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Ginnasio ellenistico (Al Fayoum, Egitto), piccola Pompei (Vienne, Francia), il più antico porto di una città sumerica (Abu Tbeirah, Iraq), Domus del Centurione (Roma, Italia), città romana sommersa (Hammamet, Tunisia): sono le cinque scoperte archeologiche candidate alla vittoria della 4ª edizione dell’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad”. Aperto il voto popolare. La premiazione alla XXI Bmta

Alla Bmta di Paestum l’international archaeological discovery Award intitolato a Khaled al-Asaad

Il ginnasio ellenistico rinvenuto ad Al Fayoum (Egitto), la piccola Pompei di Vienne (Francia), il più antico porto di una città sumerica ad Abu Tbeirah (Iraq), la Domus del Centurione dagli scavi della metro C a Roma (Italia), e la città romana sommersa nel golfo di Hammamet (Tunisia), sono le cinque scoperte archeologiche candidate alla vittoria della 4ª edizione dell’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad”, promosso dalla Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico e da Archeo, che sarà consegnato a Paestum il 16 novembre in occasione della XXI BMTA, dal 15 al 18 novembre 2018, alla presenza di Fayrouz, figlia di Khaled al-Asaad. Lo hanno annunciato i promotori, Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico e Archeo, che hanno inteso dare il giusto tributo alle scoperte archeologiche attraverso un Premio annuale assegnato in collaborazione con le testate internazionali, tradizionali media partner della Borsa: Antike Welt (Germania), as. Archäologie der Schweiz (Svizzera), Current Archaeology (Regno Unito), Dossiers d’Archéologie (Francia). L’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad” – giunto alla quarta edizione e intitolato all’archeologo di Palmira che ha pagato con la vita la difesa del patrimonio culturale – è l’unico riconoscimento a livello mondiale dedicato al mondo dell’archeologia e in particolare ai suoi protagonisti, gli archeologi, che con sacrificio, dedizione, competenza e ricerca scientifica affrontano quotidianamente il loro compito nella doppia veste di studiosi del passato e di professionisti a servizio del territorio. Il direttore della Borsa Ugo Picarelli e il direttore di Archeo Andreas Steiner hanno condiviso questo cammino in comune, consapevoli che “le civiltà e le culture del passato e le loro relazioni con l’ambiente circostante assumono oggi sempre più un’importanza legata alla riscoperta delle identità, in una società globale che disperde sempre più i suoi valori”. Il Premio, dunque, si caratterizza per divulgare uno scambio di esperienze, rappresentato dalle scoperte internazionali, anche come buona prassi di dialogo interculturale. Il Premio sarà assegnato alla prima scoperta archeologica classificata, secondo le segnalazioni ricevute da ciascuna testata, che indicherà cinque scoperte in ordine di preferenza, tutte avvenute nell’anno precedente. La somma delle indicazioni di ogni testata determinerà l’assegnazione del riconoscimento. Sarà attribuito, inoltre, uno “Special Award” alla scoperta archeologica che avrà ricevuto il maggior consenso dal grande pubblico attraverso la pagina Facebook della Borsa (www.facebook.com/borsamediterraneaturismoarcheologico) nel periodo 18 luglio – 18 ottobre. E allora cerchiamo di conoscere meglio queste scoperte archeologiche.

Il ginnasio ellenistico scoperto nei pressi dell’oasi di al-Fayyum in Egitto

Egitto: il ginnasio ellenistico rinvenuto ad Al Fayoum. Presso Al Fayoum, l’oasi più grande dell’Egitto, nota come “il giardino dell’Egitto”, a 130 km a sud-ovest del Cairo, nell’antico villaggio di Philoteris, l’odierna oasi di Madinat Watfa vicino al Qarun Lake, archeologi tedesco-egiziani del Fayum Survey Project hanno rinvenuto il primo ginnasio ellenistico conosciuto in Egitto. La presenza di gymnasia in Egitto era già attestata da fonti scritte, soprattutto nei papiri tolemaici, ma non se n’era mai trovata traccia. Gli scavi hanno portato in luce elementi architettonici riconducibili a una pista da corsa, una palestra, ma anche giardini e altri luoghi di ritrovo. “Il ginnasio”, spiega Aymen Ashmawi, capo del dipartimento delle Antichità dell’Antico Egitto al ministero delle Antichità, “comprendeva una grande sala riunioni, allora con tante statue, una sala da pranzo e un cortile. La pista da corsa era quasi di 200 mt, per le tipiche gare di 180 metri negli stadi. Intorno all’edificio sontuosi giardini”. E Cornelia Römer, responsabile degli scavi per conto dell’Istituto Archeologico Germanico (DAI) aggiunge: “Questi ginnasi erano finanziati privatamente da persone ricche, desiderosi che i loro villaggi diventassero ancora più greci. In questi luoghi i giovani greci dell’alta società si allenavano negli sport, imparavano a leggere e scrivere, e godevano di discussioni filosofiche”. Questa sensazionale scoperta, prima nel suo genere, mostra chiaramente l’impatto che la vita greca ebbe in Egitto; Alessandro Magno fu il primo a introdurla in Egitto e in seguito migliaia di coloni greci vi giunsero attratti dal nuovo regno tolemaico, che prometteva pace e prosperità.

A Vienne, in Francia, è stata scoperta una città romana del I sec. d.C. distrutta da incendi come Pompei

Francia: una piccola Pompei a Vienne. Il ritrovamento di una città romana, di circa 7mila mq abitata dal I sec. d.C., con ville di lusso arredate con mosaici e statue monumentali e uffici pubblici, frequentata per tre secoli e distrutta da una serie di incendi improvvisi, è avvenuto nelle vicinanze di Vienne, sulle sponde del Rodano, a circa 30 km a sud di Lione, capitale dei Galli. Per Benjamin Clement, l’archeologo ricercatore associato al Laboratorio ArAr, Archéologie et Archéométrie, che guida i lavori, “è senza dubbio lo scavo di un sito romano più importante degli ultimi 40 o 50 anni”. La città di Vienne, già famosa per il suo teatro romano e per un tempio, fu un importante nodo nella strada che collegava la Gallia settentrionale con la provincia della Gallia Narbonensis, la Francia meridionale di oggi. Il sito è stato scoperto nell’aprile 2017, in seguito all’inizio di lavori di costruzione per un complesso abitativo. Molti degli oggetti si sono presentati, non solo in ottimo stato di conservazione, ma in quello stato di razionalità nel disordine, di ambiente pietrificato da un istante all’altro, proprio di un sito abbandonato all’improvviso per un’emergenza. Ecco perché, insieme alla tipologia degli ambienti ritrovati, è stata fatta la similitudine con la città devastata dall’eruzione vesuviana. Tra i ritrovamenti un’imponente casa dei Baccanali, all’interno della quale c’è una pavimentazione a mosaico che mostra una processione di menadi e satiri; e in un’altra area un bellissimo mosaico dipinge Talia, musa protettrice della commedia, rapita dal dio-satiro Pan; c’è poi un grande edificio pubblico con una fontana monumentale, una struttura atipica per i tempi, molto probabilmente la Schola di retorica e/o di filosofia, che gli studiosi sanno venisse ospitata a Vienne.

Nel tell di Abu Tbeirah in Iraq è stato scoperto il più antico porto di una città sumerica

Iraq: il più antico porto di una città sumerica ad Abu Tbeirah. La scoperta di un porto risalente al III millennio a.C. nella parte Nord-Ovest del tell di Abu Tbeirah (di 130×40 mt circa, vicino all’antica linea di costa del golfo arabico, una posizione importante all’interno di un ambiente paludoso e a ridosso del mare) da parte della missione archeologica italo-irachena, diretta da Franco D’Agostino e Licia Romano dell’università La Sapienza di Roma, scrive un nuovo capitolo della storia della Mesopotamia, superando l’immaginario comune che identifica le antiche città attorniate da distese di campi di cereali, irrigati da canali artificiali. Le città sumeriche erano tutte organizzate attorno al polo templare/palatino e collegate tra di loro tramite canali, dotate per questo di un porto che consentisse la gestione dei contatti e dei commerci. Il porto è un bacino artificiale, una zona più depressa, circondata da un massiccio terrapieno con un nucleo di mattoni d’argilla, con due accessi che lo mettevano in comunicazione con la città e che sono chiaramente visibili anche dalle immagini satellitari di Google. Si tratta del porto più antico sinora scavato in Iraq, visto che le uniche testimonianze di strutture portuali provengono da Ur, di duemila anni più tarde. La connessione del sito con le paludi sumeriche non esclude che il porto non fosse deputato esclusivamente alla funzione di ormeggio delle barche e di gestione dei commerci con le altre città, ma anche riserva d’acqua e immensa vasca di compensazione delle piene del fiume, nonché fulcro di varie attività dell’insediamento connesse all’utilizzo della risorsa idrica. La scoperta apre nuovi scenari di ricerca sulla vita delle città del sud della Mesopotamia, ma anche sulle ragioni del loro abbandono. La forte connessione con le paludi del delta, quindi con un ambiente estremamente sensibile ai cambiamenti climatici e al regime delle precipitazioni, potrebbe chiarire i motivi della riduzione e poi scomparsa dell’insediamento di Abu Tbeirah alla fine del III millennio a.C., un momento in cui in diverse parti del mondo si registra un cambiamento climatico importante, il cosiddetto 4.2 ka BP event, cioè un evento di 4200 anni fa.

