Il museo Archeologico nazionale di Napoli lancia la seconda edizione di archeocineMANN in streaming gratuito dal 2 al 5 dicembre, e on demand dal 6 al 10. Film e interviste per capire tutto sul nostro passato più antico. Al termine il “Premio MANN” e il “Premio Scuole”

L’emergenza sanitaria non ferma la seconda edizione di archeocineMANN, il festival internazionale del cinema di Archeologia, Arte e Ambiente, organizzato da museo Archeologico nazionale di Napoli in collaborazione con Archeologia Viva/Firenze Archeofilm. L’appuntamento si rinnova online, per non perdere la preziosa occasione di far dialogare arti solo apparentemente diverse: da mercoledì 2 a domenica 5 dicembre 2020 archeocineMANN arriva in streaming (con accesso gratuito). Con un semplice click (necessario registrarsi sul portale www.streamcult.it) si potrà assistere, senza barriere spazio-temporali, al meglio della produzione cinematografica dedicata a momenti e civiltà del passato che hanno fatto la storia. La definizione del programma di archeocineMANN, così come l’organizzazione dell’infrastruttura informatica e delle riprese, sono a cura dei Servizi Educativi del Museo (Lucia Emilio, responsabile, con Elisa Napolitano ed Antonio Sacco) insieme ad Archeologia Viva, Firenze Archeofilm. Il supporto tecnico è di Fine Art Produzioni.

“Il Mann come un portale dell’archeologia internazionale”, commenta il direttore dell’Archeologico, Paolo Giulierini. “Da Olimpia a Canne, dall’Egitto delle Piramidi alla Arles dei Gladiatori, da Stonehenge al Perù, dai draghi del Medioevo alle ultime ore di Pompei: il museo Archeologico di Napoli vi invita a un viaggio nel tempo e nello spazio partendo dai nostri capolavori. Avevamo immaginato la seconda edizione di archeocineMANN come una festa nel nuovo auditorium. Abbiamo deciso di confermare le date annunciate e diffondere il grande cinema archeologico internazionale in streaming gratuito, perché crediamo nell’importante valenza culturale di questo appuntamento organizzato con Archeologia Viva e Firenze Archeofilm. E lo facciamo anche con un particolare impegno per la didattica a distanza, offrendo materiali di altissima qualità che possono essere di supporto agli insegnanti e sicuramente affascineranno spettatori di ogni età. Tra il Mann e il cinema, come è noto, il rapporto è strettissimo: nelle nostre sale sono stati girati film celebri (da ‘Cadaveri eccellenti’ a ‘Napoli velata’), videoclip d’autore, documentari, ma non solo. Il Museo è anche produttore di audiovisivi per il web, a partire dal progetto Obvia e dall’incontro con il mondo dell’animazione napoletana, fino a opere per il grande schermo, dai corti ‘Antico Presente’ ad ‘Agalma’, che ci ha portato all’ultimo Festival di Venezia. La nostra proposta è, quindi, quella di scoprire sempre più il cinema archeologico, che affida la divulgazione scientifica alla forza dell’immagine e alla suggestione del racconto. Vi aspettiamo numerosi nella nostra sala virtuale”.
“Al Mann presentiamo le migliori opere cinematografiche prodotte di recente a livello mondiale e ancora mai proposte al grande pubblico”, dice Piero Pruneti, direttore di Archeologia Viva. “Sono opere che documentano le ricerche più aggiornate sul rapporto fra l’uomo e il pianeta dalle origini della specie fino alle civiltà storiche. Si tratta di un rapporto molto controverso, soprattutto quando si parla di coabitazione e condivisone delle risorse, che dobbiamo tenere ben presente, perché può insegnarci tante cose utili in questa fase critica per tutta l’umanità, apparentemente disorientata riguardo a un futuro che si annuncia preoccupante. Ancora una volta non possiamo capire dove vogliamo andare se non sappiamo chi siamo e da dove veniamo”.


