Storia dell’archeologia italiana da Pompei ai nostri giorni” di Luigi Malnati, per 40 anni in prima linea come archeologo e soprintendente: è il racconto di un mondo tanto affascinante quanto ancora poco conosciuto, con le parole di un testimone diretto

L’archeologia è fango, polvere, cemento, baracche prefabbricate in lamiera, bagni mobili, panini consumati in fretta. E l’emozione della scoperta. In una parola: l’archeologia. Declinata attraverso il suo sviluppo e la sua evoluzione in 250 anni di scavi in Italia, e l’esperienza personale di 40 anni di attività in prima linea dell’archeologo Luigi Malnati, autore di “La passione e la polvere. Storia dell’archeologia italiana da Pompei ai nostri giorni”, edito da La Nave di Teseo, con l’introduzione di Vittorio Sgarbi. Il libro sarà in libreria giovedì 27 maggio 2021.

Avventurosa e carica di mistero: da sempre, è così che immaginiamo l’archeologia. Spesso legata a paesi lontani, esotici e favolosi, o a scoperte di tesori e reperti straordinari come le tombe etrusche, gli affreschi di Pompei, le sculture classiche. Non è più così da molto tempo, da quando nell’Ottocento l’archeologia ha iniziato a distinguersi dalla storia dell’arte antica ed è diventata una scienza intimamente connessa alla storia dell’uomo, contribuendo, insieme alle fonti scritte, a scoprire e raccontare la vita nelle diverse civiltà. Da allora si sono moltiplicati gli scavi, condotti con metodi rigorosi, specie nelle città che conservano sotto l’aspetto attuale le tracce delle epoche e delle culture precedenti. In Italia la professione di archeologo è nata formalmente negli anni Ottanta del Novecento e richiama giovani spinti da una grande passione, che lavorano duramente, a fianco delle soprintendenze, il più delle volte lontani dalla ribalta. Perché non esistono solo Pompei e il Colosseo: il patrimonio archeologico è diffuso e la battaglia per salvaguardarlo non è ancora perduta. Arricchito da un inserto di immagini che ripercorrono momenti e figure decisive e illustrano le tecniche dell’archeologia, La passione e la polvere racconta un mondo tanto affascinante quanto ancora poco conosciuto, nelle parole di un testimone diretto. “La ricostruzione di Luigi Malnati è molto precisa: l’archeologia è una trincea in una guerra difficile”, scrive Vittorio Sgarbi nell’Introduzione.

Luigi Malnati, soprintendente archeologo (foto Mibact)
Nato a Bergamo nel 1953, Luigi Malnati si è specializzato in archeologia all’università di Milano. A 27 anni vince il concorso da ispettore archeologo al ministero dei Beni culturali, dove ha lavorato per quasi quarant’anni. A 39 anni diventa soprintendente archeologo, incaricato prima della soprintendenza delle Marche, poi di quella del Veneto, dell’Emilia Romagna e della Lombardia. Dal 2010 al 2014 ricopre l’alto grado di direttore generale alle Antichità, emanando la prima circolare che regolamenta le procedure di archeologia preventiva in Italia. Ha al suo attivo più di 150 pubblicazioni scientifiche, fra le quali, con Valerio Massimo Manfredi, il manuale Gli Etruschi in val Padana (1991 e 2002), prevalentemente dedicate all’archeologia italica e a quella urbana, ma anche alle problematiche relative alle normative per la tutela. Ha organizzato decine di esposizioni archeologiche in Emilia e in Veneto, nonché la grande esposizione di Brescia del 2015 sulla romanizzazione dell’Italia settentrionale.
A Firenze al via TourismA, il salone di Archeologia e Turismo culturale: in 3 giorni 350 relatori e oltre 30 convegni. Ecco alcuni appuntamenti da non perdere
Il conto alla rovescia sta per scadere. Venerdì 21 febbraio 2020, alle 9, all’auditorium del Centro congressi di Firenze, con l’intervento di Eike Schmidt, direttore della Galleria degli Uffizi, al convegno Save Art dedicato al cinquecentenario di Raffaello, apre come da tradizione TourismA 2020, dal 21 al 23 febbraio 2020, l’evento espositivo e congressuale dell’anno a firma Archeologia Viva dedicato ai beni culturali: E come da tradizione sarò anche quest’anno Alberto Angela, domenica 23 febbraio pomeriggio, a concludere il grande evento fieristico. In tre giorni circa 350 relatori interverranno in oltre 30 convegni su temi che spaziano dalle grandi scoperte archeologiche alle proposte di valorizzazione di musei, monumenti e parchi, dall’arte all’ambiente, dalle città murate ai siti Unesco, ai nuovi itinerari, alle tecnologie d’avanguardia, al cinema. Tanti gli ospiti particolari di cui è confermata la partecipazione: Andrea Carandini, Louis Godart, Giuliano Volpe, Pupi Avati, Mario Tozzi, Edoardo Winspeare, Giorgio Ieranò, Eva Cantarella, Philippe Daverio, gen. Roberto Riccardi, Valerio Massimo Manfredi, Vittorio Sgarbi…

Il salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio di Firenze ospita l’anteprima di TourismA (foto Valerio Ricciardi)
Anteprima, che è un po’ inaugurazione un po’ presentazione, nel Salone de’ Cinquecento a Palazzo Vecchio di Firenze, Giovedì 20 febbraio 2020, alle 20. Interverranno: Tommaso Sacchi, assessore alla Cultura del Comune di Firenze; Giuliano Volpe, del Consiglio Superiore per i Beni culturali e paesaggistici del MiBACT; Piero Pruneti, direttore Archeologia Viva e TourismA. Maria Angela Turchetti, etruscologo, della direzione regionale Musei della Toscana, parlerà di “Benvenuti in Toscana, terra degli Etruschi”. Ingresso libero (senza prenotazione). Palazzo Vecchio sarà aperto dalle 19.30 (entrata lato via dei Gondi). L’ambiente monumentale non è riscaldato. Durata dell’evento: un’ora circa.
