Bologna. Al museo civico Archeologico l’incontro con Greco e il concerto “Cantami, o Egitto!” chiudono alla grande il ciclo “L’Egitto dei Musei: Bologna, Città del Vaticano, Firenze, Torino” per i 30 anni del nuovo allestimento della collezione Egizia
“Trent’anni e non sentirli”. Così la direzione del museo civico Archeologico di Bologna aveva lanciato il ciclo “L’Egitto dei Musei: Bologna, Città del Vaticano, Firenze, Torino” (13 gennaio – 13 aprile 2024) che, per ricordare-celebrare l’anniversario del nuovo allestimento della collezione Egizia dell’Archeologico avvenuto nel 1994, ha voluto mettere a confronto, attraverso le voci di direttori e curatori, le principali collezioni egittologiche italiane (vedi Bologna. Nel trentennale del nuovo allestimento della sezione egizia del museo civico Archeologico ciclo di incontri “L’Egitto dei Musei: Bologna, Città del Vaticano, Firenze, Torino”: a confronto le voci di direttori e curatori delle principali collezioni egittologiche italiane | archeologiavocidalpassato). Con sabato 13 aprile 2024 siamo giunti alla fine del ciclo con un doppio appuntamento che chiude in bellezza per “L’Egitto dei Musei”. Alle 17, incontro con Christian Greco, direttore del museo Egizio di Torino, su “A 200 anni dalla fondazione. Il Museo Egizio di Torino”. E poi alla 21, concerto “Cantami, o Egitto!” con il Coro Athena diretto da Marco Fanti. L’ingresso è libero fino ad esaurimento posti disponibili.
Bologna. Al museo civico Archeologico la conferenza dell’archeologa Laura Bentini su “La straordinaria scoperta del Ripostiglio di San Francesco: il più importante deposito dell’Età del Ferro italiana”, terzo appuntamento del ciclo “Il dolio delle meraviglie”, in occasione del nuovo allestimento del Ripostiglio di San Francesco

Oggetti metallici contenuti nel Ripostiglio di San Francesco conservato al museo civico Archeologico di Bologna (foto giorgio bianchi / bologna musei)

Il nuovo allestimento del Ripostiglio di San Francesco al museo civico Archeologico di Bologna (foto giorgio bianchi / bologna musei)
Quasi 15mila oggetti in metallo, diversi tra loro per forma, peso e dimensione. Un grande vaso interrato nel VII secolo a.C. e ritrovato più di 2000 anni dopo nel cuore di Bologna. Per il ciclo “Il dolio delle meraviglie”, al museo civico Archeologico di Bologna, sabato 16 marzo 2024, alle 17, incontro con l’archeologa Laura Bentini su “La straordinaria scoperta del Ripostiglio di San Francesco: il più importante deposito dell’Età del Ferro italiana”. Ingresso libero fino ad esaurimento posti disponibili. È questo il terzo appuntamento del ciclo di cinque appuntamenti con conferenze, visite guidate e laboratori per bambine e bambini, promosso dal museo civico Archeologico di Bologna in occasione della presentazione del nuovo allestimento nella Sala Xb, una delle sale della Sezione etrusca più amate dal pubblico, del Ripostiglio di San Francesco, dall’11 febbraio al 6 aprile 2024 (vedi Bologna. Al museo civico Archeologico nuovo allestimento del Ripostiglio di San Francesco, il più importante deposito dell’Età del Ferro italiana: nuova illuminazione, recupero delle vetrine ottocentesche e selezione del materiale esposto | archeologiavocidalpassato), dopo la visita guidata con Laura Bentini (11 febbraio 2024) e la conferenza di Franco Marzatico (soprintendenza per i Beni culturali della Provincia autonoma di Trento) su “Accumulare ricchezza: i “ripostigli” di bronzi nella protostoria” (24 febbraio 2024).