Frame del film “Mesopotamia in memoria” di Alberto Castellani
Tante le anteprime che accompagneranno il pubblico a spasso nel tempo, viaggiando alla volta dei luoghi più remoti del pianeta: si potrà entrare, così, nei cunicoli della Piramide di Cheope, dove una missione internazionale condurrà gli spettatori alla scoperta di una nuova misteriosa cavità; ancora, nel documentario ‘Apud Cannas’, in animazione su base 3D, saranno svelati gli aspetti inediti della celebre Battaglia di Canne. La storia millenaria della città di Olimpia starà tutta nel film girato laddove nacquero i più prestigiosi giochi dell’antichità, che ancora portano il nome di quel luogo famoso: le Olimpiadi, appunto. È invece di un italiano, Alberto Castellani, ‘Mesopotamia in memoriam. Appunti su un patrimonio violato. La stagione dei grandi imperi’: nel documentario, l’indagine archeologica si accompagnerà all’analisi dell’attuale stato dei siti iracheni, dopo i danni operati dall’Isis (e non solo).


Frame del film “Le ultime ore di Pompei” di Pierre Stine
Spazio, poi, al Medioevo, “rivisto e corretto” con grande ironia, nel film che vede nei panni di Matilde di Canossa l’ex “turista per caso” Syusy Blady (alias Maurizia Giusti). E ancora, lontano dalle fantasiose narrazioni hollywoodiane, ecco il (vero) mondo dei gladiatori, in un’anticipazione ideale della grande mostra che il Mann ospiterà nel marzo 2021. Non mancheranno novità sul sito megalitico più famoso di tutti i tempi, Stonehenge, identificato dal team dell’archeologo Mike Parker Pearson con un grande cimitero, così come un focus sulle ultime ore di Pompei, attraverso le scoperte recenti di un’equipe di studiosi francesi. Per gli appassionati di folclore e tradizioni millenarie, spazio di approfondimento su draghi e mostri nell’immaginario dei popoli del passato; da non perdere, infine, il film capolavoro dedicato alla grande capitale achemenide Persepoli.

Arricchiranno il programma le più apprezzate produzioni cinematografiche del Mann: sarà possibile vedere il documentario ‘Agalma’ della giovane regista Doriana Monaco, che racconta, con le voci di Fabrizio Gifuni e Sonia Bergamasco, la vita “dietro le quinte” del Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Il film, selezionato per la 17esima edizione delle Giornate degli Autori di Venezia 77, è stato prodotto da Antonella Di Nocera (Parallelo 41 produzioni) e Lorenzo Cioffi (Ladoc) con il Mann. Ancora, in streaming, saranno presentati i cortometraggi de “La genesi del MANN. Un viaggio con il Cartastorie in quattro video” e il trailer del documentario “Thalassa. Il racconto”.

Non solo film, ma anche racconti ed esperienze vissute: gli spettatori virtuali avranno l’opportunità di conoscere da vicino i grandi nomi della ricerca e divulgazione archeologica con interviste a Patrizia Piacentini (egittologa, direttrice della Missione di scavo ad Assuan), Pierfrancesco Callieri (direttore degli scavi italiani a Persepoli), Giuliano Volpe (archeologo e scrittore), Syusy Blady (attrice e conduttrice televisiva).

