Mistero, avventura, ricerca, il fascino dell’archeologia concentrato in tre giorni: al via la 14.ma edizione di “Imagines: obiettivo sul passato” rassegna del documentario archeologico del Gabo dedicata alla memoria dell’esploratore-documentarista Alfredo Castiglioni
Dalla Sicilia preistorica al Vicino Oriente di Ebla, dal mondo dei Templari a quello di Belzoni, alla pianura padana incrocio di commerci e popolazioni: mistero, avventura, ricerca, il fascino dell’archeologia concentrato in tre giorni di proiezioni dal 25 al 27 novembre 2016. La 14.ma edizione di “Imagines: obiettivo sul passato”, rassegna del documentario archeologico promosso dal gruppo Archeologico Bolognese e dal museo della Preistoria “Luigi Donini” di San Lazzaro di Savena, si annuncia particolarmente ricca e con una dedica particolare: un ricordo-omaggio di Alfredo Castiglioni scomparso il 14 febbraio 2016 (vedi https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2016/05/19/archeologia-in-lutto-e-scomparso-alfredo-castiglioni-protagonista-col-fratello-angelo-di-mezzo-secolo-di-ricerche-in-africa-esploratore-archeologo-antropologo-etnologo-autore-di-libri-film-re/).
“Imagines” apre venerdì 25 Novembre 2016 al museo della Preistoria “Luigi Donini” in via Fratelli Canova 49, a San Lazzaro di Savena (Bo). Alle 15.15, i saluti di Gabriele Nenzioni, direttore del museo della Preistoria “L. Donini”, e di Giuseppe Mantovani, vicedirettore del gruppo Archeologico Bolognese e curatore della rassegna “Imagines”. Quindi due film, entrambi presentati da Giuseppe Mantovani. Il primo film: “Pantelleria, la perla nera del Mediterraneo” di Giuseppe Mantovani (45’). L’isola vulcanica di Pantelleria è stata abitata fin dall’età del bronzo e conserva importanti testimonianze della sua frequentazione. Il villaggio di Mursia, scavato dall’Università di Bologna, è uno degli insediamenti preistorici meglio conservati del mediterraneo. Il secondo film: “La preistoria in Sicilia” di Gaspare Mannoia (30’). Una Sicilia inedita quella che Gaspare Mannoia descrive in questo filmato, una Sicilia sconosciuta ai turisti che di solito visitano le più conosciute meraviglie dell’isola al centro del Mediterraneo. Il regista, con questo e con altri filmati, vuole divulgare la bellezza di siti meno noti ma non meno interessanti e suggestivi da un punto di vista archeologico e paesaggistico. Chiude la sezione di “Imagines” un buffet offerto dal gruppo Archeologico Bolognese.
Per la seconda giornata, sabato 26 Novembre 2016, la rassegna si sposta nella sala eventi della Mediateca di San Lazzaro di Savena in via Caselle 22, sempre alle 15.15. Il primo film in programma, “Templari a Bologna” di Marco Serra (85’), introdotto da Giampiero Bagni, storico alla Nottingham Trent University, sarà diviso in due tempi. Un viaggio affascinante nei luoghi templari bolognesi seguendo rigorosamente le fonti storiche. Alla scoperta della figura misteriosa dell’ultimo difensore dei Templari al processo di Parigi, Pietro da Bologna, attraverso interviste, immagini inedite e ricostruzioni storiche. Dopo l’intervallo, alle 17.30, proiezione del film “Il grande Belzoni” di Mark Hayhurst (35’): il filmato ricostruisce le gesta di uno dei pionieri della ricerca archeologica in Egitto nell’800: Giovanni Belzoni. Da uomo del circo ad appassionato scavatore di Abu Simbel e di altri celebri siti dell’antico Egitto. Introduce la proiezione l’egittologa Maria Giovanna Caneschi. Alle 18.30, il film “Minerva Medica. Un santuario romano a Montegibbio” di Andrea Comastri (10’), video prodotto in occasione della mostra “Minerva Medica un santuario romano a Montegibbio” (Sassuolo) inaugurata in occasione del Festival Filosofia 2015. Introduce l’archeologa Francesca Guandalini; interviene l’archeologo Donato Labate della soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio di Bologna.

I pastori Borana, popolazione dell’Etiopia meridionale, documentati dai fratelli Alfredo e Angelo Castiglioni
“Imagines” chiude domenica 27 novembre 2016, sempre alla Mediateca di San Lazzaro, alle 15.15. Apre il film “Ebla: alla scoperta della prima Siria” di Alberto Castellani (40’) con consulenza scientifica di Paolo Matthie. “Gli italiani ad Ebla hanno scoperto una nuova lingua, una nuova cultura e una nuova storia e questo va al di là di qualsiasi desiderio per un archeologo”. Nelle parole del professor Paolo Matthiae c’è la sintesi del più importante ritrovamento archeologico del ventesimo secolo, quello della città di Ebla nel deserto della Siria settentrionale. Il filmato si svolge nella Siria prima del conflitto nel quale tante vite e tanti tesori archeologici sono stati sacrificati per la follia umana. A introdurre il film lo stesso regista Alberto Castellani. Alle 16.45, il film “I luoghi delle figlie del sole” di Raffaele Peretto, riprese ed editing di Alberto Gambato (20’). I suggestivi panorami del Delta del Po e i richiami a fonti letterarie classiche portano a far rivivere il paesaggio dell’antico Polesine, oggi più credibile nella sua configurazione grazie alle ricerche archeologiche e paleoambientali intensificatesi negli ultimi anni. In epoca protostorica questa terra d’acque fu crocevia di attivi traffici commerciali lungo la nota “via dell’ambra” e gli scenari dell’antico apparato deltizio ispirarono le trame di alcuni miti greci. Introduce la proiezione Raffaele Peretto, presidente del Cpssae. Dopo l’intervallo, alle 17.35, il film “Alla ricerca di Verona sotterranea. Il sito Archeologico di Corte Sgarzerìe” di Davide Borra (15’). I resti romani dell’imponente Capitolium di Verona vengono descritti grazie al racconto in prima persona di Scipione Maffei in costume d’epoca. Alle 18, in ricordo di Alfredo Castiglioni, il film “I pozzi cantanti” di Alfredo e Angelo Castiglioni (35’) alla presenza dell’esploratore e documentarista Angelo Castiglioni. Le immagini di questo documentario sono le straordinarie pagine di una storia umana scomparsa per sempre. Nell’Etiopia meridionale nella terra dei pastori Borana ci sono pozzi che sprofondano per più di trenta metri nel sottosuolo. Fino a pochi anni fa, uomini e donne scendevano fino al fondo per sollevare l’acqua cantando antichi cori che si udivano da lontano.
