Parma. All’auditorium dei Voltoni del Complesso monumentale della Pilotta per il ciclo di incontri “Pigorini. Cent’anni dopo 1925 – 2025” la conferenza “La prima Parma: terramara o palafitta?” del prof. Mauro Cremaschi (università di Milano)
Dopo la pausa estiva torna il ciclo di conferenze dedicate a Luigi Pigorini, il più noto tra i tre padri fondatori (oltre a lui, Pellegrino Strobel, docente di Scienze naturali all’università di Parma e don Gaetano Chierici, insegnante e archeologo reggiano) dell’archeologia preistorica italiana, a cent’anni dalla sua morte. L’iniziativa è promossa in collaborazione con l’associazione Arkheoparma e Amici della Pilotta con il patrocinio dell’istituto italiano di Preistoria e Protostoria. Appuntamento giovedì 16 ottobre 2025, alle 17, all’auditorium dei Voltoni del complesso monumentale della Pilotta a Parma, con la conferenza “La prima Parma: terramara o palafitta?” del prof. Mauro Cremaschi (università di Milano). Ingresso libero fino a esaurimento posti. Info e prenotazioni https://shorturl.at/jIU3A. Nei primi mesi del 1864 Luigi Pigorini esegue uno scavo nella parte orientale del centro storico di Parma, portando alla luce la stratigrafia della terramara e numerosi pali lignei: una prova inconfutabile della presenza di una palafitta. Nei primi anni del Novecento, durante un’altra campagna di scavo, emergono ancora numerosi pali. Circa vent’anni fa, durante la ristrutturazione di Palazzo Mauri — luogo dei primi scavi — nuove indagini, saggi di scavo accompagnati da accurate analisi di laboratorio, hanno restituito importanti informazioni sulle caratteristiche del grande villaggio che nel II millennio a.C. prosperava nell’area della successiva città romana.
Parre (Bg). All’Antiquarium apre “Orobia” con il convegno “Abitare in montagna nell’età del Ferro. Le case alpine tra ricerca e valorizzazione”, dedicato a Raffaella Poggiani Keller, figura cardine nelle ricerche dell’Oppidum degli Orobi. Ecco il programma
Sabato 30 agosto 2025, alle 10, all’Antiquarium di Parre (Bg), in piazza San Rocco, la settimana edizione di “Orobia” apre con il convegno “Abitare in montagna nell’età del Ferro. Le case alpine tra ricerca e valorizzazione”, dedicato alla dott.ssa Raffaella Poggiani Keller, figura cardine nelle ricerche dell’Oppidum degli Orobi e nella sua valorizzazione. Il convegno ripercorrerà la storia di queste particolari abitazioni attraverso esempi dalla Lombardia, dal Trentino Alto Adige e dal Veneto, con novità dagli scavi archeologici, risultati delle ricerche e ricostruzioni per finalità didattiche ed educative rivolte ai diversi tipi di pubblico. Il programma. Dopo i saluti istituzionali, intervengono: Maria Gioia Migliavacca (università di Verona) su “La casa alpina: caratteristiche funzionali e convenzioni culturali”; Umberto Tecchiati (università di Milano) su “La Casa delle Botti e delle Ruote: scavo di un edificio incendiato del V sec. a.C. nella piana di Rosslauf a Bressanone (Bz)”; Cinzia Bettineschi (università telematica Pegaso), Luigi Mognini (università Ca’ Foscari Venezia) su “Spazi abitati, spazi vissuti: la casa al Bostel tra quotidianità, identità e costruzione sociale”; Serena Solano (Sabap di Bergamo e Brescia) su “Di pietra e di legno: abitare in Valcamonicatra età del Ferro e romanizzazione”; Riccardo Mantoan e Mattia Pizzighello (Nea Archeologia soc. coop.) su “La casa alpina: la ricostruzione della struttura C2 del Bostel di Rotzo (Vi)”.
