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Agrigento Licata Lampedusa: al via l’ALL festival “Paesaggi, visioni e popoli in cammino”, quattro giornate di cinema archeologico, talk e performance sul tema delle migrazioni, organizzato dal RAM film festival e promosso dal parco della Valle dei Templi e dalla soprintendenza di Agrigento in occasione di Agrigento Capitale della Cultura

agrigento-licata-lampedusa_all-festival-2024_locandinaL’annuncio era stato dato Maria Concetta Parello, archeologa del parco archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi, all’ultima edizione del RAM film festival 2024 “Gli sguardi sulle migrazioni”, accompagnato dalla soddisfazione del presidente della Fondazione Museo civico di Rovereto Giovanni Laezza (vedi Agrigento capitale della Cultura 2025. Maria Concetto Parello anticipa ad “archeologiavocidalpassato.com” le iniziative del parco della Valle dei Templi, a cominciare dall’edizione speciale di RAM film festival a dicembre e della mostra “Da Girgenti a Monaco, da Monaco ad Agrigento” sulla collezione Panitteri | archeologiavocidalpassato): dal 16 al 19 dicembre 2024, in occasione di Agrigento Capitale Italiana della Cultura 2025, il RAM Film Festival approda in Sicilia per ALL Festival “Paesaggi, visioni e popoli in cammino”, l’evento di avvicinamento promosso dalla Soprintendenza beni culturali e ambientali di Agrigento e dal Parco archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi.  È un festival che ha, come il festival di quest’anno a Rovereto, il tema delle migrazioni. Tre le città che ospiteranno gli eventi del festival: Agrigento, Licata e Lampedusa. Il gruppo di lavoro del RAM film festival del museo civico di Rovereto è in partenza per la Sicilia per l’ALL Festival (Agrigento Licata Lampedusa). La collaborazione nasce per il rapporto di fiducia instaurato con il parco archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi con il quale la Fondazione Museo Civico di Rovereto è partner da 20 anni per l’organizzazione nella città siciliana di un festival del cinema archeologico estivo. ALL festival presenta alcuni dei più bei documentari dell’ultima edizione del RAM, con talk con ospiti e performance dedicate alle migrazioni del passato e del presente, ed è promosso dalla soprintendenza beni culturali e ambientali di Agrigento e dal parco della Valle dei Templi. Tra memoria, patrimonio e attualità, il cinema è al centro della manifestazione con lo sguardo rivolto alle migrazioni dettate dalle economie, dalle guerre, dai cambiamenti climatici e ambientali e dai popoli in movimento che, ieri come oggi, hanno cambiato, influenzato o miscelato culture, tradizioni, architetture, espressioni artistiche.

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RAM film festival: da sinistra, Micol Cossali, assessore alla Promozione artistica e culturale e al Turismo del Comune di Rovereto; Giulia Robol, sindaco di Rovereto; Alessandra Cattoi, direttore della Fondazione Museo CIvico di Rovereto e del RAM; Giovanni Laezza, presidente della Fondazione Museo CIvico di Rovereto (foto fmcr)

“Siamo fieri che il parco archeologico e la soprintendenza abbiano richiesto al RAM Film Festival di organizzare ALL festival”, commenta Giovanni Laezza, che fa parte della delegazione. “Lo sforzo per realizzare questa iniziativa è stato notevole, e siamo felici di portare un po’ di Rovereto in Sicilia con un nutrito staff, dislocato su tre sedi: Agrigento, Licata e Lampedusa. L’evento sarà incentrato su un tema di grande rilevanza e attualità: un focus sulle migrazioni in tutte le loro declinazioni. A Lampedusa, avremo anche l’opportunità di ascoltare il nostro ricercatore Gionata Stancher, biologo evoluzionista e responsabile della sezione zoologia del Museo, che parlerà di migranti naturali e isole evolutive. Siamo convinti che questo evento contribuirà a rafforzare la cultura della memoria e della comprensione reciproca, in una terra che è da sempre crocevia di popoli e culture”. “Questa partecipazione del Ram Film Festival all’apertura del programma di iniziative di Agrigento capitale italiana della cultura 2025”, aggiunge Micol Cossali, assessore alla Promozione artistica e culturale di Rovereto, “è un riconoscimento della grande qualità del festival, che è diventato un punto di riferimento del cinema archeologico. Un festival nato per valorizzare e far conoscere l’importante figura di Paolo Orsi che ha aperto le strade all’archeologia del Mediterraneo e che ha creato un collegamento fra Rovereto e la Sicilia. Rapporti fra luoghi legati all’archeologia e che sono stati coltivati in questi anni dal Museo con Siracusa e il Museo archeologico della Sicilia, e che rappresentano per Rovereto e il Festival un punto di riferimento nazionale e non solo”. “L’invito rivolto al Ram Film Festival da parte città di Agrigento, nominata Capitale italiana della Cultura 2025, come sindaca di Rovereto non può che rendermi orgogliosa”, ribadisce il sindaco Giulia Robol. “Che la Fondazione Museo Civico sia stata chiamata a presentare in tre diversi luoghi della Sicilia, Agrigento, Licata e Lampedusa, una scelta dei film proposti nello scorso festival significa innanzitutto l’eccellenza e l’assoluto valore storico e culturale della produzione roveretana. Ma questa non è certo una sorpresa dal momento che fin dal principio la rassegna si è subito imposta a livello nazionale e internazionale come un punto di riferimento per gli addetti ai lavori ma capace di attirare l’interesse anche di un pubblico non specialista. Questo invito lo vedo poi come un rapporto importante tra il Trentino e la Sicilia che rinforza i legami tra i due territori, in una sorta di riproposizione di quel percorso che più di cento anni or sono compì il nostro illustre concittadino, Paolo Orsi, che operò proprio come archeologo in quella terra così ricca di fascino, di storia e di cultura che è la Sicilia”.

IL PROGRAMMA. Dieci film, due talk (Riccardo Ginevra e Luca Misculin; e Vito Fiorino, Alessandro Rocca e Davide Demichelis), e una conferenza-spettacolo con Stefano Allievi ad Agrigento, al museo Archeologico regionale “Pietro Griffo” il 16, 17 e 18 dicembre 2024, con annuncio, nella serata finale, del film vincitore del premio del pubblico; a Licata, sempre il 16, 17 e 18 dicembre 2024, con talk al museo della Badia (Vito Fiorino, Alessandro Rocca e Davide Demichelis; e Riccardo Ginevra), dieci proiezioni e una conferenza-spettacolo con Stefano Allievi al teatro Re Grillo; a Lampedusa, il 17, 18 e 19 dicembre 2024, nell’aula magna dell’istituto di istruzione superiore “E. Majorana”: sempre con due talk (Gionata Stancher, e Marco Aime), dieci film, un’anteprima assoluta di un corto di animazione, una performance di Pino Ninfa, e annuncio nella serata finale del film vincitore del premio del pubblico.

Agrigento capitale della Cultura 2025. Maria Concetto Parello anticipa ad “archeologiavocidalpassato.com” le iniziative del parco della Valle dei Templi, a cominciare dall’edizione speciale di RAM film festival a dicembre e della mostra “Da Girgenti a Monaco, da Monaco ad Agrigento” sulla collezione Panitteri

rovereto_ram-film-festival-2024_manifestoagrigento_parco-valle-templi_logoagrigento_capitale-della-cultura-2025_logoUn’edizione speciale di RAM film festival 2024 “Sguardi sulle migrazioni” è stata inserita nelle manifestazioni del parco archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi di Agrigento per Agrigento capitale della Cultura 2025. È Maria Concetta Parello, archeologa del parco archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi, ad anticipare ad “archeologicavocidalpassato.com” le iniziative del parco in cantiere per Agrigento capitale della Cultura: a dicembre 2024 innanzitutto un’edizione speciale di RAM film festival 2024 nelle sedi di Agrigento, Lampedusa e Licata; e poi una grande mostra “Da Girgenti a Monaco. Da Monaco ad Agrigento” con l’esposizione di alcuni vasi della preziosa collezione Panitteri di vasi agrigentini conservata all’Antikensammlungen di Monaco; e ancora le Giornate Gregoriane, la Giornata di Archeologo e molte altre iniziative. Soddisfazione per questa conferma della collaborazione virtuosa tra il RAM film festival e il parco della Valle dei Templi è espresso da Giovanni Laezza, presidente della fondazione Museo civico di Rovereto.

“Ci avviciniamo ad Agrigento Capitale della Cultura che si celebrerà nell’anno che sta per arrivare”, esordisce Maria Concetto Parello, “e il parco archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi ha in cantiere alcune iniziative. E trovandomi a Rovereto vorrei parlare innanzitutto dell’iniziativa che coinvolge noi, la soprintendenza di Agrigento e il RAM film festival che sarà l’organizzazione di un festival che faremo alla metà del mese di dicembre. È un festival che avrà, come il festival di quest’anno a Rovereto, il tema delle migrazioni e stiamo organizzando assieme appunto ai colleghi di Rovereto e a Valentina Caminneci per la soprintendenza di Agrigento un programma – devo dire – molto ricco ed estremamente interessante che porteremo ad Agrigento, a Lampedusa e a Licata nelle giornate dal 16 al 19 di dicembre.

“Insieme a questa manifestazione – anticipa Parello – il parco si è preso carico di altre iniziative importanti. Tra queste vorrei ricordare la mostra “Da Girgenti e Monaco, da Monaco ad Agrigento” che prevede l’arrivo ad Agrigento di alcuni vasi dell’importante collezione Panitteri che si trova attualmente all’Antikensammlungen di Monaco ed è una mostra che appunto vede il ritorno di questi capolavori e vuole essere anche un momento di riflessione su quella che è stata la conoscenza di Akragas nella Mitteleuropa a partire appunto dalla metà dell’800 e questa mostra sarà preceduta quest’anno dalle Giornate Gregoriane (4-5 dicembre 2024, ndr) il cui tema è connesso appunto al collezionismo e collezionisti in Sicilia tra 7 e 800.

“Accanto a questo le altre attività di cui il Parco si sta occupando in questo momento ma ne seguiranno altre che saranno aggiornate a partire dall’inizio dell’anno prossimo, vorrei ricordare una Giornata di Archeologo, che è una campagna di archeologia sociale che noi svolgeremo in alcuni tra i siti più importanti che afferiscono al parco della Valle dei Templi, quindi Licata, Ravanusa, Lampedusa e la villa di Realmonte, e poi una mostra sui Chiaramonte e poi ancora un progetto con l’università di Palermo che è Adotta un monumento. Altre mostre che vedranno la presenza nel territorio di altri reperti archeologici che in questo momento sono custoditi in musei regionali. E questo insomma è quello su cui stiamo lavorando in questo momento”.

“Il festival che stiamo organizzando – come dicevo – insieme alla soprintendenza di Agrigento è un festival che si incardina nella collaborazione ormai ventennale con il RAM di Rovereto. Abbiamo voluto sperimentare un’altra formula, di un altro momento di condivisione e di costruzione di progetto con un ente con il quale il parco della Valle dei Templi collabora da vent’anni. E la novità è che questa volta la collaborazione è a tre e ci aspettiamo di riuscire a coinvolgere la nostra comunità”.

“Il fatto di poter replicare questa nostra esperienza della 35ma edizione di RAM, replicarla in Sicilia dove siamo già attivi da 20 anni, una collaborazione molto virtuosa con il parco archeologico di Agrigento”, commenta Giovanni Laezza, “è per noi una grande soddisfazione. È un carico notevole per lo staff organizzativo e anche per i creativi perché tutto avviene in sostanza durante il RAM che diventa anche un’occasione per contattare tutti gli operatori a vario titolo, giornalisti registi opinionisti esperti, insomma contattarli e chiedere la disponibilità per una cosa che avviene tra una manciata di settimane, quindi a tempi molto stretti. Il tutto è uno dei tanti lasciti – diciamo così – di Paolo Orsi, perché non so se tutti sanno che Paolo Orsi era roveretano ma che ha dedicato 40 anni della sua vita agli scavi archeologici in Sicilia e in Calabria. Però lui è riuscito a creare un ponte e nella sua memoria facciamo tutto questo”.

Sicilia. Al museo Archeologico regionale “Pietro Griffo” di Agrigento assegnati i riconoscimenti della XX edizione del Festival (diffuso) del Cinema archeologico: ecco i film premiati dalla giuria tecnica, dal pubblico e dal RAM film festival

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Un momento delle premiazioni della XX edizione del Festival del cinema archeologico al museo Archeologico regionale “Pietro Griffo” di Agrigento (foto regione siciliana)

Gli etruschi, i geroglifici e la musica antica ammaliano giurie e pubblico della XX edizione del festival (diffuso) del cinema archeologico promosso dal parco archeologico e paesaggistico della Valle dei Templi di Agrigento con il RAM film festival di Rovereto. Nella splendida sede del museo Archeologico regionale “Pietro Griffo” di Agrigento, l’ultima delle tre serate della tappa agrigentina del Festival del Cinema Archeologico, si è chiusa con la premiazione di quei film che, più di tutti, sono stati capaci di raccontare, far conoscere, immaginare e vivere il patrimonio culturale. Il festival riprende martedì 23 luglio 2024 con la prima serata della tappa di Palermo al museo Archeologico regionale “Antonino Salinas”.