In attesa di “Imagines” è giunto al suo secondo appuntamento “Imagines Junior”, la speciale rassegna di documentari archeologico del gruppo Archeologico bolognese pensata e animata per i bambini, rilanciata in una nuova formula più articolata grazie alla collaborazione con il museo della Preistoria Luigi Donini di San Lazzaro. Domenica 13 novembre 2016, alle 16, al museo di San Lazzaro di Savena, appuntamento per famiglie con bambini dagli 8 anni in su. Si inizia con la proiezione del corto “La città dell’oro. Vetulonia etrusca” (10’), quindi visita alla sezione villanoviana, e a seguire il laboratorio in aula didattica sulla tecnica dello sbalzo dove, con l’utilizzo di lamine di rame e piccoli punteruoli per la riproduzione di decorazioni di piccoli manufatti. Terzo e ultimo appuntamento di “Imagines Junior” domenica 11 dicembre 2016, sempre alle 16. Proiezione del corto animato “Gli etruschi e la terra del ferro” (15’), e a seguire il laboratorio in aula didattica sulla lavorazione del rame con la tecnica della battitura con la realizzazione di una piccola ciotola decorata.
Dai gladiatori all’arena di Verona, dai villanoviani agli etruschi di Marzabotto, dalla Palmira di Khaled Asaad all’Isis: al via a Bologna la 13.ma edizione di “Imagines: obiettivo sul passato”, rassegna del documentario archeologico del Gabo
Dai giochi gladiatori nell’arena alla scoperta di Verona romana, dal mezzo secolo del centro polesano di studi storici archeologici ed etnografici al secolo di cinema e archeologia, dagli etruschi villanoviani agli etruschi di Marzabotto, per finire con la testimonianza drammatica di Khaled Asaad, il coraggioso “custode” di Palmira decapitato dall’Isis, e gli effetti dello stato islamico sulla città di Zenobia, patrimonio dell’Unesco: è un programma particolarmente ricco quello che offre la tredicesima edizione di “Imagines: obiettivo sul passato”, rassegna del documentario archeologico promosso dal gruppo archeologico bolognese il 20, 21 e 22 novembre 2015 alla mediateca di San Lazzaro di Savena, in via Caselle 22, a San Lazzaro (Bologna). “Nata nel 2003”, ricorda Giuseppe Mantovani, curatore della rassegna, “Imagines vuole creare un’occasione per i soci del gruppo e il pubblico appassionato di Archeologia e Storia per godere della proiezione di documentari e filmati introdotti da esperti del settore, autori, registi o archeologi, cui va il mio grazie per averci dato l’autorizzazione alla proiezione delle loro opere”.
Si inizia venerdì 20 Novembre 2015, alle 15.15. L’apertura della rassegna è affidata a Gabriele Nenzioni, direttore del museo della Preistoria “L. Donini” di San Lazzaro e a Giuseppe Mantovani, vicedirettore del Gruppo Archeologico Bolognese e curatore della rassegna. Quindi c’è la proiezione del documentario “Gladiatori e bestiari. I giochi nell’arena”, per la regia di Douglas Brooks (90’), introdotto da Federica Guidi, archeologa del museo civico Archeologico di Bologna. Il filmato presenta, attraverso ricostruzioni, ambientazioni ed effetti speciali, le vicende a volte gloriose, ma più spesso drammatiche, dei gladiatori, che combattevano fra loro nell’arena, e dei bestiarii, che affrontavano belve feroci, per il divertimento del popolo e per l’ambizione politica di coloro che organizzavano I giochi. Segue un buffet offerto dal Gruppo Archeologico Bolognese.
Sabato 21 Novembre 2015, seconda giornata: alle 15.15 proiezione del documentario “Cinquant’anni di novità dal nostro passato. CPSSAE 1964 – 2014”, regia di Giuseppe Mantovani (32’), introdotto da Raffaele Peretto, presidente CPSSAE. Il filmato celebra il cinquantesimo anno della fondazione del Centro Polesano di Studi Storici Archeologici ed Etnografici (CPSSAE). Cinquant’ anni di scoperte, divulgazione, valorizzazione dell’identità dell’antico Polesine. Segue alle 16.15, proiezione del documentario “L’alba degli Etruschi. Aspetti e testimonianze della cultura villanoviana”, regia di Corrado Re (26’), introdotto da Fiamma Lenzi, archeologa dell’istituto Beni culturali dell’Emilia-Romagna. “Per far conoscere la cultura materiale legata agli esordi della civiltà etrusca”, spiega Mantovani, “l’Istituto Beni Culturali ha curato la realizzazione di questo docu-film che, alla presentazione di oggetti conservati nei musei dell’Emilia-Romagna, unisce la rievocazione storica e l’archeologia ricostruttiva per rivisitare alcuni aspetti della quotidianità nei secoli fra il IX e il VII a.C., avvalendosi anche di musiche realizzate nell’ambito dell’archeologia sonora sperimentale”. Dopo l’intervallo, si riprende alle 18 con la proiezione del documentario “Kainua”, per la regia di Ada Carpentieri (52’), introdotto da Giuseppe Sassatelli, docente di Etruscologia e Antichità Italiche dell’università di Bologna. Quello che rende unica la città di Kainua, l’odierna Marzabotto, è l’assenza di frequentazione dopo il suo abbandono, ciò che ha consentito la conservazione dell’impianto urbano rimasto perfettamente riconoscibile. Il filmato ripercorre le tappe della storia della città, che, insieme a Spina, Mantova e, naturalmente, Felsina, la princeps etruriae, fu un importante centro dell’Etruria Padana.
