Napoli. Al museo Archeologico nazionale ultimi lavori per l’apertura della sezione Campania Romana nell’ala occidentale. Giulierini: “Un raddoppio epocale degli spazi espositivi che farà del Mann una superpotenza nell’offerta di Archeologia classica”. Ne parlano i protagonisti nel video “Mann in progress”

Una fase dell’allestimento della sezione Campania Romana nell’ala occidentale del museo Archeologico nazionale di Napoli (foto mann)

La statua di Olconio Rufo dal quadrivio di ia Stabiana a Pompei, esposta nella sezione Campania Romana del museo Archeologico nazionale di Napoli (foto mann)
La sezione Campania Romana del museo Archeologico nazionale di Napoli è ormai pronta per essere svelata al grande pubblico, dopo vari annunci di imminente apertura: l’ultimo, lo prevedeva per metà febbraio 2023. E sarà un “raddoppio epocale” degli spazi espositivi del Mann, come lo ha definito il suo direttore Paolo Giulierini, che farà dell’Archeologico “una superpotenza in termini di offerta dell’archeologia classica in Campania ma soprattutto a livello nazionale e internazionale”. In questi ultimi due anni il museo Archeologico nazionale di Napoli ha spesso “spoilerato”, come si usa dire adesso, il procedere del progetto di riapertura dell’ala occidentale del Mann destinata ad ospitare la statuaria romana campana: i sopralluoghi dei tecnici, l’avvio del risanamento-restauro delle prestigiose architetture, la scoperta di qualche opera-capolavoro destinata ad essere esposta, alcune fasi dell’allestimento. Ma stavolta l’imminenza dell’apertura che, tanto per capirci, rappresenta uno spazio analogo e speculare a quello che ospita la Collezione Farnese, è dato da un breve, ma esauriente video, “Campania Romana. Mann in progress: il racconto del lavoro per la riapertura dell’ala occidentale”, in cui – tra immagini che sbirciano tra le sale mostrandoci in anteprima interessante dettagli dell’allestimento, intervengono i protagonisti di questo progetto, dal direttore Paolo Giulierini all’architetto coordinatore del Mann Andrea Mandara, agli architetti dello Studio Isola Architetti di Torino, che ha curato il progetto di restauro e allestimento, Stefano Peyretti e Saverio Isola.
“La città di Napoli e il museo Archeologico nazionale”, esordisce Giulierini, “aspettavano di riaprire al pubblico questi straordinari spazi che precedentemente ospitavano le sale dei piccoli tesori pompeiani e che adesso sono destinati alla statuaria romana della Campania. In particolare in questi spazi abbiamo pensato di destinare le opere pubbliche principali di Pompei ed Ercolano ma anche dei Campi Flegrei. E si tratta di un campionario assoluto di vertici della scultura ma anche della pittura che decoravano le più importanti parti delle città di Ercolano e di Pompei. In questo progetto – continua – abbiamo voluto mescolare insieme tante competenze da quelle dell’università Federico II – Dipartimento di Archeologia per quello che riguarda il progetto scientifico, allo Studio Isola di Torino, e ovviamente a tutte le competenze interne del Museo. Si tratta in effetti di un raddoppio epocale del Museo. Da questo momento in poi il pubblico potrà veramente avere cognizione di quello che significa il Mann, e cioè una superpotenza in termini di offerta dell’archeologia classica in Campania ma soprattutto a livello nazionale e internazionale”.

Una fase dell’allestimento della sezione Campania Romana nell’ala occidentale del museo Archeologico nazionale di Napoli (foto valentina cosentino)

Antefissa a maschera da Fondo Patturelli a Capua, esposta nella sezione Campania Romana del museo Archeologico nazionale di Napoli (foto mann)
Le sale poste al piano terra dell’ala occidentale ospiteranno la nuova sezione dedicata alla Campania romana, che accoglierà circa duecento reperti provenienti dai principali centri della Campania antica, sia quelli vesuviani come Pompei ed Ercolano, sia i siti flegrei come Cuma, Baia, Pozzuoli sia i centri dell’interno come Capua, oggi Santa Maria Capua Vetere. L’obiettivo dell’esposizione è quello di ricostruire una serie di contesti della prima età imperiale in tutti i loro elementi – sculture, pitture parietali, iscrizioni – così da restituire l’idea non solo dei grandi edifici in cui si svolgeva la vita pubblica – civile e religiosa – ma anche quella della committenza e dei suoi ideali di rappresentazione. Vi troveranno posto, solo per citare alcuni dei materiali previsti, le sculture che ornavano l’anfiteatro dell’antica Capua, le sculture colossali del Capitolium di Cuma, il ciclo di affreschi della basilica di Ercolano e, sempre da Ercolano, la ricostruzione della celebre quadriga in bronzo che costituirà un vero e proprio inedito.

