Verona. La Sabap organizza “Archaiologika Erga 2022”, il secondo convegno dedicato alla presentazione delle ricerche svolte nel 2022 sul territorio di competenza della soprintendenza ABAP per le province di Verona Rovigo e Vicenza: in presenza e in streaming sul canale YouTube
Archaiologika Erga, atto secondo. Venerdì 2 dicembre 2022, alle 9.45, via Corte Dogana 2, sede della soprintendenza, a Verona, giornata di studi Archaiologika Erga dedicata alle ricerche svolte nel 2022 sul territorio di competenza della soprintendenza ABAP per le province di Verona Rovigo e Vicenza promossa dal soprintendente Vincenzo Tiné. Si potrà assistere all’evento anche in live streaming su YouTube alla pagina ufficiale della SABAP Verona. L’indirizzo è il seguente: https://www.youtube.com/@sabapverona
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Grotta di Veja (Sant’Anna d’Alfaedo, Vr): momento di campionamento (foto di Giulia Santini / unive)
PROGRAMMA. Alle 9.45, introduzione ai lavori di Vincenzo Tiné (SABAP Verona). SESSIONE 1 (chairman Vincenzo Tiné): alle 10, Roberto Zorzin (museo di Storia naturale di Verona) su “Altissimo – Monte Postale e Bolca – Pesciara di Bolca”; 10.15, Elena Ghezzo (università di Venezia) su “Sant’Anna d’Alfaedo – Grotta A di Veja” (vedi Preistoria. Nella Grotta di Veja a Sant’Anna d’Alfaedo, in Lessinia (Vr), millenni di convivenza tra l’uomo, il lupo e l’orso delle caverne: ecco i risultati della nuova campagna di scavo del team di Ca’ Foscari diretto da Elena Ghezzo | archeologiavocidalpassato); 10.30, Marco Peresani, Davide Delpiano, Davide Margaritora, Ursula Thun Hohenstein (università di Ferrara) su “Fumane – Grotta della Ghiacciaia”; 10.45, Marco Peresani, Alessandra Livraghi (università di Ferrara) su “Zovencedo – Grotta de Nadale”; 11, Cristiano Nicosia (università di Padova) e Paola Salzani (SABAP Verona) su “Arcugnano – Fimon” (vedi Fimon Molino Casarotto (Arcugnano, Vi). Presentazione dei risultati delle ricerche archeologiche riprese dopo anni per definire con più precisione la frequentazione del sito preistorico (dalla fine del IV millennio agli inizi del III) e comprendere meglio le cosiddette “aree di abitazione” | archeologiavocidalpassato); 11.15, Umberto Tecchiati, Fiorenza Gulino, Barbara Proserpio (università di Milano), Paola Salzani (SABAP Verona) su “Negrar di Valpolicella – Colombare” (vedi Negrar. Nel sito archeologico di Colombare l’università di Milano ha scoperto la prima uva della Valpolicella: 6300 anni fa questo frutto veniva già consumato. “Ma attenzione: per ora nella terra dell’Amarone non si può parlare di vino del Neolitico. Non ci sono ancora le prove. Dobbiamo continuare le ricerche. Che però costano e richiedono tempo” | archeologiavocidalpassato); 11.30, pausa caffè.

Il sito della Muraiola a Povegliano (Vr): alla fine della seconda fase della campagna di scavo 2022 stanno emergendo le strutture abitative del villaggio dell’Età del Bronzo (foto graziano tavan)
SESSIONE 2 (chairman Giovanni Leonardi). Alle 11.45, Cristiano Nicosia (università di Padova) su “Povegliano Veronese – La Muraiola” (vedi https://archeologiavocidalpassato.com/2022/11/30/preistoria-visita-allo-scavo-del-villaggio-delleta-del-bronzo-alla-muraiola-di-povegliano-veronese-il-direttore-prof-cristiano-nicosia-universita-di-padova-fa-un-bilancio-della-campagna/); 12, Paolo Bellintani (CPSSAE), Andrea Cardarelli (università di Roma La Sapienza), Wieke De Neef (università di Ghent), Cristiano Nicosia (università di Padova), Vincenzo Tiné (SABAP Verona) su “Fratta Polesine – Frattesina – Progetto Prima Europa”; 12.15, Michele Cupitò (università di Padova), Paola Salzani (SABAP Verona) su “Villamarzana – Progetto prima Europa”; 12.30, Michele Cupitò, Veronica Gallo, Nadia Noio, David Vincenzutto (università di Padova) su “Legnago – Fondo Paviani”; 12.45, Irene Dori, Paola Salzani (SABAP Verona) su “Arano, Nogarole Rocca, Verona, Quinzano (indagini antropologiche)”; 13, pausa pranzo.

