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Firenze. Il film “L’anello di Grace” ha vinto il premio Firenze Archeofilm assegnato dal pubblico. Ecco tutti gli altri premi assegnati ai film presentati nell’edizione 2023

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Sul palco studenti dell’università di Firenze e protagonisti alle premiazioni dell’edizione 2023 di Firenze Archeofilm (foto AV)

Sul palco del cinema La Compagnia di Firenze trova posto la giuria degli studenti dell’università di Firenze con Eugenio Giani presidente della Toscana, la rettrice Alessandra Petrucci e i docenti UniFi, Piero Pruneti e Giulia Pruneti per Archeologia Viva. È la foto di gruppo che domenica 5 marzo 2023 ha chiuso ufficialmente la quinta edizione di Firenze Archeofilm, il grande cinema che racconta la vicenda dell’Uomo, promosso da Archeologia Viva (Giunti editore) con il patrocinio e la collaborazione dell’università di Firenze e la partecipazione del museo e istituto fiorentino di Preistoria “Paolo Graziosi”: il film “L’anello di Grace” ha conquistato i favori del pubblico tra i 63 film in concorso, tra cui moltissime anteprime, provenienti da 16 nazioni diverse, presentati dal 1° al 5 marzo 2023 (vedi Firenze. Al via la quinta edizione di Firenze Archeofilm: per cinque giornate, dal 1° al 5 marzo 2023, mattino, pomeriggio e sera, il meglio della produzione mondiale sui temi di archeologia, arte e ambiente. Ecco il programma | archeologiavocidalpassato). Questi i premi assegnati, domenica 5 marzo 2023, a conclusione della rassegna: “Firenze Archeofilm” 2023 al film più votato dal pubblico; “Università di Firenze”; “Studenti UniFi” per il miglior cortometraggio; “Museo e Istituto Fiorentino di Preistoria Paolo Graziosi” al miglior film di archeologia preistorica; premio Archeologia Viva per la comunicazione del patrimonio.

PREMIO “FIRENZE ARCHEOFILM” 2023 al film più votato dal pubblico è stato assegnato al film “L’anello di Grace” di Dario Prosperini (Italia 2022, 66′), produzione Dario Prosperini, consulenza scientifica Valentino Nizzo, Adriana Emiliozzi: il film ha ottenuto un punteggio medio di 4,81/5, seguito da “Un luogo infinito. La Certosa di Firenze” (4,77/5), “Baia, la città sommersa” (4,66/5), “Firenze città d’acque” (4,58/5) e “I misteri della grotta Cosquer / The Mysteries of Cosquer Cave (4,53/5). “L’anello di Grace”: era il 1902 quando la famiglia Vannozzi decise di ampliare la propria casa colonica presso Monteleone di Spoleto. Quel cantiere a oltre 1000 metri di altitudine portò alla luce il “carro d’oro”, una biga etrusca unica al mondo su cui era raffigurato il ciclo completo della vita dell’eroe omerico Achille. Ma appena scoperto il reperto sparì misteriosamente nell’oblio. A nulla valsero le indagini di carabinieri, prefetti e alti funzionari del Ministero: la biga riapparve nel 1903 in una teca del Metropolitan Museum di New York.

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Frame del film film “Uzbekistan, un viaggio senza tempo in Asia Centrale / Uzbekistan, a timeless journey in Central Asia” di Jivko Darakchiev

PREMIO “UNIVERSITÀ DI FIRENZE”. Giuria composta da tre docenti dell’università di Firenze: Federico Pierotti (docente di Storia del cinema), Silvia Pezzoli (docente di Scienze della comunicazione), Domenico Lo Vetro (docente di archeologia preistorica). Il premio è stato assegnato al film “Uzbekistan. Un viaggio senza tempo in Asia Centrale / Uzbekistan. A timeless journey in Central Asia” di Jivko Darakchiev (Francia 2022, 54’), produzione Sophie Goupil. Il film è un viaggio attraverso il lungo corridoio del tempo dove passato e presente s’incontrano. Un’avventura visiva attraverso la scoperta di eccezionali tesori archeologici e monumenti modellati nei secoli da mani persiane, arabe, greche o cinesi: una fusione unica, in mezzo alle steppe e ai deserti dell’Asia centrale, di civiltà e culture che hanno popolato questa mitica oasi sulle strade che collegano il Mediterraneo alla Cina. MOTIVAZIONE: “Uzbekistan dipinge, con rande forza evocativa, il quadro affascinante di una terra crocevia tra Oriente e Occidente, che ha visto interagire molte civiltà e culture, dando vita a una lunga trama intricata di storie, costumi e tradizioni. Attraverso un intreccio di immagini, suoni e voci che mette efficacemente in dialogo i diversi livelli di cronologia complessa, il film costruisce un filo prezioso che ci porta a conoscere i tesori e i monumenti del passato e, al contempo, a incontrare una dimensione quotidiana in cui il passato si perpetua nei decori, nei tessuti, nelle arti del presente, così come nei volti e nei costumi delle persone che abitano l’Uzbekistan”.

Menzione speciale al film “Persepolis – Chicago” di Orod Attarpour (Iran 2021, 40’), produzione Sima film center: “Persepolis – Chicago racconta gli scavi di Persepoli e l’eccezionale ritrovamento di migliaia di tavolette achemenidi che furono date in prestito e trasferite all’università di Chicago nel 1937, per essere restaurate e decifrate, e a oggi non ancora restituite. Le successive vicende legate alla richiesta di restituzione delle tavolette da parte del governo iraniano sono presentate con una narrazione coinvolgente, grazie al serrato sovrapporsi di immagini attuali e di repertorio accompagnate dal racconto appassionato di un illustre studioso iraniano”.

