“Sulle tracce di Nerone”: quinta delle sei tappe dell’itinerario proposto dagli archeologi del parco archeologico del Colosseo tra Palatino, valle del Colosseo e Colle Oppio alla ricerca dei resti della “nuova Roma” voluta da Nerone: oggi scopriamo il Colosso e lo stagnum Neronis, che oggi non ci sono più. Al loro posto c’è il Colosseo

La piazza del Colosseo, un tempo occupata dallo stagnum Neronis e dal Colosso (Foto Simona Murrone / PArCo)
La quinta tappa del percorso in sei tappe “Sulle tracce di Nerone”, proposto dal parco archeologico del Colosseo, ci porta a soffermarci su due elementi neroniani, il Colosso e lo stagnum Neronis, che ora non ci sono più: i Flavi modificarono la statua ed eliminarono il lago per sostituirlo proprio con un anfiteatro, il Colosseo appunto. Dalle propaggini settentrionali di Vigna Barberini si percepisce una vista impareggiabile sulla Valle del Colosseo: “Ma se da questa cartolina cancellassimo l’Anfiteatro”, spiega Alessandro d’Alessio, archeologo del PArCo, “troveremo al suo posto il Colosso e lo stagnum Neronis”.
Quali erano le funzioni del Colosso e dello stagnum Neronis e come si inserivano nell’organizzazione della Domus Aurea? “Questi due elementi”, interviene Federica Rinaldi, archeologa del PArCo, “si inseriscono nella ricerca di Nerone di emulare i modelli dei palazzi dei sovrani ellenistici: due passi per la divinizzazione del sovrano in vita e per la creazione di un microcosmo che doveva travalicare i confini del Palatino, facendo di Roma la sua casa. Al centro lo stagno, il lago artificiale su cui Nerone progetta di far convergere i padiglioni del “palazzo”, fulcro della nuova Roma di cui doveva essere ripensato tutto l’impianto urbanistico e architettonico. Ma questo modello di potere centrato su un solo uomo viene stravolto, di lì a pochissimo, dalla morte dello stesso Nerone e dall’avvento al potere della nuova dinastia dei Flavi: ciò che era di uno solo, viene restituito a tutti. Il Palazzo si ritira di nuovo sul Palatino; al posto dello stagno viene costruito, a beneficio di tutta la città e poi di tutto l’impero, il più grande luogo per spettacoli che Roma avesse mai avuto: l’Anfiteatro Flavio”.
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