La dama ingioiellata, uno dei due tondi con figura umana del mosaico pavimentale del peristilio ovest della Villa dei Mosaici di Negrar (foto graziano tavan)
SESSIONE 3 (chairman Mariangela Ruta Serafini). Alle 14, Mara Migliavacca Alberto Balasso, Silvia Bandera, Valentina Donadel (università di Verona) su “Malo – Monte Palazzo e Selva di Progno – Alta Val Fraselle”; 14.15, Luigi Magnini (università di Sassari), Armando De Guio (università di Padova), Cinzia Bettineschi (università di Augsburg) su “Rotzo – Bostel di Rotzo”; 14.30, Giovanna Gambacurta, Fiorenza Bortolami, Cecilia Moscardo (università di Venezia) su “Ariano nel Polesine – San Basilio (abitato preromano – scavi UniVe) (vedi Adria. Al museo Archeologico nazionale per “Padusa incontri” pomeriggio su “Etruschi e Greci in Polesine. Novità archeologiche tra San Cassiano, Adria e San Basilio” con le ricerche portate avanti dalle università di Bologna, Padova e Venezia | archeologiavocidalpassato); Silvia Paltineri (università di Padova) su “Ariano nel Polesine – San Basilio (abitato preromano – scavi UniPd)”; 14.50, Jacopo Bonetto, Caterina Previato, Jacopo Turchetti (università di Padova), Giovanna Falezza (SABAP Verona) su “Ariano nel Polesine – San Basilio (villa-mansio)”; 15.05, Gianni de Zuccato, Irene Dori (SABAP Verona), Patrizia Basso (università di Verona), Alberto Manicardi (SAP) su “Negrar di Valpolicella – villa dei mosaici” (vedi Villa dei Mosaici di Negrar (Vr). Presentati i risultati degli scavi: gli straordinari mosaici del peristilio, l’area termale, le tracce medievali. E la notizia più attesa: nel cuore della Valpolicella si produceva vino già 1700 anni fa. Trovate le tracce della coltivazione della vite e della spremitura dell’uva. Parlano i protagonisti | archeologiavocidalpassato); 15.20, Brunella Bruno (SABAP Verona), Samantha Castelli (Cooperativa Archeologia) su “Scavi Tratta Alta Velocità tra Peschiera e Vicenza”; 15.35, pausa caffè.

La conchiglia rappresentata sul mosaico romano del V sec. d.C. riaffiorato in via delle Logge a Montorio (Vr) durante la posa delle condotte del gas (foto graziano tavan)
SESSIONE 4 (chairman Marisa Rigoni). Alle 15.50, Giulia Pelucchini (SABAP Verona), Andrea Betto (ArcSat) su “Vicenza – Bacino Diaz”; 16.05, Giulia Pelucchini (SABAP Verona), Massimiliano Fagan (Archetipo) su “Vicenza – Piazza Duomo”; 16.20 Gianni de Zuccato (SABAP Verona), Raffaele Peretto (CPSSAE), Claudia Fiocchi (Archetipo) su “Rovigo – Ex Carcere”; 16.35, Gianni de Zuccato (SABAP Verona), Jacopo Leati (In Terras) su “Melara – Chiesa di Santo Stefano”; 16.50, Brunella Bruno (SABAP Verona), Davide Brombo (Ar.Tech), Massimiliano D’Ambra (ArcheoEd) su “Verona – Ponte Nuovo e via Diaz”; 17.05, Brunella Bruno (SABAP Verona), Davide Brombo (Ar.Tech) su “Verona – Montorio” (vedi Archeologia pubblica. In via delle Logge a Montorio (Vr) visita straordinaria al mosaico parte di una villa dell’epoca di re Teodorico, con presentazione dei lavori di scavo e di restauro prima della sua ricopertura. Le richieste e le curiosità della gente, le risposte di archeologi e restauratori. Ecco le interviste per archeologiavocidalpassato | archeologiavocidalpassato); 17.20, conclusioni, saluti e brindisi.
Negrar di Valpolicella (Vr). Sopralluogo alla Villa dei Mosaici: a breve sarà aperta al pubblico in via provvisoria in attesa dell’attivazione del parco archeologico

