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Un libro al giorno. “Le isole del rifugio: Venezia prima di Venezia” di Sauro Gelichi e Stefano Gasparri che libro ricostruiscono lo sviluppo del ducato veneziano nel corso dei secoli VI-VIII a partire dalle strutture militari bizantine

Copertina del libro “Le isole del rifugio: Venezia prima di Venezia” di Sauro Gelichi e Stefano Gasparri

È uscito per i tipi di Editori Laterza il libro “Le isole del rifugio: Venezia prima di Venezia” di Sauro Gelichi e Stefano Gasparri. Venezia prima di Venezia è l’arcipelago dalle tante isole sulle quali, secondo il mito di fondazione di una delle pochissime città nate durante il medioevo, avrebbero trovato rifugio le popolazioni in fuga dai barbari. Ma la realtà storica è diversa dal mito. All’inizio del medioevo si formò lentamente nella laguna veneta un centro urbano, prima chiamato Rialto e poi Venezia. Un piccolo insediamento lagunare dell’alto Adriatico, erede di una vasta regione dell’impero romano, la Venetia et Histria, che un tempo si estendeva dall’Istria al fiume Adda. Il libro ricostruisce lo sviluppo del ducato veneziano nel corso dei secoli VI-VIII a partire dalle strutture militari bizantine, in un rapporto dinamico sia con i poteri di terraferma (il regno longobardo e poi l’impero carolingio), sia con quelli con base in Oriente e sul mare (Bisanzio, e poi gli Slavi e i Saraceni). Si formò così una comunità politica che nel corso dei secoli IX e X seppe creare le basi per la sua straordinaria crescita commerciale nel Mediterraneo. Il libro mostra anche il volto materiale della nuova città: le case, le chiese, gli edifici del potere pubblico e religioso. Una città che era quasi esclusivamente di legno, con pochi edifici in mattone e pietra, e che – per quanto costruita sull’acqua – di acqua era povera. Così come aveva bisogno di terra e perciò di bonifiche per stare all’asciutto e per allargare lo spazio abitabile. Non meno importante è la descrizione delle traiettorie degli altri insediamenti ‘perdenti’ della laguna – Metamauco, Torcello, Equilo, Cittanova – in un momento in cui la competizione all’interno della laguna non aveva ancora decretato un vincitore.

Mira (Ve). A Villa dei Leoni la conferenza “Il monastero dei Santi Ilario e Benedetto: dall’indagine archeologica alla valorizzazione di un luogo identitario” con Sauro Gelichi, Alessandro A. Rucco, Elisa Corrò (unive), Cecilia Rossi (sabap-ve), Vicenza Ferrara (uniroma)

L’antico monastero di Sant’Ilario e San Benedetto a Dogaletto di Mira (ve) rappresenta un sito di notevole importanza storica e archeologica nella laguna di Venezia. Le recenti campagne di scavo, come quella del 2024, hanno contribuito in modo significativo a ricostruire la storia di questo insediamento monastico, rivelando tracce di vita religiosa risalenti almeno all’Alto Medioevo. La conferenza “Il monastero dei Santi Ilario e Benedetto: dall’indagine archeologica alla valorizzazione di un luogo identitario” in programma venerdì 16 maggio 2025, alle 18, in Villa dei Leoni a Mira (Ve), offre un’occasione per approfondire ulteriormente le recenti scoperte e fare il punto sullo stato attuale delle conoscenze relative a questo affascinante sito. Intervengono Sauro Gelichi (direttore scientifico dello scavo, università Ca’ Foscari Venezia), Alessandro Alessio Rucco (direttore tecnico dello scavo, università Ca’ Foscari Venezia), Elisa Corrò (responsabile del progetto di scavo e valorizzazione, università Ca’ Foscari Venezia), Cecilia Rossi (funzionario  archeologo soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna), Vincenza Ferrara (già direttrice del laboratorio di Arte e Medical Humanities di Sapienza Università di Roma) 

Venezia. Presentazione del libro “Le isole del rifugio Venezia prima di Venezia” di Stefano Gasparri e Sauro Gelichi (Laterza) per iniziativa del dipartimento di Studi umanistici di Ca’ Foscari

venezia_aula-geymonat_libro-le-isole-del-rifugio-venezia-prima-di-venezia_presentazione_locandinaLunedì 16 dicembre 2024, alle 16.30, in aula Geymonat, a Malcanton Marcorà (Dorsoduro, Venezia) per iniziativa del dipartimento di Studi umanistici dell’università Ca’ Foscari di Venezia presentazione del libro “Le isole del rifugio Venezia prima di Venezia” scritto dai docenti cafoscarini Stefano Gasparri e Sauro Gelichi, ed edito da Laterza. Dopo i saluti di Daniele Baglioni, direttore del dipartimento di Studi umanistici, ne discutono Richard Hodges e Veronica West-Harling alla presenza degli autori Sauro Gelichi e Stefano Gasparri. Coordinano Francesco Borri e Margherita Ferri. Per partecipare online: Link Zoom. Stefano Gasparri è professore emerito di Storia medievale a Ca’ Foscari, Sauro Gelichi è professore ordinario di Archeologia medievale e direttore di numerose missioni archeologiche in Italia e all’estero.

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Copertina del “Le isole del rifugio Venezia prima di Venezia” di Stefano Gasparri e Sauro Gelichi (Laterza)

Le isole del rifugio. Venezia prima di Venezia è l’arcipelago dalle tante isole sulle quali, secondo il mito di fondazione di una delle pochissime città nate durante il Medioevo, avrebbero trovato rifugio le popolazioni in fuga dai barbari. Ma la realtà storica è diversa dal mito. All’inizio del Medioevo si formò lentamente nella laguna veneta un centro urbano, prima chiamato Rialto e poi Venezia. Un piccolo insediamento lagunare dell’alto Adriatico, erede di una vasta regione dell’impero romano, la Venetia et Histria, che un tempo si estendeva dall’Istria al fiume Adda. Il libro ricostruisce lo sviluppo del ducato veneziano nel corso dei secoli VI-VIII a partire dalle strutture militari bizantine, in un rapporto dinamico sia con i poteri di terraferma (il regno longobardo e poi l’impero carolingio), sia con quelli con base in Oriente e sul mare (Bisanzio, e poi gli Slavi e i Saraceni). Si formò così una comunità politica che nel corso dei secoli IX e X seppe creare le basi per la sua straordinaria crescita commerciale nel Mediterraneo. Il libro mostra anche il volto materiale della nuova città: le case, le chiese, gli edifici del potere pubblico e religioso. Una città che era quasi esclusivamente di legno, con pochi edifici in mattone e pietra, e che – per quanto costruita sull’acqua – di acqua era povera. Così come aveva bisogno di terra e perciò di bonifiche per stare all’asciutto e per allargare lo spazio abitabile. Non meno importante è la descrizione delle traiettorie degli altri insediamenti ‘perdenti’ della laguna – Metamauco, Torcello, Equilo, Cittanova – in un momento in cui la competizione all’interno della laguna non aveva ancora decretato un vincitore.