Il programma. Venerdì 21 febbraio 2020. In Auditorium (9-13.15), “SAVE ART 2020” Che bellezza. Raffaello, l’armonia e i suoi contrari, a cura di Art e Dossier in collaborazione con Giunti T.V.P. Editori. Nel quinto centenario della morte di Raffaello Sanzio (1483-1520) ¬– il pittore più frequentemente associato ai concetti di grazia, armonia e bellezza – Save Art propone una riflessione su alcune questioni connesse al tema: il canone e l’accademia come modelli imprescindibili, il piacere di prescindere da quei modelli, il disinteresse per ogni possibile canone, e infine… brutto è bello? Introduce Piero Pruneti, direttore Archeologia Viva e “tourismA”, coordina Claudio Pescio direttore editoriale Art e Dossier.
Sempre venerdì 21 febbraio, ma in Sala Onice (9.30-12.45), “ITER” Archeologia Patrimonio e Ricerca italiana all’estero, a cura di Ettore Janulardo, della Scuola di Specializzazione in Beni archeologici dell’Università di Firenze. Alle 9.30, i saluti di Piero Pruneti e l’introduzione di Ettore Janulardo; 10, Livio Zerbini, missione archeologica dell’università di Ferrara in Georgia e Romania, “Dalla Colchide alla Dacia di Traiano”; 10.20, Lorenza Manfredi, missione archeologica del Cnr in Marocco-Algeria, “Fabulosissimum Atlantem: presente e futuro delle ricerche sulle miniere e gli itinerari antichi nel Maghreb”; 10.40, Daniele Morandi Bonacossi, missione archeologica dell’università di Udine nel Kurdistan iracheno, “La Mesopotamia del nord fra impero assiro e Alessandro Magno. Ricerche nel Kurdistan iracheno”; 11, pausa; 11.50, Oliva Menozzi, Eugenio Di Valerio, Maria Giorgia Di Antonio, Luca Cherstich, missione archeologica dell’università di Chieti a Cipro, in Egitto e Libia, “Archeologia a rischio, monitoraggio e sostenibilità”; 12.10, Giovanni Salmeri e Anna Lucia D’Agata, missione archeologica dell’università di Pisa e del Cnr in Turchia, “Archeologia di una città di frontiera tra Anatolia e Siria: Misis (antica Mopsouhestia) in Turchia sud-orientale”; 12.30, pausa; 14:15 (in Auditorium), Patrizia Piacentini Missione archeologica italo-egiziana dell’università di Milano in Egitto, “Ultime dall’Egitto. Le mummie di Assuan: l’anello mancante”. E poi venerdì, si apre un articolato capitolo sugli Etruschi. In Sala 4 (9-14): VIE ETRUSCHE IN TOSCANA, presentazione di percorsi culturali e turistici del costituendo Prodotto Turistico Omogeneo regionale “Toscana Terra Etrusca” – Convegno e Workshop, a cura di Toscana Terra Etrusca(34 Comuni toscani già all’interno del Distretto Etruria Meridionale – capofila Comune della Città di Chiusi), contributi e collaborazioni: Regione Toscana, Toscana Promozione Turistica, Comitato Scientifico TTE, Direzione regionale Musei della Toscana; in sala 9 (9.30-13): MARE ETRUSCO, La Corsica nel contesto del Tirreno antico, a cura di Jean Castela, direttore INEACEM – Corsica, e Simona Rafanelli, direttore museo civico Archeologico “I. Falchi” di Vetulonia; in Sala 9 (14-15.30): ARCHEOLOGIA GROSSETANA, Excursus fotografico dall’archivio della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le province di Siena Grosseto Arezzo.
Seconda giornata, sabato 22 febbraio 2020. All’Auditorium (8.30-12.20), ARCHEOLOGIA AL FUTURO, esperienze di Archeologia Pubblica in Italia, a cura di Giuliano Volpe dell’università di Foggia, responsabile del Progetto di rilevante interesse nazionale “Archeologia al futuro”. Alle 8.30, i saluti di Piero Pruneti (Archeologia Viva), e introduzione di Giuliano Volpe; 9, Guido Vannini, Michele Nucciotti (università di Firenze), “Archeologia pubblica e territorio. Tra Toscana e Giordania”; 9.20, Daniele Manacorda, Valeria Di Cola (università di Roma Tre), “Alla scoperta del primo miglio della via Appia”; 9.40, Alexandra Chavarria, Gian Pietro Brogiolo, Francesca Benetti, Clemente Santacroce (università di Padova), “Ritorno al futuro: per un’archeologia partecipata, democratica e sostenibile”; 10, Marco Milanese, Pier Giorgio Spanu, Fabio Pinna (università di Sassari e università di Cagliari), “L’isola dell’archeologia. Dalla Sardegna un impegno contro lo spopolamento e la crisi”; 10.20, Enrico Zanini, Franco Cambi, Marco Valenti (università di Siena), “Non petrolio ma energia rinnovabile. Come l’Archeologia Pubblica promuove lo sviluppo”; 10.40, pausa; 11.30, Mario Tozzi CNR, presidente Parco regionale dell’Appia antica, conduttore televisivo, “Raccontare la ricerca annoia? Come stimolare la partecipazione”; 11.50, Andrea Carandini, presidente nazionale FAI e Daniele Manacorda, università di Roma Tre, dialogano con Giuliano Volpe autore del libro “Archeologia pubblica. Metodi, tecniche, esperienze” (Carocci 2020). Segue, sempre in Auditorium (12.20-13.15), proclamazione del PREMIO “RICCARDO FRANCOVICH, a cura della Sami (Società archeologi medievisti italiani), presiede Paul Arthur presidente Sami e docente all’università del Salento: premiazione musei-siti vincitori 2020: Museo dell’Alto Medioevo di Ascoli Piceno e Complesso archeologico di Sant’Eulalia a Cagliari; premio speciale al regista Edoardo Winspeare per la divulgazione delle tradizioni medievali tramite il cinema (Pizzicata, Filia Solis) e per il suo attivismo a favore di cultura e paesaggio. Omaggio all’antica danza popolare della Terra d’Otranto.