I lavori per la Metro C a Roma hanno portato alla luce la Domus del Centurione

Italia: la Domus del Centurione dagli scavi della metro C a Roma. Mosaici in bianco e nero suggestivi, pavimenti di ardesia e marmo bianco, pitture sulle pareti, i resti di una fontana. Tutto questo è stato rinvenuto a dodici metri di profondità, nel corso degli scavi del cantiere della Metro C. Si tratta di una scoperta straordinaria in un’area, nei pressi della stazione della metropolitana di Amba Aradam, che dalla primavera del 2016 restituisce strutture legate al mondo militare. Il rinvenimento più recente, è stato definito la Casa del Comandante. Dagli scavi sono riemersi mosaici bianchi e a figure nere, geometrie, alberi, un satiro e un amorino, che lottano o danzano sotto un tralcio d’uva, un uccello su un ramo e perfino un’antica fontana, e due edifici della caserma con i dormitori dei soldati imperiali. La struttura potrebbe aver ospitato le milizie speciali, ovvero, i servizi segreti dell’imperatore. Per gli archeologi, Simona Morretta e Rossella Rea, della soprintendenza speciale Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Roma, guidata da Francesco Prosperetti, il rinvenimento sarebbe parte integrante del complesso militare, risalente agli inizi del II secolo d.C., nel pieno dell’età adrianea. Protagonista della scoperta è la Domus del Comandante della caserma, un edificio rettangolare di circa 300 mq, in cui sono riconoscibili i gradini di accesso al corridoio, il pavimento di opus spicatum (i mattoncini a spina di pesce tipici dell’epoca), le 14 stanze intorno a una sorta di cortile centrale, i resti di una fontana con vasche, arricchita, probabilmente, da sculture decorative. Incredibili i pavimenti a quadrati di marmo bianco e ardesia, in opus sectile, e intorno le pareti decorate con intonaci colorati o bianchi. Una delle stanze doveva essere riscaldata alla luce del rinvenimento delle suspensurae, pile di mattoni che formavano un’intercapedine per il passaggio dell’aria calda. Lo scavo ha riportato alla luce anche i resti di una scala realizzata successivamente per salire al piano superiore che ospitava, probabilmente, uffici o altri dormitori di soldati. Inoltre, è stata individuata un’area di servizio con pavimenti in mattoncini, vasche, canalizzazioni dell’acqua e una soglia in travertino, destinata ad accogliere le merci da conservare, e ancora, oggetti di uso comune come anelli d’oro, un manico d’avorio intarsiato di un pugnale, amuleti e i bolli laterizi che hanno consentito di datare i resti. I due nuovi edifici, come il dormitorio dei soldati, furono abbandonati e poi rasati a un metro e mezzo di altezza dopo la metà del III secolo, quando nel 271 si cominciarono a costruire le fortificazioni delle Mura Aureliane. L’importanza della scoperta si deve alla complessità e allo stato di conservazione dei CASTRA, nonché alla loro posizione, che integra tutta la cintura di edifici militari rinvenuta tra il Laterano e il Celio, un vero e proprio quartiere militare. I resti sono stati smontati e saranno rimontati all’interno della stazione museo, definita “la stazione archeologica della metropolitana più bella del mondo”.

Nel golfo di Hammamet in Tunisia sotto il mare è stata scoperta una città romana

Tunisia: una città romana sommersa nel golfo di Hammamet. Una città romana sommersa, Neapolis, con il suo reticolo di cardi e decumani che si estende per circa 20 ettari sotto il mare del Golfo di Hammamet in Tunisia è stata scoperta da archeologi sardi, tunisini e algerini, nell’ambito della nona di una serie di missioni archeologiche iniziate nel 2010 da parte del Consorzio Uno per gli studi universitari di Oristano, gli archeologi Raimondo Zucca e Pier Giorgio Spanu del dipartimento di Storia, Scienze dell’uomo e della Formazione dell’università di Sassari e il professor Mounir Fantar dell’INP Institut National du Patrimoine di Tunisi. L’area è una sorta di zona industriale della già ben nota Colonia Iulia Neapolis ed è caratterizzata dalla presenza di un gran numero di vasche, dove si procedeva alla salagione di grandi quantità di pesce (in particolare sardine ma anche piccoli tonni), che venivano sistemate all’interno di anfore di terracotta, caricate sulle navi per vari paesi del Mediterraneo. L’avventura era cominciata nel 2009 sulla base di una proposta del professor Zucca, che dopo aver studiato la Neapolis sarda, di fronte al Golfo di Oristano, mirava a studiare anche la gemella e omonima città africana. I rilievi anche subacquei e aerei eseguiti nel corso della missione appena conclusa hanno permesso di completare la planimetria della città sommersa, che rappresenta circa un terzo dell’intera Colonia Iulia Neapolis. Grazie alla scoperta di un grosso frammento di lastra calcarea utilizzata per una iscrizione plateale, la missione ha anche permesso di individuare, tra le rovine della città di terraferma, quella che potrebbe essere la 27a piazza forense romana (la 4a in territorio africano) con il suo tempio dedicato a Giove Capitolino, la sua Curia e la sua Basilica giudiziaria. Un rovinoso terremoto avvenuto più o meno a metà del IV secolo d.C. avrebbe sommerso proprio quella parte della città, aspetti attualmente da svelare anche con la partecipazione di archeosismologi e geomorfologi subacquei.

Archeologia subacquea alla Bmta di Paestum: l’ultima frontiera arriva con la realtà aumentata. Tablet con sensori subacquei per ammirare la città sommersa di Baia

Il parco archeologico della città sommersa di Baia

Tablet con sensori subacquei per ammirare, nel corso della visita-immersione, come era la Villa con ingresso a Protiro al Parco Archeologico della Città Sommersa di Baia in età romana: è l’ultima frontiera della sfida per la fruibilità del patrimonio in fondo al mare presentata alla Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico dal direttore del nucleo per gli interventi di Archeologia subacquea (NIAS), Barbara Davidde, nel corso della conferenza “Ricerca, tutela e valorizzazione del patrimonio culturale sommerso mediterraneo” organizzata in collaborazione con la soprintendenza del Mare della Regione Siciliana. Uno strumento interattivo che valorizzerà e renderà ancora più suggestiva ed emozionale la visita nel sito, sviluppato dall’istituto superiore per la conservazione e il restauro MiBACT grazie al progetto internazionale Mareculture finanziato con fondi europei.

I tablet con sensori subacquei sono l’ultima frontiera dell’archeologia subacquea

La realtà aumentata sott’acqua è solo l’ultima di una lunga serie di tecniche innovative che negli ultimi anni hanno permesso non solo di tutelare, ma anche di rendere accessibili ai turisti i tesori sul fondo del Mediterraneo. “Il turismo subacqueo è diventata una realtà effettiva soprattutto nelle piccole aree”, ha evidenziato Sebastiano Tusa, archeologo e soprintendente del Mare Regione Siciliana, “l’interesse sempre più vasto, unito allo sviluppo di tecniche e metodiche, hanno fatto sì che oggi tutti possono fare immersioni e ammirare i reperti sotto il mare. In Sicilia, per assicurarci che tutto ciò avvenga in sicurezza, abbiamo stretto accordi con i diving club che ci aiutano anche nella custodia e nell’ottimizzazione della visita installando, ad esempio, i pannelli informativi accanto ai reperti”. Ben 27 i Parchi realizzati in 12 anni dalla speciale soprintendenza che dirige, vere e proprie aree archeologiche subacquee visitabili e godibili anche grazie a palmari che si possono mettere al polso e che, con un sensore puntato sui pannelli informativi, offrono al turista sub tutte le descrizioni e informazioni utili.

La villa romana sommersa ad Epidauro in Grecia

Sistemi elettroacustici, osservazione diretta con i sommergibili e immersione tradizionale il circuito integrato utilizzato dai più autorevoli specialisti a livello internazionale dell’archeologia subacquea intervenuti alla conferenza, mostrando le meraviglie ammirabili nei fondali del Mediterraneo, dalla Villa sottomarina a Epidauro e la Britannic, la sorella del Titanic, affondata nelle vicinanze di Kea presentati dalla studiosa greca  Angeliki Simosi (Director of The Ephorate of Underwater Antiquities Hellenic Ministry of Culture and Sports), agli oltre 150 siti tra sarcofagi, pietre da macina, relitti navali, colonne e capitelli sotto le coste della Turchia mostrati da Harun Ozdas (Institute of Marine Sciences and Technology Università di Izmir “Dokuz Eylül”). “Buone pratiche che l’Unesco riunirà in un unico registro per renderle accessibili a tutti gli studiosi” ha assicurato Arturo Rey de Silva, Associate Specialist for the Underwater Cultural Heritage Programme dell’Unesco. “La sistematizzazione delle conoscenze, la ricognizione e standardizzazione delle buone pratiche sarà la nostra futura missione”, ha concluso Elena Calandra direttore dell’istituto centrale per l’Archeologia, direzione generale ABAP Archeologia, Belle Arti e Paesaggio MiBACT, mentre il neo segretario generale del MiBACT Carla di Francesco ha ipotizzato un potenziamento del nucleo per gli Interventi di Archeologia subacquea  dell’ICA per sviluppare strutture, mezzi, intelligenze e formazione utili alla valorizzazione del patrimonio sommerso italiano.

