Roma. Nella quarta puntata di “Star Walks – Quando il PArCo incontra la musica”, la band romana dei Måneskin protagonista in una passeggiata a ritmo di musica tra i palazzi imperiali del Palatino

Di gioventù, potere, Vent’anni, Palatino e Måneskin. La band romana invade i palazzi un tempo abitati dagli imperatori. Ad accompagnarli ci sono lo speaker di Rai Radio2 Massimo Cervelli e l’archeologo del PArCo Andrea Schiappelli, in una passeggiata a ritmo di musica tra i palazzi imperiali del Palatino, riflettendo sul rapporto tra giovinezza, potere e successo. Il peristilio della Domus Flavia, sede dell’imperatore Domiziano, accoglie il set della loro esibizione live. Dopo The Zen Circus, Clavdio e Silvestri, sono stati i Måneskin i protagonisti della quarta puntata della web-serie “Star Walks – Quando il PArCo incontra la musica”, sempre assieme all’importante media partnership di RAI Radio2, che si conferma il format della passeggiata a ritmo di musica insieme a un talent di Rai Radio2 lungo percorsi inediti, in un gioco di specchi, emozioni e rimandi di volta in volta diversi. La puntata registrata nel rispetto delle norme di sicurezza anti Covid-19. “Star Walks – Quando il PArCo incontra la musica” è un progetto del Servizio Comunicazione del PArCo (responsabile Federica Rinaldi), ideato e curato da Andrea Schiappelli (PArCo), con Elisa Cella (PArCo), Andrea Lai e Roberto Testarmata; produzione audio e video: Popup Live Sessions; Media-Partner: Rai Radio2; social-media manager: Astrid D’Eredità con Francesca Quaratino (PArCo), Annalisa Vacca (Rai Radio2).
“Grazie a tutti i fan del gruppo per aver accolto questa puntata di Star Walks con grande entusiasmo!”, commentano al Parco archeologico del Colosseo. “E se vi è venuta un po’ voglia di vedere dal vivo i palazzi imperiali del Palatino protagonisti dell’episodio insieme ai Måneskin, abbiamo una notizia speciale, che purtroppo sarà valida solo quando sarà riaperto il parco dopo l’emergenza Covid: sotto i 18 anni l’ingresso è gratuito, mentre per i visitatori tra i 18 e i 25 anni il biglietto d’ingresso costa 2 euro, al PArCo come negli altri musei italiani e luoghi della cultura Mibact”.
Roma. “Vent’anni al Palatino” con i Måneskin: parte la seconda serie di “Star Walks – Quando il PArCo incontra la musica”. I ragazzi della band romana porteranno i loro “Vent’anni” tra i palazzi un tempo abitati dagli imperatori. La puntata su YouTube

Venti anni al Palatino con i Måneskin: Star Walks torna al PArCo! Il Parco archeologico del Colosseo e Rai Radio2 di nuovo assieme per l’avvio della seconda serie di Star Walks – Quando il PArCo incontra la musica. Dopo The Zen Circus, Clavdio e Silvestri, saranno i Måneskin, questa volta, i protagonisti della prossima Star Walk: i ragazzi della band romana porteranno i loro “Vent’anni” al Palatino, invadendo i palazzi un tempo abitati dagli imperatori. La puntata andrà in onda sul canale YouTube del PArCo lunedì 2 Novembre 2020, alle 18, per essere rilanciata sui social @parcocolosseo e sui social del media partner Rai Radio2. Non solo arte, storia e poesia: il Parco archeologico del Colosseo incontra e si apre dunque alla musica, innovando il suo rapporto con il pubblico e in particolare con le giovani generazioni. Ponendo attenzione alle tendenze rilevate negli ultimi anni, che riscontrano la scarsa presenza di giovani nella frequentazione dei luoghi d’arte, il Parco archeologico, sostenuto dall’importante media partnership di RAI Radio2, presenta la web-serie video “Star Walks: quando il PArCo incontra la musica”: il progetto innovativo e unico nel suo genere, ideato e realizzato coinvolgendo artisti musicali di primo piano, intende incuriosire e avvicinare chi finora si è tenuto lontano da parchi archeologici e musei, attraverso il racconto e le sensazioni dei musicisti ospiti.