 

Jesolo (Ve). Nel X secolo, un’intera comunità di abitanti della Laguna di Venezia passò da una dieta a base di prodotti ittici, ad un consumo prevalente di carne e latticini: lo rivela uno studio dell’università Ca’ Foscari e dell’università del Salento sui denti e le ossa di 52 individui sepolti nel sito dell’antica Equilo, a monastero di San Mauro, pubblicato sulla rivista scientifica Archaeological and Anthropological Sciences

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Antica Equilo: l’area di scavo archeologico al Monastero di San Mauro di Jesolo (Ve) (foto unive)

Quando lo studio di una sepoltura con le nuove tecnologie può illuminarci su cosa mangiavano gli abitanti di una specifica area in un determinato periodo della storia. Succede nel sito archeologico noto come Monastero di San Mauro a Jesolo (Ve) dove è attiva una missione archeologica dell’università Ca’ Foscari di Venezia. Qui proprio uno studio scientifico sugli isotopi di carbonio e azoto nel collagene dei denti e delle ossa di 52 individui sepolti nel sito dell’antica Equilo, oggi San Mauro a Jesolo, coordinato da Ca’ Foscari con l’università di Salerno, e pubblicato sulla rivista scientifica Archaeological and Anthropological Sciences (Dario Battistel, Serena Viva, Clara Turetta et al., Carbon and nitrogen stable isotopes reveal the human paleodiet evolution during the 8th-12th century in the Venetian Lagoon (Italy). Archaeol Anthropol Sci 16, 117, 2024)., rivela che nel X secolo, un’intera comunità di abitanti della Laguna di Venezia passò da una dieta a base di prodotti ittici, ad un consumo prevalente di carne e latticini: cambiamenti significativi nella dieta nel corso del Medioevo, influenzati da cambiamenti economici e ambientali. Dello studio ne parla Enrico Costa sul numero del 31 luglio 2024 di CfNews. Questa ricerca è un tassello di una ricerca complessa e multidisciplinare sulla vita quotidiana dei veneziani medievali, che contribuirà a comprendere come le comunità si adattassero ai cambiamenti ambientali ed economici dell’epoca.

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Un’illustrazione dell’articolo di Dario Battistel, Serena Viva, Clara Turetta et al., “Carbon and nitrogen stable isotopes reveal the human paleodiet evolution during the 8th-12th century in the Venetian Lagoon (Italy)”, pubblicato su Archaeological and Anthropological Sciences 16, 117, 2024

La ricerca ha coinvolto un gruppo di ricerca interdisciplinare che ha unito studiose e studiosi in Archeologia medievale e Chimica analitica dell’ateneo veneziano (dipartimento di Studi umanistici e dipartimento di Scienze ambientali, informatica e statistica), in collaborazione con l’Istituto di scienze polari del consiglio nazionale delle ricerche e l’università del Salento. I ricercatori e le ricercatrici hanno esaminato le firme chimiche lasciate nelle ossa e nei denti umani, analizzando i rapporti isotopici di carbonio e azoto. Questi isotopi stabili possono essere considerati come delle impronte digitali dietetiche che si preservano per migliaia di anni nelle ossa e nei denti, rivelando il regime alimentare del singolo individuo nel corso della propria vita. L’analisi degli isotopi stabili nel collagene, in combinazione con l’utilizzo di un modello matematico appositamente sviluppato dai ricercatori per questo contesto, ha permesso di determinare le proporzioni della componente proteica marina e terrestre nelle diete degli antichi veneziani.

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Lo scavo di una sepoltura dell’Antica Equilo: l’area di scavo archeologico al Monastero di San Mauro di Jesolo (Ve) (foto unive)

I risultati indicano che dall’VIII al X secolo il pesce costituiva il 30-60% della dieta. Tuttavia, dal X al XII secolo, il consumo di pesce diminuì al 10-30%, con un corrispondente aumento delle fonti di proteine terrestri, come carne e latticini. La consistenza del campione e la sua varietà in termini di età, sesso, cronologia e condizioni patologiche ha permesso di rilevare, per la prima volta, attraverso dati antropologici e paleo-alimentari, una profonda trasformazione socioeconomica nella quotidianità della comunità lagunare di Equilo, un insediamento portuale che, all’epoca, si trovava affacciato sulla laguna. Lo studio dimostra come il cambiamento delle abitudini alimentari sia un indicatore dalle trasformazioni economiche e sociali nella Venezia medievale che hanno determinato significativi cambiamenti nello stile di vita degli individui ed un’evoluzione delle reti commerciali tra le comunità lagunari.

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Antica Equilo: l’area di scavo archeologico al Monastero di San Mauro di Jesolo (Ve) (foto unive)

“Si tratta di una trasformazione culturale intima e profonda”, spiega Dario Battistel, professore di Chimica analitica a Ca’ Foscari e primo autore dell’articolo. “L’analisi degli isotopi di azoto nei denti negli individui immaturi ha infatti messo in luce una trasformazione nelle pratiche e nelle tempistiche di svezzamento. Svezzamento che risulta più precoce dopo il X secolo, in concomitanza con il cambio di regime alimentare e, probabilmente, legato ad una nuova e più dinamica organizzazione socioeconomica”. E Sauro Gelichi, professore di Archeologia medievale a Ca’ Foscari e direttore degli scavi nel sito di Jesolo, spiega: “Con l’incremento dell’attività agricola dopo il Mille, un porto importante come Equilo deve aver visto un incremento del passaggio dei cereali e dei prodotti legati all’agricoltura. Il passaggio da risorse locali a un più ampio bacino agroalimentare è l’unica ragione per spiegare i cambiamenti nella dieta della comunità? Ci sono delle specificità locali? Come e perché cambiò la cultura del cibo? I dati scientifici emersi in questo studio saranno messi in dialogo con quelli provenienti dalle analisi antropologiche sugli individui e dallo studio archeozoologico per rispondere a queste domande, ancora aperte”.

