Napoli. Al museo Archeologico nazionale per “Lo scaffale del Mann” presentazione del libro “Bruciare da sola. Una notte di Nadja Mandel’štam con i suoi fantasmi” (Ponte alle Grazie) di Giovanni Greco
“È un monologo ininterrotto, un canto notturno con ospiti, ma anche una lunga lettera d’amore, il romanzo di Giovanni Greco Bruciare da sola. Una notte di Nadja Mandel’štam con i suoi fantasmi. Un canto per voce femminile, quella di Nadja Mandel’štam che dalla tragica scomparsa del marito, il grande poeta russo Osip Mandel’štam, “dissipato” come tanti della sua generazione dalle epurazioni staliniane, non smette di parlare, di ripetere senza sosta i versi proibiti e impronunciabili che sopravviveranno anche grazie alla sua memoria prodigiosa”: così Francesco Maselli alla presentazione del libro di Giovanni Greco al Premio Strega 2023 “Bruciare da sola. Una notte di Nadja Mandel’štam con i suoi fantasmi” (Ponte alle Grazie) che mercoledì 29 marzo 2023 sarà protagonista del nuovo appuntamento “Lo scaffale del Mann”, alle 17, nella sala conferenza del Braccio Nuovo del museo Archeologico nazionale di Napoli. Dopo i saluti del direttore Paolo Giulierini, interviene con l’autore Silvia Acocella, docente di Letteratura italiana contemporanea dell’università “Federico II” di Napoli. Letture sceniche di a cura di Susanna Lauletta e Fabrizio Botta. Evento in collaborazione con ICRA Project diretto da Lina Salvatore e Michele Monetta.

Copertina del del libro “Bruciare da sola. Una notte di Nadja Mandel’štam con i suoi fantasmi” di Giovanni Greco
Bruciare da sola. Ventisette dicembre 1968: Nadežda Jakovlevna Khazina, vedova del grande poeta Osip Mandel’štam, ricorda. È il suo compito, ricordare. Da quando, trent’anni fa, suo marito Osip è stato definitivamente inghiottito dal gulag; da prima, da molto prima, quando pubblicare le opere dell’autore “sgradito” era diventato impossibile, farle circolare pericoloso, e solo alla memoria di Nadja era già affidata la sopravvivenza di quei versi proibiti. Ricorda, Nadežda, e dialoga con i fantasmi che sempre, per sempre, la circondano… Dando voce alla compagna di vita, arte, confino di Osip Mandel’štam, Giovanni Greco crea uno straordinario monologo che diventa spesso un coro, quando al canto della donna si uniscono, oltre al suo Osja, i tanti compagni degli anni terribili delle purghe staliniane, un’intera generazione di scrittori e di artisti soffocata, esiliata, trucidata (talvolta suicidatasi o “suicidata”): da Pasternak ad Achmatova a Cvetaeva e tanti altri ancora. E restituisce il dramma di un’epoca, nel passaggio dall’entusiasmo rivoluzionario all’angoscia quotidiana di una vita isolata, trascorsa nel terrore che il vicino, l’amico, ti possa tradire o che il Sistema, colpendo a casaccio, prenda proprio te. Eppure, dal ricordo ostinato di Nadja emerge qualcosa: la poesia, oltre a essere in grado di far tremare i potenti, è anche in grado di sopravvivere alla loro furia. E a loro stessi, destinati, loro sì, a svanire dalla memoria degli uomini.
Napoli. Al museo Archeologico nazionale l’attesa è finita: dopo 50 anni, apre la sezione Campania Romana delle sale monumentali occidentali. Oltre duecento reperti dalle città vesuviane e dall’area flegrea. L’invito del direttore Giulierini
L’attesa è finita. Sono passati 50 anni, mezzo secolo di silenzi che ha mandato nel dimenticatoio una vasta area del museo Archeologico nazionale di Napoli. Ma ora ci siamo. Le sale monumentali dell’ala ovest sono state restaurate e sono tornate a essere popolate di dei e uomini illustri, miti e personaggi. Lunedì 3 aprile 2023, alle 17, aprirà al pubblico la sezione della Campania Romana con oltre duecento reperti dalle città vesuviane e dall’area flegrea. Il “Mann, il tuo museo, mai così grande”: recita lo slogan che accompagna l’invito al pubblico che per l’occasione avrà l’ingresso gratuito.
Ad invitare napoletani e turisti allo storico evento è lo stesso direttore Paolo Giulierini. “È con grande gioia che invito tutta la città di Napoli ma anche tutti i turisti a vedere dopo 50 anni una parte di museo, cioè quella dedicata alla statuaria romana della Campania così come non si è mai visto. Avrete la possibilità di apprezzare grandi statue equestri, e quadrighe in bronzo. Statue colorate e straordinari affreschi. Insomma il meglio dell’archeologia classica a livello mondiale”.

