Rovereto. Al museo della Città aperta la mostra “Gente di fiume. Millenni di storia sulle rive dell’Adige”: reperti, documenti, fotografie e modellini raccontano la principale via d’acqua che dalla preistoria all’arrivo della ferrovia ha determinato lo sviluppo economico e sociale dalle valli alpine fino al mare

L’ingresso della mostra “Gente di fiume” al museo della Città a Rovereto (foto graziano tavan)
“Attorno ai fiumi sono sviluppate le grandi civiltà della storia. La presenza di corsi d’acqua ha da sempre rappresentato un elemento chiave per la nascita e per la crescita delle comunità per svariati motivi: l’agricoltura, il commercio, gli scambi e le relazioni, ma anche l’artigianato e l’industria. Questo vale anche per Rovereto e per la Vallagarina la cui storia è strettamente connessa all’acqua, alla presenza del fiume Adige, per secoli via di comunicazione commerciale strategica tra Bolzano e Verona (centrale il ruolo del porto di Sacco), ma anche del torrente Leno, collegamento tra la montagna e la valle, generatore di forza motrice per le manifatture di tipo artigianale e industriale con il sistema delle rogge e poi di energia elettrica con le dighe”. Così Micol Cossali, assessore alla Cultura di Rovereto (Tn), all’inaugurazione della mostra “Gente di fiume. Millenni di storia sulle rive dell’Adige” al museo della Città di Rovereto dal 4 marzo all’11 giugno 2023, dedicata al fiume Adige, la principale via d’acqua che per secoli ha determinato lo sviluppo economico e sociale lungo i 400 chilometri del suo corso, dalle valli alpine fino al mare. Ideata e curata dall’archeologo del museo rovereto Maurizio Battisti con la storica dell’arte Alice Salavolti e il supporto dello staff della Fondazione Museo Civico, la mostra è promossa dal Comune di Rovereto, dalla Provincia autonoma di Trento, dalla Comunità della Vallagarina, con il sostegno di Cassa Rurale Alto Garda Rovereto. Il catalogo della mostra è stato realizzato in collaborazione con Edizioni Osiride.

Mostra “Gente di fiume”: da sinistra, Giovanni Laezza, presidente Fmcr; Alessandra Cattoi, direttrice Fmcr; Maurizio Battisti, archeologo Fmcr; Alice Salavolti, storica dell’arte Fmcr (foto graziano tavan)
“La mostra Gente di fiume”, commenta il presidente della Fondazione Museo Civico, Giovanni Laezza, “è stata ideata e realizzata dai ricercatori del nostro museo ed è un’iniziativa importante che, ancora una volta, dimostra la dinamicità dell’ente. E il Museo della Città rappresenta la sede perfetta che assolva alla propria missione istituzionale, quella di porsi al centro di numerose collaborazioni di persone, associazioni ed enti poste in essere per realizzare questo evento, per creare ponti tra le realtà territoriali ed extraterritoriali, seguendo i collegamenti fisici e metaforici, proprio come fa il fiume”. Moltissimi i prestiti da privati e le collaborazioni con associazioni ed enti: l’Associazione Porto Fluviale di Bolzano, la Biblioteca Civica G. Tartarotti di Rovereto, il Comitato Un Borgo e il suo Fiume, la Fondazione Cariverona, il Gruppo Zattieri Borgo Sacco, il Museo dell’Adige di Pescantina, il Museo civico della navigazione fluviale a Battaglia Terme (Associazione Traditional Venetian Boats), il Museo Storico Italiano della Guerra, il Centro Audiovisivi della Provincia autonoma di Bolzano, la Soprintendenza per i Beni Culturali della Provincia Autonoma di Trento.

Modellino in scala di panciana, imbarcazione che risale l’Adige grazie al traino (alaggio) di animali, conservato al museo dell’Adige di Pescantina (foto graziano tavan)
Gente di fiume. Fino a pochi secoli or sono, il paesaggio e la vita in Vallagarina erano radicalmente diversi da quelli odierni. Per millenni l’Adige ha svolto un ruolo da protagonista assoluto e lo scorrere delle sue acque era in sintonia con l’esistenza degli abitanti della valle. il fiume, oltre a caratterizzare il territorio dal punto di vista geografico, ne è stato il fulcro commerciale, quello che definiva mestieri e professioni, che dava identità a tutti i popoli lungo il suo corso, che li metteva in comunicazione o ne definiva i confini. La storia della “Gente di Fiume” non è solo la storia di zattieri, barcari, traghettatori e altre professioni dipendenti dal fiume ma anche quella di artigiani, pescatori, tintori e contadini, un ecosistema e un ambiente sociale talmente diversi dall’attuale, tali da risultare quasi alieni ai nostri occhi, e le cui testimonianze rischiano di sfuggire o di essere del tutto dimenticate.

Bronzetto del II sec. d.C. raffigurante Mercurio, il dio protettore dei commerci, rinvenuto a Navicello di Rovereto, di proprietà della Provincia di Trento (foto graziano tavan)
La mostra ripercorre la vita delle comunità fiorite sulle rive dell’Adige dalla preistoria fino alla metà dell’Ottocento, ne esplora collegamenti commerciali, spostamenti, merci e professioni, tracce identitarie lungo gli oltre 400 chilometri del suo corso. Nell’esposizione si ritrovano reperti archeologici, manufatti etnografici, testimonianze, opere d’arte, mappe storiche e antichi testi ed è arricchita da ricostruzioni grafiche, il tutto a documentare vicende storiche, attività lavorative, mansioni e gesti svolti con metodi e strumenti arcaici e moderni. Da non perdere l’esperienza immersiva con i visori 3D per calarsi in prima persona sulle rive del fiume quasi quattromila anni fa.