Il gruppo di lavoro per il parco archeologico in sopralluogo alla villa dei Mosaici di Negrar di Valpolicella: da sinistra, il sindaco Roberto Grison, il soprintendente Vincenzo Tinè, l’architetto Luca Dolmetta, l’archeologo Gianni De Zuccato, l’archeologo Alberto Manicardi, l’architetto Giovanna Battista, e i rappresentanti delle aziende agricole Benedetti e Franchini (foto sabap-vr)
In attesa che il progetto del parco archeologico si concretizzi, l’idea è di partire intanto con un’apertura al pubblico provvisoria della villa dei Mosaici di Negrar di Valpolicella (Vr). Sembra questa l’idea operativa alla fine del sopralluogo di lunedì 31 ottobre 2022 al sito archeologico da parte del gruppo di lavoro incaricato del progetto del nuovo parco archeologico, finanziato dal ministero della Cultura con un primo stralcio di 1 milione e mezzo di euro. Con il soprintendente ABAP di Verona Vicenza e Rovigo, Vincenzo Tiné, erano presenti il sindaco di Negrar di Valpolicella, Roberto Grison; l’archeologo della soprintendenza e responsabile degli scavi Gianni De Zuccato; gli architetti della soprintendenza Giovanna Battista e Federico Cetrangolo e il responsabile del cantiere Alberto Manicardi della Società Archeologica Padana. Per la prima volta era in visita al sito l’architetto Luca Dolmetta, dirigente del Comune di Genova e già progettista di diversi musei e aree archeologiche della Liguria, la cui collaborazione al progetto è stata generosamente concessa dal sindaco di Genova, Marco Bucci. Accompagnavano gli ospiti i proprietari dei fondi, Benedetti e Franchini, che hanno offerto un decisivo contributo alle ricerche. La valorizzazione di questo straordinario sito archeologico prosegue, quindi, prevedendo la sua fruizione pubblica in forma provvisoria a breve termine e la realizzazione di un vero e proprio parco archeologico a medio termine.
Lucca. La villa dei Mosaici di Negrar protagonista alla XVIII edizione di “LuBeC – Lucca Beni Culturali” nell’ambito del workshop “Collaborazione pubblico-privato per la valorizzazione e la fruizione del patrimonio culturale”
La villa dei Mosaici di Negrar protagonista alla XVIII edizione di “LuBeC – Lucca Beni Culturali”, la manifestazione dedicata allo sviluppo e alla conoscenza della filiera “cultura – innovazione”, che si svolge il 6 e il 7 ottobre 2022 al Real Collegio di Lucca, al quale il ministero della Cultura presenterà un corposo programma di incontri, laboratori pratici e uno spazio espositivo istituzionale. La soprintendenza ABAP di Verona partecipa alla manifestazione in collaborazione con il Comune di Negrar di Valpolicella nell’ambito del workshop promosso dal Segretariato generale ministero della Cultura, tra le 14 e le 18.20 di giovedì 6 ottobre 2022, sul tema “Collaborazione pubblico-privato per la valorizzazione e la fruizione del patrimonio culturale”: l’alleanza pubblico-privato per nuovi modelli di gestione e valorizzazione del patrimonio culturale e per la condivisione degli aspetti finanziari, organizzativi e della governance, aperti al coinvolgimento delle comunità sociali e produttive locali: i progetti del ministero della Cultura.

Panoramica del sito archeologico della Villa dei Mosaici a Negrar (foto graziano tavan)

Il soprintendente Vincenzo Tinè e il sindaco Roberto Grison alla presentazione della campagna di scavo alla Villa dei Mosaici (foto Comune di Negrar)
Ore 14.25 Focus 2 | “Villa dei Mosaici di Negrar di Valpolicella. La collaborazione pubblico-privato per la valorizzazione e la fruizione del patrimonio archeologico” a cura della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Verona Rovigo e Vicenza in collaborazione con il Comune di Negrar di Valpolicella. Intervengono Vincenzo Tinè, soprintendente ABAP per le province di Verona Rovigo e Vicenza; e Roberto Grison, sindaco di Negrar di Valpolicella. Per partecipare è necessario iscriversi agli appuntamenti del MiC: https://www.lubec.it/scheda-di-iscrizione-lubec-2022.html

Gianni De Zuccato, archeologo della Soprintendenza di Verona, sullo scavo della Villa dei Mosaici di Negrar (foto Comune di Negrar)
Nel 2017 la Soprintendenza ABAP di Verona è tornata ad operare nel Comune di Negrar di Valpolicella (Vr), dove fin dal 1886 furono scoperte le tracce di una grande villa di epoca romana. Una campagna di prospezioni sistematiche e i successivi scavi estensivi, realizzati con la collaborazione dell’Amministrazione Comunale di Negrar di Valpolicella e dell’università di Verona nel 2021 e nel 2022, hanno portato alla luce le strutture murarie e pavimentali di una grande villa rustica del III secolo d.C. L’intervento di scavo è stato reso possibile da un accordo di partenariato pubblico-privato tra la Soprintendenza, il Comune di Negrar di Valpolicella e i proprietari dei terreni – l’Azienda Agricola La Villa di Benedetti Matteo e Simone e la Società Agricola Franchini srl -, che hanno messo a disposizione i terreni di proprietà, rinunciando a indennità di occupazione e premi di rinvenimento e hanno sostenuto parte delle spese dello scavo e delle coperture provvisorie.