Milano. All’università presentazione del libro “Spazi domestici nell’età del Bronzo: dall’individuazione alla restituzione” (Memorie del Museo Civico di Storia Naturale di Verona, n. 16, 2023) a cura dell’archeologa Paola A.E. Bianchi e di Massimo Saracino archeologo preistorico del museo veronese
Lunedì 31 marzo 2025, alle 10.30, in aula 435 del settore didattico dell’università di Milano, in via Festa del Perdono 7, presentazione del libro “Spazi domestici nell’età del Bronzo: dall’individuazione alla restituzione”, Memorie del Museo Civico di Storia Naturale di Verona, n. 16, 2023. Intervengono Andrea Cardarelli (presidente dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria) e i curatori Paola A.E. Bianchi (archeologa libera professionista) e Massimo Saracino (I-MUV museo di Storia naturale di Verona, sezione di Preistoria), in dialogo con Marta Rapi e Umberto Tecchiati (dipartimento di Beni culturali e ambientali, università di Milano).
“Il volume monografico “Spazi domestici nell’età del Bronzo”, che esce nella 2° serie delle Memorie del Museo Civico di Storia Naturale di Verona, dedicata alle Scienze dell’Uomo”, scrive nella Presentazione Monica Miari già presidente dell’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria, “prende le mosse dall’Incontro Annuale di Preistoria e Protostoria tenutosi il 6 e 7 ottobre 2022 al Museo di Storia Naturale di Verona e delle conferenze online, propedeutiche all’evento, che l’hanno preceduto. L’incontro di studio, l’undicesimo da quando l’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria ha promosso l’organizzazione di questi momenti di aggiornamento e di scambio di idee, centrati sull’attualità della ricerca e su tematiche circoscritte, ha inteso approfondire e analizzare il tema della “casa”, intesa come unità fisica e funzionale, nell’età del Bronzo. La realizzazione dello I.A.P.P. è stata possibile grazie al sostegno e alla collaborazione dei Musei Civici di Verona – Museo di Storia Naturale, nonché all’impegno del Comitato Scientifico, composto da Paolo Bellintani, Maria Bernabò Brea, Paola A.E. Bianchi, Nicoletta Martinelli, Mara Migliavacca, Italo M. Muntoni, Cristiano Nicosia, Domenico Oione, Laura Pau, Giulia Recchia e Massimo Saracino. Da ricordare altresì la disponibilità di cooperazione offerta dalla direzione museo Archeologico nazionale di Verona, in occasione della visita alla sua esposizione permanente. Nel volume, preceduto da un’ampia introduzione scritta a quattro mani dai curatori e coordinatori dell’evento, Paola A.E. Bianchi e Massimo Saracino, è stata mantenuta la suddivisione in sezioni che aveva caratterizzato i lavori a Verona, a partire dall’inquadramento metodologico, per poi declinarsi in tre macro-aree tematiche: “Individuare e riconoscere lo spazio domestico”, “Scavo e ricostruzione dello spazio domestico”, “Strutture, materiali e analisi dello spazio domestico”. Mantenendo le promesse, la pubblicazione restituisce, quindi, alla comunità degli studiosi, un quadro aggiornato sulla tematica scelta, dall’illustrazione di nuovi contesti, alla presentazione di innovative metodologie di documentazione e indagine, all’aggiornamento puntuale e progressivo di alcuni dei più importanti siti di abitato dell’età del Bronzo in Italia”.
Venezia. A Palazzo Malcanton Marcorà presentazione del libro “Il corpo spezzato. Costruire e decostruire la figura umana nella tradizione funeraria egiziana” di Francesca Iannarilli (università Ca’ Foscari) con: Patrizia Piacentini (università di Milano) e Lucio Milano (università Ca’ Foscari)


