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Vicenza. Ultimi giorni per visitare, nella Basilica palladiana, la grande mostra “I creatori dell’Egitto eterno. Scribi, artigiani e operai al servizio del faraone”: gli orari. E mercoledì visita guidata per famiglie

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La mostra “I creatori dell’Egitto eterno” prorogata al 28 maggio 2023

Ultimi giorni per visitare a Vicenza, nella Basilica palladiana, la grande mostra “I creatori dell’Egitto eterno. Scribi, artigiani e operai al servizio del faraone”, ideata e promossa dal Comune di Vicenza e dal Museo Egizio, con il patrocinio della Regione Veneto e della Provincia di Vicenza, in collaborazione con il Centro Internazionale di Studi di Architettura Andrea Palladio e la Fondazione Teatro Comunale Città di Vicenza. La promozione e l’organizzazione sono curate da Marsilio Arte, che ne pubblica il catalogo. I partner dell’esposizione sono Intesa Sanpaolo e Gallerie d’Italia – Vicenza, Fondazione Giuseppe Roi, AGSM AIM, Confindustria Vicenza, LD72, Beltrame Group ed Euphidra. L’esposizione rimarrà allestita fino a domenica 28 maggio 2023 nel salone della Basilica palladiana e sarà aperta martedì 23, mercoledì 24 e giovedì 25 maggio 2023, dalle 10 alle 18, venerdì 26, sabato 27 e domenica 28 maggio 2023, dalle 10 alle 19. Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura.

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Visite guidate per famiglie in basilica palladiana alla mostra “I creatori dell’Egitto eterno” (foto comune di vi)

Mercoledì 24 maggio 2023, alle 17, è in programma una visita guidata a partenza fissa per famiglie che durerà 60 minuti. I posti sono limitati (al massimo 25 persone), pertanto è consigliata la prenotazione online sia del biglietto per la mostra sia della visita guidata. Il costo della visita è di 6 euro a cui aggiungere il costo del biglietto d’ingresso alla mostra. I visitatori dovranno presentarsi all’ingresso 10 minuti prima dell’inizio della visita.

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Il faraone Ramses II tra il dio Amon e la dea Mut, gruppo in granito dal tempio di Amon a Karnak (XIX dinastia, regno di Ramses II, 1279-1213 a.C.), conservato al museo Egizio di Torino (foto graziano tavan)

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Il ricco bookshop della mostra “I creatori dell’Egitto eterno” (foto comune di vi)

Il percorso espositivo presenta 180 reperti, 160 provenienti dalle collezioni del Museo Egizio e 20 dal Louvre di Parigi: statue, sarcofagi, papiri, bassorilievi, stele scolpite e dipinte, anfore, amuleti e strumenti musicali permettono di ricostruire la vita quotidiana degli abitanti di Deir el-Medina. Tra i tesori esposti a Vicenza c’è anche il sarcofago antropoide di Khonsuirdis e il corredo della regina Nefertari, ritornato in Italia dopo diversi anni di tour all’estero, in prestito a musei ed enti internazionali. Ai reperti originali si uniscono alcuni contenuti multimediali, che senza sostituirsi all’imprescindibilità della cultura materiale, ampliano, come una sorta di “doppio digitale”, le informazioni e le conoscenze che gli oggetti stessi ci tramandano.

Torino. Al Salone internazionale del Libro il direttore del museo Egizio Christian Greco presenta il suo nuovo libro “Alla ricerca di Tutankhamun”. Modera Massimo Sideri, editorialista del Corriere della Sera

torino_egizio_salone-del-libro_libro-alla-ricerca-di-tutankhamun_di-christian-greco_presentazione_locandinaSecondo incontro del museo Egizio di Torino con il Salone internazionale del Libro. E protagonista è lo stesso direttore Christian Greco per raccontare la storia della scoperta che nel 1922 rivoluzionò gli studi sull’antico Egitto: la tomba del faraone Tutankhamon. Appuntamento sabato 19 maggio 2023, alle 16, in Sala Blu (padiglione 2) del Salone del libro di Torino, per la presentazione del libro “Alla ricerca di Tutankhamun” di Christian Greco in dialogo con Massimo Sideri, editorialista Corriere della Sera. Quando nel novembre 1922 Howard Carter entra nella tomba del faraone Tutankhamon, la soglia che varca non è solo fisica. Grazie a quella scoperta, che annulla la distanza temporale tra l’Antico Egitto e l’era delle missioni archeologiche, il nome di Tutankhamon torna ad essere pronunciato dopo tremila anni. Verificando, infatti, le credenze religiose in base alle quali è stato concepito, la tomba di Tutankhamon ha garantito al faraone una seconda vita, come simbolo dell’intera civiltà egizia. Come è stato possibile? Con il suo nuovo libro, Christian Greco accompagna i lettori in un affascinante viaggio che inizia con la riforma religiosa del faraone “eretico” Akhenaton ed esplora i grandi misteri legati a Tutankhamon – dai suoi antenati alle cause della morte – fino a indagare l’impatto che i favolosi oggetti rinvenuti nella tomba hanno avuto sull’immaginario contemporaneo. Al centro, gli incredibili eventi che portarono Howard Carter alla scoperta della tomba, l’opera archeologica grazie alla quale gli oggetti diventano reperti, il ruolo dei mass media e della politica, l’impatto che questa scoperta ha avuto su tutto il Novecento.