Una fase dell’allestimento della sezione Campania Romana nell’ala occidentale del museo Archeologico nazionale di Napoli (foto mann)
Le sale poste al piano terra dell’ala occidentale ospiteranno la nuova sezione dedicata alla Campania romana, che accoglierà oltre duecento reperti provenienti dai principali centri della Campania antica, sia quelli vesuviani come Pompei ed Ercolano, sia i siti flegrei come Cuma, Baia, Pozzuoli sia i centri dell’interno come Capua, oggi Santa Maria Capua Vetere. L’obiettivo dell’esposizione è quello di ricostruire una serie di contesti della prima età imperiale in tutti i loro elementi – sculture, pitture parietali, iscrizioni – così da restituire l’idea non solo dei grandi edifici in cui si svolgeva la vita pubblica – civile e religiosa – ma anche quella della committenza e dei suoi ideali di rappresentazione. Vi troveranno posto, solo per citare alcuni dei materiali previsti, le sculture che ornavano l’anfiteatro dell’antica Capua, le sculture colossali del Capitolium di Cuma, il ciclo di affreschi della basilica di Ercolano e, sempre da Ercolano, la ricostruzione della celebre quadriga in bronzo che costituirà un vero e proprio inedito.
Napoli. Il museo Archeologico nazionale è il primo museo italiano ad avere un’edizione da collezione: “Monopoly MANN”, ideato da Mario Grimaldi, in vendita nel bookshop. Col ricavato si avvia il restauro delle casseforti pompeiane

La scatola da gioco “Monopoly MANN” e la cassaforte pompeiana “portatile” che sarà restaurata con il ricavato (foto valentina cosentino)
Per generazioni quel gioco che ha riunito intorno al tavolo l’intera famiglia o gruppi di amici ha voluto dire raggiungere il “monopolio” del mercato mandando in bancarotta tutti gli altri giocatori. Stavolta, invece, per i fortunati che riusciranno ad acquistare una delle mille copie realizzate per l’edizione speciale a tiratura limitata del “Monopoly MANN” (in vendita al bookshop al prezzo di 69 euro, e prossimamente on line) i giocatori potranno muoversi tra le sezioni del museo Archeologico nazionale di Napoli, e con il ricavato delle vendite il museo campano finanzierà il restauro di una piccola cassaforte pompeiana.

Il tabellone di gioco dell’edizione speciale di “Monopoly MANN”: campeggia l’immagine del salone della Meridiana (foto valentina cosentino)
Creato da Elizabeth Magie all’inizio del XX secolo e pubblicato per la prima volta nel 1935, il Monopoly ha conquistato oltre un miliardo di persone in 114 nazioni e 47 lingue. In Italia, ogni anno, ne vengono vendute più di 200mila unità. Per l’edizione Monopoly MANN da collezione il progetto è stato ideato e curato dall’archeologo Mario Grimaldi. La grafica di Antonella Colucci è stata ottimizzata da Silvia Neri. La realizzazione è partita con la lavorazione del tabellone di gioco, secondo le specifiche fornite dalla Hasbro, utilizzando il Salone della Meridiana come immagine sorgente centrale, inserendo font specifici e realizzando loghi personalizzati. Sul denaro è stampato il logo del museo Archeologico nazionale di Napoli. Winning Moves è l’azienda inglese autorizzata da Hasbro (titolare dei diritti del Monopoly) a realizzare le edizioni speciali del gioco, come questa dedicata al MANN. Ideatrice con il MANN del progetto è DABLIU, Agenzia di pubblicità e consulenza strategica, nata del 2004 a Napoli ed operante a livello internazionale.

Le pedine 3D realizzate per l’edizione speciale “Monopoly MANN” (foto valentina cosentino)
Sul tabellone del gioco, destinato a coinvolgere un pubblico di tutte le età, compaiono le sezioni permanenti del Museo, compresa la Campania Romana di prossima apertura. Si avanzerà quindi tra le sale ammirando alcuni tra i pezzi tra più celebri e rappresentativi, riprodotti anche sulle pedine realizzate in 3D. Anche Imprevisti e Probabilità, sono stati adattati alla vita del Museo: i giocatori si imbatteranno in tasse per il restauro, biglietto di ingresso, mostre, visite guidate etc.

Il direttore Paolo Giulierini con il gioco “Monopoly MANN” (foto valentina cosentino)
Il MANN è il primo museo italiano ad avere una edizione ‘da collezione’ del Monopoly, il gioco da tavolo più amato al mondo. Il ricavato delle vendite sarà destinato al restauro delle casseforti pompeiane delle collezioni del MANN. “Partiremo da un pezzo raro per le sue piccole dimensioni, possiamo definirla quasi una cassaforte portatile. Mai aperta, è conservata da oltre duecento anni nei depositi”, racconta il direttore del MANN Paolo Giulierini. “Invitiamo tutti i collezionisti di giochi di società e i tanti appassionati a partecipare alla ‘scoperta’ di questo reperto misterioso, sfidandosi con il nostro Monopoly e seguendo gli studi degli archeologi del MANN. Siamo giunti, infatti, alla fase finale del riordino dei depositi e le operazioni di scavo in questo immenso patrimonio continuano a riservarci sorprese. Abbiamo così voluto abbinare la diffusione del Monopoly del MANN alla divulgazione di queste indagini. E un pezzo come la cassaforte, con il suo rimando alle monete che potremo trovare al suo interno, ci è sembrato perfetto per iniziare”.
Castellammare di Stabia (Na). Alla Reggia di Quisisana presentazione dell’Accordo Quadro tra parco archeologico di Pompei e Mann assieme per la valorizzazione del patrimonio archeologico di Stabiae. E conferenza “Stabiae, luogo delle due scoperte” con Zuchtriegel e Giulierini