Tra archeologia e turismo l’appuntamento in Sala Onice (10-17), VIAGGI DI CULTURA E ARCHEOLOGIA, rassegna di itinerari turistico-culturali, a cura di TRAVELMARK – Comunicazione per il turismo: alle 10.20, FRANCIA E SPAGNA, a cura di Kailas, Elisa Bianchi e Andrea De Pascale archeologi, “In viaggio con l’archeologo tra Francia e Spagna: dalle grotte preistoriche ai castelli”; 11.10, THAILANDIA, a cura di I Viaggi di Maurizio Levi, Dante Bartoli archeologo, “L’antico Regno del Siam”; 12, PAKISTAN E GIORDANIA, a cura di Azalai Travel Design, Chiara Marcotulli archeologa, “Dalla Via della Seta alla Via dell’Incenso: in Pakistan e Giordania con l’archeologa”; 12.50, pausa; 13.40, ROMAGNA, a cura di Visit Romagna, Chiara Astolfi direttore Visit Romagna, Sergio Fioravanti direttore Fondazione RavennAntica – Parco Archeologico di Classe, Giacomo Costantini assessore al Turismo Comune di Ravenna, Riccardo Pattuelli assessore al Turismo Comune di Comacchio; 14.30, CROAZIA, a cura di Parco Nazionale del Krka (Croazia), Joško Zaninović direttore Museo Archeologico di Puljane, Alessandro Campedelli ricercatore DiSCI – Università di Bologna, “L’anfiteatro romano di Burnum: dall’archeologia alla ricostruzione virtuale”; 15.20, TURCHIA, a cura di I Viaggi di Maurizio Levi, Dante Bartoli archeologo, “Turchia Orientale: in Anatolia tra siti classici e islamici, armeni e siriaci”; 16.10, ALGERIA, EGITTO, a cura di Agenzia Viaggi Rallo / I Viaggi di Archeologia Viva, Roberta Petrilli archeologa, “Algeria: dalle città romane alla pentapoli mozabita. Egitto: sulle orme di Belzoni”.
XVI incontro di Archeologia Viva (sempre in auditorium). Prima parte venerdì pomeriggio (14-18): si inizia alle 14.15, con Patrizia Piacentini (che chiude anche la sezione di Iter sulle missioni italiane all’estero); 14.45, Giorgio Ieranò, docente di Letteratura greca all’università di Trento, “Il mare d’amore. Eros, tempeste e naufragi nella Grecia antica”; 15.15, Ghjuvan-Guido Talamoni, presidente Assemblea della Corsica, “Un saluto dalla Corsica etrusca”; 15.30, pausa; 16.30, Dario Di Blasi, direttore artistico di FIRENZE ARCHEOLFILM, Giuditta Pruneti direttore editoriale, presentazione Festival internazionale del cinema di Archeologia Arte Ambiente 2020; 16.45, Jacopo Tabolli, funzionario archeologo Soprintendenza ABAP di Siena, “HINTHIAL. Un nuovo luogo sacro all’ombra di San Gimignano”; 17.15, Andro Krstulovic-Opara, sindaco di Spalato, “Spalato 1700 anni: dal palazzo di Diocleziano alla città”, introduce Miljenko Domijan presidente Consiglio Nazionale per i Beni culturali della Croazia.
XVI incontro di Archeologia Viva, sabato 22 febbraio 2020, seconda parte (14-18). Si inizia alle 14, Giorgio Murru, coordinatore scientifico Museo Zapata di Barumini e direttore Museo dei Menhir di Laconi, “Spiriti e Dei nella statuaria preistorica della Sardegna”, apertura e chiusura al suono delle launeddas del maestro Luigi Lai; 14.30, Vittorio Sgarbi presidente MART, “Il fenomeno “arte” nella vicenda umana. Dedicato a Sebastiano Tusa”; 15, Eva Cantarella scrittrice, “Gli inganni di Pandora: l’origine delle discriminazioni di genere nella Grecia antica”; 15.30, pausa; 16.10, Donato Coppola, museo Civiltà preclassiche Murgia meridionale – Ostuni (Br), “La grotta di Santa Maria di Agnano a Ostuni nella sua storia millenaria”; 16.30, Louis Godart accademico dei Lincei, “Viaggio nel Mediterraneo antico: da Minosse a Omero”; 17, Eugenio Giani storico e presidente Consiglio Regionale della Toscana, “Magnus Dux Etruriae: gli Etruschi e Cosimo I de’ Medici”; 17.30, Valerio Massimo Manfredi archeologo e scrittore, “Malta: viaggio nell’Isola dei Giganti”.

L’auditorium del Palacongressi di Firenze stracolmo per Tourisma, il salone di Archeologia e Turismo culturale (foto Graziano Tavan)
XVI incontro di Archeologia Viva, domenica 23 febbraio 2020, terza parte (8.45-18). Si inizia con tre film a cura di Rai Cultura (8.45-10.30): “La falsa bellezza: Rai Storia racconta la storia del falso”, proiezione estratto del ciclo di Rai Storia dedicato al falso in arte e in archeologia “La vera storia del falso”. Introduce Giuseppe Giannotti vicedirettore Rai Storia. Interviene: Marcello Barbanera docente di Archeologia alla Sapienza Università di Roma. “1909-2019: 110 anni di archeologia italiana in Grecia. Rai Storia racconta la Scuola Archeologica Italiana di Atene”, proiezione estratto dal documentario di Rai Storia “A scuola di archeologia. 110 anni di ricerca italiana in Grecia” di Eugenio Farioli Vecchioli, regia Agostino Pozzi e Stefano Stefanelli, consulenza scientifica Luca Peyronel. Introduce Eugenio Farioli Vecchioli, autore e capo progetto Rai Cultura. Interviene: Emanuele Papi, direttore Scuola Archeologica Italiana di Atene. “Gli italiani a Abu Simbel: da Belzoni a Gazzola. Rai Storia racconta l’Egittologia italiana”, proiezione estratto dal documentario di Rai Storia “Nella terra dei Faraoni. L’avventura dell’egittologia italiana” di Marta Saviane, consulenza scientifica Luca Peyronel. Introduce Luca Peyronel, docente di Archeologia e Storia dell’Arte del Vicino oriente Antico all’Università degli Studi di Milano. Infine: Rai Storia e i nuovi progetti 2020 sul patrimonio culturale archeologico- Alle 10.30, Lorenzo Nigro, direttore Missione Archeologica in Palestina & Giordania, “Gerico. La rivoluzione della preistoria”; 11, pausa; 11.45, Paolo Giulierini, direttore MANN, “Preistorici, Etruschi e Romani: il MANN si fa in tre…”; 12.15, Pupi Avati regista, “Su Dante e per Dante: il film che mancava…”, interviene Dario Nardella sindaco di Firenze; 13, pausa; 14.30, Roberto Pisoni direttore Sky Arte, “Sky porta l’arte al cinema”: “Botticelli e Firenze. La nascita della bellezza”, “Raffaello”, “Pompei. Eros e mito”; 14.45, presentazione e proiezione di “Le tre vite di Aquileia” realizzato da Sky Arte – 3D Produzioni e Istituto Luce-Cinecittà, regia Giovanni Piscaglia. Introduce Antonio Zanardi Landi presidente Fondazione Aquileia; 16, pausa; 16.30, Alberto Angela, divulgatore scientifico e scrittore. Intervista “a tutto campo” a cura di Piero Pruneti.
