crouzeix

Per la sezione CULTURA ANIMATA, la giuria presieduta da Andrea Artusi con Dalia Macii e Sabrina Zanetti ha invece premiato il film francese “Amerigo e il nuovo mondo” (Francia, 2020; 14’) di Luis Briceno e Laurent Crouzeix, per la straordinaria capacità di affrontare un tema storico controverso con un’ironia e una padronanza delle diverse tecniche di animazione capaci di rendere il corto in grado di intrattenere e incuriosire sia un pubblico adulto che di ragazzi con ritmo, rigore narrativo e al contempo leggerezza dei toni espressivi. 

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Frame del film “Langobardi. Alboino e Romans” di Simone Vrech

Programma fitto di eventi anche per la seconda giornata del festival, giovedì 14 ottobre 2021. Per quanto riguarda i film al teatro Zandonai, tra gli altri si segnalano, il mattino, l’Italiano “Alighieri Durante, detto Dante”, che vede protagonista Alessandro Barbero che ricostruisce infanzia, giovinezza e formazione del sommo poeta. Chiude il mattino l’innovativo docufilm sul mondo longobardo “Langobardi. Alboino e Romans”.

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Frame del film “The eyes of the land / Gli occhi della terra” di Marcos Altuve Marquina

Nel pomeriggio, il documentario spagnolo “Gli occhi della terra (The eyes of the Land)” sottolinea quanto anche una specie minacciata, come quella delle testuggini speronate del Marocco, sia un patrimonio da proteggere, e come la scienza abbia bisogno della conoscenza dei locali per salvare la biodiversità del pianeta. Sempre il pomeriggio, in programma “PescAmare”, dove un’umanità variegata e instancabile, porta avanti, anche se con modalità diverse dal passato, la tradizionale vita dei pescatori, il timore e il rispetto del mare. 

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L’archeologo Andrea Augenti

Nel pomeriggio, alle 17, prima tappa degli INCONTRI AL BISTROT, i momenti informali con gli ospiti del festival, con aperitivo offerto al Bistrot di Alfio Ghezzi. Il primo incontro è dedicato a “Il lungo viaggio dell’archeologia” con l’archeologo Andrea Augenti, docente di Archeologia medievale all’università di Bologna. Modera Andreas Steiner, direttore della rivista ARCHEO, partner editoriale del Festival. L’evento è gratuito, su prenotazione. Da Tutankhamon ai castelli medievali, da Oetzi a Ebla, da Pompei a Machu Picchu e molte altre scoperte presenti, passate e future: l’archeologia ci stupisce continuamente e racconta il nostro passato con metodi sempre più precisi e raffinati. Un viaggio nel tempo e nello spazio che non finirà mai, alla ricerca di luoghi, di persone e di oggetti. Alla ricerca della nostra storia.

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Il giornalista Federico Buffa

La sera alle 20.45 evento speciale al teatro Zandonai. Federico Buffa racconta “1936: l’Olimpiade che ha cambiato il cinema”, storie di uomini e di sport si intrecciano attraverso gli “sguardi” della regista Leni Riefenstahl. Federico Buffa, noto giornalista e storyteller racconta le Olimpiadi del 1936 a Berlino, quelle dei 4 ori di J.C. Owens nella Germania nazista, o del primo oro italiano al femminile con Ondina Valla, il tutto documentato per la prima volta su pellicola da Leni Riefenstahl, incaricata da Hitler di raccontare la più importante avventura dello sport mondiale. Un documentario che ha attraversato Storia e storie, che ha sperimentato tecniche nuove e che ha rivoluzionato per sempre la nostra visione dello sport e del cinema.

