Egitto. Scoperta a Saqqara la tomba di Panehsy (periodo Ramesside, 1250 a.C.) e quattro cappelle funerarie dalla missione del museo Egizio di Torino, il ministero delle Antichità egiziano e il museo nazionale di Leiden. Greco: “Lo scavo permette la ricontestualizzazione archeologica di monumenti, rilievi e statue, giunti nelle collezioni europee nel XIX secolo”

La tomba di Panehsy (1250 a.C.) scoperta a Saqqara dalla missione internazionale del museo Egizio di Torino, del ministero delle Antichità egiziano e del museo nazionale di Leiden (foto museo egizio)

Lara Weiss (museo di Leiden) e Christian Greco (museo Egizio di Torino) a Saqqara nello scavo di Tomba di Panehsy (foto museo egizio)
La quinta e ultima settimana di scavo della missione congiunta del museo Egizio di Torino, del ministero egiziano del Turismo e delle Antichità e del museo delle Antichità di Leiden a Saqqara si è chiusa con l’annuncio di una importante scoperta: gli archeologi italiani, egiziani e olandesi hanno trovato una tomba di 3200 anni fa (primo periodo Ramesside, 1250 a.C.). Apparteneva a Panehsy, che era il responsabile del tempio dedicato al dio Amon. La spedizione archeologica, sotto la direzione del direttore dell’Egizio, Christian Greco, e della curatrice della Collezione Egiziana e Nubiana del Museo di Leiden, Lara Weiss, ha inoltre portato alla luce alcune cappelle funerarie, tra cui quella dell’artigiano Yuyu. La scoperta getta nuova luce sullo sviluppo della necropoli di Saqqara, nel periodo Ramesside. Saqqara è la necropoli della capitale dell’antico Egitto Menfi, che stando alla tradizione egizia fu fondata nel 3000 a.C. dal re Menes, il primo faraone dell’Egitto unito.

Christian Greco, direttore del museo Egizio di Torino, nello scavo di Saqqara (foto museo egizio)
“Lo scavo a Saqqara, iniziato nel 1975 dal Egypt Exploration Society e dal museo nazionale delle Antichità di Leiden”, spiega il direttore Greco, “è finalizzato alla ricontestualizzazione archeologica di monumenti, rilievi e statue, giunti nelle collezioni europee nel XIX secolo. Nel 2015 il museo Egizio è diventato partner della missione. L’archeologia oggi mira a ricostruire la biografia di questi oggetti, perché si possa meglio comprendere la storia economica e sociale dell’antico Egitto. Il ritrovamento della cappella di Yuyu ne è l’esempio plastico, in questo gli stipiti di porta provenienti da questo monumento e conservati oggi al Musée de Picardie ad Amiens possono essere finalmente compresi e contestualizzati”.

La tomba di Panehsy a Saqqara: ha la forma di un tempio, con un ingresso monumentale e una corte con portico colonnato (foto museo egizio)
La tomba di Panehsy ha la forma di un tempio, con un ingresso monumentale e una corte con portico colonnato al cui centro c’è un pozzo che dà accesso alle camere sepolcrali ipogee. Sul lato ovest la corte è chiusa da tre cappelle. Il complesso funerario di forma rettangolare, di 13,4 metri per 8,2 metri, confina a sud con la celebre tomba di Maya, alto funzionario, responsabile del tesoro del faraone Tutankhamon. I muri di mattoni crudi della struttura superiore della tomba di Paneshy sono ancora in piedi e raggiungono un’altezza di un metro e mezzo e sono decorati da ortostati, lastre di rivestimento in pietra calcarea, che mostrano rilievi colorati in cui si distinguono il proprietario della tomba Panehsy e sua moglie Baia, cantante di Amon, e diversi sacerdoti e portatori di offerte. Il nome di Panehsy significa il Nubiano, ma questo non necessariamente è una indicazione delle sue origini. Con l’aggiunto “da Menfi”, Panehsy vuole sottolineare il suo legame con questa città, un importante centro amministrativo e religioso al tempo in cui visse Panehsy, che quindi potrebbe essere nato lì.