Una delle vetrine del nuovo allestimento del Ripostiglio di San Francesco al museo civico Archeologico di Bologna (foto giorgio bianchi / bologna musei)
La scoperta del Ripostiglio di San Francesco, il più importante deposito dell’Età del Ferro italiana, si inquadra nel contesto delle vaste esplorazioni archeologiche relative alle antichità etrusche che Antonio Zannoni (Faenza, 1833 – Bologna, 1910) condusse nella sua veste di Ingegnere Capo del Comune di Bologna durante gli ultimi decenni dell’Ottocento, dall’abitato etrusco rilevato nell’attuale centro storico della città alle necropoli sempre ascrivibili alla fase etrusca della città, tra le quali spicca il sepolcreto della Certosa. Figura straordinaria di studioso poliedrico al servizio delle istituzioni cittadine, Zannoni adottò un sistema di indagine innovativo, mutuato dalla geologia, che fece di lui uno dei primi studiosi ad applicare una scrupolosa registrazione dei reperti e un’accurata documentazione dei contesti di rinvenimento.
Nei pressi dell’attuale Basilica di San Francesco a Bologna, il 17 gennaio 1877 egli rinvenne un massiccio vaso di terracotta (dolio) contenente 14.841 oggetti metallici, tra interi e frammentari, sia di produzione locale che di altre provenienze, per un peso complessivo di oltre 14 quintali. La cronologia dei materiali va dalla fine dell’Età del Bronzo agli inizi del VII secolo a.C., data in cui avvenne la deposizione del grande vaso e l’accurata sistemazione del suo contenuto. Oltre al numero, eccezionale risulta la varietà dei pezzi presenti, tra i quali figurano quasi tutte le categorie di manufatti in uso nella Prima Età del Ferro: armi, oggetti di ornamento e di prestigio, utensili e attrezzi si affiancano a frammenti di vasellame, lamine ritagliate, verghette, pani metallici di varie dimensioni, scarti di fusione e scorie. Numerosi in particolare gli strumenti da lavoro, raramente deposti nei corredi funerari bolognesi e dunque preziosi per ricostruire le principali attività artigianali e di sussistenza della comunità villanoviana. Diversi oggetti (circa 150) sono contrassegnati da sigle o segni alfabetici, forse usati per il conteggio dei lotti di materiale.

Una delle vetrine del nuovo allestimento del Ripostiglio di San Francesco al museo civico Archeologico di Bologna (foto giorgio bianchi / bologna musei)
La particolare e complessa documentazione del Ripostiglio di San Francesco testimonia l’importanza industriale, tra la fine dell’VIII e l’inizio del VII secolo a.C., della Bologna etrusca, un centro ricco e socialmente complesso, caratterizzato da una precisa divisione del lavoro e da una elevata specializzazione artigianale. Zannoni e la maggior parte degli studiosi hanno interpretato il rinvenimento come riserva di metallo pertinente a una fonderia, occultata agli inizi del VII secolo a.C., per la presenza di oggetti semilavorati e rotti destinati alla rifusione, pani di metallo, cenere e tracce di ossido di bronzo. Accanto a questa, negli ultimi anni è stata proposta una diversa lettura che vede nel Ripostiglio di San Francesco una sorta di tesoro pubblico, forse deposto ritualmente in un’occasione speciale.
Bologna. Al museo civico Archeologico apre una mostra di monete e medaglie con protagoniste le due torri simbolo della città nell’ambito del progetto “Il Medagliere si rivela” in contemporanea al cantiere per la messa in sicurezza e il restauro della Torre Garisenda

Medaglia in bronzo della Cassa di Risparmio di Bologna di Giuseppe Romagnoli (1927) conservata al museo civico Archeologico di Bologna: all’ombra del colle della Guardia si estende la città dalla quale si eleva la Garisenda fortemente convergente sull’Asinelli (foto bologna musei)
Asinelli e Garisenda sono le torri più celebri di Bologna, da molti secoli simbolo identificativo della città per i suoi abitanti e per i viaggiatori, e oggi per i numerosi turisti che la visitano. Tuttavia, quelle che oggi sono gli edifici iconici dello skyline bolognese, inizialmente si trovavano in un tessuto urbano caratterizzato dalla presenza di oltre 100 torri, oggi in amplissima parte scomparse o celate, superstiti, tra i palazzi del centro storico. Proprio la Torre degli Asinelli e la Torre Garisenda sono le protagoniste di una piccola esposizione di medaglie e di monete promossa dal museo civico Archeologico di Bologna nell’ambito del progetto “Il Medagliere si rivela” volto a far conoscere al grande pubblico la ricchissima raccolta numismatica del museo, giunto qui al suo terzo appuntamento dopo i precedenti focus “San Petronio rifondatore di Bologna” e “Natale in nummis. Iconografie del Natale nelle monete e nelle medaglie del Museo Archeologico”. L’esposizione, a cura di Paola Giovetti e Laura Marchesini e liberamente fruibile nell’atrio del museo dal 13 marzo al 26 agosto 2024, consente la visione di 25 esemplari tra monete, conii e medaglie, che coprono un arco temporale compreso tra il XV e il XXI secolo. Nelle due giornate di giovedì 21 marzo e giovedì 4 aprile 2024, alle 16, sarà offerto al pubblico un incontro con Laura Marchesini, numismatica del museo civico Archeologico, che si soffermerà sugli aspetti più interessanti degli oggetti esposti.