Jesolo. Nel cimitero altomedievale del Monastero di San Mauro, sito Antiche Mura, la campagna di scavo 2023 di Ca’ Foscari, diretta da Sauro Gelichi, ha riportato alla luce 136 tombe, che rivelano le condizioni di vita dei primi jesolani e le patologie di cui soffrivano i nostri antenati. Ritrovato uno scheletro che presenta il più grave caso di osteocondromi multipli mai registrato nella documentazione paleopatologica internazionale

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Sito Antiche Mura al monastero San Mauro di Jesolo: scoperto uno scheletro che presenta il più grave caso di osteocondromi multipli mai registrato nella documentazione paleopatologica internazionale (foto unive)

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Veduta aerea dell’area di scavo della missione di Ca’ Foscari diretta da Sauro Gelichi nell’antica Equilo in località Antiche Mura di Jesolo (foto unive)

Indagare le vestigia del passato attraverso l’archeologia ci può portare a scoprire non solo preziosi manufatti, edifici sepolti, oggetti che ci aiutano a ricostruire la vita quotidiana, ma anche ci può aprire una finestra di conoscenza su quali fossero le condizioni di vita e le patologie di cui soffrivano i nostri antenati, per poi magari trarre conclusioni utili anche in epoca moderna. È questo il caso di uno scheletro molto particolare, affetto da una grave e rara patologia chiamata osteocondromi multipli, rinvenuto nel cimitero altomedievale del Monastero di San Mauro a Jesolo. Gli esiti dei nuovi scavi eseguiti nel sito delle “Antiche Mura” sono stati presentati a Jesolo. Gli archeologi e le archeologhe del dipartimento di Studi umanistici di Ca’ Foscari, coordinati dal professor Sauro Gelichi, hanno scavato 136 tombe, portando alla luce contesti archeologici che ora racconteranno gli stili di vita dei primi jesolani. Lo scheletro ritrovato presenta il più grave caso di osteocondromi multipli mai registrato nella documentazione paleopatologica internazionale ed è il primo reperto proveniente da un contesto archeologico italiano. Gli osteocondromi multipli sono una patologia su base genetica della cartilagine di accrescimento. Nessun caso finora registrato presenta un numero così elevato di osteocondromi e condrosarcomi, cioè l’evoluzione maligna della patologia. Inoltre, l’individuo in corso di studio, un maschio di oltre 40 anni, ha sviluppato tutte le possibili caratteristiche della patologia, come lo sviluppo di una serie di deformità ortopediche, che includono bassa statura decisamente sproporzionata rispetto alla statura media maschile di riferimento, disuguaglianza della lunghezza delle ossa, deformità dell’avambraccio.

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Sito Antiche Mura a Jesolo, monastero di San Mauro, campagna 2023: studi clinici sullo scheletro affetto da osteocondromi (foto unive)

Questo caso è utile per comprendere la naturale dinamica clinica in un periodo in cui questo tipo di patologie non era soggetta a pratiche mediche o chirurgiche come oggi. Inoltre è particolarmente interessante la lunga sopravvivenza di una persona con disabilità in un contesto medievale e la possibilità che proprio l’evoluzione nella sua forma maligna possa essere considerata causa di morte. La prosecuzione degli scavi potrebbe permettere di rinvenire altri casi dal momento che l’osteocondroma multiplo è una condizione genetica che viene tramandata al 50% dei figli. È evidente che è sempre più utile registrare le manifestazioni patologiche dell’antichità, quando le malattie progredivano senza alcuna soluzione medica moderna. Negli ultimi anni, i casi paleopatologici provenienti da contesti antichi vengono sempre più spesso presi in considerazione per ricostruire la storia clinica di varie malattie, soprattutto quelle congenite, la cui eredità è talvolta ancora presente nei geni delle popolazioni attuali. Presto il caso sarà pubblicato su una rivista internazionale di paleopatologia.

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Il prof. Sauro Gelichi, direttore dello scavo del monastero di San Mauro nel sito Antiche Mura a Jesolo (foto unive)

“Anche con lo scavo di quest’anno”, sottolinea il prof. Sauro Gelichi, direttore dello scavo, “prosegue la nostra ricerca sull’area cimiteriale collegata alla chiesa di San Mauro. Si tratta di un lavoro certosino, che presuppone un notevole impegno di risorse sul campo e in laboratorio. Ma solo attraverso questo tipo di indagini si riesce a far crescere in qualità la ricerca scientifica, anche in campo archeologico. Le scoperte sensazionali non mancano (si veda ad esempio il primo caso di osteocondromi multipli, una rara malattia, finora conosciuto in scavo), ma l’eccezionalità dell’esempio jesolano si qualifica anche per l’interdisciplinarietà dell’approccio e l’interazione con i più avanzati strumenti nella diagnostica archeologica (dallo studio del DNA a quello sugli isotopi). Per parte nostra riteniamo che le nuove narrazioni che l’archeologia sta facendo emergere dal sottosuolo dell’antica Equilo, dovranno trovare opportuna destinazione in un progetto di condivisione pubblica. Il nostro impegno è quello di ricambiare la Comunità di Jesolo e la sua amministrazione, che hanno sempre creduto e supportato questo progetto, attraverso la qualità del nostro lavoro e l’impegno a collaborare alla sua divulgazione”.

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Sito Antiche Mura al monastero San Mauro di Jesolo: scoperte 136 tombe (foto unive)

I numerosi rinvenimenti del sito di San Mauro offrono inoltre diversi filoni di studio utili per delineare le caratteristiche biologiche della comunità umana presente nel sito e le sue dinamiche demografiche. Un punto focale della ricerca è l’alta mortalità nei primi anni di vita. Un test demografico applicato al campione in esame rivela una comunità in condizioni di salute decisamente precarie e basse aspettative di vita. Sebbene la mortalità infantile possa essere considerata in linea con ciò che ci si aspetta dalle comunità antiche, lo studio paleopatologico ha rivelato evidenti tracce di anemia, in altissime percentuali. L’analisi di alcune caratteristiche generali correlate alla presenza di casi di “cranio a spazzola” fa ipotizzare la presenza di anemia mediterranea nella comunità umana di San Mauro. I presupposti da cui dipendono trend di mortalità, patologie e condizioni di vita, oltre alla destinazione d’uso del sito e il ruolo dei singoli individui nella comunità, sono soprattutto le condizioni ambientali. Sebbene sicuramente presente, sia per la diffusione della zanzara anofele del litorale, sia per la presenza di importanti vie consolari di transito, la malaria, nel territorio veneto lagunare, si mantenne a livelli di bassa endemia fino al declino dell’Impero Romano, grazie a tutta una serie di lavori di bonifica idraulica. La zona in cui è ubicato il sito di San Mauro, tra alto e basso medioevo, sarà stata certamente infestata dalla malaria. La talassemia, in tutte le sue forme, è una naturale risposta evolutiva delle comunità umane che convivono con la zanzara del genere Anopheles, la quale diffonde il Plasmodio, causa della malaria.