Scoperta archeologica dell’anno: l’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad” 2017 sarà assegnato a Paestum dalla Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico e da Archeo a Peter Pfälzner per aver scoperto in Iraq la grande città dell’Età del Bronzo presso il piccolo villaggio curdo di Bassetki. Presenti i tre figli archeologi di Khaled Asaad

i resti di una grande città del Bronzo scoperta in Iraq, vicino al villaggio curdo di Bassetki dalla missione dell’università di Tubinga

Cinque le nomination all’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad”, per la scoperta archeologica dell’anno, e tutte particolarmente importanti e significative: la grande città dell’Età del Bronzo presso il piccolo villaggio curdo di Bassetki, Iraq; l’edificio della barca di Sesostri III e i graffiti di 120 navi ad Abido, Egitto; la prima opera architettonica dei Neanderthal in una caverna di Bruniquel, Francia; la città indo-greca di Bazira, Pakistan; le 400 tavolette di epoca romana ritrovate nella City di Londra, Regno Unito (vedi https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2017/06/21/annunciate-le-cinque-grandi-scoperte-archeologiche-del-2016-in-lizza-per-il-terzo-international-archaeological-discovery-award-khaled-al-asaad-promosso-da-borsa-mediterranea-del-turi/). Venerdì 27 ottobre 2017, alle 20.30, alla Borsa mediterranea del turismo archeologico, nell’area archeologica di Paestum, l’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad” verrà assegnato alla scoperta della città dell’Età del Bronzo nel Kurdistan iracheno da parte di Peter Pfälzner. A pochi giorni dall’inizio della Bmta (26-29 ottobre 2017), prime anticipazioni sull’attesa kermesse che quest’anno festeggia il ventennale con un programma particolarmente ricco di eventi. E tra questi sicuramente da non perdere è l’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad” che insieme ad altri due momenti (l’incontro “#pernondimenticare il Museo del Bardo, 18 marzo 2015” con la partecipazione del direttore Moncef Ben Moussa; “#unite4heritage for Palmyra”, la serie di incontri sulla distruzione del patrimonio culturale e sulla disintegrazione delle identità) dà un senso al fatto che la Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico sin dall’inizio sia riconosciuta da Unesco e Unwto quale best practice di dialogo interculturale.

Il manifesto dell’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad”

La Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico e Archeo, la prima testata archeologica italiana – lo ricordiamo -, hanno inteso dare il giusto tributo alle scoperte archeologiche attraverso un Premio annuale, giunto alla terza edizione, assegnato in collaborazione con le testate internazionali, tradizionali media partner della Borsa: Current Archaeology (Regno Unito), Antike Welt (Germania), Dossiers d’Archéologie (Francia), Archäologie der Schweiz (Svizzera). Il premio, International Archaeological Discovery Award, è stato intitolato a Khaled al-Asaad, direttore dell’area archeologica e del museo di Palmira dal 1963 al 2003, che ha pagato con la vita la difesa del patrimonio culturale, e oggi è l’unico riconoscimento a livello mondiale dedicato al mondo dell’archeologia e in particolare ai suoi protagonisti, gli archeologi, che con sacrificio, dedizione, competenza e ricerca scientifica affrontano quotidianamente il loro compito nella doppia veste di studiosi del passato e di professionisti a servizio del territorio. Nella 1ª edizione (2015) il Premio è stato assegnato a Katerina Peristeri per la Tomba di Amphipolis (Grecia); la 2ª edizione (2016) all’INRAP Institut National de Recherches Archéologiques Préventives (Francia), nella persona del presidente Dominique Garcia, per la scoperta della Tomba celtica di Lavau.

Il momento della consegna dell’International archaeological discovery Award 2016 a Paestum

Quest’anno ad assegnare l’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad” a Peter Pfälzner, coordinatore della missione archeologica e direttore del dipartimento di Archeologia del Vicino Oriente dell’IANES (Institute Ancient Near Eastern Studies) dell’Università di Tubinga in Germania, per la scoperta della grande città dell’Età del Bronzo nel nord dell’Iraq situata presso il piccolo villaggio curdo di Bassetki nella regione autonoma del Kurdistan, fondata intorno al 3000 a.C. e la cui storia si è protratta per 1200 anni, interverranno tre ospiti speciali: Waleed, Fayrouz e Omar, cioè i tre figli di Khaled al-Asaad, tutti e tre archeologi. Waleed, ultimo direttore dell’area archeologica e del museo di Palmira, era stato catturato insieme al padre e poi rilasciato dall’Isis nel 2015. Una prigionia di sei lunghi mesi fatta di violenze psicologiche e anche fisiche. Fayrouz, archeologa, vive a Berlino dove sta completando un master all’università in attesa di tornare in patria. Con il padre e con il fratello maggiore Waleed, che ne aveva ereditato il ruolo di direttore del sito, Fayrouz lavorava quotidianamente. Omar, archeologo, era presente con la madre al momento del rapimento del padre.

La Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico del Ventennale parlerà l’arabo: a Paestum viene introdotta la lingua araba nella comunicazione. La Bmta è best practice per l’impegno a favore del dialogo interculturale

La Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico di Paestum parlerà arabo

Il Ventennale allarga gli orizzonti linguistici della Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico di Paestum: dal 26 al 29 ottobre 2017 la Bmta parlerà arabo. È la campagna molto innovativa e senza esempi analoghi in Europa o nel mondo nell’ambito delle Fiere del Turismo, che con lo slogan “Con BMTA il turismo archeologico parla arabo” invita le persone di lingua araba interessate all’archeologia e al turismo culturale a connettersi con il sito http://www.bmta.it o a visitare Paestum, colonia della Magna Grecia che ha fatto tesoro della cultura greca e di quella romana, custodendo le vestigia di entrambe. In arabo non sarà sviluppata solo la comunicazione web, ma anche l’attività di ufficio stampa e la promozione della Borsa con newsletter e una intensa attività attraverso i social network. Che la Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico di Paestum decida di comunicare anche in arabo non capita per caso. La BMTA è riconosciuta quale best practice per l’impegno a favore del dialogo interculturale, non solo attraverso la partecipazione nel Salone Espositivo di circa 25 Paesi Esteri e la presenza annuale di un Paese Ospite Ufficiale (negli anni Egitto, Marocco, Tunisia, Siria, Francia, Algeria, Grecia, Libia, Perù, Portogallo, Cambogia, Turchia, Armenia, Venezuela, Azerbaigian, India), ma anche per dedicare annualmente dal 2015 nell’ambito del programma tre significativi momenti a questo tema. Innanzitutto l’incontro “#pernondimenticare il Museo del Bardo, 18 marzo 2015” con la partecipazione del direttore Moncef Ben Moussa, dopo l’attacco terroristico al museo di Tunisi, per ricordare che il patrimonio culturale è uno strumento fondamentale per il dialogo fra le culture: ogni cittadino del mondo, al di là di appartenenze religiose o politiche, deve essere consapevole che il patrimonio culturale è un bene comune e rappresentazione di identità nazionale, per cui va difeso da tutti i Paesi che fanno della democrazia il loro baluardo.

Siglato alla XIX Borsa Mediterranea del Turismo archeologico l’Accordo di Amicizia tra Paestum e Palmira

Il secondo significativo momento riguarda Palmira con il lancio dell’hashtag “#unite4heritage for Palmyra” e una serie di incontri sulla distruzione del patrimonio culturale, sull’archeologia ferita e sulla disintegrazione delle identità. Quest’anno saranno a Paestum i tre figli di Khaled Asaad, l’archeologo-custode-direttore del sito archeologico siriano patrimonio dell’Unesco, trucidato dai miliziani dell’Isis il 18 agosto 2015: sono Fayrouz, archeologa; Walid, l’ultimo direttore delle Antichità di Palmira; Omar, archeologo. Con loro ci saranno Paolo Matthiae, archeologo e direttore della missione archeologica a Ebla in Siria dell’università la Sapienza di Roma, e Mohamad Saleh, ultimo direttore per il Turismo di Palmira. Palmira, “La Sposa del Deserto”, è la città dell’Antico Regno saccheggiata e distrutta dai terroristi dell’Isis, restituita agli occhi del mondo per la prima volta nel 1929 da Henri Arnold Seyrig (archeologo francese, directeur général des Antiquités de Syrie et du Liban a Beirut – Siria e Libano erano dal 1922 un mandato francese – è stato direttore dei musei di Francia e dell’École du Louvre dal 1960 al 1962). “Uniti per Palmira” significa impegno a tutela dell’identità culturale e spirituale di un unico mondo: quello dei tanti popoli del Mediterraneo che incontrano Roma e l’Ellade per vivificare il deserto. Dove la civiltà trova la sua sposa.