Torino. Al museo Egizio l’egittologa Isabelle Régen parlerà di “Recent Work in the Monumental Tomb of Padiamenope (TT 33)”. Conferenza, in presenza e on line, in collaborazione con Acme

torino_egizio_conferenza-Recent-Work-in-the-Monumental-Tomb-of-Padiamenope_Isabelle-Régen_locandinaLa tomba del sacerdote Padiamenope è una delle circa quindici “biblioteche in pietra” monumentali appartenenti a un’élite tebana sepolta durante i periodi Kushite e Saite nella necropoli di Asasif (floruit di Padiamenope: ca. 680-660 a.C.). All’interno di questa piccola comunità elitaria, la tomba TT 33 è spesso considerata la più massiccia e ostentata illustrazione della costruzione dell’identità commemorativa del defunto. Della tomba TT33 parla l’egittologa Isabelle Régen nella conferenza “Recent Work in the Monumental Tomb of Padiamenope (TT 33)”, martedì 16 maggio 2023, alle 18, nella sala conferenze del museo Egizio di Torino, nuovo appuntamento con le conferenze organizzate con l’Associazione ACME, Amici e Collaboratori del Museo Egizio. Introduce Christian Greco, direttore del museo Egizio. L’ingresso è libero fino a esaurimento posti. Conferenza in lingua inglese con traduzione simultanea in italiano per il solo pubblico in sala (fino a esaurimento scorte). La conferenza sarà trasmessa anche in streaming sulla pagina Facebook e sul canale YouTube del museo Egizio. Creata nel 2004, la Missione Francese nella Tomba di Padiamenope (TT 33) ha come obiettivo iniziale la copiatura, la redazione e lo studio dei testi di questo gigantesco monumento, che comprende oltre 2600 m2 di pareti decorate. La missione epigrafica è stata avviata nel 2006, in seguito all’inventario, alla fotografia e alla rimozione nel 2004-2005 delle antichità conservate nel “Magazzino” 33. Dal 2017, alla missione di studio dei testi si è aggiunta una missione di conservazione e restauro.

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L’egittologa Isabelle Régen

Isabelle Régen (Ph.D., Montpellier 2002) è egittologa ed ex membro scientifico dell’IFAO del Cairo (Istituto francese di archeologia orientale, 2003-2007). I suoi interessi di ricerca comprendono in particolare l’antica religione funeraria egizia (lessicografia, rituali e testi). È co-direttrice della missione epigrafica francese nella tomba di Padiamenope (Petamenophis, TT 33, Din. XXV-XXVI), dove lavora dalla creazione della missione nel 2004 (équipe congiunta dell’IFAO, delle università di Strasburgo e Montpellier (UMR 5140-ASM), con il sostegno del Fonds Khéops pour l’Archéologie, Parigi). È responsabile dell’editio princeps di due libri del mondo sotterraneo TT 33 (Amduat e Book of the Gates).

Vicenza. A Palazzo Chiericati “L’egittologo risponde!”: Corinna Rossi, curatrice della mostra “I creatori dell’Egitto eterno. Scribi, artigiani e operai al servizio del faraone” sarà a disposizione per rispondere alle domande e curiosità del pubblico

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L’egittologa Corinna Rossi risponde alle curiosità del pubblico (foto marsilio arte)

vicenza_chiericati_conferenza-l-egittologo-risponde_corinna-rossi_appuntamento_foto-marsilio-arteHai qualche curiosità sulla civiltà dei faraoni? L’Antico Egitto ti ha sempre affascinato e ti piacerebbe approfondire con un esperto? Ora c’è l’occasione con “L’egittologo risponde!”: a Palazzo Chiericati di Vicenza sabato 13 maggio 2023, dalle 15.30 alle 17.30, Corinna Rossi, curatrice della mostra “I creatori dell’Egitto eterno. Scribi, artigiani e operai al servizio del faraone” sarà a disposizione per rispondere alle domande e curiosità del pubblico. Si tratta di un nuovo appuntamento collaterale all’esposizione che si può visitare in Basilica palladiana fino al 28 maggio 2023. Nei mesi di apertura sono stati programmati appuntamenti tematici che hanno visto coinvolti i quattro curatori della mostra: oltre a Rossi, il direttore del museo Egizio di Torino Christian Greco, Cédric Gobeil e Paolo Marini, egittologi e curatori del museo Egizio. Corinna Rossi, professoressa di Egittologia del Politecnico di Milano, Unità EIDOLONLab, Sistema Laboratori ABCLab, Dipartimento ABC, darà risposte in merito a curiosità relative all’antico Egitto emerse a seguito della visita alla mostra, osservando gli oggetti esposti. Sarà disponibile anche per approfondimenti su altri temi come per esempio sulla costruzione delle piramidi o su come scrivevano e contavano gli antichi egizi. L’evento è pensato anche per un pubblico giovane, per bambini e ragazzini che rimangono solitamente affascinati da questa lontana civiltà. Ingresso libero fino ad esaurimento dei posti disponibili. La mostra “I creatori dell’Egitto eterno. Scribi, artigiani e operai al servizio del faraone” si può visitare da martedì a giovedì dalle 10 alle 18, venerdì sabato e domenica dalle 10 alle 19. Sabato 13 maggio la mostra chiuderà alle 18. Ultimo accesso in un’ora prima della chiusura.