Vieste ArcheoFilm, al castello di Vieste sul Gargano tre serate con il cinema di Archeologia Arte Ambiente e incontri con i protagonisti
Il cinema archeologico del Festival diffuso del Firenze Archeofilm fa tappa sul Gargano al castello di Vieste dove da venerdì 12 a domenica 14 luglio 2019, alle 21, con ingresso libero, arriva l’atteso Festival internazionale del Cinema di Archeologia Arte Ambiente organizzato dalla Città di Vieste – assessorato alla Cultura – in collaborazione con Archeologia Viva/Firenze Archeofilm; direttore artistico Dario Di Blasi, che ha selezionato i filmati dall’archivio di Firenze Archeofilm; direttore editoriale Giuditta Pruneti; coordinatore per il Comune di Vieste Feliciano Stoico; con il contributo di Giuliano Volpe dell’università di Foggia. Cinque film che concorrono al premio “Venere Sosandra – Vieste 2019″ assegnato dal pubblico. Nelle tre serate, condotte dalla giornalista Giulia Pruneti, si spazia dalla nascita dei giochi olimpici in Grecia ai misteri della terra dei faraoni fino ai grandi scontri navali come quello risorgimentale di Lissa. Senza dimenticare i temi ambientali e scoprire l’origine degli sconvolgimenti dell’ecosistema globale ma anche le narrazioni (riviste e corrette) dei grandi eventi che hanno fatto la storia tra cui la celebre battaglia di Canne. Ogni sera, tra una proiezione e l’altra, incontri condotti da Piero Pruneti, direttore di Archeologia Viva, con i grandi esperti della comunicazione del passato tra cui Valerio Massimo Manfredi archeologo e scrittore, Daniele Manacorda archeologo medievista dell’Università di Roma3, Giuliano Volpe archeologo dell’università di Foggia e Nicolò Bongiorno regista e produttore cinematografico. In caso di maltempo la manifestazione si svolge nella Sala Normanna del Castello.
Il festival apre venerdì 12 luglio 2019, alle 21, con il film “Tutankhamon, i segreti del faraone: un re guerriero / Toutankhamon, les secrets du pharaon: un roi guerrier” di Stephen Mizelas (Regno Unito, 50’). Tutankhamon è uno degli ultimi faraoni della XVIII dinastia. Il suo favoloso tesoro, scoperto intatto quasi un secolo fa, ne ha fatto il faraone più famoso e più studiato della storia. Il corredo della sua tomba è una fonte inestimabile di informazioni sull’antico Egitto, ma anche su questo giovane re, il cui regno è ancora un mistero per gli archeologi. Chi era veramente? Un fragile re-bambino o un signore della guerra? Morì di malattia o venne ucciso in battaglia? Tre oggetti con cui il faraone riposa aiutano gli archeologi a rivelare il suo vero volto… Segue il film “Apud Cannas” di Francesco Gabellone (Italia, 16’). La battaglia di Canne, la “battaglia per eccellenza”, studiata dai militari di ogni tempo per una strategia bellica che ha fatto scuola, viene da molti descritta con notevoli differenze di vedute. In questo film animato, su base 3D, lo studio diretto delle fonti viene coniugato con l’uso delle tecnologie per la rappresentazione e la comunicazione di quegli eventi, i protagonisti, le condizioni politiche e sociali di contesto. Ospite della serata: Valerio Massimo Manfredi archeologo e scrittore.
Seconda serata sabato 13 luglio 2019. Alle 21 si inizia con il film “Olimpia, alle origini dei Giochi / Olympie, aux origines des Jeux” di Olivier Lemaitre (Francia, 52’). Sia santuario religioso che sito sportivo, Olimpia fu, per quasi mille anni, sede dei giochi più prestigiosi dell’antica Grecia. Gli archeologi hanno indagato gran parte del sito e hanno rinvenuto grandi quantità di ceramiche dipinte che rappresentano gli atleti. Ma queste scene sono una rappresentazione accurata della realtà? Utilizzando ricostruzioni e immagini tridimensionali, il documentario riporta in vita le meraviglie passate di Olimpia e immerge lo spettatore nel cuore dei celebri Giochi. Segue il film “Il misterioso vulcano del Medioevo / Le mystérieux volcan du Moyen-Âge” (vincitore Premio “Firenze ArcheoFilm 2018”) di Pascal Guérin (Francia, 52’). Il film mette in primo piano il lavoro minuzioso di ricerca, perseveranza, collaborazione e intuizione, degli scienziati che hanno dedicato tanti anni alla ricerca di questo misterioso vulcano. Questa scoperta sarebbe fondamentale per comprendere come le eruzioni vulcaniche, hanno trasformato il clima del pianeta e gli ecosistemi in cui viveva la società… Ospite della serata: Daniele Manacorda, archeologo dell’università di Roma3.
Serata finale domenica 14 luglio 2019, alle 21: sullo schermo il film “I leoni di Lissa” (vincitore Premio “Firenze ArcheoFilm 2019”) di Nicolò Bongiorno (Italia/Croazia, 76’). Il documentario evoca la storia della battaglia navale di Lissa (1866, Terza Guerra d’Indipendenza), scontro simbolo e icona della marineria moderna. Attraverso un mosaico di suggestioni visive, storiche e mitologiche, lo spettatore viaggia con grandi maestri dell’esplorazione subacquea fino al grembo profondo di un capitolo dimenticato dell’Unità d’Italia. Un’immersione di grande importanza scientifica e archeologica, raccontata come una fiaba. Ospiti della serata: Giuliano Volpe, archeologo dell’università di Foggia, e Nicolò Bongiorno, regista e produttore cinematografico. Quindi si passa alla cerimonia di premiazione con l’attribuzione del “Premio Venere Sosandra – Vieste 2019″ per il film più votato dal pubblico. Chiude la serata e il festival il docufilm fuori concorso dedicato al Gargano: “Il tesoro di Monte Pucci” di Giorgio Salvatori (Italia, 20’). I lavori di scavo nella necropoli di Monte Pucci continuano a riservare sorprese. L’ultima, sorprendente scoperta è un anello che reca nel castone un’immagine che richiama la figura dell’eroe greco Diomede. Primo e unico indizio della presenza nell’area garganica del leggendario padre fondatore delle Isole Tremiti e di altri antichi insediamenti nel Gargano.