Ad accompagnare i Måneskin saranno lo speaker di Rai Radio2 Massimo Cervelli e l’archeologo del PArCo Andrea Schiappelli, in una passeggiata a ritmo di musica che si snoderà tra i palazzi imperiali del Palatino, riflettendo sul rapporto tra giovinezza, potere e successo. Il peristilio della Domus Flavia, sede dell’imperatore Domiziano, accoglierà il set della loro esibizione live. “I Måneskin al Palatino: quattro ragazzi di grande talento, giovani del tutto simili ai tanti che il PArCo accoglie quotidianamente”, sottolinea il direttore del Parco archeologico del Colosseo, Alfonsina Russo. “Proprio a questi giovani visitatori tra i 18 e i 25 anni è riservato l’ingresso a prezzo agevolato, al PArCo come negli altri luoghi della cultura, luoghi che ancor più in questi giorni di limitazioni dovute all’emergenza sanitaria in corso si offrono come spazi pubblici di crescita, incontro e scambio, umano e culturale”.

Dopo avere riaperto le porte ai visitatori, il PArCo, accompagnato da RAI Radio2, continua ad andare incontro agli abitanti della sua città, camminando insieme ai suoi musicisti per raggiungere il pubblico più vasto anche da casa. Le canzoni nella puntata arricchiranno la playlist “StarWalks” del canale Spotify del PArCo, e accompagneranno gli ascoltatori delle trasmissioni di Rai Radio2. “Star Walks – Quando il PArCo incontra la musica” è un progetto del Servizio Comunicazione del PArCo (responsabile Federica Rinaldi), ideato e curato da Andrea Schiappelli (PArCo), con Elisa Cella (PArCo), Andrea Lai e Roberto Testarmata; produzione audio e video: Popup Live Sessions; Media-Partner: Rai Radio2; social-media manager: Astrid D’Eredità con Francesca Quaratino (PArCo), Annalisa Vacca (Rai Radio2).
In anteprima nazionale alla Rassegna internazionale del cinema archeologico il film “Reopening Colosseum. Il Colosseo in quarantena” evento clou della seconda giornata “L’Italia si racconta”

Sarà l’evento clou di sabato 3 ottobre 2020, seconda giornata della Rassegna internazionale del cinema archeologico di Rovereto – L’Italia si racconta: alle 18.30 al teatro Zandonai anteprima nazionale del film “Reopening Colosseum. Il Colosseo in quarantena” (Italia, 2020, 51’) con la presenza in sala dei registi Luca Lancise e Davide Morabito e dei responsabili del Parco del Colosseo Federica Rinaldi e Elisa Cella. Nei grandi spazi del Colosseo, inaccessibile per l’emergenza Covid-19, una piccola grande famiglia di uomini e donne continua a prendersi cura di un gigante fragile, che per loro è una seconda casa. Insieme affrontano la sfida più difficile, costruire un nuovo modo di visitare uno dei monumenti più celebri al mondo, per riaprirlo al pubblico e garantire il suo futuro. Il 50% del traffico di turisti su Roma, ruota intorno al Colosseo, il monumento più visitato d’Italia, capace di generare un indotto locale e nazionale di miliardi di euro e di migliaia di posti di lavoro. Anche se durante il lockdown il Colosseo sembrava respirare e riposare, d’altro canto per sopravvivere ha bisogno delle entrate generate dalla vendita dei biglietti, necessaria a mantenerlo e preservarlo. Il team del Colosseo si è trovato così, di fronte alla più grande sfida della sua carriera. Una corsa contro il tempo per preparare questo gigante fragile alla riapertura al tempo del Covid-19.