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Frame del film “Les étrusques, une civilisation mystérieuse de la Méditerranée / Gli etruschi, una misteriosa civiltà del Mediterraneo” di Alexis de Favitski

Il Premio Parco Archeologico della Valle dei Templi è stato assegnato da una giuria tecnica composta da Antonio Barone, Valentina Caminneci e Anna Maria Ravagnan al film “Les étrusques, une civilisation mystérieuse de la Méditerranée / Gli etruschi, una misteriosa civiltà del Mediterraneo” di Alexis de Favitski (Francia, 2022, 52’). Aperta sul Mar Tirreno, l’Etruria, grosso modo l’attuale Toscana, risplendeva nel Mediterraneo tra il IX e il I secolo a.C. Ma chi erano gli Etruschi e come si spiega l’ascesa di questa civiltà, ma anche il suo declino e poi la sua scomparsa?

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Frame del film “Le secret des hieroglyphes. Les freres Champollion / I segreti dei geroglifici. I fratelli Champollion” di Jacques Plaisant

Il pubblico di Agrigento ha decretato vincitore il film “Le secret des hieroglyphes. Les freres Champollion / I segreti dei geroglifici. I fratelli Champollion” di Jacques Plaisant (Francia, 2022, 52’). Duecento anni fa, Jean-François Champollion decifrò per la prima volta i geroglifici egizi, risolvendo così uno dei più grandi enigmi della Storia. Poco invece si sa di Jacques-Joseph, il fratello maggiore rimasto nell’ombra. Uno studio degli archivi familiari getta nuova luce sulla loro avventura.

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Frame del film “A la recherche de la musique de l’antiquité / Alla ricerca della musica dell’antichità” di Bernard George

Nella stessa serata è stato assegnato anche lo speciale premio RAM film festival da Giovanni Laezza e Alessandra Cattoi, rispettivamente presidente e direttore della Fondazione Museo Civico di Rovereto, al film “A la recherche de la musique de l’antiquité / Alla ricerca della musica dell’antichità” di Bernard George (Francia, 2020-2021, 53’). Da trent’anni, grazie al contributo delle tecnologie digitali, l’archeologia musicale, riporta in vita musiche perdute, sacre o profane, che scandivano la vita delle antiche civiltà.

Rovereto (Tn). Prende forma il progetto “Le eredità di Paolo Orsi”: due giorni di confronto, coordinati dall’archeologo Maurizio Battisti, per creare una rete di enti – dal Trentino a Calabria e Sicilia – interessati a valorizzare la straordinaria figura dell’archeologo roveretano

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L’archeologo roveretano Paolo Orsi (foto fmcr)

Due giorni per mettere le basi del progetto “Le eredità di Paolo Orsi”, promosso dalla Fondazione Museo Civico, sotto l’egida del Comune di Rovereto e nella cornice di progetti culturali supportati da Fondazione Caritro. Con un obiettivo: creare una rete di enti interessati a valorizzare la straordinaria figura dell’archeologo roveretano. L’appuntamento è al museo della Città di Rovereto il 17 e il 18 novembre 2023 dove si ritroveranno alcuni degli enti che hanno già dato adesione tra cui l’Accademia degli Agiati, la Biblioteca civica “G. Tartarotti”, la soprintendenza per i Beni culturali della Provincia autonoma di Trento, l’università di Trento, il museo e parco archeologico nazionale di Locri Epizefiri (RC), la direzione regionale dei Musei della Calabria, il parco archeologico e naturalistico della Valle dei Templi, il Comune di Santa Severina (Kr), del Comune di Locri (RC), la Scuola di Specializzazione in Beni archeologici di Siracusa, la soprintendenza per i Beni culturali e ambientali di Palermo, il parco archeologico e paesaggistico di Siracusa e museo Archeologico regionale “Paolo Orsi”. Inoltre la rete ha già l’adesione informale di altri soggetti nazionali e internazionali, come ad esempio la Scuola Archeologica Italiana di Atene, e l’obiettivo comune è quello di continuare ad ampliarla.

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Frame del film “Paolo Orsi. La meravigliosa avventura” di Andrea Andreotti

Paolo Orsi, archeologo che ha visto l’inizio della sua straordinaria carriera a Rovereto e in particolare al Museo Civico, è stato uno studioso eccezionale e instancabile, capace di tessere legami che vivono ancora oggi tra la sua terra d’origine e le regioni dove maggiormente ha operato, in Sicilia e in Calabria. Ma la sua influenza è sentita in tutta Italia e all’estero grazie alla capacità di intrattenere relazioni scientifiche e a un metodo di lavoro che è diventato uno dei cardini della ricerca archeologica. La Fondazione Museo Civico di Rovereto, con il sostegno del Comune di Rovereto, non ha mai smesso di lavorare alla valorizzazione di uno dei suoi personaggi più illustri, e ha realizzato eventi, pubblicazioni e mostre in suo onore. Negli ultimi anni, di particolare rilievo è l’acquisizione dagli eredi del suo epistolario privato, il cui studio e messa in rete nell’ambito di alcuni progetti sostenuti dalla fondazione Caritro hanno permesso di gettare una luce del tutto unica sul grande archeologo.

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Ritratto dell’archeologo Paolo Orsi, nato a Rovereto nel 1859 (foto fmcr)

L’incontro, coordinato dall’archeologo del museo civico Maurizio Battisti, prevede la presentazione del progetto e dei soggetti presenti, e una giornata “operativa”, dove verranno concordati da parte degli esperti aggiornamenti alla pagina di Wikipedia relativa all’archeologo, grazie anche alla presenza di un rappresentante di Wikimedia Italia. Sarà inoltre presentato un progetto di realizzazione di una pagina dedicata a Paolo Orsi sulla piattaforma Vikidia, l’enciclopedia on line dei ragazzi (classe III C, SSPG “Degasperi”, I.C. Isera-Rovereto).

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L’archeologo Paolo Orsi raccoglie appunti seduto su un capitello del tempio di Apollo Aleo, appena scoperto a Punta Alice nel Crotonese (foto fmcr)

Il programma. Venerdì 17 novembre 2023, museo della Città. Alle 15.30, accoglienza; 15.45, saluti istituzionali: Giovanni Laezza, presidente della Fondazione Museo Civico Rovereto; Micol Cossali, assessore alla Cultura del Comune di Rovereto; 16, Maurizio Battisti, responsabile sezione Archeologia della Fmcr, presenta il progetto “Le eredità di Paolo Orsi”; 16.30, presentazione degli enti invitati a collaborare; 18, Maurizio Battisti presenta il programma della giornata successiva con intervento di Matteo Ruffoni di Wikimedia Italia. Sabato 18 novembre 2023. Sala conferenza della Fondazione Caritro. Alle 9, Maurizio Battisti descrizione della pagina web di Wikipedia dedicata a Paolo Orsi; 9.30, tavola rotonda: proposte e registrazione correzioni, modifiche e implementazioni alla pagina (da mettere in opera nei giorni successivi). La discussione continua anche dopo la pausa caffè; 12, presentazione del progetto di una pagina dedicata a Paolo Orsi sulla piattaforma Vikidia, l’enciclopedia on line per i ragazzi, a cura della III C dell’istituto “Alcide Degasperi” di Rovereto.

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L’archeologo roveretano Paolo Orsi “protagonista” della giornata di studi al museo della Città di Rovereto

“Il museo sta lavorando da molto tempo sugli archivi di Paolo Orsi”, dichiara Giovanni Laezza, “e questo nuovo progetto permetterà di rinnovare legami con istituzioni di tutta Italia per favorire gli scambi, promuovere occasioni di approfondimento, verificare anche la correttezza delle informazioni sul web. Con la creazione di una rete, sebbene informale, auspichiamo il fiorire di tante altre iniziative nel tempo”. E Micol Cossali: “Paolo Orsi è l’incarnazione di una città che ha saputo affiancare la vocazione commerciale con quella per la cultura e dove l’archeologo roveretano ha potuto trovare terreno fertile per coltivare la propria passione fino a diventare lo straordinario archeologo che tante pagine della nostra storia ha riscoperto. La rete che attorno alla sua figura si è venuta a creare grazie alla Fondazione Museo Civico e a tutti gli attori coinvolti, rappresenta una occasione di crescita nel solco da lui tracciato”.

Rovereto. Serata finale del RAM film festival con teatro Zandonai esaurito in ogni ordine di posti, dopo cinque giorni con incontri sempre sold out: il pubblico premia il film “The lost Mountaineers” e il premio “Paolo Orsi” al film “The Time they spent here”. Ecco tutti gli altri premi e le molte menzioni

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RAM film festival 2023: teatro Zandonai esaurito in ogni ordine di posti per la serata finale (foto graziano tavan)

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Neri Marcorè al teatro Zandonai di Rovereto nella serata finale del RAM film festival 2023 (foto graziano tavan)

Con un teatro Zandonai gremito in ogni ordine di posti si è chiusa una grande edizione del RAM film festival Rovereto Archeologia Memorie, con focus Sguardi sul Clima: nei cinque giorni di programmazione, dal 4 all’8 ottobre 2023, un pubblico attento e competente ha apprezzato i 62 film in concorso suddivisi in quattro sezioni: Cinema archeologico (la sezione più corposa, quest’anno associata al premio biennale intitolato al grande archeologo roveretano “Paolo Orsi”), L’Italia si racconta, Sguardi dal Mondo, e Cultura animata; ma ha anche “esaurito” i posti disponibili in tutti gli incontri e negli approfondimenti con gli ospiti, fino ad assiepare anche i palchi più in alto dello Zandonai per seguire nella serata finale l’incontro speciale con Neri Marcorè. Il festival, dedicato all’archeologia e alle memorie del passato, e alle sfide per la conservazione del patrimonio culturale nel futuro che cambia, con particolare attenzione all’emergenza climatica, ha rappresentato una vetrina unica per l’esplorazione delle culture antiche e per la scoperta di nuove prospettive sulla nostra storia.

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Giovanni Laezza, presidente dalla Fondazione museo civico di Rovereto, al teatro Zandonai di Rovereto nella serata finale del RAM film festival 2023 (foto graziano tavan)

“La partecipazione del pubblico a questa edizione del festival ha confermato l’interesse crescente per il nostro festival”, ha commentato Giovanni Laezza, presidente della Fondazione Museo Civico di Rovereto che organizza il RAM, “e la nutrita rappresentanza di addetti ai lavori, fatta di decine registi, produttori, autori, membri delle giurie, esperti che hanno partecipato alle proiezioni, e anche al momento speciale a loro dedicato per potersi scambiare impressioni e contatti, contribuisce a posizionare la città di Rovereto in un circuito di eventi legati al cinema a livello nazionale e internazionale, ampliando gli orizzonti oltre i confini cittadini. Il RAM Film Festival Rovereto Archeologia Memorie continua così a svolgere un ruolo fondamentale nel promuovere la consapevolezza e l’importanza della conservazione del nostro passato e della divulgazione al grande pubblico di contenuti importanti attraverso il cinema e i momenti informali”.

PREMIO RAM film festival del pubblico. Sintesi di quanto proposto nella ricca programmazione, prima della performance di Neri Marcorè, sono state le premiazioni dei film segnalati dalle giurie tecniche e dal pubblico. I favori del pubblico sono andati al film “The lost Mountaineers” di Andrea Andreotti e Diego Busacca (Italia 2023, 50’), produzione Museo storico del Trentino, che ha vinto il premio RAM Film Festival.

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Il regista Andrea Andreotti solleva il premio RAM film festival assegnato dal pubblico al film “The lost Mountaineers” (foto graziano tavan)

Il documentario realizzato con la consulenza scientifica di Ben Appleby, Aldo Miorelli, Antonella Previdi, Giacomo Zanetti e Lorenzo Gardumi, è dedicato a un DUKW, un mezzo anfibio americano affondato nel Lago di Garda il 30 aprile 1945. I soldati a bordo del mezzo furono dichiarati dispersi ma non dimenticati e le ricerche sono arrivate ad un punto di svolta più di settant’anni dopo. Il documentario, presentato per la prima volta in assoluto al pubblico, ha ricevuto anche una menzione speciale da parte della giuria del premio “L’Italia si racconta”.

