Vicenza. Alle Gallerie d’Italia-Palazzo Montanari presentato al ministro Erika Stefani il progetto scientifico e didattico “Argilla. Storie di vasi”, percorso espositivo triennale per la valorizzazione della collezione di ceramiche attiche e magnogreche di Intesa Sanpaolo, concepito per eliminare le barriere nella fruizione dei luoghi e degli oggetti con l’inclusione delle persone con disabilità

“Argilla. Storie di vasi” a cura di Monica Salvadori, Monica Baggio e Luca Zamparo, con il contributo di Federica Giacobello, è il nuovo percorso scientifico e didattico di Intesa Sanpaolo, concepito per eliminare le barriere nella fruizione dei luoghi e degli oggetti, che nasce dalla collaborazione con il dipartimento dei Beni culturali dell’università di Padova in seno alle ricerche sviluppate dal progetto “MemO. La memoria degli oggetti. Un approccio multidisciplinare per lo studio, la digitalizzazione e la valorizzazione della ceramica greca e magnogreca in Veneto”, sostenuto dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, e si inserisce nell’ambito delle attività dedicate alla valorizzazione della collezione di ceramiche attiche e magnogreche di Intesa Sanpaolo, costituita da oltre cinquecento reperti prodotti tra il VI e il III sec. a.C., prodotti tra VI e III secolo a.C. in Puglia e in Lucania o importate da Atene, e tutti provenienti da un’unica necropoli di Ruvo di Puglia, che forniscono una significativa testimonianza della cultura e dell’arte della Grecia d’Occidente. Erano beni di prestigio scelti per ricchi corredi, collocati nelle sepolture dell’aristocrazia apula. Sono per lo più contenitori per cibi, liquidi, unguenti che, all’utilità pratica, uniscono un alto valore artistico, dato dalle scene pittoriche a figure rosse o nere dipinte sui manufatti. Capolavoro della collezione è la kalpis attica del Pittore di Leningrado (V secolo a.C.), sul cui fregio è rappresentata un’officina ceramica, con artigiani e una giovane donna intenti nella decorazione di vasi.

Il progetto espositivo, che avrà un’articolazione triennale, si situa nel solco dell’impegno di Intesa Sanpaolo per l’inclusione delle persone con disabilità. In particolare, le Gallerie d’Italia offrono percorsi didattici e di visita dedicati realizzati su misura in collaborazione con le associazioni del territorio a Milano, Napoli e Vicenza. Lunedì 8 novembre 2021 oggi alle Gallerie d’Italia – Palazzo Leoni Montanari, museo di Intesa Sanpaolo a Vicenza, il percorso scientifico e didattico “Argilla. Storie di vasi” è stato visitato dal ministro per le Disabilità Erika Stefani. La visita istituzionale si è svolta alla presenza di Michele Coppola, executive director Arte, Cultura e Beni storici Intesa Sanpaolo, e della rettrice dell’università di Padova Daniela Mapelli, di Monica Salvadori, prorettrice al Patrimonio artistico storico culturale dell’università di Padova, di Vincenzo Tinè, soprintendente Archeologia belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza, del vice presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo Donato Nitti e degli assessori del Comune di Vicenza Simona Siotto (Cultura) e Matteo Tosetto (Politiche Sociali).
“Argilla. Storie di vasi” indaga le modalità tecniche di realizzazione dei manufatti ceramici nel mondo greco antico, partendo dalla fase di estrazione dell’argilla per giungere al vaso finito, attraverso un percorso che ambisce a svelare alcuni segreti di questa produzione artistica e artigianale millenaria. Il progetto allestitivo intende anche approfondire il rapporto fra la società attuale e il patrimonio archeologico con l’obiettivo di diffondere una cultura della legalità.