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Sito Antiche Mura al monastero San Mauro di Jesolo: gli scavi curati dal dipartimento di Studi umanistici dell’università Ca’ Foscari di Venezia (foto unive)

Per la prima volta lo studio antropologico e paleopatologico di una comunità veneta medievale mette in risalto un fenomeno che, testimoniando la complessa relazione tra uomo e ambiente, rivela una storia di resilienza. Le analisi isotopiche effettuate su un campione scelto in modo da rappresentare tutte le classi d’età e di genere, dimostrano che le condizioni di anemia non dipendono dall’alimentazione; infatti, non ci sono differenze della dieta tra anemici e non anemici, rafforzando l’ipotesi dell’emoglobinopatia congenita (b-talassemia). Dal punto di vista della dieta, inoltre, non ci sono differenze tra adulti e minori, ad eccezione degli individui non ancora divezzati, né tra maschi e femmine. La grande novità è costituita dal cambiamento della dieta tra alto e basso medioevo, si passa infatti da una comunità più antica con una dieta di sostentamento, basata per lo più sui prodotti marini, ad una con una dieta più varia e arricchita con prodotti provenienti dall’entroterra. Questo testimonia forse una maggiore mobilità degli individui, ma soprattutto una più attiva rete di scambi con l’entroterra, dunque un cambiamento socio economico di grande importanza per l’intera area lagunare.

Jesolo. In biblioteca la conferenza “Abitare la laguna prima del Mille. La comunità di Jesolo attraverso lo scavo del cimitero di San Mauro (2021-2022)” per condividere con la cittadinanza quanto emerso dalle ricerche sulla comunità della laguna di Venezia nell’alto medioevo: malattie, alimentazione, rapporti di parentela, conflitti sociali, ritualità

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Foto zenitale da drone del complesso religioso di San Mauro sull’isola di Equilo attivo a partire dal IX secolo e per tutto il Medieovo nell’ambito di un’intensa attività di bonifica del territorio a fini agricoli (foto unive)

Cosa mangiavano i primi jesolani? Come si muovevano? Che malattie li affliggevano? Sono queste le domande a cui gli archeologi del dipartimento di Studi umanistici dell’università Ca’ Foscari Venezia stanno cercando di dare risposta dopo aver riportato alla luce i resti dei primi abitanti della città. Gli studiosi, coordinati dal professor Sauro Gelichi, nella campagna 2021 hanno concentrato la loro attività di ricerca e indagine sull’area del cosiddetto monastero di San Mauro, in prossimità del complesso monumentale delle “Antiche Mura”.  Se gli archeologi erano stati in grado di individuare strutture (chiese, abitazioni, banchine) e ricostruire, a grandi linee, la traiettoria storica di questo centro durante l’Alto Medioevo, era possibile – e come – accedere direttamente alla storia degli abitanti? Come intercettare le singole biografie di una comunità? L’opportunità è arrivata nell’ultima campagna con lo scavo del cimitero che si trovava all’interno e nei pressi della chiesa di San Mauro (vedi Le origini di Jesolo, l’Equilo tardoantica-altomedievale: riportata alla luce la vita dell’antica comunità dagli scavi dell’università di Venezia in località le Mure | archeologiavocidalpassato).

jesolo_biblioteca_conferenza-abitare-la-laguna-prima-del-mille_locandinaMercoledì 26 aprile 2023, alle 20.30, nella sala Gelli della Biblioteca Civica di Jesolo (Ve), la conferenza “Abitare la laguna prima del Mille. La comunità di Jesolo attraverso lo scavo del cimitero di San Mauro (2021-2022)”: presentazione – in presenza e on line – del lavoro svolto negli ultimi anni dall’università Ca’ Foscari. L’incontro in programma ha lo scopo di condividere con la cittadinanza quanto emerso dalle ricerche sulla comunità della laguna di Venezia nell’alto medioevo: malattie, alimentazione, rapporti di parentela, conflitti sociali, ritualità. Relatori: Sauro Gelichi (università Ca’ Foscari Venezia) e Serena Viva (università del Salento). Ingresso libero e gratuito. Per partecipare da remoto è possibile richiedere il link a comunicazione@comune.jesolo.ve.it o serena.viva@unisalento.it. Dal 2011, l’università sta indagando la storia altomedievale di Jesolo attraverso l’archeologia. Lo scavo del cimitero annesso alla chiesa di San Mauro costituisce il focus del progetto negli ultimi due anni (2021-2022). Lentamente ma precisamente sta emergendo la fisionomia di un abitato e della sua gente tra IV e XII secolo.

Comacchio. Da giugno a ottobre, “I giovedì di Spina”: rassegna di incontri a corollario della mostra “Spina100”, la mostra dedicata al centenario dal ritrovamento della città etrusca