Francesca Iannarilli (Ca’ Foscari)
Mercoledì 26 febbraio 2025, alle 10, in aula Geymonat di Palazzo Malcanton Marcorà a Venezia, presentazione del libro “Il corpo spezzato. Costruire e decostruire la figura umana nella tradizione funeraria egiziana” di Francesca Iannarilli (università Ca’ Foscari Venezia), Edizioni Ca’ Foscari 2024. Discutono con l’autrice: Patrizia Piacentini, università di Milano La Statale; Lucio Milano, università Ca’ Foscari Venezia, direttore della collana Antichistica. Modera Emanuele M. Ciampini, università Ca’ Foscari Venezia.

Copertina del libro “Il corpo spezzato. Costruire e decostruire la figura umana nella tradizione funeraria egiziana” di Francesca Iannarilli (università Ca’ Foscari)
Il corpo spezzato. Questo libro si concentra sul tema antropologicamente e storicamente complesso del corpo nell’antico Egitto, con particolare attenzione alla cosiddetta “letteratura funeraria” e, più specificatamente, al corpus dei Testi delle Piramidi e ai suoi determinativi antropomorfi “mutilati”. In questa prospettiva, era necessario stabilire un quadro per la percezione e l’elaborazione formale del corpo sociale, politico, vivo e morto nelle fonti iconografiche e testuali, al fine di fornire una base emica da cui partire. Particolare attenzione è stata riservata al “corpo spezzato”, inteso non solo come corpo fisico ma anche come sua rappresentazione iconografica o materiale, talvolta mutilato, decapitato, trattato e manipolato in modi e contesti diversi. Si è quindi svolto un processo deduttivo, partendo dal generale e arrivando al particolare, per proporre alcune suggestioni su un fenomeno a lungo dibattuto ma ancora irrisolto. Si arriva così alla pratica della mutilazione, o parzializzazione del corpo, ancora scarsa nei contesti archeologici, ma più abbondante nell’iconografia e nei geroglifici, come opera deliberata, ragionata e motivata di costruzione e decostruzione del corpo umano e della sua rappresentazione. L’opera avrà servito al suo scopo se riuscirà a stimolare nuove riflessioni e studi più approfonditi sull’argomento, o almeno a gettare uno spiraglio di luce sulle ombre che il pensiero egiziano ancora “getta sulle pareti della grotta”.
Villamarzana (Ro). Open day agli scavi diretti da Michele Cupitò dell’università di Padova con visita guidata al museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine, allo scavo del sito protostorico e ai laboratori collegati allo scavo. Prenotazione obbligatoria

Villamarzana: campagna 2024. Gli archeologi sono tornati sul sito protostorico (foto drm-veneto)
Anche per il prof. Michele Cupitò e il suo team dell’università di Padova è arrivato il momento di aprire le porte dello scavo del sito protostorico di Villamarzana (Ro) a cittadini e interessati: c’è l’Open day 2024, esempio di archeologia pubblica all’interno del progetto “Prima Europa. La Protostoria del Polesine” finanziato dalla Fondazione Cariparo e coordinato dalla Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza. Un’occasione unica per curiosi, appassionati di storia, archeologia, territorio che vedrà questa volta protagonisti gli scavi di Villamarzana, dove stanno intervenendo studenti e ricercatori dell’università di Padova, diretti dal professor Michele Cupitò.
L’appuntamento è per mercoledì 18 settembre 2024 alle 13.50 al museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine, barchessa nord di Villa Badoer, in via Giovanni Tasso 1. Dalle 14 alle 15.30 visita guidata al museo Archeologico nazionale di Fratta Polesine con la direttrice del museo, Maria Letizia Pulcini, e il prof. Michele Cupitò dell’università di Padova. Dalle 15.45 alle 16.45 visita guidata allo scavo in corso nel sito di Villamarzana con Paola Salzani, della soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Verona Rovigo e Vicenza, con il prof. Michele Cupitò, David Vicenzutto e Claudio Bovolato dell’università di Padova. Infine, tra le 17 e le 17.45, visita guidata ai laboratori collegati allo scavo con Veronica Gallo, Cristina Ambrosini dell’università di Padova e Maria Sofia Manfrin dell’università di Milano. Presente per l’occasione anche Giuseppe Toffoli, vice presidente vicario della Fondazione Cariparo, che porterà ai partecipanti i saluti dell’ente.