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Frame del film “Saving Venice / Salvare Venezia” di Duncan Bulling

Molto apprezzati nel voto del pubblico, giunti a pochi decimi di punto dal vincitore, anche il documentario britannico “Saving Venice / Salvare Venezia”, di Duncan Bulling (Regno Unito 2022, 52’), prodotto da LionTv, in anteprima italiana, e “Memorie di un mondo sommerso”, di Philippe Nicolet (Svizzera 2021, 58’), prodotto dalla Association Palafittalp/Studio NVP3D dedicato alle palafitte dell’arco alpino.

PREMIO PAOLO ORSI per il Cinema Archeologico. La giuria internazionale composta da Barbara Maurina (presidente), Mark Pearce e Annamaria Ravagnan, ha assegnato il premio al film “The Time they spent here / Il tempo che hanno trascorso qui” di Edward Owles (Regno Unito 2023, 23’), produzione Richard Tacon, presentato al RAM in prima mondiale. Qual è la magia dell’arte rupestre? Due veterani archeologi di Tanum, in Svezia, cercano il modo migliore per documentare e preservare le antiche incisioni locali risalenti all’età del Bronzo.

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Barbara Maurina, presidente della giuria per il Cinema archeologico, legge la motivazione per l’assegnazione del premio Paolo Orsi al film “The time they spent here” (foto graziano tavan)

Ecco la motivazione: “Un cortometraggio piccolo per dimensioni ma grande per il contenuto e l’intensità, a tratti lirica, con cui racconta l’appassionato lavoro di due attempati studiosi che hanno dedicato la loro vita a registrare, analizzare e tutelare le incisioni rupestri di Tanum nella Svezia nord-occidentale, le quali costituiscono la più grande concentrazione di arte dell’Età del Bronzo in Europa. Una vera e propria missione, volta alla salvaguardia di un patrimonio archeologico oggi più che mai minacciato dall’azione degli agenti atmosferici. Il documentario con profonda sensibilità, umanità e delicatezza riesce a comunicare in modo originale e convincente l’essenza della vocazione dell’archeologo e a fondere in un perfetto equilibrio il messaggio scientifico con il linguaggio cinematografico”.

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Frame del film “A la recherche de la musique de l’antiquité / Alla ricerca della musica dell’antichità” di Bernard George

Menzione speciale al film “A la recherche de la musique de l’antiquité  / Alla ricerca della musica dell’antichità” di Bernard George (Francia 2021, 53’), produzione O2B films. Da trent’anni, grazie al contributo delle tecnologie digitali, una disciplina in rapida crescita, l’archeo­logia musicale, riporta in vita musiche perdute, sa­cre o profane, che scandivano la vita delle antiche civiltà. Motivazione: “Un affascinante film che racconta le metodologie della ricerca volta a restituirci la musica antica. A partire del papiro musicale del Louvre, passando per l’antica canzone rinvenuta in Turchia e la partitura iscritta sul muro del Tempio di Apollo a Delfi, il racconto si snoda svelando i molteplici risvolti del lavoro di deciframento dei documenti, in grado di restituirci non solo i suoni antichi ma anche le modalità di amplificazione impiegate nell’antichità. Un tema assai complesso, ma affrontato con un linguaggio chiaro e accessibile al grande pubblico e reso cinematograficamente accattivante da una fotografia di qualità e da un ritmo ben cadenzato”.

PREMIO L’ITALIA SI RACCONTA. La giuria composta da Isabella Bossi Fedrigotti (presidente), Michele Trentini, Sara Zanatta, non presenti alla serata finale, ha assegna il premio, consegnato da Alessandra Cattoi, al film “The black Italian Renaissance / Il rinascimento italiano nero” di Cristian di Mattia (Italia 2023, 90’), produzione Alice Cinema, Why Tales, Rufus Film. Il film racconta le vite di personaggi afro-discen­denti nell’Italia Rinascimentale, legati tra loro dalla diffusione delle esplorazioni geografiche del XV e XVI secolo, e che, in modi diversi, hanno segnato la Storia. I loro volti fanno capolino tra le tele di alcune delle più grandi opere d’arte di tutti i tempi. I loro nomi sono sparsi tra i libri mastri di archivi antichi. Raccontando le storie di nobili, schiavi, ambasciato­ri e cavalieri, il documentario svela come il concetto rinascimentale di “razza” fosse diverso da quello che conosciamo oggi.

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Alessandra Cattoi, direttrice del museo civico di Rovereto, legge la motivazione del premio L’Italia si racconta assegnato al film “The black Italian Renaissance / Il rinascimento italiano nero” di Cristian di Mattia (foto graziano tavan)

Motivazione: “Bridgerton, la serie con affascinante lord inglese dall’incarnato lievemente scuro, non ha inventato nulla. In Italia, nel corso del Rinascimento decine di quadri, di sculture, di documenti attestano la presenza nella società, specialmente in quella alta, di centinaia di persone di colore. E non necessariamente come schiavi, al pari di quanto successe in altri Paesi; e neppure sempre come servitorielli secondo quanto testimoniano le sculture dei neri puttini guardaporta. Sono consiglieri e confidenti, ambasciatori e segretari come anche balie a camerieri. Il documentario “The black italian Renaissance” ha colpito per l’originalità della ricerca, per l’accuratezza dello studio e per la testimonianza che la nostra società, almeno in un certo passato, era in effetti multiculturale”.

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La regista Elena Giogli al RAM film festival (foto fmcr)

Menzione speciale al film “Il custode della memoria” di Elena Giogli (Italia 2023, 66’), produzione Tiwi. Il racconto di vita di un uomo che incarna l’anima popolare della sua città. Dino Marinelli per più di 25 anni è stato il custode della Pinacoteca di Città di Castello, in Umbria. Ha vissuto da solo all’interno del museo, studiando totalmente da autodidatta e nel corso del tempo è diventato uno scrittore e una guida artistica riconosciuta a livello internazionale. Un vero custode della memoria. Motivazione: “Il documentario riesce a costruire con intelligenza emotiva l’incontro tra il pubblico e Dino Marinelli, personaggio originale ed eccentrico in compagnia del quale si attraversa quasi un secolo di storia di una città della provincia italiana, con le sue bellezze materiali, il suo orgoglio linguistico, i suoi aneddoti artistico-culturali, la sua vena ironica e scanzonata. Il registro biografico ben si accompagna alle cronache d’epoca; i materiali di repertorio, anche i meno “nobili”, così giustapposti alle parole di testimoni-amici invitano, senza retorica, a riflettere sul potere della memoria e sul raro dono di saperla tramandare con passione”.

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Frame del film “The lost Mountaineers” di Andrea Andreotti e Diego Busacca

Menzione speciale al film “The lost Mountaineers” di Andrea Andreotti e Diego Busacca (Italia 2023, 50’), produzione Museo storico del Trentino. Motivazione: “Gli autori ricostruiscono efficacemente le drammatiche vicende legate all’inabissamento di un mezzo anfibio americano nelle acque del Garda alla fine della seconda guerra mondiale e ne narrano anche i ripetuti tentativi di individuazione e recupero del relitto. Lo fanno attraverso un abile lavoro di ricerca e restituzione delle diverse fonti. La qualità dei materiali d’archivio, delle testimonianze dirette e il ritmo del montaggio ci appassionano a una pagina di storia meno nota, ambientata in un lembo suggestivo di paesaggio che non avevamo ancora percepito sotto questa luce”.

PREMIO SGUARDI DAL MONDO. La giuria, composta da Duccio Canestrini (presidente), Nora Demarchi, Cecilia Pennacini, ha assegnato il premio al film “Carraco / Raganella” di Carlos Cazurro (Spagna 2022, 65’), produzione Carlos Cazurro e Manu Sevillano. Il film è un racconto che rende onore alle storie di vita quotidiana poiché spesso trattano temi univer­sali. Miguel ha bisogno di telefonare ma non ha campo. Sceglie quindi di usare il tradizionale car­raco, una “raganella” per far rumore, un metodo di comunicazione che gli aveva insegnato suo non­no. Scopre poi che questo codice fu inventato dagli abitanti di Valladolid, in Spagna, molto tempo fa e decide di indagare sulla questione.

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Duccio Canestrini, presidente della giuria Sguardi dal mondo, legge la motivazione del premio assegnato al film “Carraco” (foto graziano tavan)

Motivazione: “Carraco racconta la riscoperta, attraverso la memoria personale e collettiva, di un codice di comunicazione alternativo e condiviso fra la popolazione dei Monti Torodo, nei pressi di Vallodolid. Questo codice prevede l’uso di una “carraca”, uno strumento di legno che, fatto ruotare su sé stesso, produce un suono ritmico, modulabile. Favola rurale raccontata attraverso il linguaggio stilistico del falso documentario, il film narra di una storia locale che richiama temi universali quali la riappropriazione della memoria collettiva, dell’identità locale, del senso di comunità e appartenenza. I 65 minuti di narrazione si susseguono con un ritmo energico e coinvolgente, rivolgendosi allo spettatore con un linguaggio cinematografico inedito e sorprendente”.

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Frame del film film “Namarali” di Tim Mummery

Menzione speciale al film “Namarali” di Tim Mummery (Australia 2021, 52’) produzione Yorna Woolagoodja e Tim Mummery. Motivazione: “Il film racconta con sensibilità e attenzione la storia dell’artista aborigeno Donny Woolagoodja impegnato a preservare le raffigurazioni degli spiriti Wandjina che adornano le grotte della regione del Kimberly, nell’Australia occidentale. La forza della narrazione visiva attraversa lo spazio e il tempo – attingendo anche a immagini di repertorio – fino a ricreare grazie a un intenso approccio partecipativo il complesso cosmogonico del “Tempo del sogno”.

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Frame del film “I am Kanaka / Io sono un Kanaka” di Genevieve Sulway

Menzione speciale al film “I am Kanaka / Io sono un Kanaka” di Genevieve Sulway (Regno Unito 2022, 15’), produzione Genevieve Sulway. Con una storia oscura e solo il 5% della popolazio­ne che parla la lingua nativa, le Hawaii rischiano di perdere per sempre le proprie tradizioni. Questo film offre una speranza sul futuro grazie all’ex-inse­gnante Kaina Makua e il suo programma no-profit rivolto a giovani indigeni svantaggiati, con l’obiet­tivo di preservare il patrimonio culturale hawaiano, parlando anche di sostenibilità ambientale. Motivazione: “Nonostante l’immaginario paradisiaco che le contraddistingue, la natura spettacolare e l’enorme afflusso turistico, le isole Hawaii rischiano di perdere per sempre le proprie tradizioni. Reagendo all’espropriazione delle loro terre, al degrado e alla miseria, gli orgogliosi nativi kanaka ci insegnano la sostenibilità, a partire dal recupero della lingua madre e dalle danze Hula, proibite dai missionari e dai coloni. Un piccolo documentario, antropologicamente perfetto, che illustra una filosofia etnica comunitaria”.

PREMIO CULTURA ANIMATA. La giuria, composta da Andrea Artusi (presidente), Davide Lorenzon, Tobia Berti, ha assegnato il premio al film “The sprayer / Lo spruzzatore” di Farnoosh Abedi (Iran 2022, 9’), produzione Institute for the Intetllectual Development of Children and Young Adults, Negative Art Studio. Nella terra occupata dall’Esercito degli Spruzzatori, nessuno ha il diritto di coltivare le piante: i soldati spargono infatti veleno su tutta la flora che incon­trano. In molti non sanno nemmeno come cresce o come sia fatta una pianta, finché uno dei soldati non scopre un seme piantato nella polvere: la sua curiosità è solo l’inizio di qualcosa di straordinario e rivoluzionario.

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Andrea Artusi, presidente della giuria Cultura animata, legge la motivazione del premio assegnato al film di animazione “The sprayer” (foto graziano tavan)

Motivazione: “Grazie al grande equilibrio tra qualità tecnica, sia dal punto di vista della modellazione tridimensionale che dell’animazione in computer grafica, e impianto narrativo, l’opera si è imposta fin da subito nella valutazione della giuria. Il corto riesce a trattare in maniera coinvolgente, approfondita e toccante dal punto di vista emotivo il tema del clima con originalità e grande energia dello storytelling”.

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Frame del film “Bride’s Dream / Il sogno della sposa” di Joe Chang

Menzione speciale al film “Bride’s Dream / Il sogno della sposa” di Joe Chang (Cina/Canada 2023, 7’), produzione Joe Chang. La guerra civile in Cina, scatenata dal tramonto del­la dinastia Han, divide due sposi novelli, Zhang e Whan Hui. Lui è chiamato in battaglia e lei resta ad aspettarlo, tra la vita e la morte, tra la realtà e il sogno. I disegni animati sono accompagnati da brani dell’Opera di Pechino. Motivazione: “Il corto ha la capacità di accompagnare lo spettatore sulle ali dell’immaginario della tradizione culturale del paese di provenienza nel profondo di un tema complesso con grande sensibilità e delicatezza. L’uso sapiente e consapevole degli elementi grafici e del colore completa un’opera di grande impatto emozionale e di alta qualità tecnica dal punto di vista dell’animazione”.