Affresco proveniente da Stabiae e conservato al museo Archeologico di Stabiae “Libero D’Orsi” nella Reggia di Quisisana a Castellammare di Stabia (foto parco archeologico di pompei)
Un patrimonio immenso quello di Stabiae che abbraccia reperti e testimonianze uniche delle ville di età romana ubicate sul pianoro di Varano a Castellammare – oggi custoditi al museo Archeologico di Stabiae “Libero D’Orsi” e al museo Archeologico nazionale di Napoli – da valorizzare far conoscere e fruire sempre di più, al fine di evidenziare l’eccezionale valore storico e culturale di questi territori, la loro origine e storia. È su queste basi che si fonda l’Accordo Quadro tra il parco archeologico di Pompei e il museo Archeologico nazionale di Napoli – che raccoglie i reperti rinvenuti durante gli scavi di età borbonica – attraverso il quale si intende dar vita a progetti dedicati alla conoscenza e valorizzazione di questo patrimonio. Non solo attività di divulgazione, quali organizzazione di convegni, seminari e pubblicazioni, ma anche ricerca sui materiali e i loro contesti di provenienza e la creazione di un catalogo digitale dei reperti stabiani finalizzato ad una fruizione partecipata e digitale. E soprattutto si partirà nell’immediato con il prestito di diverse opere che andranno ad arricchire il percorso espositivo del museo “Libero D’Orsi” in fase di ampliamento, a cui seguiranno, secondo pianificazioni programmate nel tempo, mostre e percorsi culturali incrociati.

Rendering dei nuovi allestimenti del museo Archeologico di Stabia “Libero d’Orsi” (foto parco archeologico di pompei)
Il 16 marzo 2023, alle 16, nell’aula convegni della Reggia di Quisisana di Castellammare di Stabia si terrà la presentazione dell’ampio progetto di valorizzazione del patrimonio culturale stabiano, tra le cui attività e iniziative si inserisce l’Accordo Quadro con il Mann. Saranno presenti il direttore generale del parco archeologico di Pompei Gabriel Zuchtriegel, il direttore del museo Archeologico nazionale di Napoli Paolo Giulierini, la commissione prefettizia costituita dal prefetto Raffaele Cannizzaro, dal viceprefetto Mauro Passerotti e Rosa Valentino. Nell’occasione saranno illustrati i dettagli dei progetti in corso su tutta l’area archeologica di Stabia e gli interventi già avviati nella Reggia di Quisisana, tra cui l’ampliamento del museo “Libero D’Orsi”, l’allestimento dei depositi archeologici e il restauro della Torre Colombaia, resi possibili grazie all’Accordo di valorizzazione, conseguito nel 2019 tra il parco archeologico di Pompei e il Comune di Castellammare di Stabia. Saranno al riguardo rese note le azioni strategiche e il piano di gestione che le due istituzioni hanno pianificato, congiuntamente all’avvio dei numerosi progetti che interessano quello che si avvia a divenire un importante polo culturale del territorio.
Alle 17, seguirà la conferenza “Stabiae: luogo delle due scoperte” organizzata dal “Comitato per gli scavi di Stabia fondato dal 1950”, primo incontro dei “Dialoghi di Quisisana”, rassegna di eventi culturali e iniziative letterarie, che si inserisce nel più ampio programma di valorizzazione, a cura di Maria Rispoli, responsabile del Museo, previsto a partire da quest’estate in vista della riapertura e inaugurazione del nuovo percorso espositivo. I due direttori, Gabriel Zuchtriegel e Paolo Giulierini, dialogheranno in un confronto sulle radici storico-culturali del territorio stabiano tra passato e presente. L’incontro è moderato dal giornalista Antonio Ferrara.
Napoli. Al museo Archeologico nazionale per “Lo scaffale del Mann” presentazione del libro “Disiecta membra calena. Appunti per una storia dell’antica Cales” (Naos edizioni) di Caterina Serena Martucci
Alla scoperta dell’antica Cales, partendo dai tesori dei depositi del Mann. Nuovo appuntamento al museo Archeologico nazionale di Napoli della rassegna “Lo scaffale del Mann”: mercoledì 15 marzo 2023, alle 16.30, in sala conferenze, presentazione del libro, che rientra fra le pubblicazioni curate dal Mann, “Disiecta membra calena. Appunti per una storia dell’antica Cales” di Caterina Serena Martucci (Naos edizioni), della collana “Le archeologie. Storie, ricerche e metodi”. Dopo i saluti del direttore del Mann, Paolo Giulierini, con l’autrice intervengono Stefano Quilici Gigli, professore emerito di Topografia antica all’università della Campania “Luigi Vanvitelli”, e Italo Iasiello, docente di Museografia e critica artistica del restauro alla Scuola di specializzazione in Beni archeologici dell’università “Federico II” di Napoli.

Copertina del libro “Disiecta membra calena. Appunti per una storia dell’antica Cales” (Naos edizioni) di Caterina Serena Martucci
“Disiecta membra calena. Appunti per una storia dell’antica Cales”. Cales è stata la più antica colonia latina in Campania, oggetto di poche indagini stratigrafiche ma di numerosi sterri e saccheggi per il recupero di materiali archeologici. Oggetti piccoli e grandi che solo in parte sono arrivati nella loro sede naturale di destinazione, il museo Archeologico nazionale di Napoli, e che si trovano dispersi in diversi musei italiani e stranieri. Questo libro nasce da uno scavo condotto nella miniera degli archivi (soprattutto del Mann) che ha permesso di riscoprire gli oggetti scavati e finalmente associarli ai luoghi di rinvenimento. I contesti di scavo sono registrati sulla carta topografica telerilevata che correda il testo, punto di arrivo di questa ricerca e al tempo stesso punto di partenza per future indagini archeologiche e progetti di valorizzazione del territorio.
Napoli. Al museo Archeologico nazionale ultimi lavori per l’apertura della sezione Campania Romana nell’ala occidentale. Giulierini: “Un raddoppio epocale degli spazi espositivi che farà del Mann una superpotenza nell’offerta di Archeologia classica”. Ne parlano i protagonisti nel video “Mann in progress”