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Inaugurata con successo lo scorso 1° giugno 2022 a Comacchio “Spina100”, la mostra dedicata al centenario dal ritrovamento della città etrusca (vedi Comacchio. A Palazzo Bellini apre la mostra “Spina 100. Dal mito alla scoperta” per le celebrazioni nazionali del centenario della scoperta della città etrusca di Spina (1922-2022) | archeologiavocidalpassato), non si fermano gli appuntamenti per celebrare i cent’anni dalla scoperta che ha rivoluzionato il mondo dell’archeologia e non solo. Dal 16 giugno al 13 ottobre 2022, ecco la rassegna di incontri “I giovedì di Spina”: alle 18.30, al Pronao Museo Delta Antico. Il primo appuntamento, quello del 16 giugno, ha visto la partecipazione di Maurizio Cattani dell’università di Bologna su “Il delta nell’età del Bronzo”. Ecco il programma completo: 23 giugno, Tiziano Trocchi, direttore museo Archeologico nazionale di Ferrara, su “Il delta nell’età del primo Ferro”; 30 giugno, Elisabetta Govi, docente Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, su “Gli Etruschi”; 7 luglio, Caterina Cornelio , direttrice del museo Delta antico di Comacchio, su “Introduzione a Spina”; 14 luglio, Guido Barbujani, docente università di Ferrara, su “Il DNA degli etruschi (e di qualcun altro)”; 21 luglio, Sara Campagnari, funzionario archeologo Sabap per Bologna città metropolitana e per le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara, su “L’Etruria padana”; 4 agosto, Valentino Nizzo, direttore del museo nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma, su “Spina e l’Etruria”; 11 agosto, Marco Marchesini, Ursula Thun, Silvia Marvelli, docenti università di Ferrara, Giogio Nicoli, referente Centro Agricoltura e Ambiente di San Giovanni in Persiceto, su “Elementi di vita quotidiana a Spina”; 18 agosto, Simonetta Bonomi, Sabap Friuli Venezia Giulia, su “Spina e Adria”; 25 agosto, Andrea Gaucci, docente Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, e Carmela Vaccaro, docente università di Ferrara, su “Studi e riflessioni sulla necropoli di Spina”; 1° settembre, Christoph Reusser, docente università di Zurigo, su “L’abitato di Spina e i rapporti con Atene”; 8 settembre, Sauro Gelichi, docente università Ca’ Foscari di Venezia, su “Il delta nell’alto medioevo”; 15 settembre, Jacopo Ortalli, docente università di Ferrara, su “Il delta in età romana”; 22 settembre, Tiziano Trocchi, direttore museo Archeologico nazionale di Ferrara, e tenente colonnello Giuseppe De Gori, Carabinieri Tutela del Patrimonio Culturale – Sede di Bologna, su “La tutela del patrimonio archeologico”; 29 settembre, Marco Bruni, archeologo Comune di Comacchio, Gruppo archeologico Ferrarese, su “Recenti scoperte archeologiche per una nuova visione sull’antico assetto territoriale del Ferrarese”; 4 ottobre, Anna Maria Visser, docente università di Ferrara, presentazione volume “Musei: proposte per il futuro”, con la partecipazione di Cristina Ambrosini, direttrice Servizio Patrimonio culturale della Regione Emilia-Romagna; 13 ottobre, Gianpiero Orsingher, giornalista RAI, su “Comunicare gli Etruschi”. Quindi Caterina Cornelio, direttrice museo Delta Antico di Comacchio, conclusioni a margine del ciclo di conferenze per Spina100.

Le origini di Jesolo, l’Equilo tardoantica-altomedievale: riportata alla luce la vita dell’antica comunità dagli scavi dell’università di Venezia in località le Mure

Veduta aerea dell’area di scavo della missione di Ca’ Foscari diretta da Sauro Gelichi nell’antica Equilo in località Mure di Jesolo

Cosa mangiavano i primi jesolani? Come si muovevano? Che malattie li affliggevano? Sono queste le domande a cui gli archeologi del dipartimento di Studi umanistici dell’università Ca’ Foscari Venezia stanno cercando di dare risposta dopo aver riportato alla luce i resti dei primi abitanti della città. Gli studiosi, coordinati dal professor Sauro Gelichi, nella campagna 2021 – di cui ora viene presentato un primo bilancio – hanno concentrato la loro attività di ricerca e indagine sull’area del cosiddetto monastero di San Mauro, in prossimità del complesso monumentale delle “Antiche Mura”. I lavori sull’area, iniziati nel 2017, nel 2021 sono durati due mesi e hanno cercato di affrontare alcuni quesiti sorti in seguito ai ritrovamenti del recente passato (vedi Le origini di Jesolo, l’Equilo tardoantica-altomedievale: nuove scoperte dagli scavi dell’università di Venezia in località le Mure. Il punto in un servizio su Archeologia Viva di luglio/agosto 2020 | archeologiavocidalpassato). Se gli archeologi erano stati in grado di individuare strutture (chiese, abitazioni, banchine) e ricostruire, a grandi linee, la traiettoria storica di questo centro durante l’Alto Medioevo, era possibile – e come – accedere direttamente alla storia degli abitanti? Come intercettare le singole biografie di una comunità? L’opportunità è arrivata nell’ultima campagna con lo scavo del cimitero che si trovava all’interno e nei pressi della chiesa di San Mauro. Le precedenti indagini (2018-2020) avevano mostrato la ricchezza del patrimonio biologico e che, a ragione, si poteva considerare un promettente campione, sul piano qualitativo e quantitativo, in grado di accedere direttamente alla storia degli uomini e delle donne dell’Alto Medioevo di questo territorio.

Foto aerea delle due zone di scavo a Jesolo/Equilo: le Mure e San Mauro (foto unive)
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Il prof. Sauro Gelichi dell’università Ca’ Foscari di Venezia

La ricerca, in concessione ministeriale, è diretta dal professor Sauro Gelichi, del dipartimento di Studi umanistici, con la collaborazione sul campo della dottoressa Silvia Cadamuro, della dottoressa Anita Granzo e, per la parte di studio antropologico, dalle dottoresse Serena Viva e Francesca Bertoldi. Lo scavo è finanziato dal Comune di Jesolo e dal Fondo Scavi di Ateneo. La ricerca ha potuto contare sulla collaborazione di Poli-Medica S.r.l. per l’analisi delle lesioni traumatiche rinvenute sui resti scheletrici. Attivata una collaborazione con il Laboratorio di Antropologia Fisica dell’università del Salento (professor Pierfrancesco Fabbri) per lo scavo e lo studio dei reperti osteologici e con l’università di Harvard (professor David Reich) per l’analisi del DNA, l’équipe ha completato lo scavo (e lo studio preliminare) di circa 140 individui, databili tra VIII e XII secolo. Un campione già al momento consistente, che si spera di poter raddoppiare se non triplicare con la campagna del prossimo anno. Si verrebbe così ad avere il campione di popolazione più numeroso scavato (e studiato) della laguna veneziana, relativo all’Alto Medioevo, e uno dei più cospicui noti al momento in Italia.