Rovereto. Presentato il programma della prima edizione di RAM Film Festival Rovereto-Archeologia-Memorie, un festival diffuso che si espande a coinvolgere la città e il territorio con un programma ricco e articolato: al teatro Zandonai e on-line, una sessantina di film con 16 prime italiane, 10 prime assolute e 2 prime internazionali; all’Alfio Ghezzi Bistrot gli incontri culturali; al museo della Città la mostra “C’era una volta la peste: Venezia e Rovereto”. Molti gli eventi speciali

La locandina della prima edizione di RAM Film Festival Rovereto-Archeologia-Memorie dal 13 al 17 ottobre 2021

Il festival di Rovereto cambia pelle nel segno della tradizione. Così la 32.ma edizione della Rassegna internazionale del cinema archeologico di Rovereto diventa sezione della prima edizione di RAM Film Festival Rovereto-Archeologia-Memorie, in calendario a Rovereto dal 13 al 17 ottobre 2021, un festival diffuso che si espande a coinvolgere la città e il territorio con un programma ricco e articolato che si potrà seguire in presenza, ad acceso gratuito, alcune volte con prenotazione obbligatoria, e sempre con il Green Pass, al teatro Zandonai – sede principale delle proiezioni –, all’Alfio Ghezzi Bistrot – scelto per gli incontri -, al museo della Città e nelle altre location coinvolte. Ma i film in concorso saranno disponibili anche online, attraverso una piattaforma fruibile gratuitamente previa registrazione e comodamente raggiungibile sul sito del RAM film festival.

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Alessandra Cattoi e Giovanni Laezza: direttrice e presidente della fondazione museo civico di Rovereto (foto Graziano Tavan)

“Da ben 32 anni, il mese di ottobre di ogni autunno roveretano è legato a uno degli eventi più importanti e impegnativi per la Fondazione Museo Civico che presiedo, cioè l’annuale rassegna di documentari dedicati alla valorizzazione e alla conservazione del patrimonio culturale mondiale, nata nel 1990 in memoria di uno degli studiosi più grandi della città di Rovereto, l’archeologo Paolo Orsi, uno dei padri della nostra istituzione che quest’anno compie 170 anni”, scrive Giovanni Laezza, presidente della Fondazione Museo Civico di Rovereto. “L’ho sempre considerata una straordinaria opportunità di arricchimento culturale, di scambio e di confronto.  Oggi, dall’interno dell’organizzazione, mi è ancora più chiara l’importante mission di questo evento. La memoria. Fare memoria del patrimonio, materiale e immateriale, che ci definisce, come donne e come uomini. Proprio da qui nasce l’idea del nuovo nome del Festival. RAM – Rovereto, Archeologia, Memorie. La RAM è la memoria operativa del computer, una memoria che lavora, che fa circolare informazioni e idee, e così vuole essere il nostro Festival. Non si può progettare il futuro con tutti gli strumenti necessari – continua – senza conoscere il nostro passato, la nostra storia, senza guardare con interesse e rispetto i popoli che ci hanno preceduto o che vivono anche oggi lontano da noi, con culture diverse. Al contempo, sono particolarmente soddisfatto del cambio di passo operato quest’anno, dei grandi nomi che hanno accettato di far parte, per la prima volta nella storia del Festival del neonato comitato scientifico, la scrittrice Isabella Bossi Fedrigotti, l’archeologa Barbara Maurina, l’antropologo Duccio Canestrini, lo sceneggiatore e fumettista Andrea Artusi. Sono fiero dello sforzo per aprirsi nei confronti della città e di un pubblico vasto, con un’offerta, oltre che del palinsesto cinematografico, anche di svariate occasioni per riflettere, per incontrare i numerosi ospiti, protagoniste e protagonisti del nostro tempo, per usufruire di corsi di formazione e di masterclass. Il Festival – conclude – rimane sì un appuntamento di alto livello, ma non è di nicchia. Oltre al teatro, esce per le strade cittadine, propone appuntamenti per i giovani, intreccia cultura, tradizioni e vita”.