Il manifesto dell’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad”

Il terzo momento importante è rappresentato dall’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad”, il premio dedicato alla scoperta archeologica più significativa del 2016, nel nome del direttore dell’area archeologica e del museo di Palmira, dal 1963 al 2003, che ha pagato con la vita la difesa del patrimonio culturale, alla presenza dei figli Fayrouz, Walid e Omar. Il premio, promosso dalla Borsa e dalla rivista Archeo e giunto alla terza edizione, verrà assegnato in collaborazione con le testate internazionali, tradizionali media partner della BMTA: Antike Welt (Germania), Archäologie der Schweiz (Svizzera), Current Archaeology (Regno Unito), Dossiers d’Archéologie (Francia). Le cinque scoperte dello scorso anno candidate alla vittoria sono: Egitto, l’edificio della barca di Sesostri III e i graffiti di 120 navi ad Abido; Francia, la prima opera architettonica dei Neanderthal in una caverna di Bruniquel; Iraq, la grande città dell’Età del Bronzo presso il piccolo villaggio curdo di Bassetki; Pakistan, la città indo-greca di Bazira; Regno Unito, le 400 tavolette di epoca romana ritrovate nella City di Londra (vedi https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2017/06/21/annunciate-le-cinque-grandi-scoperte-archeologiche-del-2016-in-lizza-per-il-terzo-international-archaeological-discovery-award-khaled-al-asaad-promosso-da-borsa-mediterranea-del-turi/).

La Unite4Heritage è una task force composta da 60 unità pronte a intervenire su chiamata degli Stati

La Borsa con questa mission interpreta in pieno la “diplomazia culturale” che il ministro Angelino Alfano persegue nel suo impegno di politica estera, ma anche l’impegno internazionale che l’Italia ha assunto con il ministro Dario Franceschini nei confronti dell’Unesco e quindi del mondo intero di farsi partecipe della salvaguardia del patrimonio dell’umanità con i Caschi Blu coordinati dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale; non ultima l’attenzione che riserva il Presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca alla cooperazione culturale: il progetto ENI CBC “Mediterranean Sea Basin”, che succede al programma “ENPI – CBC Bacino Mediterraneo 2007-2013”, è il nuovo programma di cooperazione transfrontaliera multilaterale che vede la Campania in partenariato con i Paesi Mediterranei, al fine di creare opportunità economiche attraverso lo sviluppo locale delle destinazioni con siti Unesco e realizzare forme innovative di valorizzazione. “Non è un progetto commerciale, ma culturale”, afferma il fondatore e direttore della Borsa, Ugo Picarelli, “quella di una nuova forma di inclusione sociale, in nome della denominazione Mediterranea della Borsa (area geografica crocevia di civiltà) e del riconoscimento internazionale dell’evento da parte di Unwto e Unesco (le Nazioni Unite del Turismo e della Cultura) quale best practice di dialogo interculturale. Nel Salernitano, come nel Sud Italia, vivono migliaia di cittadini arabi, moltissimi dei quali, probabilmente, del patrimonio culturale non sanno nulla, benché vivano in luoghi dove si afferma la loro storia e dove emerge a pieno una parte non certo secondaria della loro tradizione culturale. Scoprirla non è solo un’acquisizione di conoscenza, ma una opportunità di dialogo e confronto, consapevoli nella loro lingua che il patrimonio culturale, non solo quello dei siti Unesco, appartiene anche a loro”.

XX Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico a Paestum: prime indicazioni sul ricco programma con 12 eventi unici al mondo, 120 espositori di cui 30 dall’estero, 300 relatori, 50 tra conferenze e incontri

Il parco Archeologico di Paestum che ospita la Borsa mediterranea del turismo archeologico

Vent’anni e non li dimostra. Anzi la Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico, giunta alla XX edizione, in programma a Paestum (Salerno) dal 26 al 29 ottobre 2017, si conferma un evento originale nel suo genere: luogo di approfondimento e divulgazione di temi dedicati al turismo culturale e al patrimonio; occasione di incontro per gli addetti ai lavori, per gli operatori turistici e culturali, per i viaggiatori, per gli appassionati; un format di successo testimoniato dalle prestigiose collaborazioni di organismi internazionali quali Unesco, Unwto e Iccrom oltre che da 10mila visitatori, 120 espositori di cui 30 Paesi esteri, circa 50 tra conferenze e incontri, 300 relatori, circa 40 buyer da 8 Paesi europei, 120 operatori dell’offerta, 100 giornalisti accreditati.

La presentazione della XX edizione della Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico alla Bit di Milano

Il ministro Dario Franceschini (al centro) a Paestum in occasione della XIX Bmta

E proprio per il ventennale la BMTA 2017 propone un programma ancora più ricco, con prestigiose iniziative, tra cui giovedì 26 ottobre la conferenza “I Comuni e i siti archeologici: infrastrutture, gestione e promozione” a cura di Anci (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani) e Mibact (Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo) e venerdì 27 ottobre il convegno “Il turismo sostenibile per lo sviluppo dei siti archeologici mondiali” a cura dell’Unwto, l’Organizzazione Mondiale del Turismo: infatti, il segretario generale Unwto Taleb Rifai, che più volte ha inaugurato la Borsa, ha voluto dare grande attenzione al 20° anniversario, organizzando un incontro sul turismo sostenibile quale strumento per la salvaguardia e la promozione dei siti archeologici. All’iniziativa, che si inserisce nell’ambito dell’Anno Internazionale del Turismo Sostenibile per lo Sviluppo dichiarato dall’Onu per il 2017, sono stati invitati Dario Franceschini, ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo; Lina Annab, ministro del Turismo e delle Antichità della Giordania; Eduardo Ferreyros, ministro del Commercio Estero e del Turismo del Perù; Thong Khon, ministro del Turismo della Cambogia; Hirut Woldemariam, ministro della Cultura e del Turismo dell’Etiopia. I siti Unesco rappresentati (Pompei, Petra, Aksum e Tiya, Machu Picchu, Angkor Wat) esprimono al meglio le potenzialità del patrimonio archeologico per lo sviluppo locale e l’occupazione.

Una delle location della Bmta accanto al Tempio di Cerere nel parco archeologico di Paestum

Siglato alla XIX Borsa Mediterranea del Turismo archeologico l’Accordo di Amicizia tra Paestum e Palmira

Venerdì 27 ottobre si svolgerà la conferenza “Il dialogo interculturale valore universale delle identità e del patrimonio culturale: #dontforget Bardo Museum 18.03.2015 – #unite4heritage for Palmyra”: la Borsa, infatti, è riconosciuta best practice per l’impegno a favore del dialogo interculturale, non solo attraverso la partecipazione nel Salone Espositivo di circa 30 Paesi e la presenza annuale di un Paese Ospite Ufficiale, ma anche per dedicare dal 2015 nell’ambito del programma significativi momenti a questo tema. Alla conferenza interverranno: Mai bint Mohammed Al-Khalifa, presidente dell’Autorità per la Cultura e le Antichità del Bahrain; Mounir Bouchenaki, consigliere speciale del direttore generale Unesco; Silvia Costa, commissione Cultura e Istruzione del Parlamento Europeo; Abulfas Garayev, ministro della Cultura e del Turismo della Repubblica dell’Azerbaigian; Selma Elloumi Rekik, ministro dell’Artigianato e del Turismo della Tunisia; Taleb Rifai, segretario generale Unwto; Fryad Rwandzi, ministro della Cultura, del Turismo e Antichità della Repubblica d’Iraq; Vladan Vukosavljevic, ministro della Cultura e dell’Informazione della Repubblica di Serbia. E la sera di venerdì 27 ottobre sarà consegnato l’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad” alla più significativa scoperta archeologica del 2016, alla presenza di Fayrouz, Walid e Omar, i figli dell’archeologo di Palmira che ha pagato con la vita la difesa del patrimonio culturale. Il Premio, promosso dalla Borsa e da Archeo e giunto alla terza edizione, verrà assegnato in collaborazione con le testate internazionali, tradizionali media partner della Bmta: Antike Welt (Germania), Archäologie der Schweiz (Svizzera), Current Archaeology (Regno Unito), Dossiers d’Archéologie (Francia).

Sempre molto frequentato il salone espositivo della Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico

Suggestive come sempre le location della Borsa: l’area adiacente al Tempio di Cerere (Salone Espositivo, ArcheoExperience, ArcheoIncontri, ArcheoVirtual), il museo Archeologico nazionale (Conferenze e Workshop con i buyers esteri) e la Basilica Paleocristiana (Conferenze, Premi, Incontri con i Protagonisti, ArcheoLavoro, ArcheoStartUp). È in queste sedi che saranno ospitati 12 eventi unici al mondo. Numerose le sezioni: ArcheoExperience, Laboratori e Rievocazioni nella più grande rassegna di Archeologia Sperimentale in Italia con 150 archeotecnici e rievocatori provenienti da diverse regioni italiane; ArcheoIncontri per conferenze stampa e presentazioni di progetti culturali e di sviluppo territoriale; ArcheoLavoro orientamento post diploma e post laurea con presentazione dell’offerta formativa a cura delle Università presenti nel Salone; ArcheoStartUp in cui si presentano nuove imprese culturali e progetti innovativi nelle attività archeologiche; ArcheoVirtual, l’innovativa mostra internazionale di tecnologie multimediali, interattive e virtuali; Incontri con i Protagonisti nei quali il grande pubblico interviene con importanti archeologi e i noti divulgatori della TV; International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad”; Premio “Antonella Fiammenghi” per la migliore tesi di laurea sul turismo archeologico; Premio “Paestum Archeologia” assegnato a coloro che contribuiscono alla valorizzazione del patrimonio culturale; l’unico Salone espositivo al mondo dedicato al patrimonio archeologico con la presenza di Istituzioni, Enti, Paesi Esteri, Regioni, Organizzazioni di Categoria, Associazioni Professionali e Culturali, Aziende e Consorzi Turistici; visite guidate ed educational per relatori, giornalisti e visitatori; opportunità di business nella splendida cornice del museo Archeologico con il Workshop ENIT dedicato al turismo culturale, con tour operator selezionati dall’Enit e provenienti da 8 Paesi (Austria, Belgio, Francia, Germania, Olanda, Regno Unito, Spagna, Svizzera).

La Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico di Paestum in missione a Tunisi con il Mann di Napoli e il parco archeologico di Pompei per nuove collaborazioni culturali. Invitati i ministri tunisini e il direttore del Bardo alla XX Bmta a ottobre

Il cortile centrale interno del museo del Bardo di Tunisi (foto di Gianluca Baronchelli)

La Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico, a Tunisi con esperti del parco Archeologico di Pompei e del museo Archeologico di Napoli, ha incontrato i ministri di Turismo e Cultura per invitarli al ventennale e per stipulare intese di cooperazione culturale. Il direttore della BMTA Ugo Picarelli ha incontrato a Tunisi la ministra del Turismo e dell’Artigianato Selma Elloumi Rekik e il ministro degli Affari culturali Mohamed Zine El Abidine, su invito dell’ambasciatore di Tunisia a Roma Moez Sinaoui, per coordinare un gruppo di esperti per sviluppare intese su tematiche di cooperazione culturale. La Borsa è best practice riconosciuta per l’impegno a favore del dialogo interculturale, non solo attraverso la partecipazione nel salone espositivo di 30 Paesi e l’annuale presenza a Paestum di un Paese Ospite Ufficiale, ma anche per dedicare dal 2015 nell’ambito del programma due significativi momenti a questo tema: l’incontro “#pernondimenticare il Museo del Bardo, 18 marzo 2015”, dopo l’assalto jihadista al museo di Tunisi, per ricordare che il patrimonio culturale è uno strumento fondamentale per il dialogo interculturale: ogni cittadino del mondo, al di là di appartenenze religiose o politiche, deve essere consapevole che il patrimonio culturale è un bene comune e rappresentazione di identità nazionale, per cui va difeso da tutti i Paesi che fanno della democrazia il loro baluardo;  l’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad”, in collaborazione con Archeo, la prima testata archeologica italiana, intitolato al noto archeologo di Palmira che ha pagato con la vita la difesa del patrimonio culturale.L’incontro a Tunisi è stato occasione per il direttore Ugo Picarelli di invitare la ministra del Turismo e dell’Artigianato Selma Elloumi Rekik alla XX edizione della BMTA, in programma a Paestum dal 26 al 29 ottobre 2017, per partecipare alla conferenza “Il dialogo interculturale valore universale delle identità e del patrimonio culturale: #pernondimenticare il Museo del Bardo, 18 marzo 2015 e #unite4heritage for Palmyra” in collaborazione con Unesco e Organizzazione Mondiale del Turismo, con la partecipazione dei Ministri del Turismo e della Cultura di Azerbaigian, Bahrein, Iraq, Serbia.

Il direttore della Bmta Ugo Picarelli con il ministro tunisino del Turismo Selma Elloumi Rekik

Il direttore della Borsa, come a Belgrado nei mesi scorsi, ha coordinato un gruppo di esperti rappresentato dall’archeologa Luigia Melillo, funzionario archeologo responsabile dell’ufficio Restauro e dell’ufficio Relazioni internazionali del museo Archeologico nazionale di Napoli, e dall’architetto Annamaria Mauro capo area Organizzazione e funzionamento del parco Archeologico di Pompei. Nell’incontro con i ministri tunisini, con la direzione generale Turismo culturale del ministero del Turismo e con l’istituto nazionale del Patrimonio sono state valutate, alla luce della recente riforma dei beni culturali, le collaborazioni future che riguarderanno gemellaggi con le città di epoca romana, restauri di opere d’arte, scambi di esperienze su archeologia virtuale, scavi di nuove missioni archeologiche. L’occasione è stata importante per condividere con l’ambasciatore Italiano a Tunisi, Raimondo De Cardona, che le collaborazioni possano attuarsi e svolgersi attraverso l’istituto italiano di Cultura diretto dalla salernitana Maria Vittoria Longhi.

Dopo la città punica di Cartagine, la Borsa ha visitato il museo del Bardo incontrando il direttore Mouncef Ben Moussa e ribadendo il suo impegno annuale a trasmettere sempre a futura memoria l’accaduto del marzo 2015. La Borsa per sottolineare l’amicizia col Bardo inviterà a Paestum Hamadi Ben Abdesslem, la guida turistica che ha salvato 45 italiani durante l’attacco terroristico dell’Isis, portandoli al riparo da una uscita di servizio. Poiché Hamadi è nel suo paese vice presidente dell’associazione Guide Turistiche, potrà portare la sua esperienza all’incontro annuale che ANGT, l’associazione delle guide italiane, svolge a Paestum in occasione della Borsa.

Annunciate le cinque grandi scoperte archeologiche del 2016 in lizza per il terzo International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad” promosso da Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico e Archeo: in Egitto i graffiti di 120 navi; in Francia opere architettoniche di Neanderthal; in Iraq città dell’età del Bronzo; in Pakistan città indo-greca; in Inghilterra tavolette lignee romane

L’archeologo siriano Khaled Asaad, decapitato dall’Isis il 18 agosto 2015: a lui è dedicato l’International Archaeological Discovery Award

Ugo Picarelli, direttore della Bmta

In Egitto, l’edificio della barca di Sesostri III e i graffiti di 120 navi ad Abido; in Francia, la prima opera architettonica dei Neanderthal in una caverna di Bruniquel; in Iraq, la grande città dell’Età del Bronzo presso il piccolo villaggio curdo di Bassetki; in Pakistan, la città indo-greca di Bazira; nel Regno Unito, le 400 tavolette di epoca romana ritrovate nella City di Londra. Di cosa stiamo parlando? Si tratta delle prime cinque scoperte archeologiche del 2016, candidate alla vittoria della terza edizione dell’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad”, l’unico riconoscimento a livello mondiale dedicato al mondo dell’archeologia e in particolare ai suoi protagonisti, gli archeologi, che con sacrificio, dedizione, competenza e ricerca scientifica affrontano quotidianamente il loro compito nella doppia veste di studiosi del passato e di professionisti a servizio del territorio. Ad annunciarlo Ugo Picarelli, direttore della Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico, e  Andreas Steiner, direttore della rivista Archeo, che hanno inteso dare il giusto tributo alle scoperte archeologiche attraverso un Premio annuale assegnato in collaborazione con le testate internazionali, tradizionali media partner della Borsa:Current Archaeology (Regno Unito), Antike Welt (Germania), Dossiers d’Archéologie (Francia),  Archäologie der Schweiz (Svizzera). Il Premio sarà assegnato alla scoperta archeologica prima classificata, secondo le segnalazioni ricevute da ciascuna testata. Inoltre, sarà attribuito uno “Special Award” alla scoperta, tra le prime cinque classificate, che avrà ricevuto il maggior consenso dal grande pubblico attraverso la pagina Facebook della Borsa (www.facebook.com/borsamediterraneaturismoarcheologico) nel periodo 5 luglio – 29 settembre. I premi saranno consegnati venerdì 27 ottobre – in occasione della XX BMTA, nell’area archeologica della città antica di Paestum dal 26 al 29 ottobre – alla presenza dei direttori delle testate che intervisteranno i protagonisti. Nella 1ª edizione (2015) il Premio è stato assegnato a Katerina Peristeri, responsabile degli scavi della Tomba di Amphipolis (Grecia); la 2ª edizione (2016) ha premiato l’Inrap (Institut National de Recherches Archéologiques Préventives, Francia), nella persona del presidente Dominique Garcia, per la scoperta della Tomba celtica di Lavau, alla presenza di Fayrouz Asaad archeologa e figlia di Khaled al-Asaad e Mohamad Saleh ultimo direttore per il Turismo di Palmira. I direttori Picarelli e Steiner hanno condiviso questo cammino in comune, consapevoli che “le civiltà e le culture del passato e le loro relazioni con l’ambiente circostante assumono oggi sempre più un’importanza legata alla riscoperta delle identità, in una società globale che disperde sempre più i suoi valori”. Il Premio, dunque, si caratterizza per divulgare uno scambio di esperienze, rappresentato dalle scoperte internazionali, anche come buona prassi di dialogo interculturale e cooperazione tra i popoli. Vediamo meglio le prime cinque scoperte archeologiche in nomination per il terzo International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad”

i resti di una grande città del Bronzo scoperta in Iraq, vicino al villaggio curdo di Bassetki dalla missione dell’università di Tubinga

GRANDE CITTÀ DELL’ETÀ DEL BRONZO NEL NORD DELL’IRAQ  Gli archeologi dell’Istituto di Studi del Vicino Oriente Antico dell’Università di Tubinga (IANES) hanno scoperto una grande città dell’Età del Bronzo nel nord dell’Iraq, presso il piccolo villaggio curdo di Bassetki non lontano dalla città di Dohuk, nella regione autonoma del Kurdistan, fondata intorno al 3000 a.C. e la cui storia si protrasse per 1200 anni. Gli archeologi hanno anche scoperto strati di insediamento risalenti all’impero accadico (2340-2200 a.C.), che è considerato il primo impero del mondo nella storia umana. I ricercatori sono coordinati dal prof. Peter Pfalzner dell’Università di Tubinga e dal dott. Hasan Qasim della Direzione delle Antichità di Dohuk. La città possedeva un muro difensivo, che correva intorno alla parte superiore della città già nel 2700 a.C. e che doveva proteggere i suoi abitanti dai nemici. Sono stati rinvenuti, anche, frammenti di tavolette cuneiformi assire risalenti al 1300 a.C. circa, che ha suggerito l’esistenza di un tempio dedicato al dio mesopotamico della tempesta Adad. Con la misurazione geomagnetica gli archeologi hanno individuato una vasta rete stradale, vari quartieri residenziali, grandi case e un edificio sontuoso dell’Età del Bronzo. Gli abitanti della città sconosciuta seppellivano i loro morti fuori dal perimetro cittadino. La città era collegata ai vicini insediamenti mesopotamici ed anatolici tramite un percorso viario risalente al 1800 a.C. circa.