L’ultima giornata, domenica 22 novembre 2015, si apre alle 15.15 con la proiezione del documentario “Un secolo di cinema e archeologia. Da Howard Carter a Indiana Jones”, per la regia di Massimo Becattini (30’) che cura anche l’introduzione: l’avventura archeologica del Novecento attraverso I documenti cinematografici (spesso inediti) delle scoperte più importanti e l’influenza sui generi del cinema di finzione. Partendo dal filmato originale della scoperta della tomba di Tutankhamon ad opera di Carter nel 1922, e dai suoi epigoni di finzione, vengono esplorati i primi documenti archeologici di quegli anni, dall’Egitto all’Estremo Oriente. Segue alle 16.15 il documentario “Verona città aperta” di Marcello Peres (40’), introdotto da Erika Vecchietti, archeologa dell’università di Bologna. Utilizzando un linguaggio più tecnico che televisivo, riprese aeree ed animazioni a mano libera, il documentario abbraccia le evidenze monumentali romane più universalmente riconosciute (l’Arena di Verona, il Teatro Romano, il Ponte Pietra, l’Arco dei Gavi e le porte monumentali) completando la comprensione organica di questa fase storica con uno sguardo inedito alla Verona sotterranea. Dopo l’intervallo, alle 18, il giornalista Graziano Tavan con una conversazione dal titolo “Palmira, da Zenobia all’Isis” introduce l’eccezionale instant movie del regosta veneziano Alberto Castellani “Khaled Asaad: quel giorno a Palmira. Memoria di un viaggio e un incontro” (vedi https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2015/10/06/aperta-la-xxvi-rassegna-internazionale-del-cinema-archeologico-di-rovereto-nel-nome-di-khaled-asaad-larcheologo-di-palmira-decapitato-dallisis-e-sabato-instant-movie/) documento-omaggio all’ex direttore del sito archeologico di Palmira, patrimonio dell’UNESCO, trucidato dall’Isis.
L’avventura di Giancarlo Ligabue, l’eccezionale coraggio di Khaled Asaad a Palmira, le distruzioni in Mesopotamia dalla guerra del Golfo all’Isis: così chiude alla grande la XXVI rassegna del cinema archeologico di Rovereto

La rassegna del cinema archeologico di Rovereto è un omaggio a Giancarlo Ligabue fondatore e anima del Centro studi e ricerche Ligabue di Venezia
La straordinaria avventura di Giancarlo Ligabue, gli effetti della guerra in Mesopotamia e un’eccezionale intervista a Khaled Asaad, il direttore di Palmira decapitato in agosto dalla furia dei miliziani di Isis sono il piatto forte di sabato 10 ottobre 2015, giornata conclusiva della XXVI rassegna internazionale del cinema archeologico di Rovereto. Ad aprire il calendario delle proiezioni pomeridiane “Il meteorite di Saaremaa” di Maurizia Giusti, in arte Siusi Blady, che percorre un’ipotesi affascinante: che i miti baltici abbiano influenzato anche i miti del Mediterraneo. “L’età del Bronzo del Baltico”, spiega, “è più antica di quella del Mediterraneo, e la traccia lasciata dalle sepolture lungo i fiumi ci fa pensare che questi popoli passassero da lì”. Insomma “L’Odissea e l’Iliade potrebbero avere origine Baltica”. Quindi due film dagli archivi del Centro studi e ricerche Ligabue, “Nelle steppe di Gengis Khan” (spedizione sulle piste seguite da Gengis Khan nel XIII secolo) e “I segreti del Karakoum” (la ricerca di una città inghiottita dalle sabbie del deserto del Turkmenistan cinquemila anni fa), introducono l’incontro delle 18 su “L’avventura di Giancarlo Ligabue. Una grande passione per la scienza” con due profondi conoscitori dell’imprenditore-archeologo-esploratore-paleoantropologo, Davide Domenici e Adriano Favaro. L’evento sarà ripreso dall’équipe televisiva di Controcampo.

All’archeologo Khaled Asaad, decapitato dall’Isis, è dedicata la XXVI rassegna internazionale del cinema archeologico
Particolarmente ricco anche il programma della serata a fare da cornice alla tradizionale cerimonia di premiazione del film scelto dal pubblico e soprattutto del film vincitore del XII premio “Paolo Orsi” indicato da una qualificata giuria internazionale. Si inizia con la proiezione del film di Lucio rosa “Bambinga, piccoli uomini della foresta” dedicata ai pigmei che abitano la foresta equatoriale africana, superstiti testimoni di epoche antichissime, oggi costretti a un violento impatto con altre civiltà. E poi “Khaled Asaad, quel giorno a Palmira”, un instant movie di Alberto Castellani che ha recuperato un’intervista straordinaria all’ex direttore del sito Unesco di Palmira realizzata nel 2004 cui questa edizione della Rassegna dedica un particolare omaggio. E infine “Iraq”, proposta del servizio cinematografico realizzato per il Centro produzione Rai di Napoli dal giornalista Luigi Necco: i monumenti della Mesopotamia com’erano e come sono ora, dopo le sistematiche distruzioni attuate dall’Isis. Il drammatico confronto è reso possibile dal servizio di Luigi Necco, che subito dopo la prima guerra del Golfo ha percorso tutto il Paese, da Ur a Mossul, per verificare quali danni avessero subito i monumenti della Mezzaluna fertile. Erano quasi tutti intatti: oggi Nimrud, la capitale degli Assiri scavata da Max Mallowan e Agata Christie non esiste più. Per la prima volta visibili i reperti di Aleppo e Damasco sfuggiti alla distruzione perché nascosti in luoghi segreti.