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Frame del film “Mamody, l’ultimo scavatore di baobab / Mamody, the last baobab digger” di Cyrille Cornu

Menzione speciale al film “Mamody, l’ultimo scavatore di baobab / Mamody, the last baobab digger” di Cyrille Cornu (Francia 2022, 48’), produzione Cyrille Cornu: “Il film cattura la bellezza della natura del Madagascar e, allo stesso tempo, documenta le difficoltà quotidiane delle persone che abitano nel villaggio di Ampotaka per far fronte alla mancanza di acqua. Il documentario, realizzato con stile sobrio ed elegante, ci invita a riflettere sul tema universale della sostenibilità ambientale e sulla necessità di una gestione oculata delle risorse naturali”.

PREMIO “STUDENTI UNIFI” per il miglior cortometraggio è stato assegnato dalla giuria coordinata da Diego Brugnoni al film “Le Pietre e le Parole. Ritratto di Raniero Gnoli” di Adriano Aymonino, Silvia Davoli (Italia 2022, 20’), produzione Adriano Aymonino, Silvia Davoli. Intervista a Raniero Gnoli, massimo esperto di marmi colorati dell’antica Roma, autore del fondamentale testo “Marmora Romana” (1971), nonché studioso di sanscrito di fama mondiale. L’intervista ha luogo a Castel Giuliano, dove Gnoli risiede immerso in una Wunderkammer creata dalle sue stesse mani, dove Oriente e Occidente, passato e presente, dialogano all’insegna di un umanesimo di carattere globale.

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Frame del film “Neanderthal, sulle orme di un’altra Umanità / Néandertal, dans les pas d’une autre Humanité” di David Geoffroy

PREMIO “MUSEO E ISTITUTO FIORENTINO DI PREISTORIA P. GRAZIOSI” al miglior film di archeologia preistorica è stato assegnato dalla giuria composta da Massimo Tarassi (storico, dirigente Cultura Provincia di Firenze, membro del CdA del  Museo e Istituto Fiorentino di Preistoria), Domenico Lo Vetro (docente di archeologia preistorica), Fabio Martini (archeologo docente all’Università di Firenze e Presidente del Museo e Istituto Fiorentino di Preistoria) al film “Neanderthal. Sulle orme di un’altra Umanità / Néandertal. Dans les pas d’une autre Humanité” di David Geoffroy (Francia 2022, 52’), produzione Caroline Chassaing, Court-jus Production & France Télévisions, consulenza scientifica Dominique Cliquet, Bruno Maureille. MOTIVAZIONE: “Il film prende spunto dalla scoperta di un importante sito archeologico e dalla illustrazione del metodo di indagine per offrire, con grande rigore scientifico, una sintesi della presenza nello scenario culturale del Paleolitico di questo lontano cugino della specie Homo sapiens. Il pregio principale del filmato sta nel sapere rendere con un linguaggio chiaro e immediato, corredato da immagini eloquenti e suggestive, la complessità della vita dei neandertaliani, le conoscenze tecniche e il modo simbolico. L’argomento, molto vasto, è stato sintetizzato nei suoi aspetti principali con la capacità molto apprezzata di rendere accessibile al largo pubblico tematiche specialistiche”.

Menzione speciale al film “Arte paleolitica… La nostra storia” di Elisabetta Flor (Italia 2022, 20’), produzione MUSE / Museo delle Scienze di Trento. MOTIVAZIONE: “Il docufilm ha lo scopo di valorizzare il patrimonio figurativo paleolitico del Veneto e del Trentino, che comprende evidenze di grande valore europeo. La presentazione dei prodotti artistici avvicina il pubblico all’argomento con un linguaggio verbale e visuale semplice, immediato, efficace, con l’ausilio di sintetiche interviste a specialisti che garantiscono il rigore scientifico. Il ritmo è serrato e mantiene viva l’attenzione dello spettatore. È stato apprezzato il collegamento con la realtà ambientale recente che permette di collegare il fatto archeologico alla conoscenza e all’identità locale”.

Menzione speciale al film “La Grotte Cosquer: des origines à la surface” di Jean-Claude Pascal Flaccomio (Francia 2022, 52’), produzione Elsa Isoardi, consulenza scientifica Geneviève Pinçon. MOTIVAZIONE: “La Grotta Cosquer è un sito paleolitico francese inaccessibile in quanto oggi al di sotto del livello del mare. Il film, che permette di fruire di un patrimonio pittorico di altissima qualità, illustra con immagini e con riprese di grande professionalità non solo le pitture presenti sulle pareti della grotta ma documenta senza enfasi due aspetti fondamentali della valorizzazione: le difficoltà della ricerca in ambiente subacqueo e il progetto in atto di realizzazione di repliche di parti della grotta. Il film è un pregiato prodotto di sinergia tra linguaggio cinematografico efficace e illustrazione scientifica rigorosa e pienamente comprensibile ai non specialisti”.

La giuria ha anche segnalato il film “Memorie di un mondo sommerso” di Philippe Nicolet (Svizzera), produzione Palafittalp – NVP Nicolet Video Productions. MOTIVAZIONE: “Il patrimonio palafitticolo dell’Italia settentrionale e della Svizzera, già valorizzato dall’essere etichettato come patrimonio UNESCO, viene illustrato al largo pubblico attraverso alcuni siti esemplari, mostrando le difficoltà e le potenzialità di una particolare ricerca di archeologia preistorica sulla vita quotidiana di queste antiche popolazioni dell’arco alpino. È un prodotto di alta divulgazione che coniuga la qualità filmica con la semplicità e l’efficacia di una chiara esposizione scientifica”.

PREMIO “ARCHEOLOGIA VIVA” per la comunicazione del patrimonio è stato assegnato a:
Stéphane Millière per Gedeon Programmes.