Il teatro Zandonai di Rovereto dove si tengono le proiezioni dei film del Rovereto-Archeologia-Memorie (foto fmcr)

In programma, al teatro Zandonai, una sessantina di film con 16 prime italiane, 10 prime assolute e 2 prime internazionali. E qui balza subito all’occhio, scorrendo il programma, la differenza rispetto al passato. C’è un’icona che precede il titolo del film e ne identifica la sezione, cioè il premio cui concorre. Un capitello identifica i 23 film che concorrono per il premio “Paolo Orsi”; una matita gli 11 film per il premio “Cultura animata”; un mappamondo i 13 film per il premio “Sguardi dal mondo” e per la menzione CinemAMoRE; e l’Italia i 12 film per il premio “L’Italia si racconta”. E per ognuno di questi premi c’è una specifica giuria qualificata che decreterà i vincitori nella cerimonia di domenica 17 ottobre, alle 18.40, e la chiusura del Festival.

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Lo chef Alfio Ghezzi

Gli Incontri al Bistrot. La novità della prima edizione di RAM è proprio lo sdoppiamento della sede. Non più al teatro Zandonai, ma all’Alfio Ghezzi Bistrot, sempre in corso Bettin come il teatro, e a pochi passi sull’altro lato della strada, al Mart. Sono su prenotazione, con posti limitati. Gli incontri diventano un aperitivo in compagnia degli ospiti del Festival, nella cornice del prestigioso locale dello chef stellato Alfio Ghezzi. Tre gli “Incontri” in calendario, sempre dalle 17 alle 18.30: il 14 ottobre 2021, con Andrea Augenti, docente di Archeologia medievale all’Università di Bologna, su “Il lungo viaggio dell’archeologia”, modera Andreas Steiner, direttore della rivista Archeo; il 15 ottobre 2021, con Tiziano Straffelini, geologo impegnato nel restauro della cattedrale parigina, su “Notre-Dame: tecnologie e progetti per il restauro del secolo”, modera Alessandra Cattoi, direttrice del RAM Film Festival; e il 16 ottobre 2021, con Andrea Artusi, sceneggiatore e disegnatore per la Sergio Bonelli Editore e conduttore del programma radiofonico Avamposto 31, su “Il fumetto tra storia e fiction: Martin Mystère a Venezia”, modera Marco Nicolò Perinelli, archeologo e giornalista.

“Frutto di un percorso in divenire, la Rassegna Internazionale del Cinema Archeologico si presenta oggi con la nuova veste del Festival”, spiega Alessandra Cattoi, direttrice del RAM Film Festival e della Fondazione Museo Civico di Rovereto. “Nato come momento per appassionati e addetti ai lavori, è cresciuto e si è trasformato in un appuntamento atteso dalla città e dai tanti affezionati che lo hanno frequentato con regolarità. Una manifestazione non solo roveretana, che negli anni ha proposto migliaia di film, organizzato centinaia di incontri, messo in rete registi, produttori, giovani talenti. Un evento che ad ogni edizione mette in campo il meglio di un team affiatato, creativo ed esperto, che si prende cura e fa crescere anno dopo anno quello che oggi è diventato il RAM film festival – Rovereto, Archeologia, Memorie. L’esplorazione delle migliori produzioni di documentari a tema archeologico – continua – rimane il cuore di una manifestazione che ha ampliato i propri orizzonti per raccontare antiche tradizioni, luoghi, popoli, lingue, monumenti, temi che rischiano di essere confinati in un cono d’ombra sul quale è invece importante mantenere la luce. Perché rappresentano il nostro patrimonio di culture, la memoria di tutti noi. Il Festival è certamente una rara occasione per promuovere la cultura cinematografica, per mostrare opere che non trovano riscontro nei circuiti commerciali, è anche un momento di confronto e di scambio tra professionisti, ma è soprattutto un’occasione per vivere quella straordinaria e particolarissima “atmosfera di Festival”. Spaziando dalle proiezioni dei film agli incontri, dalle passeggiate alle presentazioni di libri, dalle mostre agli aperitivi, il RAM Film Festival – conclude – vuole coinvolgere il suo pubblico e tutta la città di Rovereto, protagonista di un evento culturale che ci auguriamo sia davvero speciale”.