Aperta la XXVI Rassegna internazionale del cinema archeologico di Rovereto nel nome di Khaled Asaad, l’archeologo di Palmira decapitato dall’Isis. E sabato “instant movie” di Alberto Castellani con il ricordo personale di Asaad in un’intervista del 2004

All’archeologo Khaled Asaad, decapitato dall’Isis, è dedicata la XXVI rassegna internazionale del cinema archeologico
La XXVI rassegna internazionale del cinema archeologico di Rovereto, dal 6 al 10 ottobre 2015, nel nome di Khaled Asaad, l’archeologo di Palmira “la cui morte e sacrificio – ricorda Dario Di Blasi, direttore della rassegna – hanno dimostrato che la cultura non può coesistere con la guerra e che al tempo stesso è la premessa necessaria per la pace”. Ma non è tutto. Sabato 10 ottobre, durante la serata delle premiazioni dei film in concorso, ci sarà un omaggio ad Asaad con un “instant movie” del regista veneziano Alberto Castellani, che dieci anni fa aveva avuto l’onore di intervistarlo. Era il 18 agosto 2015 quando Khaled al-Asaad è stato ucciso a Palmira dopo aver difeso fino all’ultimo dalla furia dell’Is il sito archeologico, patrimonio dell’Unesco, decapitato dai jihadisti per non aver rivelato il nascondiglio di alcuni inestimabili reperti romani. E ora una petizione tutta italiana sulla piattaforma Change.org chiede la candidatura postuma al Nobel per la Pace di Khaled Asaad. A lanciare l’appello, sottoscritto finora da oltre 12500 utenti in soli 4 giorni, è Anna Murmura, che nella lettera indirizzata al Comitato per i Nobel e alle Accademie di Archeologia e Cultura classica ha chiesto che “l’anno prossimo in febbraio venga proposta la candidatura al Nobel per la pace alla memoria per Khaled Asaad, l’archeologo di Palmira morto per difendere i nostri beni culturali dalle onde barbariche e la cultura classica a cui dobbiamo molto. Difendere la cultura – conclude – vuol dire difendere la pace, la guerra e l’odio nascono dall’ignoranza. Khaled Asaad è un eroe di cui il mondo ha parlato e parla poco. Onore al grande archeologo e al grande uomo”. La petizione è stata sottoscritta anche da Di Blasi. “Ho firmato l’appello che mi è arrivato dal Perù tramite facebook da Giuseppe Orefici, archeologo italiano in sud-america, per assegnare il premio Nobel per la pace a Khaled Asaad. I social network possono essere utili”.

Il poster ufficiale della XXVI Rassegna internazionale del Cinema archeologico di Rovereto dal 6 al 10 ottobre 2015
Brilla sulla XXVI Rassegna Internazionale del Cinema Archeologico di Rovereto la medaglia assegnata dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, recapitata alla Fondazione Museo Civico di Rovereto alla vigilia della rassegna consacrata quest’anno al dibattito, quanto mai attuale, sul passato e sul presente della culla della civiltà. Il programma cinematografico e di conversazioni della XXVI edizione della Rassegna non si discosta da questo intento e offre un menu ricchissimo di quasi cento film e una decina d’incontri con protagonisti della ricerca archeologica, con la collaborazione preziosa del Centro Studi Ligabue e del Documentary & Experimental Film Center di Tehran che organizza annualmente una delle più importanti manifestazioni di documentari internazionali, ovvero Cinema Veritè. Novità di quest’anno, l’introduzione di una menzione speciale assegnata da un gruppo di Archeoblogger e l’assegnazione del premio speciale Cinem.A.Mo.Re (la Rassegna che promuove Religion Today Filmfestival, Rassegna Internazionale del Cinema Archeologico e Trento Film Festival). Tra gli appuntamenti in cartellone, Di Blasi ricorda quelli del paesaggio preistorico delle nostre Dolomiti, l’Avventura dei primi uomini in Australia, i misteriosi obelischi in territorio curdo in Turchia, l’eccitante ricerca di un importante personaggio della corte di Hat-shep-sut, primo faraone donna, la ricostruzione della storia della Nike di Samotracia, la principale icona del Louvre parigino, la riscoperta della Verona romana nel suo impianto urbano e la ricostruzione grafica della sua complessa stratificazione archeologica, la storia e anche l’etnografia di tanti siti e luoghi dell’Iran attuale e dell’antica Persia, le splendide immagini di un vero e proprio museo all’aria aperta come quello del territorio del Mustang tibetano, robot sottomarini per scoprire antichi naufragi là dove l’uomo non potrà arrivare, la meravigliosa arte dei tappeti di Bijar e Tabriz, la scoperta dei popoli che abitarono Angkor e che forse ne furono gli artefici, un intrigo nella Bibbia che ci fa sospettare un Gesù sposato, un viaggio nelle varie forme di scrittura nell’antico Egitto, e ancora la provocazione: l’Iliade e l’Odissea possono aver avuto origine nei miti baltici e non in quelli mediterranei? Quanti misteri, quante scoperte e purtroppo quanta barbarie contro l’uomo e le tante sue realizzazioni e culture come in Iraq e in Siria. Quanta leggerezza, dimenticanza e disattenzione verso popoli che stanno per scomparire come i pigmei Babinga o i cavernicoli Tau’t Bato delle Filippine documentati da Giancarlo Ligabue. Partecipiamo quindi per combattere l’ignoranza, l’intolleranza e la barbarie, per la cultura e per la pace in ricordo di Khaled Asaad trucidato a Palmira per difendere l’uomo e la civiltà”.