Il Grand Palais di Parigi apre il 1° luglio dopo il lockdown con una mostra-evento “POMPÉI. Promenade immersive. Trésors archéologiques. Nouvelles découvertes”: un percorso scientifico ma dal forte impatto emozionale che, attraverso un evento digitale immersivo e un linguaggio diretto, permette di far conoscere le recenti scoperte di Pompei e la sua storia

Dopo tre mesi di chiusura per emergenza Covid-19, il 1° luglio 2020 riapre a Parigi il Grand Palais. E lo fa proponendo una mostra-evento “POMPÉI. Promenade immersive. Trésors archéologiques. Nouvelles découvertes”, una mostra archeologica che diventa una “passeggiata immersiva” nel più famoso sito di una città romana dell’antichità: Pompei. Un percorso scientifico ma dal forte impatto emozionale che, attraverso un evento digitale immersivo e un linguaggio diretto, permetterà di far conoscere le recenti scoperte di Pompei e la sua storia. La mostra, curata da Massimo Osanna, direttore del Parco archeologico di Pompei, e organizzata da Réunion des musées nationaux – Grand Palais e GEDEON Programmes in collaborazione con il Parco archeologico di Pompei, era programmata per il 25 marzo 2020. Poi la pandemia ha bloccato tutto. Ora ci siamo: la mostra “Pompei” sarà visitabile sempre con prenotazione obbligatoria dal 1° luglio al 27 settembre 2020, al Salon d’honneur del Grand Palais (entrata Square Jean Perrin) dal giovedì al lunedì dalle 10 alle 20, il mercoledì dalle 10 alle 22, chiusura settimanale il martedì.

La locandina della mostra “POMPÉI. Promenade immersive. Trésors archéologiques. Nouvelles découvertes” al Grand Palais di Parigi dal 1° luglio al 27 settembre 2020

Fin dalla scoperta delle sue rovine sepolte, la città di Pompei ha affascinato gli archeologi e non solo. Ricca di una storia plurisecolare, crocevia di popoli del mondo mediterraneo, Pompei sotto la dominazione di Roma prosperava grazie al commercio e al suolo fertile. L’arte era fiorente, l’agiata borghesia abbellì la città, ma nel giro di una giornata del 79 d.C., si compì il tragico destino della città. L’eruzione del Vesuvio che la devastò e annientò la popolazione, tuttavia, fermò il tempo preservando la città e sottraendola agli sguardi, per molti secoli. Oggi Pompei costituisce la testimonianza più straordinaria di una città di età romana e da nessun’altra parte è stato possibile trovare una simile concentrazione di edifici, affreschi e manufatti romani. Questo importante sito archeologico, inscritto nella lista del patrimonio mondiale dell’umanità dall’Unesco, è visitato da quasi 4 milioni di visitatori ogni anno: cifre, purtroppo, ora destinate a cambiare nel rispetto delle nuove regole imposte dall’emergenza sanitaria.

L’affresco con Leda e il Cigno, rinvenuto negli scavi della Regio V alla fine del 2018, è una delle più importanti scoperte recenti a Pompei (foto parco archeologico Pompei)

Quanto restava della Schola Armaturarum dopo il crollo del 2010 (foto coordinamento Uil beni culturali)

Ma questa situazione idilliaca non è sempre stata così. Sono passati dieci anni, era il 2010, dal crollo della Schola Armaturarum che ha richiamato l’attenzione della comunità internazionale sull’assoluta necessità di tutelare le rovine più famose del mondo. Proprio a seguito di quell’evento, è stato avviato un grande progetto per la messa in sicurezza e il restauro del sito (il Grande Progetto Pompei), associato a scavi di ampia portata, come non accadeva da decenni, che hanno permesso di riportare alla luce un intero quartiere, con straordinari esempi di apparati decorativi, come il raffinato ritratto di donna dalla Casa con giardino, di affreschi raffiguranti divinità e animali e di mosaici eccezionali, ma anche oggetti d’uso quotidiano, scheletri delle vittime dell’eruzione. Queste nuove scoperte, che archeologiavocidalpassato ha seguito passo passo, permettono di approfondire le conoscenze di questo sito emblematico della civiltà romana e della sua storia.

Proprio per condividere con il pubblico le recenti scoperte, la Réunion des musées nationaux – Grand Palais propone una esposizione digitale immersiva: un’esperienza nuova che mostra Pompei in maniera spettacolare e suggestiva. Per realizzare ciò la Rmn-GP ha collaborato con il Parco archeologico di Pompei e con la società GEDEON Programmes, leader francese nel settore dei documentari archeologici e del patrimonio, che utilizzando tecnologie d’avanguardia sul sito (cartografia laser, termografia a infrarossi, fotogrammetria,…) ha effettuato riprese ad altissima risoluzione e realizzato ricostruzioni in 3D di estrema precisione. L’esperienza digitale propone proiezioni immersive, accompagnate dai rumori della città e da musiche originali che risveglieranno i sensi immergendo il visitatore nel cuore di Pompei, dandogli l’impressione di partecipare di volta in volta alla vita frenetica della città, al suo funesto destino, alla sua gloriosa riscoperta.

Preziosi reperti da Pompei esposti al Grand Palais di Parigi (foto parco archeologico di Pompei)

La prima parte della mostra mette l’accento sulla vita effervescente delle strade, ricostruite in 3D grazie, soprattutto, alle riprese effettuate con i droni. Al centro del percorso, un dispositivo invita il visitatore a entrare nel cuore del dramma e segue la cronologia del disastro: al culmine dell’eruzione la città è investita dal flusso piroclastico. La terza parte è consacrata alla riscoperta di Pompei, dimenticata per secoli, narrando la storia degli scavi dal XVIII secolo, ricordandone il mito e ponendo l’accento sulle scoperte recenti, in particolare quelle che, nel 2018, hanno consentito di riconsiderare con maggiore precisione la data dell’eruzione.