Torino. Al museo Egizio al via con Barbara Jatta, direttrice dei Musei Vaticani, il ciclo “What is a museum?”, in presenza e on line: dieci direttori dei più grandi musei del mondo si confrontano col direttore Christian Greco sul ruolo e le sfide del futuro dei musei

torino_egizio_what-is-a-museum_locandinaCome possono i musei essere luoghi di conservazione e costruzione della memoria? Come possono affrontare le sfide del futuro senza tradire la loro storia? Come possono affrontare la nuova fase che stanno attraversando ripensando il proprio passato e dando un senso alla loro esistenza oggi? Oggi i musei mirano a comprendere a fondo i meccanismi del cambiamento, generando relazioni e influenzando la società. Alla luce della nuova definizione di museo data da ICOM e delle sfide che attendono le istituzioni culturali, il museo Egizio di Torino presenta “What is a museum?”, una serie di conferenze per il 2023 e il 2024 con protagonisti i direttori di alcuni dei più importanti musei internazionali in dialogo con Christian Greco, per ispirare e accompagnare verso l’importante traguardo del bicentenario della fondazione del museo Egizio (2024). Ricerca, digitalizzazione, educazione, inclusione e cura del patrimonio sono i punti che verranno affrontati per ripensare il ruolo che i musei possono avere nella società contemporanea.

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Christian Greco, direttore del museo Egizio di Torino (foto museo egizio)

Dieci direttori delle più prestigiose istituzioni museali mondiali saranno protagonisti di un confronto con il direttore dell’Egizio, Christian Greco, volto a delineare il ruolo e le sfide del futuro dei musei, intesi sempre più come una sorta di laboratorio della contemporaneità e non solo come luoghi di ricostruzione e conservazione della memoria. Ricerca, digitalizzazione, formazione, inclusione, accessibilità e cura del patrimonio sono i temi su cui i principali musei internazionali saranno chiamati a confrontarsi a Torino.

torino_egizio_what-is-a-museum_barbara-jatta_locandinaA inaugurare il ciclo, che si terrà presso la sala conferenze del museo Egizio, sarà martedì 9 maggio 2023, alle 18, Barbara Jatta, direttrice dei musei Vaticani a Roma. Tutti gli appuntamenti saranno a ingresso libero con prenotazione tramite evenbrite. Per gli incontri in lingua inglese sarà disponibile il servizio di traduzione simultanea in italiano per il pubblico in sala. È prevista inoltre la diretta streaming in lingua originale sulla pagina Facebook e sul canale YouTube del museo Egizio.

torino_egizio_what-is-a-museum_incontri_locandinaIl prossimo appuntamento sarà il 26 giugno con Massimo Osanna, direttore generale Musei del Mic. Dopo la pausa estiva si inizierà con i direttori dei musei stranieri: il 26 settembre sarà la volta Hermann Parzinger, direttore del Preußischer Kulturbesitz di Berlino; il 9 novembre è atteso a Torino Miguel Falomir Faus, direttore del Museo Nacional del Prado di Madrid. I protagonisti del 2024 saranno: Taco Dibbits, direttore del Rijksmuseum di Amsterdam; Anna-Vasiliki Karapanagiotou, direttrice del National Archaeological Museum di Atene; Tristram Hunt, alla testa di Victoria and Albert Museum di Londra. Sempre da Londra è atteso Hartwig Fischer, direttore del British Museum. Mentre gli ultimi due appuntamenti del 2024 saranno dedicati a Laurence des Cars, direttrice del Musée du Louvre di Parigi e a Hartmut Dorgerloh, direttore dell’Humboldt Forum di Berlino.