Una fase dell’allestimento della sezione Campania Romana nell’ala occidentale del museo Archeologico nazionale di Napoli (foto mann)

La statua di Olconio Rufo dal quadrivio di ia Stabiana a Pompei, esposta nella sezione Campania Romana del museo Archeologico nazionale di Napoli (foto mann)
La sezione Campania Romana del museo Archeologico nazionale di Napoli è ormai pronta per essere svelata al grande pubblico, dopo vari annunci di imminente apertura: l’ultimo, lo prevedeva per metà febbraio 2023. E sarà un “raddoppio epocale” degli spazi espositivi del Mann, come lo ha definito il suo direttore Paolo Giulierini, che farà dell’Archeologico “una superpotenza in termini di offerta dell’archeologia classica in Campania ma soprattutto a livello nazionale e internazionale”. In questi ultimi due anni il museo Archeologico nazionale di Napoli ha spesso “spoilerato”, come si usa dire adesso, il procedere del progetto di riapertura dell’ala occidentale del Mann destinata ad ospitare la statuaria romana campana: i sopralluoghi dei tecnici, l’avvio del risanamento-restauro delle prestigiose architetture, la scoperta di qualche opera-capolavoro destinata ad essere esposta, alcune fasi dell’allestimento. Ma stavolta l’imminenza dell’apertura che, tanto per capirci, rappresenta uno spazio analogo e speculare a quello che ospita la Collezione Farnese, è dato da un breve, ma esauriente video, “Campania Romana. Mann in progress: il racconto del lavoro per la riapertura dell’ala occidentale”, in cui – tra immagini che sbirciano tra le sale mostrandoci in anteprima interessante dettagli dell’allestimento, intervengono i protagonisti di questo progetto, dal direttore Paolo Giulierini all’architetto coordinatore del Mann Andrea Mandara, agli architetti dello Studio Isola Architetti di Torino, che ha curato il progetto di restauro e allestimento, Stefano Peyretti e Saverio Isola.
“La città di Napoli e il museo Archeologico nazionale”, esordisce Giulierini, “aspettavano di riaprire al pubblico questi straordinari spazi che precedentemente ospitavano le sale dei piccoli tesori pompeiani e che adesso sono destinati alla statuaria romana della Campania. In particolare in questi spazi abbiamo pensato di destinare le opere pubbliche principali di Pompei ed Ercolano ma anche dei Campi Flegrei. E si tratta di un campionario assoluto di vertici della scultura ma anche della pittura che decoravano le più importanti parti delle città di Ercolano e di Pompei. In questo progetto – continua – abbiamo voluto mescolare insieme tante competenze da quelle dell’università Federico II – Dipartimento di Archeologia per quello che riguarda il progetto scientifico, allo Studio Isola di Torino, e ovviamente a tutte le competenze interne del Museo. Si tratta in effetti di un raddoppio epocale del Museo. Da questo momento in poi il pubblico potrà veramente avere cognizione di quello che significa il Mann, e cioè una superpotenza in termini di offerta dell’archeologia classica in Campania ma soprattutto a livello nazionale e internazionale”.

Una fase dell’allestimento della sezione Campania Romana nell’ala occidentale del museo Archeologico nazionale di Napoli (foto valentina cosentino)

Antefissa a maschera da Fondo Patturelli a Capua, esposta nella sezione Campania Romana del museo Archeologico nazionale di Napoli (foto mann)
Le sale poste al piano terra dell’ala occidentale ospiteranno la nuova sezione dedicata alla Campania romana, che accoglierà circa duecento reperti provenienti dai principali centri della Campania antica, sia quelli vesuviani come Pompei ed Ercolano, sia i siti flegrei come Cuma, Baia, Pozzuoli sia i centri dell’interno come Capua, oggi Santa Maria Capua Vetere. L’obiettivo dell’esposizione è quello di ricostruire una serie di contesti della prima età imperiale in tutti i loro elementi – sculture, pitture parietali, iscrizioni – così da restituire l’idea non solo dei grandi edifici in cui si svolgeva la vita pubblica – civile e religiosa – ma anche quella della committenza e dei suoi ideali di rappresentazione. Vi troveranno posto, solo per citare alcuni dei materiali previsti, le sculture che ornavano l’anfiteatro dell’antica Capua, le sculture colossali del Capitolium di Cuma, il ciclo di affreschi della basilica di Ercolano e, sempre da Ercolano, la ricostruzione della celebre quadriga in bronzo che costituirà un vero e proprio inedito.