I grandiosi affreschi delle ville pompeiane in mostra al Grand Palais di Parigi (foto parco archeologico di Pompei)

L’ultimo spazio della mostra invita a contemplare, a grandezza naturale e in tutto il suo splendore, gli affreschi che decorano le più belle ville pompeiane. È anche possibile ammirare alcune scoperte frutto dei nuovi scavi esposte per la prima volta al pubblico, tra le quali il tesoro di monili e amuleti in pasta di vetro, avorio, osso, ambra, bronzo, un coniglio di marmo e un magnifico mosaico del ninfeo Arianna e Dioniso. Viene presentata anche una selezione di oggetti provenienti dagli scavi precedenti: gioielli, una statua di Livia e un affresco raffigurante Venere su un carro trainato da elefanti. Infine, le copie di alcuni calchi delle vittime ricorderanno la tragica fine dei pompeiani nel 79 d.C. Questa mostra propone un’esperienza sensoriale avvincente, che immerge il visitatore nel cuore della città antica e gli fa rivivere in maniera spettacolare la vita quotidiana dei pompeiani e l’epopea della sua riscoperta.

Cento film, una retrospettiva della produzione cinematografica di Giancarlo Ligabue, una sezione sull’archeologia in Iran, il premio Paolo Orsi sulle Grandi civiltà con un occhio attento all’archeologia in guerra: ecco la XXVI Rassegna internazionale del Cinema archeologico di Rovereto

Il poster ufficiale della XXVI Rassegna internazionale del Cinema archeologico di Rovereto dal 6 al 10 ottobre 2015

Il poster ufficiale della XXVI Rassegna internazionale del Cinema archeologico di Rovereto dal 6 al 10 ottobre 2015

Un mese. Ancora un mese e poi si accenderanno i riflettori sulla XXVI rassegna internazionale del cinema archeologico di Rovereto, promossa dal 6 al 10 ottobre 2015 dalla fondazione Museo Civico di Rovereto, sotto l’Alto patronato del Presidente della Repubblica, con il patrocinio del ministero degli Affari esteri e del ministero per i Beni e le Attività culturali, il contributo di Comune di Rovereto, Provincia autonoma di Trento, Regione autonoma Trentino-Alto Adige, e la partecipazione della rivista Archeologia Viva e il Centro studi ricerche Ligabue. La rassegna quest’anno è impreziosita dal 12° premio “Paolo Orsi”, riconoscimento biennale, che sarà assegnato da una qualificata giuria internazionale che valuterà i film in concorso sul tema “Le grandi civiltà del passato”. Della giuria fanno parte Il regista iraniano Mahvash Sheikholeslami (Teheran), la francese Christine Chapon del Cnrs Images Festivals (Parigi), il produttore cinematografico tedesco Rüdiger Lorenz (Monaco di Baviera), l’archeologa e archivista italiana Daniela Cavallo (Roma). Tra gli ospiti come interscambio tra festival Shirin Naderi, responsabile internazionale di Documentary and Experimental Film Center (DEFC) di Tehran che organizza Cinema Veritè (http://www.defc.ir/en/).

L'antropologo Giancarlo Ligabue tra i pigmei della Nuova Guinea

L’antropologo Giancarlo Ligabue tra i pigmei della Nuova Guinea

In cartellone un centinaio di film, tra la sezione principale all’auditorium del polo culturale e museale “F. Melotti” di Rovereto, la sezione “Percorso archeologia & etnografia” nell’’aula magna del Palazzo dell’Istruzione in corso Bettini a Rovereto, e la sezione “Storia & archeologia in Iran” nella sala conferenze del Mart in corso Bettini a Rovereto. Senza dimenticare lo speciale di domenica 11 ottobre nella sala convegni “Fortunato Zeni” della fondazione Museo Civico in borgo S. Caterina di Rovereto, con quattro eccezionali film promossi dal Centro studi e ricerche Ligabue e in parte prodotti dalla Gedeon Programmes di Parigi, film oggi conservati negli Archivi della Rassegna internazionale del Cinema archeologico di Rovereto. Si tratta di “Popolo delle asce di pietra” (1992), un documento eccezionale di Giancarlo Ligabue tra i pigmei cannibali della Nuova Guinea produttori di asce litiche come 20mila anni fa; “L’empreinte des dinosaures. L’impronta dei dinosauri” (2002), che documenta la scoperta di una mascella di uno dei più antichi sauropodi da parte di una missione paleontologica nell’Alto Atlante marocchino; “La tombe du prince kazakh (Scythe). La tomba del principe kazako (Scita)” (2002), storia di una spedizione alla ricerca dei cavalieri delle steppe asiatiche di più di duemila anni fa; “Karakoum, la civilisation des oasis. Karakoum, la civiltà delle oasi” (2002), con la campagna di scavo di una cultura di 4mila anni fa a Gonour Depè nel deserto del Karakoum in Turkmenistan.

Il Partenone di Atene: fu gravemente danneggiato nel 1687 da un bombardamento dei veneziani

Il Partenone di Atene: fu gravemente danneggiato nel 1687 da un bombardamento dei veneziani

Le Grandi civiltà del passato, e l’urgenza di farle conoscere e salvaguardarle: un tema di grande attualità e impegno, come spiega il direttore della Rassegna, Dario Di Blasi. “Le sconvolgenti immagini che ci arrivano dalla Siria e dall’Iraq, con la distruzione sistematica delle antichità assire di Nimrud e con le esplosioni che minacciano pericolosamente il meraviglioso sito della Palmira della regina Zenobia”, scrive Di Blasi nellla prefazione al programma della XXVI Rassegna, “ci angosciano per la mancanza assoluta di rispetto per le vite umane e per la storia millenaria dell’umanità. A noi questo sembra del tutto inedito, ma, se ci riflettiamo un attimo, scopriamo che anche nel nostro medioevo migliaia di monumenti come palazzi, mura difensive, basiliche e chiese vennero costruiti demolendo le vestigia greco-romane precedenti, che anche parte della  favolosa Biblioteca di Alessandria venne incendiata in seguito all’editto di Teodosio I nel 391 d.C, ostile alla “saggezza pagana” e che lo stesso Partenone di Atene venne distrutto con un esplosione paragonabile a un’eruzione per effetto di cannonate dell’esercito veneziano di Morosini dirette alla polveriera collocata dai turchi in quel monumento, arrivato quasi intatto fino al 1687 dal tempo di Pericle. Gli esempi potrebbero essere infiniti”.