Torino. Black out in centro, il museo Egizio costretto a chiudere per motivi di sicurezza. Sabato e domenica apertura straordinaria fino alle 21. Biglietti rimborsati a chi non può recuperare la visita

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Oggi il museo Egizio di Torino chiuso temporaneamente per black out in centro città (foto museo egizio)

Black out in centro a Torino, e il museo Egizio è costretto a chiudere per motivi di sicurezza. Ma domani e domenica sarà aperto con orario prolungato fino alle 21. “Il blackout che ha colpito il centro di Torino questa mattina, venerdì 5 maggio 2023”, dichiara il direttore Christian Greco, “ha danneggiato irrimediabilmente il quadro elettrico generale del Museo, per ripristinare il quale abbiamo dovuto attendere l’arrivo di pezzi di ricambio da fuori città. Sono entrati in funzione i gruppi elettrogeni che hanno consentito di mantenere i livelli di temperatura e umidità adatti alla conservazione dei reperti.  Non avremmo potuto tuttavia garantire la sicurezza dei nostri visitatori e un comfort adeguato durante la visita in Museo, privo della possibilità di uso degli ascensori e di altri servizi fondamentali. A malincuore abbiamo optato per la chiusura temporanea del Museo e stiamo lavorando senza sosta per garantirne la riapertura domani con orario prolungato fino alle 21, per poter accogliere coloro che avevano prenotato la visita oggi.  Anche domenica abbiamo predisposto eccezionalmente l’apertura del Museo fino alle 21. Per chi non potrà recuperare la visita è previsto il rimborso del biglietto”.

Vicenza. Il 1° maggio al teatro Comunale conferenza di Christian Greco su “La necropoli di Saqqara e i funzionari ritrovati: le nuove scoperte archeologiche restituiscono la memoria perduta”. Ingresso libero, prenotazione obbligatoria

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Lara Weiss (museo di Leiden) e Christian Greco (museo Egizio di Torino) a Saqqara nello scavo di Tomba di Panehsy (foto museo egizio)

La notizia è di poche settimane fa: nella necropoli di Saqqara gli archeologi italiani, egiziani e olandesi hanno trovato una tomba di 3200 anni fa (primo periodo Ramesside, 1250 a.c.). apparteneva a Panehsy, che era il responsabile del tempio dedicato al dio Amon. la spedizione archeologica, sotto la direzione del direttore dell’egizio, Christian Greco, e della curatrice della collezione egiziana e nubiana del museo di Leiden, Lara Weiss, ha inoltre portato alla luce alcune cappelle funerarie, tra cui quella dell’artigiano Yuyu. la scoperta getta nuova luce sullo sviluppo della necropoli di Saqqara, nel periodo Ramesside (vedi Egitto. Scoperta a Saqqara la tomba di Panehsy (periodo Ramesside, 1250 a.C.) e quattro cappelle funerarie dalla missione del museo Egizio di Torino, il ministero delle Antichità egiziano e il museo nazionale di Leiden. Greco: “Lo scavo permette la ricontestualizzazione archeologica di monumenti, rilievi e statue, giunti nelle collezioni europee nel XIX secolo” | archeologiavocidalpassato).

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Christian Greco, direttore del Museo Egizio e curatore della mostra “I creatori dell’Egitto eterno” in Basilica Palladiana a Vicenza (foto comune di vi)

Proprio il direttore del museo Egizio di Torino, Christian Greco, sarà protagonista a Vicenza il 1° maggio 2023 quando parlerà delle scoperte archeologiche nella necropoli di Saqqara. Questo nuovo suggestivo appuntamento darà modo di scoprire aspetti inediti dell’antica civiltà egizia, protagonista della mostra “I creatori dell’Egitto eterno”, in Basilica palladiana fino al 28 maggio 2023, da martedì a giovedì 10-18, da venerdì a domenica 10 -19 (la biglietteria chiude 1 ora prima), chiuso il lunedì. Aperture straordinarie e orari prolungati: martedì 25 aprile, mercoledì 26 aprile, giovedì 27 aprile, lunedì 1° maggio, martedì 2 maggio, mercoledì 3 maggio, giovedì 4 maggio. Christian Greco, tra i curatori dell’esposizione e direttore del museo Egizio, illustrerà, infatti, le scoperte archeologiche nella necropoli di Saqqara lunedì 1° maggio, alle 17, nella sala del Ridotto del teatro Comunale di Vicenza. L’ingresso alla conferenza è libero. Per partecipare è necessario prenotare il posto in sala collegandosi al sito del Teatro Comunale di Vicenza http://www.tcvi.it al link https://bit.ly/Greco1_05.

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La tomba di Panehsy a Saqqara: ha la forma di un tempio, con un ingresso monumentale e una corte con portico colonnato (foto museo egizio)

Nella conferenza dal titolo “La necropoli di Saqqara e i funzionari ritrovati: le nuove scoperte archeologiche restituiscono la memoria perduta”, Greco descriverà, attraverso immagini, i resti della tomba di Panehsy (responsabile del tempio dedicato al dio Amon), che risale al primo periodo Ramesside (1250 a.C.) e alcune cappelle funerarie. La scoperta getta nuova luce sullo sviluppo della necropoli di Saqqara, nel periodo Ramesside. Saqqara è la necropoli della capitale dell’antico Egitto Menfi, che stando alla tradizione egizia fu fondata nel 3000 a.C. dal re Menes, il primo faraone dell’Egitto unito. La spedizione è stata condotta dagli archeologi del museo Egizio, del ministero egiziano del turismo e delle Antichità, e del museo nazionale di Antichità di Leiden in Olanda, sotto la direzione del direttore dell’Egizio, Christian Greco, e della curatrice della collezione egiziana e nubiana del museo di Leiden, Lara Weiss.