Dopo la conclusione dello streaming e l’assegnazione del “Premio MANN” al film scelto dalla giuria di esperti della rassegna, archeocineMANN continuerà on demand dal 6 al 10 dicembre 2020: un’occasione importante, rivolta anche a professori e studenti per intrecciare contenuti e temi, tra archeologia, arte e cinema. Il Festival si proporrà, così, come una vera e propria “piattaforma” di approfondimento per le scuole superiori: il MANN metterà a disposizione gratuitamente i film, tra cui quattro anteprime nazionali, corti, interviste e contenuti extra. Anche quest’anno, in collaborazione con l’Associazione Moby Dick, sarà assegnato il “Premio Scuole” al miglior film, selezionato da una giuria composta da oltre 200 allievi degli istituti superiori napoletani.
TourismA 2021 posticipata all’ottobre 2021: “Scelta dettata dal senso di responsabilità e dalla voglia di garantire la partecipazione a tutti”
Meglio non rischiare. E così gli organizzatori di Archeologia Viva-Giunti Editore hanno cambiato la data di TourismA 2021 programmata inizialmente dal 26 al 28 marzo: “Considerata la grave emergenza sanitaria in corso, ci è sembrato opportuno posticipare la prossima edizione di TourismA: l’appuntamento sarà dal 22 al 24 ottobre 2021. Ci vediamo, come sempre, al Palacongressi di Firenze!”. E continuano: “Una scelta dettata prima di tutto dal senso di responsabilità e dalla preoccupazione che, siamo certi, condividerete. TourismA si conferma un unicum a livello europeo, oltre che per la ricchezza del programma, per l’imponente presenza di pubblico e operatori interessati alla comunicazione del passato e del turismo culturale. Esattamente così vogliamo che continui a essere! Avrebbe poco senso programmare una manifestazione tanto attesa e partecipata con i limiti imposti dalla pandemia. Vi diamo dunque appuntamento dal 22 al 24 ottobre 2021. Sarà un grande tourismA e la “macchina” è già in moto.
Gli interessati possono prenotare fin d’ora i propri spazi congressuali e fieristici”.
Firenze Archeofilm, annullata l’edizione 2020: lo annuncia il direttore artistico Dario Di Blasi. Appuntamento alla primavera 2021
Alla fine poté più il Covid dell’impegno e della buona volontà. L’edizione 2020 del Firenze Archeofilm non si farà. Sul sito ufficiale della rassegna, organizzata da Archeologia Viva (Giunti Editore) nell’ambito delle manifestazioni promosse da “tourismA”, le date del 21-25 ottobre 2020 sono ancora confermate, ma il breve annuncio, quasi un “twitter”, che suona come una resa, del direttore artistico Dario Di Blasi non lascia dubbi: “Cari amici, a noi dispiace ma non potremo utilizzare il cinema e la mediateca di Firenze, 21-25 ottobre, i limiti della presenza fisica per Covid sono troppo pesanti. Dobbiamo rinviare alla primavera 2021 Firenze Archeofilm”. La programmazione dell’edizione 2020 del Firenze Archeofilm è stata tribolata fin dall’inizio, perché fin dall’inizio ha dovuto fare i conti con l’esplodere della pandemia. Previsto inizialmente dall’11 al 15 marzo 2020, cioè praticamente all’indomani della dichiarazione del lockdown per tutta l’Italia, era stato sospeso e rinviato all’8-12 giugno 2020 (vedi https://archeologiavocidalpassato.com/2020/03/05/firenze-archeofilm-in-programma-dall11-al-15-marzo-sospeso-conseguenza-provvedimenti-contenimento-coronavirus-e-rinviato-all8-12-giugno-2020/). Ma quel rinvio non è stato sufficiente, perché a giugno i cinema erano ancora chiusi al pubblico per motivi di sicurezza. E così gli organizzatori si erano visti costretti a un nuovo rinvio, questa volta a ottobre (vedi https://archeologiavocidalpassato.com/2020/06/03/firenze-archeofilm-nuovo-rinvio-il-lungo-lockdown-costringe-gli-organizzatori-a-spostare-il-festival-del-cinema-di-archeologia-arte-ambiente-da-giugno-a-ottobre-2020/). Non è stato sufficiente. Il virus circola ancora, e le misure richieste per la sicurezza delle persone nei luoghi di incontro sono ancora molto stringenti. Ed è stato dato il forfait. “per fortuna – conclude Di Blasi – abbiamo una realtà diffusa del festival con proiezioni da tre a quattro giorni, soprattutto all’aperto, e abbiamo potuto e possiamo mostrare alcuni dei film che sono arrivati a Firenze. Ad Aquileia, Roselle, Varese e Napoli”.
11.ma edizione di Aquileia Film Festival: è on line la conversazione di Paolo Giulierini, direttore del museo Archeologico nazionale di Napoli, con Piero Pruneti, direttore di Archeologia Viva. Da Cortona a Napoli, l’esperienza di un giovane direttore che ha cambiato l’approccio al più grande museo archeologico d’Italia e la sua connessione con la città e il mondo