La città indo-greca di Bazira, l’attuale Barikot, scoperta dalla missione dell’Ismeo nella valle dello Swat in Pakistan

CITTÀ INDO-GRECA DI BAZIRA IN PAKISTAN La scoperta della città di Bazira, l’attuale Barikot, nella valle pakistana dello Swat, grazie al lavoro di Francesco Palmieri dell’ISMEO, è stata asseverata dagli esami sui materiali rinvenuti che si sono appena conclusi. La valle, nota alle cronache per il suo emirato talebano e l’attentato a Malala Yusufzai e alle sue compagne di scuola, sembra rientrata nella normalità, è meta del turismo archeologico con nuovi siti scavati e il Museo inaugurato nel 2013. Lo scavo di Barikot, l’antica Bazira (12 ettari inclusa l’acropoli) riguarda circa un ettaro dei quartieri sud-occidentali dell’antica città. Lo scavo condotto dalla Missione e dal Directorate of Archaeology and Museums della Provincia del Khyber-Pakhtunkhwa è finanziato dal progetto ACT nell’ambito dell’accordo italo-pakistano di riconversione del debito. Bazira fu assediata e conquistata dai macedoni di Alessandro Magno verso la fine del quarto secolo a.C. L’archeologia aveva datato la città al periodo indogreco, quasi due secoli dopo Alessandro, al tempo del re Menandro, il re greco di fede Buddhista, le cui monete sono state ritrovate nello scavo. La città si sviluppò e fu poi abbandonata alla fine dell’Impero Kushana nella seconda metà del terzo secolo d.C. anche in concomitanza con un devastante terremoto. Lo scavo presenta livelli cospicui della città indogreca, che finora era nota grazie al monumentale muro di cinta (metà del secondo secolo a.C.) esposto per molti tratti, con i suoi bastioni e terrapieni. Per la costruzione del muro di cinta indogreco fu tagliata artificialmente una stratigrafia molto antica lungo il perimetro delle mura, esponendo i resti di un villaggio preistorico. Lo studio dei materiali ha rivelato che i livelli urbani pre-indogreci trovati dentro la città, sono databili con assoluta certezza alla metà del terzo secolo a.C., addirittura un secolo più antichi delle mura cittadine, quindi in piena fase Maurya. Non solo, ma anche che effettivamente il villaggio protostorico rivelato dalla trincea di fondazione all’esterno del muro di cinta, risale al 1.100-1.000 a.C.

L’edificio della barca funeraria di Sesostri III e i graffiti di 120 navi scoperti ad Abido, in Egitto, scoperta dalla missione dell’università della Pennsylvania

L’EDIFICIO DELLA BARCA DI SESOSTRI III E I GRAFFITI DI 120 NAVI AD ABIDO IN EGITTO La spettacolare scoperta è stata effettuata ad Abido Sud (città dell’antico Egitto, rinvenuta intorno l’odierna el-‛Arābah el-Madfūnah sul deserto occidentale presso el-Bályanā, a circa 530 chilometri a sud del Cairo), dalla Missione del Penn Museum (University of Pennsylvania) diretta da Josef Wegner. Nei pressi del complesso funerario di Sesostri III (1878-1841), infatti, tra il 2014 e il 2016, è stata liberata dalla sabbia una struttura sotterranea già nota dal 1904 (Arthur Weigall, Egypt Exploration Fund), ma mai scavata. Si tratta di una camera rettangolare (21 x 4 m) in mattoni crudi con copertura a volta a botte, sulle cui pareti stuccate di bianco è stato individuato un gran numero, 120, di graffiti che rappresentano imbarcazioni di diverso tipo e grandezza (da 10 cm al 1,5 m), più alcune immagini di gazzelle, bovini e fiori. La resa dei particolari è molto precisa grazie alla presenza di alberi, vele, cabine, timoni, remi e vogatori. Anche se l’utilizzo della struttura non è ancora del tutto chiaro, è probabile che il cosiddetto “Boat building” ospitasse la barca funeraria del faraone di XII dinastia, di cui si sono conservate alcune tavole deposte in una cavità al centro della stanza. Molto interessante è anche il ritrovamento di oltre 145 “giare da birra”, sepolte lungo il viale d’accesso alla camera, molte delle quali con il collo rivolto proprio verso l’ingresso. La presenza di queste ceramiche è stata spiegata come sepoltura simbolica di contenitori di acqua, su cui far galleggiare la barca reale nel viaggio nell’aldilà o come deposito dei vasi effettivamente usati per la lubrificazione del terreno durante il traino del natante nella struttura.

Le stalagmiti della caverna di Bruniquel, in Francia, prima opera architettonica dell’uomo di Neanderthal scoperta dall’università di Bordeaux

LA PRIMA OPERA ARCHITETTONICA DEI NEANDERTHAL IN UNA CAVERNA DI BRUNIQUEL NEL SUD DELLA FRANCIA Quattrocento pezzi di stalagmiti, assemblati in modo da formare due anelli imponenti, al centro dei quali venivano forse accesi dei fuochi, costruiti molto probabilmente dagli uomini di Neanderthal, che erano capaci di realizzare progetti complessi di architettura. Lo studio è stato coordinato da Jacques Jaubert dell’Università di Bordeaux. Scoperti nelle profondità della caverna di Bruniquel, nel sud della Francia nel 1992, questi anelli sono stati studiati solo ora. Gli uomini di Neanderthal vissero in Europa tra i 400mila e i 40mila anni fa. Fino all’arrivo dall’Africa degli Homo Sapiens, nostri progenitori diretti, furono gli unici esseri umani a popolare il continente. Della loro esistenza e del loro aspetto sappiamo soprattutto grazie ai frammenti di scheletri rinvenuti dai paleontologi. In Italia uno degli esemplari meglio studiati è l’Uomo di Altamura, un Neanderthal caduto nella grotta di Lamalunga (Bari) e lì rimasto intrappolato fino al suo ritrovamento. Gli anelli sono composti da circa 400 pezzi di stalagmiti, con dimensioni che vanno dai 2 ai quasi 7 metri, e risalgono a 176.000 anni fa. Il che fa di questa costruzione la più antica finora conosciuta realizzata dall’uomo. La loro società aveva già degli elementi di modernità, come l’organizzazione dello spazio, l’uso del fuoco e l’occupazione delle caverne. La loro presenza, a 366 metri dall’entrata della grotta, dimostra che questi antenati dell’uomo avevano già dominato l’ambiente sotterraneo. Che gli anelli siano stati costruiti con pezzi di dimensioni simili indica che la loro costruzione è stata progettata attentamente, anche se la funzione non è del tutto chiara. Le ipotesi formulate vanno dal rifugio al significato simbolico. Si sapeva dal 1992 delle strutture fatte con stalagmiti, ma non si conosceva la data di realizzazione. L’equipe di Jaubert è riuscita a datare la polvere che ha ‘saldato’ tra loro le stalagmiti dopo che erano state deposte. E questo ci permette di attribuire la costruzione a Neanderthal.

Una delle 400 tavolette lignee di età romana scoperte nella City di Londra durante lo scavo per la realizzazione di un edificio

NELLA CITY DI LONDRA 400 TAVOLETTE DI EPOCA ROMANA  Nella City di Londra, durante i lavori per la costruzione di un edificio per la multinazionale della comunicazione Bloomberg, sono state rinvenute 405 tavolette di epoca romana. L’area del ritrovamento è quello dove una volta sorgeva il tempio di Mitra. Delle tavolette scoperte ne sono state decifrate 87 e risultano di estrema importanza in quanto forniscono una serie di interessanti informazioni relative agli abitanti della città. In particolare prima e dopo la rivolta di Boudicca, la regina della tribù degli Iceni, che nel 61 d.C. condusse la più importante rivolta antiromana, per cui la città di Londinium fu letteralmente rasa al suolo. Alcune delle tavolette documentano la rapida ripresa della città dopo la distruzione. Ad esempio in una di esse è riportato un contratto datato 21 ottobre 62 d.C. e fa riferimento ad un carico di provvigioni da consegnare. In una tavoletta in particolare, datata 65 d.C. appare il nome Londinium, e rappresenta il riferimento scritto più antico della capitale. È grazie al fango del torrente Walbrook (ora interrato) che le tavolette si sono conservate. La mancanza di ossigeno ha impedito il deterioramento del legno. Ovviamente sono rimaste solo le incisioni sul legno mentre lo strato di cera è scomparso. Le tavolette hanno una estrema importanza dal punto di vista archeologico e storico, in quanto documentano la Londra del I secolo d.C. e quindi anche della prima generazione di londinesi. Con le tecnologie più avanzate utilizzate dal Dipartimento Archeologico del Museum of London, sono infatti emersi nomi, professioni, date relative agli abitanti dell’antica Londra, che danno testimonianza di una città in espansione e in pieno fermento.