A tre mesi dal disastro aereo dell’Ethiopian Air Lines, in cui perse la vita Sebastiano Tusa, la Regione Sicilia ricorda il “suo” assessore-archeologo con una commemorazione e un video. Il ricordo dell’amico archeologo Luigi Fozzati

Sebastiano Tusa, 66 anni, archeologo subacqueo di fama internazionale, soprintendente del Mare, assessore ai Beni culturali della Regione Sicilia, morto nel disastro areeo dell’Ethiopian Air LInes
10 marzo 2019 – 10 giugno 2019: sembra ieri ma sono già passati tre mesi da quando Sebastiano Tusa, 66 anni, archeologo subacqueo di fama internazionale, soprintendente del Mare, assessore ai Beni culturali della Regione Sicilia, ha trovato la morte sul Boing 737 dell’Ethiopian Air Lines per Nairobi (Kenia), con tutti gli altri 156 passeggeri, tra cui 7 italiani, precipitato appunto il 10 marzo 2019, a Bishoftu (Etiopia) sei minuti dopo il decollo dall’aeroporto della capitale Addis Abeba. Tusa era diretto a Malindi, in Kenia, per una conferenza internazionale promossa dall’Unesco con la partecipazione di archeologi provenienti da tutto il mondo per discutere del progetto Unesco di creare proprio a Malindi un centro di interesse storico e di recupero delle tradizioni e della cultura di tutto il Kenya. Il professor Tusa, soprintendente del mare della Regione Siciliana, era stato chiamato proprio in virtù della sua competenza nel settore dell’archeologia marina. Le ricerche di Tusa e del suo staff, di concerto con il direttore del museo nazionale di Malindi “Caesar Bita”, aveva evidenziato già a Natale (quando vi era stato con la moglie, Valeria Patrizia Li Vigni, direttrice del museo d’Arte contemporanea di Palazzo Riso a Palermo) le grosse potenzialità nell’ambito dei ritrovamenti sotto la superficie dell’oceano Indiano, al largo di Malindi (vedi https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2019/03/11/archeologia-in-lutto-nel-disastro-aereo-del-boing-737-precipitato-in-etiopia-e-morto-larcheologo-sebastiano-tusa-siciliano-doc-docente-di-paletnologia-e-archeologia-marina-ha-creato-la-so/).

Il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, con l’assessore ai Beni culturali Sebastiano Tusa, il giorno del suo insediamento
Lunedì 10 giugno 2019 la Regione Siciliana ha deciso di ricordare il proprio assessore ai Beni culturali Sebastiano Tusa, a tre mesi dalla tragica scomparsa nell’incidente aereo in Etiopia. Alle 17, nella Cattedrale di Palermo, si terrà una messa di suffragio, celebrata dall’arcivescovo Corrado Lorefice. A seguire, nel Palazzo d’Orleans, sono previsti gli interventi commemorativi del governatore Nello Musumeci, del sindaco di Palermo Leoluca Orlando, del rettore dell’università Fabrizio Micari, dello scrittore e storico Valerio Massimo Manfredi e della giornalista e conduttrice televisiva Donatella Bianchi. In occasione della giornata dedicata alla commemorazione, negli uffici centrali e periferici della Regione Siciliana, saranno poste le bandiere a mezz’asta. Per l’occasione, sulla pagina Fb della Regione Siciliana è stato postato un video che sulle immagini sfumate di Sebastiano Tusa scorrono le immagini suggestive dell’immenso patrimonio archeologico vanto della Sicilia, mentre l’audio riporta una dichiarazione d’intenti dell’archeologo-neo assessore regionale ai Beni culturali.
Risentirle oggi quelle parole, che dovevano essere il manifesto programmatico di Tusa, diventano l’impegnativa eredità che l’archeologo-politico lascia ai suoi conterranei: quasi un decalogo che lui non ha potuto mettere in pratica ma la cui valenza non è certo venuta meno. “Il futuro strategico della Sicilia deve puntare sulla Cultura, e quindi sui tre pilastri che la reggono: il Turismo, l’Enogastronomia, il Mare. È tempo di pensare a lavorare meglio, senza inventarsi niente di nuovo, ma gestendo al meglio quello che abbiamo. Poi non possiamo più permetterci di avere aree archeologiche sporche, musei che non funzionano, con standard vecchi, oppure musei chiusi; dobbiamo cercare di acquistare e acquisire degli standard europei. Oggi il museo, l’area archeologica, il monumento devono diventare luoghi dove si va anche ripetutamente, si va anche per divertirsi: anche solo per prendere un caffè o ritrovarsi con gli amici. Questi luoghi devono diventare elementi sentiti di tutti, quasi parte di un itinerario quotidiano o comunque frequente. Dobbiamo lavorare sull’offerta culturale che in Sicilia è enorme, rendendo il patrimonio culturale appetibile, perché noi sappiamo che questi luoghi sono importanti, ma gli altri non lo sanno”.