L’archeologo Maurizio Battisti, curatore della mostra, guiderà le visite all’esposizione al museo della Città (foto graziano tavan)
Visite guidate e incontri. Ogni prima e terza domenica del mese, alle 15, visite guidate alla mostra con gli esperti del museo di Rovereto. Costo 7 euro compreso l’ingresso al museo. Consigliata la prenotazione. Ogni quarta domenica del mese, alle 15, percorso guidato sul territorio dedicato alla navigazione sull’Adige, con partenza all’ingresso dell’ex Manifattura Tabacchi di Borgo Sacco. Durata 1 ora e 30 min circa. Passeggiata in compagnia di un archeologo fra le vie di Borgo Sacco alla scoperta del suo storico legame col fiume Adige. Storie di zattere, barche e traghetti di un piccolo villaggio portuale le cui origini si perdono nell’antichità più remota. Costo 7 euro solo su prenotazione. Ogni giovedì, dal 30 marzo al 27 aprile 2023, alle 18, in sala delle Idee al museo della Città, conferenze tematiche. Ingresso libero.
Rovereto. Cronaca e immagini della presentazione del libro “Nella terra di Pakhet. Carnet de voyage nelle province centrali dell’Alto Egitto. Appunti di trent’anni di esplorazioni” di Maurizio Zulian e Graziano Tavan, prefazione di Edda Bresciani (Marsilio Arte). Cantini: “Non fermatevi. È un’opera unica. Va pubblicata in inglese e in arabo”. Capriotti: “Un racconto di viaggio dal valore scientifico e dall’approccio umano”

La sala conferenze della Cantina Vivallis di Nogaredo (Tn) che ha ospitato la presentazione del libro “Nella terra di Pakhet. Carnet de voyage nelle province centrali dell’Alto Egitto. Appunti di trent’anni di esplorazioni” di Maurizio Zulian e Graziano Tavan (foto fmcr)

L’ambasciatore Gianpaolo Cantini e la prof.ssa Giuseppina Capriotti Vittozzi alla presentazione del libro “Nella terra di Pakhet” (foto graziano tavan)
“Maurizio Zulian ha trasformato la vita di viaggi intelligenti appassionati acculturati in una pubblicazione prestigiosa” sostiene Giovanni Laezza, presidente della Fondazione museo civico di Rovereto. “È un’edizione straordinaria cui l’editore ha dato ulteriore prestigio. È uno strumento di lavoro per archeologi, studiosi, studenti, persone colte in generale. Ma non mi fermerei a quanto è stato fatto fin qui. Il libro va tradotto almeno per un’edizione in inglese, ma andrebbe fatta anche in arabo, perché è un’opera unica, non esiste qualcosa di analogo”: così l’ambasciatore Gianpaolo Cantini. E Giuseppina Capriotti Vittozzi, già direttrice del Centro Archeologico Italiano al Cairo, ora al Cnr di Roma: “Il libro di Maurizio Zulian ha un valore incredibile perché ci regala una documentazione che direi più unica che rara del Medio Egitto, che è poco conosciuto, e allo stesso tempo ci offre di questa parte dell’Egitto un racconto. E questo è molto importante perché quello che scriviamo noi egittologi ha un valore scientifico ma indubbiamente non è un racconto vitale. Invece il libro, grazie anche agli apparati di Graziano Tavan, ci dà un valore scientifico ma anche un approccio umano che è quello dei racconti di viaggio”. A poco meno di un mese dalla presentazione ufficiale del libro “Nella terra di Pakhet. Carnet de voyage nelle province centrali dell’Alto Egitto. Appunti di trent’anni di esplorazioni” di Maurizio Zulian e Graziano Tavan, prefazione di Edda Bresciani (Marsilio Arte), ecco una breve cronaca della serata con i principali interventi e i contributi degli stessi protagonisti pubblicati sul libro. Iniziamo con l’intervento del presidente Laezza, quindi con quello dell’ambasciatore Cantini e chiudiamo con il contributo della prof.ssa Capriotti. Ricordiamo che il libro è in vendita nelle Librerie Feltrinelli, nei bookshop dei grandi musei italiani, e on line sui siti di Amazon, Marsilio e Feltrinelli.

La copertina del libro “Nella terra di Pakhet. Carnet de voyage nelle province centrali dell’Alto Egitto. Appunti di trent’anni di esplorazioni” di Maurizio Zulian e Graziano Tavan
Giovanni Laezza, presidente della Fondazione museo civico di Rovereto. Ecco il suo contributo per il libro “Nella Terra di Pakhet”. “La divulgazione scientifica è un aspetto a cui la Fondazione Museo Civico di Rovereto ha dedicato grande attenzione fin dalla sua nascita, alla meta del XIX secolo”, scrive Laezza. “Sempre al passo con i tempi e con le conquiste dello sviluppo tecnologico, negli ultimi decenni ha puntato a sviluppare e potenziare nuove modalità destinate alla comunicazione delle più svariate informazioni relative alle collezioni museali, al patrimonio archeologico e naturalistico e ai risultati della ricerca sul campo. Attraverso i più recenti strumenti informatici e grazie alla creazione e al potenziamento di un sistema di banche dati digitali, ha reso possibile la condivisione online di dati d’archivio, documenti e immagini, raccolti nel corso di oltre un secolo e mezzo di vita e attività museale. Un contributo fondamentale a questa impegnativa opera di divulgazione delle conoscenze si deve a Maurizio Zulian, conservatore onorario della Fondazione Museo Civico, che in circa trent’anni di esplorazioni e documentazione dei siti archeologici dell’Egitto Centrale ha raccolto un inestimabile patrimonio fotografico, costituito da piu di trentamila immagini relative a luoghi e reperti oramai difficilmente accessibili e perlopiù esclusi dai normali circuiti turistici. Con grande generosità Maurizio Zulian ha voluto donare all’Istituzione roveretana questo straordinario patrimonio documentario, che è cosi confluito nelle banche dati museali e che la nostra Fondazione ha catalogato, schedato e messo a disposizione del grande pubblico oltre che degli studiosi, dei ricercatori e degli addetti ai lavori, che possono consultare i documenti fotografici direttamente online su un sito tematico. Grazie alla preziosa e instancabile attività di Maurizio Zulian, la Fondazione ha inoltre instaurato una lunga e fruttuosa collaborazione con il Supreme Council of Antiquities of Egypt, con il quale ha sottoscritto uno specifico protocollo di intesa, volto a divulgare il patrimonio fotografico conservato a Rovereto. Mi è pertanto particolarmente gradito – conclude – esprimere il mio personale apprezzamento e quello del Museo a questa nuova e preziosa iniziativa editoriale di Maurizio Zulian, che oltre a svelare al grande pubblico i segreti di siti archeologici ricchi di fascino e sconosciuti ai più, consente anche di valorizzare e promuovere ulteriormente un raro e pregiato patrimonio fotografico”.