Una fase dell’allestimento della sezione Campania Romana nell’ala occidentale del museo Archeologico nazionale di Napoli (foto mann)
“Abbiamo vinto la gara di restauro e rifunzionalizzazione di questo museo qualche anno fa”, spiega Stefano Peyretti dello Studio Isola Architetti. “La gara constava di due fasi principali: la prima quella del restauro edile di questi ambienti meravigliosi, e la seconda – che si sta concludendo in questi giorni – del riallestimento dell’ala occidentale. Abbiamo avuto un lungo rapporto costruttivo con i curatori del museo e i funzionari, per cui le diverse ipotesi che erano sulla carta del riallestimento hanno dovuto confrontarsi con questi spazi aulici e con la storia. Uno degli elementi di ispirazione – ricorda – era stato quello di riproporre l’allestimento ottocentesco che si trova in alcune immagini ancora che presentava delle sale molto colorate, pareti color rosso pompeiano, marmi policromi. Poi andando avanti nella progettazione si è preferito uniformare l’aspetto di quest’ala con il resto del museo. Quindi avere dei colori più neutri, riproponendo comunque delle basi che hanno una certa aulicità e si rifanno a quella che era la storia degli allestimenti, sono rivestite in marmo, ma mantenendo delle tinte più chiare per le pareti che in qualche modo facessero risaltare i reperti. Ambienti definiti maestosi, se ne perde quasi la proporzione: le volte sono a 15-16 metri. Le persone si sentono quasi scomparire, ma sono proporzionate alla grandezza di questi oggetti sia alla loro importanza storica sia alla loro grandezza fisica”.

Dei e personaggi “in attesa” di essere posti nell’allestimento della sezione Campania Romana del museo Archeologico nazionale di Napoli (foto mann)
E Saverio Isola dello Studio Isola Architetti: “Per me è molto emozionante essere qua in questo momento perché nella costruzione di un museo questo è spesso fondamentale: quando cioè tutte le statue, tutti questi personaggi e divinità stanno per entrare nelle loro stanze. C’è un senso di impazienza, c’è un senso di attesa. Si vedono questi personaggi che aspettano. È un momento che si è sempre ripetuto in tutti i musei a cui abbiamo lavorato, a partire dal museo Egizio a Torino, al museo delle Civiltà a Roma, ai musei Archeologici di Torino e di Palazzo Te a Mantova. È un momento particolare. Il nostro approccio – sottolinea – è proprio quello del rapporto tra le collezioni e le architetture. Quindi da una parte il restauro e la preparazione degli spazi, della casa in fondo di questi oggetti che staranno qua per molto tempo, quindi della riscoperta dell’edificio. E allo stesso tempo il giusto posizionamento dello studio delle opere, e del rapporto che si fonda tra le opere e il museo stesso”.

Una fase dell’allestimento della sezione Campania Romana nell’ala occidentale del museo Archeologico nazionale di Napoli (foto annamaria di noia)
Un’emozione coinvolgente che traspare anche dalle parole di Andrea Mandara, architetto coordinatore del Mann: “È una grande emozione poter parlare di questi ambienti stando noi stessi in questi ambienti. Ambienti che erano fino a poco tempo fa dei depositi. Oggi invece con la loro architettura, con lo spazio, con le dimensioni, devo dire anche con gli interventi che sono stati realizzati di illuminotecniche e di apertura verso il giardino, ci troviamo in spazi dove veramente l’emozione è un’emozione forte che noi stessi, ora che stiamo operando, viviamo, ma sarà sicuramente un’emozione per tutti i visitatori poter rientrare in questi spazi, riconquistare l’architettura del palazzo. In questi luoghi vincerà l’architettura, vincerà la volumetria di questi spazi, e naturalmente la qualità la bellezza delle opere che in questi spazi ritorneranno ad avere una dimensione da museo Archeologico nazionale di Napoli. E io credo – conclude – che l’emozione che noi oggi viviamo lavorandoci dentro per poter fare l’allestimento, è una parte di quella emozione che tutti quanti, i napoletani e in realtà il mondo intero, potrà vivere andando a riconquistare questo patrimonio comune che di nuovo diventerà patrimonio collettivo stabile in spazi in cui l’architettura valorizza e qualifica la conservazione del passato e la valorizzazione del passato”.

La sezione Campania Romana al museo Archeologico nazionale di Napoli è quasi pronta per accogliere i visitatori (foto mann)
E allora prepariamoci a godere di questi nuovi spazi. “Con questa operazione allestitiva – conclude Giulierini – si ricrea una simbiosi con la città, perché è possibile proprio avere un affaccio dal lato di Santa Teresa da parte di tutti coloro che attraversano il quartiere e quindi il museo si riapre veramente alla cittadinanza che può contemplare le bellezze da fuori e, auspicabilmente, tornare all’interno del museo che è la casa di tutti, ma in particolare dei napoletani”.
Napoli. Al museo Archeologico nazionale per “Lo scaffale del Mann” presentazione del libro “Compsa tra Irpini e Romani. Lineamenti di storia municipale” (Bibliopolis) di Vincenzo Di Giovanni
Nuovo appuntamento al museo Archeologico nazionale di Napoli della rassegna “Lo scaffale del Mann”: giovedì 9 marzo 2023, alle 16.30, in sala conferenze, presentazione del libro “Compsa tra Irpini e Romani. Lineamenti di storia municipale” (Bibliopolis) di Vincenzo Di Giovanni. Oggi, 9 marzo 2023, sarebbe stato in programma un incontro di archeologia, rimandato al 30 marzo 2023. Dopo i saluti del direttore del Mann, Paolo Giulierini, con l’autore intervengono Stefano De Caro, direttore generale ICCROM; Lucia Scatozza, docente di Archeologia classica all’università Federico II di Napoli; Dina Storchi, docente di Storia romana all’università Federico II di Napoli.

Copertina del libro “Compsa tra Irpini e Romani. Lineamenti di storia municipale” di Vincenzo Di Giovanni
Compsa tra Irpini e Romani. Conza della Campania, l’antica Compsa, si trova nella parte più orientale dell’Irpinia quasi al confine con la Lucania e sorge da sempre su un’altura a guardia dell’alta valle del fiume Ofanto. Conza ha una lunga storia di tradizioni e di terremoti, ma dopo che il sisma del 23 novembre 1980 l’ebbe quasi completamente distrutta, fu presa la decisione di delocalizzare l’insediamento in un luogo diverso, nella valle. Al di sotto delle macerie della città moderna gli scavi hanno rivelato i resti dell’insediamento antico.