Egitto. Scoperta a Saqqara la tomba di Panehsy (periodo Ramesside, 1250 a.C.) e quattro cappelle funerarie dalla missione del museo Egizio di Torino, il ministero delle Antichità egiziano e il museo nazionale di Leiden. Greco: “Lo scavo permette la ricontestualizzazione archeologica di monumenti, rilievi e statue, giunti nelle collezioni europee nel XIX secolo”

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La tomba di Panehsy (1250 a.C.) scoperta a Saqqara dalla missione internazionale del museo Egizio di Torino, del ministero delle Antichità egiziano e del museo nazionale di Leiden (foto museo egizio)


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Lara Weiss (museo di Leiden) e Christian Greco (museo Egizio di Torino) a Saqqara nello scavo di Tomba di Panehsy (foto museo egizio)

La quinta e ultima settimana di scavo della missione congiunta del museo Egizio di Torino, del ministero egiziano del Turismo e delle Antichità e del museo delle Antichità di Leiden a Saqqara si è chiusa con l’annuncio di una importante scoperta: gli archeologi italiani, egiziani e olandesi hanno trovato una tomba di 3200 anni fa (primo periodo Ramesside, 1250 a.C.). Apparteneva a Panehsy, che era il responsabile del tempio dedicato al dio Amon. La spedizione archeologica, sotto la direzione del direttore dell’Egizio, Christian Greco, e della curatrice della Collezione Egiziana e Nubiana del Museo di Leiden, Lara Weiss, ha inoltre portato alla luce alcune cappelle funerarie, tra cui quella dell’artigiano Yuyu. La scoperta getta nuova luce sullo sviluppo della necropoli di Saqqara, nel periodo Ramesside. Saqqara è la necropoli della capitale dell’antico Egitto Menfi, che stando alla tradizione egizia fu fondata nel 3000 a.C. dal re Menes, il primo faraone dell’Egitto unito.

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Christian Greco, direttore del museo Egizio di Torino, nello scavo di Saqqara (foto museo egizio)

“Lo scavo a Saqqara, iniziato nel 1975 dal Egypt Exploration Society e dal museo nazionale delle Antichità di Leiden”, spiega il direttore Greco, “è finalizzato alla ricontestualizzazione archeologica di monumenti, rilievi e statue, giunti nelle collezioni europee nel XIX secolo. Nel 2015 il museo Egizio è diventato partner della missione. L’archeologia oggi mira a ricostruire la biografia di questi oggetti, perché si possa meglio comprendere la storia economica e sociale dell’antico Egitto. Il ritrovamento della cappella di Yuyu ne è l’esempio plastico, in questo gli stipiti di porta provenienti da questo monumento e conservati oggi al Musée de Picardie ad Amiens possono essere finalmente compresi e contestualizzati”.

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La tomba di Panehsy a Saqqara: ha la forma di un tempio, con un ingresso monumentale e una corte con portico colonnato (foto museo egizio)

La tomba di Panehsy ha la forma di un tempio, con un ingresso monumentale e una corte con portico colonnato al cui centro c’è un pozzo che dà accesso alle camere sepolcrali ipogee. Sul lato ovest la corte è chiusa da tre cappelle. Il complesso funerario di forma rettangolare, di 13,4 metri per 8,2 metri, confina a sud con la celebre tomba di Maya, alto funzionario, responsabile del tesoro del faraone Tutankhamon. I muri di mattoni crudi della struttura superiore della tomba di Paneshy sono ancora in piedi e raggiungono un’altezza di un metro e mezzo e sono decorati da ortostati, lastre di rivestimento in pietra calcarea, che mostrano rilievi colorati in cui si distinguono il proprietario della tomba Panehsy e sua moglie Baia, cantante di Amon, e diversi sacerdoti e portatori di offerte. Il nome di Panehsy significa il Nubiano, ma questo non necessariamente è una indicazione delle sue origini. Con l’aggiunto “da Menfi”, Panehsy vuole sottolineare il suo legame con questa città, un importante centro amministrativo e religioso al tempo in cui visse Panehsy, che quindi potrebbe essere nato lì.