Maurizio Zulian e Graziano Tavan alla presentazione del loro libro nella sala conferenze della Cantinja Vivallis di Nogaredo (Tn) (foto italina bacciga)
Giampaolo Cantini, già ambasciatore d’Italia al Cairo. Così sul libro “Nella Terra di Pakhet”. “Maurizio Zulian ci accompagna, nelle pagine di questo straordinario libro, in un viaggio di grande fascino nei siti archeologici più remoti e meno conosciuti dell’Egitto, soprattutto della vasta regione del Medio Egitto”, scrive Cantini. “Lo fa con gli occhi attenti e curiosi del viaggiatore colto, animato da grande passione e al tempo stesso da una conoscenza profonda della storia e dell’eredità di una delle più grandi civiltà. L’autore documenta in modo esauriente e meticoloso siti rimasti per varie ragioni ai margini dei circuiti turistici e sui quali l’attenzione del grande pubblico e anche degli studiosi e minore rispetto a quelli universalmente noti, soprattutto nell’area del Cairo e dell’Alto Egitto. Il viaggio di Maurizio Zulian in questo percorso fuori dal comune e iniziato molti anni fa e prosegue tutt’oggi. Ne è scaturito un rapporto profondo con l’Egitto, con la sua storia, la sua civiltà, la sua gente. In queste pagine emerge non solo il viaggiatore colto, ma anche un autentico esemplare di quella grande tradizione italiana, che potremmo definire di volontariato culturale, che è viva ancora oggi e che tanto contribuisce, tra l’altro, al lavoro delle missioni archeologiche italiane in Egitto. Senza finanziamenti pubblici e senza sponsor privati, ma anzi ricorrendo esclusivamente ai propri mezzi, Maurizio Zulian ha documentato con intelligenza, passione e perseveranza, un patrimonio di grande valore, che il lettore può ora ripercorrere nel dettaglio. Molte delle migliaia di foto raccolte in un arco di tempo di oltre trent’anni, sono anche accessibili on line, da alcuni anni, sul sito del Museo Civico di Rovereto. Una quota dei proventi e devoluta al Ministero delle Antichità egiziano, nello stesso spirito di collaborazione e condivisione che anima il volontariato culturale che anima altresì il lungo viaggio di Zulian attraverso il Medio Egitto. La simbiosi con il Museo Civico di Rovereto non è casuale. È l’emblema di un altro tratto distintivo del nostro Paese: la cultura dei territori, la loro vitalità culturale e non solo economica e sociale. I Musei Civici – conclude – rappresentano una nobile tradizione educativa, con intenti pedagogici e divulgativi, che metteva a disposizione di un vasto pubblico, già nell’Ottocento, le conoscenze storiche, antropologiche, archeologiche e i risultati delle scoperte geografiche, fin nelle medie e piccole citta, in un’epoca in cui il viaggio era soprattutto avventura e la Rete era ben al di là da venire”.