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Il museo della Città a Rovereto, ospitato a Palazzo Sichardt (foto fmcr)

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Logo della mostra “C’era una volta la peste: Venezia e Rovereto”

Ci sono poi gli eventi speciali. Il 13 ottobre 2021, alle 18, al museo della Città, inaugurazione della mostra “C’era una volta la peste: Venezia e Rovereto. Le misure di contenimento del morbo tra ‘500 e ‘600” in collaborazione con la Fondazione Querini Stampalia – Venezia. La mostra si potrà visitare fino al 9 gennaio 2022. In concomitanza con il RAM Film Festival, da giovedì 14 a sabato 16 ottobre, apertura straordinaria dalle 10 alle 20.30, domenica 17 ottobre, dalle 10 alle 18, con ingresso gratuito per i partecipanti al festival. Inoltre, venerdì 15 ottobre, alle 14.30, visita guidata alla mostra con ingresso gratuito per i partecipanti al Festival. Partecipazione gratuita, posti limitati; su prenotazione: 0464 452820 – rassegna@fondazionemcr.it

Leni Riefenstahl durante le riprese di Olympia_foto-Bundesarchiv

La regista Leni Riefenstahl durante le riprese di Olympia nel 1936 a Berlino (foto Bundesarchiv)

Giovedì 14 ottobre 2021, alle 20.45, al teatro Zandonai, “1936: l’Olimpiade che ha cambiato il cinema”: storie di uomini e di sport e Grande Storia si intrecciano attraverso gli “sguardi” della regista Leni Riefenstahl nel racconto di Federico Buffa. Leni Riefenstahl fu incaricata da Hitler di realizzare un documentario delle Olimpiadi del 1936 a Berlino, il primo in assoluto, che raccontasse la più importante avventura dello Sport mondiale. Un documentario che ha attraversato Storia e storie, che ha sperimentato tecniche nuove e che ha rivoluzionato per sempre la nostra visione dello sport e del cinema.

Il maestro Leandro Piccioni (dietro, al centro) con il Quartetto Pessoa (foto fmcr)

Sabato 16 ottobre 2021, alle 20.45, al teatro Zandonai, “Musica per il cinema”, un emozionante percorso musicale fra le più belle colonne sonore del cinema, con i brani più celebri del geniale compositore italiano passando per il tango argentino di Astor Piazzolla. Il RAM Film Festival vuole così rendere omaggio al genio indiscusso delle colonne sonore, scomparso nel luglio del 2020 all’età di 91 anni dedicandogli il concerto “Omaggio a Ennio Morricone”, per pianoforte e quartetto d’archi con Leandro Piccioni & Quartetto Pessoa. Evento gratuito, posti limitati.

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Frame del film film “Songs of the Water Spirits” di Nicolò Bongiorno

Domenica 17 ottobre 2021, alle 16.30, al teatro Zandonai, “Raccontando l’india: il Ladakh”. Nicolò Bongiorno, regista di “Songs of the Water Spirits”, racconta il film realizzato nel Ladakh in India, dialogando con l’antropologo Duccio Canestrini. Proiezione del film fuori concorso “Songs of the Water Spirits / Le canzoni degli spiriti dell’acqua” di Nicolò Bongiorno (Italia 2020, 100’). Il film è il risultato di 3 anni di lavoro sul campo nell’Himalaya Kashmiriano nel tentativo di raccontare la sfida di una società “laboratorio” incastonata tra i deserti di alta quota e alcune delle vette più alte e spettacolari del mondo, travolta dall’impatto dei cambiamenti climatici e alla ricerca di una “nuova” via verso un “antico futuro”.