“Non è facile parlare di Sebastiano”, scrive tra l’altro sull’ultimo numero di Archeologia Viva (maggio-giugno 2019) Luigi Fozzati, già soprintendente del Friuli Venezia Giulia, che con Tusa ha condiviso importanti esperienze di archeologia subacquea, e stretto una sincera amicizia, “per quella vita straordinaria che ha vissuto all’insegna del non risparmiarsi mai. In lui convivevano più aspetti, tutti vissuti con passione professionale: lo studioso di preistoria, che ci ha lasciato sintesi esemplari sulla storia più antica della Sicilia; l’archeologo subacqueo, che ha saputo imporsi ai politici della sua isola e saputo istituire la prima e unica Soprintendenza del Mare di tutta l’Italia, dove in questo settore non si muove foglia; il docente, instancabile e lieto di trasmettere il suo sapere nelle università. Infine il politico: ci teneva anche a questo ruolo, convinto che per arrivare a certi obiettivi occorra lo specialista. Dall’11 aprile 2018 rivestiva in Sicilia la carica di assessore ai Beni culturali, indicato da Vittorio Sgarbi, che lo aveva preceduto. Questi profili differenti che dialogavano tra loro si reggevano sulle qualità dell’uomo, superiore alle miserie di un’Italietta quasi indifferente alla bellezza. Pensare che il suo mondo fosse la sola Sicilia sarebbe un errore: adorava la sua terra, ma nel cuore aveva l’Italia. Gli arrivavano continue richieste di consigli per impostare ricerche, mostre, convegni: non si negava mai, con la semplicità e l’avvedutezza di un aristocratico che ben conosce l’animo umano. Con la scomparsa di Sebastiano Tusa l’archeologia perde un interprete di eccezionale umanità e sapere: un vuoto che non si può colmare”.
Al via Tourisma 2019 con tanti big, da Angela a Daverio, da Carandini a Osanna, da Matthiae a Manfredi: in tre giorni 250 relatori e un centinaio di espositori. Si inizia con un focus sull’Arte e un report sui beni archeologici in aree di guerra o a rischio
Alberto Angela, ormai acclamato padrino della manifestazione, e poi il presidente del FAI Andrea Carandini, l’ex direttore generale del parco archeologico di Pompei Massimo Osanna, l’ex presidente del consiglio superiore dei Beni culturali Giuliano Volpe, l’archeologo e scrittore Valerio Massimo Manfredi, il critico d’arte Vittorio Sgarbi, il gen. Fabrizio Parrulli comandante Carabinieri tutela patrimonio culturale, Paolo Matthiae, l’archeologo scopritore di Ebla, decano degli orientalisti. E ancora i big della divulgazione storico-artistica Philippe Daverio, Eike Schmidt, Antonio Paolucci. Sono alcuni dei nomi famosi protagonisti della quinta edizione di Tourisma, salone dell’Archeologia e del Turismo culturale, organizzato da Archeologia Viva (Giunti editore) dal 22 al 24 febbraio 2019 al centro congressi di Firenze: una tre giorni non stop per sapere tutto e anche di più del passato, presente e futuro dei nostri beni culturali, tra arte, archeologia e ambiente, dedicata alla comunicazione delle grandi scoperte archeologiche e alla promozione del patrimonio e del turismo culturale. Un centinaio di espositori con significative presenze straniere (tra cui Francia, Cipro, Israele, Malta, Croazia, …) ma anche e soprattutto le principiali realtà italiane che proporranno itinerari pensati per un pubblico che non si accontenta certo del mordi e fuggi da cartolina. A “tourismA” si viaggia anche restando comodamente seduti con gli oltre duecentocinquanta relatori che accompagnano il pubblico indietro nel tempo per riscoprire il presente con occhi nuovi e maggior consapevolezza.
Venerdì 22 febbraio 2019 si parte con un grande focus sull’Arte, strumento universale per superare diversità e confini. A far da guida un “trio” d’eccezione: Eike Schmidt, direttore della galleria degli Uffizi, lo storico dell’arte Antonio Paolucci e il critico Philppe Daverio. Spazio poi alla grande storia con lo scrittore e archeologo Valerio Massimo Manfredi, ma anche alle tendenze del turismo culturale per scoprire, con un workshop dedicato al tema, che la ricerca delle nostre radici “muove” un buon numero di viaggiatori anche verso nuove mete tra cui Albania, Armenia, Pakistan, Sudan. Le isole e i miti del Mar Egeo, le battaglie navali tra Etruschi Greci e Punici nel Mediterraneo, l’archeologia a rischio sotto le bombe (e sotto l’Isis) gli altri temi di questa giornata inaugurale. Un focus speciale a questo proposito riguarderà la situazione dei beni culturali in un’area tra le più calde del Medioriente ovvero la Palestina di cui parlerà l ’archeologo, noto per la scoperta della città siriana di Ebla, Paolo Matthiae. Per quanto riguarda invece i rischi del patrimonio di casa nostra si scoprirà quanto e come agisce una speciale “Arma”, quella del Comando tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri. Il generale Fabrizio Parrulli a tourismA farà il punto della situazione mostrando al pubblico le principali scoperte di trafugamenti e di restituzioni avvenuti negli ultimi tempi. Si parlerà poi anche dei misteriosi dolmen e delle tombe giganti della Sardegna antica per approdare ad un’altra isola, quella siciliana, alla scoperta delle ricchezze non solo architettoniche della Val di Noto. Una speciale sessione sarà dedicata infine ai padroni di casa, gli Etruschi e a come valorizzare in maniera innovativa tutte le testimonianze che hanno lasciato nella nostra regione.
È giusto ricostruire per anastilosi il Tempio G di Selinunte? A Venezia allo Iuav Valerio Massimo Manfredi dialoga con Lorenzo Lazzarini del Lama. Nel pomeriggio a Torcello l’archeologo-scrittore presenta il suo ultimo libro con “Aperitivo archeologico”

L’ammasso di rocchi di colonne effetto del crollo del tempio G di Selinunte
Sulla collina orientale di Selinunte oggi si vede solo un informe ammasso di rocchi di colonne, più vicino a una ruina dantesca che a una vestigia antica. È quello che rimane di quello che oggi è noto come Tempio G, tempio greco di ordine dorico (VI-V sec. a.C.) dedicato agli dei olimpici e alle principali divinità della città di Selinunte (Zeus, Phebo, Apollo, Pasikrateia, Malophoros), che con i suoi quasi 55 metri di larghezza e 114 di lunghezza era uno dei più grandi dell’occidente greco, grande come quattro volte il Partenone. Giusto quindi rialzarlo dopo 2500 anni con una ricostruzione per anastilosi, come sostengono molti archeologi, o meglio lasciare i rocchi di colonne là dove sono approfondendo lo studio dei materiali per capire meglio i segreti di questo gigante dell’antichità, come sostengono altri studiosi? Con queste premesse si annuncia particolarmente interessante il dialogo su “Il Tempio di G di Selinunte. Progetto di anastilosi” tra l’archeologo Valerio Massimo Manfredi e il prof. Lorenzo Lazzarini, promosso dall’università Iuav di Venezia (dipartimento di Culture di Progetto, master Mi-Heritage sistemi interattivi e digitali per la restituzione e valorizzazione dei Beni culturali) e l’università Ca’ Foscari di Venezia. L’incontro è previsto alle 9.30, a Venezia a Palazzo Badoer nell’aula Consiglio, ma attenzione sarà lunedì 17 settembre 2018 (e non martedì 18, come inizialmente scritto nelle comunicazioni Iuav). L’ingresso è libero e aperto a tutti, ma i posti a disposizione per assistere al seminario sono limitati.