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Tomba di Panehsy a Saqqara: rilievo con la dea Hathor, rappresentata nella sua tipica iconografica di mucca che esce dalla montagna (foto museo egizio)


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Tomba di Panehsy a Saqqara: pulizia dei rilievi (foto museo egizio)

Il nome Panehsy era relativamente comune a quel tempo, ma questo specifico responsabile del tempio che veniva da Menfi era sconosciuto agli studiosi fino ad oggi. La rappresentazione più bella di Panehsy è quella in cui è impegnato ad adorare la dea Hathor, rappresentata nella sua tipica iconografica di mucca che esce dalla montagna. Al di sotto, Panehsy e sua moglie Baia siedono insieme davanti ad una tavola. Un uomo calvo con una pelle di leopardo che gli cinge le spalle si trova di fronte alla coppia deceduta. È il sacerdote che si occupa del culto funerario dei defunti. Lui versa una libagione d’acqua. Il testo in geroglifico identifica il sacerdote come Piay, lo scriba della tavola sacrificale e forse il secondo di Panehsy. Il titolo suggerisce che Piay fosse subordinato al proprietario della tomba Panehsy. Non era così strano che Piay si occupasse del culto della morte del suo superiore, anche se idealmente questo compito spettava al figlio maggiore del defunto. Si può quindi ipotizzare che forse Panehsy non avesse figli.

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L’area di scavo della missione italo-egizio-olandese a Saqqara vicino alla piramide di Djoser (foto museo egizio)


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Lara Weiss (museo di Leiden) e Christian Greco (museo Egizio di Torino) nella missione di scavo a Saqqara (foto museo egizio)

A Est della tomba di Panehsy, gli archeologi italiani, egiziani e olandesi hanno scoperto quattro cappelle funerarie più piccole, una delle quali apparteneva a Yuyu, artigiano responsabile della produzione delle lamine d’oro presso il tesoro del faraone. La cappella di Yuyu misura solo 1 metro per un metro e 15 cm. Molto affascinanti le decorazioni e i dettagli della decorazione del muro. In questa cappella funeraria, quattro generazioni della famiglia di Yuyu erano rappresentate in splendidi rilievi colorati. Si vede il corteo funebre di Yuyu e il rituale dell’apertura della bocca, momento supremo del funerale, oltre alla venerazione della dea vacca hathorica e della barca del dio locale di Saqqara, Soqar. Un altro ritrovamento degno di nota nell’area est della tomba di Panehsy è una cappella, ancora anonima, con una rara rappresentazione del proprietario della tomba e della sua famiglia, il cui stile artistico potrebbe ispirarsi alle statue vicino alla tomba di Maya e Merit.

Vicenza. A Palazzo Chiericati presentazione del libro “Nella terra di Pakhet” (Marsilio Arte) di Maurizio Zulian e Graziano Tavan: occasione per parlare di un Egitto “nascosto” dove lavorarono scribi, artigiani operai, non meno bravi dei colleghi della Valle dei Re, anche se ai più sconosciuti, ma che contribuirono comunque all’idea di Egitto eterno

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Maurizio Zulian e Graziano Tavan con Christian Greco, direttore del museo Egizio di Torino, alla mostra “I creatori dell’Egitto eterno” in Basilica Palladiana di Vicenza

“I creatori dell’Egitto eterno”: così li ha chiamati Christian Greco, direttore del museo Egizio di Torino. Sono gli scribi, gli artigiani, gli operai al servizio del faraone. Vivevano in un villaggio pensato e organizzato proprio per loro a Tebe Ovest, oggi chiamato Deir el Medina, per poter essere operativi nelle vicine valle dei Re e valle delle Regine. Ma non furono gli unici. C’è una grande fascia dell’Antico Egitto, che noi oggi chiamiamo Egitto Centrale (a grandi linee tra il Cairo e Luxor, cioè esattamente dal governatorato di Beni Suef, appena a Sud del Cairo, a quello di Sohag, che finisce ad Abydos) dove furono realizzate sontuose tombe per principi, governatori, nomarchi. E anche per un faraone, Akhenaten, noto per essere l’artefice di una rivoluzione religiosa monoteista, che proprio nel deserto lontano da Tebe fece costruire la nuova capitale, Akhetaten, dove andò a vivere con la moglie Nefertiti. È questo un Egitto “nascosto”, lontano dai percorsi turistici, perché sostanzialmente chiuso ai visitatori, e spesso anche agli stessi studiosi. Ma c’è un libro che colma questa lacuna “Nella terra di Pakhet. Carnet de voyage nelle province centrali dell’Alto Egitto. Appunti di trent’anni di esplorazioni” (Marsilio Arte) di Maurizio Zulian e Graziano Tavan, con la prefazione di Edda Bresciani.

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La copertina del libro “Nella terra di Pakhet. Carnet de voyage nelle province centrali dell’Alto Egitto. Appunti di trent’anni di esplorazioni” di Maurizio Zulian e Graziano Tavan (Marsilio Arte)

Zulian e Tavan presenteranno il libro proprio a Vicenza, in concomitanza con la grande mostra “I creatori dell’Egitto eterno” in Basilica palladiana, promossa dal museo Egizio di Torino. Appuntamento nel salone d’Onore di Palazzo Chiericati, sabato 22 aprile 2023, alle 16.30, grazie alla generosa disponibilità del Comune di Vicenza – Assessorato alla Cultura, e all’assessore Simona Siotto. “Nella terra di Pakhet” non è una guida archeologica tout court né un libro fotografico sull’Egitto, ma è un viaggio, emozionale e scientifico al contempo, alla scoperta appunto di questo Egitto “nascosto”: “Un’ampia regione che trova la sua espressione “mitologica” nel titolo principale del libro Nella terra di Pakhet;  Pakhet  era una dea leonessa, un felino potente “grande di magia”, con caratteri che l’avvicinavano sia a Bastet-la-gatta sia a Sekhmet-la-leonessa,  e  la cui  area di culto era appunto nell’Egitto centrale”, scrive nella prefazione la compianta professoressa Edda Bresciani, tra i più grandi egittologi del Novecento, che ha seguito passo-passo la realizzazione di questo libro – praticamente uno dei suoi ultimi lavori, che purtroppo non ha fatto in tempo a vedere stampato -, intervenendo anche con proprie ricerche inedite.