E così arriviamo alla serata finale con il ricordo di Khaled Asaad nelle immagini che Alberto Castellani ha recuperato nei suoi archivi, tra ricordi ed emozioni di quell’incontro e di quella visita speciale di Palmira. “Il mio film – spiega Castellani – è un saluto di addio a un uomo di 82 anni che, presago dello scempio del Califfato Islamico, era riuscito a nascondere negli ultimi mesi in un luogo sicuro centinaia di statue. Prima che gli uomini della morte conquistassero la “sposa del deserto” e ne trucidassero il suo più fedele custode”. L’incontro con Asaad risale al 2004. “Si stavano levando i primi raggi del sole – ricorda il regista veneziano – quando Palmira ci apparve all’improvviso giù a valle in tutta la sua estensione. L’incontro con il professor Asaad era fissato per il primo pomeriggio: quindi avevamo tutto il tempo per ammirarla in quella magica versione di luce”. La visita alle rovine non era vincolata da orari . Il tempio di Baal invece era aperto dalle 8 alle 13 e dalle 16 alle 19 con qualche riduzione in certi periodi dell’anno, in particolare durante il Ramadan. All’interno del museo era vietato fumare e toccare gli oggetti. “Ed è qui che il prof Khaled Asaad è stato ucciso dopo il tramonto con un coltello, davanti alla folla, dopo un mese di prigionia nelle mani degli estremisti dell’Isis”.
“Il destino di Palmira – ci raccontò il coraggioso direttore del sito Unesco – è quello di proporci testimonianze lungo un periodo di civiltà lungo più di 300 anni. Un autentico faro di civiltà nel contesto del mondo di allora. La sua arte non è però un miscuglio tra occidente ed oriente, una imitazione, per quanto raffinata. L’arte palmirena propone una rielaborazione che introduce ad uno stile assolutamente originale, personale. Un’arte in grado di affermare una identità locale, nel più vasto contesto del mondo orientale. Nell’accommiatarci gli proponemmo alcune immagini da noi girate a Maloula il piccolo villaggio cristiano della Siria che insieme ad altri due paesi vicini, è il luogo in cui viene ancora parlata la lingua aramaica, quella di Gesù. Asaad non ebbe alcuna esitazione. Ci mostrò una lapide e cominciò a leggere ad alta voce. Quel suono antico non lo ho mai dimenticato”. Poi, accomiatandosi, il professore invitò il regista e tutta la troupe a visitare il tempio di Baal, abbastanza vicino. “Ricordo allora di aver goduto, assieme ai miei compagni, di un privilegio inatteso: quello di essere gli unici visitatori. E di provare quasi una ebbrezza nel non condividere con nessuno i propilei, il recinto sacro, il portico, l’ampio cortile interno del tempio. Impossibile allora immaginare – conclude Castellani – che dieci anni più tardi una vampata di fuoco, fumo e polvere avrebbe distrutto quel tempio”.
Sulle tracce di Maria e Giuseppe da Nazareth a Betlemme: nuovo ambizioso progetto tra archeologia biblica e storia del regista veneziano Alberto Castellani per un film in due puntate

Maria e Giuseppe in viaggio verso Betlemme: il regista Alberto Castellani ne seguirà le orme per un nuovo film “Storia di Myriam e Yoseph: in cammino nella terra dei Padri”
Scrive l’evangelista Luca: “Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. Anche Giuseppe che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide , chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa , che era incinta”. Tutto è iniziato da queste poche parole, spiega Alberto Castellani, il regista veneziano in partenza l’8 luglio per Israele e la Palestina, con un nuovo ambizioso progetto: seguire il viaggio di Maria e Giuseppe da Nazaret a Betlemme. “In questa laconicità di informazione sta proprio il fascino della mia ricerca che ho voluto sviluppare in fase di sceneggiatura e che intendo ora sperimentare direttamente sul territorio”. Due settimane di riprese, un gruppo di lavoro collaudato, il sostegno della Cei (Conferenza episcopale italiana) e dell’ambasciata di Palestina a Roma, la consulenza di professori di grande valenza, come Pietro Kaswalder, SBF Jerusalem (scomparso recentemente) e Danilo Mazzoleni , PIAC Pontificio Istituto di Archeologia, e il contributo di esperti del calibro del biblista il card. Gianfranco Ravasi, di Alberto Bobbio di Famiglia Cristiana e dell’egittologo Alberto Elli: ecco in sintesi il progetto del film “Storia di Myriam e Yoseph: in cammino nella terra dei Padri”, programma che, nelle intenzioni di Castellani, dovrebbe essere suddiviso in due puntate da mandare in onda sul canale 28-TV 2000 e su un gruppo di emittenti europee e statunitensi. “Sarà un’indagine sul campo per cercare di dar voce al misterioso silenzio evangelico”.
Dopo aver seguito le orme dello svizzero Johann Ludwig Burckhardt che duecento anni fa scoprì Petra, la capitale dei Nabatei, in Giordania, da cui è scaturito il fortunato film “Sulla via di Petra” (https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2013/11/28/a-bologna-petra-inedita-nel-film-di-castellani/), ora il regista veneziano che da più di vent’anni rivolge la sua attenzione all’archeologia del Medio Oriente, cerca di indagare su quello che può ragionevolmente essere accaduto duemila anni fa in terra di Palestina quando una coppia di sposi , destinati ad entrare ben presto nella storia, si accinsero a compiere un viaggio che da Nazareth si sarebbe concluso a Betlemme. Ponendosi subito una domanda: quale via può aver percorso dalla Galilea verso Betlemme di Giuda, Giuseppe, della casa di Davide e la sua giovanissima sposa prossima al parto, allorché l’editto di Augusto ordinò il censimento delle genti di Palestina? A venire in “soccorso” di Castellani è stato Pietro Kaswalder, eminente studioso di geografia biblica, recentemente scomparso, che ha tracciato una ipotesi di lavoro: “Più che la Valle del Giordano, che si estendeva lungo la parte orientale della Palestina alla sinistra del fiume, o della romana Via Maris, tra la piana dello Sharon e la costa del Mediterraneo, plausibile è apparso il percorso della cosiddetta Via Centrale o della Montagna che nella tradizione dei primi pellegrini cristiani , ma non solo, era chiamata Strada della Fede o anche Via dei Patriarchi”. E su tale itinerario che Castellani e la sua troupe hanno deciso di orientare i loro passi programmando più di due settimane di presenza in Israele. Punto di partenza non poteva essere, ovviamente, che il villaggio di Nazareth.