Il Tempio G di Selinunte – come si diceva – è fra i più grandi santuario del mondo greco, grande come quattro volte il Partenone. È lungo 113,4 metri, 54,5 di larghezza, alto trenta metri. Le colonne quando erano in posizione verticale erano alte 16,27 metri, 3,2 metri di diametro e reggevano capitelli di sedici metri quadri e del peso di 32 tonnellate. La sua costruzione iniziò intorno al 530 a.C. e cessò con la distruzione di Selinunte a opera dei Cartaginesi nel 409 a.C. Al centro aveva un portico colonnato su più piani, che conduceva alla cella che custodiva la statua di culto. Nella cella fu rinvenuta dall’archeologo Cavallari il torso di una figura maschile, probabilmente un “gigante” forse atterrato da Zeus a cui doveva essere dedicato. Il gruppo doveva essere ispirato ad una scena di gigantomachia. Non fu mai completamente rifinito, ma sicuramente coperto e officiato. A poca distanza le cave di Cusa sono l’unico esempio superstite di un cantiere minerario dove ancora si possono vedere rocchi di colonne tagliati e quasi pronti per il trasporto.
Tempio G di Selinunte: ricostruirlo o lasciarlo così com’è? Valerio Massimo Manfredi, archeologo, giornalista e scrittore italiano, autore di numerose pubblicazioni scientifiche e di saggi storici, che ha affiancato con felici esiti l’attività di studio e di ricostruzione storico-archeologica all’esercizio della scrittura letteraria, sul “Tempio G di Selinunte” in realtà a Venezia è già intervenuto. E in tempi recenti. Era il 21 giugno di quest’anno, quando Manfredi ha presentato a Torcello il progetto di ricostruzione per anastilosi del Tempio G di Selinunte (vedi https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2018/06/25/venezia-iuav-col-progetto-mi-heritage-e-ca-foscari-con-torcello-abitata-2018-insieme-per-il-patrimonio-lagunare-a-torcello-da-luglio-a-settembre-scavi-ar/). Ma in quell’occasione, per impegni diversi, non era stato possibile il contradditorio con Lorenzo Lazzarini, già direttore scientifico del LAMA, Laboratorio di Analisi di Materiali Antichi dello Iuav (oggi diretto dal prof. Fabrizio Antonelli), e dal 2009 collabora per le indagini archeometriche con la missione archeologica sull’Acropoli di Selinunte dell’università di New York e della Statale di Milano. Il Lama è una delle eccellenze dello Iuav, conosciuta e richiesta in tutto il mondo, creato nel 1993, per svolgere attività didattica, di ricerca e di servizio per conto terzi nel campo dei materiali lapidei e litoidi usati in antico. Lo straordinario sviluppo tecnologico degli ultimi anni ha consentito alla scienza progressi prima impensabili, e quindi anche l’acquisizione di una grande massa di dati sui materiali storico-artistici dei beni culturali in generale, dati che sono di rilevante interesse per la caratterizzazione, datazione e conservazione dei beni culturali stessi. Lunedì 17 settembre 2018, alle 9.30, il dialogo tra Manfredi e Lazzarini sarà coordinato dai professori dello Iuav Monica Centanni e Giuseppe D’Acunto.
Doppio appuntamento con Manfredi. Ma per Valerio Massimo Manfredi l’incontro di lunedì mattina a Venezia non sarà l’unico impegno dell’archeologo-scrittore. Nel pomeriggio, alle 17, a Torcello è in programma un “Aperitivo archeologico” nell’area archeologica. L’iniziativa, che rientra nel progetto “Torcello abitata” dell’università Ca’ Foscari in collaborazione con l’università Iuav di Venezia, prevede una breve visita agli scavi, toccando materialmente la ricerca in corso sulle origini dell’abitato lagunare. Subito dopo, presso lo scavo, si discorrerà con ospite, aprendo l’incontro a domande e al dibattito con il pubblico. “L’Aperitivo archeologico” dura un paio di ore, e può ospitare al massimo 35 persone. Perciò è necessaria la prenotazione (via mail: torcelloabitata@gmail.com; via Facebook: http://www.facebook/torcelloabitata; via Sms o WhatsApp: 3922432000). Valerio Massimo Manfredi a Torcello lunedì 17 presenterà il suo ultimo libro “Quinto comandamento” (settembre 2018). In una mattina di febbraio del 2004 un uomo fa irruzione in un ospedale di Imola. Il suo nome è Jean Lautrec. Incurante di sorveglianti e infermieri si precipita nella stanza in cui è sdraiato un uomo sedato e intubato. E un sacerdote, padre Marco Giraldi, che è riuscito a sfuggire ai sicari assoldati dalle multinazionali contro cui si è messo per fermare la distruzione della foresta amazzonica e dei suoi popoli. Ma la sua fuga ha avuto un prezzo. Ora giace nel letto, avvelenato e tenuto in vita dalle macchine. Ha continuato a combattere la causa dei deboli, a dare speranza a chi non ne ha. Jean Lautrec a denti stretti ringhia: “Cosa ti hanno fatto, comandante?”. Marco diventerà il Templare di fine millennio…
Venezia, Iuav col progetto “Mi-Heritage” e Ca’ Foscari con “Torcello Abitata 2018” insieme per il patrimonio lagunare. A Torcello da luglio a settembre scavi archeologici, incontri, spritz archeologico. Il progetto di ricostruzione virtuale introdotto dall’incontro di Valerio Massimo Manfredi sul Tempio G di Selinunte
Con l’incontro di Valerio Massimo Manfredi su “Il tempio G di Selinunte”, giovedì 21 giugno 2018, si è aperta la serie di incontri di studio con personalità del mondo della cultura promossi da Ca’ Foscari e Iuav per riflettere insieme sulla progettualità della narrazione storico-archeologica legata alle testimonianze archeologiche. Si tratta di un’iniziativa nell’ambito della “Convenzione intorno al Progetto Condiviso per la “Ricostruzione Virtuale del Patrimonio Culturale – Archeologico, Storico e Paesaggistico – e della Resa Immersiva tramite tecnologie 3d con ricostruzioni proposte a partire dal record archeologico”, siglata recentemente tra università Iuav di Venezia e università Ca’ Foscari, progetto archeologico “Torcello Abitata” e progetto “Approdi”: archeologia partecipata e avanzate tecnologie per raccontare le origini di Torcello. La ricostruzione 3D del patrimonio storico-archeologico dell’isola di Torcello è l’obiettivo della collaborazione tra progetto di archeologia pubblica e partecipata “Torcello Abitata 2018” (Ca’ Foscari) e il master “Mi-Heritage” (Iuav), che intende proporre un approccio del tutto innovativo della “narrazione” dell’affascinante storia delle origini di Venezia coniugando: modalità scientifiche di ricerca (moderno scavo stratigrafico); avanzate tecnologie di restituzione grafica e medievale (ricostruzione 3d e realtà immersiva); forme narrative e partecipative di forte impatto sociale (visite allo scavo archeologico, incontri presso lo scavo con personalità e attori della contemporaneità).