Maurizio Zulian con la prof.ssa Edda Bresciani in un incontro a Rovereto (foto graziano tavan)
Giuseppina Capriotti Vittozzi, già direttrice del Centro Archeologico Italiano al Cairo, ora al Cnr di Roma. “Maurizio arriva in Egitto qualche decennio fa”, ricorda Capriotti, “trasportato dalla sua passione di comprendere le cose, per la ricerca della comprensione. E perché in Egitto? Credo perché l’Egitto ti attrae come una calamita sui nostri interrogativi, sulla nostra storia, sulla vita stessa dell’uomo. Ma l’approccio alla conoscenza dell’Egitto di Zulian si è poi concentrato sul Medio Egitto che è tanto denso di storia e monumenti quanto assolutamente poco conosciuto rispetto al resto dell’Egitto. L’Egitto ha attirato nei secoli numerosi viaggiatori molti dei quali hanno lasciato questi racconti di viaggio. Alcuni sono anche personaggi famosi, scrittori famosi che ci raccontano il loro incredibile viaggio alla ricerca di questo Paese che noi sentiamo un po’ alle nostre origini. Come dire che c’è un Dna comune nel Mediterraneo e l’Egitto in questo nostro Mediterraneo è sicuramente un faro. E allora queste personalità vengono in Egitto attraverso i secoli e raccontano di questo viaggio. Il primo è Erodoto che nel V sec. a.C. racconta del suo viaggio in Egitto. E così fa Maurizio che quindi riporta in vita un genere letterario che da tempo non viveva più e questo mi sembra veramente una occasione culturale straordinaria. Il racconto di viaggio è qualcosa che rivive anche nella letteratura egiziana. E molti di questi racconti di viaggio hanno una visione in qualche modo centripeta. È l’egiziano che vuole tornare nel suo Paese che gli egiziani chiamano anche col termine “terra amata”, perché esercita un’attrazione fortissima, tanto che chi si allontana vuole tornare. E c’è anche un racconto che Edda Bresciani ha pubblicato, tradotto dal demotico, quindi di epoca tarda, che riprende racconti precedenti. La Bresciani l’ha tradotto come “Dialogo filosofico” ed è il racconto della dea leonessa, Pakhet. E così arrivo al titolo Nella terra di Pakhet. Chi è Pakhet? Pakhet è una delle forme della dea leonessa dell’Alto Egitto. Pakhet è la dea materna e feroce allo stesso tempo. Gli egiziani osservando la natura riconoscono nella femminilità i due aspetti, quello materno e quello feroce. La leonessa è ad esempio la divinità protettrice del faraone. E Pakhet, divinità del Medio Egitto, è una delle forme della dea leonessa. Questa dea leonessa è la figlia della divinità solare che a un certo punto, come pubblicato nel racconto della prof.ssa Bresciani, lascia il Paese e raggiunge i territori selvaggi del Sud oltre la prima cataratta, e non vuole tornare. Allora suo padre, il Sole, manda il babbuino Thot, e il Medio Egitto è anche il Paese di Thot, non solo di Pakhet. Thot è il dio della sapienza, della saggezza, della scrittura. E allora il babbuino, braccio destro della divinità solare, va a cercare la leonessa. La leonessa non vuol tornare, sente il babbuino e lui le parla dell’Egitto, ricordando quella che è la terra amata, fino a convincerla al ritorno. Ci sono parole davvero emozionanti in questo che la Bresciani chiama “dialogo filosofico”. E alla fine la leonessa ritorna, anche lei attratta da questo Paese legato all’idea del ritorno. Quindi se per gli egiziani era la terra amata, per noi non è la patria ma gli riconosciamo questo valore di terra comune, cultura comune, che permane anche nella nostra cultura attraverso il Mediterraneo”. E conclude: “Ringrazio ancora Maurizio per questo straordinario regalo, e mi auguro che il libro possa essere presentato al Cairo. E ringrazio Graziano Tavan per gli apparati utilissimi per chi voglia approfondire. E mi auguro che Rovereto mantenga e rafforzi i legami con l’Egitto, portando in Egitto questa immagine bella dell’Italia”.
Rovereto. La Rassegna del cinema archeologico diventa Festival e si apre alla città. Gli interventi di Giovanni Laezza, Alessandra Cattoi e Claudia Beretta per archeologiavocidalpassato.com