Il programma di sabato 3 ottobre 2020 inizia al mattino con un episodio poco conosciuto della storia siciliana, Racconto di una strage, di Gaetano di Lorenzo, per proseguire con un film breve di Luca Annovi curiosamente interamente girato con lo smartphone dal titolo Sei statue in cerca di Roma. Il ricordo di un grande regista napoletano che ha narrato vita e tradizioni del sud, Luigi Di Gianni: Soul of the South, coproduzione italo statunitense diretta da Jeannine Guilyard prosegue la mattinata, seguito da Ragusa Terra Iblea di Francesco Bocchieri che narra la storia della città fino alla sua rinascita barocca dopo il terremoto, e da un film sul Chad, il leggendario Gerewol di Yuri de Palma sul tradizionale corteggiamento tribale. La mattinata si chiude con Il Palazzo, di Alberto Valtellina, storia molto particolare con protagonista la tradizione del ricamo a tombolo.

Nel pomeriggio, spazio alle missioni Italiane nel mondo con il film prodotto da RAI Cultura Italia: Viaggio nella bellezza. La scuola di Atene. L’archeologia italiana nell’Egeo, dedicato alla celebre Scuola Archeologica Italiana di Atene (SAIA). Subito dopo il corto Venice is On the water di Paolo Pandin, un gioco di immagini per raccontare Venezia, cui segue un originale e poetico documentario che racconta dei sassi di Matera non come monumenti storici, ma come vita quotidiana negli anni Cinquanta, dal titolo Enzo, De Gasperi e la Bolex Paillard, di Delio Colangelo. A seguire una fiction sulla figura del musicista Domenico Cimarosa, Le stravaganze del conte, di Francesco Veronà e Peppe Lanzetta, un film su Eroi, Miti e Leggende alle origini delle città del Lazio, di Alessandro Grassi e il poetico Il Luciaiuolo di Joe Nappa, il corto che narra la breve storia di un pescatore di sardine di Procida, nel Golfo di Napoli. Il pomeriggio prosegue con Attimi Sospesi di Stefano Fiori, sul tentativo di salvare i reperti storico archeologici italiani nella seconda guerra mondiale, e Matera, il film più bello di Vito Cea, ritratto della Capitale europea della cultura. A chiudere il pomeriggio – come detto – l’evento speciale alle 18.30 sul Colosseo in quarantena.

La serata del festival è dedicata ai film Dal mondo con un documentario francese della Gedeon Programmes dal titolo Costruttori di piramidi: nuovi indizi, una produzione su Petra, simbolo di multiculturalismo in Medioriente, un film portoghese su Gli enigmi di Cabeço da Mina, un sito enigmatico in Portogallo, a Villa Flor, dove è stata scoperta una serie di stele e menhir dai tratti antropomorfi, e Madre di Mosul, film iracheno delicato e tragico sui bambini di Mosul che dopo essere stati evacuati dalle proprie case, studiano la storia della loro città distrutta e la perdita della loro identità. A chiudere, Elarmekora, film francese sulle tracce dei primi uomini preistorici del bacino del Congo, e Gonj (miele), film iraniano sulla raccolta del miele, usato per i malati, in condizioni estreme sui Monti Zagros.
Roma. Conclusi i lavori di restauro del basamento della Colonna Traiana. L’archeologa Federica Rinaldi e la restauratrice Angelica Pujia ci regalano l’emozione di una visita ravvicinata al fregio che racconta le imprese dell’imperatore Traiano contro i Daci