La storia cancellata con l'esplosivo: così è stata distrutta dall'Is la città assira di Nimrud in Iraq

La storia cancellata con l’esplosivo: così è stata distrutta dall’Is la città assira di Nimrud in Iraq

“Con le nostre rassegne di cinema archeologico – continua – cerchiamo al contrario di enfatizzare l’esistenza o quantomeno la memoria di culture e civiltà che potrebbero scomparire, quando non lo siano già. In questa XXVI edizione dedicata alle Grandi Civiltà, ovvero alle nostre origini abbiamo chiesto la collaborazione del Centro Studi Ligabue, con i suoi preziosi archivi cinematografici, un Centro nato e cresciuto per la passione di Giancarlo Ligabue che ha dedicato la vita a decine di missioni archeologiche e paleontologiche in tutto il mondo, del Centro di produzione  Rai di Napoli di Luigi Necco, che negli anni della guerra del Golfo contro Saddam ha documentato il patrimonio dell’Iraq, e abbiamo l’impegno di una nazione come l’Iran che, sia pure in un contesto di sanzioni economiche e di ostilità internazionale, vuole tenacemente difendere e valorizzare la propria eredità culturale”.

Savino Di Lernia direttore della missione archeologica dell'università La Sapienza in Sahara

Savino Di Lernia direttore della missione archeologica dell’università La Sapienza in Sahara

Anche quest’anno la Rassegna internazionale del Cinema archeologico di Rovereto offre l’opportunità di approfondire alcuni temi con i diretti protagonisti nelle conversazioni all’auditorium Melotti curate dal direttore di Archeologia Viva, Piero Pruneti. Si inizia mercoledì 7 ottobre, alle 17.45, con Pietro Laureano, direttore generale di IPOGEA e presidente dell’International Traditional Knowledge Institute, che parlerà di “Oasi, acqua e antiche civiltà”. Giovedì 8 ottobre, sempre alle 17.45, sarà la volta di Savino di Lernia, direttore della missione archeologica dell’università la “Sapienza” di Roma nel Sahara (Libia, Tunisia, Algeria), che ci porterà alla drammaticità della cronaca: “Guerra o pace? Archeologia nel Sahara oggi”. Da non perdere anche l’incontro di venerdì 9 ottobre (ore 17.45), che affronta lo stesso tema ma in un quadrante diverso, il Vicino Oriente: Franco D’Agostino, direttore della missione archeologica dell’università la “Sapienza” di Roma ad Abu Tbeirah, in Iraq, interverrà infatti su “Iraq, l’archeologia come arma della speranza”. Ricco, come da tradizione, l’ultimo giorno della Rassegna. Sabato 10 ottobre si inizia alle 11 con Davide Domenici, direttore della missione archeologica italiana a Cahokia, in Illinois (USA), su “Fare ricerca archeologica negli Usa. Piramidi nel luogo sbagliato?” e si chiude alle 18 con due giornalisti, Viviano Domenici e Adriano Favaro, rispettivamente scrittore-giornalista ex responsabile pagine scientifiche del Corriere della Sera e giornalista-direttore di Ligabue Magazine, i quali ripercorreranno “L’avventura di Giancarlo Ligabue. Una grande passione per la scienza”.

Archeologia e film: sullo schermo della 25. Rassegna internazionale del Cinema archeologico di Rovereto (7-11 ottobre) dalla musica etrusca alla Grande Guerra

Alla Rassegna di Rovereto i segreti della città di Angkor, uno dei siti archeologici più importanti della Cambogia

Alla Rassegna del cinema archeologico di Rovereto i segreti della città di Angkor, uno dei siti archeologici più importanti della Cambogia

La musica etrusca, percepita dagli affreschi tarquiniesi, è riproposta alla Rassegna

La musica etrusca, percepita dagli affreschi tarquiniesi, è riproposta alla Rassegna

L’archeologia intrecciata con la storia, l’arte e la scienza sarà il tema conduttore della 25. Rassegna internazionale del cinema archeologico, in programma dal 7 all’11 ottobre 2014 a Rovereto e a Trento. Verranno presentate prove sperimentali di musica etrusca, realizzate in seguito al ritrovamento di un relitto con strumenti musicali dell’epoca. Ci saranno poi proiezioni che riportano sullo schermo i tesori dell’oceano indiano, i segreti della città di Angkor, uno dei siti archeologici più importanti della Cambogia. La rassegna offre anche l’occasione per una riflessione sulla storia del popolo ebraico, con due film e una conversazione con Paul Salmona, direttore del museo d’arte e storia del Giudaismo di Parigi. La prima guerra mondiale sarà protagonista con un taglio originale sul grande schermo grazie alle riprese dei reperti emersi dal ghiacciaio dei Forni nel gruppo Ortles-Cevedale, editate e documentate dal film “Punta Linke – La Memoria”. Si passerà poi dai conflitti del passato a quelli del presente con le riprese girate in Siria, Medio Oriente e Pakistan.