Grossone d’argento (1431-1438): moneta di papa Eugenio IV, conservata al museo civico Archeologico di Bologna. Ai piedi di San Petronio le due torri con la Garisenda quasi appoggiata agli Asinelli (foto bologna musei)
Le monete esposte coprono un arco cronologico che va dal XV al XVIII secolo. Le prime emissioni sono esemplari della zecca di Bologna dove al santo patrono Petronio si accompagna sempre il modellino della città, caratterizzato dalle mura e da numerose torri. Solo a partire dal XV secolo comincia a distinguersi più chiaramente, tra la selva turrita, l’iconica coppia delle due torri. Queste ultime restano simbolo ineludibile anche nella monetazione che segue gli sconvolgimenti politici e sociali dovuti all’arrivo di Napoleone in città. La sezione espositiva più interessante è caratterizzata dalle medaglie prodotte dal XVIII al XXI secolo. Si tratta per lo più di medaglie celebrative di personaggi bolognesi, i cui ritratti sono cesellati al dritto, mentre i rovesci ricordano episodi ed eventi legati alla storia della città, in molti casi identificata proprio dall’immagine della pendenza esasperata della Garisenda che si appoggia alla svettante torre degli Asinelli.

Medaglia in argento di Luigi Ferdinando Marsili (1658-1730) realizzata nel 1731 da Ferdinand de Saint Urbain e conservata al museo civico Archeologico di Bologna. La città di Bologna, illuminata dal sole raggiante è rappresentata non solo dalle due torri ma anche dalla torre della Specola dell’Istituto delle Scienze (foto bologna musei)
La mostra si propone di valorizzare non solo il patrimonio del museo ma desidera anche proporre un focus sulla storia locale attraverso la fortuna che l’immagine delle due torri ha conosciuto nella produzione numismatica, in una fase storica di particolare attenzione per la tutela e la conservazione dei due monumenti che coinvolge anche i musei civici. L’iniziativa del museo civico Archeologico apre infatti idealmente il racconto del cantiere avviato dal Comune di Bologna per la messa in sicurezza e il restauro della Torre Garisenda che dalla primavera 2024 avrà il suo fulcro al museo civico Medievale a Palazzo Ghisilardi. Un progetto culturale dalle finalità divulgative e didattiche per condividere con la cittadinanza e i turisti lo stato di avanzamento dei lavori di consolidamento strutturale e valorizzare, anche attraverso l’utilizzo di tecnologie, la storia e l’assetto urbanistico del centro storico medievale più esteso conservato in Europa, con particolare riguardo al patrimonio culturale e monumentale “verticale” delle torri che caratterizza Bologna nel mondo.