I giovani archeologi di Ca’ Foscari riportano in luce una sepoltura con inumato (foto unive)

“Le indagini che gli archeologi dell’università di Venezia stanno conducendo nel sito archeologico di Jesolo portano alla luce ogni anno incredibili novità che raccontano un pezzo dell’antica storia della nostra città”, dichiarano il sindaco della Città di Jesolo, Valerio Zoggia, e l’assessore alla Cultura, Giovanni Battista Scaroni. “Il lavoro svolto nel 2021 è stato, una volta ancora, eccezionale, e ci consentirà di scoprire le storie dei nostri antenati, di chi viveva su questo territorio ai suoi albori e del modo in cui si relazionavano tra loro le persone. Attendiamo con grande curiosità gli esiti degli approfondimenti, per non parlare di ciò che gli scavi ci regaleranno nel prossimo futuro”. E il prof. Sauro Gelichi, direttore dello scavo: “Con lo scavo che abbiamo intrapreso quest’anno, 2021, il progetto archeologico sull’antica Equilo ha indiscutibilmente segnato un ulteriore salto di qualità, non solo per l’autorevolezza e l’internazionalità delle collaborazioni avviate, ma anche per le tematiche affrontate. Lo scavo di Jesolo si sta proponendo come il progetto archeologico più innovativo e promettente per quanto riguarda la storia della laguna nella post-antichità e, in relazione all’aspetto archeo-biologico, tra i principali in Italia”. 

Modello 3D di una sepoltura dell’antica Equilo realizzata dagli archeologi di Ca’ Foscari (foto unive)

Gli archeologi si attendono molto dalle ricerche in corso (a cui collaborano anche il professor Carlo Barbante, il professor Dario Battistel e la professoressa Clara Turetta del dipartimento di Scienze ambientali, Informatica e Statistica): oltre a saperne di più sulla dieta alimentare, si investigheranno aspetti legati alla mobilità, alle malattie (come la talassemia) e al grado di conflittualità sociale. Inoltre lo studio tafonomico, unito a quello antropologico e archeologico, consentiranno di comprendere più nel dettaglio i comportamenti dei gruppi familiari in uno spazio di uso collettivo (come il cimitero), riflesso attraverso le pratiche funerarie e la gestione della memoria.  

Così appariva la cattedrale di Santa Maria Assunta nella campagna alla periferia di Jesolo agli inizi del Novecento (la foto è anteriore al 1903). Come si può vedere si tratta di una costruzione grandiosa, paragonabile alla basilica di San Marco in Venezia (foto unive)

Il progetto di scavo, iniziato nel 2011 in prossimità dei resti dell’antica cattedrale – e che ha portato alla scoperta di ciò che rimaneva di una mansio di epoca tardo-antica -, si è spostato più a nord, nella zona dove, nel 1954, erano stati messi in luce – ma anche poi ri-sepolti – i ruderi di un complesso ecclesiastico. Il recupero dell’edificio – con il rinvenimento anche delle strutture di una chiesa precedente: VIII-IX secolo d. C. -, la scoperta delle fondazioni di un campanile, il ritrovamento di un molo con resti di imbarcazioni (monossili) di XI-XII secolo, erano stati in grado di rappresentare l’importanza del luogo e di descriverci con ricchezza di particolari, uno degli spazi insediati che avevano qualificato l’abitato dell’antica Equilo. Sede episcopale nell’alto medioevo, snodo commerciale e porto alle foci della Piave Vecchia, Equilo era stato uno di quegli insediamenti ‘nuovi’, sorti nell’area della laguna di Venezia (o suoi bordi), che fiorirono durante l’Alto Medioevo, per finire poi abbandonati per motivi politici (il predominio sempre più forte della Serenissima), ma anche paleoambientali (l’impaludamento dell’area a seguito delle deiezioni del fiume Piave). Di questa antica città, abbandonata verso il XIII secolo, solo l’archeologia è in grado di recuperare le tracce materiali, attraverso le quali farla rivivere.

Firenze. Conto alla rovescia per la settima edizione di TourismA 2021, il salone dell’Archeologia e del Turismo culturale. Ecco qualche appuntamento spulciato dal ricco programma di tre giorni di eventi e incontri

Il Palacongressi di Firenze gremito per TourismA 2020 (foto AV)

firenze_tourisma_foto-archeologia-vivaOrmai ci siamo. È iniziato il conto alla rovescia. Mancano una decina di giorni alla settima edizione di TourismA 2021, il salone dell’Archeologia e del Turismo culturale in scena al Palazzo dei Congressi di Firenze dal 17 al 19 dicembre 2021, per un’immersione totale nella storia e nelle testimonianze del passato: decine di incontri e centinaia di relatori, dalle grandi scoperte alle proposte di musei e parchi, dall’arte all’ambiente ai borghi e siti Unesco, ai nuovi itinerari, alle tecnologie d’avanguardia. Ingresso gratuito. Verifica green pass e registrazione obbligatoria all’ingresso (vedi modalità di accesso). Prenotazioni solo per le scuole. Novità e grandi ritorni tra i “big”: Franco Cardini, Andrea Carandini, Louis Godart, Giuliano Volpe, Cristoforo Gorno, Giorgio Manzi, Massimo Osanna, Mario Tozzi, Paolo Giulierini, Alberto Angela… E per i più piccoli i laboratori di archeologia sperimentale (prenotazione diretta). Importante appuntamento per il turismo culturale: spazi espositivi e proposte di valorizzazione / promozione sono al centro di “tourismA 2021” con Stand e Box poster di operatori e agenzie turistiche, parchi, poli museali, editoria e università; Buy Cultural Tourism. A “tourismA 2021” il 4° Workshop del Turismo Culturale riservato a buyers e sellers; viaggi di cultura e archeologia. Programmi di viaggio con interventi dei vari curatori scientifici nella Rassegna di itinerari turistico-culturali. Vediamo qualche proposta di TourismA 2021, spulciando nel ricco programma.

Il sassofonista Stefano Cocco Cantini (foto AV)

17 dicembre 2021, alle 9.15, Auditorium: LA MUSICA PERDUTA DEGLI ETRUSCHI. Grande ritorno a “tourismA 2021” del sassofonista Stefano “Cocco” Cantini e dell’etruscologa Simona Rafanelli. I due esperti apriranno il XVII Incontro Nazionale di Archeologia Viva nel grande auditorium del Palacongressi di Firenze.

L’area archeologica di Cirene in Libia (foto AV)

17 dicembre 2021, alle 11.45, sala Onice: RITORNO IN LIBIA. La settima edizione di “tourismA” si apre con il convegno ITER sulla ricerca italiana all’estero nel ricordo del suo ideatore Ettore Janulardo. Fra i relatori è Oscar Mei (Università di Urbino) direttore della Missione a Cirene e Tripoli con un intervento su “Archeologia in Libia (dopo dieci anni di guerra)”.