La dama ingioiellata, uno dei due tondi con figura umana del mosaico pavimentale del peristilio ovest della Villa dei Mosaici di Negrar (foto graziano tavan)
Ulteriori finanziamenti del ministero della Cultura e del Bacino Imbrifero Montano dell’Adige hanno consentito di completare lo scavo archeologico sull’intera superficie di estensione della villa. Vaste superfici musive con motivi geometrici e rappresentazioni figurate sono state portate in luce, meritando alla villa di Negrar la denominazione di “Villa dei Mosaici”. È in corso di definizione il progetto per la valorizzazione come area archeologica attrezzata per la pubblica fruizione, grazie ad un importante finanziamento del MiC. L’ubicazione di questa villa romana in una splendida posizione tra i filari dei vigneti di uve Valpolicella destinate alla produzione dei celebri vini, costituisce, infatti, un valore aggiunto alla potenzialità attrattiva del sito archeologico. Adeguatamente valorizzato con strutture e percorsi attrezzati per la visita, l’area archeologica potrà diventare un nuovo luogo della cultura straordinariamente evocativo del paesaggio antico.
Villa dei Mosaici di Negrar (Vr). Presentati i risultati degli scavi: gli straordinari mosaici del peristilio, l’area termale, le tracce medievali. E la notizia più attesa: nel cuore della Valpolicella si produceva vino già 1700 anni fa. Trovate le tracce della coltivazione della vite e della spremitura dell’uva. Parlano i protagonisti

Una dama ingioiellata fa capolino tra uccelli, cervidi e cesti di frutta dai vividi colori. Quelli del peristilio ovest della Villa dei Mosaici di Negrar di Valpolicella. L’ultima eccezionale scoperta nell’area archeologica in località Cortesele, appena fuori il paese. Ma non l’unica. E forse neppure quella più attesa: tra i vigneti del Recioto e dell’Amarone anche 1700 anni fa, in questa villa romana del IV sec. d.C. abitata da una potente famiglia, un ricco proprietario terriero, si produceva il vino, un vino ricercato gradito alle corti. A scavo archeologico praticamente concluso mercoledì 25 maggio 2022, soprintendenza università accademia e comune hanno fatto il punto prima di iniziare a farla conoscere al grande pubblico. Con un obiettivo preciso: creare un parco archeologico che diventi un polo culturale di attrazione turistica e volano per la valorizzazione dei prodotti locali, a cominciare dai vini pregiati, il vero “oro” della Valpolicella, famosi e apprezzati in tutto il mondo.

A fare gli onori di casa il sindaco Roberto Grison che ha ricordato quanti – enti e istituzioni – hanno contribuito alle ricerche e allo scavo archeologico della Villa romana dei Mosaici di Negrar, facendo rete. Un caso esemplare, col coinvolgimento degli studenti dell’ateneo veronese e dell’accademia di Belle arti che hanno testato sul campo le loro conoscenze, portando anche alla stesura di tesi di laurea specifiche su diversi aspetti del sito archeologico. Ma tutto questo comunque non avrebbe potuto neppure iniziare se non ci fosse stata la piena e convinta collaborazione dei privati. Il terreno su cui insiste la villa romana dei Mosaici non è di proprietà dello Stato, ma di due aziende vitivinicole, l’azienda agricola Benedetti La Villa di Matteo e Simone Benedetti, e l’azienda agricola vitivinicola Franchini. Le due cantine non solo hanno permesso lo scavo senza dover procedere all’esproprio, ma hanno anche sostenuto solidalmente alcune fasi/interventi nello scavo archeologico.

Panoramica del sito archeologico della Villa dei Mosaici a Negrar (foto graziano tavan)
Verso il parco archeologico della Villa dei Mosaici. È Vincenzo Tinè, soprintendente Archeologia Belle arti e Paesaggio di Verona, a fare il punto alla conclusione dello scavo archeologico alla Villa dei Mosaici. Ora inizia il lungo lavoro di consolidamento e restauro, con un obiettivo: “Aprire nel cuore della Valpolicella il parco archeologico della villa dei Mosaici di Negrar. Il ministero ha già annunciato un finanziamento di 1 milione e mezzo di euro, somma importante per portare avanti bene il progetto”. E c’è già chi sogna allestimenti di musealizzazione come quelli della Villa del Casale a Piazza Armerina, in Sicilia, o della Villa dei Mosaici di Spoleto (Pg). Non sappiamo ancora come sarà il progetto finale, ma è certo che nel cuore della Valpolicella sta nascendo un polo culturale unico.