Tomba di Panehsy a Saqqara: rilievo con la dea Hathor, rappresentata nella sua tipica iconografica di mucca che esce dalla montagna (foto museo egizio)

Tomba di Panehsy a Saqqara: pulizia dei rilievi (foto museo egizio)
Il nome Panehsy era relativamente comune a quel tempo, ma questo specifico responsabile del tempio che veniva da Menfi era sconosciuto agli studiosi fino ad oggi. La rappresentazione più bella di Panehsy è quella in cui è impegnato ad adorare la dea Hathor, rappresentata nella sua tipica iconografica di mucca che esce dalla montagna. Al di sotto, Panehsy e sua moglie Baia siedono insieme davanti ad una tavola. Un uomo calvo con una pelle di leopardo che gli cinge le spalle si trova di fronte alla coppia deceduta. È il sacerdote che si occupa del culto funerario dei defunti. Lui versa una libagione d’acqua. Il testo in geroglifico identifica il sacerdote come Piay, lo scriba della tavola sacrificale e forse il secondo di Panehsy. Il titolo suggerisce che Piay fosse subordinato al proprietario della tomba Panehsy. Non era così strano che Piay si occupasse del culto della morte del suo superiore, anche se idealmente questo compito spettava al figlio maggiore del defunto. Si può quindi ipotizzare che forse Panehsy non avesse figli.

L’area di scavo della missione italo-egizio-olandese a Saqqara vicino alla piramide di Djoser (foto museo egizio)

Lara Weiss (museo di Leiden) e Christian Greco (museo Egizio di Torino) nella missione di scavo a Saqqara (foto museo egizio)
A Est della tomba di Panehsy, gli archeologi italiani, egiziani e olandesi hanno scoperto quattro cappelle funerarie più piccole, una delle quali apparteneva a Yuyu, artigiano responsabile della produzione delle lamine d’oro presso il tesoro del faraone. La cappella di Yuyu misura solo 1 metro per un metro e 15 cm. Molto affascinanti le decorazioni e i dettagli della decorazione del muro. In questa cappella funeraria, quattro generazioni della famiglia di Yuyu erano rappresentate in splendidi rilievi colorati. Si vede il corteo funebre di Yuyu e il rituale dell’apertura della bocca, momento supremo del funerale, oltre alla venerazione della dea vacca hathorica e della barca del dio locale di Saqqara, Soqar. Un altro ritrovamento degno di nota nell’area est della tomba di Panehsy è una cappella, ancora anonima, con una rara rappresentazione del proprietario della tomba e della sua famiglia, il cui stile artistico potrebbe ispirarsi alle statue vicino alla tomba di Maya e Merit.
Tag:Antico Egitto, cappella di Yuyu a Saqqara, Christian Greco, dea Hathor, dio Amon, dio Soqar, Egypt Exploration Society, Lara Weiss, Menfi, ministry of Tourism and Antiquities, missione del museo Egizio a Saqqara, Musée de Picardie ad Amiens, museo Egizio di Torino, museo nazionale della Antichità di Leiden, necropoli di Saqqara, tomba di Maya, tomba di Panehsy a Saqqara, Tutankhamon
2 risposte a “Egitto. Scoperta a Saqqara la tomba di Panehsy (periodo Ramesside, 1250 a.C.) e quattro cappelle funerarie dalla missione del museo Egizio di Torino, il ministero delle Antichità egiziano e il museo nazionale di Leiden. Greco: “Lo scavo permette la ricontestualizzazione archeologica di monumenti, rilievi e statue, giunti nelle collezioni europee nel XIX secolo””
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Graziano Tavan, giornalista professionista, per quasi trent’anni caposervizio de Il Gazzettino di Venezia, per il quale ho curato centinaia di reportage, servizi e approfondimenti per le Pagine della Cultura su archeologia, storia e arte antica, ricerche di università e soprintendenze, mostre. Ho collaborato e/o collaboro con riviste specializzate come Archeologia Viva, Archeo, Pharaos, Veneto Archeologico. Curo l’archeoblog “archeologiavocidalpassato. News, curiosità, ricerche, luoghi, persone e personaggi” (con testi in italiano)
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