Il basamento della Colonna Traiana che ospitava le ceneri dell’imperatore (foto da http://www.capitolium.it)
Si sono conclusi nei giorni scorsi i lavori di restauro del basamento della Colonna Traiana. “È stato un privilegio lavorare a contatto con questo monumento che continueremo a studiare, monitorare e valorizzare per renderlo accessibile in sicurezza”, spiegano gli archeologi del Parco archeologico del Colosseo. “I lavori di rilievo e restituzione in 3D proseguono e, in attesa di mostrarvi anche queste attività, condividiamo con voi ancora una volta l’emozione che abbiamo provato durante le ispezioni con il braccio mobile”. Nel video di Mario Cristofaro le interviste ad Angelica Pujia (funzionario restauratore del PArCo) e a Roberto Civetta (restauratore). Le descrizioni in diretta live sono di Federica RInaldi (funzionario archeologo del PArCo).
Federica Rinaldi parla dalla piattaforma aerea che la sta portando in avvicinamento alla Colonna Traiana, meraviglia dell’architettura antica, inaugurata il 12 maggio del 113 d.C. Racconta le imprese dell’imperatore Traiano contro i Daci. È una colonna centenaria, ovvero alta 100 piedi, circa 30 metri, appoggiata su un basamento e quindi alta complessivamente circa 40 metri. La cosa più straordinaria di 200 metri di fregio istoriato che raccontano appunto le campagne daciche dell’imperatore Traiano. All’interno una scala a chiocciola di 185 scalini consente di arrivare su in alto dove oggi la statua di San Pietro domina su tutta l’area archeologica centrale di Roma. “Siamo qui perché vogliamo a distanza di anni tornare a vedere da vicino il fregio, verificarne lo stato di conservazione, controllare le mappature che furono fatte negli anni ’80 ed eventualmente testare situazioni che sono evolute nel corso di questi decenni anche sicuramente a causa di un aumento dell’inquinamento ma anche di un repentino cambio climatico che potrebbe in qualche modo aver inciso anch’esso sullo stato di conservazione”. Stiamo arrivando per vivere questa esperienza unica ed emozionante.
“Ci troviamo nella meravigliosa cornice del foro di Traiano”, spiega Angelica Pujia, “perché si stanno svolgendo in questi mesi interventi di recupero, di restauro del basamento della Colonna Traiana, di un fronte del basamento della colonna Traiana. Questi interventi sono per noi un’occasione per riprendere il rapporto con questo meraviglioso monumento di fronte al quale i romani passano tutti i giorni un po’ distrattamente un po’ no, e quindi riprendere contatto, conoscerlo, e attraverso questo intervento conservativo fare il punto sulle sue condizioni attuali. Questo è un intervento estremamente delicato che mira soltanto alla pulitura, una pulitura effettuata solamente ad acqua, a un trattamento biocida, quindi volto a rimuovere le patine biologiche che si trovano sulla superficie, e di consolidamento. Quindi messa in sicurezza, consolidamento della superficie e delle piccole scaglie della pietra. E questo intervento viene svolto per mano del restauratore Roberto Civetta che con grande perizia e con grande cautela sta portando avanti questo intervento conservativo e quindi contemporaneamente conoscitivo”.
“Prima di procedere con le operazioni di intervento di restauro”, interviene Roberto Civetta, restauratore, “è stata realizzata una mappatura di una documentazione fotografica e una mappatura grafica che prosegue durante tutto l’arco dei lavori per segnalare ed evidenziare lo stato di conservazione, gli interventi precedenti che si sono susseguiti sul monumento, e gli interventi di restauro. Le operazioni sono state eseguite con estrema cautela. Si è proceduto con l’applicazione di un prodotto biocida per eliminare l’attacco biologico, l’attacco di microorganismi, e si è proceduto con una pulitura molto semplice, una pulitura ad acqua, che è stata assolutamente rispettosa delle patine della superficie. Abbiamo lasciato le patine in accordo con la restauratrice Angelica Pujia. L’alleggerimento delle croste invece è stato eseguito applicando delle piccole compresse. E anche in questo caso non ci siamo spinti oltre il necessario proprio per identificare e non aggredire il materiale. La pulitura è completata. In questo momento stiamo realizzando dei test di campionature di stuccature e reintegrare le lacune e le fessurazioni. Ce ne sono alcune di tonalità più fredda, alcune con una tonalità più calda. I lavori proseguono e non vediamo l’ora di mostrare al pubblico la magnificenza di questo basamento della Colonna Traiana che è bellissimo ed è assolutamente da visitare”.