Medaglia in argento di Giambattista Martini (1706-1784) realizzata nel 1784 da Petronio Tadolini e conservata al museo civico Archeologico di Bologna. La Fama, mentre suona la tromba, è in volo su Bologna identificabile dalle due torri e dalla Basilica di San Luca (foto bologna musei)
Nonostante la loro fama, poco però si conosce delle ragioni e del contesto che portarono alla costruzione della Asinelli e della Garisenda, avvenuta tra la fine dell’XI e il XII secolo. La loro rappresentazione fa la prima comparsa nella monetazione locale agli inizi del XV secolo, in relazione con una delle fasi più significative dell’affermazione del Comune e dello spirito civico. A caratterizzarne l’immagine è la forte inclinazione della Garisenda rispetto alla torre degli Asinelli, pendenza che le arti figurative non hanno mancato di esasperare per rendere univoca l’identificazione, arrivando a trasformare l’immagine della diade in una vera e propria icona.
Bologna. M+M: Maratona e Musei. In occasione della terza edizione della Maratona per la prima volta sport e cultura si uniscono per offrire ai partecipanti delle gare visite guidate sul tema dello sport e agevolazioni per conoscere il patrimonio museale civico
Per la prima volta il Settore Musei Civici Bologna si unisce al Settore Sport del Comune di Bologna in occasione della Maratona di Bologna con l’iniziativa M+M: Maratona e Musei. Cultura e sport si incontrano per ampliare l’accesso al patrimonio museale cittadino e rendere i musei civici di Bologna luoghi sempre più accessibili e inseriti nei circuiti del turismo locale, nazionale e internazionale. La terza edizione della manifestazione sportiva vedrà lo svolgimento di diverse gare nella giornata di domenica 3 marzo 2024: Bologna Marathon con i suoi 42,195 Km, la 30 Km dei Portici, dedicata a uno dei simboli più caratteristici e importanti della città, l’edizione XX della UnipolMove RUN TUNE UP, storica mezza di Bologna e la Tecnocasa Bologna CityRun, non competitiva di 5 Km. Prevista inoltre per sabato 2 marzo la prima Tigotà Kids Marathon, un appuntamento speciale dedicato a bambine e bambini, dai 4 ai 10 anni. Presentando alle casse dei musei civici il pettorale (fisico o in foto) di almeno una delle cinque competizioni, i partecipanti avranno diritto ad alcune agevolazioni, per sé e per due accompagnatori: partecipazione gratuita a 40 visite guidate tematiche in lingua italiana e inglese e a uno speciale servizio di accoglienza nelle sale, nelle giornate di venerdì 1°, sabato 2 e domenica 3 marzo 2024, in sette sedi museali (museo civico Archeologico, museo civico Medievale, MAMbo – museo d’Arte Moderna di Bologna, museo internazionale e biblioteca della musica, museo del Patrimonio Industriale, museo civico del Risorgimento, Cimitero Monumentale della Certosa) per raccontare storie di sport e non solo legate alle collezioni dei musei; ingresso ridotto in tutti i musei civici che prevedono un biglietto di ingresso a pagamento (museo civico Archeologico, museo civico Medievale, collezioni comunali d’Arte, MAMbo – museo d’Arte Moderna di Bologna, museo Morandi, museo internazionale e biblioteca della musica, museo del Patrimonio Industriale, museo civico del Risorgimento), valido dal 1° marzo al 30 giugno 2024; distribuzione gratuita di spillette ricordo con il logo dell’iniziativa M+M: Maratona e Musei.

Anfora panatenaica conservata al museo civico Archeologico di Bologna (foto bologna musei)
Programma delle visite guidate e delle attività di mediazione: museo civico Archeologico (via dell’Archiginnasio 2): “Lo sport nel mondo antico / Sport in the ancient world”; “I capolavori del Museo Civico Archeologico di Bologna / Masterpieces of the Archaeological Museum of Bologna”. Accanto ad un percorso introduttivo che guida i visitatori alla conoscenza dei capolavori del museo, una visita guidata a tema sullo sport nel mondo classico, dove lo sport e l’agonismo non erano solo una pratica “igienica”, ma avevano – soprattutto nel mondo greco – implicazioni morali e politiche ed arrivavano a toccare molti ambiti della vita, fra cui quello cultuale e funerario. Sport quindi nella statuaria monumentale, sulla ceramica, sulle monete, nei bronzetti, nei luoghi e negli oggetti della cura quotidiana del corpo, a ribadire una ritualità che, dal mondo greco, passando attraverso quello etrusco e romano, dura fino ai nostri giorni. Venerdì 1° e sabato 2 marzo 2024. 10.30: visita guidata in italiano “Lo sport nel mondo antico”; 10.30: visita guidata in inglese “Masterpieces of the Archaeological Museum of Bologna”; 15.30: visita guidata in italiano “I capolavori del Museo Civico Archeologico di Bologna”; 15.30: visita guidata in inglese “Sport in the ancient world”. Domenica 3 marzo 2024. 10.30: visita guidata in italiano “I capolavori del Museo Civico Archeologico di Bologna”; 10.30: visita guidata in inglese “Sport in the ancient world”; 15.30: visita guidata in italiano “Lo sport nel mondo antico”; 15.30: visita guidata in inglese “Masterpieces of the Archaeological Museum of Bologna”.