L’approccio partecipativo e divulgativo riflette un’esigenza diffusa e permette forme comunicative contemporanee e – volutamente – trans-disciplinari e trans-istituzionali. In questo contesto si è inserita la conversazione sul Tempio G di Selinunte con Valerio Massimo Manfredi, archeologo, giornalista e scrittore italiano, autore di numerose pubblicazioni scientifiche e di saggi storici, che ha affiancato con felici esiti l’attività di studio e di ricostruzione storico-archeologica all’esercizio della scrittura letteraria, come attestano successi editoriali quali la Trilogia di Aléxandros, la serie di Ulisse e numerosi romanzi storici di successo. Di rilievo anche la sua attività di sceneggiatore per la televisione e di conduttore televisivo di programmi di divulgazione scientifica. Sulla collina orientale di Selinunte si vede solo un informe ammasso di rocchi di colonne, più vicino a una ruina dantesca che a una vestigia antica. È quello che rimane di quello che oggi è noto come Tempio G, tempio greco di ordine dorico (VI-V sec. a.C.) dedicato agli dei olimpici e alle principali divinità della città di Selinunte (Zeus, Phebo, Apollo, Pasikrateia, Malophoros), che con i suoi quasi 45 metri di larghezza e 109 di lunghezza era uno dei più grandi dell’occidente greco. La ricostruzione 3D sicuramente aiuterebbe a capire meglio il grande tempio greco, sul quale recentemente si è focalizzata l’attenzione di Vittorio Sgarbi, he nel suo nuovo ruolo di assessore ai Beni culturali della Regione Sicilia, ha lanciato il progetto di ricostruirlo per anastilosi (vedi https://archeologiavocidalpassato.wordpress.com/2018/02/17/tourisma-2018-sgarbi-lancia-la-sfida-progetto-ricostruiro-per-anastilosi-il-tempio-g-di-selinunte-il-piu-grande-delloccidente-greco-sara-un-valore-aggiunto-di-bellezza-per-la-sic/).
“In particolare Venezia e la sua laguna rappresentano un sito eccezionale per lo studio e la valutazione delle dinamiche di interazione sociale tra passato e presente”, spiegano gli esperti dei due atenei veneziani. “La ricerca archeologica intorno alla laguna di Venezia e a Torcello offre un’occasione per tracciare la ricostruzione storica delle relazioni tra uomo e ambiente e mettere in luce gli aspetti ecologici, percettivi e sociali nelle azioni di ricerca e promozione del patrimonio archeologico. Lo studio del patrimonio archeologico Veneziano offre opportunità uniche per riflettere sul significato identitario tra l’attività di ricerca archeologica, le politiche di conservazione, le istanze ambientali, le necessità delle comunità locali e le attività economiche connesse con la promozione del patrimonio archeologico”. E continuano: “Un approccio alla storia di tipo antropologico e ambientale vuole evidenziare il rapporto tra la società del presente, in piena tumultuosa trasformazione, e l’effettiva tensione verso la riappropriazione (o meno) di tale passato. L’economia dell’area intorno a Torcello è oggi garantita da cittadini che vivono letteralmente “vendendo” la bellezza e l’unicità della memoria del passato. Fare archeologia, dunque, e progettarne il suo uso pubblico, pianificandone la conservazione e la valorizzazione, riveste un valore sociale, economico e politico di assoluto rilievo”.
Il progetto Approdi, From Ancient Maritime Routes to eco-touristic destinations (Iuav) Il progetto Approdi ha l’obiettivo di proporre itinerari eco-turistici integrati legati alla portualità del sistema Adriatico-Ionio, mettendo in rete porti poco noti al grande pubblico, ma caratterizzati da una straordinaria importanza sul piano archeologico e di identità culturale. Approdi sviluppa nuove forme sostenibili di turismo culturale, mettendo in evidenza le connettività storiche e l’importanza locale di siti chiave: Venezia (porto altomedievale di Torcello), Zadar, Ortona, Dubrovnik, Durress e Corfù sono i luoghi della ricerca. L’azione pilota di Venezia-Torcello mira a proporre un parco-archeologico a impatto zero, valorizzando il momento peculiare della scoperta e dello scavo archeologico, che diventa partecipato, aperto costantemente al pubblico. La città racconta le sue origini in un modo diverso, leggendole in diretta nelle pieghe del fango che conserva le tracce delle origini della Serenissima.
Torcello 2018, Scavo Archeologico e Archeologia Partecipata Il progetto Torcello 2018 continua con iniziative di “archeologia partecipata”, cioè l’archeologia spiegata ai cittadini e volta a sensibilizzare l’opinione pubblica: dal 16 luglio al 30 settembre 2018 previsto lo scavo archeologico, in concomitanza con il quale sono in programma occasioni di incontro nell’area degli scavi di Torcello, e dal 27 agosto al 30 settembre 2018, il giovedì e il venerdì pomeriggio c’è lo Spritz archeologico.
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