MENZIONE SPECIALE ARCHEOBLOGGER. La giuria composta da Andrea Bellotti, Giovina Caldarola, Marta Coccoluto, Antonia Falcone, Marina Lo Blundo, Mattia Mancini, Domenica Pate, Michele Stefanile, Alessandro Tagliapietra, non presenti alla serata finale, ha assegnato la menzione, consegnata da Alessandra Cattoi, al film “Montaigne and the misterious tomb / Montaigne e la tomba misteriosa” di Pauline Coste (Francia 2021, 52’), produzione Day for Night / Enfant savage. Questo documentario coinvolge il pubblico in una straordinaria ricerca archeologica. Archeologi e storici lavorano fianco a fianco per svelare il mistero di una sepoltura risalente a più di 500 anni fa, rin­venuta nei sotterranei dell’attuale Museo d’Aquita­nia, nel cuore di Bordeaux, dove un tempo sorgeva una chiesa. Si tratta davvero della tomba del fa­moso filosofo, umanista e scrittore del rinascimento francese Michel de Montaigne?

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Claudia Beretta. della segreteria del RAM film festival, legge la motivazione per il premio Archeoblogger assegnato al film “Montaigne and the misterious tomb / Montaigne e la tomba misteriosa” di Pauline Coste (foto graziano tavan)

Motivazione: “Un documentario che si può definire come la quintessenza del “piacere della ricerca, della ricostruzione e della scoperta”. Per una volta la parola “mistero” non è fuori luogo. Una lunga ricerca multidisciplinare che abbraccia storia, archivistica, antropologia fisica, architettura, un romanzo giallo archeologico che con meticolosa descrizione della pluralità delle risorse umane e professionali, delle scienze e tecnologie differenti prova a “risolvere il caso”, con un ritmo serrato e una narrazione avvincente che però lascia anche spazio a riflessioni e silenzi emozionati, mentre storici, filosofi e curatori ci accompagnano alla scoperta dell’uomo e del filosofo Michel de Montaigne e dei tempi in cui visse, tempi di guerra, malattie e, ahimè, pandemie. Un documentario che riassume il senso dell’archeologia: ipotizzare, fare domande e aspettare che il tempo e il progresso della disciplina possano arrivare alle risposte. Forse. Montaigne, che sia effettivamente lui o meno, non potrebbe che esserne contento”.

MENZIONE SPECIALE CINEMAMORE. La giuria composta da Andrea Morghen (Religion Today), Augusto Marsigliante (Trento Film Festival) e Valentina Poli (RAM film festival) ha assegnato la menzione al film “Namarali” di Tim Mummery (Australia 2021, 52’), produzione Yorna Woolagoodja e Tim Mummery. Il film racconta l’impegno dell’artista di origini abo­rigene Donny (Yorna) Woolagoodja per ravvivare i legami con la propria ancestrale cultura tradizio­nale. Il credo spirituale dell’artista ruota attorno ai wandjina, spiriti creatori le cui effigi adornano i luo­ghi del Kimberley in Australia: rinnovati con nuova ocra ogni anno dagli antenati, i pittogrammi abori­geni dei wandjina stanno ora scomparendo.

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Andrea Morghen (Religion Today), Augusto Marsigliante (Trento Film Festival) leggono la motivazione del premio CinemA.Mo.Re assegnato al film “Namarali” (foto graziano tavan)

Motivazione: “Namarali è un’opera di elevato valore culturale, nella quale l’arte cinematografica dialoga con la suggestiva pittura rupestre. Attraverso la figura di Donny e della comunità cui appartiene, veniamo immersi in un mondo ancestrale fatto di lotte tra divinità primordiali e magiche apparizioni. Lo spirito dei protagonisti di “Namarali” è quello di chi non non vuole arrendersi allo sradicamento e all’omologazione, e non può dimenticare le tradizioni dei propri antenati, insegnando anche alle nuove generazioni il valore della memoria e il sacro dovere di far sì che questo patrimonio non cada nell’oblio”.

Rovereto. Presentata la 34.ma edizione del RAM film festival: 62 film in concorso, 31 première, 29 documentari ed eventi sul focus “Sguardi sul clima”. Gli interventi esclusivi della direttrice Cattoi e della coordinatrice Beretta

rovereto_rassegna-RAM-2023_locandinaIl conto alla rovescia è cominciato. Mancano poco più di due settimane all’apertura della 34.ma edizione del RAM film festival di Rovereto, in programma dal 4 all’8 ottobre 2023. Con un nuovo focus di grande attualità “Sguardi sul clima”: nelle cinque giornate il festival darà spazio dedicherà spazio con alcuni dei film in concorso e importanti momenti di approfondimento proprio al tema sempre più urgente dell’emergenza climatica. I siti archeologici a rischio, le aree costiere che non potranno rimanere indenni all’innalzamento dei mari, monumenti e città, come la stessa Venezia, sul cui futuro va posta la giusta e urgente attenzione. Prima che sia troppo tardi. Si parlerà di tutto questo a Rovereto con incontri dedicati, momenti di approfondimento, presentazioni di libri, ma soprattutto attraverso i film. E i numeri sono significativi: 62 documentari in concorso suddivisi in quattro sezioni, Cinema Archeologico, l’Italia si racconta, Sguardi dal mondo e Cultura Animata, con giurie suddivise per ogni sezione; 23 nazioni, 31 première, 29 documentari e/o eventi sul Focus “Sguardi sul clima”, 4 Aperitivi al Giardino nascosto, 1 Colazione climatica, 2 Eventi speciali a teatro, 3 Mattine per le scuole. In più quest’anno verrà attribuito il Premio Paolo Orsi, dedicato al famoso archeologo di origini roveretane in onore del quale nel 1990 nacque il Festival. Il premio sarà attribuito da una giuria internazionale al miglior film di ambito archeologico, e sono proprio i film di questa sezione a rappresentare il corpo più numeroso del RAM Film Festival 2023, complessivamente ventitré titoli, molte le produzioni francesi, Paese che come ogni anno si impone per qualità e varietà dei temi documentati. Il RAM film festival è organizzato dalla Fondazione Museo Civico di Rovereto, promosso da Comune di Rovereto, ministero della Cultura, Provincia Autonoma di Trento, APT Rovereto Vallagarina Monte Baldo, con il sostegno della Fondazione Caritro e della Cassa Rurale Alto Garda – Rovereto
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Presentazione del RAM film festival 2023: da sinistra, la coordinatrice Claudia Beretta, la direttrice Alessandra Cattoi; poi tre membri del comitato scientifico: l’antropologo Duccio canestrini, l’archeologa Barbara Maurina, e la giornalista scrittrice Isabella Bossi Fedrigotti; chiude il presidente Giovanni Laezza (foto graziano tavan)

L’edizione 2023 del RAM film festival è stato presentato ufficialmente al museo della Città di Rovereto presenti il presidente della Fondazione Museo Civico di Rovereto, Giovanni Laezza; la direttrice, Alessandra Cattoi; l’assessore alla Cultura del Comune di Rovereto, Mikol Cossali; Isabella Bossi Fedrigotti, giornalista e scrittrice, presidente del comitato scientifico del RAM film festival, e presidente della giuria per il premio “L’Italia si racconta”; e Claudia Beretta, responsabile del coordinamento festival e ufficio stampa. “Il Museo Civico di Rovereto”, ha ricordato Cossali, “ha saputo, nel tempo, farsi interprete della contemporaneità e della tra­sformazione del ruolo del museo stesso, non un luo­go dove si conserva solo la memoria del passato e dove si racconta il presente attraverso l’oggetto o l’immagine, ma un centro di diffusione del sapere, luogo di ricerca e di conoscenza, capace di guar­dare alle sfide del futuro. E anche in questa occasione, con l’edizione 2023 del RAM film festival, si fa portavoce di una delle tematiche più importanti per la nostra generazione, affrontando temi di grande attualità attraverso la contaminazione tra le diverse scienze, dall’archeo­logia alla climatologia, con il linguaggio immediato del cinema e il racconto di esperti che sanno coin­volgere il pubblico e portare alla riflessione. La lotta al cambiamento climatico è una sfida che dobbia­mo vincere tutti insieme”. E il presidente Laezza: “Il RAM film festival, Rovereto archeologia memo­rie, arriva alla sua trentaquattresima edizione, un traguardo ragguardevole. È una manifestazione ormai storica per il nostro territorio, che raccoglie le più importanti produzioni cinematografiche per la conoscenza e la valorizzazione del patrimonio culturale mondiale. Ma negli anni il festival è diventato molto di più. Ha saputo rinnovarsi e reinventarsi, affrontando tema­tiche attuali. E si è rinnovato proponendo anche un festival diffuso, valorizzando le realtà territoriali, promuovendo al suo interno spettacoli, incontri con gli esperti in lo­cation informali, visite guidate alle ricchezze storico artistiche, anche poco conosciute, della nostra terra, coinvolgendo in modo massiccio il pubblico scola­stico, le realtà commerciali ed economiche”.

È la direttrice Alessandra Cattoi a introdurre al festival. “Dal 4 all’8 ottobre la 34.ma edizione del RAM film festival a Rovereto: cinque giornate dove avremo moltissimi film, 62 film in concorso, e una serie di eventi collegati alle tematiche di quest’anno. Quest’anno abbiamo voluto concentrare il tema sul titolo Sguardi sul clima. Perché? Perché il clima non è soltanto una questione generale, ma una questione che riguarda molto da vicino l’archeologia e molto da vicino la tutela del nostro patrimonio. Lo vedremo questa necessità di tutela sia attraverso i documentari in concorso sia attraverso incontri con molti esperti e anche con attività di formazione rivolte agli insegnanti, ai giornalisti, a gruppi insomma che sono sensibili a queste tematiche”.

La coordinatrice del festival Claudia Beretta entra nel merito dei film: “Anche quest’anno RAM film festival si presenta con uno sguardo speciale che è lo sguardo del cinema. E quest’anno è uno sguardo sul clima. Quindi i nostri film avranno un focus in particolare che si occupa di valutare tutte le sfide che il patrimonio culturale deve affrontare. Sfide che riguardano non solo il cambiamento climatico, ma anche le zone di guerra o anche semplicemente l’erosione delle rocce… quindi abbiamo tutta una serie di film molto belli. Abbiamo 62 film provenienti da 23 Paesi che è quasi un record per il nostro festival; 31 première; 29 film o eventi che riguardano il focus Sguardi sul clima. Fortissima quest’anno, e siamo contenti perché recuperiamo un po’ della nostra tradizione, la sezione dedicata al cinema archeologico che poi è anche quella che vedrà la premiazione attribuita in memoria di Paolo Orsi. Ma anche le altre tre sezioni sono veramente interessanti. E sono Sguardi dal mondo, tutto ciò che non è strettamente archeologico e che riguarda le tradizioni in giro per il mondo. E poi L’Italia si racconta. E, infine, una bellissima, piccola, una chicca, la sezione Cultura animata, con animazioni che fanno veramente riflettere anche questo e molto spesso in tema. Quindi con pochi minuti riescono a farci riflettere molto su quello che sarà il futuro del nostro passato”.

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Tanto pubblico in platea al teatro Zandonai di Rovereto per le proiezioni del RAM film festival (foto fmcr)

E allora vediamo un po’ meglio i film in concorso e i contenuti proposti. Tanti i popoli e le culture antiche esplorate dai documentari in concorso, espressione sia di grandi produzioni che di autori indipendenti. Tutti però sono accomunati dallo scopo di approfondire aspetti del patrimonio mondiale, di farne scoprire piccole e grandi storie in una narrazione che permetterà al pubblico di godere di straordinarie immagini nell’atmosfera unica del Teatro Zandonai che in occasione del RAM diventa eccezionalmente sala di proiezioni, nella dimensione collettiva del cinema e con la possibilità del dibattito e del confronto. In programma le più recenti produzioni che spaziano dai Tesori dei faraoni, alla Preistoria, agli Etruschi, dall’archeologia subacquea a Petra, alla Grecia e ai banchetti nella Roma antica, alla musica nell’antichità, alle nuove tecnologie e alla robotica applicate alla ricerca, a Venezia, ai nativi americani, al ruolo delle donne nel passato remoto, alla speciale task force italiana dedicata alla tutela del patrimonio. Ma anche documentari su epoche più recenti o grandi personaggi, come quello dedicato alla vera storia dei pirati, o alla straordinaria figura dell’archeologo Champollion e al meno noto sia pur geniale fratello. Importante l’apporto delle altre sezioni, “Sguardi dal Mondo” e “L’Italia si racconta”, dedicate a film che narrano di un patrimonio fatto di antiche tradizioni e stili di vita, che creano l’identità dei popoli. Particolarissima anche la sezione dedicata alle animazioni, che sorprendono per la capacità di stimolare la riflessione con corti di grande impatto.