Il sito preistorico di Poggetti Vecchi frequentato dall’uomo di Neanderthal e da elefanti (foto AV)

17 dicembre 2021, alle 12.00, Auditorium: NEANDERTHAL VS ELEFANTI. A “tourismA” l’Istituto Italiano di Preistoria e Protostoria presenta la mostra virtuale “170.000 anni fa a Poggetti Vecchi. Neanderthal ed elefanti nella Maremma toscana, la sfida del clima” con una spettacolare “visita guidata” sul grande schermo dell’auditorium del Palacongressi di Firenze.

Il parco archeologico di Ostia antica presente alla settima edizione di TourismA (foto AV)

17 dicembre 2021, alle 14.15, sala Onice: OSTIA ANTICA Il Parco archeologico: patrimonio culturale, società e territorio: dal ruolo del parco alle opportunità per il territorio di Fiumicino, dal nuovo museo delle Navi al marchio europeo del Patrimonio.

Ricerche archeologiche subacquee nei fondali pugliesi (foto AV)

17 dicembre 2021, alle 15.00, Auditorium: LA PUGLIA E IL MARE. Un nuovo centro di ricerche per conoscere e valorizzare i paesaggi costieri e subacquei: ne parlano a “tourismA” Rita Auriemma, Luigi De Luca, Danilo Leone, Maria Turchiano e Giuliano Volpe, nell’ambito del XVII Incontro Nazionale di Archeologia Viva.

Ricostruzione del forno preistorico per la produzione di rame sul passo Redebus ad Acqua Fredda (foto AV)

17 dicembre 2021, alle 15.40, sala Limonaia: TURISMO NELLA PREISTORIA. A tourismA 2021, convegno dell’IIPP sulle potenzialità turistiche delle aree preistoriche. Spettacolari i casi di studio in programma, fra cui il sito di Passo Redebus in Trentino con forni per la produzione del rame presentati da Franco Marzatico e Luisa Moser.

Panorama del Montenegro (foto AV)

18 dicembre 2021, alle 9.40, Auditorium: BERE E FUMARE AI CONFINI DELL’IMPERO. A “tourismA 2021” convegno SCAVARE IL PRESENTE a cura di Giuliano Volpe. Interviene fra gli altri Sauro Gelichi: “Tabacco e caffè in una città del Montenegro in età moderna”.

Lo scavo di Campo 65 di Altamura in Puglia (foto AV)

18 dicembre 2021, alle 10.00, Auditorium: SCAVARE IL PRESENTE. In Puglia il Campo 65 di Altamura: prima campo di prigionia, poi campo di addestramento di partigiani titini, infine campo profughi. Ne parlerà Giuliano De Felice (Università di Bari) a “tourismA” nell’ambito del convegno “Scavare il presente” curato da Giuliano Volpe e dallo stesso De Felice.

L’iscrizione rupestre di età romana a Trenčín in Slovacchia (foto AV)

18 dicembre 2021, alle 10.00, sala Onice: LA SLOVACCHIA A TOURISMA. Clima, Patrimonio Unesco, i confini dell’Impero romano sul Danubio centrale e una storia nascosta: la veduta di Bratislava in Palazzo Vecchio.

Il laboratorio dell’Opificio delle Pietre dure a Firenze (foto AV)

18 dicembre 2021, alle 10.20, sala Verde: CONSERVARE IL PATRIMONIO. Marco Ciatti, soprintendente Opificio delle Pietre Dure, e James Bradburne, direttore Pinacoteca di Brera, sono in programma a “tourismA 2021” nel convegno “Conservare e valorizzare il patrimonio culturale” a cura 4CH.

Cristoforo Gorno, autore e conduttore televisivo: a lui è stato assegnato il premio Francovich 2021 (foto AV)

18 dicembre 2021, alle 12.00, Auditorium: RAVENNA E GORNO PREMIATI A TOURISMA. Il Premio “R. Francovich” 2021, per la comunicazione museale e la divulgazione del Medioevo, attribuito dalla SAMI – Società Archeologi Medievisti Italiani, è andato al Museo Classis Ravenna, realizzato dalla Fondazione RavennaAntica, e all’autore e conduttore televisivo Cristoforo Gorno. Il prestigioso riconoscimento verrà consegnato dal presidente SAMI prof. Paul Arthur nell’ambito del prossimo “tourismA”.

Particolare della Colonna Traiana a Roma (foto AV)

18 dicembre 2021, alle 16.20, Auditorium: TRAIANO PRINCIPE IDEALE. Ne parlerà a “tourismA” il professor Livio Zerbini presentando il suo ultimo libro nell’ambito del XVII Incontro Nazionale di Archeologia Viva.

Scavo archeologico di un sito indigeno in Corsica (foto AV)

19 dicembre 2021, alle 9.30, sala Onice: CORSICA INDIGENA. Domenica 19 dicembre l’Università e la Collettività di Corsica organizzano a “tourismA” (Palacongressi di Firenze) un convegno su “Mobilità e contatti nel Tirreno durante il I millennio a.C.”.

Copertina del libro “L’ultimo Neanderthal racconta. Storie prime della storia” (Il Mulino) di Giorgio Manzi

19 dicembre 2021, alle 11.30, Auditorium: L’ULTIMO NEANDERTHAL. Ne parlerà Giorgio Manzi, paleoantropologo alla Sapienza Università di Roma, nell’ambito del XVII Incontro Nazionale di Archeologia Viva.

Simona Rafanelli, direttrice del museo civico Archeologico “Isidoro Falchi” di Vetulonia, ed Eva Degl’Innocenti, direttrice del museo Archeologico nazionale di Taranto, all’inaugurazione della mostra “Taras e Vatl. Dei del mare, fondatori di città. Archeologia di Taranto a Vetulonia” (foto MArTa)

19 dicembre 2021, alle 14.30, sala Onice: TARAS E VATL, Città di mare e antichi porti del Mediterraneo. Simona Rafanelli, direttore museo civico Archeologico “Isidoro Falchi” di Vetulonia, ed Eva Degl’Innocenti, direttore museo Archeologico nazionale di Taranto, parlano del progetto culturale Taras e Vatl, delle due mostre rispettivamente a Vetulonia e Taranto, e del convegno al MArTa.