Le archeologhe Federica Rinaldi e Angelica Pujia del parco archeologico del Colosseo in una serie di sei video, realizzati a luglio 2020, con l’occasione di un sopralluogo speciale con la gru, ci fanno rivivere l’emozione di una “visita” ravvicinata della colonna Traiana, raccontando i vari momenti dell’esperienza, dall’imbragatura all’osservazione del fregio. “Ci prepariamo per salire! Seguiteci in questa ispezione ravvicinata della Colonna Traiana per valutarne lo stato di conservazione”.
“Pronti? Si sale!”
“Siamo in diretta dal Foro Traiano: ecco la Colonna Traiana vista da molto, molto vicino”.
“Oggi abbiamo la possibilità unica di verificare le condizioni della Colonna Traiana”, spiega Angelica Pujia. “È dalla fine degli anni Ottanta che questa colonna non è stata controllata: dopo tanto tempo abbiamo la possibilità di controllare le condizioni della superficie. Ciò significa che controlleremo se la pietra è zuccherina, se l’inquinamento ha in qualche modo influenzato le condizioni della pietra, se uno qualsiasi dei possibili fattori atmosferici ha influenzato questo meraviglioso manufatto. È una grande emozione per noi ed è qualcosa di fondamentale per il nostro patrimonio, quindi ci prendiamo cura del nostro patrimonio e questo è proprio l’inizio per sapere come agire, ripristinare e mantenere il manufatto. Dopo tanto tempo con l’aiuto di questo veicolo ora stiamo toccando la pietra”.
“Dal Seicento in poi diversi studiosi trovarono il modo di avvicinarsi alla Colonna per osservarla e realizzarne calchi. Molti hanno lasciato tracce del loro passaggio: abbiamo scoperto quelle dell’architetto francese Léon Dufourny”.
“Rilievi colorati o candidi come li vediamo ora? Ne parliamo a qualche metro d’altezza durante il sopralluogo aereo alla Colonna Traiana”.
Roma. Partite le visite notturne “La Luna sul Colosseo”: un video sul nuovo itinerario “Di maghi, negromanti, pastori e altri mestieri”. E prossimamente il PArCo svelerà i “segni” ritrovati dai recenti restauri
“Vado al Colosseo per rivivere le imprese dei gladiatori”. E questa è l’esperienza che ancora oggi suscita sensazioni e forti emozioni in chi si affaccia sul piano dell’arena. Ma quanti sanno riconoscere i segni della vita del Colosseo anche oltre il sangue versato dai gladiatori? Quanti saprebbero ritrovare quei nomi di persone, date e simboli che incisi sui pilastri del Colosseo raccontano di vite passate, date celebri e continui antagonismi tra sacro e profano? Mappati, disegnati e fotografati agli inizi degli anni 2000 da Rossella Rea (Rota Colisei, Milano 2002, pp. 231-239), questi “segni” sono ritornati alla luce dopo i recenti lavori sponsorizzati da Tod’s e oggi fanno parte del nuovo percorso di visita “La Luna sul Colosseo” edizione 2020, a cura del funzionario archeologo Federica Rinaldi.
Gli archeologi del PArCo annunciano di svelare il significato di questi segni nelle prossime settimane. Intanto sono partite le visite notturne dell’edizione 2020 de “La Luna sul Colosseo” (prenota qui la tua visita lnk.bio/s/colosseo/Q0C8) e il Parco archeologico ci regala un video che mostra un po’ il nuovo itinerario che s’intitola “Di maghi, negromanti, pastori e altri mestieri”. Arricchisce la suggestione della sera con innumerevoli racconti. A partire proprio dalle leggende medievali che ne fecero un tempio pagano, addirittura “consacrato a tutti i demoni” come scrisse Tertulliano nel III secolo, e teatro di misteriosi riti e miracoli. Per passare poi a tutti quei cavapietre che, faticando, incisero nel travertino i propri nomi (e forse tra questi c’è persino un papa).
“Sulle tracce di Nerone”: quinta delle sei tappe dell’itinerario proposto dagli archeologi del parco archeologico del Colosseo tra Palatino, valle del Colosseo e Colle Oppio alla ricerca dei resti della “nuova Roma” voluta da Nerone: oggi scopriamo il Colosso e lo stagnum Neronis, che oggi non ci sono più. Al loro posto c’è il Colosseo