Veduta d’insieme dei mosaici policromi del peristilio ovest della Villa dei Mosaici di Negrar (foto graziano tavan)

Dettaglio del peristilio ovest della Villa dei Mosaici di Negrar con i mosaici policromi e una base di colonna del porticato (foto graziano tavan)
Mosaici di rara bellezza. È la scoperta del giorno. Sono passati due anni dalle prime trincee tra i vigneti che portarono alla luce lacerti di quei ricchi pavimenti della zona residenziale della villa, immagini che hanno fatto il giro del mondo: quella scoperta permise di collegare finalmente il sito alla villa romana individuata da Tina Campanile, la prima donna a entrare alla scuola archeologica italiana di Atene, cento anni prima, nel 1922. Il tutto grazie alla tenacia e alla determinazione di Gianni De Zuccato, archeologo della soprintendenza ABAP di Verona, il cui entusiasmo ricorda molto gli archeologi pionieri dell’Ottocento. È proprio De Zuccato a descrivere lo svelamento completo dei mosaici del peristilio ovest della Villa dei Mosaici, liberato dal crollo degli intonaci del soffitto: operazione delicata e che si spera porti gli stessi grandiosi risultati del peristilio Est, studiati dall’equipe della prof. Monica Salvadori di Padova, che ha rivelato l’esistenza di un soffitto dipinto con un motivo a cassettoni prospettici colorato con fiori. “Quest’anno abbiamo trovato per la prima volta motivi figurati, motivi animali, e anche due ritratti umani: uno di una dama, molto bello, ingioiellata; l’altro, un uomo barbuto, di cui purtroppo il volto è parzialmente danneggiato”.
Nella Villa dei Mosaici si coltivava la vite e si produceva il vino. Era la scoperta più attesa: l’ultima campagna di scavo della villa dei Mosaici di Negrar di Valpolicella, terra da sempre vocata alla vitivinicoltura, ha restituito vinaccioli, legno di vite e una struttura per la spremitura dell’uva. “Nello scarico della latrina, che stava a fianco della zona termale, sono stati trovati molti vinaccioli, affidati allo studio del prof. Marco Marchesini, che appartenevano sia alla vite coltivata sia alla vite selvatica”. Ciò significa che di sicuro l’uva in villa veniva consumata. “Ma nel praefurnium, la caldaia delle terme utilizzata per scaldare l’aria che passava sotto i pavimenti – continua De Zuccato -, tra il legno bruciato recuperato c’era del legno di vite e di olmo, usato in antichità per maritare la vite”. Quindi qui la vite nel IV sec. d.C. veniva anche coltivata. “Ultima, ma non meno importante, conferma – conclude l’archeologo della Sabap – è quella derivata dallo studio di uno spazio nell’area produttiva della villa che stabilisce si tratti di un ambiente destinato alla spremitura dell’uva e alla raccolta del mosto. Quindi non ci sono più dubbi sulla produzione di vino in questa villa romana”.

Il quartiere termale della Villa dei Mosaici di Negrar (foto graziano tavan)