Tutto esaurito nelle piazze di Aquileia per l’edizione 11 dell’Aquileia Film Festival (foto fondazione Aquileia)

Paolo Giulierini, direttore del Mann, intervistato da Piero Pruneti all’Aquileia Film Festival (foto fondazione Aquileia)
È stata la conversazione del 29 luglio 2020, seconda giornata dell’11.ma edizione di Aquileia Film Festival, organizzato dalla Fondazione Aquileia con Archeologia Viva e Firenze ArcheoFilm, e il patrocino del Comune di Aquileia e il sostegno di Vini Jermann (vedi https://archeologiavocidalpassato.com/2020/07/27/al-via-l11-ma-edizione-di-aquileia-film-festival-2020-ma-attenzione-e-obbligatoria-la-prenotazione-gratuita-on-line-del-posto-ecco-tutto-il-programma-delle-cinque-serate/). Protagonista Paolo Giulierini, direttore del museo Archeologico nazionale di Napoli, intervistato da Piero Pruneti, direttore di Archeologia Viva. A poco più di un mese di distanza dall’evento, la Fondazione Aquileia mette a disposizione la registrazione dell’incontro così da dare la possibilità a quanti non erano presenti ad Aquileia o non lo hanno seguito in streaming di “partecipare” alla conversazione.
Paolo Giulierini racconta la sua esperienza a Napoli, direttore del più importante museo archeologico d’Italia e tra i più importanti al mondo, lui cortonese, etruscologo, partito dall’esperienza di direttore del museo dell’Accademia etrusca di Cortona, una realtà decisamente più piccola ma aperta al mondo e alle collaborazioni con le più grandi e prestigiose istituzioni mondiali, dall’Ermitage di San Pietroburgo al Louvre di Parigi al British museum di Londra. Proprio questa “apertura” e questa esperienza sono stati fondamentali nella nuova avventura napoletana portando in breve tempo il museo Archeologico nazionale di Napoli a essere protagonista attivo sulla scena culturale di Napoli, della Campania, dell’Italia e del mondo. L’incontro aquileiese è stata l’occasione per parlare degli etruschi in generale e degli etruschi del Sud in particolare, una presenza poco nota ma estremamente importante per capire i rapporti delle popolazioni italiche prima di Roma. E ovviamente non si poteva non parlare della grande mostra “Etruschi al Mann”, che si può visitare fino al maggio 2021) risultato di anni di ricerca nei depositi del museo dove sono stati trovati migliaia di reperti etruschi provenienti dalla Campania, frutto di scavi ottocenteschi e novecenteschi, e di acquisizioni del museo. Dalla tradizione all’innovazione nella comunicazione e nell’approccio al museo. Ecco dunque il video game prodotto dal Mann “Father and son”, scaricato già da 5 milioni di utenti nel mondo, che offre un modo diverso per conoscere un grande museo. E poi il cinema, con la produzione di un film, “Agalma”, in anteprima alla mostra del cinema Venezia 77, che non è un documentario storico, ma una finestra sulla vita quotidiana di un museo, con i dietro le quinte e il pubblico. Perché, come conclude Giulierini, un museo “deve tornare a regalare emozioni”.
11.ma edizione di Aquileia Film Festival: è on line la prima conversazione del presidente Antonio Zanardi Landi e della direttrice dell’Ara Pacis Orietta Rossini con Piero Pruneti. Excursus sulla Aquileia romana, patriarcale, fino all’austro-ungarica e alla Grande Guerra. Anticipazioni sulla nuova mostra

