Roma. Con gli esperti del parco archeologico del Colosseo alla scoperta dei mosaici presenti tra Foro Romano e Palatino: seconda tappa, il vano quadrangolare della Casa delle Vestali

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Casa delle Vestali, nel Foro romano: ambulacro, pavimento a lastre marmoree con disposizione irregolare (foto Archivi PArCo)

Il parco archeologico del Colosseo propone un nuovo itinerario on line tra Foro Romano e Palatino, a cura di Federica Rinaldi, Alessandro Lugari e Francesca Sposito, per scoprire che cosa state si sta calpestando in una visita, per capire in quale edificio e ambiente vi state muovendo, per riconoscere i pavimenti antichi in marmi policromi e in mosaico che decoravano gli edifici pubblici, ma anche e soprattutto le case private e i palazzi. In questo secondo appuntamento, l’itinerario digitale prosegue all’interno della Casa delle Vestali alla scoperta dei suoi pavimenti e, dopo aver visto i mosaici nella corte o giardino della casa, stavolta arriviamo fino di fronte al grande vano quadrangolare che si trova sul lato breve orientale del cortile, rialzato rispetto all’area circostante.

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Casa delle Vestali nel Foro Romano: il cosiddetto tablino. Veduta d’insieme dell’opus sectile in marmi policromi decorato da uno schema geometrico con quadrati entro quadrati sulla diagonale e piccole “punte di lancia” sulla diagonale (foto Archivi PArCo)

“L’ingresso dell’ambiente”, spiegano gli archeologi del PArCo, “è rivestito da un pavimento a lastre marmoree policrome con disposizione irregolare, di età tardo-imperiale. Scoperto da Giacomo Boni agli inizi del XX secolo, il lastricato è stato inglobato in un massetto in cementizio in epoca moderna, oggetto di continue manutenzioni. Saliamo ora i pochi gradini che separano il lastricato dal grande ambiente di rappresentanza, che era sontuosamente rivestito da marmi policromi, sia a parete che a terra. Di essi purtroppo oggi non rimangono che esigui frammenti, che rappresentano tuttavia una testimonianza importante dell’originaria decorazione dell’ambiente”.

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Casa delle Vestali nel Foro Romano: il cosiddetto tablino con opus sectile marmoreo. Particolare della decorazione geometrica difficilmente leggibile a causa della fratturazione delle lastre, avvenuta già a seguito del rinvenimento nel 1884 (foto Archivi PArCo)

“Il pavimento – continuano – è costituito da un opus sectile realizzato con l’uso di marmo portasanta, pavonazzetto, cipollino, breccia corallina e giallo antico, combinati assieme per formare un disegno geometrico con quadrati entro quadrati sulla diagonale e piccole “punte di lancia” sulla diagonale. Il tipo di disegno e la qualità dei marmi datano il pavimento tra il I ed il II secolo d.C. Il pavimento è stato manomesso già in antico, probabilmente a partire dall’età severiana o comunque dopo il grande incendio del 192 d.C.: i vari tratti conservati infatti non rispettano lo schema decorativo originario, e presentano grandi rappezzi realizzati con lastrame marmoreo”.

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Casa delle Vestali al Foro Romano: il cosiddetto tablino. Veduta dei frammenti in opus sectile marmoreo allettati nel moderno massetto in cocciopesto (foto Archivi PArCo)

“Diversamente dagli altri ambienti della casa, questo pavimento non venne mai indagato da Giacomo Boni, ma fu scoperto dal Lanciani, che lo riportò in luce nel 1884. Oggi le porzioni di pavimentazione superstite – concludono – sono state inglobate in un moderno pavimento in cocciopesto e vengono protette dai nostri restauratori quando le temperature, sia in estate che in inverno, raggiungono un livello di allerta”.

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