Ragusa. Il Laboratorio degli Annali di Storia organizza il terzo convegno internazionale di studi “Dall’Uomo del rame all’Homo faber: il sostrato profondo della storia”
Il Laboratorio degli Annali di Storia di Ragusa organizza il terzo convegno internazionale di studi “Dall’Uomo del rame all’Homo faber: il sostrato profondo della storia”, che prende spunto da paradigmi elaborati da Carlo Ruta in “Homo faber e civiltà”, in partenariato con l’università di Milano, l’università di Genova, il Laboratorio di Storia marittima e navale dell’università di Genova, l’università di Siena, la statunitense New York University e il francese Centre national de la Recherche scientifique. Appuntamento il 27 e 28 luglio 2023, a Ragusa, in via Pezza 108, sede del Laboratorio. Il convegno vuole accendere alcune luci sull’età del Rame e dare qualche risposta: la nascita della pietra squadrata, l’avvento della città storica, la creazione delle navi assemblate, la scoperta del mare, la catena causale che spiega la nascita della scrittura. Tra gli studiosi partecipanti, in presenza o in streaming, Giuseppe Foglio, Francesco Aleo, Annalisa Di Nuzzo, Maristella Trombetta, Loredana Di Lucchio, Michele Longo, Corrado Fianchino, Giuseppe Varnier, Michele Fasolo, Marco Leonardi, Tommaso Fazello, Pamela Kile Crossley, Emiliano Beri, Alberto Cazzella, Claudio Giardino, Umberto Tecchiati, Juan Carlos Moreno Garcia, Sandra Origone. Ad aprire i lavori del 27 mattina sarà la relazione scientifica di Carlo Ruta, sui percorsi dell’Uomo del Rame che condussero appunto alla scoperta del mare, all’assemblaggio delle navi e, come conseguenza diretta di quest’ultimo, alla nascita della scrittura. Interverrà poi lo storico barese Giuseppe Foglio che, a partire dai modelli lanciati dal direttore scientifico, traccerà le condizioni per una possibile “fenomenologia della materia”. Al pomeriggio, tra gli altri, parlerà lo storico del Cristianesimo Francesco Aleo focalizzerà le culture del rame e del bronzo tra la tarda antichità e la prima cristianità. L’antropologa Annalisa Di Nuzzo tornerà quindi al nocciolo protostorico per un esame sulle relazioni tra manualità e genere. Quindi la storica dell’estetica Maristella Trombetta, prendendo ancora le mosse dal paradigma dell’uomo assemblatore di navi, interverrà sullo sguardo cartografico dell’homo faber, in età premoderna e moderna. La sessione mattutina del 28 luglio sarà aperta dalla storica statunitense Pamela Kile Crossley con un focus sulle questioni storiografiche legate all’età del bronzo e alla nascita dell’Eurasia. Sarà poi la volta dello storico dell’età moderna Emiliano Beri, che illustrerà l’”uomo del mare” dalla prospettiva del mar Ligure e dell’Alto Tirreno in età moderna. Quindi l’archeologo Claudio Giardino sulle tecnologie minerarie e metallurgiche in età pre-protostorica, e l’archeologo Umberto Tecchiati sulla transizione tra preistoria e protostoria nell’Italia settentrionale. L’egittologo Juan Carlos Moreno García si occuperà poi dell’uomo del Nilo e dell’organizzazione del lavoro agricolo nelle prime età dinastiche. Nella sessione pomeridiana, venerdì 28 luglio, chiude il convegno la tavola rotonda “La nascita della scrittura in Homo faber e civiltà di Carlo Ruta. Dibattito su un paradigma”. Le conclusioni saranno affidate a Carlo Ruta.
“Sacrifici umani nelle società umane antiche e premoderne. I miti tenebrosi, il pregiudizio e la storia” è il tema di grande fascino storico del 6° convegno internazionale di studi in programma a Ragusa il 28 e il 29 dicembre 2024. Diretto come i precedenti da Carlo Ruta, storico e direttore scientifico del Laboratorio degli Annali di storia, il convegno nasce dal partenariato scientifico con l’università Sorbona di Parigi, il Centre National de la Recherche Scientifique francese, l’università di Genova, l’università di Bari, l’università di Siena, Unitelma-Sapienza università di Roma e il Laboratorio di studi marittimi e navali Ferdinand Braudel dell’università di Genova. “L’obiettivo del convegni è di fare chiarezza su fenomeni storici di difficile interpretazione”, spiega il prof. Ruta, “e, più in particolare, di fornire contributi che aiutino a superare limiti interpretativi che persistono sulla materia dei “sacrifici umani”, sotto il profilo storico-archeologico e antropologico. Si tratta di fare chiarezza, in sostanza, su condotte sociali ancora controverse, che passano tuttavia come provate e certificate, la cui realtà resta invece tutta da dimostrare e le cui interpretazioni risentono troppo da etnocentrismi, stereotipi e rigidità di lettura. Vanno sottolineate inoltre le influenze esercitate sul lavoro storico-antropologico da letterature antiche e moderne che appaiono a conti fatti ben poco rispondenti all’oggettività. Il caso di Salammbò di Flaubert, con riferimento ai presunti sacrifici umani dell’antica Cartagine, potrebbe essere al riguardo emblematico”.
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