Tracce di una fontana al centro del cortile della Villa dei Mosaici a Negrar (foto graziano tavan)
Villa dei Mosaici: qui viveva una famiglia molto ricca. La professoressa Patrizia Basso, docente di Archeologia classica all’università di Verona, ci dà un quadro complessivo della villa romana alla luce degli elementi raccolti dallo scavo archeologico e dagli esami effettuati dai vari esperti di settore. “La villa di Negrar”, spiega, “è una grande villa del IV sec. d.C., datazione confermata non solo dalla tipologia dei mosaici, ma anche dalle analisi del C14 fatte sui vinaccioli trovati nello scarico delle latrine. È la villa di un grande proprietario terriero, che probabilmente coltivava la vite per il vino, ma aveva anche pascoli, coltivava cereali, leguminose, come hanno dimostrato le analisi dei pollini fatte dal prof. Marco Marchesini. La villa presenta una tipologia molto classica, attorno a un grande peristilio di quasi 400 metri quadri che probabilmente al centro aveva una grande fontana, e con quattro braccia di portico colonnato, caratterizzato da questi mosaici meravigliosi, che si sono conservati straordinariamente bene. Poi c’è una zona residenziale che era già stata trovata negli anni ’20 del secolo scorso (anche se poi se ne erano perse le tracce, ndr). C’è un ampio quartiere termale, una delle grandi novità di questi scavi, che ha restituito una vasca, il frigidarium, ma probabilmente anche il calidarium. E poi c’è tutta un’area che è ancora in fase di studio, perché non è ben chiaro cosa sia, forse un’area dedicata alla produzione, alla vendita. Ma è presto per dirlo”.
La Villa dei Mosaici nel Medioevo. La villa romana non muore con l’impero romano, ma presenta tracce di frequentazione e riutilizzo fino al Medioevo. Lo spiega Alberto Manicardi, archeologo della Sap che ha curato gli scavi, medievista: “Un dato importante che abbiamo recuperati dalle indagini della villa è tutto ciò che riguarda quello che è avvenuto dopo l’abbandono della villa. Una grande parte della superficie interessata dalla villa è stata abitata anche in età medievale. Tanto è vero che all’interno della villa troviamo parecchie tracce di fori, e sono le tracce di edifici lignei medievali. E poi abbiamo trovato un’area dove probabilmente c’era un focolare sempre di una capanna medievale. Sostanzialmente questa situazione attesta come anche dopo la fine della villa, probabilmente intorno al VII secolo, l’attività umana continua sia dal punto di vista abitativo, sia dal punto di vista produttivo, e anche ad uso funerario: sono state infatti trovate alcune sepolture di inumati databili tra il VII e il IX secolo d.C.”.
Villa dei Mosaici di Negrar di Valpolicella. Ultimato lo scavo dei livelli pavimentali mosaicati. Al museo Archeologico nazionale di Verona anteprima dei nuovi eccezionali ritrovamenti, e poi due giorni di visite guidate sullo scavo tra i vigneti
La villa dei Mosaici di Negrar protagonista di questa settimana. Prima al museo Archeologico nazionale di Verona e poi sullo scavo. Il motivo è presto detto: è stato completato lo scavo dei livelli pavimentali mosaicati. E quindi mercoledì 25 maggio 2022, alle 16, al museo Archeologico nazionale di Verona, in stradone San Tomaso 3, saranno presentati in anteprima i nuovi, eccezionali ritrovamenti. E verrà svelata la pianta della villa romana. Saranno presenti: Giovanna Falezza, direttrice museo Archeologico nazionale di Verona; Vincenzo Tiné, soprintendente Abap Verona; Roberto Grison, sindaco del Comune di Negrar di Valpolicella; Gianni de Zuccato, funzionario soprintendenza Abap Verona; Patrizia Basso, professoressa del Dipartimento di Culture e Civiltà – Università di Verona; Massimiliano Valdinoci, ABAVerona – Accademia di Belle Arti di Verona. Non è richiesta la prenotazione e l’entrata è gratuita. Segue una degustazione di vini delle cantine “La Villa” e “Franchini”, sui cui terreni si sta scavando la villa dei Mosaici.
Giovedì 26 e venerdì 27 maggio 2022, ci si sposta nell’area archeologica in località Cortesele dove sono organizzate le visite guidate in collaborazione con la soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Verona per la presentazione dei nuovi eccezionali ritrovamenti alla Villa dei Mosaici di Negrar di Valpolicella. Fasce orarie: 9, 10, 15, 16. Visite guidate a cura di Gianni de Zuccato, funzionario archeologo soprintendenza ABAP, e Alberto Manicardi, SAP Società Archeologica srl. La villa sarà visitabile su prenotazione fino a esaurimento posti. Prenotazioni al seguente link Villa dei Mosaici: visite guidate Biglietti, Date multiple | Eventbrite. L’accesso sarà gratuito previa prenotazione nelle fasce orarie indicate. In caso di maltempo l’evento sarà annullato.
Verona. Bilancio, a metà strada, del restauro dell’anfiteatro Arena finanziato con l’Art Bonus: 14 milioni di Unicredit Banca e Fondazione Cariverona. In due anni lavori mai fatti prima. Ora si preparano il museo e le Olimpiadi 2026. Sindaco: “Un intervento che rimarrà nei secoli”

“Siamo a metà dell’opera. Due anni di lavoro già fatto e altrettanto da portare a termine, per un progetto che si riequilibra in corso d’opera anche alla luce di nuove prospettive, prima tra tutte le Olimpiadi invernali del 2026 di cui l’Arena sarà protagonista assoluta”. Così i protagonisti, Comune di Verona (sindaco Federico Sboarina insieme all’assessore ai Lavori pubblici Luca Zanotto), soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Verona Rovigo e Vicenza (soprintendente Vincenzo Tinè), fondazione Cariverona (direttore generale Filippo Manfredi insieme al responsabile territoriale di UniCredit Renzo Chervatin e al Regional Manager NordEst di Uncredit Luisella Altare), progettisti (ing. Claudio Modena progettista del restauro), alla presentazione del bilancio dei lavori di restauro dell’Anfiteatro Arena di Verona, progetto ambizioso di valorizzazione e fruizione dell’arena, avviato nel 2019 grazie al finanziamento di 14 milioni di euro messi a disposizione da Unicredit Banca e Fondazione Cariverona con l’Art Bonus.
Recupero conservativo e restauro, rifacimento totale degli impianti elettrici, percorso museale. Questi i cardini su cui si basa l’intervento in corso, la cui divisione in lotti e la concentrazione dei lavori da novembre ad aprile è funzionale all’ottimizzazione delle complesse attività di cantiere oltre che a garantire l’attività della Fondazione Arena durante la stagione estiva. “Un intervento che rimarrà nei secoli, per il contesto in cui viene realizzato, per gli obiettivi già raggiunti e quelli futuri, e per l’investimento che li rende possibili”, commentano soddisfatti. “Quella in corso all’anfiteatro Arena è un’opera di restauro senza precedenti, destinata a segnare la storia del monumento stesso e a farne non solo un luogo di spettacolo e musica, ma un vero e proprio museo”.