La piazza del Colosseo, un tempo occupata dallo stagnum Neronis e dal Colosso (Foto Simona Murrone / PArCo)
La quinta tappa del percorso in sei tappe “Sulle tracce di Nerone”, proposto dal parco archeologico del Colosseo, ci porta a soffermarci su due elementi neroniani, il Colosso e lo stagnum Neronis, che ora non ci sono più: i Flavi modificarono la statua ed eliminarono il lago per sostituirlo proprio con un anfiteatro, il Colosseo appunto. Dalle propaggini settentrionali di Vigna Barberini si percepisce una vista impareggiabile sulla Valle del Colosseo: “Ma se da questa cartolina cancellassimo l’Anfiteatro”, spiega Alessandro d’Alessio, archeologo del PArCo, “troveremo al suo posto il Colosso e lo stagnum Neronis”.
Quali erano le funzioni del Colosso e dello stagnum Neronis e come si inserivano nell’organizzazione della Domus Aurea? “Questi due elementi”, interviene Federica Rinaldi, archeologa del PArCo, “si inseriscono nella ricerca di Nerone di emulare i modelli dei palazzi dei sovrani ellenistici: due passi per la divinizzazione del sovrano in vita e per la creazione di un microcosmo che doveva travalicare i confini del Palatino, facendo di Roma la sua casa. Al centro lo stagno, il lago artificiale su cui Nerone progetta di far convergere i padiglioni del “palazzo”, fulcro della nuova Roma di cui doveva essere ripensato tutto l’impianto urbanistico e architettonico. Ma questo modello di potere centrato su un solo uomo viene stravolto, di lì a pochissimo, dalla morte dello stesso Nerone e dall’avvento al potere della nuova dinastia dei Flavi: ciò che era di uno solo, viene restituito a tutti. Il Palazzo si ritira di nuovo sul Palatino; al posto dello stagno viene costruito, a beneficio di tutta la città e poi di tutto l’impero, il più grande luogo per spettacoli che Roma avesse mai avuto: l’Anfiteatro Flavio”.
“Sulle tracce di Nerone”: un itinerario in sei tappe proposto dagli archeologi del parco archeologico del Colosseo tra Palatino, valle del Colosseo e Colle Oppio alla ricerca dei resti della “nuova Roma” voluta da Nerone: si inizia con il Criptoportico, uno degli ambienti più decorati del Palatino
“Sulle tracce di Nerone” con il parco archeologico del Colosseo: un nuovo itinerario che si snoda tra Palatino, valle del Colosseo e Colle Oppio alla ricerca dei resti della “nuova Roma” – pretesa Nerapolis – che Nerone avrebbe voluto rifondare durante il suo principato. Dal 20 maggio 2020 ogni mercoledì sera gli archeologi del Parco Federica Rinaldi e Alessandro D’Alessio svelano una delle 6 tappe del percorso che parte con il cosiddetto Criptoportico neroniano, prosegue nei cosiddetti “Bagni di Livia”, approfondisce il tema delle decorazioni pavimentali marmoree e giunge a toccare quella che forse potrebbe essere la sala da pranzo rotonda e rotante descritta dalle fonti. Da qui l’affaccio sulla valle del Colosseo, un tempo occupata dallo stagno e dal vestibolo della Domus Aurea, il cui padiglione principale era collocato sul Colle Oppio.
La prima tappa “sulle tracce di Nerone” è al lungo Criptoportico: comunemente attribuito proprio a Nerone, è “davvero” neroniano? Si chiedono gli archeologi. “In realtà no. Questo criptoportico, uno dei tanti che collegava spazi e ambienti riccamente decorati sul Palatino, faceva già parte del complesso della Domus Tiberiana. Se non già Tiberio e Caligola, Claudio e specialmente Nerone trasformarono infatti i diversi nuclei delle domus tardo-repubblicane e primo-imperiali qui esistenti in un palazzo architettonicamente unitario. Il Criptoportico era quindi un passaggio sotterraneo, illuminato da finestre a bocca di lupo, che collegava diversi settori dal clivo Palatino alle Case di Livia e di Augusto: Nerone non fece altro che ampliarlo (è stata calcolata una lunghezza di ben 130 metri!) e decorarlo con pavimenti a mosaico bianco e nero e meravigliosi stucchi. Un’anticipazione che farà piacere a chi ci segue: una parte di questi stucchi, con cassettoni, elementi vegetali ed eroti, non appena riapriremo al pubblico, sarà musealizzato all’interno del Museo Palatino e potrà tornare così ad essere ammirato da tutti”-











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