RAM film festival: da sinistra, Micol Cossali, assessore alla Cultura; Alessandra Cattoi, direttrice Fmcr; e Giovani Laezza, presidente della Fondazione museo civico di Rovereto (foto graziano tavan)
Il conto alla rovescia è cominciato. Mancano solo sette giorni alla prima edizione di RAM FILM FESTIVAL Rovereto, in calendario da mercoledì 13 ottobre a domenica 17 ottobre 2021 al teatro Zandonai di Rovereto, e in molti altri spazi di rilievo culturale della città trentina. Il festival, nato 32 anni fa come rassegna del documentario archeologico, cambia nome e si rinnova nella veste, allargando l’orizzonte alla più ampia tematica della tutela e valorizzazione del patrimonio culturale. Il RAM film festival è organizzato dalla Fondazione Museo Civico di Rovereto, con il sostegno del Comune di Rovereto, della Provincia Autonoma di Trento e della Fondazione Caritro, con il patrocinio del ministero della Cultura e del ministero degli Esteri (vedi Rovereto. Presentato il programma della prima edizione di RAM Film Festival Rovereto-Archeologia-Memorie, un festival diffuso che si espande a coinvolgere la città e il territorio con un programma ricco e articolato: al teatro Zandonai e on-line, una sessantina di film con 16 prime italiane, 10 prime assolute e 2 prime internazionali; all’Alfio Ghezzi Bistrot gli incontri culturali; al museo della Città la mostra “C’era una volta la peste: Venezia e Rovereto”. Molti gli eventi speciali | archeologiavocidalpassato).
“Sono particolarmente soddisfatto del cambio di passo operato quest’anno dal Festival”, dichiara Giovanni Laezza, presidente della Fondazione Museo Civico, “e dello sforzo per aprirsi nei confronti della città e di un pubblico vasto, con un’offerta, oltre che del palinsesto cinematografico, anche di svariate opportunità in città in collaborazione con APT e Distretto San Marco. Grazie a preziose collaborazioni, sono molte le occasioni culturali, per riflettere, per incontrare i numerosi ospiti, protagoniste e protagonisti del nostro tempo, per usufruire di corsi di formazione e di masterclass”. E l’assessore alla Cultura Micol Cossali: “Oggi la Rassegna del Cinema archeologico diventa Festival e si presenta in un nuovo formato, una naturale evoluzione di un percorso lungo più di tre decenni che l’ha vista crescere e trasformarsi, uscire dai teatri e connettersi con la città. Con l’auspicio che RAM film festival possa raggiungere sempre più persone e ampliare ancora di più il suo pubblico e coinvolgere le giovani generazioni, non solo all’interno della sala cinematografica, ma nei tanti eventi collaterali che arricchiscono il panorama culturale roveretano”.
Il programma del festival è previsto su 5 giornate, durante le quali alle proiezioni dei documentari in concorso si aggiungeranno incontri quotidiani con esperti, conferenze, visite, presentazioni di libri, aperitivi, masterclass, una mostra e un concerto di musica per il cinema. Sono 62 i film, tra documentari, docufiction e animazioni in concorso, selezionati su oltre 1400 iscritti a livello nazionale e internazionale. Immagini spettacolari, luoghi e siti straordinari e popoli poco conosciuti, storie e narrazioni che fanno parte dei tesori culturali del mondo. I documentari provengono da 25 diverse nazioni, con 34 luoghi del mondo rappresentati, con il loro patrimonio materiale e immateriale. 26 première, di cui 10 prime assolute, 2 prime internazionali e 14 prime italiane. Tutti i film saranno visibili anche online attraverso una piattaforma digitale.
Quattro sezioni per i film in concorso con altrettanti premi: “premio Paolo Orsi per il cinema archeologico” (sezione principale): film archeologici dedicati alla tematica della tutela e valorizzazione patrimonio tangibile; “L’Italia si racconta”, sezione dedicata a opere cinematografiche sull’Italia che parlano di patrimonio culturale immateriale come, tradizioni, storia, antiche comunità; “Cultura Animata”: animazioni italiane e straniere dedicate ad archeologia, popoli, culture; “Sguardi dal mondo”, sezione dedicata a opere cinematografiche provenienti da ogni paese del mondo che parlano di patrimonio intangibile, tradizioni, cultura, antiche comunità. A completamento di un programma basato in gran parte sulla proposta di film e documentari, il Festival propone contemporaneamente alle proiezioni: conferenze e momenti di approfondimento con esperti del settore; un concerto dedicato alla musica nel cinema; una serata sul documentario tra Storia e Sport; aperitivi al bistrot sui temi del Festival; laboratori e presentazioni di libri a cura delle librerie della città; visite guidate sul territorio; visite guidate alla mostra “C’era una volta la Peste” allestita al Museo della Città che si terrà in concomitanza con il festival; corsi di approfondimento e aggiornamento professionale (per studenti, giornalisti ed operatori); menù a tema e iniziative varie in collaborazione con gli esercizi commerciali del distretto San Marco nel centro storico cittadino. Prestigiosi gli ospiti di questa edizione, impegnati sia in serate a teatro che in spazi alternativi, sui temi del Festival. Incontri a teatro, giovedì 14 ottobre 2021, alle 20.45, Federico Buffa, su “1936: L’Olimpiade che ha cambiato il cinema”. Storie di uomini e di sport si intrecciano attraverso gli “sguardi” della regista Leni Riefenstahl. Sabato 16 ottobre 2021, alle 20.45, Leandro Piccioni e Quartetto Pessoa in concerto per pianoforte e quartetto d’archi “Musica per il cinema. Omaggio a Ennio Morricone”; domenica 17 ottobre 2021, alle 16.30, Nicolò Bongiorno su “Raccontando l’India: Il Ladakh”. Incontri al bistrot: tre aperitivi a tu per tu con l’esperto alle 17 nel Bistrot dello chef stellato Alfio Ghezzi. Giovedì 14 ottobre 2021, “Il lungo viaggio dell’archeologia”, con Andrea Augenti, archeologo; venerdì 15 ottobre 2021, “Nôtre Dame: tecnologie e progetti per il restauro del secolo”, con Tiziano Straffelini, esperto di restauro di monumenti; sabato 16 ottobre 2021, “Il fumetto tra storia e fiction: Martin Mystère a Venezia”, con Andrea Artusi, disegnatore.
Al RAM film festival – Rovereto Archeologia Memorie non solo cinema: in programma anche tre corsi di formazione e approfondimento dedicati a insegnanti, giornalisti e documentaristi con esperti del settore

RAM film festival: non solo cinema a Rovereto Archeologia Memorie. Ma anche corsi di formazione e approfondimento dedicati a insegnanti, giornalisti e documentaristi con esperti del settore. “Il Festival rimane sì un appuntamento di alto livello, ma non è di nicchia. Oltre al teatro, esce per le strade cittadine, propone appuntamenti per i giovani, intreccia cultura, tradizioni e vita”, ricorda Giovanni Laezza, presidente della Fondazione Museo civico di Rovereto. “L’auspicio è che RAM film festival possa raggiungere sempre più persone e ampliare ancora di più il suo pubblico e coinvolgere le giovani generazioni, non solo all’interno della sala cinematografica, ma nei tanti eventi collaterali che arricchiscono il panorama culturale della nostra città”, gli fa eco Micol Cossali, assessore alla Cultura creatività giovanile e innovazione del Comune di Rovereto. E Alessandra Cattoi, direttore della Fondazione Museo Civico di Rovereto, chiude: “Il RAM film festival vuole coinvolgere il suo pubblico e tutta la città di Rovereto, protagonista di un evento culturale che ci auguriamo sia davvero speciale”. Ed ecco quindi la proposta di tre Masterclass dedicate, che si terranno nella sala “Carlo Belli” a Palazzo Alberti Poja in corso Bettini 41 a Rovereto, dove si accederà con il Green Pass.
Masterclass per docenti, mercoledì 13 ottobre 2021, dalle 16 alle 18. “Cinema per la didattica: insegnare la cultura con l’audiovisivo” con Romina Zanon, artista visiva che utilizza la fotografia, il video e il disegno per realizzare progetti artistici e di comunicazione, collaborando con diversi enti nazionali e internazionali. In ambito didattico, il cinema può essere uno strumento straordinario. Viene proposto un focus nel quale l’audiovisivo diventa mezzo di conoscenza e comprensione, a disposizione di docenti e studenti. Il corso di aggiornamento è dedicato agli insegnanti di ogni ordine e grado. La Fondazione Museo Civico di Rovereto è ente accreditato per la formazione del personale docente. Partecipazione gratuita. Iscrizioni entro martedì 12 ottobre 2021 all’indirizzo didattica@fondazionemcr.it
Masterclass per giornalisti, giovedì 14 ottobre 2021, dalle 10 alle 12. “Il patrimonio culturale nei conflitti: rischi e riflessioni” con Elena Franchi, giornalista pubblicista, membro della Commissione Sicurezza ed Emergenza dell’International Council of Museums (ICOM) e della Società Italiana per la Protezione dei Beni Culturali (SIPBC). Il patrimonio culturale può diventare un “obiettivo pagante” in caso di guerre e terrorismo, volti a eliminare intenzionalmente i simboli di chi è ritenuto “nemico”. Attraverso esempi tratti da guerre diverse si evidenzieranno alcuni problemi particolari, come l’utilizzo improprio di un edificio, la perdita del patrimonio immateriale, le reazioni della popolazione locale, il furto e il traffico illecito di beni culturali, i rischi legati alla ricostruzione e l’importanza dell’educazione di civili e militari, cercando di capire cosa si può imparare dal passato e quali domande può porsi un giornalista di fronte a questi temi, soprattutto se non ha la possibilità di accedere direttamente all’area di crisi. In collaborazione con l’Ordine dei Giornalisti del Trentino-Alto Adige. Partecipazione gratuita e iscrizione sulla piattaforma SIGeF.