Non solo film. Ma anche eventi. Ce ne parla la direttrice Alessandra Cattoi. “Due serate speciali sono dedicate proprio al focus di quest’anno. Una in particolare a Venezia attraverso uno straordinario documentario inglese dal titolo Saving Venice accompagnato da un racconto delle problematiche attuali di Venezia con due protagonisti: Gian Antonio Stella, il giornalista che tutti conosciamo, e il professor Francesco Trovò dell’università di Venezia che da molti anni approfondisce queste tematiche con molti dati che ci aiuteranno a comprendere davvero qual è il pericolo che corre questa straordinaria città. Il secondo evento lo avremo domenica sera, che è l’ultima sera del festival, in cui ci saranno anche le premiazioni dei film in concorso, avremo come compagno di questa serata Neri Marcorè che ci racconterà anche lui una straordinaria esperienza di tutela del patrimonio nel suo territorio, quello delle Marche, dopo la catastrofe del terremoto del 2016. A questi si aggiungono una serie di altri momenti di approfondimento che vi invito a vedere sul nostro sito www.ramfilmfestival.it”.

Momento peculiare e caratterizzante del RAM film festival sono gli Aperitivi, incontri informali tanto graditi al pubblico del festival dove si possono incontrare archeologi, scrittori, giornalisti, e porre domande, esprimere curiosità e discutere con gli specialisti del settore. Ce ne parla Claudia Beretta. “Un’altra iniziativa che è ormai una tradizione ormai consolidata nel nostro festival è quello di scendere in città e cercare di creare dei momenti di aggregazione e di incontro tra gli addetti ai lavori e il pubblico: i nostri Aperitivi. E quest’anno l’Aperitivo non sarà nei soliti bar, nei luoghi dedicati, ma andiamo a scoprire un luogo che è veramente magico che è il giardino Fedrigotti. I nostri Aperitivi si svolgeranno lì e sarà anche un modo per conoscere un luogo bellissimo della nostra città che di solito è chiuso. Infatti li chiamiamo quest’anno gli Aperitivi nel giardino nascosto. E qui avremo modo di incontrare veramente diverse personalità del mondo dell’Archeologia ma non solo e parlare dei temi di interesse. Non soltanto quindi dei cambiamenti climatici ma anche proprio della tutela del patrimonio. Basta guardare sul nostro sito www.ramfestival.it per scoprire tutti gli appuntamenti”.

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L’archeologo Umberto Tecchiati sarà uno dei protagonisti dell’Aperitivo al Ram film festival 2023

Anche gli Aperitivi con gli esperti saranno dunque dedicati alle sfide che il patrimonio culturale e chi lo tutela devono affrontare guardando al futuro che cambia, ma anche sul lavoro degli archeologi. Gli incontri saranno ospitati al Giardino Fedrigotti, in Corso Bettini, un luogo speciale che si apre alla città per l’occasione. L’archeologo Umberto Tecchiati, docente dell’università di Milano, parlerà dei cambiamenti climatici nella preistoria, giovedì 5 ottobre 2023; lo scrittore e giornalista Giuseppe Caporale tratterà i temi del suo ultimo libro “Ecoshock. Come cambiare il destino dell’Italia al centro della crisi climatica”, sabato 7 ottobre 2023; le archeologhe Maria Concetta Parello, del parco archeologico della Valle dei Templi di Agrigento e Marta Coccoluto, del parco archeologico di Baratti e Populonia, racconteranno delle ultime scoperte e della vita dei parchi archeologici, venerdì 6 ottobre 2023; Barbara Caranza, restauratrice e presidente della onlus CHIEFS (Cultural Heritage International Emergency) parlerà con il pubblico della tutela dei beni culturali in aree di crisi, mercoledì 4 ottobre 2023. Questo e molto altro ancora, tra aperitivi al Giardino, colazioni al Bar Diverso, (s)conferenze climatiche con Sara Segantin, scrittrice e divulgatrice scientifica. Non mancherà la possibilità di fare nuove “scoperte” a Rovereto, con l’apertura di spazi originali con patrimoni inediti, come il book corner in collaborazione con Aboca Edizioni e le rievocazioni storiche al Giardino di Palazzo Fedrigotti, o la visita guidata con il geologo per conoscere i monumenti funebri del cimitero cittadino.

Rovereto. Al museo della Città aperta la mostra “Gente di fiume. Millenni di storia sulle rive dell’Adige”: reperti, documenti, fotografie e modellini raccontano la principale via d’acqua che dalla preistoria all’arrivo della ferrovia ha determinato lo sviluppo economico e sociale dalle valli alpine fino al mare

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L’ingresso della mostra “Gente di fiume” al museo della Città a Rovereto (foto graziano tavan)

“Attorno ai fiumi sono sviluppate le grandi civiltà della storia. La presenza di corsi d’acqua ha da sempre rappresentato un elemento chiave per la nascita e per la crescita delle comunità per svariati motivi: l’agricoltura, il commercio, gli scambi e le relazioni, ma anche l’artigianato e l’industria. Questo vale anche per Rovereto e per la Vallagarina la cui storia è strettamente connessa all’acqua, alla presenza del fiume Adige, per secoli via di comunicazione commerciale strategica tra Bolzano e Verona (centrale il ruolo del porto di Sacco), ma anche del torrente Leno, collegamento tra la montagna e la valle, generatore di forza motrice per le manifatture di tipo artigianale e industriale con il sistema delle rogge e poi di energia elettrica con le dighe”. Così Micol Cossali, assessore alla Cultura di Rovereto (Tn), all’inaugurazione della mostra “Gente di fiume. Millenni di storia sulle rive dell’Adige” al museo della Città di Rovereto dal 4 marzo all’11 giugno 2023, dedicata al fiume Adige, la principale via d’acqua che per secoli ha determinato lo sviluppo economico e sociale lungo i 400 chilometri del suo corso, dalle valli alpine fino al mare. Ideata e curata dall’archeologo del museo rovereto Maurizio Battisti con la storica dell’arte Alice Salavolti e il supporto dello staff della Fondazione Museo Civico, la mostra è promossa dal Comune di Rovereto, dalla Provincia autonoma di Trento, dalla Comunità della Vallagarina, con il sostegno di Cassa Rurale Alto Garda Rovereto. Il catalogo della mostra è stato realizzato in collaborazione con Edizioni Osiride.

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Mostra “Gente di fiume”: da sinistra, Giovanni Laezza, presidente Fmcr; Alessandra Cattoi, direttrice Fmcr; Maurizio Battisti, archeologo Fmcr; Alice Salavolti, storica dell’arte Fmcr (foto graziano tavan)

“La mostra Gente di fiume”, commenta il presidente della Fondazione Museo Civico, Giovanni Laezza, “è stata ideata e realizzata dai ricercatori del nostro museo ed è un’iniziativa importante che, ancora una volta, dimostra la dinamicità dell’ente. E il Museo della Città rappresenta la sede perfetta che assolva alla propria missione istituzionale, quella di porsi al centro di numerose collaborazioni di persone, associazioni ed enti poste in essere per realizzare questo evento, per creare ponti tra le realtà territoriali ed extraterritoriali, seguendo i collegamenti fisici e metaforici, proprio come fa il fiume”. Moltissimi i prestiti da privati e le collaborazioni con associazioni ed enti: l’Associazione Porto Fluviale di Bolzano, la Biblioteca Civica G. Tartarotti di Rovereto, il Comitato Un Borgo e il suo Fiume, la Fondazione Cariverona, il Gruppo Zattieri Borgo Sacco, il Museo dell’Adige di Pescantina, il Museo civico della navigazione fluviale a Battaglia Terme (Associazione Traditional Venetian Boats), il Museo Storico Italiano della Guerra, il Centro Audiovisivi della Provincia autonoma di Bolzano, la Soprintendenza per i Beni Culturali della Provincia Autonoma di Trento.

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Modellino in scala di panciana, imbarcazione che risale l’Adige grazie al traino (alaggio) di animali, conservato al museo dell’Adige di Pescantina (foto graziano tavan)

Gente di fiume. Fino a pochi secoli or sono, il paesaggio e la vita in Vallagarina erano radicalmente diversi da quelli odierni. Per millenni l’Adige ha svolto un ruolo da protagonista assoluto e lo scorrere delle sue acque era in sintonia con l’esistenza degli abitanti della valle. il fiume, oltre a caratterizzare il territorio dal punto di vista geografico, ne è stato il fulcro commerciale, quello che definiva mestieri e professioni, che dava identità a tutti i popoli lungo il suo corso, che li metteva in comunicazione o ne definiva i confini. La storia della “Gente di Fiume” non è solo la storia di zattieri, barcari, traghettatori e altre professioni dipendenti dal fiume ma anche quella di artigiani, pescatori, tintori e contadini, un ecosistema e un ambiente sociale talmente diversi dall’attuale, tali da risultare quasi alieni ai nostri occhi, e le cui testimonianze rischiano di sfuggire o di essere del tutto dimenticate.

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Bronzetto del II sec. d.C. raffigurante Mercurio, il dio protettore dei commerci, rinvenuto a Navicello di Rovereto, di proprietà della Provincia di Trento (foto graziano tavan)

La mostra ripercorre la vita delle comunità fiorite sulle rive dell’Adige dalla preistoria fino alla metà dell’Ottocento, ne esplora collegamenti commerciali, spostamenti, merci e professioni, tracce identitarie lungo gli oltre 400 chilometri del suo corso. Nell’esposizione si ritrovano reperti archeologici, manufatti etnografici, testimonianze, opere d’arte, mappe storiche e antichi testi ed è arricchita da ricostruzioni grafiche, il tutto a documentare vicende storiche, attività lavorative, mansioni e gesti svolti con metodi e strumenti arcaici e moderni. Da non perdere l’esperienza immersiva con i visori 3D per calarsi in prima persona sulle rive del fiume quasi quattromila anni fa.

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L’archeologo Maurizio Battisti, curatore della mostra, guiderà le visite all’esposizione al museo della Città (foto graziano tavan)

Visite guidate e incontri. Ogni prima e terza domenica del mese, alle 15, visite guidate alla mostra con gli esperti del museo di Rovereto. Costo 7 euro compreso l’ingresso al museo. Consigliata la prenotazione. Ogni quarta domenica del mese, alle 15, percorso guidato sul territorio dedicato alla navigazione sull’Adige, con partenza all’ingresso dell’ex Manifattura Tabacchi di Borgo Sacco. Durata 1 ora e 30 min circa. Passeggiata in compagnia di un archeologo fra le vie di Borgo Sacco alla scoperta del suo storico legame col fiume Adige. Storie di zattere, barche e traghetti di un piccolo villaggio portuale le cui origini si perdono nell’antichità più remota. Costo 7 euro solo su prenotazione. Ogni giovedì, dal 30 marzo al 27 aprile 2023, alle 18, in sala delle Idee al museo della Città, conferenze tematiche. Ingresso libero.

Rovereto. Conto alla rovescia per la 33.ma edizione del RAM film festival – Rovereto Archeologia Memorie con un focus trasversale su “Sguardi al femminile”. Ecco una sintesi del ricco programma con 62 film in concorso, incontri con i protagonisti, mostre, visite guidate

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Tanto pubblico in platea al teatro Zandonai di Rovereto per le proiezioni del RAM film festival (foto fmcr)

rovereto_rassegna-RAM_locandina-2022Il conto alla rovescia è ufficialmente partito. Con la presentazione nel giardino di Palazzo Balista a Rovereto della 33.ma edizione il RAM film festival – Rovereto Archeologia Memorie, in programma dal 28 settembre al 2 ottobre 2022 al teatro Zandonai, è entrato nel vivo. Cinque giorni di eventi tutti a ingresso gratuito, e solo gli incontri sono a numero limitato su prenotazione. Con un focus particolare trasversale all’intenso e articolato programma: “Sguardi al femminile”. Ancora una volta saranno l’archeologia e il patrimonio culturale i protagonisti sul grande schermo. Come da tradizione il RAM sposta l’archeologia e la cultura dalle sale dei musei, dalle università, dalle accademie e accende i proiettori del cinema, per un’esperienza emotiva e collettiva molto diversa dalla fruizione più distratta della tv o del pc. Si parla di patrimonio culturale, di siti archeologici, di scoperte, con linguaggi che arrivano a tutti. In particolare attraverso il documentario, che sta vivendo un momento di grande vitalità: non è un caso la vittoria proprio di un documentario, alla mostra del Cinema di Venezia appena conclusa.  Tutti concetti ribaditi bene alla presentazione a Palazzo Balista, nuova sede di Cassa Rurale AltoGarda – Rovereto, da quest’anno nuovo main sponsor dell’iniziativa. Il festival è organizzato dalla Fondazione Museo Civico di Rovereto con il Comune di Rovereto e la Provincia autonoma di Trento, la Regione Trentino Alto Adige, la Comunità della Vallagarina, con il patrocinio del ministero della Cultura e del ministero degli Affari esteri. Media partner la rivista Archeo. Con il sostegno di Fondazione Caritro e Cassa Rurale AltoGarda – Rovereto. In collaborazione con Apt di Rovereto Vallagarina Monte Baldo, Fondazione Museo Storico del Trentino, Museo Storico Italiano della Guerra, Touring Club Italiano, Cartoon Club di Rimini, e ancora Alfio Ghezzi Bistrot, Circolo Operaio Santa Maria, Exquisita e Cantina Vivallis.