Un momento della campagna di scavo 2024 a Villamarzana (foto drm-veento)
Si ricorda che per partecipare è richiesta la prenotazione obbligatoria, fino ad esaurimento del numero massimo di posti disponibili, e che gli spostamenti tra Fratta Polesine e Villamarzana avverranno esclusivamente con mezzi propri. Si invitano inoltre i visitatori ad indossare indumenti e scarpe comodi per accedere al laboratorio e agli scavi. Per prenotazioni ed informazioni, è possibile contattare il museo archeologico nazionale di Fratta Polesine al numero di telefono 0425 668523 o all’indirizzo e-mail drm-ven.museofratta@cultura.gov.it. Il costo del biglietto di accesso al museo è di 2 euro.
Archeologia in lutto. Si è spenta a Milano all’età di 95 anni l’archeologa Gemma Sena Chiesa, professoressa emerita di Archeologia classica all’università di Milano, punto di riferimento internazionale nello studio delle gemme intagliate di età romana. Il ricordo di allieve e istituzioni

Copertina del libro “Gemme antiche. Arte lusso e potere nella Roma dei Cesari” di Gemma Sena Chiesa (Carocci editore)
Archeologia in lutto. Domenica 21 luglio 2024 si è spenta a Milano all’età di 95 anni l’archeologa Gemma Sena Chiesa, professoressa emerita di Archeologia classica all’università di Milano, dove ha tenuto la cattedra di Archeologia e Storia dell’arte greca e romana e diretto la Scuola di Specializzazione dell’università milanese, formando generazioni di archeologi. I funerali si terranno mercoledì 24 luglio 2024, alle 11, nella chiesa di Santa Maria Segreta, in piazza Nicolò Tommaseo, a Milano. Gemma Sena Chiesa è stata uno dei più grandi studiosi di glittica, punto di riferimento internazionale nello studio delle gemme intagliate di età romana. E proprio uno dei suoi saggi più recenti, “Gemme antiche. Arte lusso e potere nella Roma dei Cesari” (Carocci editore) è stato presentato in aprile 2024 alla Fondazione Luigi Rovati di Milano (vedi Milano. Alla fondazione Luigi Rovati conversazione a più voci dal titolo “La seduzione delle gemme fra storia e collezionismo” in occasione della presentazione del libro di Gemma Sena Chiesa “Gemme antiche: arte lusso potere” (Carocci editore) | archeologiavocidalpassato).

La professoressa Gemma Sena Chiesa con Elena Poletti (foto da Fb)
“Un saluto pieno di gratitudine e affetto alla Signora dell’archeologia”, scrive l’archeologa Elena Poletti, “la docente che più di tutti ha segnato la mia formazione universitaria e specialistica. Conservo tra i più bei ricordi il giorno in cui, dopo l’esame del suo corso di archeologia romana, mi accolse con sincero entusiasmo tra i suoi laureandi, così come i giorni formativi sugli scavi di Calvatone (Bedriacum) e fu un vero onore alla Scuola di specializzazione ricevere l’incarico di affiancarla, con la collega Elisabetta Gagetti nella curatela scientifica del prezioso volume Gemme dalla corte imperiale alla corte celeste. Ma accanto ai ricordi “accademici” affiorano anche i tratti umani, di eleganza e finezza, con note di affetto, a volte inaspettate, come quando, vedendomi intenta allo studio nel dipartimento di archeologia dell’università per preparare l’esame dell’ultimo anno di specializzazione (e il pancione di 8 mesi di Silvia), mi salutò con che bella mamma. Gli incontri, in seguito, a presentazioni di libri, e la recente scoperta di sorellanza in Soroptimist. Oltre ai ricordi personali, che ciascuno dei suoi molti allievi serba di lei, resteranno ai posteri i suoi studi imprescindibili, le pubblicazioni della grande necropoli e dell’abitato di Angera, quelle su Calvatone, su temi di arte romana e, soprattutto, sulle gemme, sua vera e grandissima specifica competenza. Tra le foto-ricordo mi piace dunque unire un bellissimo manufatto altomedievale che conobbi grazie a Lei, quando mi affidò la ricerca delle gemme romane nei reliquiari della prima cristianità: il cofanetto di Saint Maurice d’Agaune. Insieme al saluto unisco per me e per tutti coloro che hanno avuto la fortuna di essere suoi allievi di poterne portare avanti non solo gli insegnamenti nel nostro ambito professionale, ma il metodo e lo stile”. E Cristina Miedico, archeologa del Castello Sforzesco, scrive: “Che la terra accolga lieve, in uno splendido giardino, la Professoressa Gemma Sena Chiesa, con la stessa cura ed eleganza con cui la Signora l’ha esplorata per una vita intera, scoprendo e narrando i suoi tesori”.