L’archeologo Vincenzo Di Giovanni
Vincenzo Di Giovanni, allievo all’università “Federico II” di Napoli di Alfonso de Franciscis e Ettore Lepore, si è laureato a “La Sapienza” di Roma in “Metodologia e Tecnica degli Scavi Archeologici”, Relatrice Clementina Panella, con una tesi sulla ceramica comune di Pompei, argomento di diverse sue pubblicazioni. A “La Sapienza” ha frequentato poi la Scuola di specializzazione in archeologia. Ha lavorato come archeologo responsabile in progetti scientifici in Campania, specie in area flegrea, a Pozzuoli e Miseno, e in Irpinia ad Aeclanum, Castelnuovo di Conza e Conza della Campania. È membro della Missione Archeologica a Kyme Eolica in Asia Minore, come responsabile e coordinatore dello studio dei materiali dallo scavo. Ha insegnato poi a contratto “Archeologia Urbana e del territorio” presso la “Federico II”, ove ha poi conseguito il dottorato in Storia Romana. È stato vincitore della Fulbright Grant S.I.R. presso la Northwestern State University, dove ha insegnato Classical Archaeology. Ha insegnato anche all’ULM (University of Louisiana at Monroe).
Bologna. Al museo civico Archeologico prorogata al 1° maggio la grande mostra “I pittori di Pompei”, già visitata da oltre 60mila persone. I commenti dei protagonisti, il percorso alla scoperta degli affreschi dalle città vesuviane prestati dal Mann
“I pittori di Pompei”, la grande mostra aperta il 23 settembre 2022 al museo civico Archeologico di Bologna, continua a crescere di interesse. Settimana dopo settimana è andata aumentando di visitatori, effetto evidente del passa parola positivo che il progetto espositivo ha saputo catalizzare. Da qui la valutazione del museo, in accordo con MondoMostre, società organizzatrice dell’evento, di chiedere al museo Archeologico nazionale di Napoli, prestatore dei preziosi reperti esposti nella mostra, la possibilità di prorogare la durata del generoso prestito, originariamente prevista fino al 18 marzo 2023. L’assenso espresso dalla direzione del museo napoletano consente oggi di annunciare che I pittori di Pompei resterà ancora visibile a Bologna fino al 1° maggio 2023. Curata da Mario Grimaldi e prodotta da MondoMostre, l’esposizione è stata resa possibile da un accordo di collaborazione culturale e scientifica tra Comune di Bologna | museo civico Archeologico e museo Archeologico nazionale di Napoli che prevede il prestito eccezionale di oltre 100 opere di epoca romana appartenenti alla collezione del museo partenopeo, in cui è conservata la più grande pinacoteca dell’antichità al mondo. “Sino a questi giorni”, a comunicarlo è Tomaso Radaelli, presidente di MondoMostre, “l’esposizione è stata ammirata da oltre 60mila persone. Numerosi sono inoltre i gruppi scolastici che continuano a prenotare la visita o i laboratori. Per molti visitatori la mostra ha offerto l’opportunità di scoprire per la prima volta, o tornare ad ammirare, un museo straordinario come è il civico Archeologico di Bologna”.

Una sala della mostra “I pittori di Pompei” al museo civico Archeologico di Bologna (foto roberto serra)
Per Eva Degl’Innocenti, direttrice del Settore Musei Civici Bologna: “La proroga dimostra il successo del progetto curatoriale e allestitivo della mostra e della collaborazione scientifico-culturale tra il nostro museo civico Archeologico e il museo Archeologico nazionale di Napoli, sotto l’eccellente e lungimirante direzione di Paolo Giulierini”. E Paola Giovetti, direttrice del museo civico Archeologico di Bologna, sottolinea: “La qualità delle relazioni tra il museo di Napoli e quello di Bologna non aveva certo bisogno di conferme. Ma non si può davvero tacere in merito alla generosità del direttore Paolo Giulierini, che ha concesso una sostanziosa proroga alla mostra, permettendo così al nostro museo di venire incontro alle tantissime richieste di visita da parte di scuole, gruppi e singoli visitatori, che affollano le nostre sale ed hanno espresso un gradimento altissimo per questa raffinata mostra”. Esprime soddisfazione anche Paolo Giulierini, direttore del museo Archeologico nazionale di Napoli: “Lo straordinario successo della mostra I pittori di Pompei al museo civico Archeologico di Bologna, anche grazie alla splendida promozione nazionale e internazionale di questo progetto di alto profilo scientifico e divulgativo, ci ha fatto accogliere con entusiasmo la richiesta di proroga. Far conoscere i tesori del Mann ai cittadini bolognesi e ai tanti turisti attesi nelle prossime festività pasquali, è anche per noi una grande opportunità. Siamo certi che il dialogo tra Bologna e Napoli, due grandi capitali della cultura italiana, si rafforzerà presto con nuovi progetti comuni nel segno dell’archeologia”.