Armatura per giostra conservata al museo civico Medievale di Bologna (foto bologna musei)
Museo civico Medievale (via Alessandro Manzoni 4): “Il gioco guerresco: lo sport preferito dai nostri antenati bolognesi / The warrior game: the favorite sport of our Bolognese ancestors”. Un percorso dedicato al gioco guerresco in epoca medievale e moderna. Nati per mantenere in allenamento i nobili cavalieri nei periodi di pace e soprattutto per esibire il potere, le giostre e i tornei furono sempre molto apprezzati dalle diverse classi sociali. Lance, armature, elmi, cimieri e sproni accompagneranno il visitatore nel mondo cavalleresco bolognese. Sabato 2 marzo 2024. 10.30: visita guidata in italiano e in inglese; 15.30: visita guidata in italiano e in inglese. Domenica 3 marzo 2024. 10.30: visita guidata in italiano e in inglese.
Bologna. Nel trentennale del nuovo allestimento della sezione egizia del museo civico Archeologico ciclo di incontri “L’Egitto dei Musei: Bologna, Città del Vaticano, Firenze, Torino”: a confronto le voci di direttori e curatori delle principali collezioni egittologiche italiane
Trent’anni e non sentirli. Nel 1994 il museo civico Archeologico di Bologna inaugura un nuovo allestimento della sezione egizia. Le scelte museografiche allora adottate e i molti interventi che successivamente hanno via via aggiornato l’esposizione con novità scientifiche, prestiti da prestigiosi musei, nuove donazioni, hanno fatto sì che lo spazio dedicato alla terza collezione più importante d’Italia offra ancora al suo numerosissimo pubblico una splendida esperienza di visita. Per festeggiare questo importante anniversario il ciclo “L’Egitto dei Musei: Bologna, Città del Vaticano, Firenze, Torino” mette a confronto, attraverso le voci di direttori e curatori, le principali collezioni egittologiche italiane. Il ciclo, inaugurato dalla lezione-concerto del Coro Athena, diretto da Marco Fanti, e accompagnato da visite guidate e laboratori per ragazzi, entra nel vivo sabato 17 febbraio 2024, alle 17, con “Trent’anni di Egitto a Bologna”: incontro con Daniela Picchi, curatrice della Collezione Egiziana, museo civico Archeologico di Bologna. Ingresso libero fino ad esaurimento posti disponibili. Quindi sabato 2 marzo 2024, alle 17, “Progetto Sekhmet. Studio della più grandiosa scenografia in pietra a Tebe Ovest”: incontro con Alessia Amenta, curatore reparto Antichità Egizie e del Vicino Oriente, Musei Vaticani. Ingresso libero fino ad esaurimento posti disponibili. Appuntamento con la musica sabato 9 marzo 2024, alle 17: “L’Egitto di Mozart”, lezione concerto con Marco Fanti e la partecipazione del Coro Athena. Il salisburghese racconta alcuni elementi della millenaria cultura egizia in una delle sue opere più celebri, Il flauto magico. Si scopre così che questa non è l’unica occasione in cui il compositore fa riferimento all’Egitto. Ingresso libero fino ad esaurimento posti (90 partecipanti). Si riprende sabato 23 marzo 2024, alle 17, con “Il Museo Egizio di Firenze: la sua storia, i suoi protagonisti e i suoi capolavori”: incontro con Anna Consonni, curatore della sezione “Museo Egizio”, museo Archeologico nazionale di Firenze. Ingresso libero fino ad esaurimento posti disponibili. Il ciclo chiude sabato 13 aprile 2024, alle 17, con “A 200 anni dalla fondazione. Il Museo Egizio di Torino”: incontro con Christian Greco, direttore museo Egizio di Torino. Ingresso libero fino ad esaurimento posti disponibili.
Bologna. Al museo civico Archeologico visita guidata speciale con azione teatrale “Gli Etruschi tornano in città: 150 anni del Carnevale degli etruschi”
Il 15 febbraio 1874 la Società del Dottor Balanzone decise di dedicare agli Etruschi la grande parata di Carnevale, assecondando il grande interesse che la scoperta dei grandi sepolcreti felsinei aveva suscitato nei bolognesi. Una gigantesca sfilata con oltre mille figuranti attraversò quel giorno la città, fingendo il ritorno a Felsina, ormai diventata Bologna, degli antichi abitanti etruschi. Alla preparazione di quell’evento parteciparono alcuni dei più importanti archeologi dell’epoca, da Giovanni Gozzadini ad Antonio Zannoni: saranno loro, insieme ad altri personaggi illustri dell’epoca, ad accogliere in museo sabato 10 febbraio 2024, alle 14.30 e alle 15.15, i visitatori nella visita guidata con azione teatrale “Gli Etruschi tornano in città: 150 anni del Carnevale degli etruschi”, con Marinella Marchesi e i rievocatori di 8cento APS. Saranno loro a raccontare aneddoti curiosi su quella straordinaria giornata, mostrando gli oggetti archeologici che servirono da ispirazione per costumi e utensili. Visita gratuita compresa nel biglietto per il museo. Prenotazione obbligatoria.
Bologna. Al museo civico Archeologico nuovo allestimento del Ripostiglio di San Francesco, il più importante deposito dell’Età del Ferro italiana: nuova illuminazione, recupero delle vetrine ottocentesche e selezione del materiale esposto