È lo stesso Castellani a raccontarci come si muoverà sulle orme di Maria e Giuseppe. “Dopo una indagine accurata sui locali reperti archeologici custoditi nella Basilica della Annunciazione, sugli scavi della cosiddetta Casa di Giuseppe fino alla più recente scoperta archeologica sulla presunta Casa di Gesù, ci sposteremo lungo la valle di Esdrelon, percorrendola in gran parte. Qui toccheremo il villaggio di Taanich, che conserva il ricordo della biblica Deborah, giungendo successivamente a Jenin, l’antica Betulia nota per l’episodio di Giuditta ed Oloferne. Da qui a Dotan, località non lontana da Jenin, per rivivere sul crinale di un piccolo tell apparentemente anonimo il racconto dell’Antico Testamento di Giuseppe venduto dai fratelli”.
Sarà quindi la volta di Samaria/Sebaste in cui missioni archeologiche italiane, francesi ed israeliane stanno cercando di portare alla luce il passato di questa città attraverso una attività scavo e conservazione dei reperti fino ad ora rinvenuti . E poi la mitica Nablus , l’antica Neapolis della famiglia Flavia, e il rinnovarsi del ricordo di Giuseppe figura legata a tante storie della Bibbia e del Corano. “Mi auguro di poter documentare anche la sua tomba venerata in cui ancor oggi converge la popolazione locale per richieste di buon raccolto, di fertilità e di amore: questo soprattutto da parte delle donne”. A Nablus non mancherà una indagine sul sito di Tel Balata uno dei più importanti della Cisgiordania tra i biblici monti Ebal e Garizin e, se possibile , un contatto con la antichissima comunità Samaritana. “La vicina Shiloh, la città di Giosué e dell’Arca dell’Alleanza – continua -, ci propone uno dei luoghi più emozionanti del mondo ebraico e della sua fede millenaria, già attivo, prima della costruzione del Santuario di Gerusalemme”. Tappa obbligata l’altopiano sassoso di Bethel dove, secondo tradizione, Abramo piantò le sue tende ed eresse un altare e Giacobbe uno dei tre padri del popolo ebraico, ebbe il misterioso sogno su una discendenza destinata a diffondersi “ come polvere della terra” ( Gn 28,14). Pochi chilometri ed ecco la attuale capitale dello stato palestinese, la moderna Ramallah e la vicina Tell en Nasbeh con il ricordo del profeta Samuele e la testimonianza dei risultati delle missioni archeologiche statunitensi che hanno portato alla luce una imponente raccolta di documenti dal calcolitico all’età del ferro fino alle indagini accurate operate verso la metà del secolo scorso dal francescano padre Bagatti. “Infine ecco una Gerusalemme insolita, quasi nascosta: la valle della Geenna, le mitiche piscine di Salomone, l’ eccezionale testimonianza delle preziose lamine di Ketef Hinom, oggi conservate all’Israel Museum. Una certificazione incisa con caratteri paleo ebraici e scritta attorno al 600 prima di Cristo, conferma della fondatezza e della esistenza del testo biblico quattrocento anni prima della scoperta dei rotoli nelle grotte di Qumram nel Mar Morto”.
Con il sito di Kathisma, sul crinale dell’ultima collina alla periferia di Gerusalemme, che fa riferimento ad una sosta richiesta da Maria ormai prossima al parto e la documentazione di ciò che resta, a detta degli archeologici israeliani, di una chiesa che doveva essere addirittura più bella e maestosa di quella del Santo Sepolcro costruita al tempo di Costantino , l’itinerario si conclude nell’ormai vicina Betlemme. “E anche qui sarà l’archeologia ad aiutarci per dare spessore storico ad un evento ed a una sua localizzazione tuttora dibattuta. Dietro solitarie pietre di vallate deserte, dietro eventi ancestrali che soltanto la toponomastica di villaggi sperduti o addirittura scomparsi è ancora in grado di richiamare – conclude Castellani -, cercherò di offrire lo spaccato di un mondo che di lì a poco si sarebbe aperto al cristianesimo prima che secoli di storia, di sovrapposizioni o di leggende nascondessero in parte l’ immagine autentica di una terra che i piedi di Gesù, di lì a poco avrebbero cominciato a percorrere. Per rivivere idealmente quel lontano cammino che mi condurrà verso quella debole luce che appena rischiara una grotta dove ogni giorno sostano in preghiera migliaia di fedeli”.