Il festival in cifre. 62 i film in concorso e 20 i paesi rappresentati, da tutti i continenti, selezionati da oltre 1350 iscrizioni. Spiccano le grandi produzioni internazionali, come Gedeòn Programmes, Bonne Piòche, ZDF e Rai Cultura, ma anche numerose produzioni indipendenti, giovani registe e registi. I film sono suddivisi in quattro sezioni: “Cinema Archeologico”, dedicata ai siti, ai reperti e alle ricerche archeologiche più importanti e attuali, “L’Italia si racconta”, sulle tradizioni e il patrimonio storico artistico italiano, “Sguardi dal Mondo”, su popoli e culture dal resto del mondo, e “Cultura animata”, una sezione speciale riservata ai corti d’animazione. Ogni sezione ha un premio assegnato da una giuria qualificata, formata da archeologi, scrittori, storici, registi e videomaker, coordinati dal comitato scientifico del festival formato dalla scrittrice Isabella Bossi Fedrigotti, l’archeologa Barbara Maurina, l’antropologo Duccio Canestrini, il disegnatore e autore Andrea Artusi e il regista Emanuele Gerosa. Oltre ai film, 4 aperitivi, gli incontri al Bistrot e al Circolo, e 2 speciali presentazioni, i nuovissimi Archeobook brunch nella sala bar del teatro dove, oltre agli appuntamenti programmati, il pubblico potrà incontrare in modo informale registi e protagonisti del festival davanti a una tazza di caffè. Al Museo della Città inoltre, una mostra su Archeologia e fumetto in collaborazione con l’associazione Ora pro Comics di Piacenza, Festival del Fumetto Piacenza, l’associazione Archeologica Pandora e MAVT, il Museo archeologico della Val Tidone, e la Fumetteria di Rovereto.

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Micol Cossali, assessore alla Cultura, Creatività giovanile e Innovazione del Comune di Rovereto, alla presentazione della 33.ma edizione del RAM film festival (foto fmcr)

“Il linguaggio dell’immagine è sempre stato il più immediato e il più efficace per parlare alle persone. Lo sapevano bene gli antichi, che eressero statue e innalzarono monumenti per raccontare il proprio potere e prestigio ai loro contemporanei e per tramandarlo ai posteri”, interviene Micol Cossali, assessore alla Cultura, Creatività giovanile e Innovazione del Comune di Rovereto. “Un linguaggio che nel tempo si è evoluto e che ha fatto un balzo con l’invenzione del cinema un po’ più di un secolo fa, ma che mantiene inalterata la sua potenza simbolica e la sua immediatezza espressiva. Il festival RAM ha il merito di creare un dialogo fertile tra presente e passato, raccontando l’antico con i mezzi più moderni e indagando, con lo sguardo del presente, temi che appartengono alle società sin dalle loro prime forme di organizzazione. Il focus di quest’anno, Sguardi al femminile, riafferma, ancora una volta, la ricchezza di questo inesauribile confronto con il passato, specchio delle mutate sensibilità del presente. Un focus che propone da una parte la riscoperta del ruolo delle donne nella storia e di come le diverse culture abbiano interpretato i rapporti tra i generi, dall’altra la valorizzazione del lavoro di registe, archeologhe, scrittrici attraverso una selezione delle loro opere”.

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Giovanni Laezza, presidente della Fondazione museo civico di Rovereto, alla presentazione della 33.ma edizione del RAM film festival (foto fmcr)

“Il RAM, Rovereto Archeologia Memorie, giunge alla trentatreesima edizione, in realtà la seconda nella nuova veste di vero e proprio festival. Cosa vuole essere per noi il format festival? Non più solo una pur preziosa rassegna di documentari, ma uno spazio di coinvolgimento attivo della nostra comunità, dove si approfondiscono interessi ma si innescano anche relazioni, dove fioriscono progetti”, sottolinea Giovanni Laezza, presidente della Fondazione Museo Civico di Rovereto. “Anche quest’anno, nella nostra città abbiamo l’orgoglio di riuscire a portare a inizio autunno un palinsesto ricco di documentari e documenti eccezionali, da ogni continente, da ben 20 nazioni diverse, opere nuovissime, spesso inedite con la loro “prima” a Rovereto, ma non solo. In programma vi sono anche incontri, aperitivi, visite e presentazioni con personalità di spicco della cultura e della scena italiana e internazionale. Tutte occasioni per scoprire popoli e culture diverse, ma anche il lavoro di chi, con passione e spesso grandi difficoltà dovute a situazioni storiche e politiche, tutela e valorizza il patrimonio culturale mondiale, quello che crea la nostra identità di esseri umani. Il festival regala momenti di emozione, di condivisione, crea legami sia in modo verticale, tra il nostro passato e il nostro presente, che riusciamo a meglio comprendere, che orizzontale, nel nostro tempo, tra persone e istituzioni che ne vengono coinvolti, registi, produttori, autori, archeologi e storici, che lavorano insieme per divulgare la cultura”.

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Alessandra Cattoi, direttrice della Fondazione museo civico di Rovereto, alla presentazione della 33.ma edizione del RAM film festival (foto fmcr)

Sguardi al femminile è il focus scelto dal RAM film festival edizione 2022. Un tema di attualità e di grande rilevanza non solo in ambito sociale ma anche nel cinema, nella ricerca storica, nell’archeologia”, ribadisce Alessandra Cattoi, direttrice del RAM film festival e della Fondazione Museo Civico di Rovereto. “Che esista effettivamente uno sguardo al femminile nell’approccio al documentario, per esempio, con la scelta di storie e di un registro visivo con caratteristiche proprie, è un pensiero condiviso ma non unanime. Che il punto di vista sul mondo da parte delle donne sia stato per secoli ignorato, nascosto e avversato è invece un fatto certo. Proprio per questo pensiamo valga la pena riflettere su questi sguardi, così particolari, se essi siano il frutto di un’attitudine, di un modo del tutto peculiare di osservare il mondo e di raccontarlo, oppure se siano sguardi influenzati dalla volontà, che sovente si fa necessità, di colmare le assenze, di ridare voce a chi non l’ha avuta, di restituire un ruolo sovente sottratto. Al festival di Rovereto se ne parlerà assieme a registe, archeologhe, storiche e scrittrici anche di paesi del mondo dove per una donna è ancora molto difficile, se non impossibile, fare sentire la propria voce. I punti di partenza sono sempre il cinema e l’archeologia, pilastri fondanti del festival, che hanno ispirato la nostra riflessione sulle donne nell’antichità, fin dalla preistoria, su quanto le ricostruzioni storiche e archeologiche, fortemente influenzate dalla cultura moderna, abbiano interpretato la presenza femminile secondo schemi e ruoli che oggi vengono messi in discussione. Lontano dall’idea di voler creare nuove certezze, siamo contenti di proporre anche quest’anno suggestioni e stimoli, con il desiderio di condividere con il pubblico e con la città cinque giornate di proiezioni, di incontri, di visite e dare tutti insieme un contributo di pensiero e di partecipazione attiva alla vita culturale del nostro tempo”.

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La regista afgana Sahraa Karini ospite del RAM film festival (foto fmcr)

Un focus tutto “al femminile”. Il RAM ha scelto per il 2022 un focus dal titolo Sguardi al femminile. Ci saranno esempi di studiose che hanno lasciato un segno importante nelle discipline scientifiche, quando hanno avuto la possibilità di affermarsi. Storie di donne che si adoperano per il benessere della comunità in cui vivono, cercando nel contempo di salvaguardare la propria identità. E ci sarà la possibilità di dialogare con ospiti femminili, che racconteranno di persona le proprie esperienze umane e professionali. Nella consapevolezza che aprire uno “sguardo al femminile” sul mondo possa essere un passo verso l’inclusività a tutti i livelli. Diversi i film del focus in programma: “Lady sapiens” documentario francese del 2021 è uno di questi, insieme a un film tedesco “L’enigma delle ossa: rivoluzione di genere”. In entrambi le più recenti scoperte dimostrano come la donna preistorica fosse anche cacciatrice e guerriera. Di Rai Storia due produzioni dedicate rispettivamente alle “Donne di Augusto” e a

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Il busto di Nefertiti conservato a Berlino: frame del film di RAI Storia “Cronache di donne leggendarie: Nefertiti”

“Hatshepsut e Nefertiti: l’Egitto delle regine”. Sempre sul tema, alcuni film che mostrano aspetti poco conosciuti di un panorama al femminile come l’indiano “The knitting circle”, Il circolo del lavoro a maglia, che ha saputo trasformare una abilità tradizionale in attività imprenditoriale, ma anche molti film scelti tra gli altri per lo sguardo particolare di giovani registe. Oltre ai film poi, saranno dedicati al focus due spazi di approfondimento. Il primo venerdì 30 settembre 2022, alle 17.30, dal titolo “Donne che minacciano il potere” con Mariarosaria Barbera, notissima archeologa e scrittrice, e il secondo il sabato 1° ottobre 2022 con Sahraa Karimi, regista afghana, che parlerà della sua esperienza di documentarista e di donna in una terra martoriata dai cambiamenti e dalla guerra. Sempre al focus è dedicata la serata di sabato 1° ottobre 2022, con Serena Dandini, che racconterà le storie di “Donne Valorose” che hanno cambiato la storia, la scienza, la filosofia ma sono rimaste sempre nell’ombra, protagoniste straordinarie per forza e valore eppure invisibili ai più. Domenica 2 ottobre 2022, Archeobook brunch dal titolo “L’uomo primitivo era anche una donna” con l’archeologa Enza Elena Spinapolice.

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Frame del film “Power of Rome” di Giovanni Troilo con Edoardo Leo

Tra storia e fiction. Venerdì 30 settembre 2022, alla sera, in esclusiva sul grande schermo, “Power of Rome”, una grande produzione ideata per il compleanno di Roma nel 2022 e interpretata da Edoardo Leo, in cui si intrecciano fiction e documentario. A presentare il film il regista Giovanni Troilo e gli autori Luca Lancise e Donato Dallavalle.

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Maurizio Zulian e Graziano Tavan alla presentazione del loro libro nella sala conferenze della Cantina Vivallis di Nogaredo (Tn)

Incontri e visite guidate. Oltre al film e ai numerosi incontri, il RAM film Festival propone una serie di visite e appuntamenti originali, uno fra tutti la rievocazione storica tra Goti e Longobardi il sabato 1° ottobre 2022, alle 14, all’Isola di Sant’Andrea a Loppio. Domenica 2 ottobre 2022, al pomeriggio, presentazione del volume di Maurizio Zulian e Graziano Tavan “Nella terra di Pakhet, Carnet de voyage nelle province centrali dell’Alto Egitto. Appunti di trent’anni di esplorazioni” (Marsilio 2022), alla scoperta di un Egitto lontano dai percorsi turistici.

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Frame del film “Time of the giants” di Pascal Cuissot

Spazio al cinema. Oltre al focus “Sguardi l femminile”, tra i filoni dei film dell’edizione 2022, alcuni spettacolari film a carattere paleontologico e geologico, come il francese “The time of the giants” (L’era dei giganti), che combinando le immagini 3D con le evidenze paleontologiche più recenti, mostra con immagini inedite strategie di crescita e sopravvivenza dei dinosauri. Altrettanto spettacolare il film “Gift of the glaciers”, il dono dei ghiacciai, documentario tedesco che mostra come l’Europa sia stata letteralmente forgiata dallo scioglimento dei ghiacciai. Il breve documentario “Fossils in London” invece, racconta come anche in una città come Londra, ci si possa imbattere anche oggi in un numero sorprendente di ritrovamenti fossili. Uno degli altri filoni classici del festival è quello della tutela e della conservazione del patrimonio, che taglia un po’ trasversalmente tutti i documentari. Molto interessante il recentissimo (2022) “Jurassic Cash”, che racconta delle grandi aste dedicate ai reperti paleontologici come Big John, lo scheletro di triceratopo più grande del mondo, venduto a un privato nell’ottobre 2021 per 5,5 milioni di euro. Un’acquisizione impossibile per un ente culturale pubblico, e che solleva quesiti morali se sia o meno lecita una tale spoliazione del patrimonio universale, sottratto di fatto alla scienza e alla fruizione pubblica.