Il nuovo allestimento del Ripostiglio di San Francesco al museo civico Archeologico di Bologna (foto bologna musei)

La sala del ripostiglio di San Francesco nel suo allestimento originario ottocentesco al museo civico Archeologico di Bologna (foto Bologna Musei)
È pronto il nuovo allestimento del Ripostiglio di San Francesco al museo civico Archeologico di Bologna e sarà presentato in anteprima, su invito, giovedì 8 febbraio 2024: si sono infatti conclusi i lavori per il nuovo allestimento del Ripostiglio di San Francesco nella Sala Xb, una delle sale della Sezione Etrusca più amate dal pubblico e di straordinaria rilevanza scientifica per conoscere le dinamiche economiche e sociali dell’antica Bologna etrusca. Nel primo allestimento del museo civico, inaugurato nel 1881, i materiali del Ripostiglio furono esposti integralmente nella Sala XI. Fu solo all’inizio degli anni ’70 del Novecento che l’intero complesso fu trasferito nella Sala Xb. Per agevolare la comprensione e la fruizione delle migliaia di oggetti che compongono questo eccezionale complesso archeologico, l’intervento di riqualificazione ha interessato la revisione dell’impianto illuminotecnico ed espositivo con il recupero delle vetrine ottocentesche, rese più funzionali secondo gli attuali standard espositivi seppure intatte nel loro fascino originario, e una consistente selezione del materiale esposto rispetto al precedente ordine espositivo. Il nuovo allestimento della Sala Xb è stato realizzato anche grazie al contributo di Regione Emilia-Romagna, nell’ambito dei Piani 2019-2021 dell’ex IBC ora Settore Patrimonio Culturale, Fondazione Luigi Rovati (Milano) e Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna.

Materiali scoperti nel ripostiglio di San Francesco, conservato al museo civico Archeologico di Bologna (foto bologna musei)

Frammento metallico con iscrizione etrusca dal ripostiglio di San Francesco a Bologna (foto Unibo)
La scoperta del Ripostiglio di San Francesco, il più importante deposito dell’Età del Ferro italiana, avvenne nel 1877 quando l’ingegnere, architetto e archeologo Antonio Zannoni rinvenne, presso l’attuale Basilica di San Francesco a Bologna, un massiccio vaso di terracotta (dolio), sepolto tra i 2 e 3,25 metri di profondità al centro di una capanna villanoviana, contenente 14.838 oggetti metallici, tra interi e frammentari, sia di produzione locale che di altre provenienze, per un peso complessivo di oltre 14 quintali. La cronologia dei materiali va dalla fine dell’Età del Bronzo agli inizi del VII secolo a.C., data in cui avvenne la deposizione del grande vaso e l’accurata sistemazione del suo contenuto. Oltre al numero di pezzi, eccezionale risulta la varietà degli oggetti presenti, tra i quali figurano quasi tutte le categorie di manufatti in uso nella Prima Età del Ferro: armi, oggetti di ornamento e di prestigio, utensili e attrezzi si affiancano a frammenti di vasellame, lamine ritagliate, verghette, pani metallici di varie dimensioni, scarti di fusione e scorie. Zannoni e la maggior parte degli studiosi hanno interpretato il rinvenimento come riserva di metallo pertinente a una fonderia, occultata agli inizi del VII secolo a.C., per la presenza di oggetti semilavorati e rotti destinati alla rifusione, pani di metallo, carbone di cenere, cenere e tracce di ossido di bronzo. Accanto a questa, negli ultimi anni è stata proposta una diversa lettura che vede nel Ripostiglio di San Francesco una sorta di tesoro pubblico, forse deposto ritualmente in un’occasione speciale.
Bologna. Al museo civico Archeologico Giulierini presenta il suo libro “L’Italia prima di Roma. Sulle tracce degli antichi popoli italici” (Rizzoli)