La professoressa Gemma Sena Chiesa con Thea Ravasi (foto da Fb)
“Gemma Sena Chiesa”, ricorda Thea Ravasi, “apparteneva ad una generazione di archeologi proveniente dalla realtà sociale e culturale dell’archeologia italiana del dopoguerra. Tuttavia fu la prima a Milano a capire che il mondo dell’archeologia italiana stava rapidamente cambiando e che l’archeologia commerciale poteva portare nuove idee, nuova energia e rinnovamento in accademia. Sono stata una delle ultime allieve a laurearsi con lei, se non l’ultima, e a lei devo il consiglio che forse ho più disatteso: quello di sposare un uomo ricco che potesse mantenere la mia carriera da archeologa. Eh niente, stasera voglio ricordarla così, nel giorno in cui mi strinse la mano, mi proclamò dottoressa e diede così avvio al mio percorso professionale e, come sempre accade, umano, nel mondo dell’archeologia italiana, dandomi sempre grande fiducia e lasciandomi sempre grandi spazi di libertà di espressione. Sit tibi terra levis”.

La professoressa Gemma Sena Chiesa sul sito di Calvatone-Bedriacum (foto visitors centre Calvatone-Bedriacum)
Visitors centre Calvatone-Bedriacum. “Il vicus romano presso Calvatone, per l’ampiezza dell’abitato e per la ricchezza del suo deposito archeologico, si configura come uno dei siti più interessanti per una esplorazione sistematica globale. Così scriveva nel 1991 la professoressa Gemma Sena Chiesa per illustrare il progetto di ricerca scientifica denominato “Calvatone 90” da lei diretto. Fu l’inizio. L’inizio dell’indagine archeologica sistematica di Bedriacum e della sua valorizzazione, che, proprio grazie a questo inizio e al suo fondamentale contributo, continuano ancora oggi. In occasione della sua scomparsa vogliamo ricordare il suo impegno, la sua lungimiranza e la sua grande capacità di intrecciare relazioni per l’archeologia del nostro territorio”.