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Frame del film “The survivor Hagia Sofia” di Tevfik Hos

Di grande interesse anche il turco “The survivor Hagia Sofia” (Santa Sofia, la sopravvissuta), sulla storica Moschea di Santa Sofia, che è riuscita a sopravvivere nonostante molti grandi terremoti nel corso della sua esistenza, rivelando informazioni e segreti interessanti sull’architettura e la costruzione dell’edificio. Non mancano le produzioni trentine o dedicate al patrimonio trentino. “La frequentazione dell’orso” di Federico Betta affronta il rapporto uomo/orso, tema di grande attualità che coinvolge tutta la comunità trentina, attraverso un’apprezzabile varietà di punti di vista, attraverso i quali si approfondisce la relazione tra uomo-natura, e non soltanto le vicende di cronaca legate alla presenza del grande plantigrado sul territorio. Ogni filmato è una piccola e nuovissima chicca scelta tra centinaia di proposte, che presenta al pubblico un aspetto particolare di popoli, culture, tradizioni diverse, come “The Fall of the Maya Kings”, la caduta dei re Maya, film canadese del 2022 con le più recenti ipotesi sulle ragioni del collasso del grande impero del sudamerica, o “Mamody, the last baobab digger” (2022), Mamody, l’ultimo intagliatore di baobab di Cyrille Cornu, sugli abitanti del piccolo villaggio di Ampotaka nel Madagascar e la loro soluzione per immagazzinare l’acqua, oppure l’iraniano “Saffron Base Lifestyle”, Una vita basata sullo zafferano, di Parisa Bajelan, che tra l’altro è parte attiva di un progetto transnazionale Trentino: la Comunità Slow food dei produttori e co-produttori dello zafferano di Qa’en, o ancora “Felting” (2022), la lavorazione del feltro, sempre dall’Iran che illustra con splendide immagini l’arte dell’infeltrimento tradizionale della lana che sta gradualmente svanendo. Ogni documentario rivela un mondo tutto da scoprire.

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Il regista Alberto Castellani al Museo Guimet di Parigi per le riprese del film “Afghanistan” (foto media venice)

In conclusione del festival un film in anteprima assoluta, fuori concorso, di Alberto Castellani, girato non senza difficoltà dato il momento storico, dal titolo “Afghanistan: tracce di un cultura sfregiata”.

rovereto_rassegna-RAM_aperitico-al-circolo_la-legge-della-spada_locandina_foto-fmcrTutti gli incontri. Il RAM film festival 2022 ha in programma una serie di incontri speciali. Quattro sono gli aperitivi con i protagonisti, tre Incontri al Bistrot di Alfio Ghezzi e uno al Circolo operaio di Santa Maria, uno dei più antichi quartieri cittadini. Al Bistrot dello Chef stellato, oltre agli incontri con Sahraa Karimi e Mariarosaria Barbera legati al tema del focus “Sguardi al femminile”, il 28 settembre 2022 l’aperitivo sarà dedicato al “Patrimonio in ostaggio”, cioè al tema del furto e del mercato nero di opere d’arte e beni culturali, il terzo in termini di volume d’affari dopo armi e droga, in compagnia di Giuseppe Guastella, cronista di cronaca giudiziaria del Corriere della Sera, e il maggiore Lorenzo Pella, comandante del nucleo dei carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale di Udine, che ha condotto negli ultimi anni numerose indagini che hanno portato al recupero di moltissimi beni storico-artistici. Giovedì 29 settembre 2022, il quartiere di Santa Maria ospiterà nel suo circolo operaio un “Aperitivo al Circolo” dal titolo “La legge della spada” con Andrea Rossini, esperto di scherma storica che ha aperto la prima sala in cui praticare la disciplina e in particolare la tradizione italiana medievale e rinascimentale, alla scoperta di un’epoca, il Medioevo, in cui la giustizia e l’onore si difendevano con la spada piuttosto che in tribunale.

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Frame del film “Nobody/Nessuno” di Mia Incantalupo

La cultura animata. Capitolo a parte del festival, le animazioni. Ogni anno sorprende la qualità della proposta e la creatività da parte delle animatrici e degli animatori. Sono una ventina le opere selezionate, tutte con spunti interessanti che riescono spesso a intrecciare i temi culturali con quelli sociali, come lo statunitense “Nobody” (Nessuno), di Mia Incantalupo, del 2022, una rivisitazione dell’Odissea dal punto di vista del Ciclope, che fa riflettere su diversità e discriminazione, o come anche l’indiano “Dyia” che parte da un festival tradizionale indiano per parlare di inclusione, o ancora il brevissimo “Humanity”, un’ironica sintesi sulla natura, non proprio amabile, dell’essere umano.

rovereto_rassegna-RAM_masterclass-per-insegnanti_locandinaLa formazione e il festival diffuso. Al festival non mancano momenti dedicati all’educazione, sia rispetto ai temi della tutela e della valorizzazione del patrimonio culturale sia della cultura all’immagine, che valorizza il cinema stesso come prezioso documento e patrimonio. Tre sono le mattine dedicate alle scuole con un programma apposito, che vedranno i ragazzi protagonisti anche grazie al risultato di progetti educational in collaborazione con il Festival. Mercoledì 28 settembre 2022 si terrà un corso di formazione per giornalisti in collaborazione con l’Ordine del Trentino Alto Adige con il giornalista Giuseppe Guastella e il maggiore Lorenzo Pella sul Patrimonio in ostaggio, e giovedì 29 settembre 2022 un corso di formazione per insegnanti dal titolo “Appunti di storia e analisi del cinema documentario – Incontro di introduzione al linguaggio dell’audiovisivo” con Emanuele Vernillo, tutor didattico della ZeLIG – Scuola di documentario di Bolzano, oltre a un corso organizzato dalla Trentino Film Commission e riservato ai videomaker. Sul territorio saranno inoltre disponibili attività e visite guidate a siti come il castrum dell’Isola di Sant’Andrea sul Lago di Loppio, e tante iniziative in collaborazione con APT.

Rovereto. Cronaca e immagini della presentazione del libro “Nella terra di Pakhet. Carnet de voyage nelle province centrali dell’Alto Egitto. Appunti di trent’anni di esplorazioni” di Maurizio Zulian e Graziano Tavan, prefazione di Edda Bresciani (Marsilio Arte). Cantini: “Non fermatevi. È un’opera unica. Va pubblicata in inglese e in arabo”. Capriotti: “Un racconto di viaggio dal valore scientifico e dall’approccio umano”

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La sala conferenze della Cantina Vivallis di Nogaredo (Tn) che ha ospitato la presentazione del libro “Nella terra di Pakhet. Carnet de voyage nelle province centrali dell’Alto Egitto. Appunti di trent’anni di esplorazioni” di Maurizio Zulian e Graziano Tavan (foto fmcr)


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L’ambasciatore Gianpaolo Cantini e la prof.ssa Giuseppina Capriotti Vittozzi alla presentazione del libro “Nella terra di Pakhet” (foto graziano tavan)

“Maurizio Zulian ha trasformato la vita di viaggi intelligenti appassionati acculturati in una pubblicazione prestigiosa” sostiene Giovanni Laezza, presidente della Fondazione museo civico di Rovereto. “È un’edizione straordinaria cui l’editore ha dato ulteriore prestigio. È uno strumento di lavoro per archeologi, studiosi, studenti, persone colte in generale. Ma non mi fermerei a quanto è stato fatto fin qui. Il libro va tradotto almeno per un’edizione in inglese, ma andrebbe fatta anche in arabo, perché è un’opera unica, non esiste qualcosa di analogo”: così l’ambasciatore Gianpaolo Cantini. E Giuseppina Capriotti Vittozzi, già direttrice del Centro Archeologico Italiano al Cairo, ora al Cnr di Roma: “Il libro di Maurizio Zulian ha un valore incredibile perché ci regala una documentazione che direi più unica che rara del Medio Egitto, che è poco conosciuto, e allo stesso tempo ci offre di questa parte dell’Egitto un racconto. E questo è molto importante perché quello che scriviamo noi egittologi ha un valore scientifico ma indubbiamente non è un racconto vitale. Invece il libro, grazie anche agli apparati di Graziano Tavan, ci dà un valore scientifico ma anche un approccio umano che è quello dei racconti di viaggio”. A poco meno di un mese dalla presentazione ufficiale del libro “Nella terra di Pakhet. Carnet de voyage nelle province centrali dell’Alto Egitto. Appunti di trent’anni di esplorazioni” di Maurizio Zulian e Graziano Tavan, prefazione di Edda Bresciani (Marsilio Arte), ecco una breve cronaca della serata con i principali interventi e i contributi degli stessi protagonisti pubblicati sul libro. Iniziamo con l’intervento del presidente Laezza, quindi con quello dell’ambasciatore Cantini e chiudiamo con il contributo della prof.ssa Capriotti. Ricordiamo che il libro è in vendita nelle Librerie Feltrinelli, nei bookshop dei grandi musei italiani, e on line sui siti di Amazon, Marsilio e Feltrinelli.

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La copertina del libro “Nella terra di Pakhet. Carnet de voyage nelle province centrali dell’Alto Egitto. Appunti di trent’anni di esplorazioni” di Maurizio Zulian e Graziano Tavan

Giovanni Laezza, presidente della Fondazione museo civico di Rovereto. Ecco il suo contributo per il libro “Nella Terra di Pakhet”. “La divulgazione scientifica è un aspetto a cui la Fondazione Museo Civico di Rovereto ha dedicato grande attenzione fin dalla sua nascita, alla meta del XIX secolo”, scrive Laezza. “Sempre al passo con i tempi e con le conquiste dello sviluppo tecnologico, negli ultimi decenni ha puntato a sviluppare e potenziare nuove modalità destinate alla comunicazione delle più svariate informazioni relative alle collezioni museali, al patrimonio archeologico e naturalistico e ai risultati della ricerca sul campo. Attraverso i più recenti strumenti informatici e grazie alla creazione e al potenziamento di un sistema di banche dati digitali, ha reso possibile la condivisione online di dati d’archivio, documenti e immagini, raccolti nel corso di oltre un secolo e mezzo di vita e attività museale. Un contributo fondamentale a questa impegnativa opera di divulgazione delle conoscenze si deve a Maurizio Zulian, conservatore onorario della Fondazione Museo Civico, che in circa trent’anni di esplorazioni e documentazione dei siti archeologici dell’Egitto Centrale ha raccolto un inestimabile patrimonio fotografico, costituito da piu di trentamila immagini relative a luoghi e reperti oramai difficilmente accessibili e perlopiù esclusi dai normali circuiti turistici. Con grande generosità Maurizio Zulian ha voluto donare all’Istituzione roveretana questo straordinario patrimonio documentario, che è cosi confluito nelle banche dati museali e che la nostra Fondazione ha catalogato, schedato e messo a disposizione del grande pubblico oltre che degli studiosi, dei ricercatori e degli addetti ai lavori, che possono consultare i documenti fotografici direttamente online su un sito tematico. Grazie alla preziosa e instancabile attività di Maurizio Zulian, la Fondazione ha inoltre instaurato una lunga e fruttuosa collaborazione con il Supreme Council of Antiquities of Egypt, con il quale ha sottoscritto uno specifico protocollo di intesa, volto a divulgare il patrimonio fotografico conservato a Rovereto. Mi è pertanto particolarmente gradito – conclude – esprimere il mio personale apprezzamento e quello del Museo a questa nuova e preziosa iniziativa editoriale di Maurizio Zulian, che oltre a svelare al grande pubblico i segreti di siti archeologici ricchi di fascino e sconosciuti ai più, consente anche di valorizzare e promuovere ulteriormente un raro e pregiato patrimonio fotografico”.