Mario Grimaldi curatore della mostra “I pittori di Pompei” al museo civico Archeologico di Bologna (foto bologna musei)
“Il caso delle città seppellite dall’eruzione vesuviana del 79 d.C., Ercolano, Pompei e Stabia”, spiega il curatore Mario Grimaldi, “appare uno dei più completi per l’eccezionale contestualizzazione degli apparati decorativi che, conservati perfettamente in situ, permettono così di ricomporre quei rapporti spazio-funzionali del contesto decorativo dandoci la possibilità di tener fede metodologicamente al concetto di rapporto tra spazio e decorazione e soprattutto di contesto. Infatti sempre più si è integrato all’analisi tipologica degli “stili” l’interesse verso i rapporti esistenti tra la decorazione degli ambienti e la loro funzione. In questo contesto la figura del pictor appare essere fondamentale per tradurre in immagini il rapporto esistente e necessario per il committente tra spazio, la sua casa, e decorazione. L’esperienza che si propone con questa mostra è dunque quella di rileggere, all’interno di questa prospettiva metodologica, alcuni grandi esempi decorativi facenti parte della Collezione degli Affreschi del Museo Archeologico Nazionale di Napoli provenienti da quelle città che, seppellite dalla grande eruzione del Vesuvio nel 79 d.C., ci offrono ancora oggi la possibilità di indagare e far parte di quell’inganno splendido attraverso la personalità dei pictores che operarono in modo anonimo in quelle case”.

Maschera tra grappoli d’uva e viti, affresco dalla Casa delle Colombe a mosaico di Pompei, conservato al museo Archeologico nazionale di Napoli (foto graziano tavan)
Il progetto espositivo pone al centro le figure dei pictores, ovvero gli artisti e gli artigiani che realizzarono gli apparati decorativi nelle case di Pompei, Ercolano e dell’area vesuviana, per contestualizzarne il ruolo e la condizione economica nella società del tempo, oltre a mettere in luce le tecniche, gli strumenti, i colori e i modelli. L’importantissimo patrimonio di immagini che questi autori ci hanno lasciato – splendidi affreschi dai colori ancora vivaci, spesso di grandi dimensioni – restituisce infatti il riflesso dei gusti e i valori di una committenza variegata e ci consente di comprendere meglio i meccanismi sottesi al sistema di produzione delle botteghe. A Bologna, per la prima volta, viene esposto un corpus di straordinari esempi di pittura romana provenienti da quelle domus celebri proprio per la bellezza delle loro decorazioni parietali, dalle quali spesso assumono anche il nome con cui sono conosciute. Capolavori – solo per citarne alcuni – dalle domus del Poeta Tragico, dell’Amore punito, e dalle Ville di Fannio Sinistore a Boscoreale, e dei Papiri a Ercolano.

Dettaglio con figura femminile del registro superiore in affresco e stucco dal tablino della Casa del Meleagro a Pompei, conservato al museo Archeologico nazionale di Napoli (foto mann)
Nel percorso espositivo il visitatore può ammirare un’ampia selezione degli schemi compositivi più in voga nei diversi periodi dell’arte romana, osservando come alcuni artisti sapessero conferire una visione originale di modelli decorativi continuamente variati e aggiornati sulla base di mode e stili locali. Rivivere scene di accoglienza dell’ospite, raffinate immagini di paesaggi e giardini, architetture, ma anche ammirare gli strumenti tecnici di progettazione ed esecuzione del lavoro: colori, squadre, compassi, fili a piombo, disegni preparatori, reperti originali ritrovati nel corso degli scavi pompeiani, comprese coppe ancora ripiene di colori risalenti a duemila anni fa. E, ancora, triclini, lucerne, brocche, vasi, riaffiorati negli scavi e raffigurati proprio negli affreschi in mostra, con i quali dialogavano nello spazio. La mostra propone anche la ricostruzione di interi ambienti pompeiani come quelli della Casa di Giasone e, ancora di più della straordinaria domus di Meleagro con i suoi grandi affreschi con rilievi a stucco, per raccontare il rapporto tra spazio e decorazione, frutto della condivisione di scelte e di messaggi da trasmettere, tra i pictores e i loro committenti.
Napoli. Nel giorno del suo 80.mo compleanno, il museo Archeologico nazionale celebra Lucio Dalla con la mostra “Lucio Dalla. Il sogno di essere napoletano”

Locandina della mostra “Lucio Dalla. Il sogno di essere napoletano” al museo Archeologico nazionale di Napoli dal 4 marzo al 25 giugno 2023
4 marzo 1943: quel giorno è nato Lucio Dalla che della sua data di nascita e della sua storia ha fatto una delle sue canzoni più famose. Oggi, 4 marzo 2023, in quello che sarebbe stato il suo 80.mo compleanno, arriva a Napoli l’affascinante viaggio nel mondo di Lucio Dalla, iconico e innovativo cantautore, immortale, prerogativa solo dei grandissimi artisti. Non esiste luogo migliore per celebrarlo con la grande mostra-evento ribattezzata per l’occasione “Lucio Dalla. Il sogno di essere napoletano” dedicata al genio umano e musicale, dal 4 marzo al 25 giugno 2023 al museo Archeologico nazionale di Napoli, tra le più antiche e importanti istituzioni culturali al mondo. Un viaggio che parte dall’infanzia e ripercorre un percorso straordinario di vita e memoria collettiva, al ritmo delle note delle sue straordinarie canzoni. La mostra, promossa dal Mann, diretto da Paolo Giulierini, e Fondazione Lucio Dalla con il ministero della Cultura, con la collaborazione e il sostegno di Regione Campania e Fondazione Campania dei Festival, è organizzata e prodotta da C.O.R. Creare Organizzare Realizzare, Special partner Lavoropiù. L’esposizione, a cura di Alessandro Nicosia con la Fondazione Lucio Dalla, fa parte delle iniziative “Il MANN per la città” e vede la partecipazione di Archivio Luce Cinecittà con il patrocinio di RAI e la collaborazione tecnica di SIAE Società Italiana degli Autori e degli Editori, Universal Music Publishing Group, Grand Hotel Vesuvio e BIG|Broker Insurance Group. Catalogo Skira editore.