Borsa Mediterranea del Turismo archeologico 2016: Accordo di Amicizia Paestum-Palmira. Appello-impegno per ricostruire la “sposa del deserto”. Incontro con Farouzy, figlia di Khaled Asaad, l’archeologo martire di Palmira. Assegnato l’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad”. La rivista Archeo pubblica la guida di Palmira di Khaled Asaad

La distruzione del tempio di Baal Shimin a Palmira, patrimonio dell'Unesco, da parte dei miliziani dell'Isis

La distruzione del tempio di Baal Shimin a Palmira, patrimonio dell’Unesco, da parte dei miliziani dell’Isis

paestum_borsa-turismo_bmtaSfregiata, devastata, saccheggiata dai miliziani dell’Isis: Palmira oggi, a qualche mese dalla sua liberazione, lascia sgomenti quanti sono riusciti a vederla, senza più l’imponente tempio di Bel, senza più il piccolo ma non meno importante tempio di Baal-shamin, senza più il maestoso arco trionfale. Tornerà mai a risplendere la “sposa del deserto”? Un impegno e un monito a ridare a Palmira il suo splendore e ricostruire quanto distrutto dall’Isis per restituire ai siriani ciò che faceva parte del loro patrimonio e del loro ambiente culturale sono partiti dalla XIX Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico di Paestum, dedicata proprio alla città carovaniera simbolo della furia del Califfato e finalmente tornata sotto il controllo dell’esercito regolare.  “I nostri esperti in archeologia e architettura sono già al lavoro e stanno elaborando un piano di studio per ripristinare i servizi, le  infrastrutture e la sicurezza della zona di Palmira”, spiega da Paestum il direttore del Marketing e Promozione del ministero del Turismo a Damasco, Barsek Bassam. “Presto sarà stilato un elenco di cose da fare per la ricostruzione, con una previsione certa dei tempi richiesti. Siamo assolutamente concordi che andrà fatta con il coordinamento di Istituzioni internazionali come l’Unesco e l’Iccrom”. “Oggi Palmira vive a Paestum”, il commosso commento di Fayrouz Asaad archeologa e figlia di Khaled al-Asaad, il direttore del sito archeologico di Palmira che ha pagato con la vita la difesa del patrimonio culturale del suo Paese. Alla Borsa Mediterranea del Turismo Archelogico 2016, Fayrouz è stata testimone eccezionale della firma dell’Accordo di amicizia tra Paestum e Palmira, un atto che è servito a suggellare “la comunione e la vicinanza tra due testimonianze straordinarie, nel mondo, di civiltà millenarie all’insegna del rispetto delle persone e della democrazia”, sottolinea il sindaco di Capaccio-Paestum Italo Voza, auspicando che l’accordo possa essere presto ratificato in un vero e proprio gemellaggio non appena la città di Palmira riavrà il suo assetto governativo. Magari già nel 2017 alla prossima edizione della Bmta.

Paestum Fayrouz Asaad

Paestum Fayrouz Asaad

“Spero che tutte le persone che amano Palmira, lavorino per riportare Palmira a come era prima, perché deve tornare alla vita, per accogliere visitatori da tutto il mondo perché è un patrimonio dell’umanità”, auspica Fayrouz Asaad che dall’uccisione del padre si è rifugiata in Germania con il marito e la figlia, dove ha ripreso i suoi studi in archeologia.  “Che cosa rappresentava e cosa rappresenta oggi Palmira? Ai miracoli Palmira è abituata. Del resto il suo nome in aramaico è Tadmor che significa appunto miracolo. Palmira è in mezzo al deserto e c’è l’acqua sulfurea, è stata il più importante punto della Via della Seta. È una città complicata. Le persone quando arrivano a Palmira è come se arrivassero in pellegrinaggio. Oggi però i più importanti monumenti sono andati persi, come anche il museo. Per questo è importante che tutto il mondo contribuisca a sanare le ferite prodotte dall’Isis e a riportare la città com’era prima”. Ma con tre regole precise, secondo Paolo Matthiae, archeologo e direttore della missione archeologica a Ebla in Siria: pieno rispetto della sovranità nazionale, coordinamento e controllo dell’Unesco e ampia collaborazione internazionale. Per Matthiae “sarebbe inaccettabile un neo-colonialismo nel paese più ospitale e generoso per ciò che concerne le autorizzazioni alle operazioni di scavo”.  E l’ambasciatore Unesco Francesco Caruso: “Bisognerà restituire alla popolazione i siti come erano, anche se si tratta di riproduzioni. Se questo sarà il loro desiderio. Riprendiamo, dunque, la via politica armati di cultura”.

Siglato alla Borsa Mediterranea del Turismo archeologico l'Accordo di Amicizia tra Paestum e Palmira

Siglato alla Borsa Mediterranea del Turismo archeologico l’Accordo di Amicizia tra Paestum e Palmira

“Non posso immaginare di vedere il parco Archeologico di Palmira senza l’arco monumentale. Sono sicuro che sia giusto ricostruire tutto come era e soprattutto lavorare per restaurare la mentalità dei nostri bambini che hanno visto bombe, sangue, distruzione”, sostiene Mohamad Saleh, l’ultimo direttore per il Turismo a Palmira, protagonista  di un commosso incontro alla Borsa di Paestum, insieme a Fayrouz Asaad, già assistente del fratello Walid, ultimo direttore della città antica e del museo di Palmira: “Ho visto con i miei occhi – denuncia Fayrouz – cosa hanno fatto al mio Paese uomini ignoranti”. E aggiunge: “Sono molto contenta di essere con voi. Grazie mille all’Italia e alla Borsa per quello che ha fatto per la Siria. Grazie a Dio mio padre è morto prima di vedere la distruzione dei monumenti che tanto amava. Adesso vedo l’anima di mio padre attraverso voi. L’Italia è famosa per i suoi esperti archeologici. Spero che possa partecipare al restauro di Palmira quanto prima”.

La Tomba di Lavau, sepoltura di un principe celtico del V secolo a.C.

La Tomba di Lavau, sepoltura di un principe celtico del V secolo a.C.

Al padre di Fayrouz, Khaled Asaad, la Borsa Mediterranea del Turismo archeologico, ha intitolato  l’International Archeological Discovery Award, “l’unico riconoscimento mondiale”, sottolineano il direttore della Borsa Ugo Picarelli e il direttore di Archeo Andreas Steiner che hanno condiviso questo cammino in comune, “dedicato al mondo dell’archeologia e in particolare ai suoi protagonisti, gli archeologi, che con sacrificio, dedizione, competenza e ricerca scientifica affrontano quotidianamente il loro compito nella doppia veste di studiosi del passato e di professionisti a servizio del territorio”. L’edizione 2016 dell’International Archaeological Discovery Award “Khaled al-Asaad” è stata assegnata alla Tomba di Lavau in Francia, quale scoperta più significativa del 2015: il Premio è stato consegnato all’INRAP Institut National de Recherches Archéologiques Préventives, rappresentato dal presidente Dominique Garcia, alla presenza di Fayrouz Asaad. Lo “Special Award”, il premio alla scoperta con il maggior consenso sulla pagina Facebook della BMTA, è stato assegnato alla Tomba etrusca di Città della Pieve: una scoperta di fondamentale valore per il territorio pievese, che entrerà così a far parte della rete delle Città Etrusche. “È un onore che sia stato dedicato un premio alla memoria di mio padre qui a Paestum”, chiosa Fayrouz Asaad. “Non avrei mai pensato che la fine della vita di mio padre fosse questa. Sono molto addolorata. Tanta gente mi ha dato coraggio, speriamo di lavorare tutti insieme per riportare Palmira a quello che era prima. Cosa penso dell’Isis? Non sono persone, gli animali sono più importanti di loro. Non sono musulmani, il nostro Islam non è così. Hanno fatto tutto sotto il nome dell’Islam ma non sono islamici”. Intanto, gli italiani potranno presto scoprire i tesori della città raccontate proprio da Khaled al-Assad. Grazie a un’iniziativa della rivista “Archeo” patrocinata dall’Unesco, sarà tradotta in italiano la guida scritta in inglese dall’archeologo. “Spero sia pronta massimo per inizio 2017”, annuncia il direttore della rivista Andreas Steiner, “e che sia di buon auspicio affinché si possa tornare a visitare Palmira quanto prima”.

“Tutankhamon a Roma nel 2018”: Zahi Hawass alla Borsa Mediterranea del Turismo archeologico di Paestum ha annunciato un tour mondiale della maschera funeraria del famoso faraone prima che tutto il tesoro di Tut sia trasferito al Grand Egyptian Museum (Gem) in costruzione a Giza. Intanto nuovi studi: “Sotto la Sfinge non c’è nulla, altro che alieni!”