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Maurizio Zulian e Graziano Tavan alla presentazione del loro libro nella sala conferenze della Cantinja Vivallis di Nogaredo (Tn) (foto italina bacciga)

Giampaolo Cantini, già ambasciatore d’Italia al Cairo. Così sul libro “Nella Terra di Pakhet”. “Maurizio Zulian ci accompagna, nelle pagine di questo straordinario libro, in un viaggio di grande fascino nei siti archeologici più remoti e meno conosciuti dell’Egitto, soprattutto della vasta regione del Medio Egitto”, scrive Cantini. “Lo fa con gli occhi attenti e curiosi del viaggiatore colto, animato da grande passione e al tempo stesso da una conoscenza profonda della storia e dell’eredità di una delle più grandi civiltà. L’autore documenta in modo esauriente e meticoloso siti rimasti per varie ragioni ai margini dei circuiti turistici e sui quali l’attenzione del grande pubblico e anche degli studiosi e minore rispetto a quelli universalmente noti, soprattutto nell’area del Cairo e dell’Alto Egitto. Il viaggio di Maurizio Zulian in questo percorso fuori dal comune e iniziato molti anni fa e prosegue tutt’oggi. Ne è scaturito un rapporto profondo con l’Egitto, con la sua storia, la sua civiltà, la sua gente. In queste pagine emerge non solo il viaggiatore colto, ma anche un autentico esemplare di quella grande tradizione italiana, che potremmo definire di volontariato culturale, che è viva ancora oggi e che tanto contribuisce, tra l’altro, al lavoro delle missioni archeologiche italiane in Egitto. Senza finanziamenti pubblici e senza sponsor privati, ma anzi ricorrendo esclusivamente ai propri mezzi, Maurizio Zulian ha documentato con intelligenza, passione e perseveranza, un patrimonio di grande valore, che il lettore può ora ripercorrere nel dettaglio. Molte delle migliaia di foto raccolte in un arco di tempo di oltre trent’anni, sono anche accessibili on line, da alcuni anni, sul sito del Museo Civico di Rovereto. Una quota dei proventi e devoluta al Ministero delle Antichità egiziano, nello stesso spirito di collaborazione e condivisione che anima il volontariato culturale che anima altresì il lungo viaggio di Zulian attraverso il Medio Egitto. La simbiosi con il Museo Civico di Rovereto non è casuale. È l’emblema di un altro tratto distintivo del nostro Paese: la cultura dei territori, la loro vitalità culturale e non solo economica e sociale. I Musei Civici – conclude – rappresentano una nobile tradizione educativa, con intenti pedagogici e divulgativi, che metteva a disposizione di un vasto pubblico, già nell’Ottocento, le conoscenze storiche, antropologiche, archeologiche e i risultati delle scoperte geografiche, fin nelle medie e piccole citta, in un’epoca in cui il viaggio era soprattutto avventura e la Rete era ben al di là da venire”.

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Maurizio Zulian con la prof.ssa Edda Bresciani in un incontro a Rovereto (foto graziano tavan)

Giuseppina Capriotti Vittozzi, già direttrice del Centro Archeologico Italiano al Cairo, ora al Cnr di Roma. “Maurizio arriva in Egitto qualche decennio fa”, ricorda Capriotti, “trasportato dalla sua passione di comprendere le cose, per la ricerca della comprensione. E perché in Egitto? Credo perché l’Egitto ti attrae come una calamita sui nostri interrogativi, sulla nostra storia, sulla vita stessa dell’uomo. Ma l’approccio alla conoscenza dell’Egitto di Zulian si è poi concentrato sul Medio Egitto che è tanto denso di storia e monumenti quanto assolutamente poco conosciuto rispetto al resto dell’Egitto. L’Egitto ha attirato nei secoli numerosi viaggiatori molti dei quali hanno lasciato questi racconti di viaggio. Alcuni sono anche personaggi famosi, scrittori famosi che ci raccontano il loro incredibile viaggio alla ricerca di questo Paese che noi sentiamo un po’ alle nostre origini. Come dire che c’è un Dna comune nel Mediterraneo e l’Egitto in questo nostro Mediterraneo è sicuramente un faro. E allora queste personalità vengono in Egitto attraverso i secoli e raccontano di questo viaggio. Il primo è Erodoto che nel V sec. a.C. racconta del suo viaggio in Egitto. E così fa Maurizio che quindi riporta in vita un genere letterario che da tempo non viveva più e questo mi sembra veramente una occasione culturale straordinaria. Il racconto di viaggio è qualcosa che rivive anche nella letteratura egiziana. E molti di questi racconti di viaggio hanno una visione in qualche modo centripeta. È l’egiziano che vuole tornare nel suo Paese che gli egiziani chiamano anche col termine “terra amata”, perché esercita un’attrazione fortissima, tanto che chi si allontana vuole tornare. E c’è anche un racconto che Edda Bresciani ha pubblicato, tradotto dal demotico, quindi di epoca tarda, che riprende racconti precedenti. La Bresciani l’ha tradotto come “Dialogo filosofico” ed è il racconto della dea leonessa, Pakhet. E così arrivo al titolo Nella terra di Pakhet. Chi è Pakhet? Pakhet è una delle forme della dea leonessa dell’Alto Egitto. Pakhet è la dea materna e feroce allo stesso tempo. Gli egiziani osservando la natura riconoscono nella femminilità i due aspetti, quello materno e quello feroce. La leonessa è ad esempio la divinità protettrice del faraone. E Pakhet, divinità del Medio Egitto, è una delle forme della dea leonessa. Questa dea leonessa è la figlia della divinità solare che a un certo punto, come pubblicato nel racconto della prof.ssa Bresciani, lascia il Paese e raggiunge i territori selvaggi del Sud oltre la prima cataratta, e non vuole tornare. Allora suo padre, il Sole, manda il babbuino Thot, e il Medio Egitto è anche il Paese di Thot, non solo di Pakhet. Thot è il dio della sapienza, della saggezza, della scrittura. E allora il babbuino, braccio destro della divinità solare, va a cercare la leonessa. La leonessa non vuol tornare, sente il babbuino e lui le parla dell’Egitto, ricordando quella che è la terra amata, fino a convincerla al ritorno. Ci sono parole davvero emozionanti in questo che la Bresciani chiama “dialogo filosofico”. E alla fine la leonessa ritorna, anche lei attratta da questo Paese legato all’idea del ritorno. Quindi se per gli egiziani era la terra amata, per noi non è la patria ma gli riconosciamo questo valore di terra comune, cultura comune, che permane anche nella nostra cultura attraverso il Mediterraneo”. E conclude: “Ringrazio ancora Maurizio per questo straordinario regalo, e mi auguro che il libro possa essere presentato al Cairo. E ringrazio Graziano Tavan per gli apparati utilissimi per chi voglia approfondire. E mi auguro che Rovereto mantenga e rafforzi i legami con l’Egitto, portando in Egitto questa immagine bella dell’Italia”.

Rovereto. La Rassegna del cinema archeologico diventa Festival e si apre alla città. Gli interventi di Giovanni Laezza, Alessandra Cattoi e Claudia Beretta per archeologiavocidalpassato.com

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RAM film festival: da sinistra, Micol Cossali, assessore alla Cultura; Alessandra Cattoi, direttrice Fmcr; e Giovani Laezza, presidente della Fondazione museo civico di Rovereto (foto graziano tavan)

Il conto alla rovescia è cominciato. Mancano solo sette giorni alla prima edizione di RAM FILM FESTIVAL Rovereto, in calendario da mercoledì 13 ottobre a domenica 17 ottobre 2021 al teatro Zandonai di Rovereto, e in molti altri spazi di rilievo culturale della città trentina. Il festival, nato 32 anni fa come rassegna del documentario archeologico, cambia nome e si rinnova nella veste, allargando l’orizzonte alla più ampia tematica della tutela e valorizzazione del patrimonio culturale. Il RAM film festival è organizzato dalla Fondazione Museo Civico di Rovereto, con il sostegno del Comune di Rovereto, della Provincia Autonoma di Trento e della Fondazione Caritro, con il patrocinio del ministero della Cultura e del ministero degli Esteri (vedi Rovereto. Presentato il programma della prima edizione di RAM Film Festival Rovereto-Archeologia-Memorie, un festival diffuso che si espande a coinvolgere la città e il territorio con un programma ricco e articolato: al teatro Zandonai e on-line, una sessantina di film con 16 prime italiane, 10 prime assolute e 2 prime internazionali; all’Alfio Ghezzi Bistrot gli incontri culturali; al museo della Città la mostra “C’era una volta la peste: Venezia e Rovereto”. Molti gli eventi speciali | archeologiavocidalpassato).

“Sono particolarmente soddisfatto del cambio di passo operato quest’anno dal Festival”, dichiara Giovanni Laezza, presidente della Fondazione Museo Civico, “e dello sforzo per aprirsi nei confronti della città e di un pubblico vasto, con un’offerta, oltre che del palinsesto cinematografico, anche di svariate opportunità in città in collaborazione con APT e Distretto San Marco. Grazie a preziose collaborazioni, sono molte le occasioni culturali, per riflettere, per incontrare i numerosi ospiti, protagoniste e protagonisti del nostro tempo, per usufruire di corsi di formazione e di masterclass”. E l’assessore alla Cultura Micol Cossali: “Oggi la Rassegna del Cinema archeologico diventa Festival e si presenta in un nuovo formato, una naturale evoluzione di un percorso lungo più di tre decenni che l’ha vista crescere e trasformarsi, uscire dai teatri e connettersi con la città. Con l’auspicio che RAM film festival possa raggiungere sempre più persone e ampliare ancora di più il suo pubblico e coinvolgere le giovani generazioni, non solo all’interno della sala cinematografica, ma nei tanti eventi collaterali che arricchiscono il panorama culturale roveretano”.

Il programma del festival è previsto su 5 giornate, durante le quali alle proiezioni dei documentari in concorso si aggiungeranno incontri quotidiani con esperti, conferenze, visite, presentazioni di libri, aperitivi, masterclass, una mostra e un concerto di musica per il cinema. Sono 62 i film, tra documentari, docufiction e animazioni in concorso, selezionati su oltre 1400 iscritti a livello nazionale e internazionale. Immagini spettacolari, luoghi e siti straordinari e popoli poco conosciuti, storie e narrazioni che fanno parte dei tesori culturali del mondo. I documentari provengono da 25 diverse nazioni, con 34 luoghi del mondo rappresentati, con il loro patrimonio materiale e immateriale. 26 première, di cui 10 prime assolute, 2 prime internazionali e 14 prime italiane. Tutti i film saranno visibili anche online attraverso una piattaforma digitale.

Quattro sezioni per i film in concorso con altrettanti premi: “premio Paolo Orsi per il cinema archeologico” (sezione principale): film archeologici dedicati alla tematica della tutela e valorizzazione patrimonio tangibile; “L’Italia si racconta”, sezione dedicata a opere cinematografiche sull’Italia che parlano di patrimonio culturale immateriale come, tradizioni, storia, antiche comunità; “Cultura Animata”: animazioni italiane e straniere dedicate ad archeologia, popoli, culture; “Sguardi dal mondo”, sezione dedicata a opere cinematografiche provenienti da ogni paese del mondo che parlano di patrimonio intangibile, tradizioni, cultura, antiche comunità. A completamento di un programma basato in gran parte sulla proposta di film e documentari, il Festival propone contemporaneamente alle proiezioni: conferenze e momenti di approfondimento con esperti del settore; un concerto dedicato alla musica nel cinema; una serata sul documentario tra Storia e Sport; aperitivi al bistrot sui temi del Festival; laboratori e presentazioni di libri a cura delle librerie della città; visite guidate sul territorio; visite guidate alla mostra “C’era una volta la Peste” allestita al Museo della Città che si terrà in concomitanza con il festival; corsi di approfondimento e aggiornamento professionale (per studenti, giornalisti ed operatori); menù a tema e iniziative varie in collaborazione con gli esercizi commerciali del distretto San Marco nel centro storico cittadino. Prestigiosi gli ospiti di questa edizione, impegnati sia in serate a teatro che in spazi alternativi, sui temi del Festival. Incontri a teatro, giovedì 14 ottobre 2021, alle 20.45, Federico Buffa, su “1936: L’Olimpiade che ha cambiato il cinema”. Storie di uomini e di sport si intrecciano attraverso gli “sguardi” della regista Leni Riefenstahl. Sabato 16 ottobre 2021, alle 20.45, Leandro Piccioni e Quartetto Pessoa in concerto per pianoforte e quartetto d’archi “Musica per il cinema. Omaggio a Ennio Morricone”; domenica 17 ottobre 2021, alle 16.30, Nicolò Bongiorno su “Raccontando l’India: Il Ladakh”. Incontri al bistrot: tre aperitivi a tu per tu con l’esperto alle 17 nel Bistrot dello chef stellato Alfio Ghezzi. Giovedì 14 ottobre 2021, “Il lungo viaggio dell’archeologia”, con Andrea Augenti, archeologo; venerdì 15 ottobre 2021, “Nôtre Dame: tecnologie e progetti per il restauro del secolo”, con Tiziano Straffelini, esperto di restauro di monumenti; sabato 16 ottobre 2021, “Il fumetto tra storia e fiction: Martin Mystère a Venezia”, con Andrea Artusi, disegnatore.