L’edizione 2020 di Aquileia Film Festival è stato articolato sulle due piazze antistanti la basilica: piazza Patriarcato e piazza Capitolo
È stata la conversazione di apertura dell’11.ma edizione di Aquileia Film Festival, organizzato dalla Fondazione Aquileia con Archeologia Viva e Firenze ArcheoFilm, e il patrocino del Comune di Aquileia e il sostegno di Vini Jermann (vedi https://archeologiavocidalpassato.com/2020/07/27/al-via-l11-ma-edizione-di-aquileia-film-festival-2020-ma-attenzione-e-obbligatoria-la-prenotazione-gratuita-on-line-del-posto-ecco-tutto-il-programma-delle-cinque-serate/). Protagonisti Antonio Zanardi Landi, presidente della Fondazione Aquileia, e Orietta Rossini, direttrice del museo dell’Ara Pacis, che conversano con Piero Pruneti, direttore di Archeologia Viva. A un mese di distanza dall’evento, la Fondazione Aquileia mette a disposizione la registrazione dell’incontro così da dare la possibilità a quanti non erano presenti ad Aquileia o non lo hanno seguito in streaming di “partecipare” alla conversazione.
La fondazione di Aquileia, il rapporto con Roma, la sua posizione strategica, il controllo del Norico; e poi la peste Antonina, nota anche come peste di Galeno, dal medico Galeno che la descrisse, una pandemia di vaiolo, o morbillo, o meno probabilmente tifo, propagata entro i confini dell’impero romano dai soldati dell’esercito di ritorno dalle campagne militari contro i Parti. Aquileia è tornata importante sotto il patriarcato ed è tornata ad avere una posizione strategica nella Grande Guerra. Non è un caso che davanti alla basilica troneggi la copia della Lupa capitolina, forse fusa con i cannoni della Grande Guerra, donata dal Comune di Roma a ringraziamento e riconoscimento del ruolo avuto dalla comunità aquileiese nel primo conflitto mondiale. E non è un caso che proprio nella basilica patriarcale sia stata “scelta” la salma del Milite ignoto che, partita proprio da Aquileia, sarà trasportata a Roma con un treno che attraverserà l’Italia. L’anno prossimo sarà il centenario del doloroso viaggio del Milite ignoto che Aquileia celebrerà con una mostra storica realizzata dalla Fondazione Aquileia con la curatela proprio di Orietta Rossini che, dopo aver seguito “con entusiasmo e partecipazione” (parole del presidente Antonio Zanardi Landi) la mostra “Aquileia 2.200. Porta di Roma verso i Balcani e l’Oriente” nei prestigiosi spazi dell’Ara Pacis a Roma (vedi https://archeologiavocidalpassato.com/2019/11/09/al-museo-dellara-pacis-di-roma-la-mostra-aquileia-2-200-porta-di-roma-verso-i-balcani-e-loriente-celebra-lanniversario-della-fondazione-della-colonia-roma/) di cui è direttore, ora, nel ruolo di responsabile dell’Archivio storico Capitolino, seguirà questo importante anniversario.
Al via la seconda edizione del Festival del cinema archeologico di Roselle: tre serate con proiezioni nell’area archeologica di Roselle e due pomeriggi a Grosseto

Proiezioni serali per il Roselle ArcheoFilmFestival nella magica atmosfera del teatro antico di Roselle (foto Archeofilm)
Al via la seconda edizione del Festival di cinema archeologico di Roselle. Dopo il successo dello scorso anno, dal 21 al 23 agosto 2020 torna Roselle ArcheoFilm – Premio “O. Fioravanti”. La manifestazione è organizzata da Archeologia Viva/Firenze Archeofilm con la direzione regionale dei Musei della Toscana / Area archeologica nazionale di Roselle e l’associazione M.Arte. Il festival si svolge con il patrocinio di Comune di Grosseto in collaborazione con il museo Archeologico e d’Arte della Maremma, Fondazione Grosseto Cultura; con il contributo di Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze e la partecipazione di Conad e Banca Tema. Tre serate (alle 21.15) nella celebre area archeologica e due proiezioni pomeridiane (alle 18.15) a Grosseto, negli spazi del Polo Culturale Le Clarisse e al museo di Storia Naturale.