“Cibo e archeologia”: a Milano giornata dedicata al Vicino Oriente dall’epopea dell’ulivo in Palestina alla via delle spezie tra Roma e l’Oriente, ai mosaici di Giordania. Contributi da esperti di cinque università italiane. Castellani porta il film “Sulla via di Petra”

Alla Biblioteca Ambrosiana di Milano la “Giornata di Archeologia e Storia del Vicino e Medio Oriente” dedicata a “Cibo e archeologia”
“Cibo e archeologia”: proprio mentre all’Expo Milano 2015 si discute e approfondisce il tema “Nutrire il pianeta, energia della vita” guardando ai problemi alimentari di oggi e a come risolverli per il futuro, la rivista Terrasanta organizza – proprio con il patrocinio di Expo 2015 – per sabato 9 maggio alla Biblioteca Ambrosiana di Milano la “Giornata di Archeologia e Storia del Vicino e Medio Oriente”, promossa da Fondazione Terra Santa, Biblioteca Ambrosiana e Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme sul tema “Cibo e archeologia”. Un’intera giornata dedicata all’archeologia e alla storia del Vicino Oriente, con un filo conduttore: il cibo. Dall’epopea dell’ulivo in Palestina, alle vie delle spezie che collegavano Roma e l’Oriente, senza dimenticare le rappresentazioni di frutti della terra e cacciagione che costellano i mosaici bizantini della Giordania. Ma anche un’occasione per denunciare lo scempio dei siti archeologici che sta avvenendo in Medio Oriente a causa delle distruzioni operate dai terroristi del sedicente Stato islamico e dai conflitti in corso in Siria e in Iraq. La partecipazione è gratuita ma è necessaria l’iscrizione. Per prenotazioni e informazioni: ufficiostampa@terrasanta.net, tel. 02 34592679.
Intenso il programma della giornata scandita dagli interventi di professori universitari provenienti da cinque atenei: l’Università degli Studi e la Cattolica di Milano, L’Orientale di Napoli, l’Università Ca’ Foscari di Venezia e lo Studium Biblicum di Gerusalemme. Si inizia alle 9.30, saluti e introduzione; 10, prof. Giovanni Gianfrate su “L’olio della vita. L’epopea millenaria dell’ulivo in Palestina”; 10.30, prof.ssa Maria Teresa Grassi, Università degli Studi di Milano, su “Dall’Oriente a Roma: le vie delle spezie”; 11, prof. Emanuele Ciampini, Università Ca’ Foscari, Venezia, su “Il cibo nella terra del Nilo: alcuni aspetti dalla cultura alimentare nell’antico Egitto”; 11.30, prof. Gianantonio Urbani, Studium Biblicum Franciscanum, Gerusalemme, su “Cibo, feste, lavoro: vita quotidiana a Nain, villaggio di Galilea del I sec. d.C”; 12, prof.ssa Elena Lea Bartolini De Angeli, Ist. Superiore di Scienze Religiose, Milano, su “Le offerte sacrificali nel Tempio di Gerusalemme: il cibo di Dio e la convivialità umano-divina”; 12.30, Video omaggio a fra Pietro Kaswalder (Christian Media Center di Gerusalemme); 14, “Sulla via di Petra” film di Alberto Castellani (vedi archeologiavocidalpassato https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2013/11/28/a-bologna-petra-inedita-nel-film-di-castellani/), a cura della Rassegna Internazionale del Cinema Archeologico di Rovereto; 15, Carla Benelli, ATS, Custodia di Terra Santa, su “Frutti della terra e fauna nei mosaici bizantini di Giordania e Palestina”; 15.30, prof.ssa Claudia Perassi e dott. Alessandro Bona, Università Cattolica di Milano, su “Cibo e acqua in una città carovaniera. I dati della ‘tariffa di Palmira’”; 16, Presentazione Festival Biblico 2015 e Linfa dell’ulivo; 16.15, prof. Alessandro Cavicchia, Studium Biblicum Franciscanum, Gerusalemme, presenta il libro “Il Liber Annuus LXIV – 2014”; 16.45, prof. Giovanni Canova, Università di Napoli “L’Orientale”, su “Il pane e la sua preparazione in Egitto meridionale”; 17.15 prof. Paolo Nicelli, Biblioteca Ambrosiana, su “Il codice Ms. Arabo A 125 inf. – Al-Muhtār bin Hasan Ibn Butlān, Risālat Da‛wat al-atibba’ (Il Simposio dei medici), sec. XIII”.

La ricerca archeologica e la salvaguardia del patrimonio culturale deve fare i conti con le guerre: qui siamo in Siria
Maria Teresa Grassi, docente di archeologia all’Università statale di Milano, tra i partecipanti alla Giornata di studio, ben rappresenta i due momenti dell’incontro: l’approfondimento sul cibo, affrontando il tema “Dall’Oriente a Roma: le vie delle spezie”; e l’archeologia in guerra, portando la sua esperienza come co-direttore, per quattro anni, della missione archeologica italiano-siriana a Palmira, interrotta dal conflitto. “Il sito di Palmira – spiega – forse è stato risparmiato in parte dalle distruzioni grazie alla sua natura di oasi circondata dal deserto. Ci sono altri famosi siti, come Dura Europos e Apamea, che le foto satellitari mostrano largamente distrutte: “irrimediabilmente perdute”, come si è espressa una archeologa francese. Il nostro pensiero va ai tanti operai che lavoravano alla missione archeologica e alla popolazione che viveva di queste ricerche oltre che del turismo. Il sito web del Progetto Palmira che continuiamo a curare è il nostro modo per continuare a stare loro vicini e immaginare di poter tornare presto a parlare della Siria in modo diverso dalla guerra”. Ma poi si parlerà – come si diceva- soprattutto di cibo: dall’ulivo in Palestina, alle vie delle spezie. “Oggi il sapore del pepe per noi è normale, ma probabilmente deve essere sembrato molto strano a chi, venendo dal mondo romano, lo ha assaggiato la prima volta”, assicura. “Il pepe racconta una storia di rapporti a lungo raggio dell’impero romano e dell’Occidente che va oltre il Mediterraneo, il Mare nostrum. Il pepe, arrivato a Roma in età repubblicana, era prodotto esclusivamente sulla costa sud occidentale dell’India e i romani ne importavano grandi quantità, perché ne facevano un uso amplissimo in cucina non solo per vivacizzare i sapori, ma anche per conservare i cibi. C’è un un famoso trattato di cucina ad opera di Apicio – “De re coquinaria”, L’arte culinaria – nel quale il pepe compare in quasi in tutte le salse. Non per niente il direttore del British Museum, Neil MacGregor nel libro “La storia del mondo in 100 oggetti”, tra i pochissimi oggetti scelti per raccontare la storia di Roma ha segnalato la pepaiola del tesoro di Hoxne, contenitore in argento per il pepe. Le vie lungo le quali sono state commerciate le spezie e il pepe hanno determinato il sorgere e il decadere di importanti città carovaniere, come Palmira in Siria, nelle quali le grandi ricchezze accumulate in virtù dei commerci hanno incoraggiato ambizioni imperiali nonostante si trattasse di un piccolo centro nel deserto uguale a tanti altri”.