Il manifesto della 25.ma Rassegna di Rovereto

Il manifesto della 25.ma Rassegna di Rovereto

La rassegna, promossa dalla Fondazione Museo civico di Rovereto in collaborazione con la rivista Archeologia Viva di Firenze, si svolgerà all’auditorium Melotti, al Museo di arte moderna e contemporanea di Rovereto (Mart), al Museo civico a Rovereto e al Museo della scienza di Trento (Muse). Ospiti d’eccezione saranno il Museo del Louvre con la società francese di produzione di film scientifici Gedeon Programmes e l’Istituto francese per l’archeologia preventiva (Inrap).

 

Venticinque anni di cinema archeologico. Il direttore Dario Diblasi anticipa contenuti temi e obiettivi della 25. Rassegna internazionale del Cinema archeologico di Rovereto

Il manifesto della 25.ma Rassegna internazionale del Cinema archeologico di Rovereto

Il manifesto della 25.ma Rassegna internazionale del Cinema archeologico di Rovereto

Venticinque anni, e non li dimostra. Anzi, la 25. Rassegna internazionale del cinema archeologico, in programma a Rovereto dal 7 all’11 ottobre, non solo mostra tutta la vivacità e l’entusiasmo del giovane ma anche la qualità e la maturità di una manifestazione adulta che negli anni ha intrecciato rapporti culturali con musei, università, soprintendenze di mezzo mondo, ha dialogato con enti pubblici e privati, si è guadagnata la stima di registi e centri di produzione di molti Paesi, ha permesso di realizzare al museo civico di Rovereto una delle più prestigiose cineteche a soggetto archeologico nel mondo, promuovendo a sua volta la cultura della divulgazione scientifica attraverso il linguaggio cinematografico con il premio internazionale biennale “Paolo Orsi”. E i numeri anche quest’anno sono lì a dimostrarlo: oltre centoventi film in cartellone in rappresentanza di più di venti Paesi (tutto il programma dettagliato al link http://www.museocivico.rovereto.tn.it/UploadDocs/6121_libretto_2014.pdf). Anima e artefice indiscusso della Rassegna roveretana è il direttore Dario Diblasi che ci ha rilasciato qualche riflessione.

Dottor Diblasi, di festival sul cinema archeologico ne vengono organizzati diversi, perché la Rassegna di Rovereto è così importante?

Dario Diblasi direttore della Rassegna internazionale del Cinema archeologico di Rovereto

Dario Diblasi direttore della Rassegna internazionale del Cinema archeologico di Rovereto

“Esistono più di una decina di festival cinematografici al mondo, la maggior parte in Europa, i quali mettono in competizione opere cinematografiche che si occupano di archeologia, della storia dell’uomo, del patrimonio culturale. La particolarità della Rassegna Internazionale del Cinema Archeologico di Rovereto e nello specifico della sua XXV edizione è la ricchezza e la complessità del suo programma che presenta filmati e testimonianze provenienti da tutto il mondo; anche dalle aree ora soggette a terribili conflitti”.

Dunque l’offerta cinematografica non teme confronti?

“Non vi è paragone con nessun altro catalogo di titoli cinematografici e presenze di protagonisti della ricerca archeologica. Il ruolo di diffondere conoscenza e cultura viene ormai universalmente riconosciuto alla Rassegna di Rovereto tant’è che in questa edizione saranno presenti il Museo del Louvre e alcune importanti Istituzioni cinematografiche e di ricerca internazionali accanto a una delle maggiori società di produzione cinematografica dedicata alla scienza, Gedeon Programmes. E Rovereto, con la sua Fondazione Museo Civico ha il piacere e la fortuna di ospitare da 25 anni questa manifestazione. I luoghi per le proiezioni sono prestigiosi: l’auditorium del Polo culturale e museale della città, il Mart, il Muse e lo stesso museo Civico. Inoltre da oltre vent’anni si affianca alla Rassegna con la sua stretta collaborazione la rivista Archeologia Viva di Firenze”.

Direttore, ci vuole dare qualche dettaglio del programma?

La musica etrusca, percepita dagli affreschi tarquiniesi, è riproposta alla Rassegna

La musica etrusca, percepita dagli affreschi tarquiniesi, è riproposta alla Rassegna di Rovereto

“Il programma è talmente ricco che riesce difficile evidenziarne tutte le peculiarità. Mi permetto di evidenziarne solo alcune per stuzzicare molteplici curiosità. Un approccio musicale è possibile attraverso le prove di musica etrusca, risultato di una lunga ricerca dell’archeologa Simona Rafanelli e del sassofonista e musicista jazz Stefano “Cocco” Cantini di scena nella serata di sabato 11 ottobre ma anche in diversi film: Suoni della preistoria, il Suono perduto, Homo sapiens, l’artista, infine La danza del dio del mais arricchito della leggerezza della danza. L’avventura è assicurata nella ricerca di un favoloso tesoro nei pressi di uno scoglio perduto nell’oceano indiano in Il segreto del tesoro a Bassas de India e nei meandri della gigantesca città di Angkor invasa dalla foresta tropicale, ne La riscoperta di Angkor, oppure ancora ne Il viaggio alla miniera di smeraldi di Cleopatra”.

E cosa ci dice della sezione “archeologia e arte”?

“Un intero percorso per proiezioni dedicate all’archeologia e all’arte è in programma nella sala convegni del Mart con nuovissimi film e opere di repertorio dell’archivio cinematografico della Rassegna. Alcuni titoli preziosi: Il genio magdaleniano, L’ultimo sguardo, Lo scriba che dipinge, Il tappeto di Cracovia, La ceramica medievale invetriata di Cipro e ancora La danza del dio del mais”.

Quanto scienza e tecnologia diventano protagonisti nella divulgazione archeologica?