Il film “A la Dècouverte du Temple d’Amenhophis III / Alla scoperta del tempio di Amenhophis III” di Antoine Chènè
Un viaggio nel tempo e nello spazio attraverso sapienti regie e grandi produzioni internazionali. Tra i temi al centro delle pellicole: l’Egitto di Amenophis III con le ultime ricerche sul suo maestoso tempio, la storia di Palermo riletta attraverso gli antichissimi canali sotterranei e, restando sott’acqua, la città sommersa di Pavlopetri lungo le coste della Grecia continentale. In programma anche la Persia di Dario il Grande con le riceche italiane nella meravigliosa Persepoli, per proseguire con le spettacolari ricostruzioni della celebre eruzione del Vesuvio del 79 d.C. Infine il cold case archeologico di Oetzi, la Mummia del Similaun scoperta nel 1991, tra misteri e verità scientifiche. Ogni sera in programma anche una conversazione con i protagonisti della ricerca e della divulgazione archeologica tra cui Maria Angela Turchetti, direttore area archeologica nazionale di Roselle, Chiara Valdambrini, direttore museo Archeologico e d’Arte della Maremma, Giuliano Volpe, archeologo e scrittore dell’università di Bari.
Le origini di Jesolo, l’Equilo tardoantica-altomedievale: nuove scoperte dagli scavi dell’università di Venezia in località le Mure. Il punto in un servizio su Archeologia Viva di luglio/agosto 2020

L’antico molo con i buchi dei pali delle bricole dell’antica Equilo scoperti a Jesolo nella campagna di scavo 2020 dell’università Ca’ Foscari diretta da Sauro Gelichi (foto unive)
Un molo, bricole e una piroga: sono i nuovi ritrovamenti dello scavo di Equilo-Jesolo a ridosso del Canale di San Mauro, che confermano la vocazione tipica di questo territorio lagunare. Una campagna di scavo ricca di soddisfazioni quella che Ca’ Foscari, sotto la direzione del prof. Sauro Gelichi, sta proseguendo nella località “Le Mure” di Jesolo, grazie anche all’amministrazione comunale che ha investito permettendo ai ricercatori di gettare nuova luce sulla storia della città. I risultati della campagna 2020 aggiungono un nuovo tassello alla ricca e complessa storia di questo territorio nel corso del Medioevo, che l’équipe di archeologia medievale del dipartimento di Studi umanistici di Ca’ Foscari aveva cominciato a svelare nel 2011 (vedi https://archeologiavocidalpassato.com/2014/01/17/le-origini-di-jesolo-lequilo-altomedievale-riemergono-dagli-scavi-delluniversita-di-venezia-in-localita-le-mure/). Proprio sulle ricerche archeologiche di Jesolo / Equilo tra tarda antichità e Medioevo un ampio servizio curato da Sauro Gelichi, Alessandra Cianciosi e Silvia Cadamuro, sulla rivista “Archeologia Viva” di luglio-agosto 2020 (n° 202) fa il punto sui risultati raggiunti.

Così appariva la cattedrale di Santa Maria Assunta nella campagna alla periferia di Jesolo agli inizi del Novecento (la foto è anteriore al 1903). Come si può vedere si tratta di una costruzione grandiosa, paragonabile alla basilica di San Marco in Venezia (foto unive)
“Il progetto archeologico su Jesolo”, spiega il prof. Sauro Gelichi, direttore dello scavo e del Centro Interuniversitario per la Storia e l’Archeologia dell’Alto Medioevo, “che il nostro ateneo sta portando avanti in accordo e cooperazione con l’amministrazione comunale e con la soprintendenza, si sta configurando come uno dei più organici e promettenti avviati in regione negli ultimi anni. I risultati scientifici conseguiti hanno rivelato un sito del più alto interesse storico ed archeologico: il passato di Equilo sta facendo emergere una storia ricca di implicazioni politiche, sociali, culturali, funzionale a comprendere meglio le vicende di tutta l’area lagunare veneziana e delle zone contermini. Una storia che si intreccia con quella dell’antica Altino e, poi, della vicina Cittanova e della più lontana, ma sempre presente, storia di Venezia. La ricerca archeologica ha messo in luce straordinarie ed inedite narrazioni ma anche realtà materiali di notevole consistenza e valore, come ad esempio i dimenticati resti del cosiddetto monastero di San Mauro. Così si rende sempre più necessario avviare un processo di restauro e valorizzazione (a cui l’Università sta lavorando in accordo con l’amministrazione e la soprintendenza), che recuperi al meglio tutte queste testimonianze (le nuove ma anche le vecchie messe in luce negli scavi della cattedrale), per recuperarle e riproporle, opportunamente tradotte, in un percorso di conoscenza e di riappropriazione collettiva. Un percorso che dovrebbe avere diversi punti ‘forti’ (accanto ai ruderi della cattedrale, i resti del monastero di San Mauro e la Torre di Caligo) e che, assieme ad uno spazio idoneo dove esporre i reperti mobili e opportune ricostruzioni e ambientazioni digitali, sia in grado di affascinare ed istruire i cittadini ma anche le migliaia di turisti che affollano, d’estate, le spiagge di questa bellissima cittadina”.
L’abitato dell’antica Jesolo sorgeva su un’isola, l’insula Equilus, oggi terraferma per effetto delle piene del Piave e delle bonifiche. Basta percorrere i pochi chilometri che separano i famosi lidi dal centro storico – affacciato questo sulla Piave Vecchia e sulla Paluda (l’estremità nord-orientale della laguna di Venezia) – e osare oltre dove finisce la città verso la campagna, per imbattersi nei ruderi ancora notevoli di un monumento un tempo grandioso: la chiesa cattedrale di Equilo, costruita molto probabilmente nel XII secolo. Quei ruderi martoriati sono lì a ricordarci un passato che la stessa comunità di Jesolo stenta a riconoscere, reciso com’è dal Medioevo in avanti. La Jesolo attuale è appunto l’erede dell’antica Equilo, insediamento ricordato in uno sparuto gruppo di documenti scritti medievali e abbandonato a partire dal XIII secolo. In casi come questo solo l’archeologia può tentare di riannodare i fili con la storia, dandole un senso e una profondità.