Gemma con Fortuna su timone proveniente dallo scavo di Calvatone (Cr) (foto sabap-cr-mn-lo)
“È con grande dispiacere”, scrive la soprintendenza ABAP di Cr-Mn-Lo, “che questa soprintendenza si unisce al cordoglio per la scomparsa di Gemma Sena Chiesa, già professoressa di Archeologia classica all’università di Milano. Figura di grande rilievo per gli studi relativi alla civiltà romana in Italia Settentrionale e alla glittica antica, era particolarmente legata al territorio di competenza di questo Ufficio per aver diretto ventennali campagne di scavo presso Calvatone, in provincia di Cremona, località ove le indagini archeologiche hanno permesso di portare alla luce un vicus di età romana, identificato con Bedriacum, insediamento noto dalle fonti antiche perché collegato alle vicende belliche del 69 d.C. La profondità di pensiero unita all’entusiasmo e alla passione per la ricerca ha consentito fondamentali passi avanti per la conoscenza della storia di questi luoghi, fornendo basi imprescindibili per tutti coloro che si occupano della loro tutela e ne approfondiscono lo studio; di questo importante patrimonio di intuizioni e di lavoro lasciatoci in eredità saremo sempre grati”. Anche l’Associazione nazionale per Aquileia “piange la scomparsa di Gemma Sena Chiesa, autrice per i suoi tipi del primo studio sulla glittica romana scientificamente compiuto, imprescindibile punto di partenza per ogni studio in questo campo, e sua collaboratrice nel tempo. Terra levis tibi sit”.
Milano. Alla fondazione Luigi Rovati conversazione a più voci dal titolo “La seduzione delle gemme fra storia e collezionismo” in occasione della presentazione del libro di Gemma Sena Chiesa “Gemme antiche: arte lusso potere” (Carocci editore)
In occasione della presentazione del libro di Gemma Sena Chiesa “Gemme antiche. Arte lusso e potere nella Roma dei Cesari” (Carocci editore) alla fondazione Luigi Rovati di Milano conversazione a più voci dal titolo “La seduzione delle gemme fra storia e collezionismo”: appuntamento giovedì 4 aprile 2024, alle 16.30. Giuseppe Sassatelli (istituto nazionale di Studi etruschi ed italici) in dialogo con Fabrizio Slavazzi (università di Milano), Francesca Ghedini (università di Padova), Francesca Tasso (musei del Castello, Comune di Milano), Elisabetta Gagetti (Gemmae. An International Journal on Glyptic Studies), Claudia Lambrugo (università di Milano). L’incontro è gratuito e a ingresso libero, fino a esaurimento posti disponibili. Si consiglia la prenotazione. Il biglietto per la conferenza non include l’accesso al Museo d’arte. La conferenza sarà pubblicata sul canale YouTube della Fondazione.

Copertina del libro “Gemme antiche. Arte lusso e potere nella Roma dei Cesari” di Gemma Sena Chiesa (Carocci editore)
Gemme antiche. Arte lusso e potere nella Roma dei Cesari. Nel volume si ripercorre la storia di una forma d’arte rara e sofisticata, sorta nel mondo classico e nota oggi con il nome di glittica. In età ellenistica gemme e cammei lavorati incisi con ritratti o simboli furono utilizzati per propaganda personale da re e personaggi famosi e realizzati da artigiani che firmavano le loro opere. Dopo la fine dei regni ellenistici molti di loro si trasferirono a Roma al servizio dei nuovi potenti. Per Cesare, Augusto e i suoi discendenti lavorarono celebri artisti come Dioscuride, creando opere di straordinaria qualità. Dal I secolo d.C. l’uso di portare al dito una gemma si diffuse nelle classi popolari e nell’esercito dando vita a una produzione più vasta e quindi meno costosa. Nell’inquieta età tardoantica iniziarono a circolare le gemme con figurazioni magiche e cristiane. Dal V secolo molti esemplari prestigiosi passarono dal tesoro imperiale alle chiese per poi divenire fino ad oggi oggetto di collezionismo.
Gemma Sena Chiesa è professoressa emerita di Archeologia classica all’università di Milano, autrice di numerose pubblicazioni e grandi mostre. Da un cinquantennio si occupa di gemme intagliate di età romana di cui è studiosa di fama internazionale.





Al Centro Jean Bérard di Napoli appuntamento l’11 e il 12 aprile 2024 con il colloquio internazionale “Ceramiche dipinte opache del sud Italia tra produzioni, contesti e iconografie. Nuovi dati e approfondimenti”, organizzato da Cesare Vita, con la collaborazione del Centro Jean Bérard e il sostegno dell’università di Rennes 2, che segna il culmine del progetto europeo Marie Curie Individual Fellowship
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