In Rassegna un film sulla nave fenicia Mazaron 2

In Rassegna un film sulla nave fenicia Mazaron 2

“La ricerca archeologica si avvale sempre più intensamente di competenze scientifiche e delle tecniche più diverse, come pure indaga sulle conoscenze scientifiche del Mondo Antico. C’è solo difficoltà di scelta in un intero percorso dedicato alla scienza e all’archeologia al Muse di Trento e al museo Civico di Rovereto ed una presenza più che numerosa di opere che raccontano ricostruzioni tridimensionali di oggetti, ambienti, intere città, La città invisibile-frammenti di Trieste romana, Siracusa 3D reborn, Pavlopetri un tuffo nel passato, L’imbarcazione fenicia Mazaron 2, La casa del Delfino, La macchina del tempo, Una follia di Nerone, Il tempio dei giganti, Costruzione del carro dei faraoni. Un’intera serie presenta competenze antiche: Homo sapiens: l’artista, All’epoca dei Franchi: il contadino, Al tempo dei Galli: i fabbri, Il popolo dei laghi. Le palafitte del Garda, Una piroga medioevale in Piccardia, Il computer antico di 2000 anni, Il vino delle terre Lionesi”.

Naturalmente dal cartellone della Rassegna non può mancare l’Antico Egitto…

Per gli appassionati dell'Antico Egitto il film Costruzione del carro dei faraoni

Per gli appassionati dell’Antico Egitto il film Costruzione del carro dei faraoni

“Sono sempre esistiti gli appassionati dell’antico Egitto tanto che si è arrivati anche a coniare il termine di egittomania. Anche in quest’occasione non verranno delusi con il film già citato Costruzione del carro dei Faraoni, con il racconto di Corinna Rossi sulla missione di scavo di Umm al- Dabadib, con il film L’Ultimo sguardo dedicato ai ritratti del Fayum, Lo scriba che dipinge, Khemet, Il viaggio alla miniera di smeraldi di Cleopatra dei fratelli Castiglioni”.

Secondo lei, con la qualità dei film è cresciuta anche la formazione degli spettatori?

"Stori Tumbuna" per chi cerca i documentari di qualità

“Stori Tumbuna” per chi cerca i documentari di qualità

“Anni e anni di documentari a carattere naturalistico ed etnografico proposti dalle reti televisive nazionali e internazionali hanno formato milioni di spettatori che non sopportano più il banale e futile di tanti programmi del cosiddetto intrattenimento. Anche in questo potranno trovare soddisfazione con numerosi film tra i quali Stori Tumbuna, L’agave è vita, Acqua sotto la terra, l’Isola delle torri in cui vedremo la Sardegna con altri occhi, Guam, l’Oasi dell’oceano, Mastodonte, l’enigma dei Titani dell’era glaciale, Nuovi orizzonti-Myanmar e in molti altri ancora”.

Scorrendo il programma si nota che c’è spazio anche per il mondo ebraico.

“Abbiamo cercato d’indirizzare la curiosità anche verso la storia del popolo ebraico, principalmente attraverso la ricerca archeologica con un film di repertorio, che non molti hanno avuto la fortuna di vedere, quale L’esilio degli ebrei-tra mito e storia e con l’incontro conversazione di giovedì 9 ottobre con Paul Salmona, direttore del Museo d’arte e storia del giudaismo di Parigi. Abbiamo lasciato spazio inoltre ad un’idea piuttosto ideologica che ci propone il film L’invenzione dell’occidente – la Bibbia di Alessandria”.

E poi c’è la Cina, un mondo tutto da esplorare anche archeologicamente…

I guerrieri di Xiang: la Cina ha un posto particolare nella Rassegna di Rovereto

I guerrieri di Xiang: la Cina ha un posto particolare nella Rassegna di Rovereto

“Non si tratta di una telenovela ma dalla storia più antica della Cina in tre film: La dinastia scomparsa, Grandezza e decadenza degli Shang, Il primo imperatore. Gedeon programmes ci propone infatti, come sempre, di esplorare mondi e culture a cui abbiamo dedicato fino ad ora poca attenzione o che ci sono in parte sfuggite. I misteri veri o presunti, in qualche caso semplicemente evocati per attirare desiderio di sapere, nella cinematografia archeologica non mancano. Non si tratta della pessima suggestione creata da alcune discutibili trasmissioni televisive ma di semplici strumenti per attirare l’attenzione così come si può vedere nei titoli e nelle descrizioni di ottimi film quali La verità sui templari, Tredici meraviglie della Macedonia, I dominatori delle gelide steppe, La città degli dei sommersi, Il Perù millenario: una storia inesplorata e ancora La riscoperta di Angkor”.

Il mondo antico non è solo arte, ma anche persone e personaggi (come ricorda il nostro blog). Nella Rassegna 2014 si parla di qualcuno in particolare?

Il ritratto di Alessandro Magno conservato al museo del Louvre di Parigi

Il ritratto di Alessandro Magno conservato al museo del Louvre di Parigi

“Non occorre affollare le poltrone di qualche sala cinematografica dei film della finzione per conoscere la vita e le avventure di qualche grande personaggio storico: vi proponiamo Alessandro il Grande, il macedone che arriva direttamente dalla videoteca del Museo del Louvre. Vi offriamo altresì alcune piccole gemme preziose come Lapis specularis, la luminosa trasparenza del gesso, “Genesi” la dea di Morgantina, nonché Storie della sabbia. La Libia di Antonino di Vita (pochi minuti dedicati ad uno dei più grandi archeologi italiani) o Una follia di Nerone ed in prima assoluta un paio di video di una serie di nove dedicati al Museo di Villa Giulia, Santuari e Da non perdere, infine un film su uno dei più grandi templi oggi esistenti, Il tempio dei giganti, l’Olympieion di Akragas”.

Direttore, ma cosa c’entra la Rassegna del cinema archeologico con la Grande Guerra?