Gli interrati dell’Arena di Verona: l’obiettivo è di riaprirli al pubblico (foto comune-vr)
“Abbiamo sotto gli occhi qualcosa di storico e che resterà nei secoli”, ha detto il sindaco. “Questo progetto ci permette non solo di restituire l’anfiteatro alla sua originaria bellezza, ma anche di proiettarlo in una nuova dimensione, quella museale, che contribuirà a renderlo ancora più unico e straordinario. Le due anime dell’Arena si intrecceranno in un percorso unico, il monumento di valore architettonico e culturale insieme al tempio della musica lirica, pop e rock, per una fruizione unica che sarà valore aggiunto per la città intera. A ciò si aggiunge il sogno di rendere fruibile la parte interrata, quei cunicoli e spazi architettonici che nessuno ha mai potuto visitare, un obiettivo che raggiungeremo con i fondi del Pnrr e che, entro le Olimpiadi del 2026, ci permetteranno di eliminare tutte le barriere architettoniche dell’Arena. Non posso che essere estremamente orgoglioso di quanto fatto finora, anche durante la pandemia, e degli obiettivi che ci siamo posti con questo progetto. Riscriviamo la storia del nostro anfiteatro, lo facciamo attraverso la sinergia di istituzioni del territorio, consapevoli di ciò che l’Arena rappresenta per la nostra città dal punto di vista storico, artistico, culturale oltre che economico”. E l’assessore Zanotto: “Si tratta di un cantiere davvero complesso e articolato, che richiede una cura e un’attenzione particolare. Siamo a metà dell’opera, i risultati di questi due anni di lavoro sono già evidenti, l’anfiteatro è visibilmente più bello grazie al restauro dei gradoni e degli arcovoli, ma anche più funzionale e sicuro, con un nuovo sistema tecnologico adeguato alle esigenze del teatro all’aperto più famoso al mondo. Ringrazio gli uffici e tutti i professionisti coinvolti che hanno saputo mediare con Fondazione Arena e la Soprintendenza e apportare modifiche progettuali in corso d’opera”.
“Ci piace pensare che questa esperienza, con l’accordo sottoscritto nel 2014 tra pubblico e privato, sia un progetto precursore di quanto oggi sta accadendo con il Pnrr”, ha affermato il direttore generale Manfredi. “Fondazione Cariverona c’è, come ente sostenitore presente e concreto che guarda al futuro della città. Il nostro compito è quello di creare un tessuto florido di sviluppo non solo culturale ma anche economico, l’intervento sull’anfiteatro va in questa direzione. Proseguiamo quanto avviato con uguale impegno e determinazione, e con l’auspicio che da questo progetto possano nascere nuove opportunità per valorizzare ancora l’intervento in corso”. E Chervatin: “Unicredit è fiera di aver finanziato questo intervento sull’Arena che è patrimonio culturale unico al mondo. È un progetto di importante sviluppo culturale ed economico, per questo si è deciso di finanziare anche un video che racconta le fasi del progetto e lo stato dell’arte dell’intervento, affinché i progressi fatti in questi due anni di lavoro siano visibili a tutti”.


Il rendering dei nuovi bagni per i visitatori e gli spettatori dell’Arena di Verona (foto comune-vr)
Opere realizzate. I risultati del lavoro già effettuato sono ben visibili ad occhio nudo. I gradoni di metà della cavea sono tornati al loro colore originario, sono stati ripuliti dalla patina logorante del tempo oltre che sigillati per evitare le infiltrazioni d’acqua. Idem per gli arcovoli, grazie a maestranze specializzate e all’utilizzo dei materiali più idonei alle caratteristiche del monumento, per la quale sono state effettuate dettagliate indagini e rilievi sulle strutture e sugli interventi realizzati in passato. Nei mesi scorsi sono stati ultimati i primi tre dei dieci nuovi bagni che andranno a sostituire quelli attuali, datati fine anni Cinquanta e oramai in un grave stato di conservazione. Per i servizi igienici è stata adottata la tecnica di lavorazione in esterna, che prevede la realizzazione delle celle in cantiere e la messa in posa sul pavimento senza intaccare la parte muraria e architettonica. Poi ci sono gli interventi che non si vedono, ma che sono fondamentali per una riqualificazione moderna e complessiva dell’Arena e indispensabile sotto il profilo delle certificazioni legate alla sicurezza. Si tratta dell’opera ingegneristica che si è concentrata in particolare a livello ipogeo, dove sono stati realizzati ex novo gli impianti idrico, fognario ed antincendio, ormai del tutto obsoleti, e propedeutici al proseguo dei cantieri.