Lucio Dalla all’inaugurazione del Caruso roof garden presso il Grand Hotel Vesuvio a Napoli nel 2010 (foto mann)
Non è un’impresa facile raccontare in una esposizione cinquant’anni di storia. Tutto nasce da una lunga ricerca di materiali, molti dei quali esposti per la prima volta, che documentano l’intero cammino umano e artistico di uno dei più amati artisti italiani e internazionali. Lucio Dalla ha segnato in modo assolutamente unico e innovativo la storia della musica italiana. Un cantore di vita e suoni che con graffiante ironia e sguardo poetico ha conquistato il cuore di tutti; non solo musicista ma anche attore, scrittore, regista teatrale, amante dello sport e appassionato di motori, danza, opera lirica, pittura, letteratura, con un numero impressionante di interessi. Così, attraverso documenti, foto, copertine dei dischi, video, oggetti, abiti di scena, locandine dei film cui ha partecipato, manifesti, la ricca collezione di cappelli e berretti, sarà possibile scoprire l’intimità di Lucio e vivere la forza della sua musica.

Lucio Dalla nella suite One of a Kind Enrico Caruso del Grand Hotel Excelsior Vittoria a Sorrento, con il pianoforte con il quale compose “Caruso” (foto mann)
Oltre dieci le sezioni in cui è suddivisa l’esposizione: La sua musica, Famiglia-Infanzia-Amicizie-Inizi musicali, Dalla si racconta, Il clarinetto, Dalla e Napoli, il cinema, il teatro, la televisione, Dalla e Roversi, Universo Dalla, Il museo Lucio Dalla. La sezione inedita Dalla e Napoli è dedicata al rapporto tra il cantante e il capoluogo campano, città che inevitabilmente lo ha incantato e grande fonte di ispirazione per le sue canzoni. Insieme ai documenti che ci raccontano la sua vita, l’arte e le sue passioni, la mostra offre allo spettatore l’opportunità di un incontro unico e speciale con l’artista. La mostra è arricchita anche da un importante catalogo edito da Skira che contiene storia, immagini e anche un lungo elenco di straordinarie testimonianze che aiutano a comprendere nel profondo il suo eclettico carattere.
Tre giorni dedicati alla ricerca sul colore nell’archeologia e nell’arte, con il contributo di esperti mondiali che si incontreranno al museo Archeologico nazionale di Napoli: il 6 marzo 2023, all’Auditorium del Mann, sarà lanciato PERCEIVE (Perceptive Enhanced Realities of Colored collEctions through AI and Virtual Experiences), il cui scopo è quello di creare un nuovo modo di percepire, conservare, curare, esporre, comprendere opere caratterizzate dalla presenza del colore, dalle sculture alle fotografie, passando per i tessuti e le opere d’arte digitali. Il progetto comprende, tra i suoi punti di maggior rilevanza, l’inclusione, la promozione del senso di cura, la riappropriazione intellettuale di messaggi “svaniti” nel tempo e un’adeguata comunicazione e trasferimento alle generazioni future. Gli strumenti per la realizzazione degli obiettivi sono l’Intelligenza Artificiale e le Esperienze Virtuali. L’A.I. avrà un ruolo centrale nel progetto, con il compito di contribuire ad automatizzare alcuni processi di ricostruzione, impossibili da ottenere con i metodi digitali tradizionali. La Virtual Experience renderà questi processi fruibili dal grande pubblico, rispondendo compiutamente alle indicazioni e ai principi di accessibilità ed inclusione, che sono il fondamento delle direttive della Comunità Europea.

Durante la giornata inaugurale del 6 marzo 2023 si alterneranno interventi di studiosi provenienti da undici istituzioni, otto Paesi e grandi musei coinvolti, tra cui il Mann (capofila del progetto per le ricerche sulla policromia antica nella scultura, che svolge dal 2018), il Munch Museum di Oslo, il Victoria and Albert Museum di Londra e l’Art Institute Museum di Chicago: tutti illustreranno le loro attività e i capolavori oggetto delle ricerche sul colore. Protagonisti dell’appuntamento napoletano anche tre aziende (Anamnesia, Imki e Hoverlay) e cinque istituti di ricerca, a partire dal coordinatore del progetto CNR ISPC insieme al Fraunhofer IGD (Germania) FORTH (Grecia), NTNU (Norvegia) e HSLU (Svizzera). La presentazione nella giornata inaugurale sarà aperta alla comunità scientifica, alle istituzioni culturali ma anche a studenti ed appassionati (fino ad esaurimento posti). Sarà per tutti un’occasione unica per esplorare la bellezza, la fragilità e le sfide della ricostruzione e della conservazione del colore in sculture, dipinti, tessuti, foto e opere arte digitali conservati in grandi istituti internazionali. Nei giorni successivi, 7 e 8 marzo 2023, i partners di PERCEIVE hanno in calendario degli incontri più tecnici, nell’ambito dei quali si confronteranno con domande come: “è possibile prevedere i cambiamenti di colore?”, “come possiamo ricostruire i colori perduti?” con l’obiettivo di costruire un nuovo approccio comune alla tutela delle opere colorate.



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