Scavi in corso nel grande edificio usato come “albergo” nella mansio attiva sull’isola di Equilo fra IV e V secolo. Ognuno degli ambienti che vediamo affiancati in serie serviva per dormire e farsi da mangiare (foto unive)
Per prima cosa è stata progettata una campagna di ricognizioni e analisi geo-archeologiche, con il fine di ricostruire, nei limiti del possibile, l’antica situazione ambientale di quest’area oggi perilagunare in rapporto con le possibili zone abitate. Da ciò è emerso il quadro di un insediamento che doveva svilupparsi su un arcipelago di barene o isolotti separati da canali alla foce dell’estuario della Piave Vecchia. Si trattava, dunque, di una posizione particolarmente favorevole, che spiega anche il motivo della colonizzazione di queste aree all’interno di una laguna separata dal mare da relitti di antichi cordoni costieri. Aree che gli scavi hanno dimostrato essere frequentate almeno dall’epoca medio imperiale (II-III sec. d.C.), quando vi si raccoglieva la conchiglia murex per produrre la porpora, attività probabilmente collegata con l’industria laniera della vicina città romana di Altinum (Altino). Così si spiega anche la fondazione, intorno al IV secolo, di una grande mansio nell’ambito di una rete di collegamenti interna alla laguna. Sono stati gli scavi più recenti a mettere in evidenza questa importantissima lontana fase insediativa e a far emergere strutture collegate con la ricezione e lo stazionamento di persone, animali e merci. Peraltro si tratta di una tra le stazioni di posta meglio conservate e documentate archeologicamente nel nostro Paese. Tuttavia la vita di questa mansio dovette essere piuttosto breve. Gli anni turbolenti del V secolo, coincidenti con lo stesso dissolvimento dell’Impero romano d’Occidente, sono lo spazio storico all’interno del quale possiamo datare l’incendio e l’abbandono delle strutture di questa mansio, che non furono più rioccupate, se non in maniera episodica.
Dopo il rinvenimento della mansio tardo antica, nel 2018 gli archeologi si erano concentrati nell’area di San Mauro, a nord della località “Le Mure”, scavata per la prima volta nel 1954 da G. Longo, assistente della soprintendenza Archeologica di Padova che vi aveva identificato i resti del monastero di San Mauro, citato nelle fonti medievali. I primi lavori di scavo avevano portato al ritrovamento di una piccola chiesa triabsidata, dotata di arredi architettonici tipicamente altomedievali, affiancata da altre strutture murarie più recenti, forse collegate al monastero. Ma in seguito le rovine erano state lasciate in stato di abbandono.