Percorso museale. Le opere di riqualificazione museale sono uno degli obiettivi strategici dell’intervento Art bonus, per migliorare la fruibilità dell’Arena come monumento visitabile nei suoi spazi principali, compresa la galleria mediana che, durante la stagione invernale con lo stop agli spettacoli, potrà essere percorsa nella sua totalità. Per raccontare una storia lunga duemila anni, dall’epoca romana al Medioevo passando dal Risorgimento ad oggi, con un percorso che si concentrerà sulle due anime dell’Arena, quella del monumento vero e proprio e quella che lo rende il tempio della musica per eccellenza (vedi https://archeologiavocidalpassato.com/2022/03/05/verona-larena-diventa-museo-negli-arcovoli-i-2mila-anni-di-storia-del-monumento-creazione-di-un-percorso-espositivo-permanente-valorizzazione-degli-spazi-interni-apertura).
Olimpiadi 2026. Forniscono l’assist per un’Arena completamente nuova anche come luogo di spettacolo e musica. Per le cerimonie di conclusione delle Olimpiadi e di apertura della Paralimpiadi, è impensabile non usufruire di adeguati investimenti per dotare il monumento di palco e platea nuovi, fondi che saranno garantiti dal Governo attraverso il Pnrr.
Verona. Durante la posa di condotte del gas, scoperto nella frazione di Montorio un prezioso mosaico romano del 500 d.C. parte di un’enorme villa appartenuta forse allo stesso re Teodorico: l’area è nota per i mosaici già conservati al museo del Teatro romano e nei depositi della soprintendenza

Un prezioso mosaico romano del 500 d.C. parte di un’enorme villa appartenuta a famiglie di alto rango, forse allo stesso re Teodorico, è stato ritrovato durante alcuni scavi di Agsm-Aim nella frazione veronese di Montorio, sulle colline a Nord-Est della città. Lo scavo era programmato per la posa delle condotte del gas. Ma tutta la frazione di Montorio è nota agli archeologi perché ricca di manufatti e ritrovamenti di epoca romana e per questo la zona è vincolata: reperti da Montorio e, in particolare, da questa villa sono conservati al museo civico Archeologico al Teatro Romano di Verona e nei depositi della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio di Verona Rovigo e Vicenza, come ha ricordato il soprintendente Vincenzo Tinè. Così i lavori effettuati da Agsm a Montorio, in via delle Logge, per la sostituzioni di tubature per sottoservizi, sono stati seguiti dagli archeologi. E le aspettative non sono rimaste deluse: individuati lembi di pavimenti appartenenti allo straordinario complesso residenziale fortificato tardo-antico noto sin dall’800. “Le strutture finora messe in luce”, spiegano in soprintendenza, “suggeriscono la presenza di un palazzetto fortificato esteso su circa 15mila mq, dotato di sale di rappresentanza e aule termali. Tra questi vi era anche un grande ambiente poliabsidato con una singolare pavimentazione musiva costituita da almeno 24 pannelli, oggi in gran parte perduti, decorati con motivi geometrici alternati talora a cesti e calici. Alcuni dei mosaici sono conservati al museo del Teatro romano di Verona”. In tempi più recenti, interventi della soprintendenza hanno riportato alla luce altri mosaici e pavimenti in opus sectile di marmi di importazione.

“Non si può ancora dettagliare l’assetto planimetrico complessivo, né fissare con sicurezza la cronologia delle diverse fasi costruttive, già databili nei primi secoli dell’età imperiale”, continuano. “I motivi dei lacerti musivi rinvenuti sono caratteristici della fine del IV-VI secolo e riferibili alla tradizione nord-italica, con confronti in ambito altoadriatico e ravennate. Il complesso è verosimilmente da attribuire ad una committenza di età teodoriciana e non è escluso che sia da riconoscervi una delle proprietà del re o di un personaggio del suo entourage”. In via delle Logge, nei giorni scorsi, sono stati aperti, a cura degli archeologi della Società Artech, otto sondaggi, di cui solo i sei hanno restituito resti di pavimentazioni di più ambienti. “Assai interessante è il vano decorato da un mosaico policromi a motivi figurati nei quali si riconosce una conchiglia bivalve, un calice e una composizione a foglie lanceolate. Tutte queste pavimentazioni, ormai in parte asportate, appaiono obliterate da un livello di natura idromorfa, verosimilmente da collegare ad un’alluvione del vicino Fibbio, che sancì il definitivo abbandono della struttura”.
Tra la soprintendenza e Agsm è in via di elaborazione un progetto di studio di valorizzazione delle evidenze archeologiche finalizzato alla restituzione grafica e alla divulgazione dell’importante complesso tardoantico. Intanto il mosaico verrà mappato e poi ricoperto, in attesa di decisioni successive. Sulla scoperta è interessante un servizio curato dalla TGR Veneto (vedi A Montorio, frazione di Verona, scoperto un mosaico di epoca romana – Arte & Cultura – TGR Veneto (rainews.it)).
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