Una fase dell’allestimento della sezione Campania Romana nell’ala occidentale del museo Archeologico nazionale di Napoli (foto mann)
“Abbiamo vinto la gara di restauro e rifunzionalizzazione di questo museo qualche anno fa”, spiega Stefano Peyretti dello Studio Isola Architetti. “La gara constava di due fasi principali: la prima quella del restauro edile di questi ambienti meravigliosi, e la seconda – che si sta concludendo in questi giorni – del riallestimento dell’ala occidentale. Abbiamo avuto un lungo rapporto costruttivo con i curatori del museo e i funzionari, per cui le diverse ipotesi che erano sulla carta del riallestimento hanno dovuto confrontarsi con questi spazi aulici e con la storia. Uno degli elementi di ispirazione – ricorda – era stato quello di riproporre l’allestimento ottocentesco che si trova in alcune immagini ancora che presentava delle sale molto colorate, pareti color rosso pompeiano, marmi policromi. Poi andando avanti nella progettazione si è preferito uniformare l’aspetto di quest’ala con il resto del museo. Quindi avere dei colori più neutri, riproponendo comunque delle basi che hanno una certa aulicità e si rifanno a quella che era la storia degli allestimenti, sono rivestite in marmo, ma mantenendo delle tinte più chiare per le pareti che in qualche modo facessero risaltare i reperti. Ambienti definiti maestosi, se ne perde quasi la proporzione: le volte sono a 15-16 metri. Le persone si sentono quasi scomparire, ma sono proporzionate alla grandezza di questi oggetti sia alla loro importanza storica sia alla loro grandezza fisica”.

Dei e personaggi “in attesa” di essere posti nell’allestimento della sezione Campania Romana del museo Archeologico nazionale di Napoli (foto mann)
E Saverio Isola dello Studio Isola Architetti: “Per me è molto emozionante essere qua in questo momento perché nella costruzione di un museo questo è spesso fondamentale: quando cioè tutte le statue, tutti questi personaggi e divinità stanno per entrare nelle loro stanze. C’è un senso di impazienza, c’è un senso di attesa. Si vedono questi personaggi che aspettano. È un momento che si è sempre ripetuto in tutti i musei a cui abbiamo lavorato, a partire dal museo Egizio a Torino, al museo delle Civiltà a Roma, ai musei Archeologici di Torino e di Palazzo Te a Mantova. È un momento particolare. Il nostro approccio – sottolinea – è proprio quello del rapporto tra le collezioni e le architetture. Quindi da una parte il restauro e la preparazione degli spazi, della casa in fondo di questi oggetti che staranno qua per molto tempo, quindi della riscoperta dell’edificio. E allo stesso tempo il giusto posizionamento dello studio delle opere, e del rapporto che si fonda tra le opere e il museo stesso”.

Una fase dell’allestimento della sezione Campania Romana nell’ala occidentale del museo Archeologico nazionale di Napoli (foto annamaria di noia)
Un’emozione coinvolgente che traspare anche dalle parole di Andrea Mandara, architetto coordinatore del Mann: “È una grande emozione poter parlare di questi ambienti stando noi stessi in questi ambienti. Ambienti che erano fino a poco tempo fa dei depositi. Oggi invece con la loro architettura, con lo spazio, con le dimensioni, devo dire anche con gli interventi che sono stati realizzati di illuminotecniche e di apertura verso il giardino, ci troviamo in spazi dove veramente l’emozione è un’emozione forte che noi stessi, ora che stiamo operando, viviamo, ma sarà sicuramente un’emozione per tutti i visitatori poter rientrare in questi spazi, riconquistare l’architettura del palazzo. In questi luoghi vincerà l’architettura, vincerà la volumetria di questi spazi, e naturalmente la qualità la bellezza delle opere che in questi spazi ritorneranno ad avere una dimensione da museo Archeologico nazionale di Napoli. E io credo – conclude – che l’emozione che noi oggi viviamo lavorandoci dentro per poter fare l’allestimento, è una parte di quella emozione che tutti quanti, i napoletani e in realtà il mondo intero, potrà vivere andando a riconquistare questo patrimonio comune che di nuovo diventerà patrimonio collettivo stabile in spazi in cui l’architettura valorizza e qualifica la conservazione del passato e la valorizzazione del passato”.

La sezione Campania Romana al museo Archeologico nazionale di Napoli è quasi pronta per accogliere i visitatori (foto mann)
E allora prepariamoci a godere di questi nuovi spazi. “Con questa operazione allestitiva – conclude Giulierini – si ricrea una simbiosi con la città, perché è possibile proprio avere un affaccio dal lato di Santa Teresa da parte di tutti coloro che attraversano il quartiere e quindi il museo si riapre veramente alla cittadinanza che può contemplare le bellezze da fuori e, auspicabilmente, tornare all’interno del museo che è la casa di tutti, ma in particolare dei napoletani”.
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