Un supporto tattile del progetto “Argilla. Storie di vasi” a Palazzo Montanari – Gallerie d’Italia (foto sofia sandri / gallerie d’italia)
L’itinerario narrativo, caratterizzato da una precisa/decisa/chiara finalità didattica e da una particolare attenzione ai diversi pubblici, specialmente quelli di età scolare, si contraddistingue per un linguaggio semplice ma allo stesso tempo specifico, che intende fornire le basi di un lessico per la conoscenza della produzione ceramica greca e magnogreca, attraverso un’esperienza educativa che dal mondo antico giunge al contemporaneo. L’esposizione è dotata di supporti audio, video e tattili per essere ampiamente inclusiva e accessibile, con l’obiettivo di ridurre, per quanto possibile, le barriere culturali, motorie e sensoriali al fine di creare uno spazio condiviso. Il progetto presenta un gruppo di ceramiche greche e magnogreche della collezione Intesa Sanpaolo accanto ad alcuni reperti gentilmente concessi in prestito dal museo regionale della Ceramica di Caltagirone (parco archeologico e paesaggistico di Catania e della Valle dell’Anci), dal museo civico di Bassano del Grappa, dal museo Archeologico nazionale di Ferrara e dal Centro d’Ateneo per i Musei dell’università di Padova.

Modello 3D della pelike apula a figure rosse n. 39 della Collezione Merlin (Museo di Scienze Archeologiche e d’Arte, Università di Padova) realizzato mediante scansione laser a luce strutturata (elab. Emanuela Faresin, dipartimento dei Beni Culturali, Università di Padova). Il modello permette una visione a 360° di un oggetto archeologico solitamente inaccessibile (ossia conservato all’interno di apposita teca museale) con un grado di precisione dei dettagli infinitesimale, emblema del connubio fra la ricerca umanistica e le più aggiornate soluzioni tecnologiche.
Nella prima sala, chiamata dell’Antico Testamento, si racconta come gli antichi realizzavano i vasi, con particolare attenzione al mondo greco e magnogreco. Gli esemplari, di cui noi ammiriamo le forme, la fattura, il rivestimento e le raffigurazioni, sono il risultato di un lungo e complesso processo scandito da diverse e precise fasi di lavorazione che richiedeva di possedere la tecne, la perizia che nasce dall’esperienza. Ad aiutarci a ricostruire le fasi produttive sono le scene raffigurate sui vasi e le immagini dipinte su alcune tavolette d’argilla ritrovate a Penteskouphia nei pressi di Corinto che in questa sala sono state riprodotte graficamente. Nelle vetrine si possono ammirare esemplari prodotti con tecniche figurative differenti insieme a vasi che, a causa di errori nella delicata fase di cottura nelle fornaci, appaiono difettosi.
La vicina sala dell’Antica Roma ci guida all’interno della bottega di un antico vasaio greco attraverso le immagini dipinte e la selezione delle forme vascolari. Le forme ceramiche attestate nel mondo greco antico sono poche, standardizzate e riconducibili a precise funzioni: trasportare l’olio, versare l’acqua, contenere il vino oppure gli unguenti profumati. Queste azioni appartengono sia ai differenti momenti della vita quotidiana sia alle azioni rituali. Le immagini dipinte si ispirano al mito, all’epica, alla vita quotidiana e talvolta, in un gioco di specchi, anche al lavoro del ceramista e del ceramografo. Esse non hanno solo un valore estetico ma i segni che le compongono, fatti di oggetti e gesti, rimandano al pensiero e all’ideologia delle società che le ha prodotte.
Nella terza sala, chiamata dei Quattro Continenti, il pubblico è sfidato a mettere alla prova le proprie capacità di analisi dei manufatti, per individuare alcuni oggetti che imitano le produzioni antiche. Questo ambiente, infatti, narra le storie di oggetti e di persone che producono, collezionano e conservano. Allo stesso tempo, questo spazio vuole parlare di quanto oggetti estremamente umili, provenienti dalla terra, possano suscitare interessi economici e sociali. Ci parla, infine, della ricerca archeologica e storico-artistica, ricerca attenta alla società e rivolta alla tutela del patrimonio culturale che accomuna la storia di tutti noi.
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