Foto zenitale da drone del complesso religioso di San Mauro sull’isola di Equilo attivo a partire dal IX secolo e per tutto il Medioevo nell’ambito di un’intensa attività di bonifica del territorio a fini agricoli (foto unive)
La campagna di scavo 2018, ha ridato nuova vita a questo sito proseguendo l’indagine dell’intera area di San Mauro per comprendere lo sviluppo dell’abitato di Equilo a nord dell’isola tardoantica (già indagata tra 2013-2016), riportando alla luce le eventuali strutture del complesso religioso, almeno quelle che potevano essersi conservate sotto il peso delle macerie e valutandone lo stato di conservazione. L’indagine del 2018, svolta sempre in collaborazione con il Comune di Jesolo e con la soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna, ha riportato alla luce l’abside laterale della chiesa confermando, da una parte, i risultati dello scavo svoltosi nel 1954 e raccogliendo, dall’altra, numerosi dati del tutto inediti. È stato possibile infatti individuare e indagare depositi mai scavati in precedenza, sia all’interno che all’esterno dell’edificio e datare la formazione di questa porzione dell’insula Equilo al VII secolo d.C. Inaspettato il rinvenimento di 15 sepolture di adulti e bambini, appartenenti al cimitero annesso alla chiesa, per ora indagato solo parzialmente. Eccezionale è stata la messa in luce delle fondazioni del campanile di cui si era persa memoria, costituite da un esteso basamento in legno e da perimetrali spessi ben 160 cm, costruiti con grandi pietre squadrate.

Particolare di una sepoltura del cimitero di Equilo (VI-VII sec. d.C.). Come unico oggetto di corredo funebre vediamo un pettine in osso a doppia fila di denti, un tipo di manufatto che ricorre spesso nelle tombe altomedievali (foto unive)
La lunga stagione dell’Alto Medioevo. Durante il VI secolo tutta quanta l’area dovette passare nelle disponibilità della Chiesa. A questo periodo viene datato l’edificio religioso con mosaici, a cui abbiamo fatto riferimento prima , che rappresenterebbe il primo segno tangibile della presenza di un vescovo a Equilo, altrimenti documentata dalle fonti scritte solo a partire dal IX secolo. Altro segno di un controllo ecclesiastico dell’area sempre nel VI secolo è poi costituito da un cimitero, composto da inumazioni di nuclei familiari. Siamo giunti così all’Alto Medioevo. Finora gli scavi hanno restituito poche testimonianze di questo periodo, se non le fasi più antiche di una chiesa (IX secolo) che stanno venendo alla luce nell’area del già citato “monastero di San Mauro”. Tuttavia di una comunità equilense abbiamo notizie dirette da fonti scritte che si riferiscono a questo luogo, come quelle che compaiono nel testamento (829) redatto dal duca veneziano Giustiniano Particiaco, oltre che da elementi scultorei, come l’eccezionale frammento di sarcofago di un certo Antoninus tribunus (rappresentante della classe dirigente) e di sua moglie, databile sempre nel IX secolo.

Dallo scavo archeologico di Jesolo / Equilo a un percorso di visita permanente: amministrazione comunale e università Ca’ Foscari studiano il piano di fattibilità (foto unive)
La memoria del passato per gli abitanti e gli ospiti. Una storia così rilevante ha necessità di essere ricostruita, ma anche raccontata. E per farlo devono esistere luoghi e modi adatti. L’amministrazione comunale di Jesolo, di concerto con l’università Ca’ Foscari, sta dunque studiando un piano di fattibilità, non solo per recuperare e restaurare sul posto i resti della cattedrale e del “monastero di San Mauro”, ma anche per creare un percorso di visita che possa degnamente illustrare queste vicende. L’obbiettivo è restituire una fetta di quel passato non solo alla comunità, ma anche a coloro che durante il periodo estivo scelgono Jesolo come luogo di vacanza: un modo per valorizzare con contenuti diversi quella vocazione all’ospitalità che, già dall’età Tardoantica, il luogo dimostrava di possedere.
















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