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Maurizio Zulian in una delle sue missioni esplorative nell’Egitto Centrale

Ad accompagnarci in questo viaggio di scoperta ed esplorazione è Maurizio Zulian che in trent’anni, come un novello Flaubert, ha girato in lungo e in largo l’Egitto Centrale, visitando personalmente anche più volte tutti i siti, raccogliendo sui suoi taccuini una messe di informazioni, archiviando decine di migliaia di fotografie (oggi parte dell’Archivio on line della Fondazione Museo Civico di Rovereto), incontrando direttori di missioni archeologiche da ogni parte del mondo e confrontandosi con loro. Con più di 800 foto inedite e il racconto in prima persona sui 31 siti archeologici più importanti dell’Egitto Centrale, il lettore si immedesima esploratore al fianco di Zulian, entra nelle tombe precluse al pubblico, ammira i vasti paesaggi della valle del Nilo, conosce riti millenari e usi e costumi moderni. Ma il libro “Nella terra di Pakhet” di 576 pagine (Marsilio Arte) è anche occasione di ricerca e approfondimento, grazie al ricco apparato bibliografico, curato da Graziano Tavan: bibliografia, indici analitici, glossario e tavole cronologiche.

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La splendida raffigurazione in bassorilievo dipinto del cane di Pepiankh il Medio dalla TOMBA D2 di Meir, in Egitto (foto maurizio zulian)

A Vicenza, attraverso una carrellata di immagini suggestivi, Zulian e Tavan ci porteranno alla scoperta di questi siti, tra tombe monumentali che nulla hanno da invidiare alle più note della valle dei Re, templi rupestri, stele incise nella roccia per la propaganda reale. Si passerà da delicati affreschi che tratteggiano la vita quotidiana a quelli che narrano gli impegni ufficiali del faraone o descrivono le attività della caccia o del lavoro nei campi, fino ai momenti ludici. C’è un mondo da scoprire che le fotografie di Maurizio Zulian rivelano al grande pubblico. E con una sorpresa finale: perché nel libro è presentata anche una tomba inedita le cui decorazioni sono mostrate per la prima volta, e la cui storia è tutta da raccontare.

Torino. 2300 reperti antichi del museo Egizio digitalizzati e interamente accessibili sui progetti Wikimedia grazie alla collaborazione con Wikimedia Italia e Creative Commons Italia. Un esempio da seguire per i musei italiani

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Operatori al lavoro per caricare le immagini dal sito del Museo su Wikimedia Commons (foto museo egizio)

Sono 2300 i reperti del museo Egizio digitalizzati e accessibili su Wikimedia, su un patrimonio di circa 40mila conservati a Torino all’interno del museo più antico al mondo dedicato alla civiltà nilotica. È il primo risultato della convenzione quadriennale stipulata nel 2022 tra Wikimedia Italia, museo Egizio e Creative Commons Italia, che prevede una collaborazione tra gli enti per rendere disponibili on line le riproduzioni fotografiche e i contenuti delle collezioni del museo Egizio, adottando gli strumenti e le licenze Creative Commons. Grazie a questa collaborazione, saranno rese disponibili online le immagini di migliaia di reperti custoditi al museo Egizio, insieme ai dati relativi alla cronologia, alla provenienza dei reperti e ai loro materiali. Si tratta di materiale che arricchisce in maniera puntuale e con testi scientificamente corretti le voci di Wikipedia nelle varie edizioni linguistiche e che permette di facilitare la ricerca su internet di immagini, dati e informazioni sulle collezioni del museo Egizio. Nel quadro della collaborazione tra il Museo, Wikimedia e Creative Commons, Wikimedia Italia sta caricando le immagini provenienti dal sito del Museo dedicato alla collezione su Wikimedia Commons, la più grande banca dati al mondo che già ospita oltre 90 milioni di immagini liberamente utilizzabili, e Wikidata, il database collaborativo che favorisce la ricerca di contenuti online.