Copertina del libro “L’Italia prima di Roma. Sulle tracce degli antichi popoli italici”
Paolo Giulierini, già direttore del museo Archeologico nazionale di Napoli, presenta al museo civico Archeologico di Bologna la sua ultima fatica editoriale “L’Italia prima di Roma. Sulle tracce degli antichi popoli italici” (Rizzoli). Appuntamento sabato 20 gennaio 2024, alle 17, in sala Risorgimento. L’ingresso è libero, ma solo fino ad esaurimento posti disponibili. “L’Italia prima di Roma”. Il nostro Paese ci appare il più delle volte come l’erede per eccellenza della civiltà romana. Non c’è nulla di più vero, ma se ci mettessimo in viaggio percorrendo l’Italia da nord a sud scopriremmo che prima ancora che Italiani siamo stati Italici: in ogni regione la toponomastica, i monumenti, i reperti archeologici, le tradizioni etnografiche, persino le abitudini alimentari e culinarie raccontano la storia di popoli antichi che a partire dall’Età del ferro si sono frequentati, confrontati, scontrati. Celti, Veneti, Liguri, Etruschi, Sardi, Latini, Sanniti, Lucani, Piceni, Campani, Punici, Enotri, Siculi e molti altri hanno lasciato ovunque nella penisola tracce profonde, preziose per capire com’era l’Italia prima dell’avvento di Roma. Con la competenza dell’esperto e il passo avvincente del divulgatore, Paolo Giulierini ci accompagna in un viaggio affascinante, ci presenta gli Italici che siamo stati, ne approfondisce il rapporto con il territorio, le modalità insediative, la religione, la lingua e la scrittura, senza tralasciare il fondamentale incontro con i Romani e quello che ne è seguito. Corredato da immagini, questo libro è al tempo stesso un saggio sulla meravigliosa complessità della storia del nostro Paese e una guida per innamorarsi, oltre che di tutte le sue bellezze, anche delle genti che lo hanno abitato in tempi remoti, e che ancora oggi ci parlano: non solo di loro ma anche di noi, da sempre popolo in cammino che a ogni tappa aggiunge un viandante alla carovana.
Archeologia in lutto. È morto a 72 anni il prof. Mario Capasso, insigne papirologo, fondatore e illustre direttore del Centro di Studi papirologici, del museo Papirologico e del Soknopaiou Nesos Project dell’università del Salento

Il prof. Mario Capasso, papirologo, professore emerito dell’università del Salento, è morto a 72 anni (foto unisalento)
Archeologia in lutto. Nel giorno di Santo Stefano si è spento a 72 anni, a Lecce, il prof. Mario Capasso, insigne papirologo, fondatore e illustre direttore del Centro di Studi papirologici, del museo Papirologico e del Soknopaiou Nesos Project dell’università del Salento. Lascia la moglie Gabriella, e le figlie Antonella e Alessandra. I funerali si terranno sabato 30 dicembre 2023, alle 9, nella chiesa parrocchiale di S. Michele Arcangelo a Silea (Tv). Così lo ricorda l’università del Salento di cui era professore emerito: “Un uomo di eccezionale valore scientifico e umano, che ha illuminato il nostro Ateneo e che rimarrà sempre nel cuore della sua comunità accademica. Presidente nazionale della Associazione Italiana di Cultura Classica, Direttore di importanti missioni archeologiche in Egitto e fondatore del Museo papirologo dell’Università del Salento. È considerato uno dei più importanti papirologi al mondo e faremo di tutto per onorarne la memoria e dare continuità alle sue ricerche”.