Masterclass per videomaker, venerdì 15 ottobre 2021, dalle 9 alle 16. “Non basta un’idea brillante. Il percorso dal progetto al film”. Non basta un’idea brillante per passare da un progetto alla realizzazione di un documentario. Nella Masterclass proposta da RAM film festival, tre insegnanti d’eccezione guidano lungo il fondamentale percorso che fa maturare un’idea, dalla presentazione per i finanziamenti, alla scrittura di un soggetto e una sceneggiatura, all’approccio con le tematiche culturali e al documentario come testimonianza. Costo 50 euro comprensivo di pasto e materiale didattico. Iscrizione online sul sito del festival www.ramfilmfestival.it. Per info: rassegna@fondazionemcr.it.

Il regista Emanuele Gerosa
Programma: 8.45, accoglienza e registrazione; 9-11, “Il pitch: gettare le basi per passare da un’idea alla realizzazione di un film” con Emanuele Gerosa, regista e documentarista pluripremiato. Dopo i primi lavori selezionati in numerosi festival internazionali, completa nel 2015 il primo lungometraggio “Between Sisters” che ottiene premi e riconoscimenti in tutto il mondo. Nel 2019 finisce il nuovo film “One More Jump”, selezionato e premiato in numerosi film festival in Italia e all’estero, fra questi il prestigioso Prix Europa 2020 come miglior film documentario di tutti i broadcaster europei. Le regole d’oro del pitch. Il primo passo per realizzare un film è un’idea brillante, ma poi il percorso è molto lungo e uno degli aspetti più complessi è come preparare il materiale per poter coinvolgere nel progetto produttori, partners e finanziatori disposti a scommettere sulla nostra idea. Oltre al talento e alla tenacia ci vogliono anche una grande organizzazione e un metodo. Preparare un dossier e un teaser e presentare il proprio progetto a un pitch, sono degli step obbligatori se vogliamo avere qualche possibilità di cominciare a lavorare e poi portare a termine il nostro film. Coffee Break.

Il regista Francesco Mattuzzi
Ore 11.15-13.15, “Il cinema documentario come patrimonio culturale” con Francesco Mattuzzi, regista e documentarista. Nel 2010 ha presentato “Future Archaeology”, un film stereo 3D anaglifico nella sezione Orizzonti, alla Biennale di Venezia (67°) e nel 2016 “The Weight of Dreams” ha vinto il Premio RAI Cinema a Visioni dal Mondo International Film Festival di Milano. È stato selezionato come regista al Berlinale Talents 2016 ed è docente in film-making alla Libera Università di Bolzano. Cinema come testimonianza, interpretare un bene da conservare. La rappresentazione della realtà attraverso lo sguardo e la ricerca di nuove forme narrative. Dalla sala cinematografica all’installazione artistica in un museo. Pausa pranzo.

Il regista Dario Baldi
Ore 14-16, “Come scrivo il mio documentario. Scrivere il soggetto e la sceneggiatura del documentario. Principi di regia” con Dario Baldi. Regista, cresciuto in una famiglia dedita al cinema, dopo un passato da montatore, si dedica alla scrittura e alla regia realizzando diversi videoclip e pubblicità in Italia e all’estero, per poi passare al documentario, e infine al cinema. Ha collaborato con produzioni e clienti internazionali, tra cui Universal Music, BBC, Channel 4, Turner, Rai, Medusa. Realizza inoltre diversi film per il cinema con successo di critica e pubblico, e insegna cinema per diverse accademie. Produce con il suo studio, prodotti e opere di vario genere, spaziando dai crossmedia al cinema.
Provincia autonoma di Trento in fascia gialla. Riapre il museo di Scienze e Archeologia della Fondazione museo civico di Rovereto. Ingresso gratuito e nuovi orari