La maschera funeraria di Tutankhamon: uno dei tesori trovati da Carter e Carnarvon nella tomba del giovane faraone

La maschera funeraria di Tutankhamon: uno dei tesori trovati da Carter e Carnarvon nella tomba del giovane faraone

paestum_borsa-turismo_bmtaLa maschera funeraria di Tutankhamon sarà esposta eccezionalmente a Roma nel giugno 2018. Non è una boutade. Ad annunciarlo ufficialmente in un incontro molto applaudito alla XIX Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico di Paestum una fonte attendibile: l’ex segretario generale del Consiglio supremo delle Antichità egizie, Zahi Hawass. Il “faraone” è tornato. E anche se oggi – dopo le alterne vicissitudini che lo hanno coinvolto direttamente dalla caduta del governo Mubarak – non riveste più un ruolo ufficiale (rimane comunque nella commissione governativa incaricata di far rientrare i tesori egizi dal mondo), rimane ancora l’egittologo egiziano più famoso lontano dal Nilo, sempre pronto a difendere e valorizzare il patrimonio artistico del suo Paese e, in definitiva, a promuovere l’Egitto. “La maschera è stata finalmente riportata al suo splendore da un nuovo recente restauro – spiega – e dalla fine del prossimo anno la porteremo in giro per il mondo, fino ad esporla a Roma. Vogliamo che i rapporti tra le nostre nazioni riprendano fortissimi come una volta. Dovete tornare in Egitto – esorta- abbiamo bisogno degli italiani per tenere vivi i nostri monumenti. Vi assicuro che ora il mio Paese è sicuro”. Se Hawass vede “l’operazione Tut” come già fatta, da parte delle autorità egiziane la prudenza è d’obbligo. Non solo non si sbilanciano sul tour della maschera di Tutankhamon e tanto meno sulle date, ma ricordano pure che al momento per legge la maschera d’oro è uno dei tesori inamovibili e che non possono andare all’estero. Vedremo.

L'archeologo Zahi Hawass davanti alla maschera di Tut in un'immagine esclusiva per SC Exhibitions

L’archeologo Zahi Hawass davanti alla maschera di Tut in un’immagine esclusiva per SC Exhibitions

Ma come sarà allora possibile che uno dei tesori più famosi al mondo conservati nel museo Egizio del Cairo prenda la strada dell’estero? In realtà questa sarebbe una operazione di marketing abbastanza frequente quando i grandi musei si trovano costretti a fermare le visite del pubblico per impegnativi interventi di ristrutturazione o di riallestimento. Pensiamo alla “Ragazza con l’orecchino di perla” di Vermeer capolavoro-simbolo della Mauritshuis  dell’Aia, o, per restare in ambito egizio, la collezione del museo nazionale di Antichità di Leiden ancora in Olanda, che hanno girato il mondo mentre si restauravano le rispettive sedi museali. Anche la maschera funeraria di Tutankhamon potrebbe dunque diventare ambasciatore speciale e straordinario del tesoro del faraone bambino, ma non più come simbolo del museo Egizio del Cairo bensì del nuovo Grande museo Egizio del Cairo, il Gem (Grand Egyptian Museum), che sta sorgendo nella piana di Giza, all’ombra delle piramidi: più di una decina di anni fa, infatti, di fronte alla situazione oggettiva del museo di piazza Tahir, un palazzo neoclassico inaugurato nel 1902, sovraccaricato di mummie, statue e altri reperti (“Un magazzino”, bollato a Parigi), l’allora ministro della Cultura Farouk Hosny accarezzò l’idea di un nuovo museo Egizio, che ospitasse tutto il tesoro della tomba di Tutankhamon,  scoperta nel 1922, per ospitare il quale si individuò uno spazio nel museo Egizio del Cairo, che da allora fu costretto a “stringersi”, per conservare il prezioso tesoro: oggi custodisce 160mila pezzi, di cui esposti solo 60mila. Alla fine il Gem, su una superficie di 47 ettari, conterrà 100mila pezzi provenienti da 5 aree dell’Antico Regno, 4500 dei quali saranno l’intera collezione dei ritrovamenti di Tutankhamon. “La questione è che oggi la presentazione dei tesori del faraone Tut è giocoforza circoscritta a due gallerie in un’unica sala, troppo poco per un repertorio di quel livello”, dice Tarek Tawfik, direttore del progetto del nuovo Grand Egyptian Museum, che metterà in mostra gli oggetti con criterio tematico. “I reperti saranno presentati in modo tale che i visitatori abbiano idea dell’ambiente in cui sono stati trovati”.

La selva di gru del cantiere del Grand Egyptian Museum a Giza

La selva di gru del cantiere del Grand Egyptian Museum a Giza

Ma quando aprirà il Gem? In questi anni gli annunci della data di inaugurazione si sono sprecati, complicata anche dagli eventi politici che hanno coinvolto l’Egitto dal 2011. Per ora a Giza si può vedere una selva di gru che disturbano non poco lo skyline delle piramidi. Ma stavolta la data del 2018 sembrerebbe abbastanza plausibile. Non solo per l’annuncio di Zahi Hawass dalla platea della Bmta di Paestum, ma anche perché, come avrebbe confermato il ministro delle Antichità egizie Khaled El-Enany, sarebbe già iniziato lo spostamento del tesoro di Tutankhamon destinato a trasferirsi permanentemente al Gem di Giza dopo più di 80 anni di presenza al Cairo.

L'incontro con Zahi Hawass alla Borsa Mediterranea del Turismo archeologico

L’incontro con Zahi Hawass alla Borsa Mediterranea del Turismo archeologico

A Paestum non si è parlato solo di Tutankhamon. Spaziando a tutto campo, Zahai Hawass si è scagliato contro quei “musei che vendono antichità come quello di Toledo in Ohio e contro i folli dell’Isis che hanno l’obiettivo di rubare i nostri tesori per rivenderli. Chiunque compera opere rubate – stigmatizza – è un collaboratore dell’Isis. L’Unesco deve insegnare a chi lavora nei musei in Libia, Iraq e Siria come nascondere i propri tesori”.  Zahi Hawass ha poi raccontato come i comandanti dell’esercito siano intervenuti a preservare i tesori custoditi al museo Egizio del Cairo durante i due anni di crisi tra il 2010 e il 2011 (“Mille tombaroli hanno provato a depredare il museo”, ricorda), per poi illustrare come, per la prima volta, si stiano eseguendo le scansioni delle Piramidi grazie ai nuovi radar messi a disposizione per le ricerche del team scientifico tra Il Cairo, Alessandria e la Valle dei Re.  In quest’ultimo sito con tecniche progettate in Italia in collaborazione con l’università di Torino. “Forse già a dicembre riusciremo ad annunciare nuove grandi scoperte. Intanto posso confermare anche a voi che sotto la Sfinge non ci sono gli alieni”, ha scherzato, mostrando le immagini frutto di 32 perforazioni effettuate con le nuove tecniche che confermano come sotto la roccia non ci sia nulla.

Paestum. Al via la XIX Borsa mediterranea del turismo archeologico dedicata a Palmira e al suo custode-eroe-martire Khaled Asaad

L'archeologo Khaled Asaad, per decenni "custode" di Palmira, assassinato dai miliziani dell'Isis

L’archeologo Khaled Asaad, per decenni “custode” di Palmira, assassinato dai miliziani dell’Isis

paestum_borsa-turismo_bmtaNel nome di Palmira. E del suo custode-eroe-martire Khaled Asaad. Sarà dedicata alla città siriana di Palmira la XIX edizione della Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico, in programma a Paestum (Salerno) dal 27 al 30 ottobre 2016. La manifestazione, promossa dalla Regione Campania e organizzata dalla Leader srl, vuole così ricordare la tragedia che ancora insanguina il Vicino Oriente. Oltre alla conferenza “#Unite4Heritage For Palmyra” per fare il punto sull’intervento dei “Caschi blu della Cultura” nella Sposa del Deserto, la seconda edizione dell’International Archaeological Discovery Award sarà intitolato all’archeologo Khaled al-Asaad, che ha pagato con la vita la difesa del patrimonio culturale: il premio quest’anno è stato assegnato all’Inrap (Institut National de Recherches Archeologiques Preventives) di Francia. E tra gli “Incontri con i protagonisti” ci sarà la figlia di Khaled al-Asaad, l’archeologa Fayrouz Asaad, insieme a Mohamad Saleh, ultimo direttore per il Turismo di Palmira. E il direttore della rivista Archeo, Andreas M. Steiner intervisterà Zahi Hawass, il famoso segretario generale del Consiglio superiore delle Antichità d’Egitto, destituito con la caduta del governo di Mubarak. Tra le tante presenze di questa edizione che ha in programma oltre sessanta appuntamenti e diverse sezioni speciali (per il programma dettagliato vedi: http://www.borsaturismoarcheologico.it/wp-content/uploads/2016/10/Guida-alla-BMTA2016.pdf), ci sarà anche il ministro dei Beni e delle Attività Culturali, Dario Franceschini. “Qui in Campania abbiamo un patrimonio unico al mondo e spesso ce lo dimentichiamo”, ha detto il direttore del Parco archeologico di Paestum, Gabriel Zuchtriegel presentando la kermesse. “Penso al Cilento, a Paestum, a Napoli arrivando fino a Cuma. Abbiamo una estrema ricchezza del patrimonio che per noi deve essere non solo una ricchezza ma anche una sfida”.