Il prof. Mario Capasso, papirologo, professore emerito dell’università del Salento, è morto a 72 anni (foto unisalento)
Mario Capasso già professore ordinario di Papirologia nell’università del Salento, nella quale ha insegnato anche Papirologia Ercolanese, Egittologia ed Epigrafia Greca. Ha insegnato, inoltre, Papirologia all’università di Foggia e Paleografia Greca all’università “L’Orientale” di Napoli. Da circa quarant’anni è impegnato nello studio dei Papiri Ercolanesi quali fonti per la storia della filosofia e del libro antico. Ha condotto ricerche su papiri greci letterari e documentari di provenienza egiziana, con particolare interesse per gli aspetti sia testuali sia bibliologici e paleografici.

Un numero della rivista scientifica “Papyrologica Lupiensa” a cura di Mario Capasso
È stato direttore di alcune Riviste scientifiche: “Papyrologica Lupiensia”. Bollettino annuale del Centro di Studi Papirologici; “Studi di Egittologia e di Papirologia”; “Scripta. An International Journal of Codicology and Palaeography” (con G. Prato); “Byblos”. Bollettino annuale del Museo Papirologico”. Ha diretto le Collane: Biblioteca degli “Studi di Egittologia e di Papirologia”; “I Quaderni di Atene e Roma”; “Syngrammata”; “La memoria e l’Antico”; “Gli Album del Centro di Studi Papirologici”; “Cocumella”; “L’Officina. Piccola Biblioteca di Papirologia Ercolanese”. Inoltre ha fondato e diretto il “Corpus dei Papiri Storici Greci e Latini”. È stato membro del Comité Scientifique di Papyrologica Leodiensia, Collana del CEDOPAL dell’Université de Liège.

Il prof. Mario Capasso, papirologo, professore emerito dell’università del Salento, è morto a 72 anni (foto unisalento)
Nel 1992 ha fondato il Centro di Studi Papirologici dell’università del Salento, che ha diretto dalla sua fondazione. Dal 1993 al 2003 è stato codirettore della missione congiunta delle università di Lecce e Bologna a Bakchias (Fayyum, Egitto). Dal 2004, insieme a Paola Davoli, è stato direttore della Missione Archeologica dell’università di Lecce a Soknopaiou Nesos (Fayyum, Egitto). Nel 2000 ha fondato la Scuola Estiva di Papirologia dell’università del Salento, a cadenza biennale, alternata al Corso Libero di Restauro del Papiro, che ha fondato nel 2001. Nel 2004 gli è stato attribuito, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, il premio Ciaia-Schena per le sue ricerche papirologiche. Nel 2007 ha fondato il museo Papirologico dell’università del Salento, che ha diretto dalla sua fondazione.

Copertina del libro “Introduzione alla papirologia” di Mario Capasso
Ha organizzato l’International Meeting of Egyptology and Papyrology “New Archaeological and Papyrological Researches on the Fayyum” (con Paola Davoli, Lecce, 8-10 giugno 2005); la I Tavola Rotonda del Centro di Studi Papirologici “Soknopaios, the temple and worship” (con Paola Davoli, Lecce, 10 ottobre 2013). Ha diretto il restauro dei Papiri dell’università di Oxford, del museo Egizio del Cairo, dell’università di Ayn Shams (Cairo). Ha restaurato i papiri del museo civico Archeologico di Bologna, dell’Università di Liegi e la celebre Charta Borgiana del museo Archeologico nazionale di Napoli. Ha pubblicato oltre 400 lavori scientifici nell’àmbito della Papirologia.
In occasione delle festività natalizie 2023-2024, i Musei Civici di Bologna presentano un’importante novità: “Apriti, museo!”. Per la prima volta, tutte le sedi sono eccezionalmente aperte lunedì 1°gennaio 2024 dalle 11 alle 19: museo civico Archeologico, museo civico Medievale, Collezioni comunali d’Arte, museo civico d’Arte Industriale e Galleria Davia Bargellini, MAMbo – museo d’Arte moderna di Bologna, museo Morandi, Casa Morandi, museo per la Memoria di Ustica, museo internazionale biblioteca della Musica, museo del Patrimonio industriale, museo civico del Risorgimento. Tra aperture straordinarie, collezioni permanenti e mostre temporanee, visite guidate e laboratori, con le giornate d’arte dedicate a bambine e bambini durante le vacanze scolastiche, anche quest’anno si prospetta dunque ricca e variegata l’offerta culturale che il Settore Musei Civici Bologna offre al pubblico di adulti e più piccoli per vivere i luoghi dell’arte e della cultura nel periodo delle feste.




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