“Sono passati 100 anni da quando l’Italia si è tuffata nel turbine mostruoso della Prima guerra mondiale, e ancora quelle drammatiche testimonianze emergono da uno dei più estesi ghiacciai d’Europa, il ghiacciaio dei Forni nel gruppo Ortles –Cevedale. Qui vengono documentate dal film Punta Linke-La Memoria nel pomeriggio del giorno di sabato 11 ottobre. La Grande guerra tuttavia non ha sconvolto il mondo solo dal 1914 al 1918; ha indotto bensì grandi sconvolgimenti con la caduta degli imperi centrali quali quello ottomano e ha prodotto altre guerre che hanno reso drammatica la vita di altri uomini come viene documentato nel film che probabilmente riusciremo a proiettare in palazzo Alberti in concomitanza con mostre ed eventi che ricordano il periodo della Grande Guerra: Letters never received –Lettere mai ricevute”.

E allora, visto che ha introdotto il tema-problema della caduta degli imperi e degli sconvolgimenti politico-geografici, si parlerà di archeologia e Paesi in guerra e delle drammatiche conseguenze non solo per le popolazioni ma anche per il patrimonio culturale?

La ricerca archeologica e la salvaguardia del patrimonio culturale deve fare i conti con le guerre: qui siamo in Siria

La ricerca archeologica e la salvaguardia del patrimonio culturale deve fare i conti con le guerre: qui siamo in Siria

“Ancora adesso le artificiali divisioni geografiche in Medio Oriente rinfocolano terribili conflitti nell’area dove si sono evolute le prime e più grandi civiltà come quella sumera, assira e babilonese. Abbiamo coinvolto un’intera famiglia di archeologi dell’Università di Los Angeles e di Francoforte sul Meno che da molti anni scavano in Siria e Medio Oriente per farci raccontare con un titolo sintomatico il dramma della ricerca in quei luoghi: L’archeologia nell’occhio del ciclone. Alla riscoperta di valori antichi nel mezzo di un conflitto moderno, martedì 7 ottobre alle 17.45, nel primo giorno della Rassegna, con i professori Giorgio Buccellati, Marylin Kelly –Buccellati e Federico Buccellati”.

Purtroppo in Italia in questi tempi da “spending review” anche l’archeologia deve fare i conti con tagli ai già pochi finanziamenti pubblici. Cosa ne pensa?

Massimo Bray durante la visita ufficiale a Bam in Iran quando era ministro

Massimo Bray durante la visita ufficiale a Bam in Iran quando era ministro

“Noi pensiamo, lo abbiamo sempre pensato e più volte scritto, che l’Italia investe e ha investito pochissime risorse nel patrimonio culturale, archeologico e ambientale, tanto più in ragione del suo essere immensa ricchezza peculiare del nostro paese. In Rassegna, nel giorno finale di sabato ne vogliamo parlare con chi è stato recentemente ministro dei Beni culturali, Massimo Bray, e con l’archeologo e già presidente del Consiglio superiore per i beni culturali e paesaggistici, Giuliano Volpe. Tema dell’incontro: Archeologia, paesaggi, società: le sfide dell’innovazione. Patrimoni archeologici tra conservazione e innovazione. Il nostro continuo viaggio nel mondo dell’archeologia non ci fa comunque preoccupare solo del patrimonio italiano ma anche di quello di tutto il nostro pianeta e in particolare di quello sempre a rischio per estremismi e guerre e vorremmo coinvolgere, se ci riusciamo, Massimo Vidale per raccontare il Pakistan attraverso la ricerca archeologica”.

Qual è il ruolo del Louvre alla Rassegna?

Un prezioso mosaico salvato da Zeugma e oggi al museo di Gaziantep

Un prezioso mosaico salvato da Zeugma e oggi al museo di Gaziantep in Turchia

“Come in parte già detto, il Museo del Louvre e altri prestigiosi enti culturali come l’Istituto per l’archeologia preventiva (INRAP) hanno cosparso tutto il programma di proiezioni con i propri più recenti film e saranno presenti con propri rappresentanti e responsabili nei giorni conclusivi della manifestazione. Inoltre, la Rassegna vuole anche mostrare nel pomeriggio della domenica 12 ottobre nella sala convegni della Fondazione Museo Civico di Rovereto alcuni film del proprio archivio che in precedenti edizioni hanno vinto prestigiosi premi attribuiti da giurie internazionali o dal voto del pubblico. Questi film ora si trovano nella videoteca del Louvre alla voce Civilisation et Archéologie: Gli uomini dimenticati della Valle dei Re, Gli ultimi giorni di Zeugma, C’era una volta la Mesopotamia”.

Direttore Di Blasi, siamo riusciti a dire tutto?

mart_rovereto“Penso di essere riuscito a fornire solo alcuni spunti del nutrito e complesso programma della 25. edizione della Rassegna Internazionale del Cinema Archeologico di Rovereto. Non sono comunque sufficienti, sarà utile sfogliare di persona il programma utilizzando le sinossi dei filmati e i titoli assegnati alle conversazioni-intervista dei protagonisti dell’avventura dell’archeologia. Il programma viene distribuito in questi giorni come libretto tascabile, quartino editoriale all’interno della rivista Archeologia Viva di settembre/ottobre, nel sito della Fondazione Museo Civico www.fondazionemcr.it e in molte altre pubblicazioni. Per chi inoltre voglia vedere anticipatamente alcuni ritagli cinematografici dei film in programma suggerisco la nostra web tv dedicata all’archeologia www.archeologiaviva.tv all’interno del palinsesto più generale di www.sperimentarea.tv”.

A questo punto non ci resta che andare a Rovereto e goderci la 25. Rassegna internazionale del cinema archeologica. Buona visione a tutti.