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Il direttore del museo Egizio di Torino, Christian Greco (foto museo Egizio)

“I musei sono l’enciclopedia materiale delle generazioni che ci hanno preceduto”, dichiara Christian Greco, direttore del museo Egizio. “Come sottolinea l’articolo 9 della nostra Costituzione, la Repubblica custodisce il patrimonio culturale e la ricerca tecnico-scientifica. Le nostre collezioni, quindi, appartengono alla res pubblica e rappresentano un pezzo di memoria collettiva che le generazioni precedenti ci hanno lasciato in eredità. Dunque, per far vivere la collezione, per far in modo che lo studio si sviluppi e che si sviluppi l’industria culturale e creativa, c’è necessità assoluta che tutte le collezioni siano accessibili a tutti e in ogni luogo”. E Iolanda Pensa, presidente di Wikimedia Italia: “L’apertura del museo Egizio è un importante esempio di come le istituzioni hanno l’opportunità di aprirsi al pubblico, essere accessibili e inclusive e potenziare la propria funzione al servizio della società, in collaborazione con Wikipedia, i progetti Wikimedia e usando strumenti e licenze libere Creative Commons. Siamo molto felici di sostenere il museo Egizio in questo percorso e siamo a disposizione per affiancare tutte le altre istituzioni italiane che vogliono adottare l’Open Access e muoversi sempre di più verso la definizione di museo dell’International Council of Museums (ICOM), che li vuole proprio accessibili, inclusivi e aperti al pubblico”. “L’esperienza con il museo Egizio può fare da modello apripista per tutte le istituzioni che intendono condividere il proprio patrimonio culturale con la collettività”, dichiara Deborah De Angelis, lead di Creative Commons Italia. “Realizzando la missione che le caratterizza di conservazione e divulgazione della cultura e del sapere. La cultura aperta si identifica in uno spazio di libertà e di condivisione, nel quale è possibile per chiunque, in modo democratico ed egualitario, avere accesso alla conoscenza in ogni parte del mondo, per non perdere le opportunità offerte dalle tecnologie emergenti e sostenere l’innovazione e il progresso sociale, nonché incentivare le forme di creazione collaborativa”.

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Una pagina del sito web del museo Egizio “Turin Papyrus Online Platform” (foto museo Egizio)

L’Egizio è tra i musei all’avanguardia in Italia sulla digitalizzazione e sul tema dell’Open Access. Già prima della pandemia aveva lanciato il Turin Papyrus Online Platform (TPOP), vincitore del Premio del Patrimonio/ Premio Europa Nostra 2020 nella categoria “Ricerca”, che contiene fotografie ad alta risoluzione, descrizioni in inglese e talvolta traslitterazioni e trascrizioni geroglifiche di una parte dei 700 manoscritti, interi o riassemblati, e oltre 17mila frammenti di papiro, che documentano più di 3000 anni di cultura materiale scritta in sette scritture e otto lingue, conservati nella papiroteca del Museo. Un work in progress volto a rendere accessibile la Collezione papiri dell’Egizio, che è esposta in minima parte.

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Home page delle Collezioni online del museo Egizio di Torino (foto museo egizio)

Sul sito http://collezioni.museoegizio.it i visitatori e studiosi possono consultare una selezione di quasi 3000 dei circa 4000 oggetti della collezione del museo Egizio. Le immagini sono scaricabili e riutilizzabili liberamente sotto licenza Creative Commons CC BY 2.0. Mentre nell’autunno 2021 è iniziata la digitalizzazione dell’archivio storico fotografico del Museo, che custodisce circa 45mila suddivise tra lastre in vetro e su celluloide, stampe ottocentesche e novecentesche, diapositive, che documentano un arco temporale tra la seconda metà dell’Ottocento e i primissimi anni Duemila e che documenta per immagini le Missioni archeologiche italiane dal 1903 al 1937 in 14 località in Egitto, che portarono a Torino oltre 30mila reperti. L’archivio storico fotografico digitale l’anno scorso è stato insignito del Premio Museo Open Culture Italia, ideato da Icom-Italia (International Council of Museum), Wikimedia Italia e Creative Commons Italia. Nell’ambito di questa strategia volta a digitalizzare e a portare sui pc di appassionati e studiosi i reperti dell’antico Egitto, si inserisce la collaborazione con Wikimedia e Creative Commons. tutti_musei_su_wikipedia_logoLa collaborazione tra Wikimedia Italia e il museo Egizio può essere d’esempio per molti altri musei italiani più cauti rispetto al tema dell’open access. Per facilitarli, Wikimedia Italia ha lanciato “Tutti i musei su Wikipedia”, promosso in collaborazione con ICOM Italia, Creative Commons Italia, il Dipartimento di Economia e Statistica “Cognetti de Martiis” dell’Università di Torino, con il co-finanziamento di Wikimedia Foundation. L’iniziativa ha l’obiettivo di invitare tutte le oltre 3000 istituzioni culturali italiane a collaborare con Wikipedia e i progetti Wikimedia, accompagnandole nell’elaborazione di una Open Access Policy e nella pubblicazione di una selezione di immagini e documenti con strumenti e licenze libere. È rivolta a tutti i musei del territorio italiano, che grazie a questa collaborazione possono raggiungere nuovi visitatori e studiosi attraverso internet.