Alberto Angela e Piero Pruneti a TourismA 2020 (foto AV)

19 dicembre 2021, alle 17.00, Auditorium: ALBERTO ANGELA. Come da tradizione, il divulgatore scientifico e scrittore, Intervistato da Piero Pruneti direttore di Archeologia Viva, chiuderà l’Incontro Nazionale di Archeologia Viva. Ma quest’anno, l’intervento non sarà in presenza ma da remoto a evitare rischi di contagio per probabili assembramenti.

Soprintendenza di Bologna per GEP 2021: a San Pietro in Casale (Bo) inaugurazione della sezione archeologica del Museo Casa Frabboni dopo gli interventi di riqualificazione”. A Comacchio (Fe) presentazione del libro “Un Emporio e la sua Cattedrale. Gli scavi in piazza XX Settembre e Villaggio San Francesco a Comacchio” e visite guidate agli scavi in corso al sito archeologico di S. Maria in Padovetere 

“Ritorno al Museo Casa Frabbroni – Riapertura dopo gli interventi di riqualificazione”: sabato 25 settembre 2021, alle 15, a San Pietro in Casale (BO), in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio, inaugurazione della sezione archeologica del Museo Casa Frabboni che accoglie reperti provenienti dalla pianura settentrionale di Bologna e in particolare dal vicus romano di Maccaretolo. La riqualificazione del museo e l’allestimento permanente della sezione dedicata all’archeologia sono il frutto di una proficua collaborazione tra il Comune di San Pietro in Casale, l’Unione Reno Galliera e la soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara e sono stati realizzati grazie al sostegno finanziario di ministero della Cultura e con il contributo della Regione Emilia-Romagna nell’ambito del piano museale 2020 L.R. 18/2000.

Il programma. Alle 15, saluti istituzionali e inaugurazione della sezione archeologica “Pianura romana. Villa Vicus Via” e del nuovo percorso espositivo allestito con la mostra fotografica “Giulietta ritrovata”, nel centenario della nascita di Giulietta Masina. Alle 16, visite guidate contingentate  a cura del Gruppo Archeologico Il Saltopiano. Prenotazione obbligatoria, per info: musei@renogalliera.it, tel 051 890482. Alle 21, “Risponde Giulietta”, omaggio a Giulietta Masina nel parco del  Museo. Reading con Donatella Allegro, informazioni biglietteria.teatri@renogalliera.it 333 8839450. Per informazioni più dettagliate: www.renogalliera.com. Obbligo di Green Pass.

Sabato 25 Settembre 2021, alle 16, a ​Comacchio, nella sala polivalente San Pietro, in via Agatopisto 5, presentazione del libro “Un Emporio e la sua Cattedrale”, che racconta i risultati delle ricerche archeologiche condotte dall’università Ca’ Foscari di Venezia, in collaborazione con l’amministrazione comunale di Comacchio e la soprintendenza di Bologna tra il 2006 e il 2008 in piazza XX Settembre e in loc. Villaggio San Francesco. Gli scavi in piazza XX Settembre e Villaggio San Francesco a Comacchio” a cura di Sauro Gelichi, Claudio Negrelli, Elena Grandi. Interverranno: Pierluigi Negri (sindaco di Comacchio), Sara Campagnari (soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio per la città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara), Maria Del Valle Ojeda Calvo (prorettrice alla Ricerca università Ca’ Foscari Venezia), Luigi Malnati (già soprintendente e direttore generale alle Antichità MIBACT), Sauro Gelichi (professore ordinario; dipartimento di Studi Umanistici – Università Ca’ Foscari Venezia). Conclusioni: Emanuele Mari (assessore alla Cultura del Comune di Comacchio). Coordina: Caterina Cornelio (direttrice museo Delta Antico). L’accesso alla sala sarà soggetto al controllo del Green Pass.

cavi archeologici in piazza XX Settembre a Comacchio (foto unive)

Queste ricerche hanno rivelato un volto del tutto nuovo del passato di Comacchio. Tradizionalmente legata al periodo d’oro della fase etrusca, l’archeologia di Comacchio aveva lasciato in ombra un momento fondamentale per la storia di questo territorio, quando un insediamento, sorto sostanzialmente dal nulla, era diventato l’emporio più importante del nord Italia e tra i più vivaci e floridi dell’Adriatico. Diversi secoli dopo il collasso di Spina, la storia si riproponeva in queste terre con le medesime caratteristiche e dinamiche: come in epoca etrusca, nei secoli VIII e IX dopo Cristo i marinai comacchiesi tornavano ad essere gli indiscussi protagonisti del commercio del sale, del vino, dell’olio, del garum, delle spezie tra il Mediterraneo e l’entroterra padano. Gli scavi archeologici ci hanno rivelato questo e molto di più, facendoci toccare con mano le merci che venivano dall’Oriente, i preziosi cammei di vetro di una bottega artigiana (il primo caso noto in Italia) qui attiva nel VII secolo, le infrastrutture (magazzini, pontili) di uno spazio portuale (segno tangibile della precoce vocazione mercantile dei Comacchiesi), le sepolture della comunità. Uno spaccato di storia che rivive nella pagine di questo libro, ma anche nelle sale del Museo Delta Antico che espone i materiali di quello scavo.

Area archeologica di Pieve di Santa Maria in Padovetere (foto sabap-bo)

In occasione delle “Giornate Europee del Patrimonio 2021” il Comune di Comacchio, grazie al Progetto VALUE interreg Italia-Croazia, per venerdì 24 e sabato 25 settembre 2021, alle 9, 10, 11, 12, ha previsto visite guidate agli scavi diretti da Sauro Gelichi in corso al sito archeologico di S. Maria in Padovetere (Strada Fiume, Valle Pega) a cura degli archeologi dell’università Ca’ Foscari di Venezia saranno indagati parte dei resti dell’edificio e la zona immediatamente circostante, ricchissima di evidenze databili tra la Tarda Antichità e l’Alto Medioevo. Gli scavi intendono fare luce su una piccola comunità del primo entroterra comacchiese studiandone la vita – dunque l’abitare, le abitudini culturali, il commercio e il rapporto con il territorio – e la morte, attraverso lo studio della ritualità funeraria. Una comunità la cui comprensione si ritiene necessaria per cogliere pienamente le origini del nucleo più antico di Comacchio. Le visite guidate permetteranno di visitare lo scavo archeologico presso la pieve e di riflettere sui temi della ricerca attraverso l’osservazione delle tracce materiali del passato.