Pellegrini “Sulle vie della fede”: in occasione del viaggio-pellegrinaggio di Papa Francesco in Terra Santa su Tv 2000 il documentario di Alberto Castellani tra storia, tradizione, archeologia e spiritualità
Pellegrini “Sulle vie della fede”. Oggi come ieri. Così nel giorno che Papa Francesco inizia il suo “storico” viaggio in Terra Santa tra Giordania Palestina e Israele, il canale satellitare TV 2000 propone questa sera (sabato 24) e domani sera (domenica 25) alle 21 la serie di documentari “Sulla via della fede”, appunto, prodotta dal regista veneziano Alberto Castellani, attivo nel settore della comunicazione audiovisiva, con particolari interessi su tematiche storiche, archeologiche e multiconfessionali. “Sta scritto – spiega il regista – che ci sono gesti dell’uomo che, in un variare di forme, si ripetono. Testimoniano qualche cosa che perdura, che segna indelebilmente l’ambiente: qualcosa di affermato, sostenuto e trasmesso di generazione in generazione come patrimonio irrinunciabile. Ad essi l’uomo non rinuncia. Perché in essi l’uomo riesce a comprendere sé stesso e vede svelato e realizzato il significato della sua esistenza. Tra questi “gesti” vi è il pellegrinaggio. Che è un viaggio, ma non un viaggio qualunque”. E proprio il viaggio di Papa Francesco ne è una prova tangibile.
“Sulle vie della fede” recupera la dimensione umana e religiosa del pellegrino di ieri e di oggi. È un viaggio percorso ai nostri giorni, per ritrovare lo spirito di ieri: un progetto di vita che attraversa la storia dell’uomo. L’occasione per riscoprire tracce di lontani itinerari, quel che resta di abbazie nascoste, di modesti luoghi di ristoro, di antichi ospedali, di semplici cappelle votive. Per prendere coscienza e idealmente condividere una quotidianità che il pellegrino di un tempo decideva di affrontare con un briciolo di follia. Un cammino quasi sempre ostile per ambienti avversi, variare di stagioni, esplodere di guerre e di epidemie, presenze di briganti o di feudatari dispotici. Vicende in cui possono convivere, come per ogni storia dell’uomo, gioie e dolori, disagi e gratificazioni, coraggio e debolezze, fede e credenze.
“Sulle vie della fede” diventa così un lungo racconto alla scoperta di un fenomeno che affonda le sue radici in quelle della storia più lontana a contatto con i pellegrinaggi dell’Egitto faraonico, della cultura mesopotamica, del popolo di Israele, dei misteri di Atene ed Eleusi, del mondo islamico e dell’estremo oriente, fino alle cronache dei primi pellegrini cristiani che cominciarono a frequentare, già nel terzo secolo, la terra di Palestina dove Gesù visse e svolse il suo ministero di predicazione e di amore. “Ho voluto comprendere – spiega Castellani – il desiderio di conoscenza che spinse la pellegrina Elena, madre dell’imperatore Costantino, a riscoprire i luoghi santi cristiani. Il perché, ad esempio, di quella sete di esperienza che indusse un’altra viaggiatrice, Egeria, ad attraversare le terre del Medio Oriente dal Sinai a Costantinopoli, a Gerusalemme”. Un “andare” destinato a diventare non più episodico ma fenomeno di massa vissuto dal pellegrino medievale.

Il regista Alberto Castellani con il film “Sulle vie della fede” ha ripercorso gli itinerari dei pellegrini
Castellani, per il suo programma, ha coinvolto un pool di esperti. Danilo Mazzoleni, decano del Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana in Roma, come consulente soprattutto del pellegrinaggio che ha come itinerario finale Roma. Marina Montesano, docente di Istituzioni medievali e Storia medievale alle università di Genova e S. Raffaele di Milano ha suggerito alla regia itinerari e luoghi che avevano come destinazione Gerusalemme e Santiago di Compostela. Don Gianmatteo Caputo, architetto e consulente per la Cei dell’Ufficio Nazionale dei Beni Culturali nonché direttore Museo Diocesano d’Arte Sacra di Venezia, ha fornito il suo contributo soprattutto per quanto concerne il ruolo di Venezia, scalo fondamentale del pellegrinaggio medioevale. A questi consulenti si sono aggiunti poi i contributi di don Giorgio Maschio, della Facoltà Teologica del Triveneto, e di Maurizio del Maschio, studioso del dialogo interreligioso e conoscitore delle località della Terra Santa, anche quelle meno frequentate, che saranno visitate dalla troupe e di altri esperti appartenenti al mondo ebraico, islamico e dell’estremo oriente. “Roma, Venezia, Gerusalemme e più tardi Santiago di Compostela divengono così tappe codificate per il Cristiano itinerante”, conclude Castellani. “Un’esperienza mantenutasi nei secoli, testimoniata oggi da schiere di fedeli che con altri mezzi ma con simile spirito percorrono le stesse vie: le “vie della fede”, come suggerisce il titolo del programma.















































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