La Provincia autonoma di Trento è in fascia gialla e così dal 19 gennaio 2021 finalmente può riaprire le sue porte, dopo la lunga chiusura dovuta all’emergenza sanitaria, Il museo di Scienze e Archeologia della Fondazione Museo Civico di Rovereto. Il pubblico potrà visitare la mostra “Ci vuole un fiore”, dedicata alla Flora del Trentino al piano terra e, novità 2021, le sale di zoologia e archeologia al secondo piano con le collezioni permanenti, rimaste chiuse dal lockdown della primavera 2020. Dal fine mese sarà poi inaugurata al museo della Città l’inedita mostra fotografica “Istantanee da una città. Rovereto tra storie e storie”. Il museo si pone come servizio alla città e alle famiglie di tutto il territorio trentino. Il nuovo orario prevede perciò l’apertura dal lunedì al giovedì dalle 10 alle 18, il venerdì dalle 10 alle 20 sempre con ingresso gratuito, a partire da domani, martedì 19 gennaio. Restano comunque attive nel week-end gli approfondimenti e le proposte online. “È comunque con soddisfazione che riapriamo le nostre sale al pubblico”, dichiara il presidente della Fondazione Museo Civico Giovanni Laezza. “Nonostante ci sembri assurda la chiusura prevista nei week-end, dato che i numeri dei possibili ingressi al museo sono contingentati allo stesso modo in ogni giornata, ci adeguiamo come sempre alle disposizioni del nuovo dpcm. Possiamo però garantire”, prosegue il presidente, “che cercheremo di favorire la fruizione offrendo l’ingresso gratuito, aprendo anche il lunedì, spostando attività per il pubblico durante la settimana e organizzando visite in orari per noi inconsueti, nella speranza di tornare presto alla normalità”.
31.ma Rassegna internazionale del Cinema di Rovereto 2020: assegnati i premi e le menzioni. Il premio “Città di Rovereto” del pubblico assegnato ex aequo a “La scuola di Atene. L’archeologia italiana nell’Egeo”, di Eugenio Farioli Vecchioli, e “Fabrizio Mori. Un ricordo del regista” di Lucio Rosa
“La scuola di Atene. L’archeologia italiana nell’Egeo” di Eugenio Farioli Vecchioli, e “Fabrizio Mori. Un ricordo del regista” di Lucio Rosa hanno conquistato ex aequo i favori del pubblico della 31.ma Rassegna internazionale del Cinema archeologico 2020 di Rovereto. Alla fine il coraggio della Fondazione Museo Civico di Rovereto: la rassegna edizione speciale “L’Italia si racconta” si è fatta, e soprattutto si è fatta in presenza. Con una buona risposta del pubblico, tenuto conto anche del maltempo che ha caratterizzato i giorni della rassegna 2020, organizzata dalla Fondazione Museo Civico di Rovereto con il sostegno del Comune di Rovereto e con il patrocinio della Comunità della Vallagarina, della Provincia autonoma di Trento, della Regione Trentino Alto Adige, del Ministero ai Beni e alle Attività culturali e del Ministero degli Esteri. E il pubblico ha dato il suo responso, come annunciato domenica 4 ottobre 2020, al teatro Zandonai, e non nel giardino del teatro (inagibile per pioggia), dal presidente della fondazione, Giovanni Laezza, in apertura della cerimonia di premiazione. Il premio CITTÀ DI ROVERETO è stato attribuito dal pubblico a pari merito a due film che raccontano, sia pure con modalità diverse, i protagonisti italiani della ricerca storica e archeologica, “La scuola di Atene. L’archeologia italiana nell’Egeo”, di Eugenio Farioli Vecchioli, Agostino Pozzi e Stefano Stefanelli, RAI CULTURA, e “Fabrizio Mori. Un ricordo del regista” di Lucio Rosa, Studio FIlm Tv. La Menzione speciale “CinemAMoRe – SEZIONE FILM IN LINGUA ORIGINALE” assegnata al film “Postcards from India. A busker’s adventure” di Tommaso Dolcetta Capuzzo. La Menzione speciale ARCHEOBLOGGER al film “Italia: viaggio nella bellezza. Nella terra dei faraoni. L’avventura dell’egittologia italiana” di Eugenio Farioli Vecchioli – RAI CULTURA. La Menzione speciale Nuvolette al film “The Fourfold (il quadruplice)” di Alisi Telengut. “È una Rassegna che abbiamo caparbiamente voluto in presenza, nonostante le grosse difficoltà organizzative e la consapevolezza della diffusa preoccupazione del pubblico a frequentare luoghi chiusi come cinema e teatri”, ha dichiarato Laezza. “Ma pur avendo offerto per la prima volta anche i film in streaming online, siamo convinti che un festival resta tale solo se permette di incontrare protagonisti, di scambiare opinioni. E grazie allo staff dell’istituzione che presiedo e al Comune di Rovereto che ha messo a disposizione il teatro Zandonai, tutto ciò è stato possibile anche quest’anno”.

Premio CITTÀ DI ROVERETO: “Italia: viaggio nella bellezza. La scuola di Atene. L’archeologia italiana nell’Egeo” di Eugenio Farioli Vecchioli, Agostino Pozzi e Stefano Stefanelli, RAI CULTURA ((Italia, 2019, 59’). Il film è dedicato alla celebre Scuola Archeologica Italiana di Atene (SAIA), in occasione del 110° anniversario dalla sua nascita. Un viaggio nell’archeologia italiana in Grecia, con la storia degli scavi e le meravigliose scoperte sulle isole di Creta e di Lemno: i siti minoici di Festòs e Hagia Triada, la città di Gortyna a Creta, e Poliochni a Lemno, definita la città più antica d’Europa.

Premio CITTÀ DI ROVERETO: “Fabrizio Mori. Un Ricordo” di Lucio Rosa. Una produzione Studio Film Tv (Italia, 2020, 20’). Rosa riesce a tratteggiare non solo la figura del paletnologo di fama internazionale, uno dei più grandi studiosi delle antiche civiltà del Sahara, ma anche la grande umanità e sensibilità dell’uomo. E lo fa con un protagonista d’eccezione: lo stesso Fabrizio Mori, che Rosa aveva intervistato in occasione del film “Il segno sulla pietra. Il Sahara sconosciuto degli uomini senza nome” (Italia, 2006, 50’), film che lo stesso Mori aveva apprezzato moltissimo (vedi https://archeologiavocidalpassato.com/2020/10/04/gran-finale-alla-31-rassegna-internazionale-del-cinema-archeologico-di-rovereto-chiude-le-proiezioni-il-film-di-lucio-rosa-fabrizio-mori-un-ricordo-dove-il-regista-veneziano/).

Menzione speciale CinemAMoRe. Per la Menzione speciale “CinemAMoRe – SEZIONE FILM IN LINGUA ORIGINALE”: Istituito dal coordinamento di Rassegna Internazionale del Cinema Archeologico, Trento Festival e Religion Today Film Festival, la giuria composta da Miro Forti (TFF), Kosovare Krasniqi (RTFF) e Claudia Beretta (RICA) ha deciso all’unanimità di assegnare la menzione al film: “Postcards from India. A busker’s adventure”, di Tommaso Dolcetta Capuzzo (Italia/India, 2019, 68’). Motivazione: “Postcards from India” è Il film che meglio integra lo spirito dei tre festival rappresentati dalla Giuria. Una storia originale, appassionante e ben narrata: il tema principale è la musica, calata nei contesti popolari e quotidiani, strumento di comunicazione e solidarietà. La personalità vulcanica e la vicenda particolare e avventurosa del busker Filippo Masé, grazie alla regia attuale e dinamica di Tommaso Dolcetta Capuzzo, coinvolge lo spettatore in contesti di integrazione culturale, di tradizioni e modernità, attraversando la storia, la società e le affascinanti contraddizioni dell’India di oggi. Segnalazione della giuria di “CinemAMoRe” al film: “In their hands. Reshaping pottery of the European Bronze Age” di Marcello Peres, Nicola Tagliabue, Thomas Claus, Csaba Balogh, Vladan Caricic Tzar (Spagna/Germania/Ungheria/Serbia, 2019, 32’). Motivazione: “Un riuscito tentativo di attualizzare il passato, in questo caso la storia della ceramica dell’Età del Bronzo europea, attraverso le “mani” e le competenze degli artigiani di oggi. A più mani anche la regia, con episodi che si integrano e si intrecciano perfettamente mantenendo equilibrio, ritmo e unità narrativa. L’assenza di un testo parlato favorisce l’immediatezza del linguaggio visuale”.

Menzione speciale ARCHEOBLOGGER. Per la Menzione speciale ARCHEOBLOGGER sui film a carattere archeologico in programma, la giuria composta da Antonia Falcone, Domenica Pate, Giovina Caldarola, Astrid D’Eredità, Alessandro Tagliapietra, Giovanna Baldassarre, Marina Lo Blundo, Marta Coccoluto, Mattia Mancini, Michele Stefanile ha attribuito il premio al film: “Italia: viaggio nella bellezza Nella terra dei faraoni. L’avventura dell’egittologia italiana” di Eugenio Farioli Vecchioli – RAI CULTURA (Italia, 2019, 58’). Motivazione: “L’Egitto non smette di stupire, anche al cinema! “Le cose sono impossibili finché qualcuno non le ha fatte”, dice ad un certo punto uno dei protagonisti del film. E potrebbe essere proprio questo il sottotitolo della nostra menzione. Perché “Italia: viaggio nella bellezza. Nella terra dei faraoni” si distingue per essere non il solito documentario sull’Egitto, argomento sempre molto gettonato, ma un sorprendente e interessante viaggio a ritroso nel tempo alla scoperta delle tappe cruciali che hanno reso l’egittologia italiana quella che è oggi. Un film faraonico, ma senza sensazionalismi: nonostante tutto sia straordinario – papiri srotolati “in diretta”, obelischi romani che riprendono vita e il direttore del museo Egizio di Torino Christian Greco in gran forma tra i ricordi del suo primo viaggio e la passeggiata tra le sale di uno dei musei più visitati in Italia – è un documentario privo dell’esaltazione “egittomaniacale” raccontando invece in modo compiuto la storia della ricerca italiana nelle terre del Nilo. Un prodotto ben strutturato, a più voci, con diversi registri narrativi che sfiora un’ora di girato senza stancare: ha l’incredibile merito di raccontare vicende e personaggi magari già noti agli addetti ai lavori, senza però mai innescare noia da ripetizioni. Da sottolineare la consapevolezza delle origini “colonialiste” (in senso lato) della disciplina che pone una questione centrale: quanto in termini di cultura materiale è stato tolto all’Egitto e quanto invece è stato restituito in termini di scienza e conoscenza? E poi lasciatecelo dire: finalmente tante donne!”.

Menzione NUVOLETTE. Per la menzione speciale Nuvolette, assegnata dagli organizzatori e dagli artisti del Festival Nuvolette dedicato all’illustrazione, al racconto per immagini e al fumetto (Rovereto, 1-4 ottobre 2020) a cura di Impact Hub Trentino, la giuria composta da Daniele Pampanelli, Francesco Biagini, Chiara Galletti, Dalia Macii, al film: “The Fourfold (il quadruplice)” di Alisi Telengut (Canada, 2020, 7’). Motivazione: “Per il linguaggio visivo astratto che esprime perfettamente l’argomento a tema mitologico spirituale. Per l’armonico connubio tra visivo e sonoro, la voce narrante che ricorda la “Grande Madre” che accompagna in maniera perfetta le immagini e contribuisce a creare un effetto molto suggestivo e coerente con il mito. Per l’originalità con cui sono stati interpretati gli elementi naturali, la coerenza visiva e la fluidità dei movimenti nei cambi scena”. Segnalazione speciale della giuria al film: “Back To Nature (Ritorno alla Natura)” di João Pombeiro (Portogallo, 2017, 8’). Motivazione: “Per l’ottimo impatto visivo della narrazione che si avvale di uno stile “psichedelico” retrò grazie all’utilizzo della tecnica del collage, animazione con effetto caleidoscopio e colorazione acida dei frame. Per la “precisione” della scelta nei frame che comunicano con forza la bellezza variegata del mondo in cui viviamo e i pericoli a cui questo è esposto. Per la perfetta sincronia tra immagini e musica, molto ricercata e originale”.
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